Progetto di formazione economica e finanziaria per le scuole
Anno scolastico 2012-2013
LA STABILITA’ DEI PREZZI
1
SOMMARIO
Stabilità dei prezzi, inflazione e deflazione. Alcune definizioni
Prologo: il valore della moneta nel tempo o come leggere la storia d’Italia
attraverso i coefficienti di rivalutazione monetaria dell’Istat
Prezzi relativi e prezzi monetari
Misurare le variazioni dei prezzi monetari: gli indici dei prezzi
Perchè è importante la stabilità dei prezzi
I fattori che determinano l’evoluzione dei prezzi
La politica monetaria
La Banca Centrale Europea
2
LA STABILITA’ DEI PREZZI, L’INFLAZIONE E LA DEFLAZIONE
ALCUNE DEFINIZIONI
3
NOZIONI INTRODUTTIVE
La stabilità dei prezzi è la condizione per preservare il potere d’acquisto della
moneta nel tempo
L’instabilità, che può comportare costi economici e sociali molto elevati, può
essere legata a due fenomeni opposti:
• Inflazione: aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi per un periodo di
tempo prolungato, che riduce il valore della moneta e quindi il suo potere
d’acquisto
• Deflazione: diminuzione del livello complessivo dei prezzi
I vantaggi della stabilità dei prezzi sono strettamente collegati alla moneta e alle
sue funzioni.
La moneta è:
• Mezzo di regolamento degli scambi
• Riserva di valore
• Unità di conto
4
PROLOGO
LA STORIA D’ITALIA ATTAVERSO
IL VALORE DELLA MONETA
5
I COEFFICIENTI DI RIVALUTAZIONE MONETARIA DELL’ISTAT
L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) pubblica periodicamente delle tabelle di
numeri (coefficienti) che consentono di confrontare somme di denaro in diversi
momenti del tempo a parità di potere d’acquisto
Di seguito sono riportate le tabelle dall’Unità d’Italia (1861) al 2011
I confronti sono resi aritmeticamente complicati dal passaggio dalla lira all’euro
(1999), ma sono ugualmente interessanti
Quanto varrebbero le “Mille lire al mese” cantate da Natalino Otto nel 1939?
Non un granché: quasi 835 euro del 2011
(attenzione però ai livelli di consumo e redditi in termini relativi!)
Lo stipendio medio di un insegnante nel 1990 era di 1.700.000 lire, pari a circa
1.585 euro del 2011
6
Coefficienti per tradurre valori monetari dei periodi sottoindicati in valori del
Anni
Coefficienti
Anni
Coefficienti
Anni
2011 (a)
Coefficienti
Anni
Coefficienti
1861
8945,297
1901
8307,071
1941
1196,793
1981
3,821
62
8891,083
02
8363,904
42
1035,452
82
3,284
63
9157,483
03
8123,083
43
617,436
83
2,856
64
9416,102
04
8025,321
44
138,939
84
2,583
65
9575,906
05
8016,550
45
70,544
85
2,378
1866
9476,930
1906
7870,326
1946
59,773
1986
2,241
67
9249,866
07
7515,516
47
36,884
87
2,142
68
8891,083
08
7593,316
48
34,835
88
2,041
69
8837,522
09
7811,655
49
34,331
89
1,915
70
8711,572
10
7601,185
50
34,800
90
1,805
1871
8450,626
1911
7416,728
1951
31,718
1991
1,696
72
7477,211
12
7349,843
52
30,426
92
1,609
73
7053,023
13
7335,144
53
29,846
93
1,544
74
6887,459
14
7335,144
54
29,064
94
1,486
75
8042,921
15
6855,274
55
28,272
95
1,410
1876
7601,185
1916
5478,076
1956
26,931
1996
1,357
77
7305,920
17
3872,832
57
26,420
97
1,334
78
7585,464
18
2777,411
58
25,214
98
1,310
79
7680,779
