Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 215 06 Ottobre 2015 81 Pagine SBK Magny Cours Doppio Rea. Sofuoglu e Savadori campioni del mondo SS e STK Articoli e pagelle Periodico elettronico di informazione motociclistica Novità Yamaha XVS 1300 Custom 2016 Quattro concept Honda Scarica l’APP del Magazine Nico Cereghini Nessuno si fa male da furbo KTM 1290 SUPER DUKE GT 2016: TEST ESCLUSIVO da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Suzuki GSX Concept a Tokyo | Honda Neowing, rivoluzione a tre ruote | M. Clarke I 3 cilindri quasi Ducati di Borgo Panigale | MOTOGP: DopoGP. Il GP di Aragón | SBK: Superbike in crisi? Tre ingredienti per il successo KTM 1290 Super Duke GT 2016 TEST ESCLUSIVO KTM 1290 SUPER DUKE GT 2016 KTM regala un’altra, fantastica esclusiva ai lettori di Moto.it: abbiamo provato in Austria la nuova ammiraglia della gamma KTM. La 1290 Super Duke GT offre infatti il massimo della tecnologia disponibile a Mattighofen e su strada ha un comportamento che entusiasma. Arriverà a EICMA 2015 di Andrea Perfetti Foto Heiko Mandl 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media C he sorpresa! Francamente non ce la aspettavamo. Ci eravamo sorbiti sei ore di auto (molto volentieri a dire il vero) per mettere le mani sulla nuova 690 Duke di cui avete appena letto la prova su Moto.it. Nella nostra testa la trasferta era tutta per lei. Lo dimostra in modo inequivocabile l’abbigliamento giovane, che avevamo scelto per la brillante monocilindrica austriaca, con tanto di cattivissimo casco da cross. Un po’ troppo sbarazzino per la belva che avremmo avuto l’onore di guidare – a nostra insaputa, avrebbe detto Scajola - di lì a poco. In Austria infatti Thomas Kuttruf (responsabile della comunicazione per KTM) al nostro arrivo ci ha accolti con una pacca sulla spalla, preambolo di un regalo davvero speciale. Kutti 4 ci ha infatti dato il fantastico privilegio di provare in anteprima assoluta la nuova ammiraglia della KTM. Non è semplice descrivervi la nostra emozione, pari almeno a quella di un bambino davanti ai regali del Natale. L’oggetto del mistero si chiama 1290 Super Duke GT e sarà presentato a EICMA 2015, salvo arrivare presso i concessionari nella primavera del 2016. Della sua esistenza si vociferava già da alcuni mesi, ora possiamo dirvi molto di più: com’è fatta e come va. Davanti a noi si presenta in una veste quasi definitiva. Mancano giusto gli ultimi affinamenti alle mappe e il nostro prototipo ha alcune assistenze alla guida disinserite (l’MSR che aiuta a gestire il freno motore in scalata e il cambio elettroassistito sono spenti, come pure il controllo di stabilità in curva denominato MSC). Della livrea vi sarete già accorti da soli: la nostra 1290 GT è camuffata dal solito wrapping bianco e nero, che cerca di dissimulare le forme e che è tanto diffuso nel mondo dei prototipi a quattro ruote. KTM 1290 Super Duke GT 2016: non chiamatela crossover. Il frontale imponente della nuova KTM nelle foto può trarre in inganno. La nuova KTM 1290 Super Duke GT 2016 non ha nulla a che vedere con le crossover, tipo BMW S1000XR o Ducati Multistrada. È invece in tutto e per tutto una moto stradale semi carenata, provvista di un cupolino protettivo e di una posizione di guida comoda anche sulle distanze medio/lunghe. D’altra parte la GT deriva dalla 1290 Super Duke R, una moto nuda dalle prestazioni a dir poco eccezionali. La KTM 1290 Super Duke GT 2016, come vi abbiamo anticipato, ha l’onere e l’onore di rivestire il ruolo di ammiraglia della Casa di Mattighofen. A lei spetta infatti il primato tecnologico in seno alla fabbrica austriaca, se consideriamo il knowhow riversato dagli ingegneri sia sotto il profilo meccanico sia sotto quello elettronico. La GT si pone un gradino sopra la 1290 Super Adventure. Rispetto a questa, che costa 18.450 euro, possiamo ipotizzare quindi un prezzo superiore (circa 19.000 euro), che verrà comunque comunicato il prossimo anno. Di serie c’è tutto, comprese le sospensioni semi-attive La KTM 1290 Super Duke GT 2016 si presenta con una dotazione completissima, non manca davvero nulla per soddisfare sia lo smanettone sia il turista incallito. Dal punto di vista tecnico ritroviamo il motore LC8 bicilindrico (1.301 cc). 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine a questo sistema sia il controllo di trazione che l’ABS funzionano al meglio anche ai massimi angoli di piega. Sempre a proposito di ABS, questo può essere settato su quattro impostazioni: Street, Sport, Rain e Supermoto (quest’ultimo col freno posteriore libero). Unici optional previsti saranno l’Hill-Hold Control (HHC), che agevola le ripartenze in salita, e il Motor Slip Regulation (MSR), che migliora la risposta del freno motore in scalata. La nostra prova: GT fenomenale Dove vuole andare KTM? Prima industria motociclistica europea nel 2014 (con la bellezza di 158.760 moto prodotte), nel 2016 presenta la sua nuova ammiraglia e nel 2017 scenderà nella tostissima arena della MotoGP. A Mattighofen fanno sul serio e la KTM 1290 Super Duke GT è qui per dimostrarlo con una certa dose di insolenza. È vero, si tratta ancora di un prototipo, Rispetto alla Super Duke R la GT presenta nuove teste e una termodinamica rivista per migliorare la combustione, i consumi e per ottenere una risposta del motore ancora più dolce se paragonata a quella della naked. Di pari passo sono state riconfigurate anche le mappature del motore; questo lavoro consente alla nuova GT di rispettare la normativa Euro 4 (in vigore dal 2016). Il telaio è fedele al traliccio in acciaio, ma ci sono importanti modifiche da segnalarvi. La parte anteriore è riprogettata al fine di ospitare la carena e il nuovo faro (provvisto di luce diurna a LED automatica). Il telaio posteriore in alluminio è più lungo e più basso, in questo modo si rivela idoneo a trasportare con più confort il passeggero e a reggere le due borse laterali (i cui attacchi sono presenti di serie, ma ben celati alla vista). L’attitudine al turismo è confermata dalle nuove selle, più ampie, e dal manubrio che consente di 6 Prove ma su strada va già meravigliosamente bene. La posizione di guida è più sportiva rispetto a quella della 1290 Super Duke R, perché l’avantreno risulta più caricato ed è di conseguenza più rigoroso nel mantenere la linea anche alle alte velocità. Tutti i comandi sono morbidi come il burro. In particolare abbiamo apprezzato il cambio estremamente preciso e l’acceleratore elettronico che dona un controllo dolce e diretto del potente bicilindrico. La corrispondenza tra polso destro e risposta del motore è spettacolare, tanto che si entra in sintonia subito con i circa 180 cavalli del twin, erogati a meno di 9.000 giri. A questo sommate pure la coppia da rimorchiatore, che sfiora i 15 chilogrammetri a 6.500 giri. L’elettronica del nostro prototipo è già a punto e rende facile e gustoso gestire l’LC8 V2 di 75°. Le nuove teste e le nuove mappe consentono di riprendere senza uno strappo da circa 2.000 giri, ma basta toccare quota 2.500 per entrare nella dimensione caricare maggiormente l’avantreno rispetto alla Super Duker R. Di serie troviamo anche le manopole riscaldate, il cupolino regolabile (senza l’ausilio di attrezzi), il cruise control e gli indicatori di direzione a LED integrati nella carena e dotati di spegnimento automatico. Se poi analizziamo gli ingredienti che rendono la guida più appagante, ma anche più sicura, c’è da leccarsi i baffi. La GT vuole essere una ammiraglia e si porta dietro una dote completa. Ci sono infatti il cambio assistito elettronicamente (a salire di marcia), i riding mode (Sport, Street, Rain) e le sospensioni WP semi-attive con quattro diverse impostazioni. Lo scarico è inedito e dotato di valvola a comando elettronico, utile per ridurre il rumore ai regimi bassi. La sicurezza attiva è ai massimi livelli e conta dell’MSC, vale a dire il controllo di stabilità sviluppato proprio dalla KTM insieme a Bosch (debuttò sulla 1190 Adventure nel 2014). Grazie 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito bestiale della nuova KTM 1290 Super Duke GT. Da questo regime la GT prende in giri come una vera bestia, con un crescendo imperioso e costante che conquista. La trazione gode del controllo elettronico ulteriormente implementato, che dà veramente tanta sicurezza e tranquillità anche con potenze di questo livello. La nostra 1290 è equipaggiata con le Pirelli Angel GT, davvero adatte a sopportare anche lo tsunami di coppia del bicilindrico kappa. Le sospensioni semi-attive si adattano con immediatezza allo stile di guida del pilota; l’effetto anti-dive, ad esempio, è chiaramente percepibile e inibisce l’affondamento della forcella nelle frenate sportive, chiudendo i registri idraulici. Non possiamo 8 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove giudicare il comportamento sullo sconnesso, perché nella nostra giornata austriaca abbiamo solcato solamente – bontà loro – asfalti pressoché perfetti. Giudizio positivo anche per la frenata fornita dall’ottimo impianto Brembo, dotato di pinze monoblocco ad attacco radiale M50. La modulabilità è sempre facile, nonostante la potenza decelerante sia semplicemente mostruosa. Ok, il DNA sportivo “ready to race” è salvo. Ma la sigla GT c’azzecca? Sì e pure tanto. La protezione dall’aria è infatti ottima anche a velocità autostradale (a proposito, in sesta a 130 orari il motore sonnecchia a circa 3.000 giri) e la nuova carenatura ha il pregio di riparare anche buona parte delle gambe del pilota. 