special issue be original 2013/english text elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale Editore Hearst Magazines Italia Via Bracco 6 - 20159 Milano Direttore Responsabile: Livia Peraldo Matton Traduzioni Tdr Translation Company Stampa F.lli Pozzoni – Filago (Bg) sOMMARIo Il Manifesto di Be Original Il debutto Vero>Falso pag 27 Storie di contraffazione pag 37 pag 3 a cura di Laura Maggi e Lisa Corva - ha collaborato Grazia Baccari pag 15 testi di Maria Cristina Tommasini - foto di Andrea Garuti di Laura Maggi, Lisa Corva e Maria Cristina Tommasini ha collaborato Paola Carimati a cura di Laura Maggi - testi di Lisa Corva, Paola Carimati e Ruben Modigliani ha collaborato Maria Cristina Tommasini Il valore dell’originale pag 51 L’eredità del design pag 63 L’opinione dei lettori pag 77 di Laura Maggi - testi di Lisa Corva ha collaborato Grazia Baccari di Laura Maggi - testi di Lisa Corva e Maria Cristina Tommasini ha collaborato Grazia Baccari a cura di Laura Maggi - testi di Lisa Corva ha collaborato Daniela Tavola - foto di Ventundin L’importanza di essere original IL MANIFESTO DI BE ORIGINAL 15 PROPOSTE CONCRETE PER MIGLIORARE LA TUTELA DEL DESIGN ORIGINALE pag 89 di Ruben Modigliani - foto di backstage di Gastel Studio elle decor 3 storia di un progetto a cura di Laura Maggi e Lisa Corva ha collaborato Grazia Baccari Il piacere del design originale. Il piacere, e il valore, di avere a casa, ogni giorno, una lampada, una sedia, un tavolo con quell’aura speciale: l’aura di chi ha pensato, immaginato, creato esattamente quell’oggetto. Un valore unico che vogliamo proteggere e che ci ha portato a lanciare nel novembre 2012 il progetto Be Original, a tutela del diritto d’autore nel design. Progetto sviluppato attraverso una serie di puntate mensili sul magazine, una campagna di sensibilizzazione anticontraffrazione, un sondaggio tra i lettori sul web e tavole rotonde con gli addetti ai lavori (designer, imprenditori, avvocati, eredi dei maestri, fondazioni e associazioni). Per arrivare alla stesura di un Manifesto di proposte concrete presentato alle istituzioni il 4 luglio 2013 in occasione del convegno conclusivo a Milano, a Palazzo Reale elle decor 4 Abbiamo voluto raccontare ai nostri lettori lo scenario della contraffazione, andare nel backstage, perché oggi anche il design, troppo spesso, viene copiato per essere commercializzato. Il fatturato del mercato del falso vale, in Italia, 6,9 miliardi di euro e l’impatto della contraffazione sull’economia legale è pesantissimo. Nel novembre 2012 abbiamo lanciato il progetto Be Original anche perché, come giornalisti, siamo coinvolti in prima persona nella ricerca e promozione del design, con le sue componenti imprescindibili di originalità, innovazione, sostenibilità e autenticità. Siamo oggi arrivati alla fine della prima parte di Be Original, culminato nel convegno organizzato a Milano il 4/7/2013, nelle sale di Palazzo Reale, ospiti del Comune di Milano, alla presenza di Cristina Tajani, assessore alle Politiche per lo Sviluppo econonomico, Università e Ricerca, che darà il via ai lavori. Il Comune è da tempo impegnato in questa direzione: “Sentinella anticontraffazione” è infatti un progetto informativo che, nell’ambito delle iniziative a tutela della legalità e del Made in Italy (anche in collaborazione con ANCI e Ministero dello Sviluppo Economico, al Consiglio Milanese Anticontraffazione, Confcommercio e FedermodaItalia) ha realizzato da dicembre 2012 a maggio 2013, per sensibilizzare, e spiegare ai cittadini e ai turisti, i rischi dell’acquisto di prodotti contraffatti. Come? Anche con i gazebo posti in varie zone della città, che in sei mesi sono stati visitati da più di 65mila persone. Le domande più frequenti? Sulla riconoscibilità del prodotto contraffatto, la tossicità e pericolosità dei materiali utilizzati... Non solo. Anche la Polizia locale di Milano è attiva: presidio del territorio, interventi sui venditori di merci abusive, e attività di tipo investigativo per individuare depositi e filiere illegali. Negli ultimi sei mesi sono stati effettuati 272 sequestri di abbigliamento e accessori, telefoni, profumi, dvd e cd, giocattoli, alimentari, per un totale di circa 20.600 pezzi; 91 persone denunciate per contraffazione e ricettazione. “Sentinella anticontraffazione” è stato fortemente voluto dagli assessori alla Sicurezza e Coesione sociale Marco Granelli e al Commercio e alle Attività produttive Franco D’Alfonso anche in vista del grande appuntamento del 2015 con l’EXPO . Ripercorrendo le diverse tappe del nostro percorso, ricordiamo che il nostro viaggio in difesa del design originale è cominciato sul magazine a dicembre 2012 con il reportage sulle vetrine de la Rinascente dove Elle Decor Italia e i suoi partner hanno presentato alcuni tra i pezzi di design più copiati. In parallelo ha preso il via una campagna anticontraffazione, firmata da Giovanni Gastel e pubblicata da tutte le riviste del gruppo Hearst Magazines Italia di cui siamo parte. Be Original è proseguito a gennaio 2013 intervistando creativi in tutto il mondo, con una domanda semplice: qual è il vostro oggetto del cuore? Come l’avete scelto, e perché? Abbiamo continuato, a marzo, con case-history di contraffazione. La parola ad avvocati e industriali che ci hanno raccontato la difficile lotta ai falsari, che magari finisce, come in un vero thriller, con la lampada copiata in tribunale. Ad aprile, ecco i designer, che hanno raccontato le loro sfide, le loro straordinarie e complicate avventure: passare da un’idea al prototipo, fino alla produzione industriale. A maggio, la meraviglia del passato: la parola agli eredi e alle fondazioni, ma anche a chi cerca di proteggere e attualizzare il design d’epoca. A giugno, i protagonisti sono stati i lettori che hanno risposto al nostro sondaggio, che hanno raccontato la loro passione per il design. (A proposito: grazie ancora!). Nelle pagine che seguono, il Manifesto di proposte concrete, redatto grazie all’apporto di esperti in campi diversi (da quello legale a quello associazionistico, industriale e culturale) che abbiamo coinvolto in una serie di tavole rotonde sul tema. Lo consegniamo alle istituzioni, pronti a nuove sfide.• IL MANIFESTO Per una tutela legale/ giudiziaria effettiva 1. Tutti i prodotti copia realizzati in Italia dopo il 2006 devono essere perseguibili come contraffazioni. Il 2 settembre 2010 l’Italia ha finalmente concesso piena tutela alle opere di design coperte da diritto d’autore contro i prodotti copia, con la revisione dell’art. 239 del CPI. Un successivo decreto “proroga termini” ne ha svilito l’efficacia, estendendo a 13 anni (ovvero fino all’aprile 2014) la moratoria per chi fabbrichi o commercializzi prodotti contraffatti. Si propone l’annullamento del decreto “proroga termini” e il ritorno alla precedente formulazione dell’articolo 239 del CPI. Sostiene, con diverse declinazioni, una proposta in questa direzione l’avvocato Filippo Bongiovanni, Ufficio Tutela Design, Modelli, Marchi, Federlegno Arredo 2. Una più efficace tutela civile e penale dei diritti di Proprietà Industriale e Intellettuale in Europa e nel mondo digitale. Internet rappresenta per le generazioni attuali una rivoluzione di straordinaria portata. Ma presenta anche aspetti di natura negativa, tra i quali il fatto che questo straordinario mezzo di comunicazione è diventato il più potente vettore di diffusione nel mondo di prodotti contraffatti. Si propone di correggere gli aspetti negativi con normative e regole di comportamento, che consentano trasparenza e certezza, da un lato per i consumatori e, dall’altro lato, per le imprese che operano online. In sintesi: - Applicare al commercio online le stesse regole che valgono per quello tradizionale (offline). - Applicare agli operatori online il principio del Duty of Care (Obbligo di Diligenza) per proteggere il consumatore da pratiche commerciali scorrette. - Responsabilizzare gli operatori online che sono coinvolti attivamente, anche per conto di terzi, nella vendita di prodotti contraffatti, nello stesso modo degli operatori nel commercio offline. - Introdurre misure contro gli operatori online che infrangono ripetutamente le regole, compreso l’obbligo a non commettere ulteriori infrazioni. - Introdurre regole comuni a livello dell’Unione Europea riguardo a procedure obbligatorie “notice and takedown” (rimozione delle violazioni da parte degli operatori online a semplice richiesta del danneggiato). - Vietare l’uso di marchi di proprietà di terzi, da parte degli operatori online, come parole chiave per pubblicizzare prodotti e servizi che non riguardano i titolari dei marchi stessi. Sostiene proposte in questa direzione Fondazione Altagamma nella persona del dottor Armando Branchini, Vice Presidente della Fondazione, e Presidente di ECCIA - European Cultural and Creative Industries Alliance di cui fanno parte Circulo Fortuny (Spagna), Comité Colbert (Francia), Meisterkreis (Germania) e Walpole (Regno Unito) oltre a Fondazione Altagamma (Italia) Per fare sistema tra istituzioni e aziende 3. Un sistema di uffici istituzionali nel mondo per accompagnare e difendere le aziende nella distribuzione all’estero e nelle eventuali cause di contraffazione. Il mercato globale in continua evoluzione impone oggi alle aziende di design di puntare fortemente sull’internazionalizzazione del marchio e sull’export. Al contempo, affrontare mercati esteri e soprattutto Paesi emergenti (come la Cina e il Brasile) comporta esporsi a molti rischi per quanto attiene al tema della contraffazione. Certamente il rischio si attenua se si può contare su un marchio forte, un prodotto tecnologicamente innovativo e sulla qualità nella distribuzione. Tuttavia, sarebbe indispensabile per le aziende un aiuto da parte delle istituzioni sia perché non siano lasciate da sole nelle fasi iniziali di approccio ai mercati esteri (per esempio nella certificazione e registrazione dei prodotti), sia per i costi di eventuali cause legali in caso di contraffazione (ingestibili se affrontate senza un sostegno economico). In definitiva occorrerebbe “fare sistema” per promuovere e tutelare la creatività e il Made in Italy nel mondo. Bisognerebbe creare un sistema centralizzato che coordini uffici locali in grado di accompagnare le aziende nei diversi mercati. Ogni ambasciata dovrebbe avere al suo interno un ufficio a sostegno delle aziende che esportano in quel mercato e un gruppo di figure professionali preposte a seguirle in eventuali cause di contraffazione. Sostiene una proposta in questa direzione il dottor Claudio Luti, Presidente di Kartell spa e Presidente Cosmit 4. Una nuova piattaforma per il design sostenuta da istituzioni e industria. I grandi passi avanti sul piano legislativo e giurisprudenziale che hanno portato finalmente al riconoscimento della tutela del design come diritto d’autore non hanno definitivamente risolto i problemi di fondo dell’industria del mobile in Italia, che sono strutturali e che richiedono un approccio culturale completamente nuovo da parte degli imprenditori e delle istituzioni. Si propone di trasformare l’Italia in una “design economy”, creando grandi reti di piccole e medie imprese, reti che combinino al loro interno creatività e savoir faire industriale, finanza e proprietà intellettuale, capacità manageriale e distributiva. Lo strumento giuridico adottabile è il contratto di rete, che consente una collaborazione tra imprese anche di piccole dimensioni su basi pragmatiche e flessibili. Per esempio, una rete di imprese nel settore del mobile potrà negoziare accordi vantaggiosi con istituti finanziari, contratti con designer prestigiosi, avvalersi di service providers di alta qualità (dagli studi legali agli esperti di marketing ecc.). Ancora, la rete può dotarsi di un “brand” e depositare brevetti e può operare sui mercati esteri con maggiore incisività. Sostiene una proposta in questa direzione l’avvocato Gabriel Cuonzo, Studio Trevisan & Cuonzo Avvocati, Milano 5. Un regolamento unico di protezione della proprietà industriale, concorrenza e diritti d’autore nelle fiere. La prima convenzione internazionale sulla proprietà industriale nacque a Parigi alla fine del 1800 allo scopo di proteggere le innovazioni presentate alle grandi fiere espositive. È proprio nel momento di maggiore esposizione della risorsa IL MANIFESTO immateriale, che la stessa necessita di ricevere un’efficace protezione da indebite usurpazioni. L’esposizione in fiera rappresenta una delle maggiori opportunità di promozione commerciale per ogni azienda e usualmente in fiera vengono presentate per la prima volta le innovazioni realizzate. In questo particolare momento l’espositore, che non sia adeguatamente protetto con gli strumenti giuridici della proprietà industriale e intellettuale, corre il rischio di vanificare lo sforzo e gli investimenti competitivi profusi nella realizzazione di prodotti innovativi. Nell’obiettivo di garantire fiere “counterfeiting free”, si propone l’adozione di un regolamento unico come standard nazionale per tutti gli eventi fieristici di riferimento. Il regolamento deve prevedere tre forme di servizi: un servizio informativo a disposizione di chiunque voglia avere chiare indicazioni su caratteristiche e opportunità dei diritti di proprietà industriale, un servizio di tutela diretto a raccogliere la prova della presenza di violazioni in via molto più rapida e accurata di quella che normalmente può essere concessa per il tramite giudiziale e infine un terzo strumento (servizio di intervento) che costituisce una sorta di arbitrato tecnico di esperti (giuristi e no) con l’incarico di valutare con immediatezza la sussistenza di violazioni e di impedire la prosecuzione all’esposizione di beni considerati in contraffazione. Sostiene una proposta in questa direzione l’avvocato Giovanni F. Casucci, Centro Studi Anticontraffazione, Milano Per una comunicazione nuova ed efficace 6. la divulgazione di strumenti a tutela della creatività di giovani designer e di micro e piccolemedie imprese. La normativa italiana e comunitaria consente ai giovani designer e alle imprese in crescita di tutelare la propria creatività con strumenti efficaci e poco costosi. Ma spesso tali strumenti non sono conosciuti, o sfruttati sufficientemente. Le normative vigenti consentono di tutelare con un singolo deposito numerosi design purché ricadenti nella stessa classe (Classificazione di Locarno). Per esempio nel settore dell’arredamento è possibile depositare una domanda di design multiplo per complementi d’arredo diversi fra loro (poltrone, sedie, tavoli, letti ecc.). Il design comunitario consente una tutela ai design di fatto (durata 3 anni) purché l’oggetto del design sia pubblicato (esposizione in manifestazioni, esposizioni, pubblicazioni in siti, riviste ecc.) per determinare la data certa della creazione. Esistono finanziamenti per le micro e piccolemedie imprese erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico a supporto del deposito di design italiani, comunitari, internazionali e in paesi extra UE. Si propone di promuovere l’uso di tali strumenti in modalità più ampia e capillare, tramite una comunicazione che sfrutti tutti i mezzi e i momenti di contatto con il possibile pubblico interessato di designer e imprenditori. Sostiene una proposta in questa direzione l’avvocato Gianpaolo Fossa, Studio legale Fossa di Milano, in collaborazione con la dottoressa Donatella Prandin, Ufficio Brevetti Bugnion spa, Milano 7. La formazione degli studenti di design e dei manager della comunicazione: a scuola di originali. Coinvolgere e sensibilizzare i giovani sul tema dell’originalità è indispensabile per far comprendere e trasmettere il valore insito in questo concetto e per farne cogliere l’opportunità. Si propone di integrare il tema nei corsi di studio, in particolare in quelli volti a creare i futuri designer e i futuri manager della comunicazione e di coinvolgere studenti e docenti su progetti specifici per creare un movimento virale che utilizzi la rete per diffondere il valore dell’autenticità. Lo studio dei prodotti che hanno fatto la storia del design e che si possono considerare manifesti di originalità, l’istituzione di laboratori di progettazione e analisi che guidino gli studenti attraverso lo studio delle icone anche sotto l’aspetto specifico dell’originalità, la creazione di un osservatorio permanente all’interno delle scuole sono solo alcuni esempi concreti. Attraverso un lavoro collettivo e con un coinvolgimento diretto e creativo si può aiutare questa generazione ad appropriarsi in modo consapevole “dell’opportunità dell’originalità.” Sostiene una proposta in questa direzione Roberto Palomba, architetto e designer, Studio Palomba Serafini Associati, Milano 8. Un nuovo concetto di sostenibilità: etica ed economica. Tutelare un originale significa anche riflettere continuamente sui relativi criteri di individuazione e sul loro aggiornamento. Si impone in primo luogo la necessità di definire in modo univoco il cosiddetto “valore artistico” di un prodotto di design; la creazione è sempre originale quando vi è innovazione e il design è evidentemente una forma d’arte contemporanea. Si propone di introdurre e comunicare un concetto di “sostenibilità etica ed economica” di un prodotto originale, che comprenda la valutazione di un corretto rapporto tra designer e impresa, tra impresa e distribuzione, tra impresa e mercato. Si tratta in sostanza di un patto virtuale di rispetto dell’apporto di ciascuno a garanzia del giusto compenso. La produzione di copie, il mancato riconoscimento di royalties e lo sfruttamento indebito della proprietà intellettuale sono insostenibili per la valorizzazione del miglior design. Crediamo che questo valore etico sia importante in questo particolare momento e che etica ed estetica siano parte inscindibile del concetto di bellezza. Sostiene una proposta in questa direzione Luisa Bocchietto, architetto e designer, Presidente dell’ADI, Associazione per il Disegno Industriale 9. Un codice di prodotto che ne testimoni l’originalità e offra la possibilità per l’acquirente di una verifica online. Le aziende di design dovrebbero puntare, oltre che sulla protezione del marchio, del design e del copyright, sull’utilizzo di mezzi anti-contraffazione e sistemi di riconoscimento dei prodotti originali: si propone l’adozione di codici seriali inseriti nell’etichetta del prodotto, o a esso applicati. Ciò può costituire un valido strumento di tutela del consumatore e di tracciabilità dei prodotti. Tramite l’utilizzo di alcuni tra i più moderni sistemi anticontraffazione, i consumatori possono verificare l’autenticità degli articoli ancor prima di effettuare l’acquisto, anche online, e interagire direttamente con il produttore inviando informazioni importanti e segnalazioni in caso di riconoscimento di prodotti contraffatti. Sostiene una proposta in questa direzione l’avvocato Michele Ferrante, Ferrante Intellectual Property Beijing, Shanghai, Guangzhou, Hong Kong 10. Un’immagine originale per prodotti originali. Il segreto della fotografia creativa di un oggetto di design sta nel rientrare nella mente del suo autore e in un certo senso ricrearla con lui, sentendo dentro di sé l’eco del suo talento. In questo rinnovare il momento creativo sta la meraviglia della fotografia applicata. La capacità di creare e radicare nei consumatori il valore dell’originalità di un prodotto di design, la forza di generare il desiderio di possedere un originale può essere determinata in grande parte dall’uso di una comunicazione visiva originale. Il progetto di comunicazione di un prodotto deve condividerne i requisiti di innovazione, artisticità, creatività, longevità. Attraverso un’immagine fotografica che non estetizzi semplicemente l’oggetto, né lo prevarichi, ma ne condivida gli aspetti peculiari. Per fare di un prodotto di design una vera icona. Si propone un nuovo progetto di comunicazione visiva Be Original a sostegno dell’originalità nel design che coinvolga con un contest l’AFIP, Associazione Fotografi Italiani Professionisti, e miri a sollecitare l’espressione e l’uso di immagini qualitative e inedite per promuovere il design originale anche attraverso una mostra itinerante. Impegnando inoltre l’AFIP a invitare i fotografi suoi associati a produrre immagini pubblicitarie che rappresentino solamente prodotti autentici e certificati originali. Sostengono una proposta in questa direzione Giovanni Gastel, fotografo e Presidente dell’AFIP, Associazione Fotografi Italiani Professionisti, ed Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original 11. Un sito internazionale divulgativo e di servizio per accedere a tutte le informazioni su prodotti di design originale. Pensando a come si è sviluppata la comunicazione negli ultimi decenni e ai nuovi mezzi di conoscenza globali, si propone la creazione di una realtà digitale (app, sito o social network) sulla quale poter condividere e verificare l’identità e l’originalità di un progetto. Con i social network si è aperta la possibilità per il pubblico di contribuire e interagire direttamente, in un interscambio di dati e informazioni sempre più aggiornato e ramificato che rende possibile creare in breve tempo una banca dati che sia al contempo strumento divulgativo. L’uso del digitale e di realtà di condivisione è quindi proposto come mezzo semplice e fruibile per poter divulgare al meglio il concetto di originalità, i suoi fautori e divenire antidoto alla contraffazione. Sostengono una proposta in questa direzione Ferruccio Laviani, architetto e designer, ed Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original 12. Un media internazionale per comunicare un valore universale. La tutela dei diritti di Proprietà Intellettuale e Industriale nel design è di grande rilevanza in ogni paese. La sensibilizzazione dei consumatori, la loro consapevolezza e la corretta e univoca comunicazione del valore dell’originalità stanno alla base di qualunque azione propedeutica alla difesa del diritto d’autore nel design in ogni mercato. Si propone di dare respiro internazionale alla tematica con una azione che veda come promotore il più esteso network di testate di interior design nel mondo: Elle Decoration network. Sostiene una proposta in questa direzione Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original 13. Mostre e percorsi espositivi per far conoscere gli originali, contribuendo ad arricchire il background culturale dei consumatori. Gli originali tutelati da diritto d’autore sono dotati di una componente artistica. Creare una cultura degli originali significa anche proporli come vere opere d’arte, mettere a contatto i prodotti con il pubblico in contesti diversi da spazi commerciali. Si propone quindi di presentare gli originali in un percorso espositivo ampio e diversificato, dove le singole storie si intreccino a formare un racconto esteticamente appagante e allo stesso tempo formativo che solleciti l’interesse di molti. Sostiene una proposta in questa direzione Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original 14. Il coinvolgimento diretto dei consumatori con eventi nei punti vendita di design originale. Il coinvolgimento diretto dei consumatori in un momento di celebrazione del design originale è fondamentale per costruire e diffondere il valore dell’autenticità. Si propone un progetto di comunicazione sul territorio che si avvalga di due strumenti: lo storytelling e gli incentivi all’acquisto. Immaginiamo una serie di eventi nei punti vendita che associno un coinvolgimento emozionale (il racconto dell’esclusivo rapporto tra designer e aziende che dà vita ai prodotti originali) a un aspetto commerciale, ovvero l’offerta di oggetti di design a condizioni eccezionali per un tempo limitato. Sostiene una proposta in questa direzione Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original Per rispondere alle aspettative dei consumatori 15. L’impegno di Elle Decor Italia di farsi portavoce dei 5 temi emersi dal sondaggio nazionale lanciato sul web. Dagli oltre 10.000 questionari risultano come prioritarie le seguenti esigenze: 1. La domanda di un design più economico e accessibile. 2. La richiesta di maggior informazione ed educazione: è indispensabile che il consumatore venga informato sui valori di ciò che acquista. 3. Maggiori sanzioni e controlli. 4. La richiesta di avere certificazioni e garanzie, per esempio un marchio che tuteli e sancisca la qualità. 5. Il rinnovamento generazionale: il sostegno ai giovani designer. Sostiene le proposte in questa direzione Elle Decor Italia, nell’ambito del progetto Be Original Un’icona è sempre originale Abbiamo ricevuto e letto le vostre risposte (tantissime!) al sondaggio Be Original. E le abbiamo sottoposte anche a Enrico Finzi, sociologo, giornalista e presidente di AstraRicerche, struttura che si occupa di indagini sociali, marketing e scenari. Ne è venuta fuori un’analisi precisa e la definizione di una strada da seguire. Che parla di design, cultura, valori condivisi. E orgoglio nazionale Se hai un originale non hai bisogno d’altro Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore ED_campagna Be Original CS5_ronchi_PAGINE UTILIZZATE.indd 57 Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Arco di Achille e Pier Giacomo Castiglioni 1962 www.elle.it/elle-decor/be-original Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore DOTTOR FINZI, Il nostro sondaggio è arrivato a termine. Qual è la situazione che ne emerge? 25/03/13 21.11 Le oltre 10mila interviste che avete raccolto sono un campione molto ampio: in larga misura femminile, più presente della media nel CentroNord, quasi totalmente composto da diplomati o laureati, e in larga maggioranza - sul 60% - da residenti in Comuni sopra i 100mila abitanti. Un target femminile, evoluto, moderno, che d’altra parte corrisponde al mondo di Elle Decor. Che non ci dice com’è l’Italia ma com’è la sua componente avanzata, e quella più interessante per il marketing delle imprese, dato che qui si concentra - stimabilmente attorno al 70/75% degli acquirenti. Una minoranza, seppure cospicua, che però è il grosso del mercato. Questo target evoluto è caratterizzato - e questo non mi ha sorpreso - da una intima conoscenza del design, per il quale prova grande amore, e che volentieri lo acquista (70% sono possessori o acquirenti di pezzi di design, e metà di questi uno o più pezzi all’anno: non è poco). Un target orientato verso il design fondamentalmente dalle riviste qualificate di arredamento come la vostra, e adesso in misura straordinariamente crescente dal web, specialmente i siti delle aziende (i social forum pesano ancora poco); il punto vendita ha un ruolo secondario, e purtroppo decrescente, e comunque la fanno da padrone i punti vendita specializzati, quelli che nell’abbigliamento sono le boutique: non Ikea, non l’online. Questo target non solo adora il design, ma ha capito appieno la crucialità dell’originalità: Be Original non è uno slogan imposto, è qualcosa che corrisponde al sentire. Perché? Perché il design autentico garantisce maggiore qualità dei prodotti e della fattura tecnica, maggiore sicurezza, maggiore valore simbolico, emozionale. E riconoscibilità dello stile. Il prodotto è il vero protagonista, più importante del brand, che semmai è garante anche della sua legalità: rispetto dei diritti dei lavoratori, rispetto delle norme di sicurezza. Quindi netto favore per i prodotti originali (84%) e disgusto per la contraffazione. Qui parliamo della casa, di qualcosa che è essenziale soprattutto per gli italiani. E c’è un vero odio nei confronti delle imitazioni perché danneggiano i designer, le imprese e la ricerca, favoriscono i criminali, impoveriscono l’economia, evadono il fisco. C’è una domanda molto forte di azioni di tutela, sostanzialmente controlli e sanzioni, e poi di informazione: perché non tutti (questo target sì, ma è il target avanzato) hanno una consapevolezza dei danni che il non original dà allo Stato e alla collettività. Consumatori compresi: perché il prodotto falso, per esempio, non ha un servizio post vendita, nessuno che lo può sostituire o riparare. Anche le indagini che abbiamo svolto a livello nazionale con AstraRicerche, compresa l’ultima del 2012, mostrano che quello dei fautori del design non è più un mondo piccolo ed elitario: è diventato la maggioranza della popolazione, il 54%. Perché la crisi ha penalizzato i consumi, ma non - almeno da noi - il crescente favore per il design. Che va inteso come una sintesi fluida, perfetta Charles di Antonio Citterio 1997 Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Nelle immagini di queste pagine, la campagna anticontraffazione di Elle Decor Italia con immagini fotografiche di Giovanni Gastel sul tema dei valori legati al design originale. Il progetto ha il patrocinio del Comune di Milano. Con il Patrocinio del Comune di Milano Di un originale ti puoi fidare Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore di Ruben Modigliani Lounge chair + Ottoman di Charles e Ray Eames 1956 vitra. Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original ED_campagna Be Original CS5_ronchi_PAGINE UTILIZZATE.indd 59 Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original 25/03/13 21.13 di funzione (comfort, tenuta, comodità, sicurezza) ed estetica. Il mercato potenziale teorico è gigantesco per vari motivi. In primis perché c’è ancora tanta gente che va acculturata al design, quel 54% può diventare il 70%. Possiamo conquistare nuovi consumatori. Poi perché coloro che desiderano avere prodotti di design in casa sono soddisfatti solo nella misura di un terzo (31%, per la precisione): quindi quelli che sono già parte del 54% per oltre due terzi auspicano di avere più prodotti di design. L’Italia in questo momento è depressivante per gli operatori, in quanto mercato in grave difficoltà; sapere che questo mercato ha potenzialità di crescere - e l’educazione è uno degli strumenti per farlo crescere - è importante, anche perché è difficile essere forti nell’export se non si ha un buon presidio del mercato domestico. E pensare solo di esportare può funzionare per due/tre marchi, ma non funziona nell’insieme. Quindi l’Italia resta, per il Made in Italy, una base importante. C’è da dire anche che il consumatore italiano è molto più sofisticato della media, quindi se una cosa passa qui vuol dire che ha passato l’esame di un maestro molto severo. La convivenza di un mercato avvizzito con la crescente disposizione all’acquisto nei confronti del design sorprende un po’. Come la spiega? Ci sono cinque motivi. 1. Il nostro Paese è imbevuto di cultura della bellezza. Una bellezza distribuita: non si nega a nessuna piccola frazione dell’Appennino o delle Alpi un’edicola con una Madonna o una bella chiesa. Abbiamo tanti grandi (Armani, Castiglioni etc.) anche se non abbiamo scuole. C’è un motivo antropologico, un vantaggio competitivo: il “Bello” lo respiriamo con l’aria. 2. Abbiamo un valore sociale del prodotto esteticamente bello. La bellezza è stata accessibile ED_campagna Be Original CS5_ronchi.indd 26 Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork la parola all’esperto 02/05/13 21.22 per molti secoli solo alle classi dirigenti, ma quando noi italiani all’inizio degli anni ’50 ci siamo messi in moto per consumare (ho anche scritto un libro sull’argomento) nei primi dieci anni ci siamo voluti dotare di prodotti che, venendo dalla miseria e dall’analfabetismo, non avevamo mai avuto. Ma siamo stati rapidissimi nel passare subito a voler non solo una lavabiancheria, ma una lavabiancheria bella. Idem per la radio, ed è nata la Brionvega che adesso sta al MoMA. La domanda di bellezza, di contenuto estetico, di originalità, di riconoscibilità è una domanda di massa che è emersa quasi subito. Gli italiani non si contentano di avere: potendo, vogliono delle cose belle. 3. In un Paese più o meno disastrato, il Made in Italy è stato un elemento che ha dato orgoglio nazionale. Prima la moda e il design industriale, adesso anche l’eno-agroalimentare. Oggi gli italiani viaggiano di più o sono comunque più esposti al mondo (via cinema, tv, web), e si rendono conto del nostro prestigio. Sentono un riconoscimento positivo. L’offerta ha rafforzato la domanda. 4. L’imitazione: via via che sempre più nuclei familiari si dotavano di oggetti con un’ottima sintesi di estetica e di funzione è scattato l’effetto imitativo che c’è in tutte le società. Lo voglio anch’io: perché devo avere solo una sedia? La voglio bella, riconoscibile. 5. I media: i mezzi di comunicazione, e specialmente la stampa, hanno svolto una funzione educativa straordinaria. Se la televisione è stata essenziale per educare, per esempio, a lavarsi i denti dopo i pasti (merito più delle pubblicità dei dentifrici che dei dentisti), sono stati i periodici che hanno insegnato alle donne, e in parte agli uomini, a vestirsi bene, ad alimentarsi meglio. Hanno insegnato uno stile di vita. Adesso c’è il web, ma è recente. Un ruolo storico positivo che spiega perché la stampa periodica sia tuttora al primo posto per il target evoluto come fonte di informazione, battendo la tv che strutturalmente ha dedicato poca attenzione a questi ambiti. A proposito di design italiano: i grandi Come legge le proposte emerse dal sondaggio? maestri oggi arrivano da tutto il mondo. ED_campagna Be Original CS5_ronchi.indd 35 02/05/13 21.23 In sintesi dai vostri lettori emergono cinque punti, raggruppando alcune voci che a mio parere vanno nella stessa direzione. 1. La domanda di un design più economico, accessibile (42%). 2. La richiesta di maggior informazione ed educazione: è indispensabile che il consumatore venga informato sui valori di ciò che acquista (22%). 3. Maggiori sanzioni e controlli (14%). 4. Richiesta di avere certificazioni e garanzie, per esempio un marchio che tuteli e sancisca la qualità (7%). 5. Rinnovamento generazionale, nuovi designer (3%). Emerge quindi un desiderio di sensatezza, di lasciarsi alle spalle un’epoca di overprofit, che si inserisce in una tendenza generale. Mi hanno colpito una certa lucidità di questo target evoluto, le opportunità ulteriori di crescita in Italia, la necessità che il settore investa di più su due terreni chiave: l’educazione e un’articolazione dell’offerta diversa. Non puoi dare il mercato per fisso, devi andare in conquista. L’hanno fatto gli stilisti con le seconde linee, ma anche aziende come Guzzini, che fa utensili solo di plastica e ha inserito prodotti con un buon contenuto di design. Così hanno educato a comprare oggetti magari di plastica ma comunque di buon progetto. Capisco le difficoltà del momento, ma questo richiede una mentalità un po’ diversa. Credo a una scala verticale prezzi più lunga: coloro che hanno un posizionamento medio potrebbero coprire, per esempio, anche fasce medio-basse. Oppure chi ha un posizionamento alto potrebbe avere degli entry price medi. Perché c’è chi non ce la fa a pagare i prezzi alti, ma anche chi - dei ceti superiori - cerca prodotti non carissimi. Esempio tipico: la cameretta dei figli, che tanto in sei anni la distruggono. Se le aziende non capiscono che il mondo è bello perché è vario e non articolano l’offerta - senza annacquarla troppo - fanno un errore. E questo non riguarda Non illludiamoci che la nostra eccellenza storica sia esclusività. Gli altri crescono, non accettano più prodotti mal fatti, realizzati in condizioni non accettabili o non sicuri. I bisogni più evoluti sono figli dell’uscita dalla miseria. In tanti Paesi si stanno creando le precondizioni sociali perché arrivino a occupare anche l’area della bellezza, della sicurezza e della tutela della dignità di chi lavora, ma anche del rispetto dell’ambiente. C’è un altro aspetto: noi delocalizziamo nei Paesi emergenti, loro imparano a fare le cose. Alcuni si mettono in proprio, altri invece vengono qui a studiare, o a lavorare nei grandi studi. E nessuno ha detto che la creatività è patrimonio nostro esclusivo: ci sono Paesi con culture del bello straordinarie, per esempio il mondo indo-nippo-cinese, già nel ’700 l’Occidente era affascinato da loro. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che facciamo ma anche rispettosi delle altre culture. E prudenti. La mia convinzione, in particolare, è che l’America Latina sia sotto questo aspetto una bomba: hanno le nostre stesse radici, integrate con gli schiavi provenienti dall’Africa e con popolazioni autoctone che erano arrivate a livelli di civiltà straordinari. Sono popoli giovani, che si sentono in crescita, vigorosi, investono in cultura. E sono tanti. Non sediamoci sugli allori, mescoliamoci. Ci conviene avere il giovane designer che lavora con i nostri artigiani (per esempio quelli del legno, che riusciamo a trattare in modo unico). Pensiamo a una società di meticciato culturale. La tecnologia poi rimescola le carte, e quando hai un mix di nazionalità e un simile ringiovanimento, noi che siamo vecchi - anagraficamente rischiamo di pagare dazio: gli altri corrono, noi magari saremo i più bravi, ma siamo pochi. Dobbiamo rivedere la nostra mission nel mondo: aprirci, accelerare e smettere di essere classisti.• Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore Saarinen table + Saarinen Tulip chair di Eero Saarinen 1957 Acquagrande di Giulio Cappellini, Roberto Palomba 1997 Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original ED_campagna Be Original CS5_ronchi_PAGINE UTILIZZATE.indd 56 25/03/13 21.11 Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original ED_campagna Be Original CS5_ronchi_PAGINE UTILIZZATE.indd 58 Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork www.elle.it/elle-decor/be-original Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore 25/03/13 21.12 Un originale migliora il tuo quotidiano Un originale ti fa innamorare Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore Sedia Louis Ghost di Philippe Starck 2002 Anna G. di Alessandro Mendini 1994 Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original ED_campagna Be Original CS5_ronchi.indd 36 02/05/13 21.24 Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original ED_campagna Be Original CS5_ronchi.indd 37 Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Artwork Designwork Con il Patrocinio del Comune di Milano Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork LC4 di Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand 1928 (Cassina dal 1965) solo il mercato italiano, ma riguarda anche la velocità di crescita nei Paesi cosiddetti emergenti, a cui non possiamo pensare di vendere solo le auto top. Abbiamo bisogno di vendere anche le utilitarie, altrimenti questi mercati ce li soffieranno altri. Dobbiamo mantenere l’orgoglio e il posizionamento alto, il Made in Italy e la sua magia, la sua narrazione. Ma dobbiamo anche favorire la democratizzazione del design. Non è perdere la nostra cifra di eccellenza, ma raggiungere un target più ampio. Con un buon contenuto di design e, magari, costi di produzione più bassi, o designer giovani e per questo meno costosi. Questi spunti si traducono anche in alcune critiche precise. Per esempio che non c’è abbastanza informazione/educazione sul prodotto: far capire alla gente di che cosa si tratta è un modo anche per far accettare prezzi più elevati, se riesci ad argomentare la qualità il cliente ti segue. Ma purtroppo oggi i negozianti - settore in sofferenza - sono meno capaci di spiegare, entusiasmare. E, come dicevo, c’è bisogno di una scala verticale dei prezzi più lunga. Dobbiamo riflettere, in ogni settore, sul fatto che noi possiamo - e parlo di una funzione mondiale - estendere a più gente il piacere di quello che sappiamo fare benissimo e di cui andiamo orgogliosi. Migliorando il bilancio della felicità del pianeta. E qui ci commuoviamo tutti… Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Artwork Designwork Scegli solo design originale. Elle Decor Italia sostiene il diritto d’autore Un originale è senza tempo Un originale supera le tue aspettative Foto Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Un originale è cultura 02/05/13 21.25 elle decor 11 ENGLISH TEXT THE MANIFESTO OF BE ORIGINAL 15 TANGIBLE PROPOSALS FOR IMPROVING PROTECTION OF ORIGINAL DESIGN history of a project by Laura Maggi and Lisa Corva with the collaboration of Grazia Baccari Today all too often design is copied and sold. The forgery market in Italy has a turnover of 6.9 billion euros and this weighs heavily on the legal economy. In November 2012 we launched the Be Original project because, as operators in communication, we are personally involved in the promotion of design. The first part of Be Original culminates in the convention organised in Milan on 4 July, as part of the “Sentinella anticontraffazione” (Anti-fraud sentinel) project that the City Council has set up to raise awareness and explain the risks of the purchase of fake products, with gazebos dotted around the city, visited by more than 65 thousand people. Even the local police force are involved: it controls the local area, with measures taken against vendors of illegal goods and investigations. In the last six months there have been 272 cases of confiscation and 91 people reported. Looking back at the different stages of Be Original, you will remember that it started in December 2012 with the report on the laRinascente store windows, used by Elle Decor Italia and its partners to display some of the most copied design pieces. In parallel, an anti-forgery campaign got underway, set up by Giovanni Gastel and published by all the magazines in the Hearst Magazines group. In January 2013, it continued by interviewing creative designers from all over the world. In March, we talked to lawyers and industrialists who told us about the difficult fight against forgers. What we need, we know, is stricter legislation. In April, designers told us about their challenges: going from an idea, to the prototype through to industrial production. In May we listened to the heirs, foundations and those attempting to protect and modernise vintage design. In June, readers answered our survey, telling us about their passion for design. The following pages contain our Manifesto of tangible proposals, drawn up thanks to the contribution of experts from different fields. We will deliver it to the institutions, ready for new challenges. For effective legal and regulatory protection 1. ALL PRODUCTS THAT ARE COPIED, MANUFACTURED IN ITALY AFTER 2006, SHALL BE PROSECUTABLE AS COUNTERFEIT GOODS. On 2 September 2010, Italy finally granted full protection to works of design protected by copyright against counterfeit copies, under revision of section 239 of the Intellectual Property Code (“IPC”). A subsequent so-called “extended decree” undermined its effectiveness by extending the amnesty for persons manufacturing or selling counterfeit goods to 13 years (i.e. April 2014). We propose that the “extended decree” should be repealed and the previous wording of section 239 of the IPC reinstated. Italian lawyer, Avvocato Filippo Bongiovanni of Federlegno Arredo (Wood and Furniture Manufacturers’ Association) from the Design, Prototypes and Trademark Protection Office, supports a proposal in this direction, albeit incorporating different approaches. 