19
2735,973
59
25,318
99
1,290
80
7409,236
20
2082,073
60
24,664
2000
1,258
1881
7921,321
1921
1759,871
1961
23,963
2001
1,225
82
8114,097
22
1770,491
62
22,800
02
1,196
83
8383,021
23
1780,807
63
21,206
03
1,167
84
8549,118
24
1720,249
64
20,019
04
1,145
85
8363,904
25
1531,345
65
19,186
05
1,125
1886
8373,452
1926
1419,614
1966
18,809
2006
1,103
87
8392,613
27
1552,740
67
18,441
07
1,085
88
8288,298
28
1675,455
68
18,209
08
1,051
89
8150,160
29
1649,088
69
17,711
09
1,043
90
7870,326
30
1703,075
70
16,854
10
1,027
1891
7895,741
1931
1885,156
1971
16,052
2011
1,000
92
7964,325
32
1935,905
72
15,198
93
8141,114
33
2057,544
73
13,770
94
8177,418
34
2169,519
74
11,528
95
8223,255
35
2139,150
75
9,839
1896
8260,297
1936
1988,922
1976
8,444
97
8278,943
37
1816,979
77
7,150
98
8223,255
38
1687,404
78
6,358
99
8354,378
39
1616,026
79
5,494
1900
8316,489
40
1384,773
80
4,535
(a) Qualora la cifra originaria sia espressa in lire, mentre la cifra rivalutata debba essere espressa in euro, occorrerà effettuare prima la rivalutazione
(moltiplicando per l'apposito coefficiente) e successivamente la conversione in euro (divisione per 1.936,27); al contrario, se la cifra di partenza sia espressa in
euro, la cifra rivalutata, con il coefficiente delle tavole, risulterà anch'essa in euro e quindi se occorresse esprimerla in lire sarà necessaria l'operazione inversa
(moltiplicazione per 1.936,27).
7
IL VALORE DELLA MONETA NELLA STORIA D’ITALIA
Valore di un euro (1936,27 lire) in ciascun anno in termini di euro del 2011
10.000
1.000
100
10
06
01
96
91
86
81
76
71
66
61
56
51
46
41
36
31
26
21
16
11
06
01
96
91
86
81
76
71
66
11
20
20
20
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
18
18
18
18
18
18
18
18
61
1
8
LA STABILITA’ DEI PREZZI E IL VALORE DELLA MONETA
Nella storia d’Italia ci sono stati episodi di rapido deprezzamento della moneta
(inflazione) in occasione delle due guerre mondiali, soprattutto della seconda, e
negli anni ’70/’80 dopo le crisi petrolifere
Altri paesi hanno avuto storie simili alla nostra: la conquista della stabilità
monetaria è generalmente un processo contrastato e difficile in tutte le economie
contemporanee, il suo mantenimento impone vincoli stringenti alle politiche
economiche perseguibili
Ci sono stati anche episodi di rivalutazione della moneta: in Italia nella seconda
metà degli anni ’20 la politica di mantenimento di un tasso di cambio della lira
molto elevato (‘Quota 90’) portò a un aumento del suo valore rispetto a tutti gli
altri beni e servizi
9
QUALI PREZZI?
10
QUALI PREZZI?
Esistono due nozioni di prezzo da tenere ben distinte:
• prezzi relativi: indicano i rapporti di scambio tra diversi beni e servizi. Essi sono
i segnali che guidano le decisioni dei produttori e dei consumatori
• prezzi assoluti: sono prezzi monetari espressi in moneta corrente
La stabilità dei prezzi si riferisce soltanto ai prezzi monetari e non ai prezzi
relativi
La stabilità non riguarda il prezzo di uno specifico bene, ma la media dei prezzi
monetari di un’ampia classe di beni (paniere) in un certo arco temporale e per
una certa popolazione di riferimento.