9 10 11 Periodico elettronico di informazione motociclistica Non ci sono vibrazioni fuori posto, la sella è ben imbottita e permette di passare tanto tempo sulla GT. Meglio così, perché la risposta del nuovo LC8 crea parecchia dipendenza ed è un vero peccato restituire la nostra GT camuffata a fine giornata. Ma lei era solo un prototipo, presto la riproveremo in versione definitiva. 12 Prove Scarica l’APP del Magazine ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Casco Nolan Giacca Dainese Jeans OJ Guanti OJ Scarpe Dainese 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News YAMAHA XVS 1300 CUSTOM 2016 IN MATT GREY La cruiser estrema di casa Yamaha si aggiorna per il 2016 cambiando colore d’abito e conservando la sua impostazione chopper N ella gamma colori 2016 della Yamaha XVS 1300 Custom, lanciata nel 2014, sparisce il nero e arriva una nuova colorazione in grigio opaco. Confermate in toto la forcella fortemente inclinata in stile chopper, il motore v-twin raffreddato a liquido da 1.304 cc, 73 cavalli di potenza e dalla 14 coppia generosa (10,5 kgm a soli 3000 giri), il lungo telaio basso, la trasmissione a cinghia e la ruota anteriore da 21 pollici. Quest’ultima, la sella basa e il manubrio rialzato rendono la cruiser di casa Yamaha il modello più estremo della serie custom. L’attuale prezzo, che parte da 11.490 euro, non dovrebbe subire variazioni di rilievo. 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb QUATTRO NOVITÀ HONDA AL TOKYO MOTOR SHOW Ecco i primi quattro dei nuovi modelli che Honda porterà al 44° Tokyo Motor Show. L’evoluzione della CB 1100, due Super Cub e uno scramblerino su base Grom L a CB 1100 venne lanciata proprio al Salone di Tokyo del 2009 e ora, in vista dell’edizione numero 44 che aprirà il prossimo 29 ottobre, ci ritorna con una serie di aggiornamenti che la rendono ancora più classica nell’impostazione. Al noto motore raffreddato ad aria sono stati abbinati fari a led. A Tokyo, da sempre occasione per mostrare veicoli di studio, ci saranno anche due versioni del famoso Super Cub, ovvero la piccola moto 16 più venduta di sempre mondo con 88 milioni di esemplari, di cui una (siglata EV) con motore elettrico, e poi un curioso Scrambler 50 su base Grom e sempre in versione studio di stile. Del concept Neowing abbiamo già scritto, mentre è atteso anche un altro concept sportivo sulla base della CBR 250 RR. Vi terremo aggiornati sulle altre novità che si conosceranno prima della manifestazione espositiva. 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News SUZUKI GSX CONCEPT (E SCOOT HUSTLER) A TOKYO Uno scooter e l’idea di quella che sarà la prossima serie GSX (RR?) sono due anteprime Suzuki in vista del prossimo Tokyo Motor Show A ttorno alla futura GSX-R si fa un gran parlare, tanta è l’attesa dopo il ritorno di Suzuki nella classe MotoGP. Al 44esimo Tokyo Motor Show di fine ottobre ci saranno alcune novità targate Suzuki, e un paio sono già trapelate. La più interessante ma ancora molto abbozzata, e crediamo sia volutamente soltanto un primo 18 segnale, riguarda una futura GSX rappresentata da un concept di stile che Suzuki dedica all’allargato mondo GSX, dalla R, alla S e fino all’Hayabusa. Qualcosa che prefigura una moto se non una futura famiglia di modelli. Il secondo modello si chiama invece Scoot Hustler, ed è il concept di uno scooter 50 studiato per la versatilità del trasporto. Possiede infatti un capiente vano sottosella, con seconda apertura anteriore nel caso di ingombri maggiori, mentre la pedana piatta può ospitare un particolare bauletto di forma quadrata. Restiamo in attesa di altre novità, da qui all’apertura dello Show di Tokyo, perché siamo certi che in Suzuki non si fermeranno a queste due proposte. 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News quattro cilindri boxer termico (da qui il richiamo nel nome alla celebre Goldwing) abbinato a due motori elettrici per fornire una coppia elevata e quindi incrementare le doti di accelerazione. Si tratta di un concept da Salone, ma in ogni caso conferma l’interesse di Honda verso questa categoria di veicoli e verso la trazione ibrida. HONDA NEOWING RIVOLUZIONE A TRE RUOTE Sarà presentato al Tokyo Motor Show questo innovativo tre ruote basculante con motore ibrido: boxer quattro cilindri ed elettrico. Un concept che conferma l’interesse di Honda verso questa categoria di veicoli P oche righe del comunicato anticipano il concetto del nuovo Honda Neowing. “E’ un veicolo a tre ruote senza precedenti, che offre in curva le stesse sensazioni di una moto sportiva e in più una stabilità e una accelerazione elevata”. Questo concept sarà presentato all’imminente Tokyo Motor Show, è il primo tre ruote di questa 20 concezione presentato da Honda, artefice delle due ruote posteriori già molti anni fa con gli scooter della serie Gyro introdotti a partire dai primi Anni 80. Questa volta si tratta però di un veicolo con due ruote anteriori basculanti e di grande diametro, mentre la motorizzazione, che sfrutterebbe una trasmissione semi automatica, verte su un 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Iniziativa IED Design Milano, e Giacomo Bertolazzi, Coordinatore IED Design Milano. Per BMW Motorrad hanno illustrato l’importante collaborazione Andrea Ferrari (Responsabile Marketing BMW Motorrad Italia), Alberto Marazzini (Product Marketing BMW Motorrad Italia) e Andrea Frignani (Responsabile Comunicazione BMW Motorrad Italia). Andrea Perfetti e Guido Cavallini hanno invece spiegato agli studenti il ruolo di Moto. it, che seguirà il loro percorso di studio passo passo anche attraverso una produzione video di alto livello, necessaria per illustrare ai lettori del nostro network l’accuratezza dei loro elaborati. Il netowork di Moto.it/Automoto.it comprende le pubblicazioni su Yahoo, MSN, Windows 10 e Lastampa.it (canale motori). Gli studenti hanno accolto con entusiasmo e grande attenzione la nostra proposta di tesi. BMW Motorrad è un partner di grande appeal per i ragazzi che studiano marketing e scenografia degli eventi; Moto.it metterà a disposizione un palcoscenico unico e privilegiato per far conoscere il frutto del loro lavoro di tesi alle aziende e ai nostri lettori. MOTO.IT E LO IED INSIEME A BMW PER LE TESI DI LAUREA 2016 di Andrea Perfetti | Moto.it sarà ancora al fianco dello IED di Milano per raccontare le tesi di laurea del 2016. Gli studenti saranno chiamati a elaborare un affascinante progetto legato a una nuovissima moto che BMW presenterà nei prossimi mesi S iamo felici di annunciare ai nostri lettori che la collaborazione tra la nostra testata e lo IED di Milano si rinnova anche per le tesi che verranno discusse nel 2016. Moto.it affiancherà gli studenti dei corsi di design e di scenografia degli eventi, che saranno chiamati a elaborare progetti di tesi con 22 un partner eccezionale. BMW Motorrad Italia è infatti scesa in campo per affidare ai giovani studenti un lavoro ambizioso, che li vedrà concentrati su una novità assoluta, un nuovo modello che vedrà la luce nei prossimi mesi. Il progetto di tesi 2016 è stato presentato agli studenti il 28 settembre da Alessandro Chiarato, Direttore 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica non costringano ad ipotecare la casa, e limitate a due decenni – gli anni 80 e 90 – in cui del resto si sono concentrate tantissime delle moto più significative della storia. Andiamo a vedere cosa abbiamo scelto. Naturalmente in ordine alfabetico… BMW R 80 G/S Paris-Dakar LE 5 MOTO (PIÙ UNA) CHE NON POTRESTE NON AVERE IN GARAGE SE VINCESTE LA LOTTERIA E’ nato tutto da lei. Senza quella prima BMW R 80 G/S non esisterebbe l’attuale 1200, ma soprattutto forse le maxienduro di oggi – ammesso che oggi comunque esistessero – sarebbero molto diverse da quelle che vediamo invece sulle strade di tutti i giorni. Nata quasi per caso, grazie all’intuizione dei tecnici BMW e alle gesta sportive di personaggi come il mitico Herbert Scheck e Laslo Perez, la prima Gelande/Strasse (leggi “fuoristrada/strada”) è diventata immediatamente leggenda grazie alla Paris-Dakar, il rally nascente che ha consacrato il mito della BMW boxer e di Gaston Rahier ,che per due volte la fece arrivare per prima sulle sponde del celebre lago (salato) Rassegne rosa senegalese. La versione Paris-Dakar, con il suo serbatoio maggiorato nell’inconfondibile livrea BMW Motorsport e l’autografo di Gastonnette, è l’epitome della prima generazione della G/S. Ed è quella che nessun motociclista, anche quelli che detestano le bicilindriche della casa bavarese, o non concepiscono moto senza semimanubri corti e spioventi, può permettersi di non avere in un garage da sogno. Ducati 916 SPS E’ la massima espressione della moto che ha definito gli anni 90, prima che 996 e 998 ne “contaminassero” il nome ed in parte l’estetica. Poche moto come la Ducati 916 SPS hanno popolato l’immaginario collettivo dei motociclisti sportivi, perché a parte qualche irriducibile detrattore filonipponico, quasi tutti ne hanno riconosciuto il valore di zenit delle moto sportive della seconda metà degli anni 90. Dopo sono venute altre