2. MORE EFFECTIVE CIVIL AND CRIMINAL PROTECTION OF INDUSTRIAL DESIGN AND INTELLECTUAL PROPERTY RIGHTS IN EUROPE AND ACROSS THE DIGITAL DOMAIN. For current generations, Internet represents a revolution offering extraordinary possibilities. But it also has downsides, one of which is that this remarkable communications vehicle has become the most powerful channel for the marketing of counterfeit goods worldwide. We propose correcting these negative aspects through rules and standards of conduct that allow transparency and certainty, on the one hand, for consumers and, on the other, for those companies operating online by: Applying the same rules operating for traditional trade (offline) to online commerce. Applying the rule of Duty of Care for protecting consumers from unfair trade practices to online operators. Making online operators that are actively involved in the sale of counterfeit goods, also in respect of third parties, liable in the same way as offline operators. Introducing measures sanctioning online operators that repeatedly break the rule, including an obligation to abstain from committing further infractions.Introducing common rules at a European Union level regarding mandatory “notice and takedown” procedures for online operators (upon simple request from the party victim of the malpractice). Prohibiting the use of trademarks belonging to third parties by online operators, such as keywords, for advertising goods and services that do not concern the legal owners of said trademarks. The Fondazione Altagamma (Foundation bringing together high-end international Italian brands) also supports proposals in this direction together with other organisations that are likewise members of ECCIA – European Cultural and Creative Industries Alliance: Circulo Fortuny (Spain), Comité Colbert (France), Meisterkreis (Germany ) and Walpole (United Kingdom). For systemising cooperation between state bodies and companies 3. A SYSTEM OF GOVERNMENT OFFICES AROUND THE WORLD FOR WORKING ALONGSIDE AND DEFENDING COMPANIES THAT EXPORT AND SELL ABROAD AND IN ANY CASES OF COUNTERFEITING. The global market is in a state of on-going flux and change and, today, companies manufacturing design goods are forced to make turning their brand into an international commodity and export a top priority. At the same time, taking on foreign markets and, above all, emerging markets (such as China and Brazil), means exposure to multiple risks with regard to the issue of counterfeit goods. Certainly, the risk is mitigated when a company can count on a strong brand or a product that is technologically innovative and with quality distribution channels. However, a helping hand from government and state agencies is essential so that these companies are not aban doned to themselves at the initial stages of approaching foreign markets (e.g. in the certification and registration of goods), and also with regard to the cost of any legal actions in cases of counterfeiting (absolutely unmanageable without financial support). When all is said and done, we need to “systemise cooperation” for the purpose of promoting and protecting Italian creativity and “Made in Italy” status around the world. We need to create a central system coordinating local offices that are able to flank and help companies in the different markets. Inside each embassy there should be an office supporting companies that export to that market and a team of professionals dedicated to following companies whenever cases of counterfeiting may arise. Claudio Luti, C.E.O. of Kartell spa and President of Cosmit supports a proposal in this direction. 4. A NEW PLATFORM FOR DESIGN SUPPORTED BY GOVERNMENT AGENCIES AND INDUSTRY. The huge steps that have been taken at a legislative and case law level have finally led to recognition of protecting industrial design as a copyright but they have not solved the fundamental problems of the furniture industry in Italy in a definitive manner, which are structural in nature and require a completely new cultural approach on the part of manufacturers and government. We propose transforming Italy into a “design economy”, by creating large networks of SMEs, networks that are harbours for creativity and industrial savoir faire, finance and intellectual property, managerial acumen and distribution skills. The legal instrument that lends itself to this purpose is a network agreement permitting cooperation amongst even small companies on a pragmatic and flexible basis. For example, a network of undertakings in the furniture industry may negotiate advantageous agreements with banks or agreements with acclaimed designers and harness the services of high-end service providers (from law firms to marketing consultants, etc.). Moreover, the network could even create its own “brand” and register patents, resulting in the ability to operate in foreign markets with greater leverage. Italian lawyer, Avvocato Gabriel Cuonzo of the law firm Trevisan & Cuonzo Avvocati, Milan supports a proposal in this direction. 5. A SINGLE REGULATION PROTECTING INDUSTRIAL DESIGN, COMPETITION AND COPYRIGHT AT TRADE FAIRS AND EXHIBITIONS. The first international agreement on industrial property rights came into existence in Paris at the end of the 19th century for the purpose of protecting the innovations presented at the Great Expositions. It is precisely at such a time that intangible assets are at their highest risk of exposure and the need arises to receive effective protection against unlawful attempts at usurpation. Showcasing at fairs is one of the best commercial opportunities for any company and, as a general rule, new lines or innovative products created by a company are presented for the first time. At this time, an exhibitor, who is not adequately protected by legal industrial and intellectual property instruments, runs the risk of seeing the efforts and competitive investments showered on creating innovative products go up in smoke. With a view to ensuring that fairs and exhibitions are “counterfeiting free”, we propose adopting a single regulation as the national standard for all fairs and exhibition events for the industry. The regulation shall provide three forms of services: an information service, available to whoever needs clear indications about the features and opportunities of industrial property rights; a protection service, directed towards collecting evidence of infringements - much more rapidly and accurately compared to what may normally be granted by legal channels - and, finally, a third tool (intervention service) that forms a sort of technical arbitration procedure and panel of experts (legal and otherwise) with the task of promptly assessing the existence of infringements and with powers to block further exposition of goods that are deemed counterfeited. Italian lawyer, Giovanni F. Casucci of the Anti-counterfeiting Studies Centre, Milan, supports a proposal in this direction. For new and effective communication 6. CIRCULATING TOOLS PROTECTING THE CREATIVITY OF YOUNG DESIGNERS AND MICRO-SMALL UNDERTAKINGS. Italian and EU legislation allow young designers and growing undertakings to protect their original creative ideas using effective and low-cost tools. But often firms are unaware of these tools or they do not make sufficient use of them. Under prevailing legislation it is possible to protect multiple designs under a single registration, so long as they fall within the same class (Locarno Classification). For example, in the furniture industry, it is possible to file an application for multiple designs for seemingly different furnishing accessories (armchairs, chairs, tables and beds, etc.). EU design allows protection of unregistered designs (length of time 3 years) so long as the object of the design has been published (displayed at trade events, fairs, published on websites and in periodicals, etc.) for the purpose of establishing an unambiguous and certain date for the creation. Funding exists for micro and SMEs provided by the Ministry of Economic Development supporting the registration of Italian, EU and international designs and those in States outside of the EU. We propose promoting the use of these tools in a broader and more extensive way, via communication that exploits all media and occasions for contact with a target audience of designers and business owners. Italian lawyer, Avvocato Gianpaolo Fossa of the Milan-based Fossa law firm, together with Donatella Prandin of the Bugnion spa, Milan, Patents Office, support a proposal in this direction. 7. EDUCATING AND TRAINING DESIGN STUDENTS AND COMMUNICATIONS MANAGERS: LEARNING ABOUT ORIGINAL IDEAS AND DESIGN. Involving and making young people aware of the concept of originality is essential for understanding and communicating the value inherent in this concept and for exploiting the opportunities that it presents. We propose supplementing study courses, in particular those aimed at creating future designers and future communications managers and involving students and lecturers in specific projects with the aim of creating a viral movement using the web for spreading the value of authenticity. Studying products that have contributed to writing design history and that can be considered manifestos of originality, the setting up of design and study labs that can guide students across their study of design icons also from the specific standpoint of originality and creating a permanent observatory within schools are just a few tangible examples. Via a collective commitment and direct and creative involvement, we can instil responsible awareness in this generation that they can exploit “the opportunities of originality” making them their own. Roberto Palomba, architect and designer at Studio Palomba Serafini Associati, Milan, supports a proposal in this direction. 8. A NEW NOTION OF SUSTAINABILITY: ETHICAL AND INEXPENSIVE. Protecting an original design also means continually thinking about the relevant criteria for identifying it and how to update these criteria. There is an urgent need to unambiguously define the artistic value of a product; the creation process is always original when it generates innovation and design clearly becomes a contemporary art form. We propose introducing and communicating a concept of ”ethical and inexpensive sustainability” for an original product that includes a correct valuation of the relationship between designer and undertaking, between undertaking and distribution and between undertaking and the market. Essentially, we are talking about a virtual pact of respect for the contribution that each makes, guaranteeing a fair level of remuneration for their respective efforts. The production of copies, non-recognition of royalties and unlawful exploitation of intellectual property are unsustainable for promoting state-of-the-art design. We believe that this ethical value is important at this time and that ethics and aesthetics are an inseparable part of the concept of beauty. Luisa Bocchietto, architect and designer, President of the ADI Associazione per il Disegno Industriale - Association for Industrial Design, supports a proposal in this direction. 9. A PRODUCT CODE THAT CERTIFIES ITS ORIGINALITY AND OFFERS THE BUYER THE POSSIBILITY OF CHECKING ONLINE. Design companies should aim to rely on using anti-counterfeiting tools and original product recognition systems, in addition to the protection of trademarks, designs and copyright; we propose adopting serial codes on product labels or directly imprinted on the product. This may provide a valid tool for consumer protection and product traceability. Via the use of a number of the most up-to-date anti-counterfeiting systems, consumers may check whether goods are authentic before buying them, also online, and interact directly with the manufacturer by sending important information and reporting cases where a counterfeit product has been recognised. Lawyer, Avvocato Michele Ferrante, Ferrante Intellectual Property Beijing, Shanghai, Guangzhou, Hong Kong supports a proposal in this direction. 10. AN ORIGINAL IMAGE FOR ORIGINAL PRODUCTS. The secret of creatively photographing a design object is getting into the mind of the person that created it and, in a certain sense, recreating it with the designer, letting the echo of the designer’s talent resound within. In this recreation process of the creative moment resides the secret and marvel of commercial photography. The ability to create and root the value of originality of a design product in the consumer’s mind and the power to generate the desire to own an original may be determined for the most part by using original visual communication. The communication project for a product has to share with the product requisites of originality, artistic flare, creativity and longevity. Via a photographic image that does not just enhance the object or overwhelm it but shares those aspects of exclusivity that make it original. We propose a new visual communications project called BE ORIGINAL, supporting originality in design that involves AFIP, Associazione Fotografi Italiani Professionisti (Association of Italian Professional Photographers) in a competition, with the aim of stimulating expression and use of quality and unpublished visuals for promoting original design that will then be displayed in an itinerant exhibition; in addition, the project has the aim of inviting association members to take photos of products that are only authentic and certified originals. Giovanni Gastel, photographer and President of AFIP, Associazione Fotografi Italiani Professionisti and Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, support this proposal. 11. AN INTERNATIONAL SITE PROVIDING INFORMATION AND HELP ALLOWING ACCESS TO COMPREHENSIVE INFORMATION ABOUT ORIGINAL DESIGN PRODUCTS. Taking into account how communication has developed over the last decades and the new global information media, we propose creating a digital centre (app, websites or social networks) where it is possible to share and check the identity and originality of a project. With the advent of the social networks, the general public has the chance of directly contributing and interacting, via an exchange of increasingly up-to-the-minute and networked information and data that makes it possible to create a database in a short period ENGLISH TEXT of time which, at the same time, may be used as an information tool. The use of the digital domain and networking tools is proposed as a simple and accessible tool for disseminating the concept of originality and its advocates in the most effective way, becoming an antidote to counterfeiting. Ferruccio Laviani, architect and designer and Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, support a proposal in this direction. 12. AN INTERNATIONAL VEHICLE FOR COMMUNICATING A UNIVERSAL VALUE. Protecting Intellectual and Industrial property rights in design is of inestimable importance for any country. Enhancing consumer awareness and consciousness and correct and unambiguous communication of the value of originality are the building blocks for any preparatory action defending design copyright in all markets. We propose giving international exposure to the subject through an action that has as its promoter the most extensive network of interior design magazines in the world: the Elle Decoration network. Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, supports a proposal in this direction. 13. EXHIBITIONS AND DISPLAYS TO RAISE AWARENESS OF ORIGINALS, CONTRIBUTING TO ENHANCING CONSUMERS’ CULTURAL BACKGROUND. Originals protected by copyright have an artistic component. Creating a “culture of originals” also means exhibiting them as real works of art and bringing these products into contact with the general public in contexts other than commercial spaces. Hence, we propose presenting original design pieces in a broad and diversified exhibition itinerary, in which the individual stories interweave to form a narrative that is aesthetically pleasing and rewarding and, at the same time, educational, stimulating the interest of a wider public. Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, supports a proposal in this direction. 14. DIRECT CONSUMER INVOLVEMENT WITH EVENTS STAGED AT ORIGINAL DESIGN RETAIL OUTLETS. Direct consumer involvement, at a time celebrating original design, is essential for building and disseminating the value of authenticity. We propose a national communications project that exploits two tools: storytelling and purchase incentives. Let’s imagine a series of events staged at retail outlets that bring together an emotive experience (storytelling of the unique relationship between designer and company that brings the original products to life) and a sales aspect, i.e. design objects offered at an exceptional price for a limited period. Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, supports a proposal in this direction. For responding to consumers’ expectations 15. ELLE DECOR ITALIA’S COMMITMENT TO BEING SPOKESPERSON FOR THE 5 THEMES THAT EMERGED FROM THE NATIONAL SURVEY LAUNCHED ON THE WEB. The following needs emerged as priority from the survey of more than 10,000 questionnaires received: 1. A demand for design that is less expensive and accessible. 2. A request for more information and education: it is essential that consumers are informed about the values of the goods they purchase. 3. Tougher sanctions and controls. 4. A request for certification and warranties, for example, a trademark that protects and guarantees quality. 5. Generational renewal: support for young designers. Elle Decor Italia, within the ambit of the Be Original project, supports a proposal in this direction. over to the expert by Ruben Modigliani We have received and read your answers (loads of them!) to the Be Original survey. And we asked Enrico Finzi to read them, too, sociologist, journalist and president of AstraRicerche, an agency that carries out social, marketing and scenario surveys. He provided us with detailed analysis and the outline of a path to follow. Which speaks of design, culture and shared values. And national pride. Our survey has come to its conclusion. Can you give us your opinion on the photograph we have taken of the situation? The over 10,000 interviews you have gathered are a very wide-ranging sample. It tells us not about the overall situation in Italy, but about its advanced element, the one most interesting for marketing by companies. An evolved target, informed about design mainly by qualified furnishing magazines and now, to an extraordinarily increasing extent, by internet. This target not only adores design, it has also fully understood the crucial aspect of originality: Be Original is not a forced slogan. Essentially because original design guarantees greater quality of products, technical manufacture and style recognition. The product is the real player. Therefore thumbs up for original products and disgust for forgeries. There is a very strong demand for protection, basically in the form of checks and fines, plus education - in other words providing information: because not everyone realises the damage that non-original articles do to the State and the collective, including consumers. Even the surveys that we have carried out with AstraRicerche show that the world of supporters of design is no longer a small elite one: it has become the majority of the population - 54%. The crisis has penalised consumption, but in Italy it hasn’t even slightly affected a growing preference for design. There is a gigantic potential market for various reasons. First and foremost because there are still many people who lack a design culture, then because aficionados hope to own more products and this is another potential market. The Italian market right now is in great difficulty, so it is very important to know that the potential for growth exists, also because it is difficult to be a strong exporter if you do not have a good share of your home market. The co-existence of a shrunken market with the growing inclination towards design is rather surprising. How do you explain it? There are five reasons. 1. Italy is imbued with a culture of beauty. We breathe Beauty with our very air. 2. We give beautiful products social value. The demand for beauty, for aesthetic content, for originality, recognition is a mass demand that emerged almost immediately. 3. In a more or less disaster-ridden country, Made in Italy has brought national pride. Today Italians realise our prestige. They feel positive recognition. Supply has strengthened demand. 4. Imitation: the copycat effect that exists in every society has come into play. I want one too: why should I have just a chair? When I can have a beautiful, recognisable one. 5. The media: the means of communication, and especially the press, have played an extraordinary educational role. A positive historic role, an educational function. Now we also have internet, but this is a recent arrival. How do you view the proposals that emerged from the survey? These five points emerge from your readers. 1. A demand for cheaper, more affordable design. 2. A request for greater information and education: it is indispensable that consumers are informed about the values of what they buy. 3. More fines and checks. 4. A request for certification and guarantees, for example a marking that protects and ensures quality. 5. Generational passage, new designers. We need the sector to invest more in two key areas: education and diversity of products. If companies do not understand that the world is beautiful because it is varied and do not differentiate their products, they are making a mistake. We must maintain our pride and high positioning, Made in Italy and its magic, its story. But we must also encourage democratisation of design. On the subject of “Italian design”: today’s great masters come from all over the world. Make no mistake, our traditional excellence is not an exclusive. The others are growing and no longer accept badly made products. We must be proud of what we do but also respectful of other cultures. And prudent. My conviction in particular is that Latin America from this point of view is a time bomb: they are young populations, they feel their growth, they are vigorous and invest in culture. And there are a lot of them: let’s blend, let’s think of a cultural melting pot of a society. We have to review our mission in the world: open up, accelerate and stop being classists. elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale il debutto Il 20 novembre 2012 ha preso il via a Milano dalle vetrine de la Rinascente Duomo il progetto di Elle Decor Italia a difesa della proprietà intellettuale e industriale dei prodotti di design. Protagonisti e testimonial dell’evento, otto pezzi-icona che vi presentiamo nelle pagine a seguire. Questo, il primo di una serie di interventi sul tema elle decor 15 Lounge Chair & Ottoman® by Vitra foto di Andrea Garuti testi di Maria Cristina Tommasini 8 icone per 8 vetrine/ Dal 20 novembre 2012, a Milano, per una settimana, 8 scenografie hanno animato il passaggio sotto i portici de la Rinascente Duomo. Come star, 8 pezzi che appartengono ormai alla storia del design d’autore, prodotti dalle aziende partner del progetto Be Original. Ciascuno accompagnato dalla propria carta d’identità che ne sottolinea la storia e i valori. Si ringrazia la Rinascente e i partner del progetto BE ORIGINAL: Alessi/ B&B Italia/ Cassina/ Flaminia/ Flos/ Kartell/ Knoll international/ Vitra Progetto allestimento vetrine Studio Elisa Ossino con Elisabetta Bongiorni, Matteo Gani, Raffaella Ossino vetrina Kartell video Fermomosso - concept Elisa Ossino abiti e accessori Babbu, Bellerose, Comptoir de Cotonnier, Douuod, Gallo, Morley, Paul Smith, Pèro, Petit Bateau, Pom d’Api, Rose’s Roses styling moda Lucia Gallone vetrina B&B Italia scatole Kubedesign srl grafica architetture in cartone Designwork srl arco by flos lc4 by cassina anna g. by alessi Con il marchio BE ORIGINAL, Elle Decor Italia, che da tempo si occupa del tema della proprietà intellettuale, lancia un progetto di comunicazione sulla contraffazione del design industriale. Ci siamo resi conto che il fenomeno delle copie è in continuo aumento, agevolato dalla forte crescita del commercio elettronico, che consente l’anonimato di chi vende e acquista prodotti online. Dal rapporto Censis*, presentato a ottobre 2012 e svolto su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico, risulta che il canale telematico sta acquisendo sempre maggiore importanza per la vendita delle imitazioni anche nel campo dell’arredamento e del design, generando allarme. È infatti un sistema difficilmente controllabile che si avvale di distributori dislocati in qualsiasi parte del mondo e che ha la possibilità di raggiungere un numero esponenziale di consumatori. L’obiettivo del progetto di comunicazione di Elle Decor Italia a tutela degli originali nel design è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e informare i consumatori per indirizzarli verso scelte consapevoli. Per dare un’idea delle dimensioni del problema, quando si parla di contraffazione oggi si parla di un fatturato complessivo in Italia di 7,5 miliardi di euro che riguarda tutti i campi (moda, agroalimentare, farmaceutica, meccanica, tessile e naturalmente design). Secondo le stime di Fondazione Altagamma*, circa il 16% corrisponde al fatturato del settore arredamento e design, che comprende anche l’illuminazione, pari a 1,2 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta un danno incalcolabile in primo luogo per le imprese che si vedono sottrarre quote importanti di fatturato reinvestibili in innovazione, ricerca e nuovi posti di lavoro, soprattutto se ciò accade in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. In secondo luogo, tale cifra rappresenta una sottrazione importante di gettito fiscale ai danni dello Stato. Per questo, sempre secondo il Censis, proteggere un’opera di design non significa solo proteggere lo sforzo creativo ma anche l’impegno imprenditoriale profuso negli investimenti in qualità, controllo dei prodotti, ricerca e sviluppo e, non ultimo, proteggere l’immagine e la reputazione del marchio produttore. Dallo stesso rapporto emerge anche il profilo del consumatore che acquista prodotti contraffatti: è una persona che sceglie consapevolmente di acquistare falsi per elevare il proprio status o semplicemente per circondarsi di oggetti icona a prezzi più accessibili. È chiaro che ci troviamo di fronte a un importante problema culturale anche perché, come è stato ribadito durante gli Stati Generali della Lotta alla Contraffazione che si sono tenuti a novembre a Milano, troppo poco è stato fatto in termini di comunicazione. In Italia c’è sempre stata tolleranza nei confronti del problema ed è mancata un’informazione organica che mettesse al corrente il consumatore finale delle implicazioni della sua azione, tra le altre, il contributo all’evasione acquagrande by flaminia louis ghost by kartell saarinen table, saarinen tulip chair by knoll international fiscale, al lavoro nero e alla criminalità organizzata. Infatti, tra le azioni necessarie da compiere, definite dal Piano Nazionale Anticontraffazione, ci sono proprio la comunicazione, l’informazione e la formazione. Le conclusioni di un organismo autorevole quale il Cnac* sulla necessità di una corretta informazione ci hanno convinto di aver preso la strada giusta. Il progetto di comunicazione promosso da Be Original intende riunire tutti gli attori interessati alla lotta alla contraffazione del design industriale in Italia: aziende, designer, istituzioni, associazioni e consumatori. E se il marchio Be Original sta per Scegli solo design originale, intende anche proporre un’indipendenza di pensiero con cui sollecitiamo l’attenzione del grande pubblico. Il lancio del progetto è partito da Milano dalle vetrine de la Rinascente Duomo grazie alla collaborazione con lo store milanese di cui condividiamo cultura e valori. La Rinascente, infatti, ha costruito il suo successo attraverso la valorizzazione e il rispetto dei marchi e, per la sua collocazione nel cuore della città, è stata lo spazio ideale per il lancio di Be Original. Nelle otto vetrine affacciate su piazza Duomo abbiamo presentato icone del design fra le più copiate al mondo, ciascuna corredata della propria carta d’identità che ne sottolinea la storia e i valori, prodotte dalle aziende partner del progetto - Alessi, B&B Italia, Cassina, Flaminia, Flos, Kartell, Knoll International e Vitra aziende italiane e internazionali perché il problema della contraffazione non ha confini. Otto marchi fra i più impegnati sul tema della tutela della proprietà intellettuale che ci accompagneranno nel nostro lavoro di divulgazione. Nel primo semestre del 2013 Elle Decor Italia pubblicherà ogni mese un approfondimento per offrire al lettore/consumatore finale gli strumenti necessari per comprendere il valore dell’originale. Cambieranno ogni volta i punti di vista sul problema perché coinvolgeremo in una serie di tavole rotonde voci diverse: designer, aziende, associazioni, esperti giuridici, istituzioni, scuole. Inoltre coinvolgeremo i consumatori con una ricerca online e recluteremo un gruppo selezionato per indagare il livello di consapevolezza sul tema della contraffazione. In parallelo svilupperemo una campagna di sensibilizzazione che verrà pubblicata su tutte le testate e i siti del gruppo Hearst Magazines Italia. A conclusione del percorso presenteremo un manifesto che riunirà le migliori idee emerse dal confronto con tutti gli attori coinvolti nel progetto. Un manifesto di proposte concrete da presentare alle istituzioni nel corso di un convegno finale. Con l’obiettivo di potenziare la comunicazione sul valore dell’originale nel design. Livia Peraldo Matton, direttore responsabile Elle Decor Italia charles by b&b italia per saperne di più Censis/ Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964. www.censis.it CNAC/ Consiglio Nazionale Anticontraffazione, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ha cominciato le proprie attività a inizio 2011. Ha le funzioni di “Indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni strategiche intraprese da ogni amministrazione” in materia di lotta alla contraffazione e, come fine ultimo, il miglioramento dell’azione di contrasto del fenomeno a livello nazionale. www.cnc.gov.it fondazione Altagamma/ Fondazione che riunisce aziende italiane di reputazione internazionale, che operano nella fascia più alta del mercato. www.altagamma.it Lounge Chair &® Ottoman® di Charles e Ray Eames 1956 by Vitra Poltrona con poggiapiedi. Elegante, sofisticata eppure meravigliosamente semplice e comoda, è un’inconfondibile icona del design del ’900 e uno dei progetti più famosi di Charles e Ray Eames. Scomposta, eppure straordinariamente compatta, è costituita da tre gusci di compensato stampato, imbottiti e rivestiti di pelle, collegati tra loro in modo dinamico, sorretti da un basamento metallico. “Volevo dare alla Lounge Chair l’aspetto caldo e invitante di un guanto da baseball morbido e consunto” (Charles Eames). Nell’immagine di fondo, Panton Chair di Verner Panton e Aluminium Chair di Charles e Ray Eames. Prezzo al pubblico € 7.700 www.vitra.com arco di achille e pier giacomo castiglioni 1962 by flos Lampada da terra a luce diretta. Geniale, icona tra le più imitate nella storia del design, la sua genesi ha stimolato le più svariate interpretazioni. Il progetto visionario, sintesi di semplicità, perfezione e ingegno, è nato dall’esigenza di realizzare una lampada a sospensione che proiettasse la luce sul tavolo senza richiedere fori nel soffitto. La base pesantissima, in marmo (60 kg ca.), è un contrappeso per sostenere l’arco metallico, ispirato a un lampione stradale, e il foro è un accorgimento per sollevare la base con facilità, inserendovi per esempio un manico di scopa. Un classico senza tempo. Prezzo al pubblico € 1.890, a Led € 1.990 www.flos.com Lc4 di le corbusier, pierre jeanneret, charlotte perriand 1928 by cassina (dal 1965) Chaise-longue a inclinazione variabile. Disegnata con altri arredi per il Padiglione dell’Esprit Nouveau al Salon d’Automne 1929 di Parigi, realizzata al tempo in pochi esemplari. Dal 1965 è prodotta da Cassina in esclusiva mondiale, con cura filologica e con l’autorizzazione della Fondation Le Corbusier e degli eredi dei coautori. Da allora l’azienda ha iniziato con successo un percorso di recupero e riscoperta degli arredi dei maestri del ’900. Per materiali (culla in tubolare d’acciaio, piedistallo in acciaio, tessuto autoportante, pelle) e modalità d’uso, la chaise-longue parla il linguaggio della modernità. Prezzo al pubblico € 2.850 www.cassina.com www.lccollection.cassina.com ANNA G. di ALEssandro mendini 1994 by alessi Cavatappi in resina termoplastica e zama cromata. Best-seller fin dalla sua prima produzione, è un ironico omaggio a una donna reale, la cui faccina sorridente è divenuta negli anni una figura cult, generando una ricca famiglia di oggetti per la tavola e la cucina in diversi materiali. Come cavatappi svolge ovviamente con professionalità il proprio ruolo. Quando l’oggetto quotidiano diventa personaggio. Prezzo al pubblico € 36 www.alessi.it acquagrande di giulio cappellini, roberto palomba 1997 BY flaminia Cento centimetri di lavabo, dal bacino rigorosamente rettangolare, slegato dalla forma degli altri apparecchi idrosanitari. Sin dal suo debutto ha scombinato le regole del bagno, contribuendo alla sua trasformazione da locale di servizio a stanza da vivere in piena libertà e con disinvoltura. Prezzo al pubblico € 995 www.ceramicaflaminia.it louis ghost di philippe starck 2002 by kartell Sedia in policarbonato trasparente. Una sorprendente commistione di antico e ipertecnologico (oltre 1,5 milioni di esemplari venduti in 10 anni). “Il successo universale della sedia Louis Ghost non viene dalla progettazione, ma dalla memoria comune. La Louis Ghost è stata elaborata dal nostro subconscio collettivo, è soltanto il risultato naturale del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro” (Philippe Starck). Prezzo al pubblico € 223 www.kartell.it saarinen table saarinen tulip chair di eero saarinen 1957 by knoll International Collezione di tavoli e sedie a piede centrale. Nasce dall’idea “One-piece, one-material” di Eero Saarinen, architetto e designer finlandese di nascita, formatosi negli USA. L’originale forma a tulipano della sedia si riverbera in quella del tavolo: per entrambi la struttura a piedistallo diventa la caratteristica dominante, quella che li rende molto funzionali nell’uso e immediatamente riconoscibili. Prezzo al pubblico Saarinen Table € 8.200 circa, Saarinen Tulip Chair € 1.331 www.knoll-int.com charles di antonio citterio 1997 by b&b italia Sistema di sedute componibili. Il nome è un dichiarato tributo a Charles Eames, maestro del design del ’900. 14 elementi, diversi per tipologia e dimensioni, danno vita a composizioni lineari e angolari, mentre terminali chaise-longue creano penisole di seduta che vivacizzano lo spazio circostante, una soluzione inedita al momento della presentazione. Ormai un best-seller e long-seller, il sistema dimostra come ricerca e innovazione contribuiscano a mantenere vivo nel tempo il prodotto. Prezzo al pubblico da € 4.017 www.bebitalia.com ENGLISH TEXT elle decor italia supports copyright choose only original design THE BEGINNING foto by Andrea Garuti - words by Maria Cristina Tommasini 20 November 2012 saw the debut in Milan in the windows of la Rinascente Duomo of the project by Elle Decor Italia in defence of intellectual and industrial property for design products. The stars and endorsers of the event were eight icon pieces which we present in the next pages. Is the first of a series of events on the theme 8 ICONS FOR 8 WINDOWS/ From 20 November 2012, in Milan, for one week, 8 special settings animated the parade of shops in the la Rinascente Duomo arcade. Like stars, 8 pieces that now belong to the history of design, produced by partner companies of the BE ORIGINAL project. Each accompanied by its own identity card emphasising its history and values. With the BE ORIGINAL brand, Elle Decor Italia, which has long been concerned with intellectual property issues, is launching a communication project on the counterfeiting of industrial design. We realised that there has been a continuous increase in the phenomenon of copying design works, aided by the strong growth in e-commerce, which provides anonymity to those who sell and purchase products online. The Censis* report, presented in October 2012 and conducted on behalf of the Ministry of Economic Development, shows that the online channel is becoming an increasingly important outlet for sales of imitations, including in the field of furniture and design, thereby triggering alarm. It is a system that is difficult to control, making use of distributors located anywhere around the world and with the possibility of reaching an exponential number of consumers. The aim of the communication project by Elle Decor Italia to protect originals in design is to raise public awareness and keep consumers updated so as to steer them towards making informed choices. To give an idea of the magnitude of the problem, counterfeiting today generates a turnover in Italy of 7.5 billion euros covering all sectors (fashion, food, pharmaceuticals, mechanical, textiles and, of course, design). According to estimates by Fondazione Altagamma* approximately 16% corresponds to the turnover of the furniture and design sector, which also includes lighting, amounting to 1.2 billion euros. This represents an inestimable loss, particularly for businesses that are losing significant shares of turnover which could be reinvested in innovation, research and new workplaces, especially when this occurs during a period of crisis, like the one we are experiencing. Secondly, that sum represents a significant loss of tax in detriment to the State. For this reason, again according to Censis, protecting a design work does not just mean protecting the creative effort but also the business commitment in investing in quality, product testing, research and development and, not least, protecting the image and reputation of the manufacturing brand. That report also provides a profile of the consumers who purchase counterfeit products: they are people who knowingly choose to purchase false goods in order to elevate their status or simply to surround themselves with icon objects at more affordable prices. It is clear that we are facing a major cultural problem also because, as was confirmed during the Estates General for the fight against counterfeiting which were held in November in Milan, too little has been done in terms of communication. In Italy, there has always been tolerance of the problem and a lack of organic information to make consumers aware of the implications of their actions, including contributing to tax evasion, illegal workers and organised crime. In fact, the actions that need to be taken, as defined by the National AntiCounterfeiting Plan, include communicating, informing and educating. The conclusions of an authoritative body such as Cnac* on the need for accurate information convinced us that we have taken the right path. The communication project promoted by BE ORIGINAL aims to bring together all stakeholders in the battle against counterfeiting of industrial design in Italy: companies, designers, institutions, associations and consumers. And while the BE ORIGINAL brand means Choose only original design, it is also intended to propose independent thought by which we attract the attention of the general public. The project launch began in Milan in the windows of la Rinascente Duomo, a luxury department store that shares our culture and values. La Rinascente, in fact, has built its success through the development and respect of trademarks and, due to its location in the heart of the city, it was the ideal space for the BE ORIGINAL launch. In the eight windows overlooking Piazza Duomo we have presented some of the most copied design icons in the world, each accompanied by its own identity card, emphasising its history and values, produced by the project’s partner companies – Alessi, B&B Italia, Cassina, Flaminia, Flos, Kartell, Knoll International and Vitra – Italian and international companies, because the problem of counterfeiting knows no bounds. Eight brands, among the most committed on the issue of protecting intellectual property, accompanying us in our quest to communicate and educate. In the first half of 2013, Elle Decor Italia will publish a monthly in-depth report to offer readers/consumers the tools necessary to understand the value of the original. There will be new points of view on the problem each time as we will involve a wide range of opinions in a series of round table discussions: designers, companies, associations, legal experts, institutions, schools. In addition, we will involve consumers through online research and we will enrol a select group to investigate the level of awareness on the issue of counterfeiting. In parallel, we will develop an awareness campaign that will be published in all publications and on the websites of the Hearst Magazines Italia group. At the end of the process, we will present a manifesto in the June issue which will combine the best ideas to come out of the discussions with everyone involved in the project. A manifesto of concrete proposals to be presented to the institutions during a final conference. Our objective is to boost effective communication on the value of designer originals. Livia Peraldo Matton, Editor-in-Chief of Elle Decor Italia elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale FOR MORE INFORMATION CENSIS/ Centro Studi Investimenti Sociali (Social Investments Study Centre), socio-economic research institution, founded in 1964. www.censis.it CNAC/ Consiglio Nazionale Anticontraffazione (National Anti-Counterfeiting Council), instituted at the Ministry of Economic Development, commenced its activities in early 2011. It has the functions of “Addressing, stimulating and co-ordinating the strategic actions undertaken by each administration” in relation to the fight against counterfeiting and, ultimately, improving the battle against the phenomenon at a national level. www.cnc.gov.it FONDAZIONE ALTAGAMMA/ Foundation that brings together Italian companies with international reputations, which operate at the top end of the market. www.altagamma.it THANKS TO la Rinascente and the partners of the BE ORIGINAL project: Alessi/ B&B Italia/ Cassina/ Flaminia/ Flos/ Kartell/ Knoll international/ Vitra WINDOW DESIGN PROJECT Studio Elisa Ossino with Elisabetta Bongiorni, Matteo Gani, Raffaella Ossino KARTELL WINDOW video Fermomosso - concept Elisa Ossino clothes and accessories Babbu, Bellerose, Comptoir de Cotonnier, Douuod, Gallo, Morley, Paul Smith, Pèro, Petit Bateau, Pom d’Api, Rose’s Roses fashion styling Lucia Gallone B&B ITALIA WINDOW boxes Kubedesign srl - cardboard architectures graphics’ Designwork srl vero>falso Al primo appuntamento con il mondo degli originali e delle loro infinite copie, abbiamo voluto definire lo scenario. Parlare del valore dell’oggetto di design certificato e presentare il complesso tema della contraffazione, con i suoi i dati e i suoi canali. Per capire come ci si può tutelare elle decor 27 1. Moka Express, versione di Renato Bialetti, 1946 by Bialetti di Laura Maggi, Lisa Corva e Maria Cristina Tommasini - ha collaborato Paola Carimati 2. Caboche di Patricia Urquiola e Eliana Gerotto, 2005 by Foscarini 3. Face di Luca Nichetto, 2005 by Kristalia markus mostrÖm Il falso è la copia contraffatta del vero (originale). Ma che cos’è la contraffazione? Un “fenomeno antichissimo e diffuso che si va oggi sempre più configurando come una vera e propria industria criminale, con gravi ripercussioni sia in ambito economico sia sociale, che ha rilevante capacità di incidenza sul corretto funzionamento del mercato interno e sulla sicurezza dei consumatori”. Così si esprime l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) del Ministero dello Sviluppo Economico, affermando che: “La contraffazione si verifica quando segni distintivi o marchi già registrati e attribuiti a determinati prodotti vengono apposti da soggetti terzi e non autorizzati su prodotti nuovi, o soltanto similari, o anche diversi da quelli legittimamente commercializzati dal titolare del marchio in questione. La contraffazione si verifica anche quando il consumatore viene tratto in inganno sulla reale provenienza dei prodotti”. E “la Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - UIBM identifica nella corretta informazione del valore della Proprietà Industriale e nella salvaguardia dei diritti a essa connessi, la principale strategia volta all’educazione dei cittadini e delle imprese a una cultura del rispetto di questi valori e a un consumo più consapevole”. www.uibm.gov.it Il valore dell’originale Perché lo si sceglie? Per ragioni affettive ed emotive. Perché ha un’aura. Per le sue qualità intrinseche. Perché è unico. Perché ha una storia da narrare. Come raccontano alcuni testimonial eccellenti Gli oggetti hanno un’anima. L’anima di chi li ha disegnati, pensati, creati, accarezzati nella mente prima di vederli realizzati davvero: in fabbrica, in produzione. Anzi, gli oggetti hanno un’aura. Che le copie non hanno. E la tesi, incredibilmente, arriva dalla Cina, il mercato – purtroppo – del fake mondiale. Lo sostiene Rossana Hu, della coppia (marito e moglie, ma partner anche sul lavoro) di designer e architetti Neri & Hu (en.neriandhu.com). “È questo il valore in più degli oggetti icona: quello che gli artisti chiamano aura. Ed è in ogni opera d’arte, che sia un vaso, un quadro o una musica”. Eppure in Cina il falso è un mercato divorante e potente… “Si fermerà. Quando la gente avrà abbastanza soldi per comprare l’originale”. A Shanghai avete aperto Design Republic, un concept store che vende sia prodotti di produzione internazionale sia di vostra firma (en.thedesignrepublic.com); il vostro oggetto icona qual è? “Scelgo una cosa disegnata da me: le mie tazze da tè Zisha, molto materiche. E infatti, sono di terracotta: così belle da toccare, mi rilassano e danno pace nel caos delle nostre vite”. La Cina e i falsi: è proprio in un negozio cinese che si è fermato, stupito, Luca Nichetto, uno dei giovani designer più quotati del momento e candidato da Elle Decor Italia a Designer of the Year (www.lucanichetto.com). “Inconfondibile, la lampada Caboche di Patricia Urquiola per Foscarini (2), insieme a intere collezioni di Foscarini, Flos e Artemide, tutte fake”, racconta. Non un caso: Caboche è uno degli oggetti design più copiati, insieme alla lampada Arco di Flos. E a lei, Nichetto, è mai capitato di vedersi copiato? “Sì, ma non in Cina. Camminavo per strada, in Francia, e ho visto in un piccolo ristorante, appesa al soffitto, la mia luce O-Space per Foscarini. Ho notato qualcosa di strano nel bordo e ho pensato: entro e controllo… E infatti, non era la mia, prodotta da Foscarini. Era una copia!”