La stabilità dei prezzi, in questo modo, equivale alla stabilità del valore della
moneta
11
I PREZZI RELATIVI NON DEVONO ESSERE STABILI
Nelle economie avanzate, dove il baratto non esiste quasi più, i prezzi relativi
non sono immediatamente osservabili: occorre fare un calcolo per ottenerli
Esempi:
1) giornate di lavoro per acquistare un’automobile
2) per i ragazzi sono intuitivi i prezzi relativi delle figurine
Le decisioni di spesa sono però prese sulla base dei prezzi relativi: se il prezzo
monetario della carne aumenta e quello del pesce rimane stabile, le quantità
consumate si muovono in senso opposto
Le decisioni di produzione sono anch’esse guidate dalle aspettative sui prezzi
relativi
E’ il movimento dei prezzi relativi che consente di portare in equilibrio domanda
e offerta nei diversi mercati e di far funzionare l’economia nel suo complesso
12
I PREZZI MONETARI
Il movimento dei prezzi relativi avviene attraverso i prezzi monetari che
esprimono il valore di un bene o di un servizio nelle unità della moneta corrente
I prezzi relativi si aggiustano quando i prezzi monetari variano con direzione e
intensità diversa
Quando tutti (o la grande maggioranza dei) i prezzi monetari variano nella
stessa direzione si ha:
inflazione se la variazione è positiva
deflazione se la variazione è negativa
Oltre certe soglie inflazione e deflazione sono sintomi di patologie del sistema
economico: non sono più i prezzi relativi che si aggiustano, ma è la moneta che
perde o acquista valore in modo anomalo
13
MISURARE LE VARIAZIONI DEI PREZZI
14
MISURARE LE VARIAZIONI DEI PREZZI
Nelle economie moderne esistono milioni di beni e servizi venduti e comprati
quotidianamente e per ciascuno di essi negli scambi viene fissato un prezzo
monetario
I prezzi monetari sono soggetti a variazioni continue che rispecchiano il mutare
della domanda e dell’offerta dei rispettivi beni o servizi e forniscono
un’indicazione della loro “scarsità relativa”
Non è fattibile provare a misurare questa miriade di prezzi, ma non è nemmeno
corretto prenderne in considerazione solo alcuni in quanto potrebbero non
essere rappresentativi del livello generale
Gran parte dei paesi misura la variazione dei prezzi attraverso uno strumento
statistico chiamato “Numero indice dei prezzi al consumo”
Esistono anche altri numeri indici (ad esempio esistono indici settoriali, o dei
prezzi alla produzione, per particolari fasce della popolazione)
15
L’INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
L’indice dei prezzi è costruito a partire da un’analisi dei profili di acquisto dei
consumatori per individuare i beni e i servizi generalmente più acquistati e quindi
più rappresentativi del consumatore
Oltre ai beni acquistati con cadenza giornaliera (ad esempio il pane e la frutta),
sono presi in considerazione quelli durevoli (quali autovetture, computer e
lavatrici) e le spese ricorrenti (ad esempio gli affitti)
A ciascuna delle voci viene attribuito un peso che misura l’importanza di
ciascuna di esse nella spesa complessiva identificando così il “paniere” su cui
viene fatta la rilevazione e vengono aggiornati periodicamente
Ogni mese, numerosi ”rilevatori” verificano il prezzo delle singole voci di spesa in
vari punti vendita
Il costo del paniere viene poi seguito nel tempo in modo da determinare una
serie per l’indice dei prezzi e ciò consente di calcolare il tasso di variazione degli
stessi
16
UN SEMPLICE INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