Ducati a sostituirla, e la concorrenza giapponese l’ha costretta all’aumento di cubatura per di Edoardo Licciardello| Cosa ci sarebbe nel vostro garage virtuale? Dipende tutto dalla disponibilità economica. Ecco una nostra rassegna su come spenderemmo i soldi di una vincita… rilevante ma non impossibile O gnuno di noi ha i suoi sogni motociclistici nel cassetto – quante volte avrete parlato con gli amici di un garage virtuale, in cui riunire tutte le moto che vi hanno fatto (e vi fanno ancora) sognare, magari discutendo perché voi ci vorreste a tutti i costi quella Yamaha lì, mentre il vostro amico sostiene che non capite un accidente perché al suo posto ci dovrebbe stare quella Ducati 24 là? Abbiamo pensato di proporvi il nostro garage virtuale (certi che gran parte di voi contesteranno le nostre scelte, ma è il bello di questi servizi!), che allestiremmo se… vincessimo una bella cifra alla lotteria. Non una cifra di quelle che cambia la vita, ma che consente di togliersi qualche sfizio. Per questo motivo abbiamo preso in considerazione modelli pregiati ma ancora relativamente reperibili sul mercato, e soprattutto a prezzi che 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sfruttare appieno anche nel modello di serie (la racing era da tempo ben più “cilindrata”) il vantaggio concesso dal regolamento Superbike. Ma è stata la base di quattro dei cinque titoli conquistati dalla Ducati di Tamburini, e pochi modelli come la 916 possono vantare l’impatto che questa moto ha avuto sugli anni 90. E la SPS del 1998, con i quaranta e passa milioni di lire che costava, è la “più 916” di tutte… Honda VFR 750R RC30 Forse non c’è nemmeno bisogno che vi spieghiamo il perché abbiamo incluso la Honda RC30 in questo garage perfetto: se c’è una moto che metterà d’accordo tutti in questa nostra rassegna è sicuramente la V4 della Casa di Tokyo. Quando è arrivata, ai saloni autunnali del 1987 come modello 1988, ha dato origine ad un vero 26 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica e proprio segmento, quello delle Homologation Specials. Nata solo ed esclusivamente per correre, serviva da base per i team di tutto il mondo impegnati nei campionati per derivate di serie. Veniva assemblata a mano negli stabilimenti dell’HRC, e per usare un espressione colloquiale era “avanti quindici anni” rispetto alla concorrenza. Ha fatto la fortuna di tanti piloti, perché fino al 1994 – quando è arrivata la RC 45, che non ha avuto né lo stesso fascino né lo stesso successo, nonostante fosse altrettanto sofisticata e a modo suo rivoluzionaria – ha permesso a tantissimi di correre spendendo cifre relativamente umane, perché non si rompeva mai e continuava ad andare forte. Ancora adesso si guiderebbe bene, e siamo convinti che direbbe ancora la sua anche in pista, se non fosse per quel maledetto cerchio posteriore da diciotto pollici che limita la scelta di gomme. Curiosità: è stata la prima moto targata a montare la frizione antisaltellamento. Kawasaki GPz 900R Se si attribuisce quasi universalmente il primato del concetto di UJC (Universal Japanese Motorcycle, ovvero lo schema tecnico portato avanti dalle case del Sol Levante dal 1967 ad oggi con un quattro cilindri in linea montato trasversalmente nel telaio) alla Honda CB 750 Four, pochi si azzardano a negare alla Kawasaki GPz 900R il titolo di prima supersportiva moderna della storia (perlomeno a quattro cilindri) . Potentissima con i suoi 115 cavalli, è stata la moto che dopo decenni di stasi ha fatto crollare record velocistici ritenuti intoccabili: con il suo quadricilindrico in linea a sedici valvole Rassegne raffreddato a liquido (il primo mai montato su una moto di serie) è stata la prima moto ad infrangere la barriera dei 240 km/h effettivi, ed anche ciclisticamente ha rappresentato un netto balzo in avanti. Non a caso, la GPz ha conquistato al debutto una storica doppietta al Tourist Trophy. Carisma ed importanza della GPz sono risultati tali che, anche con l’arrivo delle eredi, dalla GPz 1000RX, ZX-10R e poi ZZ-R 1100, è rimasta a listino, costantemente aggiornata, fino al 1993 in Europa. In Giappone, però, Kawasaki ha continuato a produrla fino al 2003, ma con cerchi da 17 pollici. Il nostro garage virtuale non potrebbe mai essere completo senza una GPz 900R della prima serie, con i cerchi da 16” davanti e 18” dietro, per importanza e valore storico. 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Yamaha YZF-R1 Gli anni 90 sono stati una vera e propria età d’oro per le supersportive, ma soprattutto, se si pensa alle sole giapponesi, è impossibile sottovalutare la Yamaha YZF-R1 del 1998. Presentata al salone di Milano assieme a un capolavoro come la MV Agusta F4 750 e ad un modello importantissimo come la bicilindrica Aprilia RSV Mille, fece scalpore come nessuna giapponese era stata capace di fare dai tempi della Fireblade, dividendo attenzioni e gusti del pubblico. Affilatissima, leggera e potente – è stata la prima a vantare un rapporto peso/potenza di 1:1, pur con un certo ottimismo nel valore dichiarato per la cavalleria – era molto impegnativa nella guida sportiva, ma la cosa non frenò il suo successo. Anzi, contribuì ad aumentare il fascino di una moto estrema nella sua sportività, che richiedeva piloti veri per trarne il 28 Scarica l’APP del Magazine Rassegne era – almeno stando a Suzuki – la moto di serie più veloce del mondo. Lo rimase per poco, perché di lì a breve arrivò la già citata Kawasaki GPz 900R ad inaugurare la vorticosa corsa alle superprestazioni degli anni 80, ma la sua linea – che evolvette poi nei concept Falcorustyco e Nuda di metà decennio – è a tuttora considerata uno dei migliori esempi di design funzionale della storia. Non potete farne a meno, soprattutto ora che Suzuki sta per rispolverarne nome e (in parte) estetica…magari riproponendo in chiave aggiornata l’ambizioso progetto Strathosfere 1100 a 6 cilindri, presentato al Tokio Motor Show nel 2005 e confermato nel 2007 come prossimo alla produzione. Cosa, come sappiamo, mai successa. meglio nella guida in pista. Su strada si rischiava tanto anche solo a solleticarne il potenziale. E’ la più economica della nostra rassegna, ma è facile che lo resti per poco – fra poco sarà pronta per entrare nel registro storico FMI, e pur in assenza, al momento, di agevolazioni fiscali, le quotazioni saliranno inevitabilmente. Ben gommata, è ancora attuale e divertentissima da guidare. La più una: Suzuki GSX-S 1100 Katana Non potevamo lasciarla fuori dal nostro garage da sogno: quando è apparsa all’IFMA di Colonia, nel 1980, la Suzuki Katana (o GSX 1100S - affiancata alla gemella da 750 cc - nella nomenclatura ufficiale della Casa di Hamamatsu) ha fatto invecchiare di colpo tutto il resto. Disegnata dal tedesco Hans Muth di Target Design, la Katana 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica e storia aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Il tricilindrico progettato dalla Ricardo per la Ducati è esposto al museo della casa bolognese. Aveva il raffreddamento ad acqua, la distribuzione bialbero comandata da una cinghia dentata e sei condotti di scarico I 3 CILINDRI QUASI DUCATI DI BORGO PANIGALE di Massimo Clarke | Storia, tecnica, e indiscrezioni, di due interessanti tricilindrici “ducateschi” costruiti alle porte di Borgo Panigale, anche nel tempo libero, da chi in Ducati ci lavorava D iciamolo subito, nessuno dei due è nato dentro la Ducati. Uno è stato progettato in Inghilterra, su incarico della direzione generale della casa bolognese, mentre l’altro ha visto la luce a Bologna, concepito e costruito da ducatisti purosangue all’esterno dello stabilimento di Borgo Pani30 gale. Si tratta di due motori a tre cilindri in linea, molto diversi uno dall’altro in quanto a soluzioni costruttive anche se realizzati nello stesso periodo. Il primo, esposto nel bellissimo museo Ducati, è un 350 da Gran Premio raffreddato ad acqua e con distribuzione (non desmo!) bialbero a quattro valvole per cilindro. Disegnato all’interno Questo 350 da GP a dodici valvole, richiamate da molle a elica cilindrica, aveva la testa e il blocco cilindri in un’unica fusione. Costruito nei primi anni Settanta, ha fornito risultati deludenti e non è uscito dalla stadio di prototipo del famoso ente di ricerca e consulenza Ricardo nel 1971, pare sia stato assemblato a Bologna. Sicuramente a Borgo Panigale è stato effettuato lo sviluppo, che si è rivelato decisamente laborioso. Il motore, dotato di un sistema di iniezione meccanico, avrebbe dovuto erogare quasi 80 cavalli ma la prima volta che è stato messo al banco ne ha prodotti meno della metà. Dopo un impegnativo e prolungato lavoro di messa a punto, che ha visto anche il passaggio alla alimentazione a carburatori, si è arrivati a circa 50 cavalli; la potenza era cioè inferiore a quella della quale disponeva una Yamaha 350 in libera vendita ai piloti privati, moto che inoltre era anche notevolmente più leggera. Tra la fine del 1972 e l’inizio del 1973 l’idea di gareggiare con questo tricilindrico, sicuramente non molto amato dai veri ducatisti, è stata finalmente accantonata. All’inizio degli anni Settanta la direzione della Ducati aveva varato un programma che aveva come obiettivo la realizzazione di due moto da Gran Premio. La 500 doveva essere azionata da un bicilindrico con architettura