. Nichetto aggiunge, sorridendo: “In fondo, quando ti copiano vuol dire che hai successo. Il peggio è quando lo fanno male, ispirandosi a quello che fai, ma negando in qualche modo la tua ispirazione. È capitato con la mia sedia Face per Kristalia (3), copiata poi sfacciatamente da un altro produttore negli stessi colori, e perfettamente impilabile sulla sedia originale. Queste sono cose che fanno, tanto per usare un eufemismo, arrabbiare”. E da designer amante del design, un oggetto cult che ha sempre desiderato e finalmente comprato? “Vede, il problema dei designer della mia generazione, quelli intorno ai 40 anni per intenderci, è che spesso disegniamo Rossana Hu Lyndon Neri Luca Nichetto elle decor 29 Il fatturato del mercato del falso in Italia vale 6,9 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro). L’impatto della contraffazione sull’economia legale è pesantissimo. Se i prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale, si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto. La produzione maggiorata genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro. E la produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali assorbirebbe circa 110.000 addetti a tempo pieno. Il mercato dei prodotti contraffatti genera un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro. Riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette (compresa la produzione indotta) di 4,6 miliardi di euro. Sono questi i dati che si ricavano leggendo il rapporto finale “Dimensioni, caratteristiche e approfondimenti sulla contraffazione”, elaborato dal Censis (il Centro Studi Investimenti Sociali, l’stituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964, www.censis. it) e pubblicato nel 2012. Si aggiunga che il mercato del falso è spesso in mano alle organizzazioni malavitose, perché è un’attività che garantisce alti profitti a rischio pressoché nullo (la Guardia di Finanza stima che 1 euro “investito” nella contraffazione ne frutti sino a 300 e più). Basso rischio che non è dovuto all’assenza di buone leggi, quanto alla loro mancata, lenta o “benevola” applicazione, mentre si trascura che una delle conseguenze sociali più gravi della presenza malavitosa nel settore è lo sfruttamento della manodopera. elle decor 30 I canali della contraffazione/ Non solo bancarelle e venditori ambulanti. Il ruolo di internet e dell’e-commerce Il convegno promosso a Milano nel novembre 2012 dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione ne ha disegnato la mappa. Oltre ai canali classici (bancarelle, negozi, venditori ambulanti), sta affermandosi anche in Italia la vendita su Internet: per operatori disonesti, l’ecommerce e le aste online possono essere un mezzo utile e sicuro, poco regolamentato e difficilmente controllabile, per occultare la propria identità. L’e-commerce si avvale di distributori dislocati in qualsiasi parte del mondo e riesce a raggiungere un ampio numero di consumatori a bassi costi. Attraverso Internet si possono contattare e truffare (si stima che il 30% delle merci acquistabili online sia falso) anche ignari acquirenti che vengono attratti da prezzi inferiori a quelli normalmente praticati, ma non troppo bassi da destare il dubbio sull’autenticità della merce, accompagnata di frequente da presunte certificazioni di originalità e da fotografie che ne testimoniano la buona fattura. Attivando una ricerca in rete, spesso appaiono per primi proprio i prodotti illecitamente riprodotti. Non sono esenti dalla contraffazione nemmeno i canali di vendita tradizionali, come i negozi: se da un lato è difficile accedervi, per la necessità di truffare anche il commerciante o di scendere a patti con esso, dall’altro vi è una maggiore facilità nell’ingannare l’acquirente finale, meno incline in questi contesti a verifiche approfondite sull’autenticità del prodotto. Buona norma generale è quella di acquistare solo sui siti ufficiali delle aziende e nei punti vendita indicati dai produttori. La contraffazione di design/ È un fenomeno nel fenomeno, alimentata dall’apprezzamento internazionale delle creazioni di Italian design Si parla di contraffazione di design quando si attua la riproduzione e commercializzazione di articoli che costituiscono copie illecite di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati. Come afferma il rapporto del Censis “Un prodotto di design per potersi definire contraffatto deve essere: a) una imitazione identica del prodotto; b) una imitazione con varianti non idonee a generare un’impressione complessiva del prodotto diversa dall’oggetto di design registrato”. Questo fenomeno interessa diversi settori, compresi quelli degli oggetti d’arredamento e per l’illuminazione. Mancano nella ricerca del Censis i dati riferiti allo specifico comparto dell’arredamento, ma le stime di Fondazione Altagamma dicono che l’arredamento potrebbe portare a 7,5 miliardi di euro il totale del giro d’affari legato al falso (misurato, come già detto in precedenza, in 6,9 miliardi di euro). Una seria minaccia per il sistema produttivo italiano è anche rappresentata dalla contraffazione dei marchi, cioè la riproduzione e commercializzazione di articoli che recano illecitamente un marchio identico a uno registrato, fenomeno che ha luogo soprattutto all’estero. Sul mercato del falso è anche molto diffuso l’abuso dell’indicazione di origine Made in Italy e di analoghe informazioni: si spacciano per italiani prodotti che hanno in tutto o in parte origini diverse, ricorrendo a un Italian sounding che evoca una provenienza in realtà totalmente fasulla. Esiste poi il fenomeno dell’importazione parallela, cioè la commercializzazione in Italia di prodotti destinati a un Paese diverso, ma venduti nel nostro (grazie alla libera circolazione delle merci in ambito europeo), attraverso canali non ufficiali, a prezzi inferiori a quelli normalmente praticati. i più copiati 4. Face-me pet, di Martì Guixé, The original Cha-cha, Barcelona, 2004 PANTON CHAIR di Verner Panton 1959/1960 by Vitra TIZIO di Richard Sapper 1972/2008 by Artemide 5. Sky di Emanuela Frattini Magnusson con Tibor Kalman, 1992 MoMA Store CANASTA di Patricia Urquiola 2007 by B&B Italia 6. Sanluca di Achille e Piergiacomo Castiglioni, 1961 by Poltrona Frau LINK di Giulio Cappellini e Roberto Palomba 2000 by Flaminia VICTORIA GHOST di Philippe Starck 2005 by Kartell Inga Knölke - paul green I numeri/ Il fatturato e l’impatto della contraffazione sull’economia legale cose che non possiamo in realtà permetterci… Ma per fortuna esistono i cult del passato e i negozi di modernariato. Io ho trovato qui in Svezia la Splügen Bräu (8) di Achille Castiglioni (prodotta da Flos): vista e presa, bellissima. Ora è nella mia cucina. È del 1964; e mi emoziona pensare alle case dove è stata, le vite che ha illuminato… Una lampada con una storia”. In tempi non sospetti, mentre altri collezionisti cercavano pezzi d’antiquariato, Alexander von Vegesack, cofondatore del Vitra Design Museum e direttore dello stesso per circa vent’anni, acquistava arredi originali di design industriale. “Ho iniziato con mobili di legno curvato perché erano i primi, affascinanti esempi di design di produzione di massa. Li compravo e li raccoglievo soprattutto allo scopo di raccontare, con libri e mostre, le splendide origini dell’industrial design. Poi il mio interesse si è spostato sull’evoluzione del design dei mobili e ho iniziato così a collezionare anche pezzi in tubolare d’acciaio, legno multistrato e altri materiali che erano stati impiegati nella produzione di massa, sempre con in mente una finalità educativa”. Con lo stesso intento oggi, presidente di CIRECA, dirige il Domaine de Boisbuchet, un luogo magico, un vecchio castello immerso nella natura della Charente, dove ogni estate, in collaborazione con Vitra e il Centre Pompidou, si tengono workshop che attraggono designer-to-be da tutto il mondo (www.boisbuchet.org). Acquistare pezzi originali può essere una forma di investimento? “Non li ho mai comprati a scopo di lucro, spesso le mie acquisizioni si sono trasformate in un piccolo capitale. La chiave del successo è stato il mio interesse nel processo di design che mi ha portato a preferire le versioni iniziali di una creazione piuttosto che varianti posteriori dello spesso progetto”. Lei che acquista solo originali, che posizione ha rispetto alle copie? “Un falso è un falso solo quando pretende di essere un originale. In termini di industrial design, un originale è un oggetto che è stato interamente approvato dall’autore e dai suoi produttori. Il materiale, il processo industriale, il colore, la stessa forma possono cambiare nel corso del tempo e il risultato può essere sempre considerato un originale, sempre che designer e produttore abbiamo entrambi approvato il risultato. Comunque, io, come collezionista, preferisco la versione originale, sia esso il prototipo e quindi i pezzi della prima linea di produzione, vis-àvis di pezzi che hanno subito modifiche nel tempo”. Ma come si acquisisce l’expertise? “Ovviamente con la conoscenza diretta degli oggetti. La si conquista attraverso uno studio approfondito (e ravvicinato) dei pezzi, comparandoli a ciò che troviamo pubblicato nei testi di design. È un modo per allenare l’occhio e la nostra comprensione della storia dell’industrial design. Per me una scuola di vita è stata la regolare frequentazione dei mercatini, dove nessuna etichetta distingue l’originale dal trash, e la triste esperienza di aver gettato del denaro per pezzi senza valore”. Alexander von Vegesak Jürgen Mayer H. elle decor 31 elle decor 32 Come tacere che il mercato della contraffazione è alimentato dalla presenza di una domanda consistente da parte proprio dei consumatori? I risultati dei focus group riportati nel testo Dimensioni, caratteristiche e approfondimenti sulla contraffazione, scritto dal Censis in collaborazione con la Direzione Generale Lotta alla contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, e pubblicato nel 2012 disegnano il profilo degli acquirenti (www.uibm. gov.it). Si tratta di compratori indifferenti al fatto di compiere un atto illecito, convinti di fare un affare, soddisfatti di entrare in possesso dell’oggetto desiderato senza dover pagare prezzi troppo alti. In alcuni casi è un bisogno di status che spinge all’acquisto di un oggetto falso pressoché indistinguibile da un costoso originale, e che dà a chi lo possiede l’illusione di appartenere a una cerchia esclusiva. Chi si avvicina a questa tipologia di merce lo fa perché vuole ostentare il prodotto di marca e farlo passare per autentico, anche a costo di mettere in atto uno studio minuzioso, del prodotto originale prima e della copia poi, che permette di sviluppare una vera e propria expertise dell’acquisto contraffatto. Differente è il caso dei falsi di qualità inferiore: in questo caso l’acquirente non è interessato a far passare il prodotto per originale, e sembra farsi guidare principalmente dalla possibilità di risparmiare, dalla semplicità dell’acquisto oppure dalla ricerca del divertimento in una sorta di gioco di società da fare soprattutto in vacanza o in giro con gli amici. La soddisfazione accomuna gli acquirenti, senza eccezione: per essere riusciti a scovare quello che cercavano, per essersi imbattuti in qualcosa di piacevole, per aver fatto un affare, per aver speso poco. Non si prova vergogna e non si pensa di aver commesso un atto riprovevole o, addirittura, un reato (la normativa vigente prevede una sanzione i più copiati 7. E63 di Umberto Riva, 1963 by Fontana Arte BARCELONA® CHAIR di Ludwig Mies Van der Rohe 1929 by Knoll International SONORA di Vico Magistretti 1966 by Oluce 8. Splügen Bräu di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1961 by Flos MAGIC BUNNY di Stefano Giovannoni 1998 by Alessi 9. Soriana di Afra e Tobia Scarpa, 1969 by Cassina SUPERNATURAL di Ross Lovegrove 2005 by Moroso BoMBO STOOL di Stefano Giovannoni 1997 by Magis melina mulas - mark dellas Il design, per i prodotti italiani, si è imposto come simbolo di innovazione diventando espressione di un know-how che fa la differenza sul mercato internazionale. Il design, come afferma il rapporto del Censis, “è in grado di rendere il prodotto appetibile, di creare nuove nicchie di mercato grazie all’originalità, alla qualità, all’identità che conferisce al prodotto e di rafforzare l’immagine stessa del marchi cui è collegato”. Però ad alcuni degli imprenditori che agiscono all’insegna dell’innovazione e della qualità sembra mancare la consapevolezza del valore della proprietà industriale e intellettuale che i loro prodotti esprimono; spesso ignorano le opportunità offerte dal sistema giuridico esistente e come la brevettazione possa essere un efficace strumento di difesa. “Allo stato attuale”, come sottolinea sempre il rapporto del Censis, “il design industriale può avere fondamentalmente due tipologie di protezione: la registrazione di modelli e disegni (su base nazionale dura 5 anni, rinnovabili fino a un massimo di 5 volte, ma è possibile registrare anche su base comunitaria, con la stessa durata massima, e su base internazionale in base all’Accordo dell’Aja), e la protezione attraverso il diritto d’autore (della durata pari a tutta la vita dell’autore e sino a 70 anni dalla sua morte)”. È necessario quindi diffondere la cultura del brevetto come strumento di tutela. Alla prevenzione si affianca un sistema normativo completo ed esaustivo per l’individuazione del reato e della pena conseguente, la cui applicazione è affidata, in ultima analisi, al tribunale dove è importante la specializzazione del giudice. ACQUISTARE UN FALSO: un PROBLEMA CULTURALE?/ Spesso sono acquisti consapevoli, anche per mancanza d’informazione sulle conseguenze del gesto © JOSHUA MCHUGH, COURTESY KNOLL. INC COME TUTELARE il DESIGN AUTENTICO/ Il brevetto. Il diritto d’autore amministrativa massima di 200 euro per chi venga colto in flagrante ad acquistare beni contraffatti). L’acquirente non percepisce il danno che si crea all’economia del Paese e alle aziende produttrici; il suo parere è che quelle merci hanno prezzi troppo cari, che vanno ben al di là del loro valore reale. Manca quindi, da parte del consumatore, una visione d’insieme del fenomeno e una piena conoscenza di quali siano le reali conseguenze del proprio agire. Da tutte queste considerazioni è nato l’impegno di Elle Decor Italia di promuovere una campagna di sensibilizzazione sul tema. Come abbiamo più volte ricordato, per definire aspetti e attori del fenomeno della contraffazione sono fondamentali sia il rapporto del Censis sia gli interventi dei relatori del convegno Stati Generali. Lotta alla Contraffazione, promosso dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione e tenutosi a Milano nel novembre 2012 (www.cnac.it). A suo tempo, la pubblicazione del saggio – divenuto poi celebre – L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936), del filosofo tedesco Walter Benjamin, rivoluzionò il concetto di originale e spezzò una lancia a favore delle nuove tecniche per produrre, riprodurre e diffondere, a livello di massa, opere d’arte che avrebbero portato verso una democratizzazione dell’arte. Oggi, abituati a limited edition (in certi casi con anche alte tirature) e a considerare oggetti da collezione anche articoli di produzione industriali, riconosciamo a un pezzo la sua aura solo quando è originale. Perché ne apprezziamo il valore intrinseco, legato alla qualità dei materiali, al rispetto dei processi produttivi, alla certificazione di garanzia, alla sua durabilità che ne fa un classico senza tempo. Pezzi cult lungamente desiderati e trovati, magari, in un negozio di modernariato. O a un’asta. Come è successo a Jürgen Mayer H., trendy architetto berlinese (il suo Metropol Parasol, che ha cambiato lo skyline di Siviglia, l’ha lanciato sulla scena internazionale, www.jmayerh.de), che ha trovato il divano Soriana di Afra e Tobia Scarpa (9) alla Wright Auction House di Chicago. “È degli anni Settanta, prodotto da Cassina, di pelle color cognac. L’ho comprato, e finalmente ho qualcosa di comfort che mi aspetta a casa”. Anche Colomba Leddi, stilista milanese (www.colombaleddi.it), direttrice del triennio Fashion Design al Naba, ha un sogno: la mitica Arco, disegnata da Castiglioni per Flos. Ma ha già un’icona design a casa, addirittura in tre versioni: “È la lampada da tavolo E63 di Umberto Riva. Ho quella autentica in plastica, che arriva da casa dei miei genitori, credo un regalo del designer ai miei. Poi, per affezione, ho comprato il prototipo di Bieffeplast e la riedizione di Fontana Arte in ferro (7). Il più bello è il prototipo!”. Per Marina Pugliese, direttrice del Museo del Novecento a Milano, l’icona design è “un pupazzo (4) con le braccia lunghe da annodare che il mio designer preferito, Marti Guixé, ha donato ai miei figli”. Mentre, per Emanuela Frattini Magnusson, architetto e designer che vive a New York (www. efmdesign.com), gli oggetti cult sono quelli che l’hanno seguita in tutti i traslochi: “La caffettiera Bialetti (1) che ho portato più di trent’anni fa a Manhattan, quando mi sono trasferita. Ma anche il cavatappi Campagnolo, infallibile; l’adorata poltrona Sanluca (6), dei Castiglioni (Poltrona Frau); lo scrittoio 530 (Bernini) e il tavolo Kioto (Ghianda) disegnati da mio padre, Gianfranco Frattini. E poi ancora la scimmietta in teak di Kaj Bojesen, che avevo a casa sin da bambina, appesa a una lampada da terra di Gino Sarfatti”. Oggetti con un’aura, che raccontano una vita, capitolo dopo capitolo. Ma le sarà anche capitato, lei che è una designer, di essere copiata. “Certo: ho visto molti fake del mio ombrello Sky (5), quello che ora è al MoMA; e dei miei bicchieri Oliver per Salviati. Che effetto fa? Vedersi copiati suscita sempre un misto di rabbia, orgoglio e rassegnazione”.• Colomba Leddi Marina Pugliese Emanuela Frattini Magnusson ENGLISH TEXT REAL>FAKE At our first appointment with the world of originals and their infinite copies, we wanted to define the scenario. Here we discuss the value of certified design objects and present the complex issue of counterfeiting, with its data and channels. In order to understand how to protect against it by Laura Maggi, Lisa Corva and Maria Cristina Tommasini with the collaboration of Paola Carimati A fake is a counterfeit copy of the real item (original). But what is counterfeiting? “An ancient and widespread phenomenon, which is now increasingly seen as a true criminal industry, with serious repercussions for both the economy and society, with significant ability to impact on the proper functioning of the domestic market and consumer safety”. This is the opinion of the Italian Patents and Trademarks Department of the Ministry of Economic Development, which states that “Counterfeiting occurs when distinctive signs or trademarks already registered and allocated to certain products are affixed by unauthorised third parties to new products, or those that are just similar to, or even different from, those legitimately marketed by the owner of the brand in question. Counterfeiting also occurs when consumers are misled about the real origin of the products”. And the “General Directorate for Combating Counterfeiting of the Italian Patents and Trademarks Department believes that properly informing people about the value of Industrial Property and safeguarding the rights associated with it is the principal strategy for educating citizens and companies about respect for these values and achieving more informed consumption”. www.uibm.gov.it The value of the original Why do you choose it? For sentimental and emotional reasons. Because it has an aura. For its intrinsic qualities. Because it is unique. Because it has a story to tell. As described by some outstanding endorsers Objects have a soul. The soul of those who designed, conceived and created them, cherishing them in their minds before actually seeing them created; in the factory, in production. Indeed, objects have an aura. Which copies do not have. And this theory, incredibly, comes from China – the market, unfortunately, of world fakes. It is upheld by Rossana Hu, of the couple (husband and wife but also work partners) of designers and architects Neri & Hu (en.neriandhu.com). “This is the added value of iconic objects: what artists call the aura. And every work of art has one, whether a vase, a picture or a piece of music”. Yet in China counterfeiting is a rampant and powerful market... “It will stop. When people have enough money to buy the original”. In Shanghai, you have opened Design Republic, a concept store which sells both internationally produced products and your own designs (en. thedesignrepublic.com): what is your iconic object? “I’ll choose something I designed: my Zisha teacups, very tangible. And they are actually terracotta: so beautiful to touch, they relax me and bring peace into our chaotic lives”. China and fakes: it was precisely in a Chinese store that Luca Nichetto, one of the most popular young designers of the moment, nominated by Elle Decor Italia as Designer of the Year (www.lucanichetto.com) was stopped in his tracks, bemused. “It was unmistakable, the Caboche lamp by Patricia Urquiola for Foscarini (2), along with entire collections by Foscarini, Flos and Artemide, all fakes”, he explains. It is no coincidence: Caboche is one of the most copied design objects, together with the Arco lamp by Flos. And have you, Nichetto, ever had your designs copied? “Yes, but not in China. I was walking down the street in France and I saw, hanging from the ceiling of a small restaurant, my O-Space light for Foscarini. I noticed something strange about it and I thought: I’ll go in and take a look... And in fact it wasn’t mine, produced by Foscarini. It was a copy!” Nichetto adds, smiling: “Basically, when they copy you, it means you’re successful. The problem is when they do it badly, inspired by what you do, but somehow negating your inspiration. And it happened with my Face chair for Kristalia (3), shamelessly copied later by another manufacturer, in the same colours, and perfectly stackable on the original chair. These are things that make you, to use a euphemism, a little angry”. And as a designer who loves design, is there a cult object that you have always wanted and then bought? “You see, the problem of designers of my generation, those aged around 40 I mean, is that we often design things that we cannot in actual fact afford... But luckily there are cult objects from the past and second-hand stores. I found here in Sweden the Splügen Bräu (8) by Achille Castiglioni (produced by Flos): I bought it; it’s beautiful and it’s now in my kitchen. It is from 1964; and I love thinking about the houses it has been in and the lives it has lit up... A lamp with a history”. Back in the day, while other collectors sought antique items, Alexander von Vegesack, co-founder of the Vitra Design Museum and its director for around twenty years, bought original industrial design furniture. “I started with items of curved wood furniture because they were the first, fascinating example of mass production design. I bought them and collected them mainly to record, through books and exhibitions, the splendid origins of industrial design. When my interest shifted to the evolution of furniture design, I also started collecting pieces made from steel tubes, plywood and other materials that had been used in mass production, again with educational purposes in mind”. With the same objective, now, president of CIRECA, he manages Domaine de Boisbuchet, a magical place, an old castle surrounded by the nature of the Charente, where every summer, in collaboration with Vitra and the Pompidou Centre, workshops are held which attract future designers from across the world (www.boisbuchet.org). Can purchasing original pieces be a form of investment? “I have never bought them for profit, though some of my purchases have earned a little capital. The key to success was my interest in the design process which meant I favoured the initial versions of a creation rather than the later variants of the same design”. You are someone who only purchases originals: what is your position in relation to copies: “A fake is a fake only when it claims to be an original. In terms of industrial design, an original is an object that has been fully approved by its designer and by its producers. The material, the industrial process, the colour, the very shape can change over the course of time and the result can still be considered an original, so long as the designer and producer have both approved the result. However, I, as a collector, prefer the original version – the prototype and then the pieces from the first production line – over pieces that have been changed over time”. But how do you acquire expertise? “Obviously, through direct knowledge of the objects. You acquire this by studying the pieces in-depth (and up close), comparing them to what is published in design texts. It is a way of training the eye and our understanding of the history of industrial design. For me, a lesson of life was to visit markets regularly, where there is no label to distinguish the original from the trash, and the sad experience of having thrown money away on worthless pieces”. At the time, the publication of the essay – which later became famous – The work of art in the age of mechanical reproduction (1936), by the German philosopher Walter Benjamin, revolutionised the concept of original and advocated new techniques of production, reproduction and dissemination, on a mass scale, for works of art that would lead to a democratisation of art. Today, accustomed to limited edition (in some cases even with high circulations) and to considering articles of industrial production also to be collectors’ objects, we only deem a piece to have an aura when it is original. Because we appreciate its intrinsic value, linked to the quality of the materials, to respect for the production processes, to its guarantee certification, to its durability which makes it a timeless classic. Cult pieces desired for years and found, perhaps, in a modern art shop. Or at an auction. This happened to Jürgen Mayer H., a trendy Berlin architect (his Metropol Parasol, which changed the skyline of Seville, launched him on the international scene, www.jmayerh.de), who found the Soriana sofa by Afra and Tobia Scarpa (9) at the Wright Auction House in Chicago. “It is from the Seventies, produced by Cassina, in cognac-coloured leather. I bought it, and finally I have something comfortable waiting for me at home”. Colomba Leddi, a Milanese stylist (www.colombaleddi.it), Fashion Design Director at Naba, also has a dream: the mythical Arco, designed by Castiglioni for Flos. But she already has a design icon at home, in three versions: “It is the E63 table lamp by Umberto Riva. I have the authentic one in plastic, which came from my parents’ home; I believe it was a gift from the designer to my parents. Then, because I was so fond of it, I bought the prototype by Bieffeplast and the re-issue by Fontana Arte in iron (7). The prototype is the most beautiful”! For Marina Pugliese, director of the Museo del Novecento in Milan, her design icon is a “puppet (4) with long arms to tie together which my favourite designer, Martì Guixé, gave to my children”. While, for Emanuela Frattini Magnusson, architect and designer who lives in New York (www.efmdesign.com), cult objects are those that have accompanied her on all her house moves: “The Bialetti coffee maker (1) that I took more thanthirty years ago to Manhattan, when I moved. But also the Campagnolo corkscrew, infallible; the adored armchair Sanluca (6), by the Castiglioni brothers (Poltrona Frau); the 530 desk (Bernini) and the Kioto table (Ghianda), designed by my father, Gianfranco Frattini. And then the little teak monkey by Kaj Bojesen that I’ve had since I was a child, hanging from a floor lamp by Gino Sarfatti”. Objects with an aura, which tell of a life, chapter by chapter. But has it happened to you, as a designer, to be copied. “Of course, I have seen many fakes of my Sky umbrella (5), which is now at MoMA; and my Oliver glasses for Salviati. How does it make you feel? Being copied always arouses a mixture of anger and resignation”.• THE NUMBERS/ The turnover and impact of counterfeiting on the legal economy The turnover of the counterfeit market in Italy is worth 6.9 billion Euros. The sectors most affected are clothing and accessories (2.5 billion Euros), the CD, DVD and software sector (1.8 billion Euros) and food products (1.1 billion Euros). The impact of counterfeiting on the legal economy is extremely severe. If counterfeit products were sold on the legal market, there would be 13.7 billion Euros worth of additional production, with a consequent 5.5 billion Euros of added value. The additional production would generate purchases of raw materials, semi-finished products and services from abroad for an import value of 4.2 billion Euros. And the overall production of those goods in official channels would absorb approximately 110,000 units of full-time work. The counterfeit products market generates a missed tax revenue of 1.7 billion Euros. Returning the production of counterfeit goods to the legal market would mean having additional revenue for direct and indirect taxes (including induced production) of 4.6 billion Euros. These are the figures that stand out when reading the final report “Dimensions, characteristics and investigations on counterfeiting” prepared by Censis (the Social Investment Study Centre, the socio-economic research institution founded in 1964, www.censis.it) and published in 2012. It should be added that the counterfeiting market is often in the hands of criminal organisations because it is an activity that provides high profit at almost zero risk (the Financial Police estimate that 1 Euro “invested” in counterfeiting earns up to 300 and more). Low risk that is not due to the absence of good laws, but to their absent, slow or “benevolent” application, while it is overlooked that one of the most serious social consequences of the underworld presence in the industry is the exploitation of labour. COUNTERFEITING CHANNELS/ Not just market stalls and street vendors. The role of the Internet and e-commerce The conference organised in Milan in November 2012 by the National Anti-Counterfeiting Council outlined its map. Along with the classic channels (market stalls, shops, street vendors), Internet sales are also taking hold in Italy: for dishonest operators, e-commerce and online auctions can be a useful and safe tool, scarcely regulated and difficult to control, to hide their identity. E-commerce uses distributors located in different parts of the world and manages to reach a wide number of consumers at low cost. Via the Internet, they can contact and cheat (it is estimated that 30% of products that can be bought online are fake) even unsuspecting buyers who are attracted by prices that are lower than normal, but not so low as to create doubt about the authenticity of the goods, frequently accompanied by presumed certifications of originality and by photographs that show their good workmanship. When searching online, often, illegally reproduced products appear first. Even traditional sales channels are not free from counterfeiting, like shops: while, on one side, it is difficult to access them, due to the need also to cheat the trader or to reach agreements with him, on the other side, it is much easier to mislead the end purchaser, who is less inclined in those contexts to check the authenticity of the product thoroughly. It is a good idea generally to purchase only on official company websites and at sales outlets recommended by manufacturers. counterfeiting OF design/ It is a phenomenon in a phenomenon, fed by international appreciation for Italian design creations Design counterfeiting involves the reproduction and marketing of articles that constitute unlawful copies of products based upon registered models or designs. As stated in the Censis report “A design product, in order to be ENGLISH TEXT defined as counterfeit, must be: a) an identical imitation of the product; b) an imitation with changes not sufficient to ensure an overall impression of the product that differs from a registered design”. This phenomenon affects various sectors, including those of furniture objects and lighting. Missing from the Censis research is data relating to the specific sector of furnishings; however, estimates by the Fondazione Altagamma state that furnishings could contribute 7.5 billion Euros to the total turnover linked to fake products (measured, as already stated, at 6.9 billion Euros). A serious threat to the Italian production system is also represented by trademark counterfeiting, i.e. the reproduction and marketing of articles that unlawfully bear an identical trademark to one that is already registered, a phenomenon that predominantly takes place abroad. On the fake market, misuse of the Made in Italy identification of origin and similar identifications is very widespread: products that have completely or partially different origins are passed off as being Italian, by using an Italian-sounding name that evokes a completely false origin. There is then the phenomenon of parallel imports, i.e. the marketing in Italy of products destined for another country but sold in ours (thanks to the free movement of goods within Europe), through unofficial channels, at lower prices than those normally applied. How to protect authentic design/ The patent. Copyright Design, for Italian products, has established itself as a symbol of innovation, becoming an expression of know-how that makes the difference on the international market. Design, as stated by the Censis report, “is able to make the product attractive, to create new market niches thanks to the originality, quality, identity that it gives the product and can strengthen the image of the brands with which it is connected”. But some entrepreneurs who act with innovation and quality seem to lack awareness of the value of the industrial and intellectual property expressed by their products; often, they are unaware of the opportunities offered by the existing legal system and how patenting can offer an effective tool of defence. “Currently,” says the Censis report, “industrial design essentially has two types of protection: the registration of models and designs (nationally, this lasts for 5 years and can be renewed up to a maximum 5 times, but it is also possible to register on an EU basis, with the same duration, and internationally, based upon the Hague Agreement), and protection through copyright (lasting for the duration of the life of the author and up to 70 years after his/her death)”. It is therefore necessary to spread the culture of the patent as a tool for protection. Prevention is supported by a complete and comprehensive regulatory system for identifying the crime and the resulting penalty, whose application is entrusted, in the final analysis, to the court, where the specialisation of the judge is important. BUying a fake: a cultural problem?/ Often they are aware purchasing decisions, even with a lack of information about the consequences of their actions How can we ignore the fact that the counterfeiting market is fuelled by significant demand from consumers themselves? The focus group results reported in the text “Dimensions, characteristics and investigations on counterfeiting”, written by Censis in collaboration with the General Directorate for Combating Counterfeiting of the Italian Patents and Trademarks Department and published in 2012, outline the profile of buyers (www.uibm.gov.it). These are buyers who are indifferent to the fact of performing an unlawful act, convinced that they are getting a deal, satisfied with obtaining the desired object without having to pay too much. In some cases, it is a desire for status which leads to purchasing a fake object that is almost indistinguishable from the original expensive one, and that gives its owner the illusion of belonging to an exclusive circle. Anyone obtaining this type of product does so because they want to show off the brand and make it pass as authentic, even at the cost of implementing a meticulous investigation, firstly of the original product and then the copy, developing true expertise in the counterfeit purchase. The case of lower quality fakes is different: here, the purchaser is not interested in passing the product off as original, and seems to be led principally by the possibility of making a saving, by the simplicity of the purchase or by the pursuit of fun in a sort of parlour game to be played particularly on holiday or out with friends. Satisfaction unites purchasers, without exception: for having found what they were looking for, for having stumbled upon something nice, for having done a deal, for having spent little. They feel no shame and do not think they have committed a wrongful act or even an offence (current regulations provide for a maximum fine of 200 Euros for those who are caught in the act buying counterfeit goods). Purchasers do not recognise the damage that is done to the country’s economy and manufacturing companies: their opinion is that the products are too expensive, priced way above their actual value. Consumers therefore lack an overall view of the phenomenon and full awareness of the real consequences of their actions. All these considerations led to Elle Decor Italia’s commitment to promoting an awareness-raising campaign on the issue. As we have noted a number of times, in order to define the aspects and main players in the phenomenon of counterfeiting, the Censis report is essential, as are the speeches made by the speakers at the General States conference. Combating Counterfeiting, sponsored by the National Anti-Counterfeiting Council and held in Milan in November 2012 (www.cnac.it). elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale storie di contraffazione Case history eccellenti di copie di best seller di design. Le raccontano i protagonisti delle azioni legali condotte a tutela del copyright. Mentre associazioni ed enti impegnati a difendere la proprietà intellettuale dei progetti ne illustrano le implicazioni elle decor 37 CAMPAGNE ANTICONTRAFFAZIONE Le immagini che illustrano questo servizio testimoniano l’impegno delle aziende di design sul tema della diffusione delle copie. L’attenzione è rivolta a sensibilizzare il consumatore. Lo stesso intento che anima la campagna promossa da Elle Decor Italia. a cura di Laura Maggi - testi di Lisa Corva, Paola Carimati e Ruben Modigliani - ha collaborato Maria Cristina Tommasini gialli d’autore Come in un racconto noir, dove vittime del delitto non sono solo sedie, poltrone e lampade di firma, ma anche rubinetti e lavabi Barcelona chair. The original. Design Mies van der Rohe, 1929. KNOLLDESIGN BEWARE OF IMITATIONS, 2006 Così recita l’immagine della Barcelona Chair, parte della campagna pubblicitaria promossa da Knoll International nel 2006 in difesa dei suoi pezzi icona. Platania&Co KnollDesign. Beware of imitations. Showroom Milano, dal 5 al 10 Aprile 2006, P.zza Bertarelli 2, dalle 10.00 alle 20.00. TO BE OR NOT TO BE B&B, 1989 È la prima campagna stampa istituzionale (firmata dall’agenzia RSCG nel 1989) dove non è più il prodotto a parlare a nome dell’azienda, ma dove B&B Italia stessa si fa soggetto, autore dei propri prodotti, responsabile fino in fondo dei loro contenuti innovativi e del loro valore nella storia del design. E che conclude con l’affermazione: “Originale non è quello che non imita nessuno, ma quello che nessuno può imitare”. elle decor 38 I falsi nel design, a volte, sono come i protagonisti di un thriller. E se il corpo del reato, ovvero la copia contraffatta, è in vendita magari nel negozio sotto casa, il falsario agisce e si nasconde lontano. Per esempio, in Cina. “La nostra responsabile commerciale per l’Estremo Oriente”, racconta Alberto Alessi, “si era accorta, nel 2011, che una banca di Hong Kong stava facendo una promozione regalando ai clienti una copia di Magic Bunny, il nostro portastuzzicadenti a forma di cilindro da cui esce un coniglietto, disegnato nel 1998 da Stefano Giovannoni. Le copie erano chiaramente di provenienza cinese, prodotte con materiale plastico di scarsa qualità, con un packaging molto cheap”. Come avete reagito? “Non c’è stata una vera e propria causa legale: abbiamo contattato la banca, che si è resa conto dell’abbaglio, dandoci il nome del fornitore. I nostri legali si sono mossi con una diffida, senza però ottenere risposta, come solitamente accade quando sono coinvolti i piccoli produttori cinesi. Ma da allora non ci sono più stati casi di falsi Magic Bunny”. Immaginiamo non sia stato l’unico episodio di falsi Alessi. “Purtroppo no. È stato copiato persino il nostro omino-simbolo, quello dei vassoi e cestini disegnati da Stefano Giovannoni e Guido Venturini, che alla fine degli anni ’90 era diventato anche gioiello: un ciondolo. Peccato che due note case italiane, qualche anno fa, abbiano messo in commercio rispettivamente una linea di gioielli dedicata alle mamme, e una linea di bijoux in plastica, con l’ominoicona copiato. Ma in entrambi in casi, dopo una diffida sia per contraffazione di marchio sia per imitazione servile*, abbiamo ottenuto il ritiro della merce dal mercato e un risarcimento per i danni subiti”. E quindi, in tribunale si parlerà di concorrenza sleale e, più precisamente, di imitazione servile. Interessante il termine tecnico, “imitazione servile”: sono i prodotti, spiega Simona Scanziani del Legal Department di B&B Italia, che, pur non riportando il brand, imitano tuttavia il design. “È la nostra case history: quando hanno copiato il nostro divano Charles, disegnato da Antonio Citterio nel ’97 e da allora uno dei nostri best seller. La ditta falsaria, piemontese, aveva persino ribattezzato il divano: Nicola”. Charles che diventa Nicola: e poi cos’è successo? “Abbiamo iniziato la causa nel 2000, per concorrenza sleale appunto. Ma la sentenza, a nostro favore, della Cassazione è arrivata solo nel 2012. I tempi della giustizia si commentano da soli. Ma abbiamo vinto tutti e tre i gradi di giudizio. E questo vale la pena di sottolinearlo!”. E quando il caso si presenta in pieno centro a Milano? È successo con la Chaise Longue di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, prodotta da Cassina, e copiata, nonché venduta, da HighTech, uno dei negozi di design d’interni più frequentati della città. Un caso che è finito anche sul Corriere della Sera. Ce lo racconta Giacomo Leo, responsabile degli affari legali e societari del gruppo Poltrona Frau (inclusa la società Cassina). “Abbiamo immediatamente reagito con un KARTELL, MADE IN MILANO, 2011 Per riaffermare “che Kartell è nata nel capoluogo lombardo, nel 1949. Perché i prodotti Kartell sono da sempre 100% Made in Italy. Perché Milano è la sede riconosciuta del design contemporaneo”, come afferma l’azienda. 100% MADE IN ITALY, 2012 Una campagna congiunta di Ceramica Flaminia e Simas, aziende leader del settore dei sanitari e “le prime a ottenere la licenza d’uso del marchio Ceramics of Italy che contrassegna i materiali ceramici prodotti esclusivamente in Italia. La presenza indelebile di questo marchio ne garantisce la provenienza”. Questo l’invito al cliente: “Al momento dell’acquisto verifica l’origine dei sanitari per il tuo bagno, darai così il giusto valore alla tua spesa, contrastando la contraffazione e la concorrenza sleale. Le aziende che non producono esclusivamente in Italia possono applicare questo marchio sul prodotto nazionale a condizione che su quello proveniente dall’estero sia indicato in modo indelebile il relativo paese d’origine”. The only authorized authentic cassina.com/stores “LC2” di Le Corbusier, Jeanneret, Perriand e Cassina. Il design prima di tutto. “L’uomo ha bisogno del colore per vivere” (Le Corbusier). Un’icona del design che è possibile combinare in una vasta gamma di colori e che rende LC2 ancora più unica. Un’autenticità che i tre grandi architetti hanno affidato in esclusiva mondiale alle sapienti mani degli artigiani Cassina, gli unici autorizzati a riprodurre un pezzo di storia, garantito 10 anni. LC2_ITA_SP.indd 1 13/02/13 16.11 POLTRONA LC2 DI LE CORBUSIER, PERRIAND, JEANNERET E CASSINA. IL DESIGN PRIMA DI TUTTO, 2013. Nella campagna si afferma che l’autenticità è stata affidata “alle sapienti mani degli artigiani Cassina, gli unici autorizzati a riprodurre un pezzo di storia, garantito 10 anni”. provvedimento cautelare, il sequestro delle copie in negozio, e vinto il ricorso di HighTech. Ora siamo in attesa della sentenza di primo grado prevista per fine anno”. Poltrone che vengono copiate come borse. “Con la differenza che spesso, nel mondo del design, chi compra un falso non ne ha purtroppo la percezione: anche perché il contraffatto è in vetrina, in negozio; e non per strada, offerto da un venditore ambulante, come succede per le it-bags tutto logo”. Poltrone ma anche lavabi. “Se solo avessimo potuto difendere con un brevetto i nostri Acquagrande o Link, poi copiati in tutto il mondo, la nostra storia sarebbe stata decisamente diversa!”, commenta Augusto Ciarrocchi, presidente di Flaminia Ceramiche. “Oggi però abbiamo potuto brevettare il lavabo Roll, disegnato da Nendo, e quindi siamo in grado di combattere eventuali falsari in tutto il mondo”. Gli avvocati Gabriele Cuonzo e Federico Aloisi si sono invece occupati per Vitra della Panton Chair. 