NOI IERI
Le Principesse di Narce nel mondo
Bambine, spose e madri tra VIII e VII secolo a.C.
di Jacopo Tabolli
Jacopo Tabolli
Direttore Scientifico del Museo Civico
Archeologico-Virtuale di Narce.
a prima mostra della sezione virtuale del
Museo Civico Archeologico-Virtuale di
Narce (MAVNA) a Mazzano Romano, è dedicata alle donne
falische all'inizio dell'Età del Ferro.
I Falisci a partire dall'inizio dell'VIII secolo a.C. si stabilirono
nelle profonde valli del Treja e dei suoi affluenti, nel
paesaggio delle antiche forre, occupando le alture poste
nei punti strategici, di controllo del territorio: Falerii (oggi
Civita Castellana), la "capitale" del territorio, che ha dato il
nome all'intera regione e con lei, Corchiano, Vignanello e,
risalendo il corso del Treja a sud, Narce (Mazzano
Romano/Calcata).
Un popolo che resistette oltre un secolo alla caduta di Veio,
fronteggiando l'avanzata romana fino alla capitolazione dei
Falerii nel 241 a.C. Unica enclave non propriamente
etrusca né propriamente latina sulla sponda destra del
Tevere è la terra che ad un tempo ci ha restituito alcune
fra le iscrizioni etrusche più antiche e che ha poi sviluppato
un dialetto locale, il falisco, di derivazione latina.
Un crocevia di genti e culture, una frontiera aperta, cesura
e insieme unione, il cuore nevralgico e pulsante del
sistema dei popoli italici dell'Italia centrale.
Le donne falische furono protagoniste di questa storia
affascinante. La mostra vuole raccontare queste donne e
presenta virtualmente sei corredi eccezionali conservati
nei musei stranieri partner del MAVNA, affiancati da
ricostruzioni figurate e da ricomposizioni degli antichi
costumi funerari femminili, esito di un laboratorio di
tessitura antica.
Le bambine, le mogli e le madri, all'inizio della storia di
Narce, scelgono di apparire come ricche filatrici e tessitrici,
responsabili dei sacrifici, custodi di un sapere antico.
Le sepolture femminili di Narce ci raccontano infatti di una
società in cui il ruolo della donna doveva essere spesso
particolarmente rilevante. Simboli di status legati all’età e
al ruolo si legano ad ornamenti personali eccezionali.
La distinzione tra le sepolture femminili di bambine, mogli
e madri è possibile solo sulla base del corredo. Infatti nella
stragrande maggioranza dei casi non si sono conservati i
resti antropologici. Solo una parte dei denti della tomba 14
(XXVI) della necropoli de La Petrina fu recuperata nello
scavo del giugno 1890.
Tutte le raffigurazioni artistiche femminili sono state
elaborate sulla base dei taccuini di scavo redatti da
E. Stefani (1890). La posizione degli ornamenti permette di
ricostruire il sistema delle vesti.
L
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Veste tipica di una Principessa di Narce.
Le bambine. Pochissime sono le sepolture infantili a Narce
(quasi esclusivamente femminili) e spesso associate a
quelle delle madri. Gli ornamenti e il corredo prefigurano il
ruolo che avrebbero avuto da adulte. Si tratta sempre di
sepolture aristocratiche, come si evince dalla ricchezza dei
monili, delle fibule ed in particolare dalle cinture, identiche
a quelle delle madri. Il corredo, formato come per le adulte
da numerosi vasi, è però caratterizzato da una forte
riduzione dimensionale. Alcuni oggetti potrebbero essere
“giocattoli”, come i sonagli. Per le bambine non sembra
esistere alcun riferimento al mondo della tessitura e della
filatura, elementi portanti delle sepolture adulte.
Penelope sedea non lungi dalle porte; e fini velli purpurei, a
una polita sede poggiandosi, torcea. (Odissea, XVII, 113).
NOI IERI
Le spose. Il matrimonio, che doveva avvenire in giovane età,
sanciva l'ingresso nella vita adulta. In questa fase della
vita appaiono i primi riferimenti al mondo della
lavorazione dei tessuti, con una predilezione per la filatura.
Filare e tessere erano attività femminili fondamentali e
caricate di un forte valore simbolico, come testimoniato
dalle sepolture.
Le fuseruole, legate a fusi lignei (non conservati) caratterizzano
il corredo delle spose. Cominciano ad essere presenti
pendenti di imitazione egizia conformati a piccole divinità,
posti sul ventre, con funzione legata alla sfera della fertilità.
Il pendaglio trapezoidale bronzeo richiama forse una
“grattugia”, nel solco della tradizione omerica della preparazione del kykeòn, la miscela di vino e formaggio
grattugiato con farina e miele, offerta dalle mogli ai guerrieri
prima della battaglia. I rasoi a Narce compaiono sia nelle
tombe maschili che in quelle femminili. È probabile che in
queste ultime costituiscano un dono del marito.
spola di formare la trama. Il laboratorio di tessitura tra
giugno e agosto ha permesso a un nutrito gruppo di
volontarie locali di realizzare con i telai, i tessuti che
vestono nella mostra le principesse di Narce.
Riproduzione delle vesti nella mostra virtuale al MAVNA
Ella, cantando con leggiadra voce, fra i tesi fili dell'ordita tela
lucida spola d'òr lanciando andava (Odissea, V, 80).
Le madri. Come per gli uomini le lance e le spade sono
spesso deposte lungo il fianco sinistro, nella stessa
posizione si rinvengono le caratteristiche conocchie in
bronzo che costituivano gli elementi di maggior rilievo nelle
tombe delle madri. Dato il pregio di tali conocchie, spesso
intarsiate d'ambra e con applique d'oro, è probabile che
non si tratti di oggetti d'uso quotidiano, ma simbolico per
la sepoltura e forse cerimoniale in vita.
Le lunghe conocchie a branche erano soprattutto destinate
alla filatura del lino, mentre quelle con testa campaniforme
erano utilizzate per la lana. Invece alle fasi della tessitura
della lana dovrebbero alludere il pendente bronzeo a
pettine, le spolette e i rocchetti, talora in avorio, rari tra le
spose.
Oggetti in bronzo e ferro come la pala rituale, il cucchiaio,
l'ascia i coltelli suggeriscono che le madri godevano di una
posizione elevata nella comunità di Narce. Infine in alcune
sepolture eminenti sono documentati morsi equini e
cannule cruciformi - attributi del possesso del cavallo - associati
agli inizi del VII secolo a.C. a parti di carro.
La tessitura. Le fibre tessili utilizzate a Narce dalle
principesse falische tra VIII e VII secolo a.C., sulla base di
quanto ad oggi documentato dai residui mineralizzati sulle
fibule bronzee, erano la lana e il lino. La pastorizia era
certamente la risorsa economica prevalente (data l'esiguità
dei terreni coltivabili nel fondovalle del Treja), mentre
ancora oggi cresce spontaneo il lino selvatico nella forra
tra Mazzano e Calcata. Le donne utilizzavano un telaio verticale, che abbiamo
cercato di ricostruire. I pesi (ricreati con argilla dalla cava
della Fornace di Mazzano) tengono in tensione l'ordito.
Una o più barre orizzontali mobili, collegate dai licci con i fili
posteriori, li spostano avanti ed indietro, permettendo alla
Ricostruzione di un telaio verticale
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