a L (ciò avrebbe contribuito a lanciare la 750 di serie di imminente presentazione) e sarebbe stata disegnata e realizzata all’interno della azienda da Taglioni e i suoi più stretti collaboratori. Ciò è accaduto nei tempi previsti e la 500 ha corso, anche se non è stata in grado di incrinare la supremazia della MV Agusta. Per la 350 si era invece pensato a qualcosa di nuovo, che rompesse con i tradizionali canoni tecnici della casa e sfruttasse al meglio le più recenti soluzioni impiegate sulle auto da competizione. C’è da chiedersi per quale ragione sia stata scelta la 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Il motore tricilindrico realizzato da Cavazzi e Farnè aveva una cilindrata di 750 cm3, ottenuta con le tradizionali misure Ducati: 74 x 57,8 mm. La distribuzione era monoalbero Ricardo per il progetto e non una azienda specializzata nei motori di altissime prestazioni come la Cosworth. Forse questo è dipeso dal fatto che all’epoca la Ducati era una azienda statale e che alcuni dei suoi dirigenti erano stati mandati lì per ragioni più che altro politiche e non avevano né passione né competenza in campo motociclistico. Magari cercavano di fare del loro meglio, ma le moto, specialmente se da competizione, non erano esattamente pane per i loro denti… Il motore progettato dalla Ricardo aveva la distribuzione comandata da una cinghia dentata collocata lateralmente. Tra le sue caratteristiche più interessanti, in quanto al di fuori degli schemi usuali, vi era la testa realizzata in un’unica fusione con la bancata dei cilindri. Spiccavano anche i sei condotti di scarico (uno per ogni valvola, ossia due per ciascun cilindro). Il Tre in linea di Farnè e soci La storia dell’altro tricilindrico in linea di questo servizio è completamente diversa. Si tratta 32 infatti di un motore nato dalla grande passione di alcuni personaggi che hanno fatto la storia della Ducati, che lo hanno ideato e costruito nel tempo libero. Una volta terminato il normale orario di lavoro nello stabilimento di Borgo Panigale, si cambiava ambiente e si cambiavano i motori, ma sempre di moto si trattava. E sempre strettamente legate alla Ducati. Spesso si trattava di modelli di serie da preparare per impiego agonistico. In questo caso però, dato che in fabbrica si parlava di un tricilindrico (il 350 da GP e si ventilava la possibilità di realizzare moto stradali con questo frazionamento), perché non realizzarne uno per vedere come andava? È stato così che Franco Farnè e Piero Cavazzi (detto il “re della fresa”) hanno varato il loro progetto, con il valido supporto del disegnatore Mazzanti. Come si può vedere nelle foto, il basamento è di chiara scuola giapponese. In effetti si è partiti da un motore tricilindrico 750 Kawasaki da competizione, gentilmente fornito da Paul Smart, del quale alla fine sono rimasti il cambio, la trasmissione primaria Scarica l’APP del Magazine Tecnica e storia La vista frontale del tricilindrico di Cavazzi e Farnè, che è arrivato a erogare ben 116 cavalli, consente di osservare la disposizione laterale della cinghia di comando dell’albero a camme. Venivano impiegate due candele per ogni cilindro e il semicarter inferiore. Tutto il resto è stato realizzato ex-novo. Per quanto riguarda la testa, dopo avere tracciato i disegni quotati sono stati costruiti i modelli e quindi si è provveduto alla colata in terra. I cilindri invece sono stati ricavati dal pieno, mediante lavorazioni alle macchine utensili effettuate da Cavazzi. Debitamente alettati, sono in lega di alluminio e hanno la canna in ghisa installata con interferenza. L’albero a gomiti e le bielle sono stati realizzati appositamente per questo motore, e non è stata una cosa semplice. Per la distribuzione si è fatto ricorso alla consueta soluzione Ducati dell’epoca, con un unico albero a camme (che in questo caso viene azionato da una cinghia dentata posta sul lato sinistro) e due valvole per cilindro, a comando desmodromico. La pompa dell’olio è stata per forza di cose collocata esternamente (all’interno del basamento, dimensionato in origine per un motore a due tempi, non c’era posto) e viene comandata essa pure per mezzo di una cinghia dentata. Il motore ha una cilindrata di 750 cm3 e le misure caratteristiche sono quelle classiche dei monocilindrici 250 di Borgo Panigale (impiegate poi anche sul Pantah 500), con un alesaggio di 74 mm e una corsa di 57,8 mm. Questo tricilindrico, che ha visto la luce nel 197273, al banco ha fornito risultati molto interessanti; pare infatti che abbia erogato 116 cavalli a un regime di 11.800 giri/min, mentre i contemporanei bicilindrici Ducati della stessa cilindrata, sempre in versione corsa, ne producevano 8590. Purtroppo non c’è stato un seguito. La Ducati ha puntato tutto sui bicilindrici e ha varato un programma di sviluppo di una serie di nuovi modelli; per il reparto esperienze è quindi iniziato un periodo di attività molto intensa. E poi, dopo l’orario di lavoro c’erano da seguire le moto portate in pista dalla mitica scuderia NCR. Farnè e Cavazzi non avevano più tempo per dedicarsi ad altro. Il loro tricilindrico è stato così accantonato, ma fortunatamente esiste ancora. 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine esercito di esibizionisti, che con le moto non ha poi spesso molto a che fare. Detto questo, tra le cose buone viste in Piazza San Babila e allo Spirt de Milan – non a caso lo stesso luogo che soltanto qualche ora prima aveva ospitato uno dei party più esclusivi della fashion week – merita di certo di essere posta l’attenzione sulla crescente partecipazione femminile. Intendiamoci, le donne in moto non fanno più notizia da tempo. Quello che fa notizia, al contrario, è che anche loro stiano cominciando a vivere le due ruote come un fenomeno che ha a che fare con la moda e con le nuove tendenze. La moto, tanto per capirsi, sta sostituendo in qualche modo quel ruolo che in passato è stato proprio di alcuni modelli di auto. E, mi perdonino le motocicliste di vecchia data, si tratta di una rivoluzione che è in grado di aprire scenari davvero inediti, in termini di volumi di vendita e di influenze sul mercato. Fino ad ora, infatti, le donne in sella rappresentavano davvero un’esigua minoranza e, soprattutto, si approcciavano al mondo della moto con un atteggiamento molto maschile. Il famoso mito del Il fighetto motociclista che in cima al passo si toglie il casco rivelando di essere una biondona da restarci secco, lo ricordate? Fino ad ora, le donne che guidavano una moto erano come le donne che giocavano a calcio: sportive, indipendenti, spesso distanti – nel bene e nel male – da una certa idea di femminilità piuttosto omologata. Ebbene, l’impressione è che, pur se ancora lentamente, la moto stia cominciando a diventare un oggetto capace di attirare l’attenzione anche del resto dell’universo femminile. Si tratta di un processo che, al solito, è partito da chi è più attento alle nuove tendenze. In questo senso, hanno oramai qualche anno alcuni progetti fotografici indipendenti – mooolto fighetti – riguardanti proprio la moto “al femminile”, così come alcuni blog e svariate iniziative dello stesso tenore. Ora quel tipo di immaginario sta cominciando ad attecchire anche su di un pubblico più eterogeneo e, di qui a breve, potrebbe avere una definitiva consacrazione anche sul mercato di massa. Moto is the new Mini, insomma? Staremo a vedere. DISTINGUISHED GENTLEMAN’S RIDE MOTO IS THE NEW MINI? di Alberto Capra | La Distinguished Gentleman’s ride offre spunto per una riflessione sulla diversa percezione della moto da parte del pubblico femminile. Nuova icona di stile? L a scorsa domenica si è “corsa”, fra le strade di numerose città in tutto il mondo, la Distinguished Gentleman’s Ride, la sfilata ideata per la raccolta di fondi a supporto della ricerca sul cancro alla prostata. Un appuntamento imperdibile per ogni fighetto che si rispetti e che, in quel di Milano, non ha mancato di trasformarsi in una gara a chi 34 la sparava più grossa – ovvero a chi si vestiva nella maniera più eccentrica (dove eccentrico il più delle volte coincideva con imbarazzante). La popolarità sempre maggiore che questo evento ha saputo guadagnarsi nel corso dell’anno passato e la presenza delle sfilate, nella settimana che l’ha preceduto, hanno creato infatti un cocktail letale, capace di attirare un vero e proprio 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine se l’ANCMA in Italia acquistasse la fiera EICMA. Nel caso dell’AIMExpo la notizia è davvero interessante perché quest’ultima svolta potrebbe essere la chiave definitiva per riaprire il mercato di cui dicevo sopra, con il fronte dei costruttori finalmente unito a supportare uno specifico evento. Qualcosa che da queste parti non si è praticamente mai vista. Per quanto mi riguarda, domenica sono rientrato in California e lunedì ho subito “celebrato” con una puntatina alla pista di Milestone, dove ho pizzicato Mike e Jeff Alessi, Will Hahn e Justin Bogle che stavano testando in vista della Monster Energy Cup di metà ottobre. Mike e Jeff Alessi saranno assieme nel Team Motoconcepts, che per il 2016 userà moto Honda al On the road posto delle Suzuki. Tony Alessi, papà di Mike e Jeff, mi ha detto che lo scorso anno Suzuki non li ha mai voluti aiutare in alcun modo perché la livrea