110 copie, prodotte in Cina, stavano entrando in Italia e sono state fermate al confine: “Esattamente nel 2006, alle Dogane di La Spezia. Il container è stato bloccato, è stato ottenuto un provvedimento cautelare e la conseguente decisione del Tribunale è stata importantissima, perché è stata la prima che riconosceva il diritto d’autore a un pezzo di design tridimensionale**”. Pochi mesi dopo, davanti allo stesso magistrato, viene presentata la denuncia per Arco, l’ambitissima (e purtroppo copiatissima) lampada di Flos. “E da lì è iniziato un braccio di ferro durato ben cinque anni”, racconta Giovanni Casucci, avvocato di Flos. “Un braccio di ferro tra tribunali, contro-leggine fatte approvare in fretta dalla lobby dei falsari in palese conflitto con norme comunitarie che proteggono il diritto d’autore anche nel design, ben ostacolate dallo Stato italiano, che solo dinanzi all’epocale sentenza della Flos della Corte di Giustizia del 2011 sta cominciando a rendere il dovuto rispetto alla creatività dei nostri imprenditori”. Una vera e propria guerra che si combatte anche via Internet. Perché oggi i falsari spacciano anche e soprattutto sul Web. L’ha scoperto a sue spese Kartell, con la lampada Bourgie, di Ferruccio Laviani, e lo sgabello Stone, di Marcel Wanders. “Le copie contraffatte venivano vendute via Internet, ma partivano da un magazzino alla periferia di Milano”, spiegano da Kartell. “La segnalazione, stavolta, è arrivata per caso da un nostro trasportatore, che stava consegnando merce per un’altra azienda. E quando abbiamo mandato un nostro incaricato, per comprare, come prova, uno sgabello Stone, ingenuamente i commessi se ne sono usciti con: Prendi in magazzino uno di quei simil-Kartell!”. Una battuta surreale: del resto, il giallo tra i falsari del design è un vero giallo all’italiana. Con colpi di scena, come ogni giallo che si rispetti: per esempio, uno dei casi più eclatanti, quello dello sgabello Bombo, disegnato da Stefano Giovannoni per Magis. “Il primo sgabello regolabile di design, creato nel 1996. Un’icona copiata in tutto il mondo, in maniera per noi devastante”, dichiara Barbara Minetto, marketing manager di Magis. Con conseguenti cause legali intraprese in tutto il mondo. “E una sentenza che ha fatto epoca, soprattutto a livello mediatico: quasi un migliaio di copie, scoperte in Belgio, sono state distrutte pubblicamente nel maggio del 2007, in seguito a un’ordinanza del Tribunale belga”. Un altro numero da elle decor 39 LIVING TOWER, DESIGN VERNER PANTON, 1969, VITRA Nell’illustrazione di Josh Petherick, per il catalogo Vitra Home 2005, accanto al pezzo icona di Panton con l’invito “Nest with Vitra”, i cartelli dei dimostranti recitano “Respect original (good) ideas”, “Say no to fauxfantastic furniture!”, “Viva Vitra”. FLOS, CAMPAGNA ADV 1998-99, ART DIRECTOR JEAN-BAPTISTE MONDINO L’azienda ha voluto sottolineare in tono provocatorio alcuni dei valori più riconoscibili del design originale. Solidità, resistenza e armoniosità di un Arco originale sono rappresentati da un ginnasta sospeso alla lampada. A TUTELA DEL DESIGN Uno schema che illustra i due percorsi più efficaci per difendere un progetto dalla contraffazione, validi per aziende e autori brivido per Dornbracht. “Ben 267 copie o prodotti similari a Tara, la nostra rubinetteria best seller”, dice Alessio Luciani, Marketing Coordinator Italia. “Lanciata nel ’92, ha rotto gli schemi nel settore: forse per questo è così difficile difenderla. E alla fine l’azienda ha deciso che il miglior modo di tutelarsi è investire in innovazione”. Anche perché a volte i falsari sono sfacciati. Molto sfacciati. E i clienti pure. Lo racconta Giulio Cappellini: “Una grossa multinazionale automobilistica aveva scelto 1000 dei nostri sgabelli Ribbon, disegnati da Nendo, per tutte le loro concessionarie negli Stati Uniti. Ma poi ha acquistato le copie prodotte in Cina, a un prezzo più basso”. Conferma Ernesto Gismondi, fondatore di Artemide, che da anni lotta contro chi copia le sue luci. “Sono andato qualche anno fa a Hong Kong, dove stavamo per concludere una fornitura di cinquemila pezzi per un nuovo hotel luxury. Finché il cliente ci ha detto: lo sconto proposto è troppo basso; se non abbassate ancora, le vostre lampade me le faccio copiare in Cina”. Una minaccia? “Una realtà. Ma bisogna reagire. La nostra Tizio siamo riusciti a difenderla bene, tanto che già alla fine degli anni Settanta, dopo aver speso 149 milioni di vecchie lire di avvocati, siamo riusciti a far distruggere sia le copie sia gli stampi. Ma è successo in America. In Cina è più difficile, copiano dalle copie, non rispondono agli avvocati… E a volte sono così pigri che non si prendono neppure la briga di fotografare la loro copia contraffatta: in un catalogo cinese avevano semplicemente riprodotto una nostra foto, con la lampada in primo piano e il Duomo fuori dalla finestra”. La più copiata è dunque Tizio? “Ed è anche la più protetta. Ma ora, per fortuna, abbiamo ricevuto il marchio di protezione tridimensionale anche per Tolomeo: la nuova passione dei falsari”. Anche Carlo Urbinati, fondatore e titolare di Foscarini insieme ad Alessandro Vecchiato, ha un brutto ricordo legato a un albergo, stavolta a Singapore: “Un viaggio di lavoro, un hotel design di alto livello. Scendo in camera e mi accorgo che c’era sì una delle nostre Tress, ma era una copia. Brutale tra l’altro, avrebbe potuto essere stata fatta da mio figlio quand’era alle medie”. Avrà dormito malissimo. “E protestato formalmente con la direzione. Senza risultati. I risultati legali, però, se perseguiti con costanza, arrivano. Penso a Caboche di Patricia Urquiola: abbiamo scoperto che un nostro rivenditore, dopo un primo ordine, continuava a vendere sia direttamente, sia on line, la Caboche, ma non ne aveva più comprate. E sa dov’è accaduto? In Germania. Abbiamo iniziato la causa quattro anni fa: anche se, come in un giallo, è stata chiamata come teste in tribunale persino la Urquiola. È stata una battaglia intensa, ma alla fine abbiamo visto riconosciuti i nostri diritti”. Perché, come sottolinea Urbinati: “Mi piace pensare che tracciamo una strada. Bisogna lavorare molto per raggiungere, in un oggetto, la semplicità. Come nelle 189 sfere trasparenti della Caboche”. E la semplicità va difesa. Semplice, no?• * Imitazione servile: l’imitazione servile è compresa tra gli atti di concorrenza sleale. È prevista dell’art. 2598 n. 1 cod. civ. Vi è imitazione servile quando un imprenditore adotta per i propri prodotti (o per le relative confezioni) le forme esteriori e individualizzanti dei prodotti (o delle relative confezioni) del concorrente, così da indurre potenzialmente in errore l’acquirente, sviandone la scelta. Marchio di protezione tridimensionale: il marchio tridimensionale (comunemente detto marchio di forma) è previsto sia dalla normativa nazionale sia da quella comunitaria. Entrambe prevedono che, a determinate condizioni, la forma del prodotto o della confezione del prodotto può costituire oggetto di registrazione come marchio di impresa. ** Copyright (non RICHIEDE registraZIONE) Modello registrato GUN BEDSIDE GUN designer: Philippe Starck Titolare dei diritti: Flos S.p.A. DURA DALLA DATA DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA DI REGISTRAZIONE FINO A UN MASSIMO DI 25 ANNI DALLA STESSA PANTON CHAIR designer: Verner Panton Titolare dei diritti: Vitra Patente AG. IL RICHIEDENTE PUÒ SCEGLIERE SE LIMITARE LA PROTEZIONE AL TERRITORIO ITALIANO O ESTENDERLA A TUTTA EUROPA LA REGISTRAZIONE NON DEVE AVVENIRE A PIÙ DI 12 MESI DALLA PRIMA DIVULGAZIONE SI ESTENDE AUTOMATICAMENTE SU SCALA MONDIALE DURA DALLA CREAZIONE FINO A 70 ANNI DOPO LA MORTE DELL’AUTORE VALE SOLO PER OGGETTI DAL VALORE ARTISTICO. INDIZI: SPESE: ITALIA € 5.000 ca. esposizione in mostre e/o musei; apprezzamento da parte di critici d’arte; riconoscimenti internazionali. GRATUITA VALE SOLO PER OGGETTI DAL CARATTERE CREATIVO. INDIZI: IL DISEGNO SI DEVE DIFFERENZIARE DA DISEGNI GIÀ DIVULGATI SUSCITANDO UNA IMPRESSIONE GENERALE DIVERSA apporto personale del designer; anche le rielaborazioni di precedenti opere possono presentare questo requisito. UN percorso NON ESCLUDE L’ALTRo a cura dello Studio TREVISAN & CUONZO elle decor 40 elle decor 41 Le testimonianze di presidenti e responsabili degli enti coinvolti nelle diverse problematiche della contraffazione di prodotti di design. Le leggi a tutela dell’originale e le proposte per la sua difesa. L’inchiesta di Elle Decor Italia elle decor 42 Daniela Mainini presidente CNAC - Consiglio Nazionale Anticontraffazione Qual è il vostro compito? Indirizzare, dare impulso e coordinare, da un punto di vista strategico, ciò che le diverse amministrazioni già fanno per combattere il fenomeno. Questo è il compito che il legislatore ha assegnato al Consiglio Nazionale Anticontraffazione. L’obiettivo che mi sono posta nel 2011 nell’assumere, su delega del ministro dello Sviluppo economico, la presidenza del CNAC è stato quello di dare un significato concreto a questo compito. Impresa non semplice, in quanto per la complessità del fenomeno i soggetti che se ne occupano sono numerosi (dai ministeri alle forze dell’ordine, dalle associazioni imprenditoriali a quelle dei consumatori). Gli interessi in gioco sono alcune volte contrastanti e possono toccare i diritti fondamentali degli individui - penso al dibattito sulla proprietà intellettuale in Internet - oltre a livelli decisionali molteplici perché riguardano non solo l’ambito nazionale (centrale e locale), ma anche quelli europeo e internazionale. Credo tuttavia di essere stata avvantaggiata in questo compito dall’esperienza che mi deriva da oltre venticinque anni di esercizio della professione legale nel campo della tutela della proprietà intellettuale e nella lotta alla contraffazione. E così ho cercato di dare un’impronta pragmatica, privilegiando l’ascolto delle esigenze concrete di chi è danneggiato dalla contraffazione (imprese e consumatori), di chi la combatte quotidianamente (forze dell’ordine, polizia municipale e dogane) e di chi deve delineare le strategie di lotta (ministeri e comuni). Un grande lavoro di squadra di tutti gli interlocutori coinvolti ha permesso poi di individuare le priorità in tema di lotta alla contraffazione, con le relative proposte di azione, in 13 settori, tra i quali il design. Questo lavoro ha rappresentato la base di partenza per l’elaborazione del Piano Nazionale Anticontraffazione. Che cos’è il Piano Nazionale Anticontraffazione? È lo strumento che definisce le strategie nazionali nella lotta alla contraffazione e orienta l’azione dei soggetti che la combattono. Le strategie si riferiscono ai seguenti ambiti: comunicazione e informazione ai consumatori, per renderli più attenti e consapevoli, e per colmare nei giovani il vuoto di consapevolezza sull’importanza della proprietà intellettuale; enforcement, ossia applicazione delle leggi esistenti, e rafforzamento del presidio territoriale; lotta alla contraffazione via Internet, per affermare anche nel mondo CNAC ANNO DI FONDAZIONE: il Consiglio è stato istituito presso il ministero dello Sviluppo economico dalla legge 23 luglio 2009 n. 99. Presieduto dal ministro dello Sviluppo economico o da un suo delegato, è stato formalmente insediato il 22 dicembre 2010 alla presenza dei rappresentanti di altri dieci ministeri e dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), che partecipano in qualità di Membri. RAPPRESENTA: è un organismo interministeriale (riunisce 11 ministeri più l’Associazione dei Comuni Italiani) di carattere strategico, sovraordinato a tutte le amministrazioni che si occupano di contraffazione. MISSIONE: le strategie delineate dal Consiglio sono indicate nel Piano Nazionale Anticontraffazione (www.cnac.gov.it/index.php/gli-statigenerali-lotta-alla-contraffazione/ piano-nazionale-anticontraffazione) presentato a novembre a Milano durante gli Stati Generali Lotta alla Contraffazione (www.cnac.gov.it). Carlo Guglielmi Presidente INDICAM - Istituto del Centromarca per la lotta alla contraffazione CLAUDIO LUTI Presidente COSMIT - Comitato Organizzatore del Salone del Mobile Italiano Da quando si occupa di contraffazione? Come presidente INDICAM da 12 anni. Il problema è molto complesso e radicato nel tessuto produttivo italiano. Non stupisce o forse sì che, in termini quantitativi, il peso della contraffazione sul Pil si aggiri attorno al 9%. Risolvendolo, si eviterebbero dannose manovre finanziarie. Che cosa vuol dire vendere prodotti contraffatti? Vuol dire vendere in nero e procurare danno alla fiscalità collettiva. E comprarlo, sostenere indirettamente le organizzazioni del malaffare: è la malavita che gestisce questo business. Cosa fa INDICAM? Prima di tutto abbiamo chiesto una reazione concreta allo Stato di fronte al fatto che l’Italia è il terzo Paese al mondo sia per produzione sia per acquisto di prodotti contraffatti. Ogni volta che è stato il caso, abbiamo denunciato alla Commissione europea i governi italiani (sia Prodi che Berlusconi che Monti) per norme in conflitto con la legislazione europea in termini di tutela mediante il copyright del design. Molto recentemente abbiamo portato all’attenzione dell’Antitrust, insieme all’Associazione di Consumatori Adoc, il problema della divulgazione delle copie illegali su Internet. Chi copia è un potenziale delinquente, chi acquista il prodotto copiato ne è un complice. Perché la contraffazione è così diffusa? Molti attori del sistema design, dove sempre più spesso si sente parlare di mercato e di marketing, sono naturalmente condannati a essere secondi. È primo chi sperimenta, e chi sperimenta non lo fa per il mercato, ma per innovare: fa qualcosa di nuovo senza pensare al nuovo, ma investendo capitali ed energie. Chi copia invece, ed è secondo, non investe capitali ed energie, ma in comunicazione. Che dimensioni ha oggi la contraffazione? Come capo di un’azienda (Kartell, ndr), è un fenomeno che combatto tutti i giorni: quasi tutti i prodotti di successo sono imitati. Gran parte di questa produzione poi viene venduta via Internet, canale che praticamente garantisce l’anonimato a chi copia. Abbiamo scoperto che i contraffattori arrivano a usare le nostre immagini per pubblicizzare i loro prodotti, altri imitano addirittura i nostri negozi. Siamo pochissimo protetti, non riusciamo a fare sistema, non abbiamo istituzioni che ci rappresentino abbastanza: basta pensare che in Italia l’applicazione della legge anticontraffazione è stata prorogata… Per un’azienda che innova questo è un problema, ed è difficile vincere una causa in Brasile o in Cina, Paesi dove il fenomeno della copia è purtroppo molto diffuso. È un fenomeno che riguarda tutto il mondo? Purtroppo anche l’Europa ha fatto la sua parte, pronunciandosi contro una legge per imporre il “made in”, la dichiarazione di dove un prodotto è realizzato. Le istituzioni ci chiedono di esportare, ma dobbiamo essere difesi. E tutelati. Dal 2001 c’è una legge che protegge il diritto d’autore su modelli e disegni industriali, oggi una legge europea riconosce gli stessi diritti anche ai pezzi disegnati pre-2001: è un buon segnale. Ma bisogna andare avanti. Come COSMIT, quali sono le vostre strategie? Siamo molto attenti a chi ammettiamo alle nostre manifestazioni. Facendo controlli sui cataloghi, prima di accettare una candidatura. Ma anche in fiera: abbiamo istituito un ufficio anticontraffazione operativo nei giorni del Salone, con ispettori e penalità come l’esclusione. INDICAM ANNO DI FONDAZIONE: 1987 RAPPRESENTA: oltre 180 aziende, associazioni, enti, studi professionali, organizzazioni impegnati nella lotta alla contraffazione dei prodotti di marca. MISSIONE: attiva sull’insieme delle problematiche della difesa dei diritti di Proprietà Intellettuale, l’associazione collabora con i titolari di marchi, le imprese della distribuzione, le organizzazioni dei consumatori e le pubbliche autorità per la prevenzione e la repressione della contraffazione (www.indicam.it). Francesco Brigida - bob krieger in prima linea digitale il rispetto della proprietà intellettuale; sostegno alle imprese e difesa del Made in Italy da fenomeni di usurpazione all’estero. Quando è stato presentato? Ufficialmente alle autorità politiche e all’opinione pubblica il 19 novembre scorso in un evento svoltosi a Milano. Gli Stati Generali Lotta alla Contraffazione - questo il nome dell’evento che ha riunito tutto il Sistema Italia impegnato nel contrasto al fenomeno - sono stati il momento culminante del grande lavoro svolto da tutti i soggetti coinvolti nel Consiglio Nazionale con grande entusiasmo e impegno e con una visione che indica chiaramente quale sia la direzione da prendere in questa importante battaglia di legalità. Quali gli obiettivi futuri? Il lavoro del Sistema Italia e del Consiglio Nazionale deve ripartire nel 2013 da qui. Il nostro compito è di continuare questa battaglia, che è prima di tutto una battaglia culturale che richiede un grande coinvolgimento istituzionale e risorse adeguate alle sfide che ci impone. Nell’anno in corso quindi valuteremo, alla luce delle priorità sopra elencate che costituiscono reali fronti di lotta, il merito delle diverse iniziative e proposte. Senza questa valutazione tutti i progetti, pur lodevoli, sono destinati a rimanere iniziative prive di una visione sistemica, fondamentale per la loro reale efficacia. COSMIT ANNO DI FONDAZIONE: 1961 RAPPRESENTA: organizza ogni anno, ad aprile, il Salone del Mobile, le biennali Euroluce, EuroCucina, SaloneUfficio, Salone Internazionale del Bagno e l’annuale Salone Internazionale del Complemento d’Arredo. Dal 1998, inoltre, organizza anche il SaloneSatellite. Dal 2005 COSMIT gestisce all’estero i Saloni WorldWide Moscow, a ottobre. MISSIONE: promuovere le esportazioni italiane di mobili e complementi (www.cosmit.com). roberto SNaidero Presidente FederlegnoArredo Giovanni Anzani Presidente Assarredo Qual è l’impegno dell’Associazione rispetto al tema della contraffazione? La Federazione è da sempre in prima linea, in particolare sulla protezione del design con il diritto d’autore. Grazie a una nostra concreta azione in sede parlamentare, infatti, nel 2010 è stato possibile modificare l’art. 239 del Codice di Proprietà Industriale nel senso di riconoscere la protezione del diritto d’autore al design che prima del 2001 era di pubblico dominio, concedendo una moratoria di 5 anni a coloro che fabbricavano copie, allora lecite, al fine di smaltirle. Che cos’è successo con il Decreto Milleproroghe? Purtroppo, il Decreto Milleproroghe del 2012 ha introdotto, su pressione delle lobbies dei contraffattori, uno slittamento della moratoria da 5 a 13 anni, con l’effetto che la durata della stessa è prevista fino al 2014, autorizzando in questo modo i contraffattori a proseguire indisturbatamente senza incorrere in violazioni. Tale provvedimento ha suscitato la nostra veemente reazione culminata, insieme ad ADI e a INDICAM, nella denuncia dello Stato Italiano alla Commissione europea per infrazione del diritto comunitario. Parallelamente, la nostra battaglia è proseguita anche nelle sedi giudiziarie. Impegni futuri? FederlegnoArredo continuerà il suo impegno a favore della protezione del design con il diritto d’autore. Consapevole dell’importanza e dell’attualità di certe tematiche, ha infatti istituito al suo interno un ufficio tutela, con l’obiettivo di fornire assistenza e sensibilizzare le imprese su tutte le problematiche legate alla contraffazione, organizzando anche seminari e pubblicazioni sul tema, cercando in tal modo di “educare” le aziende a investire nella protezione dei beni immateriali, punto di partenza per una tutela a 360 gradi dell’eccellenza del Made in Italy. Quali sono le problematiche legate al diritto d’autore nel settore dell’arredamento? Il problema è doppio: registrare con un brevetto internazionale ogni prodotto è laborioso e costosissimo, sono poche le aziende che vanno in questa direzione. E poi la protezione di cui si può godere è poca e ha tempi lunghi: basta un dettaglio cambiato e la copia è legittima. Lo scenario internazionale poi è particolarmente complesso, con Paesi produttori che copiano sfacciatamente e che talvolta arrivano a brevettare la loro imitazione: così l’azienda che produce l’originale ha poi delle difficoltà a far entrare quel determinato prodotto in quel Paese. Cosa si può fare in una situazione così complessa? Ci stiamo concentrando su una strada alternativa alla difesa del progetto: quella di chiedere al governo dell’Unione europea il varo di un programma di protezione per il cliente finale. Un mezzo potrebbe essere l’istituzione di un libretto di garanzia con una carta d’identità del prodotto (chi l’ha prodotto, chi l’ha progettato, dove è stato realizzato, con quali materiali ecc.). Se a un’ispezione il prodotto non dovesse risultare conforme a questo documento d’accompagnamento, allora scatterebbe il sequestro: cosa che oggi non è possibile con i container carichi di imitazioni che vengono scaricati ogni giorno nei grandi porti del Nord Europa. È una questione anche di salute dell’utente. Non ci sono sufficienti leggi a tutela dell’autenticità di un prodotto? Una legge che va in questa direzione in Italia ci sarebbe anche, solo che il pubblico non lo sa. E, quel che è peggio, non viene osservata. Si dovrebbe fare un grande lavoro di sensibilizzazione sul pubblico. E dobbiamo anche difenderci dal falso Made in Italy, oggetti che sono fabbricati chissà dove ma che vengono etichettati come realizzati nel nostro Paese. Questo è un argomento portato avanti principalmente da quattro delle sigle di FLA: Assarredo (che da sola pesa circa per il 40% dell’Associazione), Assobagno, Assoluce e Assufficio. È una difesa del prodotto indispensabile per difendere le imprese. FEDERLEGNOARREDO ANNO DI FONDAZIONE: 1945 RAPPRESENTA: Assarredo, Assobagno, Assoimballaggi, Assolegno, Assoluce, Assopannelli, Assufficio, EdilegnoArredo, Asal, Fedecomlegno, Assoallestimenti. Aderiscono: Aippl, Apil e Assocofani. MISSIONE: incontrare gli imprenditori del legno e dell’arredo per sostenere il desiderio di fare impresa (federlegnoarredo.it). Piero Gandini Presidente Assoluce Come si pone Assoluce nella delicata questione del diritto d’autore? Come parte di FederlegnoArredo recepiamo il Codice Etico dell’Associazione, che tutela la proprietà intellettuale e che è un codice di comportamento condiviso. Questo vale per tutte le aziende che fanno parte di Assoluce, sia le nuove associate sia quelle che ne fanno parte da sempre. Svolgiamo anche azione di supporto nei confronti dei nostri associati: suggeriamo studi legali specializzati a chi ne ha bisogno, promuoviamo informative. A tutela del diritto d’autore l’Associazione fa anche una cosa molto importante, che ho potuto sperimentare nella mia veste di imprenditore quando non ricoprivo ancora la carica di presidente: Assoluce si è infatti costituita parte civile, dichiarandosi quindi danneggiata dal reato contestato, nella causa Flos‑Semeraro (a proposito di copie della lampada Arco di Castiglioni, prodotta da Flos, ndr). Una causa che ha fatto giurisprudenza in materia di diritto d’autore. ASSOLUCE ANNO DI FONDAZIONE: 1997, dalla fusione tra Gruppo Luce di Assarredo e Unionluce di API. RAPPRESENTA: le più importanti aziende italiane produttrici di apparecchi di illuminazione domestica. MISSIONE: operare per il continuo miglioramento dei livelli qualitativi del settore dell’illuminazione e aggregare tutte le aziende operanti secondo linee di qualità e sicurezza dei propri prodotti e, insieme, di correttezza e serietà di comportamenti sia nei confronti della distribuzione sia dei consumatori finali. Assarredo ANNO DI FONDAZIONE: 1979 RAPPRESENTA: industrie produttrici di mobili, imbottiti, cucine, sistemi per dormire, complementi d’arredo e arredamenti commerciali. MISSIONE: rappresentare, assistere e tutelare le aziende, promuovendone gli interessi a livello locale, nazionale e internazionale. elle decor 43 LUISA BOCCHIETTO Presidente ADI Associazione per il Disegno Industriale Che cosa avete fatto, come e quando? ADI non è una associazione di categoria nata per difendere gli interessi di qualcuno, ma un’associazione che da più di 50 anni promuove il disegno industriale italiano. Accomuna designer, imprese, scuole, critici e distributori nella valorizzazione del miglior design, che ogni anno seleziona attraverso ADI Design Index, premiandolo ogni tre anni con il Compasso d’Oro. Il tutto avviene senza contributo pubblico, senza sponsorizzazioni. La grande libertà di intenti ci permette di fare delle battaglie di principio che non sono vincolate agli interessi di nessuno. Questa esperienza maturata nella selezione indipendente a favore della ricerca, dell’innovazione e del merito ci autorizza a prendere posizione decisa contro chi copia. Quali figure avete coinvolto e/o creato per combattere il problema? Nell’ADI esiste il Giurì del design, creato per dirimere questioni di proprietà intellettuale, in collaborazione con Confindustria e con esperti legali: una sorta di commissione sopra le parti che può esprimere pareri competenti al servizio della magistratura, del cittadino, delle imprese e dei progettisti. Il nostro compito è quello di contribuire al confronto tra i diversi attori: giuristi, progettisti e produttori in modo da aumentare la cultura della materia e fornire oggettivi elementi di giudizio. Spesso per ignoranza reciproca non si comprendono a fondo alcuni aspetti che risultano poi condivisi una volta divenuti patrimonio comune. Alcune sezioni della magistratura sono più competenti di altre in materia e ADI può fornire supporto nell’indicare il più adatto approccio. Molti legali collaborano da anni con ADI e cerchiamo anche di promuovere una maggiore attenzione alle procedure di difesa e registrazione dei prodotti da parte di progettisti e imprese. Purtroppo la disaffezione di chi produce e progetta è grande a causa di politiche discutibili adottate nel nostro Paese. Qual è la situazione della contraffazione in Italia, quali difficoltà ci sono rispetto all’estero? Le battaglie condotte lo scorso anno in modo congiunto da parte di ADI, Confindustria, Altagamma, Federlegno, COSMIT, riunite - in occasione di una conferenza stampa promossa proprio da ADI - per elle decor 44 chiedere la difesa della proprietà intellettuale in Italia ci hanno visto soccombere. Ha prevalso un approccio demagogico che nasconde interessi particolari. Il Parlamento ha approvato emendamenti di legge a favore delle copie, in contrasto con la normativa europea in vigore. Per l’Europa ogni progettista è proprietario di diritto della sua creazione, indipendentemente dalla registrazione brevettuale e commerciale fatta dall’azienda, che poi mette in produzione il suo progetto. Si tratta di un’affermazione di principio intellettuale prima ancora che di una questione economica. Copiare le idee equivale a rubare. In Italia invece, purtroppo, è stata prorogata ancora per alcuni anni la possibilità di copiare favorendo quelle aziende che lo fanno a dispetto delle norme europee, con l’appoggio di politici compiacenti. Questo non è accettabile per chi investe in originalità, porta la bandiera del Made in Italy e contribuisce a valorizzarlo. Come possiamo chiedere ad altri Paesi di non copiarci se accettiamo che venga fatto nel nostro? In quella occasione abbiamo perso; con noi perdono la qualità, l’immagine, la meritocrazia a favore della disonestà di intenti e di azione. Ci auguriamo che la situazione evolva. A questo proposito interveniamo in “adiuvandum”, cioè appoggiando, come associazione, tutte quelle cause in cui siamo certi di poter difendere chi viene copiato. Un peso maggiore dato a chi cerca di ottenere giustizia. ADI ANNO DI FONDAZIONE: 1956 RAPPRESENTA: riunisce e rappresenta i principali protagonisti del Sistema del Design. MISSIONE: attuare strategie innovative per favorire e divulgare l’eccellenza del prodotto in rapporto all’innovazione tecnologica, alle tendenze socio-economiche e alle problematiche ambientali; promuovere norme e procedure, eventi e mostre, convegni, concorsi e pubblicazioni. L’associazione è impegnata nel processo di riconoscimento giuridico del ruolo del designer nello scenario normativo (www.adi-design.org). ENGLISH TEXT Armando Branchini Segretario Altagamma Come lavora Altagamma? In sintesi posso dire che la nostra attività principale è quella di fare lobby nei confronti delle istituzioni, per esempio stimolando Guardia di Finanza, Annona, dogane. Operiamo all’interno del CNAC (vedi pagine precedenti), una struttura che ha cambiato lo scenario in termini sostanziali. L’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei ad avere un’istituzione di questo tipo (la Francia la sta osservando con molto interesse). Prima c’era un Alto Commissario che si occupava delle problematiche legate alla contraffazione, ma non c’era interazione con i ministeri e con le forze dell’ordine. A dire il vero, la normativa italiana in merito è sostanzialmente corretta. Solo che ci sono notevoli limiti nella sua applicazione sul territorio. C’è bisogno di un impegno continuo: le operazioni spettacolari ma non sistematiche magari fanno notizia. Ma se rimangono isolate non servono a niente. Come si può combattere la contraffazione? Il fenomeno negli anni è andato crescendo di volume e importanza. Non crediamo ci sia bisogno di ulteriore normativa, basterebbe l’individuazione di sedi specializzate anche nel penale, degli uffici appositi nei tribunali. Sarebbe una norma organizzativa importante. Il CNAC ha le competenze e gli strumenti per promuovere iniziative di questo tipo. All’interno del CNAC, inoltre, sosteniamo l’importanza di un’attività di educazione del consumatore. Abbiamo anche un nostro gruppo di lavoro a tutela della proprietà industriale, coordinato da Laudomia Pucci e dall’avvocato Pier Luigi Roncaglia, che raccoglie più di trenta specialisti, all’interno del quale c’è uno scambio di informazioni su problemi e best practice. ALtagamma ANNO DI FONDAZIONE: 1992 RAPPRESENTA: imprese italiane di reputazione internazionale che operano nella fascia più alta del mercato, che esprimono la cultura e lo stile italiano nella gestione d’impresa e nel prodotto e che si distinguono per innovazione, qualità, servizio, design e prestigio. Altagamma fa anche parte dell’ECCIA, European Cultural and Creative Industries Alliance, che rappresenta più di 400 imprese europee. MISSIONE: promuovere l’industria italiana d’eccellenza e la cultura che la sostiene (www.altagamma.it). Massimiliano Dona Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori Che cos’è la contraffazione? La contraffazione è una ingannevole seduttrice e molte sono le categorie merceologiche interessate. Quali ambiti coinvolge? Non riguarda più solo i prodotti, ma si estende ai servizi. E non è tutto perché si possono taroccare e falsificare le idee: è quella che potremmo chiamare contraffazione “ideologica”. Il fenomeno del falso non riguarda solo ingredienti o denominazioni, materie prime o lavorazioni: è contraffazione ideologica una certa pubblicità che illude i consumatori non più solo sulle caratteristiche dei prodotti, ma altresì sulla opportunità stessa dell’acquisto, sul prezzo, sull’accessibilità. Ma più di ogni altra è contraffazione ideologica quella che vuol farci credere che voluttuario sia necessario, che sia importante acquistare il prodotto che hanno tutti. È contraffazione anche questa se è vero che etimologicamente la parola significa proprio “fare come” gli altri, e quindi imitare. Come si comporta l’Italia? Il nostro Paese è allo stesso tempo la prima vittima della contraffazione, ma anche uno dei primi produttori mondiali del falso, e il consumatore è vittima e carnefice. Ecco perché con un preciso scopo di sensibilizzazione abbiamo deciso di dedicare proprio alla contraffazione la 6ª edizione del Premio Vincenzo Dona, voce dei consumatori tenutosi a Roma a novembre 2012. Alla presenza di autorevoli personalità del mondo politico, accademico e istituzionale abbiamo ampiamente dibattuto sul tema: perché la contraffazione è una minaccia che non va sottovalutata, perché oggi il mercato del falso è un fenomeno purtroppo decisivo per la nostra economia. UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI ANNO DI FONDAZIONE: 1955 RAPPRESENTA: i cittadini e i consumatori. L’associazione è riconosciuta dal Codice del Consumo (d. lgs. n. 206 del 6 settembre 2005) e iscritta nell’Elenco delle associazioni rappresentative a livello nazionale e legittimata ad agire a tutela collettiva di consumatori e utenti. MISSIONE: tutelare e rappresentare i consumatori attraverso proposte di norme legislative e regolamentari e attività di assistenza, consulenza, informazione, educazione e orientamento (www.consumatori.it). COUNTERFEITING STORIES Excellent case histories of copies of bestseller designs. Told by those involved in legal cases brought to protect copyright. While associations and organisations committed to defending the intellectual property of designs describe the implications DESIGN DETECTIVE STORIES edited by Laura Maggi – words by Lisa Corva, Paola Carimati and Ruben Modigliani – with the collaboration of Maria Cristina Tommasini Like in a film noir, where the victims of the crime are not just chairs, armchairs and lamps, but also taps and sinks Fakes in design are sometimes like stars in a thriller story. And if the body of evidence, i.e. the counterfeit copy, is on sale in local stores, the forger takes to his heels and hides far away, for example, in China. “In 2011, our sales manager for the Far East”, explains Alberto Alessi, “realised that a Hong Kong bank was having a promotion by giving away to its customers a copy of Magic Bunny, our hat-shaped toothpick holder, from which a rabbit is pulled out, designed in 1998 by Stefano Giovannoni. The copies were clearly produced in China, made with low quality plastic material and extremely cheap packaging”. How did you react? “There was no concrete legal case: we contacted the bank, which realised its mistake and gave us the name of the supplier. Our lawyers took action by serving a warning, without receiving any response, as is normally the case when small Chinese manufacturers are involved. But since then there have been no more cases of Magic Bunny fakes”. We imagine that this was not the only case of Alessi fakes. “Unfortunately not. Even our little man symbol has been copied, the one from the trays and baskets designed by Stefano Giovannoni and Guido Venturini, which in the late 1990s was even made into an item of jewellery: a pendant. It is a shame that two well-known Italian companies, some years ago, marketed, respectively, a line of jewellery dedicated to mums and a line of plastic jewellery, with copies of the little man-icon. But in both cases, after a formal warning for both trademark counterfeiting and for slavish imitation*, we obtained the withdrawal of the goods from the market and compensation for damages”. So, in court, it is known as unfair competition and, more specifically, slavish imitation. An interesting technical term “slavish imitation”: these are products, explains Simona Scanziani, from the Legal Department at B&B Italia, which, albeit not bearing the brand, nevertheless copy the design. “It’s our case history: when they copied our Charles sofa, designed by Antonio Citterio in 1997 and since then one of our best sellers. The copying firm, from Piedmont, even renamed the sofa: Nicola”. Charles which became Nicola! And then what happened? “We brought the case for unfair competition in 2000. But the ruling in our favour from the Supreme Court only arrived in 2012. The timescales for justice speak for themselves. But we won at all three levels of justice. That is worth highlighting!” And what about when this problem appear in the very heart of Milan? This happened with the Chaise Longue by Le Corbusier, Pierre Jeanneret and Charlotte Perriand, produced by Cassina, and copied, as well as sold, by HighTech, one of the city’s most popular interior design stores. It was a case that even ended up in the pages of the Corriere della Sera newspaper. Giacomo Leo, manager of legal and corporate affairs for the Poltrona Frau group (including the company Cassina), tells us about it. “We immediately responded with an injunction, the seizure of the copies in store, and won the appeal brought by HighTech. We are currently awaiting the first instance ruling expected at the end of the year”. Armchairs that are copied like handbags. “With the difference that often, in the design world, those who buy fakes unfortunately are not aware of it, often also because the counterfeit item is on display in the store and not on the street, offered by a peddler, as is the case with the ‘it’ bags that are all about the logo”. Armchairs, but also sinks. “If only we could have patent defended our Acquagrande, or Link, which went on to be copied all over the world, our history would have been very different!”, comments Augusto Ciarrocchi, president of Flaminia Ceramiche. “Now, however, we have been able to patent the Roll sink, designed by Nendo, and so we are able to combat any fakes throughout the world”. The lawyers Gabriele Cuonzo and Federico Aloisi instead acted for Vitra for the Panton Chair. 110 copies, manufactured in China, were on their way into Italy and were stopped at the border: “Precisely in 2006, at La Spezia customs. The container was blocked, an injunction was obtained and the consequent decision of the Court was extremely important, because it was the first to acknowledge the copyright of a three-dimensional piece of design**”. Just a few months later, before the same magistrate, a complaint was brought for Arco, the very popular (and unfortunately much copied) lamp by Flos. “From then on, a tug of war began which lasted a good five years”, explains Giovanni Casucci, lawyer for Flos. “A tug of war between courts, against by-laws hastily approved due to lobbying from counterfeiters in clear conflict with EU rules protecting copyright, even in design, hampered by the Italian State which, only after the epochal Flos ruling by the Court of Justice in 2011, is starting to give due respect to the creativity of our entrepreneurs”. A full-blown war that is also fought on the internet. Because now fakes are also, and especially, appearing on the Web. Kartell discovered this to its cost, with the Bougie lamp, by Ferruccio Laviani, and the Stone stool, by Marcel Wanders. “The counterfeit copies were being sold on the Internet but they came from a warehouse on the outskirts of Milan”, they explain from Kartell. “The report, this time, came by chance from one of our carriers, which was delivering goods for another company. And when we sent our representative to buy, as evidence, a Stone stool, naively the sales assistants came out with: Take one of those Kartell-lookalikes from the warehouse!” A surreal thing to say: after all, the thriller story of design counterfeiters is a true Italian-style thriller, with twists, as every self-respecting thriller should have: for example, one of the most blatant cases is that of the Bombo stool, designed by Stefano Giovannoni for Magis. “The first adjustable designer stool, created in 1996. An icon copied throughout the world, in a manner that was devastating for us”, says Barbara Minetto, marketing manager for Magis. With consequent lawsuits brought throughout the world. “And a ruling that made history, especially in the media: almost a thousand copies, discovered in Belgium, were publicly destroyed in May 2007, following an order by the Belgian court”. Another ominous number for Dornbracht. “A good 267 copies or products similar to Tara, our bestselling taps”, says Alessio Luciani, Italy Marketing Coordinator. “Launched in 1992, they broke the mould in the industry: perhaps that was why it was so difficult to defend them. And in the end the company decided that the best way to protect itself was to invest in innovation”. Also because sometimes counterfeiters are shameless. Extremely shameless. And customers are, too. Giulio Cappellini explains: “A large automotive multinational had chosen 1,000 of our Ribbon stools, designed by Nendo, for all their United States dealerships, but it then went on to buy copies manufactured in China at a lower price”. Ernesto Gismondi, founder of Artemide, who has battled for years against people copying his lights, confirms: “I went to Hong Kong a few years ago, where we were about to conclude a deal for the supply of ENGLISH TEXT IN DEFENCE OF DESIGN An outline that illustrates the two most effective ways of defending a design from counterfeiting, valid for companies and designers REGISTERED MODEL GUN BEDSIDE GUN designer: Philippe Starck Rights holder: Flos S.p.A. LASTS FROM THE DATE OF SUBMISSION OF THE REGISTRATION APPLICATION UP TO A MAXIMUM OF 25 YEARS FROM THE SAME PANTON CHAIR designer: Verner Panton Rights holder: Vitra AG Licence THE APPLICANT CAN CHOOSE WHETHER TO LIMIT THE PROTECTION TO ITALY OR TO EXTEND IT TO THE WHOLE OF EUROPE REGISTRATION MUST NOT OCCUR OVER 12 MONTHS FROM INITIAL DISSEMINATION Copyright (DOES NOT REQUIRE REGISTRATION) COST: ITALY approx. € 5,000 LASTS FROM CREATION FOR 70 YEARS AFTER THE DEATH OF THE AUTHOR EXTENDS AUTOMATICALLY WORLDWIDE APPLIES ONLY TO OBJECTS OF ARTISTIC VALUE. POINTERS: showing free at exhibitions and/or museums; appreciation by art critics; international recognition. five thousand pieces for a new luxury hotel until the customer said to us: the discount you are offering is too low; if you don’t bring it down further, I’ll get them to copy your lights in China”. A threat? “A reality. But we had to react. We managed to defend our Tizio well, so much so that by the end of the Seventies, after having spent 149 million old lire on lawyers, we managed to have both the copies and the moulds destroyed. But this happened in America. In China it is more difficult, they copy from copies, they don’t answer lawyers... And sometimes they are so lazy that they can’t even be bothered to photograph their counterfeit copy: in a Chinese catalogue they simply reproduced our photo, with the lamp in the foreground and the Duomo cathedral outside the window”. So Tizio is the most copied? “And it is also the most protected. But now, fortunately, we have received the three-dimensional protection mark also for Tolomeo: the hot new thing for counterfeiters”. Carlo Urbinati, founder and owner of Foscarini along with Alessandro Vecchiato, also has a bad memory linked to a hotel, this time in Singapore: “A business trip, a top design hotel. I went to my room and realised it had one of our Tress lamps, but it was a copy. A bad one, at that; it could have been made by my son when he was in middle school”. No doubt he got a bad night’s sleep. “And I formally complained to management. Unsuccessfully. The legal results, however, if pursued consistently, do come. I’m thinking of Caboche by Patricia Urquiola: we found out that one of our dealers, after an initial order, was continuing to sell Caboche, both directly and online, but wasn’t buying any more from us. And you know where it happened? In Germany. We brought the case four years ago: although, like in a thriller story, even Urquiola herself was called to Court as a witness. It was a hard-fought battle but in the end our rights were upheld”. Because, as Urbinati says: “I like to think that we are blazing a trail. You need to work very hard to achieve, in an object, simplicity. Like in the 189 transparent spheres of Caboche”. And simplicity should be defended. Surely that’s a given?