Paniere rappresentativo della spesa annua degli adolescenti
1° anno
2° anno
3° anno
Quantità
Prezzo
(EURO)
Prezzo
(EURO)
Prezzo
(EURO)
100
50
10
1
1,00
0,50
1,50
160,00
1,20
0,40
1,70
173,00
0,90
0,70
1,20
223,00
Costo del paniere
300
330
360
Indice dei prezzi
100
110
120
10%
9,09%
Panini
Bibite
Bevande energetiche
Mountain bike
Tasso di inflazione annuo
17
GLI INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IN ITALIA
L'Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l'intera collettività
nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l'indice armonizzato
europeo (IPCA)
Il NIC misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico; in altre parole
considera l'Italia come se fosse un'unica grande famiglia di consumatori,
all'interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate
Il FOI si riferisce ai consumi dell'insieme delle famiglie che fanno capo a un
lavoratore dipendente (extra-agricolo); è l'indice usato per adeguare
periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al
coniuge separato
l'IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a
livello europeo
18
DIFFERENZE TRA GLI INDICI DEI PREZZI
I tre indici si basano su un'unica rilevazione e sulla stessa metodologia di
calcolo, condivisa a livello internazionale
NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o
servizio è diverso, a seconda dell'importanza che questi rivestono nei consumi
della popolazione di riferimento: per il NIC la popolazione di riferimento è
l'intera popolazione italiana, per il FOI è l'insieme di famiglie che fanno capo a
un operaio o a un impiegato
L'IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia
dagli altri due indici perché il paniere esclude, sulla base di un accordo
comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i servizi relativi alle
assicurazioni sulla vita
Differenze nel concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano
sempre il prezzo pieno di vendita, l'IPCA si riferisce invece al prezzo
effettivamente pagato dal consumatore (ad esempio l'IPCA tiene conto anche
delle riduzioni temporanee di prezzo come in occasioni di saldi e promozioni).
19
INTERPRETARE L’INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
L’indice dei prezzi misura come varia il livello dei prezzi di un paniere di beni:
rappresenta una media, quindi alcuni singoli prezzi possono salire e altri
diminuire
I pesi con cui le singole voci di spesa contribuiscono all’indice dipendono dalla
composizione della spesa complessiva riferita a un ipotetico consumatore
medio: diverse tipologie di consumatori possono sperimentare variazioni nel
costo del proprio paniere anche notevolmente diverse da quelle degli indici
pubblicati
L’inflazione è il tasso di crescita dell’indice dei prezzi: dire che l’inflazione
registrata in un anno è inferiore a quella registrata nell’anno precedente non
significa che l’indice dei prezzi sia diminuito, è semplicemente cresciuto di meno
20
PERCHE’ E’ IMPORTANTE LA STABILITA’ DEI PREZZI
21
SETTE MOTIVI PER DESIDERARE LA STABILITA’ DEI PREZZI
1.
Ridurre l’incertezza sull’evoluzione dei prezzi e aumentare la trasparenza
dei prezzi relativi
2.
Evitare inutili e costose attività di copertura
3.
Evitare una distribuzione arbitraria di ricchezza e reddito
4.
Contenere gli effetti distorsivi dei regimi fiscali
5.
Ridurre i premi al rischio di inflazione nei tassi di interesse
6.
Favorire l’attività di intermediazione e la stabilità finanziaria
7.