scelta per la moto, completamente bianca, andava contro le linee guida imposte dal Giappone. Sul fronte Kawasaki non sono riuscito a strappare alcuna conferma sul fatto che per il 2016 Eli Tomac salirà sulle verdi, ma il comunicato ufficiale dovrebbe arrivare a brevissimo. Justin Bogle, che a sua volta sembrava in procinto di passare alla Kawasaki, resterà invece al Team GEICO Honda Factory Connection, passando però sulla 450, seguendo l’esatto percorso che Tomac ha fatto nel 2014 e 2015. RIDE IN THE USA TOMAC E LA KAWASAKI di Pietro Ambrosioni | Non sono riuscito a strappare alcuna conferma sul fatto che Eli Tomac salirà sulle verdi, ma il comunicato ufficiale dovrebbe arrivare a brevissimo. Intanto Mike e Jeff Alessi guideranno le Honda al posto delle Suzuki Q uesta settimana non ho molto da segnalare. Il mercato USA si è un po’ assopito e da parte delle Case e degli operatori c’è grande attesa per la terza edizione della AIMExpo di Orlando, l’unica vera fiera di settore in America. La speranza è che finalmente lo show possa 36 fare da dinamo e rilanciare il mercato, soprattutto coinvolgendo i dealer tradizionali, che ormai da anni, per mille motivi, hanno un po’ “dropped the ball” come si dice qui. Vedremo. Nel frattempo la notizia clamorosa è che la fiera è stata venduta al MIC, il Motorcycle Industry Council: in pratica, se vogliamo fare un paragone, è come 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI NESSUNO SI FA MALE DA FURBO E’ una regola che va imparata il più presto possibile: tutti noi ci infortuniamo da stupidi, per distrazione o faciloneria. Concordate? Una eccezione: lo strano caso di Bonera che si ruppe il femore senza cadere Media C iao a tutti! Una delle cose che un buon motociclista deve sapere, e prima lo impara meglio sarà per lui, è che nessuno si fa male da furbo. Le casistiche dei miei infortuni sono tante, in pista e soprattutto sulla strada, e purtroppo tutte le volte ho dovuto ammettere: “che fesso sono stato!”. Ebbene, la scorsa settimana, in riferimento al pezzo su Sarron, un lettore ha ricordato il suo incontro casuale con un Gianfranco Bonera appiedato e con le stampelle. E lì mi è tornato in mente uno 38 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica dei pochissimi casi di incidenti noti in cui un motociclista è incappato da solo, cioè senza il concorso di nessun altro e senza aver sbagliato nulla. Vi racconto la dinamica perché è la più incredibile che abbia mai visto. Il giorno in cui si fece male, metà marzo 1975, c’ero anch’io sulla pista di Modena ricavata dal vecchio aeroporto: turno di prove della 500 per il campionato italiano, Bonera con la MV ufficiale, io con la Suzuki bicilindrica Jada di terza mano, lui vice-campione del mondo in carica e io al debutto tra i seniores. Ero fermo ai box per una qualche modifica; mentre giravano Read e Agostini, e Bonera appunto che si preparava alla stagione più importante, la seconda con le quattro cilindri MV Agusta. Era uno dei favoriti del mondiale ed era soprattutto un mio amico: conoscevo tutta la sua numerosa famiglia e con lui avevo anche disputato il mio primo Bol d’Or tre anni prima. Lo seguo con lo sguardo -a Modena si vedeva benissimo tutta la pista, completamente piatta come deve essere un aerodromo- e dopo la variante sinistra-destra-sinistra lui imbocca il curvone, una lunga piega a sinistra tutta in accelerazione, dalla seconda fino alla sesta. Da lontano, l’urlo della MV 500 arriva ovattato. E lì capita una cosa bizzarra: Bonera fa tutto il curvone, in modo apparentemente regolare. Poi stranamente accosta vicino all’ambulanza che staziona a bordo pista e lì si ferma, con la gamba destra a terra. Da lontano, saranno quattrocento metri in linea d’aria, mi pare che confabuli con i due infermieri che gli si avvicinano subito; poi quelli lo sollevano dalla moto, lo stendono sulla barella, lo caricano sul furgone e via verso il centro medico. Per farla breve, Bonera aveva trovato una balla di paglia disallineata, forse spostata poco prima dalla fortuita spallata di un altro pilota che non aveva dato peso alla faccenda, e in quarta piena, sui 180 all’ora, l’aveva centrata con il ginocchio sinistro. Spezzandosi malamente il femore. Chiunque altro sarebbe volato via per il dolore e per il colpo, ma Gianfranco era tosto: forte come un toro, era riuscito a tenere il controllo della moto e a chiudere la curva. La sua MV l’ho vista dopo: il telaietto reggisella era piegato a destra di almeno venti gradi, e il lato destro del serbatoio, in corrispondenza del ginocchio, era sfondato dal contraccolpo. Gianfranco fu sostituito in squadra dal bravo Ramon Toracca per un paio di mesi e poi, dopo l’intervento e la convalescenza, sarebbe tornato a correre in giugno, ad Assen, sesto classificato nella gara che resta Editoriale famosa per la beffa di Sheene: Ago con la Yamaha bruciato in volata dalla Suzuki e prima vittoria di Barry in 500. Gianfranco Bonera, per la cronaca, passò nel ‘76 sulle Harley-Davidson 250 e 350 con Walter Villa, e con la prima si trovò particolarmente bene, tanto da vincere a Barcellona e finire sul podio quattro volte. Nelle stagioni successive alternò alle Yamaha 350 la Suzuki 500 con la quale, nel ’77, ottenne ancora un podio e buoni risultati concludendo la stagione al sesto posto. Nell’80 si fermò e si dedicò al salone Yamaha che aveva inaugurato qualche anno prima con i due fratelli Oscar e Paolo. Adesso se la gode con le gare delle moto classiche e per fortuna cammina bello dritto. Ma tornando a bomba sulla regola iniziale, siete d’accordo anche voi sulla stupidità che è alla base dei nostri infortuni? Avete un’esperienza da raccontare e mettere in comune, per avvertire gli altri lettori e magari evitare loro qualche incidente? ADESSO SE LA GODE CON LE GARE DELLE MOTO CLASSICHE E PER FORTUNA CAMMINA BELLO DRITTO 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine DOPOGP CON NICO E ZAM IL GP DI ARAGÓN Lorenzo imprendibile e Pedrosa insospettabile. Valentino incassa la sconfitta e Marquez finisce a terra L orenzo ha dominato senza alcuna ombra il GP di Aragón, per il pilota Yamaha nemmeno una sbavatura e nove punti di distacco in meno da Rossi. Valentino stoppato nel corpo a corpo da un agguerritissimo Pedrosa che si è dimostrato un osso duro in bagarre. Mpercorrenza per Yamaha. Tutte le spiegazioni dell’Ing. Bernardelle. Honda/Yamaha: accelerazione fuori dalle curve e velocità di punta 40 per Honda, velocità di eraviglioso il confronto tra piloti e moto Marquez di nuovo a terra. Troppa irruenza e troppi rischi anche per un pilota che non è più in lotta per il campionato. Perché? Ducati in chiaro scuro: bene Iannone, disastro Dovizioso. Dove sono finiti lo slancio e soprattutto i risultati di inizio stagione? Problemi nel box? Come al solito tanta tecnica con l’Ing. Bernardelle. 41 MOTOGP, ARAGÓN 2015. LE FOTO PIÙ SPETTACOLARI Un GP tiratissimo che ci ha regalato uno splendido duello tra Pedrosa e Rossi. Le foto più belle 42 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 44 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Media 46 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 48 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 49 SPECIALE SUPERBIKE GP DI FRANCIA 50 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MAGNY COURS REA L’INSAZIABILE VINCE GARA 1 di Carlo Baldi | Nemmeno la pista bagnata ferma le Kawasaki e l’insaziabile Rea, che supera Sykes nel finale. Terzo posto per Guintoli. Solo sesto Davies davanti ad un bravissimo Baiocco C he piova o ci sia il sole quest’anno le Kawasaki non le batte nessuno. A Magny Cours la pioggia ha smesso di cadere a poche ore dall’inizio di gara 1, ma la pista era ancora molto bagnata e questo ha fatto si che tutti i piloti montassero gomme rain, pur con l’incognita di non finire la gara nel caso la pista si asciugasse in fretta. Va anche detto che la gara è stata ridotta di due giri ed è partita in ritardo, perché nel warm up Reiterberger ha innaffiato la pista d’olio e c’è voluto del tempo per sistemarla. Sykes è partito 52 Scarica l’APP del Magazine avvicinare le imbattibili moto di Akashi. E’ stata la gara delle Kawasaki, ma anche delle Honda che oltre al podio del campione del mondo uscente, può vantare anche la quarta piazza di un rampante VdMark che dopo aver animato la lotta per il podio ha vinto quella per il quarto posto davanti ad un sorprendete Camier che porta alla MV il miglior risultato stagionale, frutto più dell’abilità dell’inglese che non della prestazione della moto di Schiranna. Davies si deve accontentare del sesto posto perdendo dieci punti nei confronti di Sykes nella lotta per il secondo posto in campionato. Chaz ha avuto un calo a metà gara, che non solo gli ha fatto perdere il contatto con le Kawa, ma lo ha costretto a lottare nel gruppo degli inseguitori sino all’ultimo giro, nel quale è riuscito a superare un grande Baiocco che porta a casa un ottimo settimo posto, dopo una gara tutta in attacco iniziata dalla tredicesima posizione della griglia. Lowes è l’unico a sorridere nel box Suzuki che ha assistito al ritiro di De Puniet. L’inglese della Suzuki ha preceduto Mercado e Canepa, che dopo una buona partenza è andato calando, sino a stabilizzarsi in decima posizione. Il pilota del team Althea non riesce a confermare in