• * Slavish imitation: slavish imitation is included in acts of unfair competition. It is laid down by Art. 2598 no. 1 Italian Civil Code. Slavish imitation occurs when an entrepreneur uses for his or her own products (or respective packaging) the outward and identifying forms of the products (or respective packaging) of competitors, in order to potentially mislead the purchaser, misguiding their decision. ** Three-dimensional protection mark: the three-dimensional mark (often known as trade dress) is provided for by both domestic and EC regulations. Both provide that, under certain conditions, the form of the product or product packaging may be subject to registration as a trademark. on the front line THE DESIGN MUST DIFFER FROM DESIGNS ALREADY DISSEMINATED, AROUSING A DIFFERENT GENERAL IMPRESSION APPLIES ONLY TO OBJECTS WITH CREATIVE CHARACTER. POINTERS: personal contribution of the designer; even re-workings of previous works may have this requirement. ONE OPTION DOES NOT EXCLUDE THE OTHER The testimonies of presidents and heads of organisations involved in the numerous issues surrounding the counterfeiting of design products. Laws to protect the original and suggestions for its defence. The investigation by Elle Decor Italia Daniela Mainini President of CNAC - National Anti-Counterfeiting Council What is your task? To steer, encourage and coordinate, from a strategic perspective, the things the various administrations are already doing to combat the phenomenon. This is the task assigned by the legislator to the National Anti-Counterfeiting Council. The goal that I set myself in 2011 in accepting the presidency of the CNAC, as appointed by the Minister of Economic Development, was to give a concrete meaning to this task. Not an easy job, as the complexity of the phenomenon means that there are numerous entities involved (from the ministries to police forces, from business associations to consumer groups). The stakes in question are sometimes contradictory and can affect the fundamental rights of individuals – I’m thinking of the debate on intellectual property on the internet – as well as many decision-making levels as they relate not only to the domestic environment (central and local) but also to the European and international spheres. I believe, however, that I have benefited in this task from my twentyfive year experience in the legal profession in the field of intellectual property protection and in the battle against counterfeiting. And so I have tried to make a pragmatic impression, attempting to give an ear to the concrete requirements of those who have suffered from counterfeiting (companies and consumers), those who fight it on a daily basis (police forces, local police and customs) and those involved in outlining the strategies to combat it (ministries and councils). A huge amount of teamwork between all those involved has then allowed us to identify the priorities in relation to fighting counterfeiting, with the respective proposals for action, in 13 sectors, including design. This work represented the starting point for drawing up the National Anti-Counterfeiting Plan. What is the National Anti-Counterfeiting Plan? It is the tool that defines the national strategies in the battle against counterfeiting and guides the action of entities that combat it. The strategies relate to the following areas: communication and information to consumers, in order to make them more attentive and aware and to fill the void of awareness in young people of the importance of intellectual property; enforcement, or rather application of existing laws, and strengthening the territorial defence; combating counterfeiting on the Internet, to strengthen, even in the digital world, respect for intellectual property; support for businesses and defence of the Made in Italy from phenomena of usurpation from abroad. When was it presented? Officially, to the political authorities and public opinion on 19 November last at an event in Milan. The General States Combating Counterfeiting – this is the name of the event that brought together all the Italy System committed to combating the phenomenon – was the culminating moment of all the great work done by everyone involved at the National Council, with great enthusiasm and commitment and with a clear vision of the direction to take in this important battle for legality. What are your future goals? The work of the Italy System and the National Council in 2013 should resume from here. Our task is to continue this battle, which is primarily cultural and requires a huge institutional involvement and sufficient resources to the challenges we are facing. This year, we will therefore assess, in light of the above priorities which constitute real battle fronts, the merits of the various initiatives and proposals. Without this assessment, all the plans, though laudable, are destined to remain initiatives lacking in any systemic vision, essential for their real effectiveness. CNAC YEAR OF FOUNDATION: The Council was established by the Ministry of Economic Development by Law dated 23 July 2009 no. 99. Chaired by the Minister of Economic Development or by his delegate, it was formally inaugurated on 22 December 2010 in the presence of representatives from another ten ministries and the National Association of Italian Municipalities (ANCI), which participate in the capacity of Members. REPRESENTS: it is an inter-ministerial organisation (it brings together 11 ministries plus the Association of Italian Municipalities) of a strategic nature, ENGLISH TEXT overseeing all administrations that deal with counterfeiting. MISSION: the strategies outlined by the Council are identified in the National Anti-Counterfeiting Plan (www.cnac.gov.it/index.php/glistati-generali-lotta-alla-contraffazione/piano-nazionale-anticontraffazione) presented in November in Milan during the General States Combating Counterfeiting (www.cnac.gov.it). Carlo Guglielmi President of INDICAM – Centromarca Institute to combat Counterfeiting How long have you been dealing with counterfeiting? As INDICAM President, for 12 years. It is a very complex problem, rooted in the Italian production system. It is not surprising, or perhaps it is, that in terms of quantity, the impact of counterfeiting on the GDP is around 9%. By resolving it, we would avoid having to implement damaging financial steps. What does it mean to sell counterfeit products? It means selling illegal goods and causing harm to collective taxation. And buying them means supporting organisations of ill repute: it is the underworld that runs this business. What does INDICAM do? First and foremost, we lobby the State for a concrete reaction to the fact that Italy is third in the world for both producing and purchasing counterfeit products. Each time it was appropriate, we reported the Italian Governments (Prodi, Berlusconi and Monti) to the European Commission for rules in conflict with European legislation in terms of copyright protection of design. Very recently, we brought to the attention of Antitrust, together with the Consumer Association Adoc, the problem of the dissemination of copies on the Internet. Those who copy are potential criminals; those who purchase copied products are their accomplices. Why is counterfeiting so widespread? Many people involved in the design system, where talk is increasingly of the market and of marketing, are naturally doomed to come second. The frontrunners are those who experiment, and those who experiment do not do it for the market, but to innovate: doing something new without thinking of something new, but by investing capital and energies. Those who copy, on the other hand, and come second, do not invest in capital and energies, but in communication. INDICAM YEAR OF FOUNDATION: 1987 REPRESENTS: over 180 companies, associations, entities, professional studios, organisations committed to combating the counterfeiting of branded products. MISSION: active on all issues in defence of intellectual property rights, the association collaborates with trademark holders, distribution companies, consumer organisations and public authorities to prevent and punish counterfeiting (www.indicam.it). CLAUDIO LUTI President of COSMIT - Organising Committee of Italy’s Salone del Mobile (furniture show) What dimensions has counterfeiting reached today? As head of a company (Kartell, ed.), it is a phenomenon I battle every day: almost all successful products are imitated. Much of this production is then sold on the Internet, a channel that practically guarantees anonymity to those who copy. We have discovered that counterfeiters have even starting using our images to advertise their products, others even imitate our stores. We have little protection, we can’t seem to work as a system and we don’t have institutions that sufficiently represent us. Just think that in Italy the application of the anti-counterfeiting law has been deferred… For a company that innovates this is a problem, and it is difficult to win a case in Brazil or China, countries in which the phenomenon of copying is unfortunately extremely widespread. Is it a phenomenon that affects the whole world? Unfortunately, even Europe has played its part, ruling against a law to impose the label “Made In”, the declaration of where a product is manufactured. The institutions are asking us to export, but we have to be defended. And protected. Since 2001, there has been a law which protects copyright on industrial models and designs, now a European law recognises the same rights also to pieces designed pre-2001: it is a good sign. But we need to go further. As COSMIT, what are your strategies? We are very careful about who we admit to our events. We perform checks on catalogues before accepting a candidacy. But also at the show: we have established an anti-counterfeiting department during the event, with inspectors and the penalty of exclusion. COSMIT YEAR OF FOUNDATION: 1961 REPRESENTS: it organises every year, in April, the Salone del Mobile, the biennial shows Euroluce, EuroCucina, SaloneUfficio, Salone Internazionale del Bagno and the annual Salone Internazionale del Complemento d’Arredo. Since 1998, in addition, it has also organised the SaloneSatellite. Since 2005 COSMIT has managed abroad the WorldWide Moscow shows, in October. MISSION: to promote Italian exports of furniture and accessories (www.cosmit.com). roberto SNaidero President of FederlegnoArredo How is the Association committed to the issue of counterfeiting? The Federation has always been at the forefront, particularly with regard to protecting design through copyright. In fact, as a result of our concrete action in Parliament, in 2010, it was possible to amend Art. 239 of the Industrial Property Code to acknowledge the protection of copyright over design which before 2001 was in the public domain, granting a grace period of 5 years to those who manufactured copies, then lawfully, to dispose of them. What happened with the “Milleproroghe” Decree (T.N. the annual decree extending the life of various government measures in Italy)? Unfortunately the 2012 Milleproroghe Decree introduced, under pressure from lobbying by counterfeiters, an extension to the grace period from 5 to 13 years, with the effect that the same will last until 2014, effectively authorising counterfeiters to continue undisturbed without falling foul of breaches. That measure aroused our vehement reaction, culminating, together with ADI and INDICAM, in us reporting the Italian State to the European Commission for infringement of Community law. In parallel, our battle has also continued in the courts. Future commitments? FederlegnoArredo will continue its commitment in favour of protecting design through copyright. Aware of the importance and current nature of certain topics, it has in fact instituted its own protection department with the aim of providing support and raising awareness among businesses on all issues linked to counterfeiting, also organising seminars and publications on the topic, thus attempting to “educate” companies to invest in the protection of intangible assets, a starting point for comprehensive protection of the excellence of the Made in Italy. FEDERLEGNOARREDO YEAR OF FOUNDATION: 1945 REPRESENTS: Assarredo, Assobagno, Assoimballaggi, Assolegno, Assoluce, Assopannelli, Assufficio, EdilegnoArredo, Asal, Fedecomlegno, Assoallestimenti. Joining associations: Aippl, Apil and Assocofani. MISSION: to liaise with wood and furniture entrepreneurs to support their desire to do business (federlegnoarredo.it). Giovanni Anzani President of Assarredo What are the issues linked to copyright in the furniture industry? The problem is twofold: registering every product with an international patent is laborious and very costly; only a few companies are moving in this direction. And the protection you actually receive is quite narrow and has long timescales: just change one detail and the copy is legitimate. The international scenario is also very complex, with manufacturing countries that blatantly copy and sometimes end up patenting their imitation: so the company that produces the original then has difficulty in introducing that certain product into that country. What can be done in such a complex situation? We are concentrating on an alternative way of defending design: we are asking the government of the European Union to put together a protection programme for the end customer. One way of doing this might be by establishing a guarantee booklet with a product identity card (stating who manufactured the product, who designed it, where it was created, what materials were used, etc.). If, on inspection, a product failed to comply with this accompanying document, then it would be seized: something that today is not possible with containers loaded with imitations that are unloaded every day in the large ports of Northern Europe. It is also a question of the health of the user. Aren’t there sufficient laws to protect the authenticity of a product? There is a law to that effect in Italy, but the public don’t know about it. And, even worse, it is not complied with. There needs to be a huge awareness-raising initiative with the public. And we must also defend ourselves against the fake Made in Italy, objects created who knows where but labelled as manufactured in our country. This is a subject brought forward mainly by four of the members of FLA: Assarredo (which alone amounts for roughly 40% of the Association), Assobagno, Assoluce and Assufficio. It is a product defence that is essential for protecting companies. Assarredo YEAR OF FOUNDATION: 1979 REPRESENTS: industries producing furniture, upholstered furniture, kitchens, sleeping systems, furniture accessories and commercial furniture. MISSION: to represent, support and protect Italian companies, promoting their interests at a local, national and international level. Piero Gandini President of Assoluce Where does Assoluce stand on the delicate issue of copyright? As part of FederlegnoArredo, we implement the Association’s Code of Ethics, which protects intellectual property and is a shared code of conduct. This goes for all companies that form part of Assoluce, both new associates and those that have always been part of it. We also perform support actions for our associates: we suggest specialist law firms to those who require them; we promote information. In order to protect copyright, the Association also does something very important, which I have been able to experience in my capacity as a businessman when I did not yet cover the role of president: Assoluce in fact appeared in court, acting as injured party by the disputed offence, in the Flos-Semeraro case (regarding copies of Castiglioni’s Arco lamp, manufactured by Flos, ed.). A case whose impact was such that it is now part of Italian case law on copyright. ASSOLUCE YEAR OF FOUNDATION: 1997, from the merger between the Assarredo’s Lighting Group and API’s Unionluce. REPRESENTS: major Italian domestic lighting manufacturers. MISSION: to strive for continuous improvement in quality levels in the lighting industry and to bring together all companies operating with a focus on the quality and safety of their products and, together,to act correctly and reliably towards both the distribution chain and end consumers. LUISA BOCCHIETTO President of ADI – Industrial Design Association What have you done, how and when? ADI is not a trade association created to defend someone’s interests, but an association that has promoted Italian industrial design for more than 50 years. It brings together designers, companies, schools, critics and distributors in order to bring value to the very best design, which every year it selects by way of the ADI Design Index, awarding the Golden Compass every three years. This is all done without public contribution, without sponsoring. The great freedom of intent allows us to engage in battles of principle that are not bound to anyone’s interests. This experience accrued in the independent selection in favour of research, innovation and merit authorises us to take a firm stand against those who copy. What figures have you involved and/or created to combat the problem? In ADI there is the design jury, established to resolve intellectual property issues, in collaboration with Confindustria and with legal experts: a sort of commission above the parties that can express qualified opinions to the service of the judiciary, citizens, businesses and designers. Our task is to contribute to the discussion between the various players: jurists, designers and manufacturers in order to increase the culture of the matter and to provide objective determining elements. Often, due to mutual ignorance, some aspects are not fully understood which are later passed on once they become common patrimony. Some sections of the judiciary are more competent than others on the issue and ADI can provide support in identifying the most suitable approach. Many lawyers have worked for years with ADI and we also try to promote greater attention to the procedures for defence and registration of products by designers and companies. Unfortunately, the disaffection of those who manufacture and design is huge due to the questionable policies adopted in our country. What is the counterfeiting situation like in Italy, what difficulties are there compared to abroad? The battles fought last year jointly by ADI, Confindustria, Altagamma, Federlegno and COSMIT, coming together – at a press conference promoted by ADI itself - to demand protection for intellectual property in Italy, saw us on the losing side. A demagogic approach, which masks certain interests, won through. Parliament approved amendments to the law in favour of copies, in contrast to existing European Union legislation. For Europe, each designer owns the rights to his/her creation, regardless of the patent and commercial registration made by the company which later produces the design. It is a matter of affirming the intellectual principle rather than ENGLISH TEXT a financial issue. Copying ideas is tantamount to stealing. In Italy, however, the possibility of copying has been extended for a few more years in favour of those companies which do so in spite of the European rules, with the support of complacent politicians. This is unacceptable for those who invest in originality, bear the flag of the Made in Italy and contribute to developing it. How can we ask other countries not to copy us if we accept that we do it in our own country? On that occasion, we lost, and with us, quality, image and meritocracy also lost in favour of dishonest intentions and actions. We hope that the situation will evolve. In this regard, we act in support, as an association, of all cases in which we are sure we can defend those who are copied. Greater weight is thus given to those seeking to obtain justice. ADI YEAR OF FOUNDATION: 1956 REPRESENTS: unites and represents the main players in the Design System MISSION: to implement innovative strategies to encourage and disseminate the excellence of the product in terms of technical innovation, socio-economic trends and environmental issues; to promote rules and procedures, events and exhibitions, conventions, competitions and publications. The association is committed to the process of legal recognition of the role of the designer in the national and international regulatory scenario (www.adi-design.org). Armando Branchini Altagamma secretary How does Altagamma work? In summary, I would say that our main activity is to lobby institutions, such as the Finance Police, Annona and Customs. We operate within the CNAC (see outline at page 40), the National Anti-Counterfeiting Council, a structure that has substantially changed the scenario. Italy is the only large European nation to have an institution of this nature (France is observing it with great interest). Before, there was a High Commissioner who dealt with problems linked to counterfeiting, but there was no interaction with the ministries and police forces. To tell the truth, Italian legislation in that regard is essentially correct. It is just that there are significant limitations to its application on the territory. We need a continuous commitment: spectacular but unsystematic operations might make the news, but if they remain isolated, they are futile. How can counterfeiting be combatted? The phenomenon over the years has grown in volume and importance. We do not believe any further legislation is required; it would be enough just to identify specialist forums, even in the criminal section, in the appropriate Court departments. It would be an important organisational rule. The CNAC has the skills and tools to promote initiatives of this nature. Within the CNAC, in addition, we stress the importance of educating consumers. We also have our working group to protect industrial property, coordinated by Laudomia Pucci and the lawyer Pier Luigi Roncaglia, which involves more than thirty specialists, within which exchanges of information on problems and best practices take place. ALtagamma YEAR OF FOUNDATION: 1992 REPRESENTS: Italian companies with an international reputation operating at the top end of the market which express Italian culture and style in the management of their business and the product and which stand out for their innovation, quality, service, design and prestige. Altagamma is also part of the ECCIA, European Cultural and Creative Industries Alliance, which represents over 500 European companies. MISSION: to promote the excellence of Italian industry and the culture that sustains it (www.altagamma.it). Massimiliano Dona General secretary, Unione Nazionale Consumatori (national consumers’ union) What is counterfeiting? Counterfeiting is a deceptive temptress affecting many product categories. What areas does it involve? It is no longer just about products, but also extends to services. And that’s not all, because you can also falsify and fake ideas: this is what is known as “ideological” counterfeiting. The phenomenon of faking does not just affect ingredients or names, materials or processes: ideological counterfeiting is advertising that deceives consumers not only on the product characteristics, but also on purchasing opportunities, on price, accessibility. But more than anything else ideological counterfeiting is something that would have us believe that what is non-essential is actually indispensable, that it is important to buy the product that everyone else has got. This is also counterfeiting if it is true that etymologically the word actually means “to copy” others, and therefore to imitate. How does Italy behave? Our country is at the same time the biggest victim of counterfeiting but also one of the world’s largest producers of fakes, and consumers are the victims and the executioners. This is why, with the precise aim of raising awareness, we decided to dedicate to counterfeiting the 6th edition of the Vincenzo Dona Award, the voice of consumers held in Rome in November 2012. In the presence of authoritative personalities from the world of politics, academia and institutions, we widely debated the issue: because counterfeiting is a threat that should not be underestimated, as today the market of fakes is unfortunately a crucial phenomenon for our economy. UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI YEAR OF FOUNDATION: 1955 REPRESENTS: citizens and consumers. The association is recognised by the Consumer Code (Italian Legislative Decree no. 206 dated 6 September 2005) and registered on the list of representative associations at a national level and is entitled to act for the collective protection of consumers and users. MISSION: to protect and represent consumers by proposing legislation and regulatory standards and support activities, consultancy, information, education and guidance (www.consumatori.it). elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale IL VALORE DELL’ORIGINALE Un’antologia di piccole storie legate alla nascita di un prodotto, da una sedia superleggera a una lampada tutta di plastica, raccontate in prima persona da chi l’ha ideato. Per svelarne il lungo iter progettuale, un processo che vede attori designer e industriali. E l’importanza della tutela dell’oggetto di design elle decor 51 SEDIA ROBO dall’idea al prototipo fino alla produzione industriale di Laura Maggi - testi di Lisa Corva ha collaborato Grazia Baccari Come nasce un prodotto? Perché, a volte, un originale costa così tanto? Che cosa stiamo acquistando? La parola ai designer che ci raccontano come il passaggio dal disegno all’oggetto finito implichi una gestazione che può durare anni con processi produttivi spesso studiati ad hoc elle decor 52 La nascita di un prodotto di industrial design ha una lunga gestazione: parte da un’intuizione, un’idea, uno schizzo abbozzato dal designer per arrivare all’oggetto finito, spesso realizzato attraverso processi produttivi costosi e innovativi, per finire esposto su uno scaffale o, al massimo del suo appeal, colore e luce giusti, nello spazio di uno showroom. E, da lì, migrare nelle stanze di chi l’ha acquistato, perché sedotto dalle sue forme e dal suo carattere, dal suo design innovativo, dalla sua capacità di espletare perfettamente una funzione o perché rappresenta un must have, un oggetto di desiderio. Vorremmo sottolineare che il valore di quel pezzo originale non è semplicemente legato a costi tout court (progetto, materiali, produzione, distribuzione), ma è frutto di un iter che, a volte, dura anche anni. Perché spesso gli oggetti di design sono frutto di una sfida. Proprio così: una sfida progettuale, un’avventura, con rischi e ostacoli e fallimenti, per riuscire a trasformare un’idea in un oggetto vero. Un’idea su cui sia finalmente possibile sedersi sopra (nel caso di una sedia). Pensateci, la prossima volta che vedrete (o che vi accomoderete su) una seduta o che accenderete una lampada. In quell’oggetto ci sono pensieri e sconfitte, alleanze e sperimentazioni. Sfide risolte, vittorie incise per sempre nel legno, nel vetro o nei materiali di ultima generazione. Sfide di solito nascoste. Che rimangono chiuse tra le stanze di uno studio, i centri ricerca delle aziende che si fanno carico della realizzazione del prodotto passando attraverso la sua ingegnerizzazione, i luoghi della produzione. Ma, stavolta, vogliamo provare a raccontarvele. Per svelare la storia invisibile delle cose. La parola, ovviamente, ai designer. “La sedia Robo, che ho disegnato per gli svedesi Offecct, nasce da un fallimento”, racconta Luca Nichetto. “Stavamo studiando da anni, insieme, il progetto di una panchina. Piaceva, era stata prototipata, ma poi, visto che la produzione sarebbe stata italiana, si sono resi conto che il trasporto in Svezia, per la vendita, sarebbe stato decisamente poco eco-friendly. Così, dopo tre anni, progetto archiviato. Anzi, buttato nel cestino. A quel punto mi hanno chiesto di pensare a una sedia: una sedia impilabile, per caffè, musei, spazi pubblici. La prima cosa che ho fatto è stata tagliare gambe e schienale, per evitare problemi di volume e trasporto! Infatti Robo è scomponibile. A quel punto abbiamo iniziato una ricerca sui materiali. Pensavamo a un macinato di legno, mixato con macinato di polipropilene, e poi stampato insieme, come quello che aveva appena usato Starck per una sedia di Magis. Ma il costo era troppo elevato. Così siamo passati al legno. Passa un altro anno e Offecct mi comunica: nessuno, in Scandinavia, si sente di realizzarla. Mi sono intestardito e ho detto che ci avrei pensato io, che mi bastava un piccolo budget, appena 500 euro: nel giro di un mese sono partito per la Svezia con, nel trolley, il prototipo finito da un produttore di Udine”. Ci vuole testardaggine, allora, per passare dall’idea all’oggetto. “In questo caso sono stato davvero testardo: volevo a ogni costo collaborare con un’azienda svedese, entrare nel design nordico e dalla porta principale, con un prodotto forte”. Quanti anni ci sono voluti? “Tre: Robo è stata lanciata nel 2010. Ma adesso, quando mi capita di vederla (l’ultima volta è successo a Oslo in un piccolo caffè), sono davvero soddisfatto”. Anche Oki Sato di Nendo (lo studio fondato a Tokyo con Akihiro Ito) ha un oggetto-sfida. Anzi, un’intera collezione: la Splinter, per Conde House. “È una piccola azienda che lavora il legno secondo metodi tradizionali nel Nord del Giappone. È stata la mia prima collezione per loro; ed è stata anche una sfida, perché dopo dieci anni di collaborazioni con aziende internazionali e italiane di design, mi sono ritrovato in Giappone, in un contesto produttivo molto diverso”, spiega Oki. “La sfida è stata anche pratica. Abbiamo dovuto sperimentare molto con la tecnica di lavorazione del legno, prima cercando di piegarne e incollarne due pezzi; solo dopo siamo invece arrivati a un effetto quasi di ‘scheggiatura’. In qualche modo, dunque, a ispirarmi è stata proprio la tecnica usata”. Così sono nati, pochi mesi fa, specchi, appendiabiti, sedie, tavolini, che si chiamano Splinter proprio perché danno l’impressione di essere stati scheggiati o sbucciati. Una sedia-avventura, un’idea che ci ha messo anni per diventare sedia davvero, è la Comback di Patricia Urquiola. “A casa dei miei c’era una sedia, nella stanza dove giocavamo, che non ho COLLEZIONE SPLINTER designer: Oki Sato/Nendo anno: 2012 produzione: Conde House sfida: sperimentare una tecnica nuova nella lavorazione del legno (con un effetto quasi di scheggiatura) con una piccola azienda giapponese www.nendo.jp, www.condehouse.co.jp SEDIA COMBACK designer: Patricia Urquiola anno: 2011 produzione: Kartell sfida: riproporre la tipologia della Windsor Chair in chiave contemporanea per far rivivere “la memoria” con una tecnologia sofisticata, in questo caso uno stampo in plastica a iniezione. www.patriciaurquiola.com, www.kartell.it inventario/massimo gardone designer: Luca Nichetto anno: 2010 produzione: Offecct sfida: sviluppare un prodotto innovativo portando una nuova tecnologia di produzione fino al suo possibile limite www.lucanichetto.com, www.offecct.se elle decor 53 elle decor 54 tramite il processo GIT, ovvero una tecnica speciale di stampaggio a iniezione. “In realtà l’iniezione è un processo costoso e complesso”, spiega Ronan Bouroullec. “E in corso d’opera ci siamo misurati più volte con problemi strutturali. Ma abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Egon Bräuning, il designer che aveva seguito Verner Panton nell’esecuzione della Panton Chair”. La forza dell’idea originale… “E a volte la sorpresa delle copie. Noi avremmo voluto realizzare una Vegetal totalmente trasparente, in policarbonato, ma la maggior parte degli ingegneri ne aveva decretato l’impossibilità. Poi, incredibilmente, un’azienda turca è riuscita a farne una copia. Morale: a volte copiare è una sfida anche per chi copia”. Continuiamo a rimanere seduti, ma passiamo ai divani. Charles per B&B Italia è la challenge scelta da Antonio Citterio. “Un best seller ormai: ma è del 1997”, ricorda l’architetto. “Il primo progetto a riprendere e rafforzare l’idea della peninsula nei divani, con un bracciolo che è anche schienale e che offre massima flessibilità di composizione. Con una grande leggerezza di struttura. E un cuscino lungo che prende tutta la superficie”. Perché una sfida? “Perché negli anni Novanta il mercato aveva fatto una sorta di passo indietro: non erano solo gli ultimi anni del post-modernismo, erano anche anni in cui sembrava che i marchi fossero finiti, in cui piacevano soltanto i mobili della memoria, dei nonni… Io invece volevo uscire da questo torpore. Pareva che i divani sollevati da terra non vendessero più, piacevano solo con le fodere e lo schienale alto. Charles è stata una proposta controcorrente. Una sfida, appunto. E ha funzionato”. Curiosamente negli stessi anni, 1999, escono le sedie di Cappellini con Jasper Morrison: Low Pad e Hi Pad. “Quando abbiamo pensato di realizzare con Jasper Morrison una nuova sedia e una poltroncina in tessuto, o pelle, abbiamo inizialmente lavorato seguendo lo schema classico, cioè creare una struttura e un rivestimento. Dopo varie prove eravamo insoddisfatti: i pezzi ci sembravano belli, ma non innovativi. Abbiamo quindi deciso di lavorare integrando il rivestimento alla struttura, seguendo varie strade: prima sperimentando il sistema di rivestimento a stampo su scocca dei sedili delle automobili; poi, volendo ottenere un effetto di sofficità tridimensionale, abbiamo osservato il metodo costruttivo delle scarpe sportive, in cui spesso sono integrati materiali diversi (pelle, gomma, nylon). Dopo innumerevoli prototipi, e due anni di lavoro, siamo SEDIA PILOTTA SEDIA VEGETAL designer: Ronan e Erwan Bouroullec anno: 2008 produzione: Vitra sfida: dopo quattro anni di lavoro, realizzare una sedia leggera tramite il processo GIT, una tecnica speciale di stampaggio a iniezione www.bouroullec.com, www.vitra.com designer: Rodolfo Dordoni anno: 2007 produzione: Cassina sfida: riuscire ad arrivare a una superleggera reloaded, ugualmente light, con un progetto in legno di frassino, poliuretano flessibile e pelle www.rodolfodordoni.it, www.cassina.com DIVANO CHARLES designer: Antonio Citterio anno: 1997 produzione: B&B Italia sfida: progettare un divano di successo a penisola, con un bracciolo che è anche schienale, negli anni in cui piacevano solo i mobili della memoria www.antoniocitterioandpartners.it, www.bebitalia.it SEDIA HI PAD designer: Jasper Morrison anno: 1999 produzione: Cappellini sfida: integrare il rivestimento alla struttura sperimentando le tecniche di lavorazione a stampo su scocca utilizzate per i sedili delle automobili www.jaspermorrison.com, www.cappellini.it ©paul tahon and r & e bouroullec mai dimenticato: una sedia in legno con schienale a bacchette, che venne dipinta di bianco e ridipinta ancora… Una tipologia proveniente dalla Windsor Chair, rivisitata in chiave scandinava anni ’50. Da tempo avevo in studio dei prototipi di sedie derivati dalla sua memoria, che però non interessavano molto a nessuno, una tipologia troppo artigianale e poco traducibile in un prodotto industriale. È questa la sfida che ho proposto a Kartell quando, dopo la sedia Frilly, mi hanno chiesto di pensare a un nuovo modello. Ma ci sono voluti tre anni prima di arrivare alla produzione dello stampo a iniezione”. E finalmente, eccola: Comback come abbreviazione di CombBack, ovvero spalliera a pettine; con 4 tipi di piedi (anche un dondolo) in diversi materiali e 8 diversi colori. “Tre anni di prove, di disegni tridimensionali sfinenti, di revisione della forma (abbiamo, per esempio, dovuto abbassare di quasi dieci centimetri lo schienale, troppo alto per lo stampo). Tante prove anche per il materiale perché io cercavo una plastica opaca, che desse l’idea di una certa pesantezza, del legno, della memoria, di un oggetto che tornava…”. Sedie, sedie… Un’altra sedia avventura? La Pilotta, di Rodolfo Dordoni per Cassina. Anche in questo caso c’è una sediaimprinting nella memoria: la Superleggera, lanciata proprio da Cassina nel 1957, e disegnata da Gio Ponti. “Ho sempre avuto delle Chiavarine a casa”, racconta l’architetto Dordoni. “E ho anche una vera Superleggera, trovata da Cassina, e loro regalo: che ha fornito nuove ispirazioni per la texture della nostra nuova sedia”. È stata quella la sfida della lavorazione, riuscire ad arrivare a una superleggera reloaded, ma ugualmente light? “Sì, anche perché è stato il mio primo progetto con Cassina: era il 2007 e ho molto insistito per operare con il loro reparto produttivo di lavorazione quasi artigianale del legno, una sezione di qualità ma all’epoca poco utilizzata. Ci è voluto un anno di prove in laboratorio, di confronto, di aggiunte di parti strutturali che inizialmente pensavo di poter evitare”. Ed eccola, la Pilotta: in legno di frassino, ma con la scocca in poliuretano flessibile, rivestita in cuio. Quasi una “lavorazione a secco”, precisa Dordoni. E la usa, la Pilotta? “Certo, è davanti al mio scrittoio, nella mia camera da letto”. Sedia vegetal: è la sedia-sfida, con un intreccio leggero che ricorda quello dei rami degli alberi o delle nervature di una foglia, di Ronan e Erwan Bouroullec per Vitra. Quattro anni di lavoro e di studio, centinaia di maquette, partendo da un’idea iniziale molto semplice: realizzare una sedia leggera elle decor 55 finalmente arrivati a ottenere un risultato per noi perfetto: con la pelle o il tessuto che aderiscono alla scocca della seduta/ schienale, seguendone le curve”, spiega Giulio Cappellini. Dalla collezione sono state poi mutuate le sedie Tate e la collezione da ufficio Lotus, sempre di Jasper Morrison, nel 2007: a dimostrazione di come un long seller si trasforma su, e per, il mercato. E adesso, in questo giro per una casa virtuale, una casa fatta di sfide progettuali, entriamo in cucina: la cucina Aprile, disegnata per Boffi da Piero Lissoni. Che sottolinea l’importanza di una matrice di ricerca costante. “Il vero problema non è arrivare a un progetto, ma disegnare un processo: tutto quello che ci sta prima. E il processo è cultura: una miscela di ricerca, letture, ritardi dei treni e aerei persi, sguardi in giro per la strada. Da qui nascono le idee, anche nella realizzazione. Penso per esempio alla sedia Lizz per Kartell: un progetto apparentemente impossibile, mixando due tecnologie che idealmente non potevano stare insieme. Lo stesso è successo per il top della cucina Aprile per Boffi, un piano in acciaio inox che nel giro di qualche anno siamo riusciti a far passare da otto a quattro millimetri, sperimentando con la più sofisticata tecnologia. Effetto sandwich”. E il bagno? IlBagnoAlessi One, per esempio, ormai un vero classico, disegnato nel 2002 da Stefano Giovannoni. “Il progetto del Bagno Alessi è stato una sfida da vari punti di vista. Innanzitutto, per un’azienda produttrice di oggetti per la tavola e la cucina è stata la prima operazione di licensing completamente fuori dal proprio core business. Nonostante le aziende partner (Laufen, Oras, Inda) fossero presenti sul mercato dei prodotti per il bagno, quale potesse essere l’impatto del brand Alessi all’interno di questo contesto era una scommessa del tutto imprevedibile”. L’ispirazione di Giovannoni? “Pensando alle ceramiche, la prima, immediata analogia è stata con i sassi bianchi, levigati dall’acqua; oggetti monolitici dall’immagine pura, che fuoriuscivano dal muro. La sola operazione di progetto è stata quella di sezionarne il top, generando un piano dalla sezione perfetta (rotonda o ellittica) e dalla geometria rigorosa. Il problema progettuale dell’attacco a muro veniva risolto secondo un approccio totalmente nuovo, che permetteva di ottenere un oggetto concettualmente puro e una bacinella e un top che non venivano intaccati nella loro identità formale”. Poi, le sfide tecnologiche durante la produzione. “Una per tutte: quella del elle decor 56 lavabo Tam Tam. Per la prima volta siamo riusciti a realizzare un lavabo da terra in ceramica, alto 90 cm, in un solo pezzo. Oggi i tanti tentativi di imitazione l’hanno reso una tipologia comune, ma 11 anni fa era veramente innovativo”. Una sfida che continua… “Perché proprio in questi giorni stiamo discutendo l’idea di una ulteriore attualizzazione del Bagno Alessi”, conclude Stefano Giovannoni. Rimaniamo in bagno, a questo punto. Perché Roberto Palomba (ovvero Palomba Serafini Associati, con la moglie Ludovica), ci parla del lavabo Lab 03 per Kos, un lavabo icona perché freestanding, con porta-asciugamano integrato: “Inizialmente volevamo realizzarlo in Corian, ma bisognava ragionare sulla lastra piegata: un materiale che aveva una grande leggerezza, ma un costo troppo alto di produzione. Poi siamo passati al Cristalplant, sensuale e setoso. Insomma: ci sono voluti due anni per arrivare alla produzione, nel 2008. Eppure io sono convinto che la vera sfida non stia nella realizzazione, ma nell’ideazione. Arrivare al prodotto è difficile, bisogna provare diverse strategie, limare, adattare; a volte è il materiale stesso che ti suggerisce delle soluzioni. Ma la forza del design, e anche del Be Original, è l’idea; l’idea che diventa poi, se è vincente, archetipo. E che, probabilmente, verrà copiata!”. Infine, per illuminare bene una casa ci vogliono le lampade giuste: quella che Ferruccio Laviani ha disegnato, e continua a disegnare, per Kartell. “La mia prima lampada per Kartell, ovvero FL/Y, nasce in realtà da un mio capriccio: non volevo, per lo stand, chiedere lampade a un altro produttore. Così, con dei sottovuoti da lastra, senza stampo, abbiamo realizzato quasi per gioco le prime luci colorate. Che dopo il Salone volevano tutti. E, nel 2002, sono entrate in produzione”. Ma la prima lampada-sfida? “La Bourgie, nel 2003, che poi è diventata un best seller. Sfida perché in quel momento, in azienda, non esisteva neppure un referente all’ufficio tecnico: la Kartell era forte in altri campi, non nell’illuminazione. E poi un’altra sfida, entrata in commercio l’anno scorso, la Taj: perché per la prima volta ho usato la tecnologia Led. Ci sono voluti tre anni e il coinvolgimento di esperti: per esempio, di un ingegnere che studia la rifrazione della luce per i fari delle automobili”. Ma lei che cosa usa, Taj o Bourgie? Laviani ride: “Sul tavolo del mio studio ho una Taj. Ma a casa, accanto al letto, una Bourgie: bianca, con interno oro. Quella che, secondo me, fa la luce più bella: davvero quasi d’oro”.