Diminuire i costi di detenere contante
22
INCERTEZZA, TRASPARENZA E COSTI DI COPERTURA
In un contesto di prezzi stabili è possibile individuare meglio le variazioni dei
prezzi relativi ossia dei prezzi dei beni espressi in termini di altri beni
Ad esempio se un prodotto subisce un rincaro del 3% e il livello generale dei
prezzi nell’economia è stabile, i consumatori interpreteranno correttamente
tale rincaro come un aumento del prezzo relativo del prodotto e su questa
base potranno decidere di limitarne l’acquisto
In un contesto di inflazione elevata e persistente anche le remunerazioni dei
lavoratori stabilite nei contratti riflettono le attese sulle variazioni dei prezzi;
se le imprese nutrono aspettative di inflazione inferiori, esse sono indotte a
percepire un dato aumento dei salari nominali come un incremento di quelli reali
e potrebbero assumere un numero di lavoratori inferiore a quello pianificato
Si può far fronte a queste situazioni adeguando i contratti che si riferiscono a
prestazioni differite nel tempo attraverso meccanismi di indicizzazione (scala
mobile), che sono però costosi da istituire, poco flessibili e che potrebbero
portare a un ciclo vizioso con attese di inflazione ancora più elevate
23
REDDITO, RICCHEZZA E TASSE
In caso di aumento inatteso dell’inflazione, chi vanta crediti nominali, ad esempio
sotto forma di contratti salariali sul più lungo periodo, depositi bancari o titoli di
Stato, vede scendere il valore reale degli stessi
La ricchezza si trasferisce pertanto in maniera arbitraria dai prestatori, o
risparmiatori, verso i prenditori, in quanto il denaro con cui il prestito sarà
rimborsato consente di acquistare quantitativi di beni inferiori rispetto a quelli
attesi al momento della concessione dello stesso
Episodi di deflazione inattesa beneficiano chi vanta crediti nominali, poiché
fanno aumentare il valore di questi ultimi, ad esempio salari o depositi, in termini
reali
in tale situazione tuttavia i debitori sono spesso nell’impossibilità di rimborsare
il capitale e rischiano persino l’insolvenza e ciò potrebbe danneggiare la
società in generale e, in particolare, i creditori e quanti lavorano per le
imprese insolventi
24
TASSE E CONTRIBUTI
Generalmente i sistemi fiscali e di sicurezza sociale non prevedono
l’indicizzazione delle aliquote delle imposte sul reddito e dei contributi
previdenziali al tasso di inflazione
Incrementi salariali intesi a compensare i lavoratori per l’andamento
dell’inflazione potrebbero determinare l’assoggettamento a un’aliquota d’imposta
più elevata, un fenomeno noto come “drenaggio fiscale”
Questa è una testimonianza di come i sistemi di indicizzazione rappresentino
una tutela soltanto parziale dalle variazioni dei prezzi
25
RISPARMIO E ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE
Le variazioni dei prezzi hanno effetti rilevanti su tutte le attività che hanno a che
fare con la conservazione e il trasferimento di ricchezza nel tempo
i) le variazioni dei prezzi attese costituiscono una componente fondamentale
nella determinazione dei tassi di interesse nominali; l’incertezza sul tasso di
inflazione comporta un rischio per i risparmiatori e per gli investitori, rischio che
si traduce in costi per gli operatori
ii) alcune attività tendono a essere meno intaccate di altre dalle variazioni dei
prezzi (beni rifugio) e quindi attraggono investimenti in quantità eccessiva e non
efficiente
in diversi casi tassi di inflazione molto elevati hanno comportato il ritorno al
baratto e l’abbandono dell’uso della moneta
iii) le banche e gli altri intermediari, la cui attività principale è quella di trasferire
ricchezza nel tempo e nello spazio, sono esposti a rischi relativamente elevati in
caso di instabilità dei prezzi
26
I FATTORI CHE DETERMINANO I PREZZI
27
BREVE E LUNGO PERIODO
Gli economisti utilizzano una scansione semplificata e qualitativa del tempo in
“breve periodo” e “lungo periodo”
Il “breve periodo” a seconda dei contesti può durare da qualche mese a uno o