gara gli ottimi risultati delle prove. Vizziello si conferma un mago della pioggia e si piazza undicesimo subito dietro Canepa. Il pilota lucano è partito Superbike dalla quinta fila, ma ha tenuto una passo tale da mettersi alle spalle gli ufficiali Torres e Scassa. Su di una pista bagnata che ancora non conosce bene, lo spagnolo ha solo cercato di non cadere e di portare al traguardo la sua RSV4. Pur correndo una gara anonima, Jordi ha preceduto il suo compagno di squadra Haslam, che manca la zona punti e chiude sedicesimo. Leon, in crisi con le gomme rain, è rientrato al box nel dodicesimo giro per cambiare le coperture. Gara da dimenticare per lui e per tutto il team Aprilia Red Devils, che dopo la Superpole di ieri sperava in risultati completamente diversi. Partendo dalla sesta casella dello schieramento, anche Scassa sperava di fare meglio del tredicesimo posto raccolto in questa gara, ma viste le condizioni della pista Luca ha preferito portare a termine una gara accorta e raccogliere qualche punto. Solitamente Badovini si trova aa proprio agio con il bagnato, ma oggi evidentemente non era a posto, visto che ha raccolto solo due punti e la quattordicesima posizione finale. Chiude la zona punti Ramos con la Kawasaki del team Go Eleven, menre non hanno tagliato il traguardo la wild card Szopoek, il già citato De Puniet ed un irriconoscibile Salom, che sta vivendo un difficile finale di campionato con la Kawasaki di Pedercini. fortissimo come suo solito ed è stato in testa sino a tre giri dalla fine, quando il cannibale Rea ha deciso di aumentare il suo ritmo e, facendo segnare ad ogni giro il record della gara, lo ha superato per poi staccarlo di quasi 5 secondi. Mostruoso. Alle spalle delle due verdone, che hanno fatto una gara a parte, la lotta per il terzo gradino del podio è stata avvincente sino al nono giro, quando il padrone di casa Guintoli si è portato in testa al gruppetto degli inseguitori e con la pista libera davanti è riuscito ad andarsene in solitaria, senza però riuscire ad 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine fatto un’altra bella gara ed ha ripetuto il quarto posto di gara uno. Haslam invece era partito in testa, ma poi non ha retto il passo dei suoi avversari e negli ultimi giri, in crisi con le gomme avendo scelto una posteriore morbida, ha dovuto lasciare la quarta piazza al suo giovane rivale. Sulla pista asciutta Guintoli ha perso molte delle sue possibilità di ripetere il podio di gara uno, ma probabilmente non si aspettava di dover perdere anche il confronto con il suo compagno di squadra, proprio sulla sua pista e davanti ai suoi tifosi. Questa volta Canepa non ha dilapidato più di tanto il vantaggio che gli derivava dal poter partire dalla prima fila ed ha portato a casa buon settimo posto, anche se ad oltre cinque secondi da Guintoli che lo ha preceduto. Partito dalla quarta fila, Torres è stato autore di una volitiva rimonta, che gli ha permesso di arrivare ottavo, superando proprio all’ultimo giro un generoso Superbike Luca Scassa. Il sostituto di Giugliano nel finale ha pagato con la stanchezza la sua lunga assenza dalle gare. Lowes chiude con un decimo posto una domenica senza acuti e precede Baiocco, che dopo l’eccezionale settimo posto della prima gara non va oltre l’undicesima posizione. Mercado non riesce ancora a fare il salto di qualità e si accontenta della dodicesima posizione davanti alla wild card Reiterberger e a Salom, che dopo la debacle di gara uno, ottiene se non altro due punticini per la sua classifica. Va a punti anche Camier che era partito bene, ma poi non è riuscito a tenere il ritmo dei migliori. Sfiorano la zona punti Ramos e l’inossidabile Vizziello, che precede il fantasma De Puniet. Sfortunata la gara di Badovini che stava facendo bene, ma è scivolato senza conseguenze nel corso dell’undicesimo giro. MAGNY COURS DOPPIO REA di Carlo Baldi | Dopo aver vinto sul bagnato Rea si ripete sotto il sole e fa doppietta davanti a Davies e Sykes. VdMark piega Haslam ed è quarto. Settimo posto per Canepa e nono per Scassa E sono quattordici. Nonostante abbia vinto il titolo mondiale due settimane or sono, la fame di vittorie di Rea non si placa e oggi a Magny Cour il nordirlandese coglie una doppietta che annichilisce i suoi avversari ad iniziare da Davies, che in questa seconda manche ha provato a dargli del filo da torcere, ma dopo un corpo a corpo durato due giri ha dovuto alzare bandiera bianca e guardare da lontano gli scarichi della Ninja numero 65. Il gallese della Ducati si consola con i 20 punti conquistati, 54 che portano a 16 il suo vantaggio su Sykes, che come sempre è entrato in crisi con le gomme a metà gara, ma quando Rea e Davies gli erano già davanti. Se si tolgono i pochi giri nei quali Rea e Davies si sono confrontati a viso aperto, la gara è stata abbastanza noiosa ed i pochi motivi di interesse si devono ricercare nella battaglia per il quarto posto, vinta da un tonico VdMark su Haslam, e nel sorpasso di Torres su Scassa nel penultimo giro, che ha permesso allo spagnolo di chiudere ottavo. L’olandesino della Honda ha 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Panigale R ed il suo talento ha messo a nudo i difetti di Sykes, sempre in lite con le gomme. Sorride la Honda sia per il podio di Guintoli che per la costante crescita del rampante VdMark, mentre l’Aprilia vive a Magny Cours una delle sue pagine più grigie, portando a casa solo un quinto posto con Haslam, dopo che l’inglese aveva illuso la casa italiana con la Superpole di sabato. Ma i problemi dell’Aprilia non sono da ricercarsi nei piloti e tantomeno nella moto. Sono le decisioni (o le non decisioni) del gruppo Piaggio a mettere in difficoltà. Se a Noale non smettono di sfogliare la margherita e non decidono in fretta cosa fare in Superbike, rischiano un’altra annata in sordina, pur avendo i mezzi le capacità di vincere. Stesso discorso per la Suzuki che, abbandonata dal team Crescent, deve decidere se investire in Superbike per sviluppare la nascitura GSXR-1000 o se al contrario investire solo in MotoGP. Nel frattempo pare che il team Crescent abbia venduto armi e bagagli a Grillini, che quindi il prossimo anno porterà in pista le datate moto Superbike che quest’anno erano di Lowes e De Puniet. Intanto la squadra italiana si consola con l’undicesimo posto di Vizziello in gara uno. Nonostante le riconosciute ottime doti di guida sul bagnato di Badovini, la BMW è andata più forte sull’asciutto e gli alti e bassi del pilota italiano ci fanno ritenere che il lavoro di sviluppo della la S 1000 RR richieda ancora parecchio tempo. Camier è talmente bravo da portare, complice la pista bagnata, la MV F4 al quinto posto in gara uno, ma poi, sotto il sole, i valori tornano ad essere quelli soliti. Certo sarebbe bello vederlo su una MV competitiva, magari più leggera e maneggevole. Nel mondo parallelo delle Ducati private Canepa e Baiocco si integrano alla perfezione : uno va forte in prova e l’altro in gara. A parte gli scherzi, due settimi posti per un team privato Ducati non sono certo da buttare via. Il team Barni invece è ad un bivio. Continuare a puntare su Mercado o cercare un pilota esperto che possa aiutare il team a crescere più in fretta? LE PAGELLE DI MAGNY COURS di Carlo Baldi | La pioggia ha rimescolato le carte, ha esaltato le doti di guida di alcuni e ha mortificato le speranze di altri, ma per Rea non ha fatto alcuna differenza L a tappa francese del mondiale Superbike, la penultima di questa stagione 2015, è stata caratterizzata sia dalle condizioni del meteo, che ha alternato pioggia e sole, che dall’incredibile fame di vittorie di Jonathan Rea. La pioggia ha rimescolato le carte, ha esaltato le doti di guida di alcuni e ha mortificato le speranze di altri, ma per Rea non 56 ha fatto alcuna differenza. Il cannibale ha vinto la prima gara su pista bagnata e la seconda sotto il pallido sole francese. Pioggia, vento o sole per Johnny non cambia nulla. Anche in Francia si è avuta la conferma della supremazia Kawasaki che solo Davies, a volte, può contrastare. Per tutti gli altri la lotta è dal terzo posto in giù. Davies si è perfettamente cucito addosso la 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 10 Jonathan Rea Dopo aver perso la Superpole per 4 millesimi, l’insaziabile Rea si impegna come un matto per superare il suo compagno di squadra e per vincere gara 1, dopo di che esulta come se avesse vinto un altro mondiale. Nella seconda invece fa ancora meno fatica a portare a 14 i suoi successi stagionali. Conclusi i festeggiamenti per il titolo Johnny è tornato il cannibale di sempre. 8,5 Chaz Davies La pista bagnata non piace alla sua Panigale che consuma in fretta le rain Pirelli, ma quando il tracciato francese si asciuga lui si conferma l’unico antagonista del mostro verde. Nessuno conosce la Panigale come lui, che ne sa sfruttare i pregi e limitare i difetti. 