• CUCINA APRILE designer: Piero Lissoni anno: 2010 - 2012 produzione: Boffi sfida: nuove architetture, volumi, vuoti e spazi di lavoro orizzontali, riduzione radicale di tutti gli spessori che contano. Materiali usati come sperimentazione tecnologica. www.lissoniassociati.com, www.boffi.it ILBAGNOALESSI ONE designer: Stefano Giovannoni anno: 2002 produzione: Alessi sfida: creare una famiglia di prodotti per il bagno capaci di coniugare classicità e innovazione; produrre per la prima volta un lavabo da terra in un unico pezzo di ceramica alto cm 90 www.stefanogiovannoni.it, www.ilbagnoalessi.com LAVABO LAB 03 designer: Ludovica + Roberto Palomba anno: 2008 produzione: Kos sfida: individuare un materiale non troppo costoso per la produzione che avesse leggerezza e texture tali da rendere il lavabo unico www.palombaserafini.com, www.zucchettikos.it LAMPADA BOURGIE designer: Ferruccio Laviani anno: 2003 produzione: Kartell sfida: realizzare una lampada in un’azienda non specializzata nell’illuminazione, senza referenti specifici sulla materia www.laviani.com, www.kartell.it elle decor 57 ORIGINALE, miti e copie Abbiamo chiesto a tre esperti - un critico del design, ENGLISH TEXT un antropologo della modernità e un direttore di un museo di arte contemporanea - di offrirci il loro punto di vista sul tema. Come spunto, libri freschi di stampa che hanno scritto e opere attualmente in mostra negli spazi espositivi Marino Niola Antropologo della contemporaneità Rosemarie Trockel Artista Il potere del design Interrogata sul tema dell’originale e della copia, Rawsthorn, autore del libro fresco di stampa Hello World: Where Design Meets Life (pagg. 284, Penguin) così risponde: “Come scrisse Herman Melville, ‘è meglio mancare di originalità che avere successo nell’imitazione’. E aveva ragione, nel design come in letteratura”. In Hello World, del resto, va alla radice del concetto di originale, partendo dal significato stesso della parola design. Ricorda che “la prima definizione nell’Oxford English Dictionary data al 1548, quando compare come verbo con il significato di ‘indicare’ o ‘designare’. Presto si distinsero altre interpretazioni. Nel 1588 era usato come nome con il significato di scopo, intenzione. Cinque anni più tardi, assunse un ruolo più complesso come: ‘un progetto o uno schema concepito dalla mente di qualcosa da fare, il concetto preliminare di un’idea che deve essere portata a compimento dall’azione ”. Dando quindi rilevanza sia all’idea, sia al processo della progettazione e realizzazione. Attraverso le pagine con la grafica di Irma Boom, descrive l’impatto del design sulla nostra vita, fattore fondamentale di cambiamento nei diversi ambiti, dal quotidiano alla scienza alla tecnologia. E come il good design, quello originale, possa migliorare la nostra esistenza. L’oggetto di design è un mito d’oggi? Niola, editorialista di Repubblica, ha appena pubblicato Miti d’oggi (pagg. 160, Bompiani), un catalogo ragionato delle nuove icone della vita quotidiana. Dai blog agli outlet, da Twitter alla magrezza: anche se, a differenza dei miti antichi, narrazioni fatte per durare, questi sono “frammenti d’immaginario”, ologrammi della mutazione antropologica. Tra questi mitoidi, ovveri miti a tempo determinato, come li definisce, ci sono anche sedie e lampade design? “Assolutamente sì, anche se rispetto a oggetti davvero mitici come la caffettiera Bialetti o la chaise longue di Le Corbusier, trovo che oggi ci sia troppo spesso uno scarto tra la forma e la funzione. Penso a certe sedie su cui non ci sediamo perché sono troppo scomode o a spremiagrumi che non servono davvero per spremere le arance”. E quali sono gli oggetti design più mito, quelli che incarnano lo spirito del nostro tempo? “IPhone, iPod, iPad. Molto più che semplici strumenti del comunicare, questi oggetti sono estensioni del soggetto: digito ergo sum. Bianchi, eleganti, levigati, minimali, il loro design realizza l’utopia di un nuovo modo di vivere l’hi-tech. Non solo. Diventano un prolungamento di noi stessi, realizzando una sorta di mutazione antropologica della tecnologia. E contengono una Sibilla multitasking: perché passiamo il tempo online, a interrogare Google. Una Sibilla i cui responsi sono buoni fino alla prossima app”. A proposito di Copy me, di Rosemarie Trockel Un divano e la sua copia speculare (sotto) campeggiano al piano alto del Museion di Bolzano, dove si snoda la personale Flagrant Delight (o Piacere sfacciato) di Rosemarie Trockel. Sorprende che l’artista tedesca tra le più importanti del nostro tempo si occupi di copie, anzi riproduca nella ceramica un sofà in dimensione 1:1. Letizia Ragaglia, direttrice di Museion, ci rivela le motivazioni, nel contesto della personalità dell’artista. “Rosemarie Trockel ha un interesse fondamentalmente onnivoro nei confronti del mondo che la circonda e il design rientra indubbiamente tra quelli per così dire favoriti. Non meraviglia dunque che nella sua recente, e molto peculiare produzione di ceramica, ci sia anche un divano dal titolo Copy me. Non si tratta della riproduzione di un modello specifico, ma è chiara l’allusione a un modello di divano paradigmatico del gusto modernista di eleganza pseudo-miesiana, che potrebbe fare la parte da protagonista elle decor 58 Letizia Ragaglia Direttrice Museion, Bolzano THE VALUE OF THE ORIGINAL An anthology of short stories linked to the creation of a product, be it a super-lightweight chair to a lamp made completely from plastic, told in the first person by those who designed it. To reveal the lengthy design path, a process involving designers and industrialists. And the importance of protecting the design object FROM THE IDEA TO THE PROTOTYPE TO INDUSTRIAL PRODUCTION by Laura Maggi - words by Lisa Corva - with the collaboration of Grazia Baccari How is a product created? Why is an original sometimes so expensive? What are we buying? Let’s hear from the designers who tell us about how the journey from the design to the finished object involves a gestation period that can last for years, with production processes often looked into ad hoc FRED ERNST - ARMANDO ROTOLETTI - SEEHAUSER - PAOLO RIOLZI Alice Rawsthorn Critico del design per International Herald Tribune in un interno privato o pubblico a partire dagli anni Trenta del XX secolo. Trockel non solo copia nella ceramica il divano che originariamente doveva essere in pelle e metallo, ma rende esattamente l’idea di un oggetto molto usato: la superficie in pelle inizia a disfarsi, manca un cuscino. Non si accontenta di riprodurre un solo divano, ma lo rende doppio: siamo dunque di fronte a un duplice gioco con il termine copiare contenuto nel titolo: la copia di Rosemarie Trockel disobbedisce alle norme della copia nel mondo del design e delle contraffazioni e diventa una copia che sta agli antipodi di una copia standardizzata. È una copia molto personalizzata, che ospita anche due stivali di Alexander McQueen, che l’artista aveva comprato per sé quando lo stilista da lei molto amato era ancora in vita. Ma è anche coperta da una pellicola di plastica sporca, che la rende ancora meno bella e meno perfetta; l’aggiunta della plastica nasconde molti dettagli, come la presenza degli stivali, che rimangono noti solo a chi ha effettivamente seguito l’allestimento con l’artista. E non da ultimo, il divano allude anche a un oggetto paradigmatico per la psicanalisi”. Curata da Dirk Snauwaert, la mostra è aperta sino all’1/5, www.museion.it An industrial design product is a long time in the making: it originates from intuition, an idea, a sketch by a designer, only then to arrive at the finished object, often created after having gone through numerous costly and innovative production processes, to end up displayed on a shelf, or, at the height of its appeal, under the right lighting in the space of a showroom. And, from there, it finds its place in the rooms of those who purchased it because they were seduced by its attractive form and character, by its innovative design, by its ability to perform a function perfectly or merely because it represents a must-have, an object of desire. We want to emphasise that the value of that original piece, however, is not simply limited to the tout court costs (design, materials, production and distribution) but it is the fruit of a process which can sometimes last for many years. Because, often, design objects are the result of a challenge. Just that: a design challenge, an adventure which isn’t without its risks, obstacles and failures, to manage to transform an idea into a real object. An idea on which it is finally possible to sit (in the case of a chair). Think about it the next time you see (or sit on) a chair or turn on a lamp. That object contains thoughts and setbacks, alliances and experimentations. Challenges won, victories engraved forever in the wood, glass or latest generation materials. Challenges that often remain hidden, remaining closed behind the rooms of a studio or the research centres of companies in charge of creating the product, dealing with its engineering in the places of production, But, this time, we want to try to tell you about it. To reveal the invisible history of these items. Obviously, we need to hear from the designers. “The Robo chair, which I designed for the Swedish company Offecct, arose from a failure”, says Luca Nichetto. “Together, we had for years been studying the design of a bench. It was well-liked, and had been prototyped, but then, as the production was to be done in Italy, they realised that transporting it to Sweden for onward sale would have been decidedly un-environmentally friendly. So, after three years, the design was shelved. Indeed, thrown in the bin. At that point, they asked me to design a chair: a stackable chair, for cafes, museums and public areas. The first thing I did was to cut off the legs and backrest, to avoid problems of volume and transportation! In fact, Robo can be disassembled. At that point, we started researching materials. We thought about wood shavings, mixed with polypropylene shavings, and then moulded together, like what Starck had used for the Magis chair. But the cost was too high. So we moved onto wood. Another year went by and Offecct told me: nobody, in Scandinavia, was willing to manufacture it. I am stubborn and so I said that I would sort it out, that all I needed was a small budget, just 500 Euros. In the space of a month, I left for Sweden with, in my luggage, the prototype finished by a manufacturer from Udine”. It takes stubbornness, then, to move from the idea to the object. “In this case, I was really pig-headed: I wanted, at all costs, to work with a Swedish company, to get into Nordic design and do it by the front door, with a strong product”. How many years did it take? “Three: Robo was launched in 2010. But now, when I happen to come across it (most recently in a little cafe in Oslo), I’m really satisfied”. Oki Sato of Nendo (the studio founded in Tokyo with Akihiro Ito) also has an object-challenge. In fact, an entire collection: Splinter, for Conde House. “It is a small company that processes wood according to traditional methods, in Northern Japan. It was my first collection for them; and it was a challenge because, after ten years of collaborations with international and Italian design companies, I found myself back in Japan, in a very different production context”, explains Oki. “The challenge also had a practical side. We had to experiment a lot with woodworking techniques, firstly by trying to bend the wood and to stick together two pieces of it; only later did we arrive at almost a ‘chipping’ effect. So, the technique used was actually what inspired me”. And so, a few months ago, the mirrors, coat racks, chairs and coffee tables were created, which we call Splinter precisely because they give the impression of having been chipped or scraped. A chair-adventure, an idea that took many years to materialise into a real chair, is the Comback by Patricia Urquiola. “At my parents’ home there was a chair, in the room where we played, that I have never forgotten: a wooden chair with slatted back, which had been painted white and repainted again... A type originating from the Windsor Chair, reworked in 1950s Scandinavian key. For ages, in my studio, I had prototypes of chairs deriving from its memory but nobody was really interested in them, as they were too artisan and not easily translated into an industrial product. This is the challenge I put to Kartell when, after the Frilly chair, they asked me to design a new model. But it took three years before we reached the injectionmoulding stage”. And finally, here it is: Comback as an abbreviation of Comb-Back; with 4 types of feet (even a rocker) in different materials and 8 different colours. “Three years of testing, of exhausting three-dimensional designs, of revising the shape (for example, we had to lower the backrest by almost ten centimetres, as it was too high for the mould). Many tests also for the materials because I was looking for an opaque plastic, which would give the idea of a certain heaviness, of the wood, of the memory, of an object returning...”. Chairs, chairs... Another chair adventure? Pilotta, by Rodolfo Dordoni for Cassina. Also in this case a chair was imprinted on his memory: the Superleggera (Super-Lightweight) chair launched by Cassina itself in 1957, and designed by Gio Ponti. “I always had Chiavarine chairs at home”, ENGLISH TEXT says the architect Dordoni. “And I also had a real Superleggera, found by Cassina, and their gift: which provided new inspirations for the texture of our new chair”. This was the challenge in the production, managing to achieve a reloaded Superleggera, but is it equally lightweight? “Yes, also because it was my first project with Cassina: it was 2007 and I was insistent upon working with their production department in the almost handcrafted processing of wood, a quality subdivision but little used at the time. It took a year of laboratory testing, discussions and additions of structural parts that initially I thought we would be able to avoid”. And here it is, Pilotta: in ash wood, but with a flexible polyurethane frame, upholstered in leather. Almost “dry processing”, specifies Dordoni. And do you use it, Pilotta? “Of course, it sits in front of my desk, in my bedroom”. Vegetal chair: the chair-challenge, with a light, interlacing that is reminiscent of the branches of trees or the ribs of a leaf, by Ronan and Erwan Bouroullec for Vitra. Four years of work and study, hundreds of mock-ups, starting from a very simple initial idea: to create a lightweight chair by way of the GIT process, a special injection-moulding technique. “In actual fact, injection is a very costly and complex process”, explains Ronan Bouroullec. “And while we were working we came up against numerous structural problems. But we were lucky enough to be working with Egon Bräuning, the designer who had assisted Verner Panton in creating the Panton Chair”. The power of the original idea... “And sometimes the surprise of copies. We wanted to create a totally transparent Vegetal, in polycarbonate, but the majority of engineers said it was impossible. Then, incredibly, a Turkish company managed to make a copy of it. Moral: sometimes copying is a challenge even for those who copy”. Let’s continue to remain seated, but move on to sofas. Charles for B&B Italia is the challenge chosen by Antonio Citterio. “By now it is a bestseller: but it was initially made in 1997”, recalls the architect. “The first project to recapture and reinforce the idea of sofas with a chaise longue, with armrests that are also backrests and which offer maximum flexibility of composition. With great lightness of structure. And a long cushion that takes up the whole surface”. Why a challenge? “Because in the Nineties, the market had taken a sort of step back: they weren’t just the last years of post-modernism, they were years when it seemed like the brands were finished, all people liked was furniture from their past, their grandparents... I, on the other hand, wanted to get out of this torpor. Sofas raised from the ground no longer seemed to be selling, people only liked them with covers and a high back. Charles was a proposal that went against the grain. A challenge, indeed. And it worked”. Curiously it was around the same time, 1999, that saw the release of the Cappellini chairs with Jasper Morrison: Low Pad and Hi Pad. “When we thought about creating, with Jasper Morrison, a new chair and armchair in fabric or leather, we initially worked following the classic process, which was to create a structure and a covering. After numerous tests we weren’t satisfied: the pieces looked good, but weren’t innovative. So we decided to work by integrating the covering with the structure, following various paths: firstly by testing the system of upholstering onto the frame of car seats; then, with a view to obtaining an effect of three-dimensional softness, we looked at the method of constructing sports shoes, which often involves the integration of different materials (leather, rubber, nylon). After countless prototypes, and ENGLISH TEXT two years of work, we finally managed to achieve our perfect result: with the leather or fabric adhering to the frame of the seat/backrest, following its curves”, explains Giulio Cappellini. The collection then spurned the Tate chairs and the office collection Lotus, still by Jasper Morrison, in 2007: in demonstration of how a long-seller can transform on, and for, the market. And now, on this virtual tour of a house, a house made of design challenges, we reach the kitchen: the Aprile kitchen, designed for Boffi by Piero Lissoni, which emphasises the importance of constant research. “The real problem is not arriving at a design, but designing a process: everything that stands before us. And the process is culture, a blend of research, readings, delays on trains and missed flights, looks exchanged when passing on the street. This is where ideas come from, also in the realisation. I am thinking, for example, of the Lizz chair for Kartell: an apparently impossible design, mixing two technologies that ideally wouldn’t go together. The same thing happened for the top in the Aprile kitchen for Boffi, a stainless steel surface which, in the space of a few years, we were able to modify from eight to four millimetres, by experimenting with the most sophisticated technology. A sandwich effect”. And the bathroom? IlBagnoAlessi One, for example, now a true classic, designed in 2002 by Stefano Giovannoni. “The design of Bagno Alessi was a challenge from various points of view. Firstly, for a company that manufactures objects for the table and the kitchen, it was the first licensing operation completely outside the scope of its core business. Despite the fact that partner companies (Laufen, Oras, Inda) were present on the market of bathroom products, the sort of impact that the Alessi brand could have in this context was a completely unforeseeable gamble”. Giovannoni’s inspiration? “Thinking of ceramics, the first, immediate analogy was white stones, smoothed by the water; monolithic objects with a pure image, protruding from the wall. The only design operation was that of sectioning the top, generating a surface with a perfect section (round or elliptical) and with strict geometry. The design problem of the attachment to the wall was resolved by following a completely new approach, which allowed us to obtain a conceptually pure object and a basin and top that were not impaired in their formal identity”. Then came the technological challenges during production. “One above all: that of the Tam Tam washbasin. For the first time, we were able to create a floor-standing washbasin in ceramics, 90 cm high, in a single piece”. Nowadays, the many attempts at imitation have made it a common type, but 11 years ago it was truly innovative”. A challenge that continues... “Because right at this moment we are discussing the idea of making the Bagno Alessi more current”, concludes Stefano Giovannoni. Let’s stay in the bathroom, at this point. Because Roberto Palomba (or Palomba Serafini Associati, with his wife, Ludovica) is telling us about the Lab 03 washbasin for Kos, an icon washbasin because it is freestanding, with an integrated towel-rail. “At first, we wanted to create it using Corian but we had to think about the folded metal sheet: an extremely lightweight material but one which would cost too much for the manufacturing process. Then we moved onto Cristalplant, sensual and silky. Basically, it took two years to reach production, in 2008. Yet I am convinced that the true challenge lies not in the implementation, but in the design. Creating the product is difficult; you need to try different strategies, shaping, adapting; sometimes, the material itself suggests the solutions. But the power of the design, and also the Be Original, is the idea; the idea which, if it is a winning one, becomes an archetype. And which, in all likelihood, will be copied”! Finally, to illuminate a house well you need the right lights: the one that Ferruccio Laviani designed, and continues to design, for Kartell. “My first light for Kartell, or FL/Y, was actually created on a whim: I didn’t want, for the stand, to ask for lights from another manufacturer. So, using vacuum-formed metal sheets, without a mould, we created, almost for fun, the first coloured lights which, after the Salone, everyone wanted. And, in 2002, they went into production”. But the first light-challenge? “Bourgie, in 2003, which later became a bestseller. It was a challenge because, at the time, the company did not even have a relevant expert in the technical office: Kartell was strong in other fields, not in lighting. And then came another challenge, on sale the following year, the Taj: because, for the first time, I used LED technology. It took three years and needed expert involvement: for example, an engineer who studied the refraction of light to make car headlights”. But which one do you use, Taj or Bourgie? Laviani laughs: “On the table in my study, I’ve got a Taj. But at home, next to the bed, a Bourgie: white, with gold interior. The one which, in my opinion, creates the most beautiful light: truly almost gold”.• ROBO CHAIR designer: Luca Nichetto/ year: 2010/ production: Offecct challenge: to develop an innovative product taking a new production technology to its possible limits www.lucanichetto.com, www.offecct.se SPLINTER COLLECTION designer: Oki Sato/Nendo/ year: 2012/ production: Conde House challenge: to experiment with a new woodworking technique (with an almost chipping effect) with a small Japanese company www.nendo.jp, www.condehouse.co.jp COMBACK CHAIR designer: Patricia Urquiola/ year: 2011/ production: Kartell challenge: reworking the typology of the Windsor Chair in a contemporary key to revive “the memory” with sophisticated technology, in this case, a plastic injection mould. www.patriciaurquiola.com, www.kartell.it PILOTTA CHAIR designer: Rodolfo Dordoni/ year: 2007/ production: Cassina challenge: to create a reloaded Superleggera, equally lightweight, with a design in ash wood, flexible polyurethane and leather www.rodolfodordoni.it, www.cassina.com VEGETAL CHAIR designer: Ronan and Erwan Bouroullec/ year: 2008/ production: Vitra challenge: after four years of work, to create a lightweight chair by way of the GIT process, a special injection-moulding technique www.bouroullec.com, www.vitra.com CHARLES SOFA designer: Antonio Citterio/ year: 1997/ production: B&B Italia challenge: to design a successful sofa with chaise longue,with an armrest that is also a backrest, in the years when only furniture from our past was popular www.antoniocitterioandpartners.it, www.bebitalia.it HI PAD CHAIR designer: Jasper Morrison/ year: 1999/ production: Cappellini challenge: to integrate the upholstering to the structure by experimenting with mould processing techniqueson shells used for car seats www.jaspermorrison.com, www.cappellini.it aprile kitchen designer: Piero Lissoni/ year: 2010 - 2012/ production: Boffi challenge: new architectures, volumes, voids and horizontal work spaces, radical reduction of all thicknesses that count. Materials used as technological experimentation. www.lissoniassociati.com, www.boffi.it ILBAGNOALESSI ONE designer: Stefano Giovannoni/ year: 2002/ production: Alessi challenge: to create a family of products for the bathroom capable of combining classic features and innovation; to produce for the first time a floor-standing washbasin in a single piece of ceramic, 90 cm high www.stefanogiovannoni.it, www.ilbagnoalessi.com LAB 03 WASHBASIN designer: Ludovica + Roberto Palomba/ year: 2008/ production: Kos challenge: to identify a material that was not too expensive for production which would have lightness and textures that would make the washbasin unique www.palombaserafini.com, www.zucchettikos.it BOURGIE LIGHT designer: Ferruccio Laviani/ year: 2003/ production: Kartell challenge: to create a lamp in a company that did not specialise in lighting,without specific experts in the sector www.laviani.com, www.kartell.it ORIGINALs, legends and copies We asked three experts – a design critic, an anthropologist of modernity and a contemporary art museum curator – to offer us their thoughts on the issue. As inspiration, books fresh off the press which they have written and works currently on show in the exhibition spaces Alice Rawsthorn Design critic for the International Herald Tribune The power of design Asked about the theme of the original and the copy, Alice Rawsthorn, author of the recently published book Hello World: Where Design Meets Life (284 pgs, Penguin) replies: “As Herman Melville wrote, ‘it is better to fail in originality than to succeed in imitation’. And he was right, in design, as in literature”. In Hello World, moreover, she goes to the root of the concept of original, starting from the very meaning of the word design. She reminds us that “the first definition in the Oxford English Dictionary dates back to 1548, when it appears as a verb with the meaning of ‘to indicate’ or ‘designate’. Soon, other interpretations stood out. In 1588 it was used as a noun, meaning ‘purpose, intention’. Five years later, it took on a more complex role as: ‘a project or outline conceived by the mind of something to be done; the preliminary concept of an idea that must be completed by action’”. Thus giving significance both to the idea and ENGLISH TEXT to the process of development and creation. Through the pages with the graphic of Irma Boom, she describes the impact of design on our lives, as a fundamental factor for change in various areas, from daily life to science and technology. And how good design, original design, can improve our existence. Marino Niola Anthropologist of the contemporary Is the design object a legend of today? Niola, Repubblica columnist, has just published Miti d’oggi (Legends of Today) (160 pgs, Bompiani), a catalogue raisonné of the new icons of daily life. From blogs to outlets, from Twitter to slimness: even if, unlike ancient legends, tales made to last, these are “fragments of the imagination”, holograms of anthropological mutation. Do these shortterm legends, as he defines them, also include design chairs and lamps? “Absolutely, yes, although with respect to truly legendary objects like the Bialetti Moka Pot or the chaise longue by Le Corbusier, I find that today there is often a gap between form and function. I am thinking of certain chairs that we don’t sit on because they are too uncomfortable or juicers that are not really needed for squeezing oranges”. And what are the most legendary designs, those which embody the spirit of our time? “IPhone, iPod, iPad. Much more than simple communication tools, these objects are an extension of the individual: digito ergo sum. White, sophisticated, smooth, minimal, their design realises the utopia of a new way of hi-tech living. Not just that. They become an extension of us, creating a sort of anthropological mutation of technology. And they contain a multitasking Sibyl: because we spend time online, searching Google. A Sibyl whose responses are only good until the next app”. Rosemarie Trockel Artist Letizia Ragaglia Curator of Museion, Bolzano About Copy Me, by Rosemarie Trockel A sofa and its precise mirror copy (below) grace the top floor of the Museion di Bolzano, which is currently hosting the personal exhibition Flagrant Delight by Rosemarie Trockel. It is surprising that the German artist, one of the most important artists of our time, is working on copies; indeed, she reproduces in ceramics a sofa in 1:1 scale. Letizia Ragaglia, curator of Museion, reveals to us the motivations, in the context of the artist’s personality. “Rosemarie Trockel has an omnivorous fundamental interest towards the world that surrounds her and design undoubtedly is included in her so-called favourites. It is therefore no wonder that in her recent, and very peculiar, production of ceramics, there is also a sofa entitled Copy me. It is not the reproduction of a specific model, but she is clearly alluding to a paradigmatic model of the modernist flavour of pseudo-Miesian elegance, which could play the part of a star in private or public interiors of the 1930s onwards. Trockel not only copies the sofa, which originally would have been in leather and metal, in ceramics, but she precisely renders the idea of an oft used object: the leather surface is starting to wear, a cushion is missing. She is not content with reproducing just one sofa, but makes two of them: we are therefore faced with a double game with the word ‘copy’ contained in the title: the copy by Rosemarie Trockel disobeys the rules of the copy in the world of design and counterfeiting and becomes a copy that is poles apart from a standardised imitation. It is a very personalised copy, which also accommodates two boots by Alexander McQueen, which the artist bought for herself when the designer, who she greatly admired, was still alive. But it is also covered by a dirty plastic film, which makes it even more beautiful and less perfect; the addition of the plastic hides many details, like the presence of the boots, which remain known only to those who have actually assisted the artist in her arrangement. And, not least, the sofa also alludes to a paradigmatic object for psychoanalysis”. Curated by Dirk Snauwaert, the exhibition is open until 1 May, www.museion.it elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale L’eredità del design I maestri e il loro lascito: pezzi-icona bestseller o creazioni di cui esistono solo disegni esecutivi o un prototipo. Un’indagine per scoprire chi ne gestisce il patrimonio, ne autorizza edizioni e riedizioni dopo la scomparsa, ovvero gli eredi e le fondazioni che portano il loro nome elle decor 63 memoria: istruzioni per l’uso a cura di Laura Maggi - testi di Lisa Corva e Maria Cristina Tommasini - ha collaborato Grazia Baccari Le grandi idee non muoiono mai. A maggior ragione quelle dei grandi del design, che hanno lasciato un patrimonio fatto anche di disegni, schizzi, documenti, scritti. Che fa gola a tanti. È possibile tenerlo vivo e al tempo stesso tutelarlo? Sì, in molti modi. Come ci raccontano eredi, studiosi, designer e produttori Gio ponti (Milano, 1891-1979) Progettista poliedrico e appassionato, fondatore della rivista Domus, pone le basi del successo del design italiano nel mondo Luigi Caccia Dominioni (Milano, 1913) Architetto, pioniere del design con Livio e Pier Giacomo Castiglioni, cofondatore di Azucena, cui è affidata la realizzazione di molti suoi prodotti Achille Castiglioni (Milano, 1918-2002) Architetto, docente e designer amatissimo, esplora ogni tipo di prodotto industriale, con esiti straordinari Angelo Mangiarotti (Milano, 1921-2012) Architetto, urbanista e designer di formazione e fama internazionali, scultore, amava dire che “la felicità viene dalla correttezza” Mezzadro, 1957, Zanotta Catilina, 1958, Azucena Il design è – anche – un’eredità. Un’eredità di oggetti e progetti, magari perduti; ma soprattutto di sogni, bellezza e creatività. Oggetti e sogni che sono quindi da difendere, proteggere, conservare. Ma come? Come, in un mondo dove il copyright nel campo del design tutela solo in parte e protegge, in ogni caso, solo per 25 anni nel caso di registrazione del brevetto, e 70 – dalla scomparsa dell’ideatore – nel caso di diritto d’autore? “Per preservare l’eredità del design italiano ci deve essere un’azione concertata a più voci: musei, fondazioni, mostre, aziende, eredi, soprintendenze ai Beni Culturali”, sostiene Manolo De Giorgi, architetto e critico. “E cioè: musei che costituiscano delle collezioni (di pezzi veri, possibilmente, e non nuovi per l’occasione); fondazioni che si occupino di temi specifici (artigianato, cultura dei materiali eccetera); mostre che abbiano un carattere internazionale (da quanto non esportiamo una mostra di design prodotta da noi?). E ancora: aziende che conservino il loro patrimonio e la cultura della produzione; eredi che organizzino i propri archivi in modo scientifico anche dal punto di vista delle autentiche, sulla falsariga di quanto si fa in arte con gli autori più rilevanti. Aggiungo: eredi che controllino tutto il fenomeno dei falsi, da qualche anno in costante aumento, e che tralascino il capitolo delle riedizioni, che a mio parere, anche da un punto di vista commerciale, non producono utili neppure per le aziende (salvo un po’ di comunicazione d’immagine). E infine soprintendenze che estendano la loro cultura dell’oggetto al dopoguerra, visto che sono incapaci di riconoscere un mobile del 1960, si fermano al Novecento e alle ceramiche di Gio Ponti e di Andlovitz”. E forse non a caso, l’oggetto di design che più sta a cuore a Manolo De Giorgi è del 1969: “La zuccheriera Java di Enzo Mari per Danese in melammina”. Plastica e non ceramica. Ed Enzo Mari, su cui il critico ha scritto una monografia (pubblicata da Il Sole 24 Ore nel 2011). “In quella zuccheriera c’è tutto: il materiale industriale, la lavorazione artigianale, l’idea del monomaterico, una matrice geometrica di solidi che s’intersecano, la plastica elevata al rango di un oggetto in argento, il progetto di una cerniera senza fare una vera cerniera. Un oggetto semplicissimo che – come sempre – nasconde in sé un enorme lavoro di progetto”. Un altro oggetto “semplicissimo” è l’oggetto del cuore dell’architetto Alessandro Scandurra: “La sedia Tripolina, la preferita di Dino Gavina: una pelle d’animale appoggiata su quattro bastoni. Una poltrona primordiale: il trono dell’homo faber”. Perché la Tripolina? Perché Scandurra (che ha allestito una stanza su Ettore Sottsass al Triennale Design Museum di Milano) sta studiando Gavina, il designer e imprenditore che tra l’altro fondò nel ’62, insieme a Cesare Cassina, la Flos. “Era la generazione del dopoguerra, e i designer erano pionieri di necessità non ancora esplorate di modi di vivere e abitare. Mentre oggi il design è entrato in un’orbita fascinosa e vertiginosa di sperimentazione; gli oggetti odierni sono ‘super informati’, nascono per dialogare con altri oggetti”. Pensiamo all’iPhone e all’iPad, pezzi design che ci mettono in connessione continua con il mondo, quanto di più lontano da una poltrona o da una zuccheriera. O da una sedia… Già: è di una sedia che ci parla Marco Romanelli, designer e critico. “In questi nostri tempi affrettati e superficiali, con progettisti che disegnano lo stesso oggetto per due aziende diverse, e aziende che l’anno successivo hanno già dimenticato i prodotti dell’anno precedente, vorrei ricordare una storia che parte nel 1949 e termina nel 1957. È la storia dell’ideazione di una sedia, forse la sedia più famosa del mondo”, dice. “Quindi non parlerò del prodotto finito, ma del tempo che è stato impiegato per metterla a punto. Nel 1949 Gio Ponti disegna un primo modello con gambe rastremate e appuntite e sedile piegato in corrispondenza dei reni. Da essa nel 1952 nasce, attraverso una prima sostanziale riduzione degli spessori, la Leggera, da questa, nel 1957, la Superleggera. Sono stati necessari otto anni, al più grande designer italiano, per progettare una sedia: certo è un capolavoro, ma sono comunque otto anni! Vorrei che molti miei colleghi designer meditassero su questo fatto per otto minuti: soltanto otto minuti”. E continua: “Ricordiamoci che sia per preservare sia per modernizzare (parola pericolosa) l’originalità del design esiste un unico metodo possibile: lo studio. Solo lo studio consente di posizionare ciascun autore e ciascun pezzo nella prospettiva più corretta, valutare primogeniture e rapporti. Soprattutto, di non dimenticare! La memoria è infatti uno strumento fondamentale del progetto: per la ricostruzione del passato e molto di più per la costruzione del futuro. La memoria non fa sconti, evidenzia d’un balzo la copia o la citazione furbescamente celata. ‘Imparare a memoria’ è secondo me l’esercizio che dovrebbero fare tutti i designer; per poi, al momento del progetto, come diceva l’artista Vincenzo Agnetti, ‘dimenticare a memoria’. Ovvero essere diventati abbastanza forti per non aver più bisogno di copiare”. COURTESY ARCHIVIO STORICO CASSINA - COURTESY AZUCENA - PH.THOMAS DIX/COURTESY STUDIO MUSEO ACHILLE CASTIGLIONI - COURTESY STUDIO MANGIAROTTI Superleggera, 1957, Cassina UN’EREDITÀ SUPERLEGGERA Gio Ponti: il nome che, tra i grandi del design italiano, è uno dei più amati. Per la Superleggera, certo, ma anche per un grattacielo, il Pirelli a Milano; e poi ceramiche, tessuti, arredi. Un’eredità preziosa. Ne parla uno dei nipoti, Paolo Rosselli, fotografo e architetto, che è anche, da tre anni, il portavoce degli eredi: “Non vorrei però parlare di difficoltà, ma di responsabilità: che condivido con gli eredi tutti, in particolare con Salvatore Licitra, mio cugino e coetaneo. Più che di diritti d’autore, ormai fatto acquisito, il punto è la gestione in una prospettiva contemporanea di quest’eredità, che ha un valore commerciale ma anche culturale. Ciò significa mettere a disposizione di studenti, studiosi e storici una massa di materiale enorme: si è trattato in pratica di rendere consultabili circa 98mila lettere dell’epistolario e circa 8.000 fotografie dell’archivio. Un impegno, da parte nostra, che è durato anni”. Non ci sono solo gli eredi a difendere il design. Come nel caso di Francesca Molteni che per Molteni&C si occupa della riedizione dei pezzi di Gio Ponti. E che, con la mostra Vivere alla Ponti, ha esposto le bellissime foto del designer in famiglia, negli anni Cinquanta. “In questo caso Gio Ponti è testimonial dei pezzi che Molteni&C ha deciso di rieditare. E vorrei sottolineare, a proposito di materiali conservati negli archivi, che si trovano anche documenti meravigliosi, come queste foto così intime e domestiche: perché, quasi come in un cortocircuito temporale, c’è chi aveva capito il marketing prima di noi, addirittura prima che ne fosse coniata la parola”. Un’esperienza particolare, la vostra, perché Molteni&C, come azienda, non aveva mai collaborato con Gio Ponti. “Ma lavorare sull’assenza è stato, in qualche modo, affascinante. Anche per la ricerca, durata più di due anni di lavoro negli archivi: per arrivare a una vera e propria collezione, otto pezzi. La nostra, tra l’altro, non è un’edizione limitata, ma numerata. Non solo: un’edizione resa contemporanea”. Che cosa intende? “Oggi, aprire un cassetto vuol dire avere una praticità che negli anni Cinquanta non era pensabile. Quindi abbiamo introdotto delle guide che consentono quella chiusura morbidissima: le stesse guide che, sono convinta, Gio Ponti, un innovatore, avrebbe introdotto se fossero esistite all’epoca”. Il pezzo rieditato che le sta più a cuore? “Un tavolino: meraviglioso, perché girandoci intorno la griglia di colori cambia. Tra l’altro, la prima volta che l’abbiamo mostrato a una delle figlie di Gio Ponti, lei ha protestato: si ricordava che c’era il rosso. Le abbiamo detto di Eros, 1971, riedizione di Agapecasa 2010 provare a girargli intorno, come faceva a casa, nella casa di via Dezza da cui vengono i mobili prototipati. E infatti il tavolino era proprio lui: emozionata, ci ha detto di essersi dimenticata che la cosa curiosa era che cambiava colore a seconda dei punti di vista”. La magia del design. ORIGINALE: OVVERO RISCHIO E INNOVAZIONE Altri nomi leggendari: Luigi Caccia Dominioni, che fondò a Milano, nel 1947, insieme a Ignazio Gardella e Corrado Corradi Dell’Acqua, Azucena. “Io e mia sorella Anna abbiamo ereditato Azucena, una ditta per alcuni versi molto contemporanea, per altri assolutamente fuori dal tempo”, spiega Marta Sala, nipote di Caccia Dominioni. “Contemporanea come concezione: il fatto di non aver mai acquisito una produzione interna, ma aver sempre fatto ricorso a maestrie artigianali o industrie esterne, ha permesso una grande elasticità della produzione. Fuori dal tempo, invece, per tutto quel che riguarda la documentazione e la comunicazione. Azucena nasce infatti come trait d’union tra i progetti dei fondatori e gli artigiani. Dagli schizzi fatti su fogli di carta volanti, buste o addirittura sui muri del cantiere si ricavava un prototipo, lo si controllava, lo si provava ed entrava così in produzione, senza disegno tecnico né altro. La memoria storica era legata al sapere degli uomini che lo realizzavano. Dopo un primo catalogo ad anelli ormai considerato mitico, nessun pezzo veniva più fotografato. Abbiamo così dovuto fare un enorme lavoro sia di documentazione, per creare un sito web e un catalogo adeguati, sia per avviare un lavoro, ancora in corso, di definizione tecnica di ogni pezzo. Per fortuna i materiali e le lavorazioni, molto innovativi per l’epoca – mia madre si ricorda le sperimentazioni delle prime lacche o dei primi tavoli cromati –, ci permettono di continuare a produrre la collezione mantenendo lo stesso livello di qualità. Anzi, migliorandolo”. A quale oggetto è più affezionata? “Sarà banale, ma è la poltrona Catilina, nella versione piccola. La amo con la seduta di lacca nera, senza cuscino. Sembra un’elegante ballerina che attraversa il tempo con discrezione, ma con carattere”. Il progetto preferito della sorella Anna è invece la scrivania Sciabola piccola: “E il mobile Bar, semplicemente perché intelligente”. Un altro nome iconico nel design italiano: Achille Castiglioni. I figli, Carlo e Giovanna, hanno aperto al pubblico nel 2006 quello che era lo studio del padre a Milano, che dal 2011 è anche fondazione. E, come fondazione, avete deciso di rieditare in proprio degli oggetti? “È una delle nostre sfide, insieme a un pool di artigiani come quelli Gino Sarfatti (Venezia 1912 Griante CO 1985) Progettista, imprenditore, fondatore di Arteluce (1939-1973), realizza lampade di ineguagliate intelligenza ed eleganza Franco albini (Robbiate CO 1905 Milano 1977) Architetto razionalista, autore di straordinari allestimenti museali e di arredi capaci di anticipare i tempi Charlotte Perriand (Parigi 1903 1999) e LE CORBUSIER (Chauxde-Fonds 1887 - Cap-Martin 1965) Innovatrice dell’architettura d’interni lei, maestro del ’900 lui vico magistretti (Milano 1920-2006) Architetto eccellente, maestro di design, lavora per le migliori aziende italiane, lasciando un segno indelebile nella loro e nostra storia Franco Albini, 838 Veliero, 1940, rieditata da Cassina I Maestri, 2010 LC3, 1928, rieditato da Cassina I Maestri, 1965/2006 in policarbonato di un certo spessore. Si poteva fare, ma solo per un quantitativo tale per cui avremmo dovuto produrre, e vendere, quella lampada per almeno 20 anni. Avrebbe funzionato? Mio marito disse: ‘Proviamo’. E la Costanza è diventata una delle nostre luci più copiate. Anche questo fa parte del design originale: rischiare”. Marco Albini, invece, è il figlio dell’architetto Franco Albini: e l’archivio storico nonché lo studio milanese del padre sono da poco aperti al pubblico, grazie alla fondazione che porta il suo nome. “Ci chiediamo continuamente: che cosa deve fare la fondazione? Non mummificare l’archivio, ma dargli un senso contemporaneo. Per questo abbiamo deciso di aprire lo studio al pubblico. E poi di rieditare pezzi storici. In passato abbiamo sempre rifiutato. Un po’ perché avevamo il timore che produrre industrialmente e di serie alcuni pezzi significasse la morte degli stessi. Ma avevamo anche una specie di giuramento di fedeltà a Poggi: l’artigiano che ha curato e migliorato, in un dialogo continuo con mio padre, gli oggetti storici che poi lui ha prodotto. O meglio, che lui diceva di produrre, perché in effetti di produzione e di soldi non ce n’erano. Poi, contemporaneamente all’ultima richiesta di Cassina, è arrivata la disdetta di Poggi. Così, oggi, ecco i pezzi di mio padre nella Collezione I Maestri di Cassina. E devo dire che alcune riedizioni sono migliorate”. Cassina ha rieditato anche il Veliero, la mitica libreria che suo padre fece produrre nel 1940 in un unico esemplare, per la casa milanese di via de’ Togni. “È stata una sfida temeraria, con grossi problemi sui carichi strutturali”. Perché è una libreria che ricorda davvero una vela, con due aste di legno in frassino su cui si trovano sospesi, attraverso un sistema di tiranti in acciaio, i ripiani in vetro stratificato. “Evidentemente non si può caricare al massimo: ma il progetto originario non prevedeva che fosse un muro di libri, bensì una soluzione trasparente, che divide uno spazio. E questa temerarietà della produzione ha avuto successo”. GLI OGGETTI D’AFFEZIONE Rosanna Pavoni, dopo aver diretto il Museo Bagatti Valsecchi a Milano, ora è direttore della Fondazione Vico Magistretti, nello studio dove lavorava il progettista milanese. E aggiunge: “Di che cosa si deve occupare una fondazione, come la nostra, che non è proprietaria del diritto d’autore? Di lavorare per valorizzare il design come patrimonio culturale, condiviso, di tutti: almeno, questo è quello che penso e faccio. Anche con piccole iniziative. Per esempio, noi abbiamo lanciato qualche mese fa il progetto Il mio Magistretti, dedicato a quello che possiamo chiamare Eclisse, 1967, Artemide l’oggetto d’affezione. Cioè abbiamo chiesto a tutti coloro che posseggono un oggetto Magistretti di mandarcene una foto, anche brutta. Di quell’oggetto che li ha seguiti tutta la vita, e di raccontare perché. Così, se uno dei più copiati di Magistretti è il letto Nathalie (di Flou, ndr), è perché: ‘Mi piaceva così tanto che l’ho comprato appena me lo sono potuta permettere’. Alla fine sono loro, siete voi i veri testimonial del design originale. Originale tanto più quanto è originale la storia, la relazione con l’oggetto”. E lei non ce l’ha, un oggetto d’affezione? “Certo. Però non è Magistretti, bensì Castiglioni. È il tavolino Cumano, che mi accompagna dal ’79. A Siena, per definire una persona che si adatta bene a ogni situazione, dicono: è da bosco e da riviera. Così è anche il mio tavolino rosso amaranto: discreto, tenace, accondiscendente”. COURTESY ARTEMIDE - 2012©EAMES OFFICE/COURTESY VITRA - PH.WITTMANN - COURTESY STUDIO JOE COLOMBO con cui lavorava nostro padre. Inoltre, al Salone del Mobile 2013 di Milano abbiamo presentato con Meritalia la poltrona Cubo dei fratelli Castiglioni del ’57: un oggetto unico, visto solo una volta a un allestimento”. E il problema dei falsi… “Per fortuna sono proprio i nostri fan le nostre spie: chi viene a visitare lo studio a volte racconta di aver visto un oggetto secondo loro contraffatto, c’è chi addirittura manda una foto!”