due anni: esso si riferisce al tempo che un sistema economico impiega ad
adattarsi ad una perturbazione esterna
Il “lungo periodo” si riferisce invece a una situazione di equilibrio, in cui tutti gli
operatori hanno aggiustato i propri comportamenti e le proprie decisioni rispetto
a una variazione esterna
“Breve” e “lungo” devono sempre essere riferiti a un contesto determinato e si
riferiscono agli effetti di un evento che influenza l’economia
28
LA DINAMICA DEI PREZZI NEL BREVE PERIODO
Nel breve periodo, ossia nel tempo richiesto all’economia per reagire a
perturbazioni esterne:
i) le variazioni dei prezzi dipendono da fattori reali, quali ad esempio un aumento
dei prezzi relativi delle materie prime (shock di offerta) o un aumento della spesa
(shock di domanda)
ii) le variazioni delle variabili monetarie (quantità di moneta e tassi di interesse)
influenzano il livello dell’attività produttiva
Si tratta di effetti di breve periodo dovuti al fatto che l’aggiustamento dei prezzi
relativi richiede tempo: alcuni prezzi monetari si aggiustano più rapidamente,
altri più lentamente
29
IL LIVELLO DEI PREZZI NEL LUNGO PERIODO
Vi è un consenso molto ampio tra gli economisti sul fatto che nel lungo periodo il
tasso di variazione dei prezzi dipende dalla crescita della quantità di moneta
rispetto alla crescita dell’insieme dei beni e servizi che vengono prodotti
Se la quantità di moneta cresce più velocemente della produzione ci sarà una
crescita generalizzata dei prezzi, ossia l’inflazione
Se la quantità di moneta cresce meno velocemente della produzione ci sarà una
diminuzione generalizzata dei prezzi, ossia la deflazione
Il livello e il tasso di crescita dell’attività economica nel lungo periodo dipendono
da fattori quali la crescita della popolazione, l’evoluzione della tecnologia, il
livello di istruzione della popolazione (capitale umano), ma non dalla quantità di
moneta in circolazione
30
L’EQUAZIONE O IDENTITA’ DEGLI SCAMBI STATICA
M = quantita’ di moneta in circolazione
V = velocita’ di circolazione della moneta, ossia numero di volte che un’unità di
moneta viene scambiata nell’unità di tempo
P = indice dei prezzi
Q = paniere rappresentativo di tutti i beni e servizi scambiati
Per definizione
M*V == P*Q
Ossia il valore monetario degli scambi è uguale alla somma delle quantità
scambiate moltiplicate per i prezzi: si tratta di un’identità
31
L’EQUAZIONE O IDENTITA’ DEGLI SCAMBI DINAMICA
Utilizzando la lettera greca Δ per indicare le variazioni percentuali tra due periodi
l’identità puo’ essere riscritta in forma approssimata:
ΔM + ΔV =~ ΔP + ΔQ
Ossia:
ΔP =~ ΔM + ΔV – ΔQ
Se le variazioni dell’attività economica sono indipendenti dai fattori monetari,
l’equazione consente di identificare nelle variazioni della quantità di moneta (o
della sua velocità di circolazione) la causa dell’inflazione
32
LA POLITICA MONETARIA
33
LA MONETA E I TASSI DI INTERESSE
La quantità di moneta in circolazione dipende in ultima istanza dall’ammontare
delle passività delle banche centrali, in larga misura costituite da circolante
(biglietti) e riserve bancarie
La regolazione degli aggregati monetari avviene tramite un insieme di tassi di
interesse ai quali le banche centrali prestano fondi alle banche commerciali e
remunerano i depositi da esse effettuati; si tratta di operazioni su scadenze con
un orizzonte di tempo breve
Siccome le banche utilizzano i tassi fissati dalle banche centrali come base per
determinare i tassi sui prestiti e sui depositi, le banche centrali hanno un
controllo mediato sui tassi di interesse a breve termine nell’economia e quindi
sulla quantità di moneta
34
LA TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA
Una variazione dei tassi di interesse indotta dalla banca centrale determina nel
breve periodo un insieme di effetti sulle decisioni di spesa e di risparmio delle
famiglie e delle imprese
Ad esempio, a parità di altre condizioni, tassi più elevati rendono meno
conveniente l’assunzione di prestiti per finanziare i consumi o gli investimenti di