58 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 8 7,5 Tom Sykes Male in Superpole, nelle due gare ripete il solito copione, parte forte e poi va in calando. Nella prima viene divorato da Rea mentre nella seconda entra in crisi con le gomme (ma va…) e deve cedere anche a Davies. Tom è un generoso e va sempre applaudito, ma Rea e Davies quest’anno gli sono superiori. Sylvain Guintoli I 25.000 di Magny Cours erano quasi tutti lì per lui e nella prima manche il campione del mondo li ha ripagati con un bel podio. Sulla pista asciutta però la Honda è più difficile da portare al limite e lui si è fatto superare anche dall’irriguardoso VdMark. E’ un professionista, ma ormai i suoi pensieri sono tinti di blu. 7 7 Michael VdMark Il talento olandese conquista due quarti posti nonostante parta dalla quindicesima posizione in griglia. Va forte con il bagnato e con l’asciutto. Sta facendo un ottimo finale di stagione e si conferma il giovane più promettente del mondiale Superbike. Leon Haslam Bravo e fortunato in Superpole, solo sfortunato nella prima manche, quando la gomma lo ferma a metà gara, mentre avrebbe potuto far valere le sue doti acquatiche. Gara due è la foto della sua stagione: grande impegno ma un qualcosa in meno rispetto agli altri top rider. Speriamo trovi presto una sistemazione adeguata. Superbike 4,5 Jordi Torres Il suo peggior weekend da quando è in Superbike. Non conosce la pista e non trova l’assetto per la sua RSV4. Cosa potrebbe succedere di peggio? Potrebbe piovere… 7 Niccolò Canepa Si illumina solo a tratti. Splende in Superpole e in gara cerca di stare attaccato ai primi con le unghie e con i denti, ma non ci riesce. Gli manca ancora qualcosa per essere lì davanti e poi non guida una moto ufficiale, ma la grinta c’è. 6,5 Luca Scassa Non mi ricordo quando abbia corso l’ultima volta in Superbike. Pur non avendo il ritmo di gara Luca, dopo aver stupito in Superpole, 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb SBK Magny Cours Classifica Gara 1 viene limitato dalle gomme in gara uno e da una naturale stanchezza nel finale di gara due, ma va a punti e svolge al meglio il compito che gli era stato assegnato. 7 Matteo Baiocco Fatica tanto in prova e parte solo dalla quinta fila, ma poi si scatena e in gara uno cede a Davies solo all’ultimo giro. Scusate se è poco… 5,5 Leandro Mercado Il meteo non lo aiuta, ma l’argentino non mostra mai un guizzo, un segno del suo talento. Ormai si è stabilizzato attorno alla decima posizione. Nell’ambizioso team Barni, lui si limita a timbrare il cartellino in orario, ma noi ci aspettiamo di più. 60 6,5 Gianluca Vizziello Chi lo conosce sa che Gianluca va forte sull’acqua (l’ultima sua vittoria in gara risale all’anno scorso, al Mugello CIV sotto un diluvio), ma sinceramente vederlo attorno alla top ten con la privatissima Kawasaki di Grillini ci ha stupito positivamente. Certo piove raramente, ma intanto il pilota di Policoro si è tolto una bella soddisfazione. Classifica Gara 2 Pos. Pilota Punti Pos. Pilota Punti 1 J. REA 25 1 J. REA 25 2 T. SYKES 20 2 C. DAVIES 20 3 S. GUINTOLI 16 3 T. SYKES 16 4 M. VD MARK 13 4 M. VD MARK 13 5 L. CAMIER 11 5 L. HASLAM 11 6 C. DAVIES 10 6 S. GUINTOLI 10 7 M. BAIOCCO 9 7 N. CANEPA 9 8 A. LOWES 8 8 J. TORRES 8 9 L. MERCADO 7 9 L. SCASSA 7 10 N. CANEPA 6 10 A. LOWES 6 7 Leon Camier A Schiranna si sono affrettati a fargli firmare un altro anno di contratto ed hanno fatto bene. Attualmente Leon è sprecato per la F4 e lo ha dimostrato sulla pista bagnata di Magny Cours, quando ha colto un incredibile quinto posto in gara uno, dopo che in Superpole aveva chiuso settimo. Superbike Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Classifica Generale Pos. Pilota Punti 1 J. REA 528 2 C Davies 383 3 T Sykes 367 4 L. HASLAM 297 5 J Torres 222 6 S Guintoli 201 7 M Vd Mark 170 8 M Baiocco 139 9 A Lowes 135 10 L. Mercado 125 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Supersport vittoria in questa categoria è arrivata ad Assen nel 2006. Dopo i titoli del 2007 e del 2011 conquistati con il team Hannspree Ten Kate Honda, nel 2011 Sofuoglu è passato in Moto2 salendo però sul podio una sola volta ad Assen, secondo dietro ad un certo Marc Marquez. Ma la vita purtroppo non ha riservato a Kenan solo gioie e vittorie. Dopo la morte del fratello maggiore nel 2002 in seguito ad un incidente stradale, anche il fratello minore venne a mancare nel 2008, in una gara motociclistica in Turchia. Come se il destino non lo avesse già abbastanza provato, quest’anno un altro grande dolore ha colpito lui e la moglie, con la morte del figlio Hamza, che dopo pochi mesi di vita è stato colpito da un emorragia cerebrale. Ciò nonostante il pilota turco ha avuto la forza di continuare la sua attività sportiva, sino a concluderla con la gara che in Francia gli ha assegnato il quarto titolo mondiale. Titolo che Kenan ha naturalmente dedicato al figlio scomparso e che resterà nella storia della Supersport, categoria nella quale nessuno ha vinto quanto lui. SOFUOGLU È CAMPIONE MONDIALE DELLA SUPERSPORT di Carlo Baldi | Con il secondo posto nella gara di Magny Cours, Kenan Sofuoglu ha conquistato il suo quarto mondiale Supersport in una stagione difficile, caratterizzata dalla perdita del figlio D opo che il titolo della Stock 600 era stato assegnato a Misano al turco Toprak Razgatlioglu e dopo che Rea aveva conquistato il mondiale Superbike a Jerez, restavano da assegnare solo due titoli: il mondiale Supersport e la Superstock 1000 FIM Cup. Dopo che una caduta nelle prove di Jerez aveva escluso il francese Cluzel dalla lotta per il titolo Supersport, il leader della classifica Kenan Sofuoglu era il favorito d’obbligo. A contrastarlo era rimasto solo l’americano Jacobsen, 62 che però avrebbe dovuto recuperargli 33 punti in due sole gare, ma il secondo posto di Kenan nella gara di oggi a Magny Cours gli ha consentito di conquistare il mondiale delle 600. Per Kenan questo è il quarto titolo in Supersport , dopo quelli conquistati con la Honda nel 2007 e nel 2010 e quello con la Kawasaki del 2012. Nato a Akyazi (il cui codice postale è 54, il numero che utilizza in gara) in Turchia, Sofuoglu ha iniziato la sua carriera nel 2003. Nello stesso anno ha debuttato nel mondiale Supersport a Valencia. La prima 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superstock LORENZO SAVADORI CAMPIONE DELLA STK 1000 FIM CUP di Carlo Baldi | Savadori conquista il titolo che l’anno scorso gli era sfuggito proprio a Magny Cours a poche curve dal termine. Aprilia si aggiudica il titolo costruttori della categoria N Nel motociclismo non bisogna mai dare nulla per scontato e ne sa qualcosa proprio Lorenzo Savadori, che lo scorso anno a poche curve dalla fine della gara della Superstock 1000 di Magny Cours era virtualmente campione. Un’incredibile quanto inspiegabile caduta però gli negò la gioia del titolo. Memore di quanto accaduto, oggi Savadori ha portato al termine una gara molto attenta, conclusa con ottavo posto più che sufficiente per permettergli di acciuffare quel titolo, che l’anno passato aveva solo sfiorato. La vittoria del pilota dell’Aprilia è più che meritata, visto che Lorenzo in otto gare ha collezionato quattro vittorie, due secondi ed un terzo posto. Il suo peggior risultato stagionale è stato proprio quello conseguito in Francia, ma è anche quello che gli ha dato la gioia più grande. E’ un successo importante anche 64 per la casa veneta, non solo perché è il primo nella Stock 1000, ma anche perché sancisce la competitività della RSV4 anche tra le moto più vicine ala produzione di serie, dopo che il quattro cilindri di Noale aver trionfato per tre volte nel mondiale Superbike. Inoltre grazie anche alla seconda posizione nella gara odierna di Kevin Calia, compagno di squadra di Savadori, Aprilia si è aggiudicata anche il titolo costruttori. Dopo aver iniziato la sua carriera con le 125, aver vinto il campionato italiano ed Europeo nelle piccole cilindrate ed aver partecipato per due anni al mondiale 125GP, Savadori ha debuttato in Stock 1000 nel 2011 con il team Lorenzini, per poi passare al team Barni nel 2012 ed al team Pedercini negli anni 2013 e 2014. Quest’anno, visto che Aprilia aveva deciso di impegnarsi anche nella Superstock 1000 FIM Cup, il pilota di Cesena ha firmato per il team Nuova M2 Racing, per puntare deciso al titolo continentale. Ecco cosa ci ha dichiarato poco dopo aver concluso la gara che lo ha consacrato campione. Quando hai capito che questo era l’anno giusto per conquistare quel titolo che ti era sfuggito per un soffio nel 2014? «Sono riuscito a superare abbastanza in fretta la delusione per quanto era successo lo scorso anno. Ho subito guardato avanti, anche perché uno sportivo deve sempre porsi degli obiettivi e non pensare al passato. Quest’inverno sono stato contattato da Albesiano, in seguito ho provato la RSV4 ed ho deciso di accettare questa nuova avventura. Sin dalle prime gare ho avuto la conferma che la moto era molto 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Hai fatto il ragioniere? «Io sono un pilota e quindi voglio vincere sempre, però oggi sarebbe stato un errore gettare al vento un risultato sul quale stiamo lavorando da gennaio. Per la gara avevamo deciso di partire forte e di spingere nei primi giri, per sgranare il gruppo. Così ho fatto e in seguito ho volutamente controllato la gara, mettendomi nella condizione di poter arrivare in fondo senza problemi». Tu hai iniziato con le 125. Dicono che il due tempi dia una sensibilità di guida che le quattro tempi non danno. «Ho corso molto con i due tempi ed in effetti devo dire che ti insegna tanto. Per andare forte devi avere una guida precisa e pulita. Inoltre il due tempi non aveva