. Il problema della difesa dell’originale, sottolineano, sta anche nella provvisorietà dei contratti dell’epoca. “Perché spesso, all’inizio degli anni Cinquanta, erano solo verbali: ‘Architetto, facciamo il pezzo, poi vediamo’. E quindi alcune aziende rimettono in produzione oggetti senza chiedere nulla; altre sono più sensibili, soprattutto da quando c’è la nostra fondazione, quindi se variano il colore di un cinturino ti chiedono il permesso…”. Però, come ricorda Castiglioni: “Il design è anche altro. L’oggetto che piaceva di più a nostro padre era un interruttore della luce. Probabilmente nessuno sa che l’ha disegnato lui e, guarda caso, non è stato copiato: costa un euro e lo trovi dall’elettricista”. Riedizioni anche per i fratelli Emanuele e Giampaolo Benedini, che a Mantova, con Agape, hanno deciso di occuparsi della produzione creativa di Angelo Mangiarotti: “Lo conoscevamo, avevamo iniziato a lavorare insieme su progetti per Agape. Poi la decisione di rieditare progetti passati. Mi sono preso la responsabilità di capire, con i miei collaboratori, e con Anna Mangiarotti, come realizzare con tecnologie moderne dei prodotti in passato spesso eseguiti da artigiani. Ciò che abbiamo fatto – sono stati appena presentati il tavolo More e la sedia Club 44 – può considerarsi a tutti gli effetti un prodotto originale. I progetti di Angelo Mangiarotti sono al di fuori del tempo, il loro valore assoluto non li farà mai invecchiare. Per questo crediamo che avranno ancora una nuova lunga vita”. Ma di che cosa è fatto un design originale? “Di coraggio e innovazione”, dichiara Sandra Severi Sarfatti. Che nel mondo del design ha due ruoli: imprenditrice (Luceplan è l’azienda fondata insieme al marito Riccardo Sarfatti) e custode dell’eredità creativa di famiglia (il suocero, Gino Sarfatti, fondatore di Arteluce, poi acquisita da Flos, è stato un grande maestro nel campo dell’illuminazione, negli anni Cinquanta e Sessanta). Un doppio ruolo che ha portato anche a una mostra su Gino Sarfatti, l’anno scorso, alla Triennale di Milano. Dunque, design d’autore per lei vuol dire…: “Ricerca, rischio, innovazione. Un esempio? La lampada Costanza, dell’86. Per realizzarla, mio marito andò fino alla sede della Bayer, insieme al socio e progettista, l’architetto Paolo Rizzatto. Avevano bisogno di far produrre, per il paralume, uno schermo Josef hoffmann (Brtnice 1870 Vienna 1956) Esponente della Secessione Viennese, cofondatore della Wiener Werkstätte, autore di Palais Stoclet e del Purkersdorf Sanatorium LA MAPPATURA DEL MONDO Riedizioni, abbiamo visto, vuol dire Cassina. Con la Collezione I Maestri il brand ha rieditato non solo alcuni pezzi di Albini, ma anche l’iconica poltrona LC2 disegnata da Le Corbusier nel 1928, insieme a Jeanneret e Perriand: che è, tra l’altro, uno dei mobili d’autore più copiati al mondo. Spiega Barbara Lehmann, responsabile dell’Archivio Storico Cassina: “Nella nostra Collezione I Maestri, che comprende gli arredi dei grandi autori classici moderni, ci sono sia riedizioni, cioè modelli prodotti nel passato da altre aziende e riportati a nuova vita da Cassina, sia modelli inediti mai messi in produzione: dalle creazioni di Le Corbusier e Wright fino a quelle di Albini. Per questo possiamo dire che Cassina è stata il capostipite delle riedizioni storiche. Dove ogni prodotto nasce da un contatto diretto con gli eredi o con gli archivi; un lavoro affascinante di analisi e ricerca”. Qual è dunque il valore del design originale? “Vorrei rispondere citando l’architetto Ernesto Nathan Rogers: ‘Gli oggetti diventano antichi quando hanno superato di essere vecchi, ma questa è una qualità di pochi esempi selezionati. Quando diventano antichi ridiventano patrimonio attuale e possiamo farne uso pratico e quotidiana consumazione culturale’. Lo scrisse nel ’64 proprio in relazione alle prime riedizioni degli arredi di Le Corbusier, Jeanneret e Perriand. Ed è il senso ultimo, questo, della ‘quotidiana consumazione’, della riedizione. Il circondarsi di bellezza; di oggetti che ci diano gioia”. A Vienna, la parola a Heinz Hofer-Wittmann, che dirige con la moglie la storica azienda di famiglia Wittmann, fondata alla fine dell’Ottocento: “Nessun problema nel rieditare i mobili dei grandi nomi viennesi, Hoffmann e Kiesler: forse perché, semplicemente, joe colombo (Milano 1930-1971) Nasce come pittore informale, si dedica all’industrial design con maestria creando oggetti originali, funzionali e sempre innovativi Libreria Continental, 1965, prodotta da I.C.F. Industrie Carnovali, 2006 Soft Pad Chaise, 1968, Vitra COURTESY ARCHIVIO STORICO FLOS - PH. FRANK HÜLSBÖMER - COURTESY FONDAZIONE FRANCO ALBINI - COURTESY ARCHIVIO STORICO CASSINA Lampada 607, 1970, Arteluce, rieditata da Flos come Re-lighting Gino Sarfatti, Edition N° 1, 2013 Ray Eames, nata Bernice Alexandra Kaiser (Sacramento 1912 Los Angeles 1988) e CHARLES EAMES (St. Louis 1907-1978). Si possono considerare i più famosi designer americani Kubus, 1910, rieditato da Wittman, 1969 sono senza tempo. Come la poltrona Kubus che Josef Hoffmann, uno dei fondatori della Wiener Werkstätte, disegnò nel 1910, e che è ancora oggi uno dei nostri bestseller. Ma allo stesso tempo, rieditarli è un piacere: sono dei capolavori di artigianato”. Una coppia di designer mito, gli americani Charles e Ray Eames, con i loro pezzi iconici anni Quaranta: riproposti, a cominciare dal coloratissimo appendiabiti Hang It All, grazie a due illuminati imprenditori, ovvero Federica Zanco e Rolf Fehlbaum, per Vitra. “Modernizzare un classico del design è un compito difficile, che richiede sensibilità e ricerca”, dice Federica Zanco. “Contrariamente a un’opera d’arte, un oggetto di design deve rispondere anche a dei criteri funzionali, e di conseguenza è soggetto a possibili miglioramenti nel corso del tempo. Charles e Ray Eames hanno costantemente lavorato al miglioramento dei loro prodotti durante l’intero arco della loro vita. Ora, dopo la loro scomparsa, lavoriamo in stretta collaborazione con l’Eames Office”. Se dovesse scegliere, tra tutto quello che hanno disegnato, l’oggetto preferito? “È difficile, ovviamente… Ma è un loro prodotto forse meno conosciuto: la Soft Pad Chaise del 1968. Questa stretta ed elegante chaise longue mi consente infatti di fare ogni tanto un pisolino che spezza la mia giornata di lavoro: è diventata un’abitudine piacevole quanto necessaria che, secondo me, contribuisce decisamente a… incrementare la mia produttività!”. Difendere: è la battaglia di Ignazia Favata, che fu assistente di Joe Colombo (negli anni Sessanta, quando il designer, tra l’altro, creò le sedie iconiche in plastica per la Kartell). “Difendere da quelle che, con un tiepido eufemismo, definisco imitazioni vere e proprie. A volte è sufficiente una lettera o una telefonata per persuadere l’imitatore a desistere; ma negli ultimi anni, data la globalizzazione del mercato, è stato necessario registrarne il marchio, per una maggiore tutela”. Il suo oggetto del cuore? “La libreria Continental, per due motivi. Primo, perché i libri, oltre al loro contenuto che definisce chi li possiede, hanno anche un’estetica d’insieme che arricchisce e rende caldi gli ambienti: la sua forma semisferica mi ha sempre fatto pensare a un mappamondo, in cui i libri sono terre emerse. La seconda considerazione è affettiva. Mio padre ripeteva a noi figli che la cultura rende liberi e che di conseguenza i libri non sono mai una spesa, ma un investimento. Ho scelto la libreria Continental perché sembra essere la sintesi di queste due considerazioni: un mondo di cultura”. Un mappamondo di cultura e di bellezza, dunque: questa, in fondo, è l’eredità quotidiana – per tutti noi – del design.• passato, presente e futuro L’emozione di scoprire gli studi dei maestri che gli eredi hanno aperto al pubblico. Ma anche il piacere di consultare documenti o di vedere dal vivo pezzi originali o non più in produzione. Queste le esperienze uniche offerte da fondazioni, eredi, curatori, musei e archivi. Un tesoro prezioso per i progettisti di oggi e di domani elle decor 68 via Conservatorio 20 20122 Milano t. +39.0276002964 [email protected] www.vicomagistretti.it Costituito nel gennaio 2010, lo Studio Museo Vico Magistretti è una fondazione di partecipazione promossa e presieduta da Susanna Magistretti, figlia del progettista, cui aderiscono il Triennale Design Museum, in qualità di fondatore istituzionale, e le società Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Oluce e Schiffini, con la carica di fondatori. La fondazione tutela e valorizza l’archivio e con esso il lavoro di Vico Magistretti, mostrando non solo gli artefatti progettati dall’architetto ma anche l’iter che li ha generati. Il museo, ospitato nelle stesse stanze (foto) in cui Magistretti lavorava assistito da un unico collaboratore, interagisce con altre strutture del circuito milanese, prima tra tutte la Triennale. La fondazione si propone di realizzare, promuovere e sostenere la creazione di un circuito museale urbano che includa gli edifici più significativi progettati da Vico Magistretti e realizzati a Milano. Il museo a cielo aperto è principalmente un itinerario di architettura, ma comprende anche gli showroom di Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Oluce e Schiffini, aziende per le quali Magistretti ha disegnato tanti oggetti indimenticabili. La fondazione s’inserisce in un immaginario piano urbanistico della città di Milano come polo globale del design e punto di partenza di percorsi di approfondimento sul tema dei giacimenti di design, promuovendo la nascita di un “museo diffuso” imperniato su Milano e la Lombardia. Museo Alessi Museo Kartell via privata Alessi 6 28882 Crusinallo di Omegna (VB) t. +39.0323868611 [email protected] www.alessi.com Il Museo Alessi (foto) è un formidabile punto di vista per conoscere i mille approcci attraverso i quali può esprimersi il design. Nato per volontà di Alberto Alessi, inaugurato nel 1998 su progetto di Alessandro Mendini e curato da Francesca Appiani, testimonia la storia dell’impresa dal 1921 a oggi; è ospitato all’interno della fabbrica e occupa una superficie di 555 mq. Raccoglie oltre 24.000 oggetti e prototipi, 13.000 disegni, 20.000 fotografie, 4.000 pubblicazioni monografiche, periodici, rassegne stampa, cataloghi Alessi e di altre aziende che documentano la storia del casalingo e del design italiano. L’archivio/museo ha una duplice funzione: coniugare le esigenze di conservazione e di ricerca tipiche dell’archivio con quelle espositive di una collezione di design. La raccolta si connota perciò come un “archivio di archivi”. Grazie alla continua attività di sperimentazione, Alessi ha prodotto negli anni innumerevoli prototipi che, insieme alla produzione storica e ai numerosi oggetti raccolti per decenni in tutto il mondo, rappresentano uno spaccato prezioso della storia del progetto. Lo scopo del Museo Alessi è di archiviare questo prezioso patrimonio storico e arricchirlo costantemente. Prototipi, prodotti non più in catalogo, documenti grafici e progettuali, stampi, allestimenti d’autore, immagini storiche, libri, riviste e cataloghi costituiscono una collezione specializzata di arte applicata e di design del XX secolo, che funge da archivio organizzato dell’identità culturale dell’azienda. L’oggetto di design è inserito nella rete di documenti eterogenei che servono a ricostruire l’infinità di scambi, relazioni e scoperte, talvolta accidentali, dai quali nasce un prodotto industriale. via delle Industrie 3 20082 Noviglio (MI) t. +39.0290012269 [email protected] www.kartell.it COURTESY MUSEO KARTELL - GIORGIO POSSENTI - PH. PAOLO ROSSELLI/COURTESY TRIENNALE DESIGN MUSEUM Da aprile 2013 l’archivio storico e lo studio originale di Franco Albini, uno dei protagonisti del pensiero razionalista italiano in architettura, nell’arredamento e nel design, si aprono alle visite guidate. Le organizza su prenotazione la Fondazione Franco Albini, che gestisce il patrimonio culturale costituito dai documenti e dallo studio. “È più dalle nostre opere che diffondiamo delle idee, che non attraverso noi stessi”, sosteneva Franco Albini. E sono proprio le sue opere a parlarci di lui, della filosofia sottesa al suo lavoro; di una tensione sociale forte, espressa senza ridondanze. Il suo modo di progettare, “onesto ed etico”, finalizzato al miglioramento della qualità della vita; le sue invenzioni museali progettate per educare lo spettatore; i suoi pezzi di design, capaci di coniugare artigianato e serializzazione, e i suoi progetti urbanistici, fedeli alle esigenze della civiltà moderna, raccontano con efficacia la grandezza del progettista. La fondazione ospita al suo interno, oltre a numerose collane delle più rinomate riviste dell’epoca, i disegni originali su carta da lucido in diversi formati, per un totale di oltre 22.000 documenti, comprese foto d’epoca, interviste e riproduzioni tridimensionali. Guide d’eccezione del percorso preparato attraverso trenta pezzi di design (foto) sono il figlio dell’architetto, Marco Albini, e la nipote Paola, che hanno istituito la fondazione nel 2008. Fondazione Studio Museo Vico Magistretti GIORGIO POSSENTI - COURTESY MUSEO ALESSI Fondazione Franco Albini via Telesio 13 20145 Milano t. +39.024982378 [email protected] www.fondazionefrancoalbini.com Il museo è il custode e il narratore di uno dei più affascinanti capitoli della storia del design italiano: Kartell, l’azienda fondata da Giulio Castelli nel 1949. Realtà davvero unica, Kartell è stata artefice del connubio tra plastica e design, animata da un costante impegno rivolto alla sfida tecnologica. Il Museo Kartell, fondato da Claudio Luti nel 1999 per celebrare i cinquant’anni dell’azienda e vincitore nel 2000 del premio Guggenheim come miglior museo d’impresa, si sviluppa su più livelli (foto) con una superficie di 2.500 mq, all’interno dello stabilimento Kartell. Nella mostra permanente allestita da Ferruccio Laviani sono esposti oltre 1.000 prodotti, molti dei quali fanno parte del nostro paesaggio quotidiano. Il percorso aziendale è ricostruito attraverso gli oggetti disegnati per Kartell da Maestri storici italiani (tra cui Marco Zanuso, Anna Castelli Ferrieri, Joe Colombo, Gino Colombini, Vico Magistretti) e dai migliori progettisti contemporanei (Antonio Citterio, Ron Arad, Philippe Starck, per citarne solo alcuni). La collezione è costituita da diverse tipologie di oggetti disposti in ordine cronologico, a partire dall’iniziale portasci (1949), cui si sono aggiunti nel tempo casalinghi, lampade, articoli per laboratorio, mobili e complementi d’arredo. Le pareti dell’allestimento sono caratterizzate da una tavola sinottica che guida il visitatore offrendogli possibili chiavi interpretative. Presso la sede del museo è consultabile il catalogo informatico, con schede su prodotti, tecnologie, materiali e sui designer che hanno collaborato con l’azienda. Negli archivi sono conservati ulteriori documenti, per un totale complessivo di oltre 3.800 prodotti, 15.000 fotografie, 5.000 disegni. Studio Museo Achille Castiglioni piazza Castello 27 20121 Milano t. +39.028053606 [email protected] www.achillecastiglioni.it Visitare lo studio di Achille Castiglioni significa scoprire un mondo fatto di progetti, immagini, disegni tecnici, documenti d’archivio, schizzi originali, oggetti anonimi. Calarsi nella sua atmosfera aiuta a capire come nacquero gli oggetti che hanno reso famoso nel mondo il maestro italiano: tutti ne rimangono affascinati e ne traggono ispirazione, soprattutto coloro che iniziano ad avvicinarsi al mondo del design. Come scrive Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum, i luoghi in cui si fanno le cose sono “importanti o addirittura decisivi per capire il modo in cui le cose stesse nascono e prendono forma [...]. Quelle cinque stanze (foto) in piazza Castello conservano una sorta di memoria tattile e atmosferica dei progetti che lì dentro sono stati concepiti e realizzati [...]. Nello studio di Castiglioni ci sono i suoi progetti, i suoi disegni, i modelli, le foto, gli oggetti, i libri, le riviste: c’è la storia materiale di una vita e insieme vi si riflette la grande Storia, quella con l’iniziale maiuscola, quella che deposita tracce e impronte anche in un microcosmo o in un laboratorio di assoluta libertà e creatività come era quello in cui lavorava Achille Castiglioni”. Lo studio rimane un laboratorio creativo, nel quale la memoria del passato alimenta le attività organizzate per tutelare e far conoscere il patrimonio culturale e il metodo progettuale di Achille Castiglioni, attraverso mostre, incontri, workshop, eventi. Triennale Design Museum viale Emilio Alemagna 6 20121 Milano t. +39.02724341 [email protected] www.triennaledesignmuseum.org Inaugurato nel 2007, Triennale Design Museum è il primo museo del design italiano e ne rappresenta la molteplicità di espressioni. È un museo dinamico, che si rinnova continuamente mettendo in scena il design italiano attraverso un sistema di rappresentazioni che di volta in volta cambiano tematiche, ordinamenti scientifici e allestimenti. La sesta rappresentazione di questo sistema, dal titolo La sindrome dell’influenza (foto), è stata inaugurata il 6 aprile 2013 e sarà in mostra sino al 23 febbraio 2014. Il design italiano è un sistema complesso e policentrico. Aziende, enti e fondazioni hanno spontaneamente creato luoghi di conservazione e valorizzazione delle proprie opere. Lontano dalle rotte principali del turismo e della cultura, giace così un patrimonio diffuso di collezioni eterogenee, musei aziendali e archivi sconosciuti al grande pubblico. Triennale Design Museum intende essere il luogo capace di rappresentare e valorizzare questa somma di espressioni in un progetto museale coordinato. In particolare, Triennale Design Museum ha messo in rete a Milano la Fondazione Franco Albini, lo Studio Museo Achille Castiglioni e la Fondazione Studio Museo Vico Magistretti con l’intento di tutelare e promuovere il loro vasto patrimonio storico e archivistico, e rafforzando così la propria natura di museo mutante, aperto alla città e al territorio. Presso il Palazzo della Triennale è inoltre ospitata la Biblioteca del Progetto: documenta l’evoluzione del pensiero creativo nell’Italia del Novecento e conserva la memoria della contemporaneità. Come biblioteca specialistica e Centro di Documentazione è accessibile agli studenti e ai dottorandi di Architettura/Urbanistica, Belle arti, Beni culturali, Comunicazione, DAMS, Design, Filosofia, Lettere, Moda, Storia, Sociologia, Ingegneria civile, ambientale, territoriale, dei materiali, industriale, edile. elle decor 69 ENGLISH TEXT CSAC - Centro Studi E Archivio della Comunicazione Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro Abbazia di Valserena piazza di Paradigna 1 43122 Parma t. +39.0521033652 Fondazione ADI per il Design Italiano via Bramante 29 20154 Milano t. +39.0233100164/0241 www.adi-design.org Il CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione fu costituito da Carlo Arturo Quintavalle alla fine degli anni Sessanta presso l’Università degli Studi di Parma e riconosciuto nel 1986, con il compito istituzionale di raccogliere, tutelare, conservare, catalogare e mettere in consultazione materiali afferenti cinque ambiti: Arte, Media, Progetto, Fotografia e Spettacolo. Oggi è diretto da Gloria Bianchino. Fortemente centrato sugli sviluppi di ricerca dell’Istituto di Storia dell’Arte di Parma, il CSAC ha raccolto primariamente materiali artistici relativi alla Pop Art, all’Informale e al rapporto d’impatto tra media e fruitori; in seguito a ciò si sono aperti altri filoni d’interesse per la produzione artistica riferita a comunicazione, pubblicità, satira politica, moda e fotografia, architettura, disegno progettuale e design, che hanno creato un rapporto osmotico di tipo orizzontale, di matrice culturale-antropologica, tra i materiali raccolti, tutti leggibili trasversalmente come espressioni documentarie dell’epoca cui si riferiscono. Il centro conserva archivi e collezioni di molti progettisti, tra cui: Mario Bellini, Achille Castiglioni, Enzo Mari, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Gio Ponti, Roberto Sambonet, Afra e Tobia Scarpa, Ettore Sottsass. La consultazione dei materiali è riservata a specialisti e studiosi. Il CSAC ha ora sede nell’antico complesso cistercense di Valserena, i cui spazi ben si prestano alla valorizzazione del patrimonio custodito e all’allestimento di mostre a tema. La Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro è stata costituita a Milano nel novembre 2001 con il nome Fondazione ADI per il Design Italiano per iniziativa di ADI, Associazione per il Disegno Industriale. Nell’aprile 2002 la Fondazione ha ottenuto il riconoscimento giuridico nazionale. La missione statutaria e le sue risorse umane e finanziarie sono destinate alla tutela e alla divulgazione della cultura del design, ma anche alla promozione della sua eredità storica e delle sue prospettive future, con un impegno particolare a garantire un design sostenibile, rispettoso dell’etica della qualità verso gli individui, la società civile e l’ambiente. Il patrimonio della Fondazione è costituito dai marchi Compasso d’Oro ADI e ADI Design Index e dalla Collezione storica del Premio Compasso d’Oro, che ha la peculiarità di arricchirsi dei prodotti insigniti del riconoscimento a ogni nuova edizione del premio, assegnato ogni tre anni. Nel 2004 il ministero dei Beni culturali, soprintendenza regionale per la Lombardia, ha dichiarato la Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro ADI “bene di eccezionale interesse artistico e storico”, inserendola nel patrimonio nazionale. La collezione non possiede ancora un luogo espositivo permanente, ma tutti gli oggetti che ne fanno parte sono visibili online (ftp.adi-design.org/ collezione-storica-test.html), ordinati a partire dal 1954, prima edizione del premio. elle decor 70 Museimpresa via Pantano 9 20122 Milano t. +39.0258370502 www.museimpresa.com Museimpresa è l’associazione italiana dei musei e degli archivi d’impresa, promossa da Assolombarda e Confindustria. Nata nel 2001, si propone di individuare, promuovere e mettere in rete le imprese che hanno scelto di privilegiare la cultura come strumento di comunicazione e sviluppo economico. Gli associati – musei e archivi di grandi, medie e piccole imprese italiane di ogni settore (dall’alimentare alla meccanica), affiancati da sostenitori istituzionali – hanno deciso di investire nella valorizzazione del proprio patrimonio industriale (costituito da documenti, materiali iconografici, oggetti, prodotti e macchinari), mettendolo a disposizione della collettività. L’associazione promuove la valorizzazione della cultura d’impresa attraverso attività che si rivolgono agli associati, alla comunità archivistico museale e al grande pubblico. L’iniziativa più recente ha riguardato l’organizzazione della mostra Che storie! Oggetti, miti e memorie dai musei e dagli archivi d’impresa (Milano, Palazzo della Ragione, 11 aprile-12 maggio 2013), che attraverso oggetti, prototipi, bozzetti, manifesti e filmati ha raccontato con vivacità gli ultimi 100 anni della storia industriale italiana. Portale Archivi d’impresa www.imprese.san.beniculturali.it/ web/imprese/progetto/portale Il Portale è stato ideato e promosso dalla Direzione Generale per gli Archivi (DGA) con l’obiettivo di salvaguardare gli archivi storici delle imprese pubbliche e private italiane, valorizzare la cultura d’impresa nel nostro Paese e promuovere gli studi e la ricerca in questo settore, in concomitanza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il Portale consente di accedere a fonti archivistiche – più di mille archivi d’impresa – e a fonti bibliografiche; sono inoltre disponibili testi, immagini, audio, video, conservati e messi a disposizione dagli archivi delle grandi, medie e piccole imprese italiane. Per rafforzare il progetto, nel 2009 la DGA ha stipulato un accordo con l’Associazione Museimpresa (vedi) e nel 2010 una convenzione con l’Università Luigi Bocconi e l’Istituto della Enciclopedia Italiana. Grazie a quest’ultimo accordo, un’équipe di docenti della Bocconi, in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana, ha curato la redazione di 150 biografie di imprenditori e personalità del mondo del lavoro, sezione aperta a successivi arricchimenti. Il Portale dà inoltre accesso a un’importante banca dati dedicata ai marchi d’impresa, in cui sono memorizzate le immagini, con relative schede descrittive, dei 171.200 marchi conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel fondo Ufficio italiano Marchi e brevetti, 1867-1965. La convenzione del 2010 con il Centro sperimentale di cinematografia - Archivio nazionale del cinema d’impresa di Ivrea ha consentito inoltre la messa a punto di una web tv (300 film) dedicata al cinema d’impresa. THE LEGACY OF DESIGN The masters and their legacy: bestselling icon pieces or creations for which only working drawings or a prototype exist. We talk with those who manage this inheritance, authorising its editions and reissues after the master’s death, in other words the heirs and the foundations that bear their name MEMORY: INSTRUCTIONS FOR USE by Laura Maggi - words by Lisa Corva and Maria Cristina Tommasini with the collaboration of Grazia Baccari Great ideas never die. This is even truer for those dreamed up by the great names in design, who have left a legacy that also comprises drawings, sketches, documents and texts, which many find tempting. Is it possible to keep this inheritance alive and at the same time protect it? Yes, in a variety of ways. As explained to us by heirs, experts, designers and manufacturers Design is (also) a legacy. Inherited objects and projects, lost perhaps, but above all, dreams, beauty and creativity. Objects and dreams that must therefore be safeguarded, protected, looked after. But how? How, in a world where copyright in the field of design only partially safeguards and protects, in any case, for only 25 years in the case of a registered patent and 70 – after the death of the designer – in the case of copyright? “To preserve the legacy of Italian design, we need cooperation by different players; museums, foundations, exhibitions, companies, heirs and superintendencies for Cultural Heritage”, maintains Manolo De Giorgi, architect and critic. “And therefore, museums that put together collections (of real pieces, if possible, and not new for the occasion), foundations that deal with specific topics (artisanship, culture of materials, etc.), exhibitions with an international slant (how long is it since we exported an exhibition of design made by us?). Plus companies that preserve their legacy and the culture of production, heirs that organise their archives in a scientific manner also from a point of view of authentic pieces, along the lines of what happens with art for the most important artists. And I add: heirs who must control the entire phenomenon of fakes, which have constantly increased in recent years and who must leave aside the whole chapter of reissues, which in my opinion, even from a marketing point of view, do not produce profits even for the companies (apart from a little brand advertising). And finally the superintendencies, which should extend their culture to post-war articles, given that they are incapable of recognising a piece of furniture from 1960. They stop with the twentieth century and pottery by Gio Ponti and Andlovitz”. Perhaps it is no coincidence then that the design object closest to Manolo di Giorgi’s heart is from 1969. “The Java sugar bowl in melamine by Enzo Mari for Danese”. Plastic and not ceramic. And Enzo Mari, whose monograph was written by this critic (published by Il Sole 24 Ore in 2011). “That sugar bowl has everything: industrial material, artisan manufacture, the idea of the single material, a geometric matrix of solids that intersect, plastic raised to the rank of silverware, the design of a hinge without making a real hinge. A very simple object that – as always – conceals a huge design effort”. Another “very simple” object is architect Alessandro Scandurra’s favourite: “The Tripolina chair, Dino Gavina’s baby: an animal pelt resting on four sticks. A primordial armchair, the throne of the “homo faber””. Why Tripolina? Because Scandurra (who set up a room on Ettore Sottsass at the Triennale Design Museum in Milan) is studying Gavina, the designer and entrepreneur who, among other things, in 1962 founded Flos together with Cesare Cassina. “It was the post-war generation and designers were pioneers of needs not yet explored, of ways of living and interior design. Whereas nowadays design has entered a fascinating dizzy orbit of experimentation, today’s articles are ‘super informed’, they are created to dialogue with other articles”. Suffice to think of the iPhone and the iPad, design pieces that keep us continually connected with the world and as far removed as possible from an armchair or a sugar bowl. Or a chair... Yes, this is what Marco Romanelli, designer and critic, talks to us about. A chair. “In these hurried, superficial times, when the same object is designed by the same person for two different companies, and companies one year later have already forgotten the products from the previous year, I would like to remind you of a story that lasted from 1949 to 1957. It is the story of the creation of a chair, perhaps the most famous chair in the world”, he says. “So I will not talk about the finished product, but of the time it took to perfect it. In 1949 Gio Ponti designed the first model with tapered pointed legs and seat bent to support the lower back. This led, in 1952, thanks to greatly reduced thicknesses, to the Leggera, which in turn resulted in the Superleggera in 1957. It took the greatest Italian designer eight whole years to design a chair: of course it is a masterpiece, but it still took eight years! I would like a lot of my designer colleagues to reflect on this fact for eight minutes; just eight minutes”. He continues: “Let us remember that there is only one way to preserve and modernise (a dangerous word) the originality of design: study. Only study means that each author and each piece is positioned in the most correct perspective, with evaluation of original ideas and relationships. And above all, it means we do not forget! Memory is in fact a fundamental tool for design, for reconstructing the past and, more importantly, for constructing the future. Memory does not forgive, it instantly shows up a copy or a cunningly hidden reference. Designers should all ‘learn by heart’ in my opinion and then, when they design, ‘forget by heart’, as the artist Vincenzo Agnetti used to say. In other words become strong enough to no longer need to copy”. A SUPERLIGHT INHERITANCE Gio Ponti: one of the most popular big names in Italian design, for his Superleggera (superlight) chair, of course, but also for the Pirelli skyscraper in Milan, pottery, fabrics and furnishings. A valuable legacy that we are told about by his grandson, Paolo Rosselli, photographer and architect, who for three years now has also been the spokesperson for his heirs. “Rather than difficulties, I’d like to talk about responsibilities, which I share with all his heirs and in particular with Salvatore Licitra, my cousin who is the same age as me. More than copyright, today taken for granted, the point here is contemporary management of this legacy, which has a commercial and also cultural value. This means putting a huge amount of material at the disposal of students, experts and historians. In practice allowing consultation of around 98,000 collected letters and 8,000 photos from the archives. An undertaking, on our part, that has taken years”. His heirs are not the only ones who defend design. Francesca Molteni supervises reissues of pieces by Gio Ponti for Molteni&C and with the exhibition Vivere alla Ponti, she put on show the wonderful photos of the designer and his family, taken in the fifties. “In this case, Gio Ponti is an endorser for the pieces that Molteni&C has decided to reissue. And I would like to stress, on the subject of archive material, that this includes fabulous documents, such as these private family photos, because, almost like a short circuit in time, someone before us understood marketing, even before the word itself existed”. This is a special experience for you, because Molteni&C as a company never collaborated with Gio Ponti. “But working on this absence has somehow been fascinating. Even the research, more than two years’ in the archives in order to produce a real collection of eight articles. What’s more, ours is not a limited ENGLISH TEXT THE LEGACY OF DESIGN The masters and their legacy: bestselling icon pieces or creations for which only working drawings or a prototype exist. We talk with those who manage this inheritance, authorising its editions and reissues after the master’s death, in other words the heirs and the foundations that bear their name MEMORY: INSTRUCTIONS FOR USE by Laura Maggi - words by Lisa Corva and Maria Cristina Tommasini with the collaboration of Grazia Baccari Great ideas never die. This is even truer for those dreamed up by the great names in design, who have left a legacy that also comprises drawings, sketches, documents and texts, which many find tempting. Is it possible to keep this inheritance alive and at the same time protect it? Yes, in a variety of ways. As explained to us by heirs, experts, designers and manufacturers Design is (also) a legacy. Inherited objects and projects, lost perhaps, but above all, dreams, beauty and creativity. Objects and dreams that must therefore be safeguarded, protected, looked after. But how? How, in a world where copyright in the field of design only partially safeguards and protects, in any case, for only 25 years in the case of a registered patent and 70 – after the death of the designer – in the case of copyright? “To preserve the legacy of Italian design, we need cooperation by different players; museums, foundations, exhibitions, companies, heirs and superintendencies for Cultural Heritage”, maintains Manolo De Giorgi, architect and critic. “And therefore, museums that put together collections (of real pieces, if possible, and not new for the occasion), foundations that deal with specific topics (artisanship, culture of materials, etc.), exhibitions with an international slant (how long is it since we exported an exhibition of design made by us?). Plus companies that preserve their legacy and the culture of production, heirs that organise their archives in a scientific manner also from a point of view of authentic pieces, along the lines of what happens with art for the most important artists. And I add: heirs who must control the entire phenomenon of fakes, which have constantly increased in recent years and who must leave aside the whole chapter of reissues, which in my opinion, even from a marketing point of view, do not produce profits even for the companies (apart from a little brand advertising). And finally the superintendencies, which should extend their culture to post-war articles, given that they are incapable of recognising a piece of furniture from 1960. They stop with the twentieth century and pottery by Gio Ponti and Andlovitz”. Perhaps it is no coincidence then that the design object closest to Manolo di Giorgi’s heart is from 1969. “The Java sugar bowl in melamine by Enzo Mari for Danese”. Plastic and not ceramic. And Enzo Mari, whose monograph was written by this critic (published by Il Sole 24 Ore in 2011). “That sugar bowl has everything: industrial material, artisan manufacture, the idea of the single material, a geometric matrix of solids that intersect, plastic raised to the rank of silverware, the design of a hinge without making a real hinge. A very simple object that – as always – conceals a huge design effort”. Another “very simple” object is architect Alessandro Scandurra’s favourite: “The Tripolina chair, Dino Gavina’s baby: an animal pelt resting on four sticks. A primordial armchair, the throne of the “homo faber””. Why Tripolina? Because Scandurra (who set up a room on Ettore Sottsass at the Triennale Design Museum in Milan) is studying Gavina, the designer and entrepreneur who, among other things, in 1962 founded Flos together with Cesare Cassina. “It was the post-war generation and designers were pioneers of needs not yet explored, of ways of living and interior design. Whereas nowadays design has entered a fascinating dizzy orbit of experimentation, today’s articles are ‘super informed’, they are created to dialogue with other articles”. Suffice to think of the iPhone and the iPad, design pieces that keep us continually connected with the world and as far removed as possible from an armchair or a sugar bowl. Or a chair... Yes, this is what Marco Romanelli, designer and critic, talks to us about. A chair. “In these hurried, superficial times, when the same object is designed by the same person for two different companies, and companies one year later have already forgotten the products from the previous year, I would like to remind you of a story that lasted from 1949 to 1957. It is the story of the creation of a chair, perhaps the most famous chair in the world”, he says. “So I will not talk about the finished product, but of the time it took to perfect it. In 1949 Gio Ponti designed the first model with tapered pointed legs and seat bent to support the lower back. This led, in 1952, thanks to greatly reduced thicknesses, to the Leggera, which in turn resulted in the Superleggera in 1957. It took the greatest Italian designer eight whole years to design a chair: of course it is a masterpiece, but it still took eight years! I would like a lot of my designer colleagues to reflect on this fact for eight minutes; just eight minutes”. He continues: “Let us remember that there is only one way to preserve and modernise (a dangerous word) the originality of design: study. Only study means that each author and each piece is positioned in the most correct perspective, with evaluation of original ideas and relationships. And above all, it means we do not forget! Memory is in fact a fundamental tool for design, for reconstructing the past and, more importantly, for constructing the future. Memory does not forgive, it instantly shows up a copy or a cunningly hidden reference. Designers should all ‘learn by heart’ in my opinion and then, when they design, ‘forget by heart’, as the artist Vincenzo Agnetti used to say. In other words become strong enough to no longer need to copy”. A SUPERLIGHT INHERITANCE Gio Ponti: one of the most popular big names in Italian design, for his Superleggera (superlight) chair, of course, but also for the Pirelli skyscraper in Milan, pottery, fabrics and furnishings. A valuable legacy that we are told about by his grandson, Paolo Rosselli, photographer and architect, who for three years now has also been the spokesperson for his heirs. “Rather than difficulties, I’d like to talk about responsibilities, which I share with all his heirs and in particular with Salvatore Licitra, my cousin who is the same age as me. More than copyright, today taken for granted, the point here is contemporary management of this legacy, which has a commercial and also cultural value. This means putting a huge amount of material at the disposal of students, experts and historians. In practice allowing consultation of around 98,000 collected letters and 8,000 photos from the archives. An undertaking, on our part, that has taken years”. His heirs are not the only ones who defend design. Francesca Molteni supervises reissues of pieces by Gio Ponti for Molteni&C and with the exhibition Vivere alla Ponti, she put on show the wonderful photos of the designer and his family, taken in the fifties. “In this case, Gio Ponti is an endorser for the pieces that Molteni&C has decided to reissue. And I would like to stress, on the subject of archive material, that this includes fabulous documents, such as these private family photos, because, almost like a short circuit in time, someone before us understood marketing, even before the word itself existed”. This is a special experience for you, because Molteni&C as a company never collaborated with Gio Ponti. “But working on this absence has somehow been fascinating. Even the research, more than two years’ in the archives in order to produce a real collection of eight articles. What’s more, ours is not a limited edition, but a numbered series. And that’s not all: we have given it a modern makeover”. What do you mean? “Today, drawers open in a practical way that was unthinkable in the fifties. So we have introduced soft close guides; the same guides that I am sure Gio Ponti, an innovator, would have introduced had they existed in his time”. The reissued piece that you are fondest of? “A small table. It’s marvellous, because as you walk around it, the grid of colours changes. What’s more, the first time we showed it to one of Gio Ponti’s daughters, she protested because she remembered it being red. We told her to walk round it, like she used to at home, in the house in Via Dezza where all the prototype furniture comes from. And in fact it was just as she remembered. Very emotional, she told us that she had forgotten it had this curious feature of changing colour depending on how you looked at it”. The magic of design. ORIGINAL: IN OTHER WORDS, RISK AND INNOVATION Other legendary names: Luigi Caccia Dominioni, who founded Azucena in Milan in 1947 together with Ignazio Gardella and Corrado Corradi Dell’Acqua. “My sister Anna and I inherited Azucena, a contemporary company in certain respects and in others way beyond its time”, explains Marta Sala, Caccia Dominioni’s niece. “Contemporary in terms of conception: the fact that they never had in-house production processes, but always turned to artisans or external industries, ensured very flexible production. Beyond their time, on the other hand, for everything that concerned documentation and communication. Azucena was in fact set up as the link between the founders’ designs and the artisans. From sketches on scraps of paper, backs of envelopes or even on the walls in building sites, they would make a prototype, check it, try it out and go into production, without any kind of technical or other drawing. The historical memory was linked to the skill of the creators. After an initial ring-bound catalogue that has become a legend, no other pieces were photographed. We therefore had to do a huge amount of documentation, to create a suitable website and catalogue, and technical definition, still ongoing, for each piece. Luckily, both materials and processes, very innovative for their time – my mother remembers experiments with the first lacquers or the first chrome tables – allow us to continue to produce the collection maintaining the same level of quality. Or rather, improving it”. Which piece are you most attached to? “It might be obvious, but it’s the Catilina armchair, the small version. I love it with the seat in black lacquer, no cushion. It looks like an elegant ballerina who travels through time with understatement yet attitude”. Whereas her sister Anna’s favourite project is the small Sciabola desk: “And the Bar unit, simply because it is intelligent”. Another icon name in Italian design: Achille Castiglioni. In 2006, his children Carlo and Giovanna opened what used to be their father’s studio in Milan to the public and since 2011 it has also been a foundation. As a foundation, have you decided to reissue some of his pieces yourselves? “It is one of our challenges, together with a pool of young artisans, like the ones our father used to work with. Furthermore, at the last Salone del Mobile in Milan, with Meritalia we presented the Cubo armchair by the Castiglioni brothers from 1957: a unique piece, seen only once in an installation”. And the problem of forgeries... “Luckily our fans are also our spies; those visiting the studio at times tell us that they have seen an object they think is fake and there are even those who send us a photo!”. The problem of defending the original lies also in the temporary nature of the contracts at that time. “Because often, in the early fifties, these were only verbal: ‘Architect, let’s make this piece then we’ll see’. Therefore some companies put articles back into production without even asking; others are more sensitive, above all since we set up our foundation, therefore if they change the colour of a strap they ask our permission...”