famiglie e imprese; accrescono anche l’interesse delle famiglie a risparmiare,
invece di spendere, il proprio reddito corrente. Infine, possono influire sull’offerta
di credito
A loro volta, anche se con un certo ritardo, tali andamenti incidono
sull’evoluzione di variabili dell’economia reale quali il prodotto
Un aumento dei tassi di interesse ha l’effetto di ridurre la domanda di beni e
servizi, una riduzione quello di aumentarla
35
LA RISPOSTA AGLI SHOCK
Una shock negativo alla domanda significa che una parte delle risorse
(lavoratori, impianti) rimane disoccupata; lo stimolo garantito dalla politica
monetaria può compensare temporaneamente lo shock mentre l’economia si
riaggiusta
Uno shock positivo (ad esempio un incremento della spesa pubblica) può
portare a squilibri di segno opposto e quindi a pressioni sul livello dei prezzi: la
banca centrale generalmente risponde rialzando i tassi di interesse
E’ importante che la banca centrale controlli le aspettative sull’andamento dei
prezzi, per evitare che si inneschino circoli viziosi: siccome ci sono aspettative
che i prezzi aumentino in futuro, gli operatori si cautelano aumentando i prezzi
correnti
Di qui l’importanza della credibilità e dell’indipendenza delle banche centrali
36
L’EUROSISTEMA E LA BANCA CENTRALE EUROPEA
37
LA POLITICA MONETARIA IN ITALIA E IN EUROPA
L’Italia fa parte dell’area dell’euro fin dal suo avvio nel 1999 e quindi la politica
monetaria non è più decisa a livello nazionale; il passaggio ha comportato il
cambio del segno monetario, dalla lira all’euro
Il 1° giugno 1998 è stata istituita la Banca Centrale Europea, che assieme alle
banche centrali nazionali dei paesi partecipanti all’area dell’euro forma
l’Eurosistema, responsabile di condurre la politica monetaria unica
L’obiettivo fondamentale della politica monetaria comune è il mantenimento della
stabilità dei prezzi
Nel 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato la seguente definizione
quantitativa: per stabilità dei prezzi si intende “un aumento sui dodici mesi
dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro
inferiore al 2%. La stabilità dei prezzi deve essere mantenuta in un orizzonte di
medio termine”
Successivamente, nel 2003, esso ha inoltre precisato l’intenzione di mantenere
38
l’inflazione su livelli inferiori ma “prossimi al 2% sul medio periodo”.
LA STRATEGIA DELLA POLITICA MONETARIA
Nella strategia della BCE, le decisioni di politica monetaria si fondano su
un’analisi complessiva dei rischi per la stabilità dei prezzi articolata in due
prospettive complementari del processo di formazione dei prezzi
La prima, che prende il nome di “analisi economica”, considera il breve e medio
periodo e si incentra sull’attività reale e sulle condizioni finanziarie
dell’economia. Essa tiene conto del fatto che in tali orizzonti temporali i prezzi
risentono in larga misura dell’interazione fra domanda e offerta nei mercati dei
beni, dei servizi e dei fattori di produzione
La seconda, denominata “analisi monetaria”, riguarda orizzonti a più lungo
termine e sfrutta il legame esistente fra moneta e prezzi in tali orizzonti: essa
costituisce principalmente un mezzo di riscontro, in una prospettiva di mediolungo periodo, per le indicazioni a breve e medio termine fornite dall’analisi
economica
39
LA FORMAZIONE DELLA POLITICA MONETARIA
40
CONCLUSIONI: 5 COSE DA RICORDARE
41
CINQUE COSE DA RICORDARE
1.
La stabilità dei prezzi è la condizione per conservare il potere di acquisto
della moneta nel tempo
2.
La stabilità è riferita ai prezzi monetari e non ai prezzi relativi, i quali invece
devono poter variare liberamente per mettere in equilibrio domanda e
offerta nei diversi mercati
3.
La stabilità si riferisce a un indice composito rappresentativo delle scelte di
consumo della collettività
4.
Inflazione e deflazione comportano ingenti costi economici e sociali
5.
Nelle economie contemporanee a moneta fiduciaria la politica monetaria
affidata alle banche centrali è lo strumento principale per conseguire la
stabilità dei prezzi
42
Scarica

Stabilità _dei_prezz..