elettronica e quindi competitiva ed il team lavorava in modo professionale e capace. Dopo Aragon ho capito che potevamo puntare al successo finale.» Il momento più difficile della tua stagione? «E’ stato molto difficile dopo la vittoria di Misano attendere per tre mesi di poter scendere in pista a Jerez. Sapevo che la gara spagnola poteva essere decisiva o comunque molto importante per la vittoria finale e quindi mi sono allenato per 66 tre mesi come se la gara fosse il giorno seguente. Non sono nemmeno andato in vacanza. Davvero faticoso, fisicamente e mentalmente. Come se non bastasse, dieci giorni prima della gara, sono stato investito in bicicletta ed ho corso le ultime due gare con un dito rotto». Ciò nonostante a Jerez sei salito sul podio «Penso che quella sia stata la gara decisiva della mia stagione. Grazie all’aiuto della Clinica Mobile sono riuscito a correre Superstock dovevi avere molta sensibilità per controllarlo e non farti buttare in terra. Mi spiace non essere mai riuscito a correre con una 250, perché penso sarebbe stata un esperienza bellissima». Dal passato al futuro. Cosa ci puoi dire per il prossimo anno? «A me piacerebbe fare la Superbike e magari proprio con un’Aprilia. Il mio manager sta lavorando da tempo per trovarmi una buona sistemazione per il 2016, ma io sino ad ora non ho voluto sapere nulla di quello che stava facendo, perché volevo restare concentrato sulle gare e sulla conquista del titolo. In questi giorni voglio festeggiare con gli amici, ma subito dopo mi sentirò con lui e penseremo al 2016». al meglio e ad ottenere un podio importate, che mi ha permesso di arrivare in Francia con un buon vantaggio da gestire. Anche qui a Magny Cours le cose non sono state semplici, non solo per le condizioni della mia mano, ma anche perché abbiamo disputato le prove sotto l’acqua ed io non avevo mai utilizzato la mia RSV4 sul bagnato. In prova naturalmente non ho rischiato una caduta e per questo sono partito dalla terza fila. Poi per fortuna in gara è andato tutto bene». 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica SUPERBIKE IN CRISI? TRE INGREDIENTI PER IL SUCCESSO Scarica l’APP del Magazine anni 90 e nei primi anni 2000 il mercato europeo era affamato di iper-sportive, con cilindrate che andavano da 600 a 1.000 c.c. In Supersport la lotta tra le case giapponesi era talmente accesa, che ogni anno venivano presentati nuovi modelli, sempre più competitivi e sempre più adatti più alla pista che non alla strada, ma che avevano un buon successo di vendita. Lo stesso avveniva per la Superbike e gli spalti erano gremiti da motociclisti fieri di vedere la propria moto vincere in pista. Come sia cambiato il mercato è sotto gli occhi di tutti. Le vendite delle moto sportive sono precipitate. Le moto che vincono il mondale Superbike occupano gli ultimi posti nella classifica delle vendite, con poche centinaia di unità. Le 600 sono quasi sparite dalle classifiche del venduto, e per questo la Supersport è una classe ormai agonizzante, che non interessa più alle case (fatta eccezione per la MV) e che presto per sopravvivere si dovrà integrare con la 600 Stock. Il collegamento Superbike/mercato/vendite Superbike non esiste più. Vincere il mondiale è diventato solo una questione di prestigio per le case che, contrariamente a quanto avveniva in passato, traggono dalle vendite benefici economici inferiori rispetto alle spese che devono sostenere per partecipare al campionato. Questa è la triste e difficile realtà. Superbike morente allora? Assolutamente no. Più che di crisi bisogna parlare di evoluzione, ed ecco i motivi per i quali questo campionato avrà un importante futuro. 1 - Dorna Contrariamente a quanto affermano i detrattori del promoter spagnolo ed i nostalgici della precedente gestione Infront-Flammini, Dorna sta lavorando molto per la Superbike. Chi sostiene che Dorna abbia acquisito questo campionato per poi affossarlo a favore della GP, dovrebbe ricordare che il compito di chi avesse voluto far di Carlo Baldi | Superbike in crisi o in fase di rinnovamento? I nuovi mercati mondiali saranno decisivi per il futuro dei campionati delle derivate S uperbike in crisi? Voci pessimistiche ci riportano che il mondiale delle derivate dalla serie non ha un futuro, schiacciato dalla GP e vessato dalla Dorna. Specialmente di questi tempi, nei quali è di moda rimpiangere e mitizzare il passato, si ricordano spesso quelli che vengono definiti i tempi d’oro della Superbike, quando a scendere in pista erano i vari Fogarty, Haga, Corser e Bayliss. Altri tempi, realtà irripetibili. Per quanto riguarda i piloti le nuove generazioni (salvo rarissimi casi) sono caratterizzate da uno 68 scarso carisma e da un’estrema professionalità, che probabilmente ne blocca la fantasia e l’estro. Mancano i personaggi, ma possiamo dire che manchino non solo in Superbike. Tolti Rossi e Marquez, quali sono i campioni carismatici della MotoGP? Ma il problema principale dei campionati delle derivate dalla serie non riguarda tanto i piloti quanto il mercato delle moto, che negli anni è radicalmente cambiato e non tornerà più quello di una volta. Al contrario della GP, la Superbike ha sempre avuto un legame strettissimo con le vendite. “Vinci la domenica e vendi il lunedì”, questo era il motto delle case produttrici. Negli 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Le situazioni economiche delle nazioni di cui sopra sono cambiate e stanno ancora cambiando. Il potere d’acquisto è aumentato così come la qualità delle strade e questo ha fatto si che dalle cilindrate di 50-100-150 c.c. si sia passati a 300400 c.c. Mercati in espansione che dimostrano un grande interesse per le competizioni motociclistiche. Chi è stato in Thailandia in occasione del round del mondiale Superbike ed ha visto le tribune affollate, sa bene di cosa stiamo parlando. E nel 2017 la Superbike correrà anche in India, il mercato più grande al mondo. 3 - La nuova classe 300-400 Se ne parla da tempo, e dal 2017 sarà una realtà : la nuova classe 300-400 (la cilindrata definitiva è ancora in via di definizione e dipenderà dalle moto presenti sul mercato). “Vinci la domenica e vendi il lunedì” : la storia si ripete. Visto che la cilindrata più venduta attualmente su quei mercati è quella che va da 300 a morire la Superbike sarebbe stato molto semplice: sarebbe bastato mantenere tutto invariato. Ma così, per fortuna, non è stato. Senza le Evo nel 2014 e le nuove regole del 2015 introdotte da Dorna, avremmo avuto al via non più di 12 moto, un numero insufficiente per permettere lo svolgimento di un campionato mondiale. I vertici di Dorna furono molto chiari sin da quando rilevarono il campionato: in Superbike solo moto di serie, in MotoGP solo prototipi. Potrebbe sembrare un’affermazione scontata, ma così non è. Dorna ha interrotto quell’assurda competizione con la MotoGP che stava realmente uccidendo la Superbike. Nei primi due anni dell’era Dorna le moto si sono riavvicinate alla produzione di serie ed in futuro il promoter spagnolo intende proseguire su questa strada, senza però togliere la possibilità alle case di evolvere le proprie moto 70 Superbike 400 c.c. è ovvio che le case vedano di buon occhio l’introduzione di una nuova categoria promozionale. Così come in passato si era scatenata la lotta tra le case in Supersport, lo stesso avverrà in questa nuova classe, che sarà ben presto invasa da piloti malesi, cinesi, indiani e thailandesi. In estremo oriente le corse in pista sono in grande aumento e campionati come il Shell Advance Asia Talent Cup, che abbiamo visto correre nel weekend della Superbike in Thailandia e Malesia, sfornano molti giovanissimi che in futuro troveranno il loro naturale sfogo proprio nella nascitura classe 300-400. Come logica conseguenza, anche la Superbike ne trarrà dei vantaggi, non solo per la presenza (in un futuro più prossimo di quanto si pensi) di piloti provenienti dai più importanti mercati mondiali, ma essendo la classe regina delle derivate, aumenterà per i produttori il prestigio che deriverà dalla loro partecipazione e dai loro successi. stradali ed utilizzare la Superbike quale importante laboratorio in pista per i modelli più evoluti. Ecco perché nessuna casa abbandona la Superbike (eccezion fatta forse per Aprilia), e perché Yamaha è tornata ad investire nei campionati delle derivate dalla serie. 2 - I nuovi mercati Ma c’è anche un altro motivo di interesse che attirerà le case verso la Superbike, ed è rappresentato dai mercati emergenti. I grandi produttori (specialmente quelli giapponesi) traggono grandi profitti dai mercati dell’estremo oriente. In India, Cina, Malesia, Indonesia e Thailandia si vendono ogni anno milioni di moto, con cifre in costante aumento. Moto, non solo scooter. Sono passati gli anni nei quali i nuovi mercati assorbivano solo scooter o motocicli di bassa cilindrata. 71 LE FOTO PIÙ BELLE DEL MOTOCROSS DELLE NAZIONI L’ultima gara della stagione MX ha incoronato la Francia. Gli scatti più spettacolari del Nazioni 2015 di Massimo Zanzani 72 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 74 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Media 76 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 78 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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