. But, as Castiglioni recalls: “Design is also something else. The object our father liked best was a light switch. Probably nobody knows that it was designed by Achille Castiglioni and, strangely enough, it has not been copied: it only costs one euro and you can pick one up in any electrical goods store”. Reissues also for brothers Emanuele and Giampaolo Benedini, who with Agape in Mantua, are in charge of creative products by Angelo Mangiarotti. “We knew him, we started to work together on projects ENGLISH TEXT for Agape. Then came the decision to reissue past projects. With my collaborators and Anna Mangiarotti, I undertook to find out how to use modern technologies to make products that in the past were often created by artisans. The results – we have just presented the More table and Club 44 chair – can be considered an original to all intents and purposes. Angelo Mangiarotti’s designs are timeless, their absolute value means they will never grow old. This is why we believe they have a new long life ahead of them”. But what is in fact an original design? “Courage and innovation”, says Sandra Severi Sarfatti. Who has two roles in the world of design: entrepreneur (Luceplan is the company she founded together with her husband Riccardo Sarfatti) and custodian of the creative inheritance of her family (her father-in-law Gino Sarfatti, founder of Arteluce, later purchased by Flos, was one of the great Italian maestros in the world of lighting in the fifties and sixties). A dual role that also led to an exhibition on Gino Sarfatti, last year, at the Triennale in Milan. Artistic design for you therefore means... “Research, risk and innovation. One example? The Costanza lamp, in ’86. To make it my husband went to the Bayer headquarters, together with his partner and designer, architect Paolo Rizzatto, to ask them to make a polycarbonate shield of a certain thickness for the shade. It was possible, but only for a quantity such that we would have had to produce, and sell, this lamp for at least 20 years. Would it work? My husband said: “Let’s try”. And Costanza has become one of our most copied lamps. This too is part of original design: risk”. Marco Albini, meanwhile, is the son of architect Franco Albini whose historic archive and Milan studio have just recently been opened to the public thanks to the foundation that bears his name. “We continually ask ourselves what the foundation should be doing. Not mummifying the archive, but giving it a contemporary sense. This is why we decided to open the studio to the public. And then reissue historic pieces. In the past we have always refused. A little because we were afraid that industrial and series production of some pieces would have meant their death. But we also had a kind of oath of loyalty sworn to Poggi, the artisan who, in continual dialogue with my father, supervised and improved the historic articles he then produced. Or rather, that he asked to be produced, because in actual fact there were no products and no money. Then at the same time as the last request from Cassina, came the cancellation by Poggi. So, today, there are pieces by my father in the Cassina I Mastri Collection. And I have to say that some restyled ones are better”. Cassina has also reissued Veliero, the legendary bookcase of which just a single example was produced by his father in 1940, for the house in Via de’ Togni in Milan. “It was a bold challenge, with big structural load problems”. Because this is a bookcase that really looks like a sail, with two ash poles holding up shelves in safety glass, thanks to steel tie rods. “Obviously it cannot be fully loaded, but the original project did not foresee a wall of books, rather a transparent solution for dividing a room. This boldness of the product was what sealed its success”. PET OBJECTS After having directed the Bagatti Valsecchi Museum in Milan, Rosanna Pavoni, now oversees the Vico Magistretti Foundation, from the studio where this Milan-born designer worked. She adds: “What must a foundation like ours, which does not own copyrights, actually do? It must work to enhance design as the shared cultural legacy of everyone: at least this is what I think and do. Even with small-scale initiatives. For example, a few months ago we launched the “My Magistretti” project dedicated to what we can call pet objects. We asked everyone who owns a Magistretti article to send us a photo, even a bad one and tell us why that object has been with them for the whole of their lives. So, if one of the most copied Magistretti articles is the Nathalie bed (by Flou, Ed.) this is why: ‘I liked it so much that I bought one as soon as I could afford it’. In the end, they, you, are the real testimonials of original design. As original as the story and relationship with this article are original”. Do you have a pet object, too? “Of course. But it’s by Castiglioni, not Magistretti. It is the little Cumano table, which I have had since ’79. In Siena, to describe a person who adapts well to any situation, they say: he’s at home in the forest and on the Riviera. That’s true of my amaranth red table: understated, tenacious, amenable”. MAPPING THE WORLD Restyling, we have seen, means Cassina. With its I Maestri Collection, the brand has reissued not only several pieces by Albini, but also the icon LC2 armchair designed by Le Corbusier in 1928 together with Jeanneret and Perriand: which is, among other things, one of the most copied pieces of designer furniture in the world. As Barbara Lehmann, head of the Cassina Historic Archive, explains, “In our I Maestri Collection, which includes furniture by great modern classic designers, there are both reissues, in other words models produced in the past by other companies and given new life by Cassina, and also previously unproduced models, from creations by Le Corbusier and Wright, right through to those by Albini. This is why we can say that Cassina was the forefather of historic reissues, where every product was the result of direct contact with the heirs or the archives; a fascinating job of analysis and research”. What therefore is the value of original design? “I would like to answer by quoting the architect Ernesto Nathan Rogers, ‘Objects become antique when they have stopped being just old, but this is a quality possessed by just a few select pieces. When they become antique they return as a legacy of today, for practical use and daily cultural consumption’. He wrote these words in ’64 about the first reissues of furniture by Le Corbusier, Jeanneret and Perriand. And this of the ‘daily consumption’ is the ultimate sense of reissue. Surrounding ourselves with beauty, with things that bring us joy”. In Vienna, we talk to Heinz Hofer-Wittmann, who with his wife directs the historic Wittmann family company, founded at the end of the nineteenth century, “We have no problems with reissues of furniture by the great Viennese names, Hoffmann and Kiesler, perhaps because, simply, they are timeless. Like the Kubus armchair that Josef Hoffmann, one of the founders of the Wiener Werkstätte, designed in 1910, and which still today is one of our bestsellers. But at the same time, reissuing them is a pleasure, they are masterpieces of artisanship”. The legendary American design duo, Charles and Ray Eames, with their icon forties’ pieces: reissued, starting with the colourful Hang It All coat rack, thanks to two enlightened entrepreneurs, Federica Zanco and Rolf Fehlbaum for Vitra. “Modernising a design classic is a difficult task that calls for sensibility and research”, says Federica Zanco. “Unlike a work of art, a design object must also meet functional criteria and as a consequence is subject to possible improvements over time. Charles and Ray Eames constantly worked to improve their products throughout their lives. Now, after their death, we work in close collaboration with the Eames Office”. If you had to choose, of all the things they designed, which would be your favourite? “Difficult to say, obviously... But an article of theirs that is perhaps less wellknown: the Soft Pad Chaise from 1968. This slender elegant chaise longue in fact allows me to take a nap every now and again to break up the working day: it has become a habit that is as pleasant as it is necessary and, in my opinion, definitely helps to... increase my productivity!”. Defending: this is the battle fought by Ignazia Favata, assistant to Joe Colombo (in the sixties, when the designer, among other things, created the icon plastic chairs for Kartell). “Defending from what, with a slight euphemism, I call real imitations. At times a letter or a phone call is enough to persuade the imitator to stop; but in recent years, given the globalisation of the market, it has been necessary to register the brand, to protect it better”. Your favourite object? “The Continental bookcase, for two reasons. First, because books, beyond their content, which defines their owner, also have global aesthetics that enhance and warm a room. Its spherical shape has always made me think of a globe where the books are lands rising out of the sea. The second reflection is a fond memory. My father used to repeat to us children that culture makes you free and that as a consequence books are never an expense, but an investment. I chose the Continental bookcase because it seems to be the synthesis of these two thoughts: a world of culture”. A globe of culture and beauty, therefore. This basically is the daily legacy – for all of us – of design.• PAST, PRESENT AND FUTURE The excitement of discovering the maestros’ studios, opened to the public by their heirs. But also the pleasure of consulting documents or seeing original pieces with your own eyes, or those no longer in production. These are the unique experiences offered by foundations, heirs, curators, museums and archives. A valuable treasure for the designers of today and tomorrow. FRANCO ALBINI FOUNDATION via Telesio 13 20145 Milan tel. +39.024982378 [email protected] www.fondazionefrancoalbini.com Since April 2013, the historic archive and original studio of Franco Albini, one of the main players of Italian rationalist architecture, furniture and design, has been open for guided visits. These are organised, subject to booking, by the Franco Albini Foundation, which manages the cultural legacy comprising documents and the studio. “We are able to diffuse ideas more through our works that through ourselves”, Franco Albini sustained. And it is precisely his works that tell us about him, about the philosophy underlying his work; a strong social tension, expressed without excesses. His “honest and ethical” way of designing, with the aim of improving the quality of life; his museum inventions designed to educate the spectator; his design pieces, capable of combining artisan manufacture with serial production and his urban plans, mirroring the needs of modern civilisation, effectively tell the greatness of this designer. In addition to numerous collections of the most famous magazines of that time, the foundation houses his original drawings on tracing paper in different sizes, totalling over 22,000 documents, including vintage photos, interviews and 3D reproductions. The exceptional guides for the exhibition showcasing thirty design pieces (photo) are the architect’s son, Marco Albini, and his granddaughter Paola, who set up the foundation in 2008. VICO MAGISTRETTI STUDIO MUSEUM FOUNDATION via Conservatorio 20 20122 Milan tel. +39.0276002964 [email protected] www.vicomagistretti.it Set up in January 2010, the Vico Magistretti Studio Museum is an equity foundation organised and headed by Susanna Magistretti, the architect’s daughter, which the Triennale Design Museum belongs to as the official founder, together with Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Oluce and Schiffini in the role of founders. The foundation aims to safeguard and enhance Vico Magistretti’s archive and work, showing not only artefacts designed by the architect, but also the design process which led to their creation. The museum, housed in the same rooms (photo) where Magistretti worked with a single assistant, interacts with other museums on the Milan circuit, primarily the Triennale. The foundation aims to create, promote and support the creation of an urban museum circuit that includes the most important buildings designed by Vico Magistretti and built in Milan. The outdoor museum is mainly an architectural exhibition, but also includes the Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Oluce and Schiffini showrooms, companies for which Magistretti designed many unforgettable objects. The foundation is part of an imaginary urban plan of the city of Milan as a global hub of design and starting point for tours that analyse the topic of treasure troves of design, promoting the birth of a “scattered museum” in and around Milan and Lombardy. ALESSI MUSEUM via privata Alessi 6 28882 Crusinallo di Omegna (VB) tel. +39.0323868611 [email protected] www.alessi.com The Alessi Museum (photo) is a formidable opportunity for getting to know the thousand different approaches through which design finds expression. Meeting the desire of Alberto Alessi, it was inaugurated in 1998, built to plans by Alessandro Mendini and curated by Francesca Appiani. It testifies to the history of the company since 1921 and is housed inside the factory, it occupies a surface area of 555 m². In addition to more than 24,000 objects and prototypes, on display are also 13,000 drawings, 20,000 photos, 4,000 monographic publications, magazines, press folders and catalogues for Alessi and other companies that document the history of Italian household goods and design. The archive/museum has a dual function, combining the typical archive-related need to preserve and research with the necessity of displaying a design collection. The collection stands out therefore as an “archive of archives”. Thanks to constant experimentation over the years, Alessi has ENGLISH TEXT produced a vast number of prototypes that, together with its historical output and countless objects collected over the decades from all around the world, form a valuable cross-section of the history of design. The aim of the Alessi Museum is to archive this valuable historic legacy and constantly add to it. Prototypes, discontinued products, drawings and design documents, moulds, designer installations, historic images, books, magazines and catalogues make up a specialist collection of applied art and design from the twentieth century, which acts as an organised archive of the company’s cultural identity. The design piece is inserted into a mixed selection of documents that help to reconstruct the infinite exchanges, relationships and discoveries, at times accidental, which give rise to an industrial product. KARTELL MUSEUM via delle Industrie 3 20082 Noviglio (MI) tel. +39.0290012269 [email protected] www.kartell.it This museum is the custodian and narrator of one of the most fascinating chapters in the history of Italian design: Kartell, the company founded by Giulio Castelli in 1949. A truly unique business, Kartell was responsible for combining plastic and design, driven by a constant commitment to technological challenges. The Kartell Museum, founded by Claudio Luti in 1999 to celebrate the company’s fiftieth anniversary and winner in 2000 of the Guggenheim award as best industrial museum, is housed on several floors (photo) covering a surface area of 2,500 m², inside the Kartell factory. The permanent exhibition by Ferruccio Laviani displays over 1,000 products, many of which are part of our daily lives. The company’s history is traced through articles designed for Kartell by historic Italian maestros (including Marco Zanuso, Anna Castelli Ferrieri, Joe Colombo, Gino Colombini, Vico Magistretti) and the best contemporary designers (Antonio Citterio, Ron Arad and Philippe Starck, to mention just a few). The collection comprises various kinds of articles in chronological order, starting with the very first ski rack (1949), which over time has been joined by household goods, lamps, laboratory articles, furniture and furnishing accessories. The walls of the museum feature a synoptic table that guides visitors, offering possible keys to interpretation. The electronic catalogue can be consulted at the museum, with info sheets on the products, technologies, materials and designers who have collaborated with the company. In the archives are more documents, totalling over 3,800 products, 15,000 photos and 5,000 drawings. ACHILLE CASTIGLIONI STUDIO MUSEUM piazza Castello 27 20121 Milan tel. +39.028053606 [email protected] www.achillecastiglioni.it Visiting Achille Castiglioni’s studio means discovering a world made up of designs, images, technical drawings, archive documents, original sketches and anonymous objects. Steeped in this atmosphere it is easier to understand how the objects that made this Italian maestro famous throughout the world were created: visitors are always fascinated and inspired, especially those starting out in the world of design. As Silvana Annicchiarico, director of the Triennale Design Museum, writes, the places where we do things are “important or even decisive for understanding the way in which these very things are born and take shape [...]. Those five rooms (photo) in Piazza Castello still hold a sort of tactile and atmospheric memory of the projects that were conceived and made there [...]. In Castiglioni’s studio there are his projects, his drawings, his models, photos, objects, books, magazines: the material history of a life and together the great History, with a capital H, that leaves traces and imprints even in a microcosm or in a workshop of absolute freedom and creativity like the one where Achille Castiglioni worked”. The studio is still a creative laboratory, where the memory of the past fuels the activities put in place to safeguard and raise awareness about the cultural heritage and design method of Achille Castiglioni, through exhibitions, meetings, workshops and events. TRIENNALE DESIGN MUSEUM viale Emilio Alemagna 6 20121 Milan tel. +39.02724341 [email protected] www.triennaledesignmuseum.org Inaugurated in 2007, the Triennale Design Museum is the first Italian museum of design and represents the latter’s range of expression. It is a dynamic museum, continually evolving and showcasing Italian design in an exhibition system that constantly changes its key themes, scientific approaches and layouts. The sixth representation of this system, entitled La sindrome dell’influenza (photo), opened on 6 April 2013 and will run until 23 February 2014. Italian design is a complex multi-centred system. Companies, organisations and foundations have spontaneously created places to preserve and enhance their works. Off the beaten tracks of tourism and culture, here lies a widespread legacy of heterogeneous collections, company museums and archives unknown to the general public. The Triennale Design Museum intends to be the place that best represents and enhances this global expression in a coordinated museum project. In particular, the Triennale Design Museum has formed a network in Milan with the Franco Albini Foundation, the Achille Castiglioni Studio Museum and the Vico Magistretti Studio Museum Foundation with the aim of safeguarding and promoting their huge historical heritage and archives and thus strengthening its nature as a changing museum, open to the city and its surroundings. The Palazzo della Triennale also houses the Project Library. This documents the evolution of creative thought in twentieth century Italy and preserves the memory of the contemporary world. As a specialist library and documentation centre it is open to students and graduates of architecture/urban planning, the fine arts, cultural heritage, communication, DAMS, design, philosophy, humanities, fashion, history, sociology and civil, environmental, territorial, material, industrial and construction engineering. CSAC – COMMUNICATION STUDY CENTRE AND ARCHIVES Abbazia di Valserena piazza di Paradigna 1 43122 Parma tel. +39.0521033652 The CSAC – Communication Study Centre and Archives was set up by Carlo Arturo Quintavalle at Parma University in the late sixties and recognised in 1986, with the official task of gathering, safeguarding, preserving, cataloguing and making available for consultation material regarding five different sectors: Art, Media, Planning, Photography and Entertainment. Today it is headed by Gloria Bianchino. Strongly focused on the development of research by the Parma History of Art Institute, the CSAC has primarily gathered artistic material regarding Pop Art, Informal and the degree of impact between media and users. This was followed by the opening of other threads of interest in art related to communication, advertising, political satire, fashion and photography, architecture, planning and design, which have created a horizontal osmotic relationship with a cultural-anthropological matrix between the gathered materials, all of which can be read transversally as documentary expressions of the period to which they refer. The centre preserves archives and collections by many designers including: Mario Bellini, Achille Castiglioni, Enzo Mari, Alessandro Mendini, Bruno Munari, Gio Ponti, Roberto Sambonet, elle decor italia sostiene il diritto d’autore scegli solo design originale L’opinione dei lettori Sono oltre 10.000 i questionari completati online sul tema “Qual è la tua idea di originale?”. Con risposte che non lasciano adito a dubbi sul valore intrinseco dei pezzi di firma e produzione certificata. E il 96,7% sostiene con decisione che è necessario tutelare il diritto d’autore anche nel design elle decor 77 i risultati: tanti numeri per riflettere a cura di Laura Maggi - testi di Lisa Corva ha collaborato Daniela Tavola foto di Ventundin Un questionario per indagare tra i design addicted di tutta Italia la posizione del consumatore rispetto all’originale di design. Sul prossimo numero scopriremo invece quali sono le proposte dei partecipanti legate alla lotta alla contraffazione, unitamente a quelle raccolte durante una serie di tavole rotonde sul tema. Proposte concrete, avanzate da legali, imprenditori, designer e esponenti di associazioni. Che andranno a costiture un vero e proprio Manifesto da consegnare alle istituzioni Nelle immagini del servizio, la campagna Be Original lanciata dalle pagine di Elle Decor Italia e riproposta, durante la Milano Design Week 2013, per le vie della città, grazie al sostegno del Comune di Milano. Design d’autore e falsi design: stavolta, a voi la parola. Siete stati voi, infatti, numerosissimi e da tutta Italia, a rispondere (a proposito, grazie!) alle domande del nostro sondaggio. Veri appassionati: il 70,4% di voi possiede un oggetto di design d’autore a casa (o l’ha regalato) Design d’autore, e non una copia: perché solo il design originale ha quell’aura preziosa che amiamo. Un mix di unicità e prestigio (per il 12,5%), ma anche di qualità dei materiali (16,4%), e di riconoscibilità di uno stile (11,9%); o, più semplicemente, la somma di queste tre caratteristiche. Infatti la maggioranza di chi ha risposto al sondaggio (6 persone su 10) ha indicato le tre risposte insieme. Impossibile scegliere: la qualità dei materiali è inscindibile dall’unicità, ed è questo che determina il vero design d’autore. Ma dove vi informate, dove raccogliete informazioni su tutte le novità? Il 42,7% attraverso i giornali di settore. Piacciono anche i siti web delle aziende (che vengono consultati dal 30,4% di voi); vi piace andare per vetrine e negozi (per il 13,6%); e poi, vi fidate della rete in genere, che siano blog o siti specializzati in design (8,3%). Quanto al problema della contraffazione, avete una posizione chiara: bisogna difendere la creatività d’autore E, infatti, l’83,2% di voi non ha mai voluto comprare una copia L’8,3% l’ha fatto senza esserne consapevole… Mentre un altro 8,5% confessa di aver comprato un fake (ma siete davvero in pochi). Perché acquistare un falso? Forse soprattutto perché costa poco: questo, almeno, secondo l’83,5% di voi. Ma su una cosa siete concordi: che sia importante, comunque e in ogni caso, tutelare il diritto d’autore anche nel design. Lo pensa infatti il 96,7%. Questi i dati. E, tra tutti quelli che hanno partecipato al sondaggio, abbiamo scelto due voci per una chiacchierata in più: per “par condicio”, un uomo e una donna. Lei è Valentina Pozzato, ha 29 anni e vive ad Adria, in provincia di Rovigo. Si è laureata in Ingegneria Civile a Ferrara, e ora sta studiando per l’Esame di Stato. Una design addicted? “Non proprio, diciamo ancora un’apprendista… Sto imparando. Ma sicuramente sono, intanto, una fashionista. E compro spesso online”. La tua passione per il design da dove arriva? “Dalla mia bravissima insegnante di storia dell’arte alle superiori. Con lei ho cominciato a pensare che il design è tutto quello che c’è di innovativo, quello che ti fa dire: perché non ci ho pensato io? Trovo che il primo grande designer sia stato Leon Battista Alberti. Nel Quattrocento, riprendendo i principi del De Architectura di Vitruvio, e quindi le sue ‘venustas, firmitas et utilitas’, ha posto i canoni del concetto di bellezza. Pensiamoci: anche un oggetto di design d’autore segue queste tre semplici regole: solidità, funzionalità ed estetica”. Il problema del design fake: lo noti anche tu? “Certo, ogni tanto mi colpiscono dei pezzi visibilmente contraffatti o copiati, in vendita nei negozi”. Hai mai comprato un oggetto design contraffatto? “No. HO avuto la tentazione di comprare un fake, guardando quanto costano gli originali di design… Ho ceduto una volta alla tentazione del fake nella moda: mi sono comprata una Gucci falsa. Però non è valsa la pena, perché dopo un mese si è rotta e ho dovuto buttarla via”. I tuoi oggetti cult, quelli che ti piacerebbe avere a casa e vedere ogni giorno quando ti svegli? “La poltrona Barcelona di Mies van der Rohe, la Vanity Fair di Poltrona Frau. E poi ho una passione per Le Corbusier: vorrei tutto, la chaise longue, la poltrona basculante, il divano LC3… Per me rappresentano l’apice della storia dell’arte moderna e contemporanea; e poi, messi in una stanza, la arredano da soli, senza aver bisogno di molto altro. Aggiungo qualche vaso Venini e delle sedie della Kartell e sono felice!”. Il nostro lettore “prescelto” per la chiacchierata si chiama invece Simone Griguoli, ha 28 anni e lavora in uno studio medico di Roma. Per lui passione è design, e moda: “Infatti quello che più mi incuriosisce sono le collaborazioni tra questi due mondi, vedi le cucine Diesel con Scavolini o Armani con Roca”. Passione design moltiplicata da quando Simone è andato a vivere con il suo compagno: “Perché, allora, c’è il gioco di decidere insieme come arredare la casa. E il piacere di comperare riviste per imparare e ispirarsi, riviste come Elle Decor Italia”. Acquistare un oggetto design per te vuol dire? “Emozione e soddisfazione”. Il tuo sogno? “Avere finalmente una lampada mito: Arco, la lampada da terra disegnata da Castiglioni per Flos. Per ora il divertimento è arredare la casa scegliendo da Zara Home, dove lavora il mio compagno; ma anche qualche pezzo Ikea, mischiando con Kartell e Alessi”. Al sondaggio lanciato da Elle Decor Italia via web hanno risposto 10.372 lettori. Nell’infografica di questa pagina abbiamo ricostruito il loro profilo in base a sesso, età, occupazione, titolo di studio, provenienza geografica, residenza 10.372 parte cipanti sondaggio al SESSO: 14,8% 85,2% Si Uomini Donne ETà: 9,7% 18/24 anni 31,8% 25/34 anni 29,9% 35/44 anni 19,1% 45/54 anni 9,5% Oltre 55 anni occupazione: 11,3% 15,2% Professionista/ lavoratore in proprio nel campo del design (architetto/designer/ interior designer…) Professionista/ lavoratore in proprio in altro campo 10,5% 38% Impiegato/quadro Studente 0,7% Giornalista 24,4% Altro TITOLO DI STUDIo: 47% 46,8% 6,2% Laurea Diploma superiore Diploma inferiore Residenza: PROVENIENZA GEOGRAFICA: 57,6% Nord 20,3% Centro 14,2% 7,9% Sud Isole 39,9% Città con più di 100.000 abitanti 60,1% Città/paese con meno di 100.000 abitanti qual È la tua idea di originale? Riportiamo le domande oggetto del sondaggio online e l’elaborazione quantitativa delle risposte Sai cos’è un prodotto di design? 97,3% Sì No L’ultima parola a un osservatore d’eccezione: Will Wiles, fino all’anno scorso editor di Icon, rivista cult del settore, e ora romanziere; è appena uscito il suo Istruzioni per la manutenzione del parquet (Neri Pozza), un libro surreal-British il cui protagonista è, appunto, un appartamento luxury in una non meglio precisata città dell’Est Europa. La storia? Il proprietario deve andare all’estero e presta la sua preziosa casa a un caro amico, con tutta una serie di istruzioni di manutenzione… O forse, riassunta con sarcasmo inglese, è una storia di “morte, distruzione e design d’interni”. Ma veniamo al design. Il design copiato, innanzitutto. Chiediamo a Wiles: ha dichiarato che non bisogna copiare meno, ma copiare meglio. Che cosa intende? “Era una dichiarazione a proposito della mostra sull’argomento che si è tenuta nel 2012 in Belgio, durante la biennale Interieur di Kortrijk: il titolo infatti, era Déjà-Vu. Ma non parlavo delle copie da poco che si trovano in giro. Parlavo degli influssi, dei richiami che rintracciamo, consci o inconsci, nel lavoro di tutti i creativi. Perché tutto il design, in realtà, è basato sul processo del copiare, almeno in parte. Il design è fatto di evoluzione e progresso, di rimandi e ispirazioni; non necessariamente si inventa from scratch, da zero. Nessun progettista, credo, può dimenticare o fare ameno della storia e dell’archivio del passato, quando immagina un nuovo progetto. Molti sono ossessionati dal voler essere originali a ogni costo: ma la novità obbligata è segno di futilità, ignoranza, e non è necessariamente la base per del buon design d’autore”. Cosa pensa della copia vera e propria? “Il mercato dei falsi è inevitabile: così come, nella moda, quello della contraffazione di borse, occhiali da sole o portafogli. È una conseguenza della produzione dislocata a basso costo in Cina e nel Sud del mondo. Cosicché ora I Produttori europei sono in un’impasse: da una parte sfruttano la mitologia del desiderio che hanno creato, dall’altra sono assediati da un universo sotterraneo di pirati”. Chi compra, secondo lei, i fake? “Qui in Inghilterra l’ha fatto persino Samantha Cameron, la moglie del nostro primo ministro, scatenando non poche polemiche. Si è portata a casa una copia di una Arco di Castiglioni. Molti vogliono l’oggetto, non si pongono il problema della contraffazione, guardano solo il prezzo. Per altri, invece, forse i veri design addicted, quel che conta è possedere l’originale, avere e godere dell’aura del vero design d’autore”. Nel romanzo, precisamente nel soggiorno della casa incriminata, incontriamo “un divano e due poltrone, tutti squadrati, in pelle nera e cromatura, sul modello di qualche architetto svizzero defunto”. Sbaglio o sono quelle di Le Corbusier? “Certo, è Le Petit Grand di Le Corbusier. Compaiono anche nel mio secondo romanzo, che ho appena finito di scrivere: una poltrona viene lanciata su uno dei personaggi”. Crimine, ma crimine d’autore.• 2,7% Possiedi un prodotto di design originale a casa o ne hai regalato qualcuno? 70,4% Sì 29,6% No Puoi fare qualche esempio di prodotti e/o marchi di design? I primi 10 marchi più citati: Kartell, Alessi, Cassina, Flos, Artemide, Vitra, Poltrona Frau, Knoll International, B&B Italia, Zanotta 100% I primi 10 prodotti più citati: Barcelona Chair (Knoll International), Louis Ghost (Kartell), Tolomeo (Artemide), Egg Chair (Fritz Hansen), Panton Chair (Vitra), Juicy Salif (Alessi), LC Collection (Cassina), Parentesi (Flos), Tulip Chair (Knoll International), Tizio (Artemide) Cosa spinge un consumatore ad acquistare un prodotto originale? 12,5% Preferisci acquistare 84,3% Un prodotto di design originale Il valore simbolico, di prestigio, di unicità 15,7% 16,4% Una copia di un prodotto di design a un prezzo inferiore La qualità dei materiali, la sicurezza di un prodotto certificato 11,9% La riconoscibilità di uno stile al di là delle imitazioni Tutte e tre le affermazioni 59,3% Perché un prodotto di design originale ha un prezzo superiore a una sua copia? 10,7% Per la sua qualità e i materiali 97,3% SA COS’è UN PRODOTTO DI DESIGN 21,4% Perché si riconosce il diritto d’autore al designer 0,3% 12% Per i costi di ricerca e sviluppo che l’azienda sostiene 0,8% Perché viene realizzato nel rispetto delle normative sul lavoro Per il servizio e l’assistenza post vendita Per tutte le affermazioni riportate sopra 54,8% 96,7% Il 10% del Pil mondiale è originato da prodotti falsi o copiati. La lotta alla contraffazione ha un valore simbolico, ma anche e prima di tutto economico. Sei d’accordo con questa affermazione? Ritiene sia importante tutelare il diritto d’autore anche nel design 66,1% Sì 3% No 30,9% In parte Per tutelare la qualità e l’innovazione nel design in Italia e nel mondo, cosa è necessario fare? Nelle tue scelte d’acquisto sei più influenzato dal marchio o dal prodotto? 14,8% Marchio 85,2% 20,1% Che sia un pezzo riconoscibile, con un valore di status symbol anche se non originale Dove acquisti i tuoi prodotti di design? 78,6% 88,6% Altro Realizzare un’imitazione è: 10% 11,6% Una volta all’anno Una violazione al lavoro onesto, una minaccia per l’economia 12,8% Più volte all’anno Un disincentivo alla produzione di nuove idee, stimolo per l’economia Cosa spinge un consumatore ad acquistare un prodotto di design contraffatto? Il prezzo competitivo sacrificando la qualità e il prestigio di un originale 16,5% L’inconsapevolezza di acquistare un’imitazione, la non riconoscibilità dal pezzo originale Tutte e tre le affermazioni 83,5% Ogni due anni 53,1% 28,8% 21,1% 8,5% Sì, consapevolmente 8,3% Sì, senza essere consapevole 83,2% No, consapevolmente 50,1% Come ti informi prima di effettuare acquisti di design? 42,7% Attraverso i giornali di arredo o altri Ritieni sia importante tutelare il diritto d’autore anche nel design? Sì 3,3% No elle decor 82 28,8% In parte 13,8% Ogni quanto fai acquisti di design? 24% Nella grande distribuzione 4,2% Hai mai acquistato un prodotto contraffatto di design? Una mancanza di rispetto della proprietà intellettuale (diritto d’autore) 9,8% 49,9% Tutte e due 67% Sì No Sanzionare i contraffattori e ritirare dal commercio i prodotti contraffatti Che sia tutelato da un marchio, a garanzia dell’autenticità di un prodotto destinato ad acquistare valore nel tempo Online Diffondere informazioni sul fenomeno per aumentare la consapevolezza dell’acquirente 11,4% Prodotto Nei punti vendita 16,2% Cosa è più importante per te nel processo di acquisto di un prodotto di design? Il falso sottrae risorse a chi è proprietario di un prodotto, di un marchio, di uno specifico design, ma sottrae anche risorse allo Stato, alla sua economia e quindi ai singoli cittadini. Sei d’accordo con questa affermazione? 96,7% 30,4% Attraverso i siti web ufficiali delle aziende 8,3% Attraverso altri siti web 1,5% Attraverso i social network 13,6% Attraverso i negozi 3,5% Attraverso miei conoscenti elle decor 83 ENGLISH TEXT THE READERS’ OPINION Over 10,000 questionnaires completed on line on the subject “What is your idea of original?”. With answers that leave no room for doubt regarding the inherent value in designer pieces and certified products. And 96.7% states quite definitely that we need to protect copyright also for design THE RESULTS: NUMBERS THAT MAKE YOU THINK by Laura Maggi - words by Lisa Corva - with the collaboration of Daniela Tavola photos by Ventundin A questionnaire for the design addicted from all over Italy that investigates the consumer’s stance on design originals. While in the next issue we will be finding out what proposals our questionnaire compilers have for combating forgery, together with suggestions gathered during a series of roundtables on this issue. Tangible ideas, put forward by legal people, entrepreneurs, designers and association representatives. Which will be used for drawing up a real Manifesto to be handed over to the institutions The story photos (pages 78, 80, 82) show the Be Original campaign, launched from the pages of Elle Decor Italia and in the streets of Milan during the 2013 Design Week, thanks to support from Milan City Council. Signature design and design forgeries: this time you have your say. You were the ones who replied, in great numbers and from all over Italy, to the questions in our survey (thanks by the way!). TRUE AFICIONADOS: 70.4% OF YOU HAVE A SIGNATURE DESIGN ARTICLE AT HOME (OR HAVE GIVEN ONE AS A GIFT) Signature design, not a copy: because only original design has that precious aura that we love. A mix of uniqueness and prestige (for 12.5%), but also of quality of materials (16.4%) and style recognisability (11.9%), or, more simply, the sum total of all three characteristics. Most of those answering the survey (6 out of 10) in fact gave the three answers together. Impossible to choose: the quality of materials is part and parcel of uniqueness and this is what determines real signature design. But where do you get your updates, gather your information about new ideas? 42.7% of you through specialist magazines. You like company websites (visited by 30.4% of you); you like looking at windows and in shops (13.6%); and then, you trust the internet in general, both blogs and specialist design sites (8.3%). AS FOR THE PROBLEM OF FORGERIES, YOUR STANCE IS CLEAR: WE NEED TO DEFEND SIGNATURE CREATIVITY. AND IN FACT 83.2% OF YOU HAVE NEVER WANTED TO BUY A COPY 8.3% have done so without being aware of it... While a further 8.5% confess to having bought a fake (a truly small number). Why would you buy a fake? Perhaps mainly because it is cheap: this, at least, goes for 83.5% of you. But you agree about one thing: that it is important, however and in any case, to protect copyright even in design. 96.7% of you share this opinion. These are the data. Of all those taking part in the survey, we chose two of you for an extra chat: a man and a woman, to keep things fair. Valentina Pozzato is 29 years old and lives in Adria, in the province of Rovigo. She has a degree in Civil Engineering from Ferrara University and is now studying for her state exam. A design addict? “Not really, let’s say I’m still an apprentice… I’m learning. Meanwhile, I am definitely a fashionista. And I often buy on line”. Where does your passion for design come from? “From my wonderful history of art teacher at high school. With her I started to think that design is everything that is innovative, which makes you think: why didn’t I come up with that? I think that the first great designer was Leon Battista Alberti. In the fifteenth century, picking up the principles of the De Architectura treatise by Vitruvius, and therefore his ‘venustas, firmitas et utilitas’, he dictated the canons for the concept of beauty. If you think about it, even a signature design article follows these three simple rules – solidity, practicality and aesthetics”. The problem of fake design: have you noticed it too? “Of course, every now and then I am struck by pieces that are blatantly forged or copied, on sale in shops”. Have you ever bought a fake design object? “No. I HAVE BEEN TEMPTED TO BUY A FAKE, WHEN I SEE WHAT DESIGN ORIGINALS COST... I once gave into the temptation of a fake fashion item: I bought a Gucci copy. But it wasn’t worth it as it broke after a month’s use and I had to bin it”. Your cult objects, the ones that you would like to have in your home and see every day when you wake up? “The Barcelona armchair by Mies van der Rohe, Vanity by Poltrona Frau. And then I am mad about Le Corbusier. I want it all, the chaise longue, the rocking armchair, the LC3 sofa... For me they are the peak of the history of modern and contemporary art, and then, they furnish a room on their own, without needing much else. Add a few Venini vases and Kartell chairs and I’d be happy!” Our “chosen” male reader is Simone Griguoli, he is 28 years old and works in a doctor’s surgery in Rome. For him passion is design and fashion. “What I find most interesting is collaboration between these two worlds. Take for example Diesel kitchens with Scavolini or Armani with Roca”. A passion for design that has increased since he went to live with his partner: “Because now it’s fun deciding together how to furnish our home. And we love buying magazines for ideas and inspiration, magazines like Elle Decor Italia”. What does buying a design object mean for you? “Excitement and satisfaction”. Your dream? “To own a legendary lamp: Arco, the floor lamp designed by Castiglioni for Flos. For now we’re having fun furnishing our home at Zara Home, where my partner works, with the odd item from Ikea, mixed with Kartell and Alessi”. THE FINAL WORD GOES TO AN EXCEPTIONAL OBSERVER: WILL WILES, UNTIL LAST YEAR EDITOR OF ICON, THE SPECIALIST CULT MAGAZINE AND NOW A WRITER; HIS CARE OF WOODEN FLOORS, A NOVEL, HAS JUST COME OUT (NERI POZZA), a surreal British book whose main character is a luxury apartment in an unidentified city in Eastern Europe. The story? The owner needs to go abroad and hands his precious home over to a dear friend, with a whole series of instructions on how to look after it... Or perhaps, to summarise it with English sarcasm, it is a story of “death, destruction and interior design”. But let’s talk about design. Copied design, first of all. We ask Wiles: you said that we must not copy less, but copy better. What do you mean? “I was talking about the exhibition on this very question held in 2012 in Belgium during the Interieur biennale in Kortrijk: it was in fact entitled Déjà-Vu. But I was not talking about the cheap copies you come across. I was talking about the influence, the allusions we find, either consciously or unconsciously, in the work of all creatives. Because all design, in reality, is based on the process of copying, at least in part. Design is evolution and progress, references and inspirations. We do not necessarily invent things from scratch. I don’t think any designer can forget or do without history and past archives when he imagines a new project. Many are obsessed with wanting to be original at any cost: but forced novelty is a sign of futility, ignorance and not necessarily the base for good signature design”. What do you think of real copies? “The forgery market is inevitable: just like, in fashion, that of fake bags, sunglasses or wallets. It is a consequence of relocated low-cost production in China and the southern hemisphere. So now 10.372 10,372 readers took part in the survey launched by Elle Decor Italia via the web. The infographics on this page represent their profile based on gender, age, job, qualifications, geographic area and home SURVEY PARTICI PANTS gender: 14,8% 85,2% Si Male female age: 9,7% 18/24 31,8% 29,9% 35/44 25/34 19,1% 45/54 9,5% Older than 55 job: 11,3% 15,2% Freelance/selfemployed professional in the design sector (architect/designer/ interior designer...) Freelance/ self-employed professional in another sector 10,5% 38% Employee/ management level Student 0,7% 24,4% Journalist Other QUALIFICATIONS: 47% 46,8% 6,2% EUROPEAN MANUFACTURERS HAVE COME TO AN IMPASSE: on the one hand they exploit the mythology of desire they have created, on the other they are besieged by an underground universe of piracy”. Who do you think buy fakes? “Here in England even Samantha Cameron, the wife of our prime minister, has done so, causing more than a little controversy. She took home a fake Arco by Castiglioni. Many want the object itself, they do not worry about the problem of forgeries and only consider the price. Whereas for others, the real design addicted perhaps, what counts is owning the original, having and enjoying the aura of the real signature design”. In your novel, in the lounge of the house in question, we come across “a sofa and two armchairs, all boxy black leather and chrome, the design of a dead Swiss architect”. Am I right in thinking these are Le Corbusier’s? “Of course, Le Petit Grand by Le Corbusier. They also feature in my second novel, which I have just finished writing: an armchair is thrown at one of the characters”. Crime, but designer crime. Degree High school diploma Middle school diploma HOME: GEOGRAPHIC AREA: 57,6% North 20,3% Centre 14,2% South 7,9% Islands 39,9% Town with more than 100,000 inhabitants 60,1% Town with less than 100,000 inhabitants ENGLISH TEXT WHAT IS YOUR IDEA OF ORIGINAL? Below are the questions from the online survey and quantitative processing of the results 97,3% DO YOU KNOW WHAT A DESIGN PRODUCT IS? 97,3% Yes No KNOW WHAT A DESIGN PRODUCT IS 2,7% DO YOU HAVE AN ORIGINAL DESIGN PRODUCT AT HOME OR HAVE YOU GIVEN ONE AS A GIFT? 70,4% Yes 29,6% No CAN YOU GIVE ANY EXAMPLES OF DESIGN PRODUCTS AND/OR BRANDS? The first 10 most mentioned brands: Kartell, Alessi, Cassina, Flos, Artemide, Vitra, Poltrona Frau, Knoll International, B&B Italia, Zanotta 100% The first 10 products mentioned: Barcelona Chair (Knoll International), Louis Ghost (Kartell), Tolomeo (Artemide), Egg Chair (Fritz Hansen), Panton Chair (Vitra), Juicy Salif (Alessi), LC Collection (Cassina), Parentesi (Flos), Tulip Chair (Knoll International), Tizio (Artemide) WHAT MAKES A CONSUMER BUY AN ORIGINAL PRODUCT? 12,5% Symbolic, prestige, uniqueness value 16,4% 84,3% 15,7% All of the reasons above 10,7% Because of its quality and materials 21,4% 0,3% 12% Because of the company’s R&D costs 0,8% Because it is produced in compliance with labour legislation elle decor 86 That it is protected by a brand, guaranteeing the authenticity of a product destined to acquire value over time 54,8% 88,6% MAKING AN IMITATION IS: 24% Lack of respect for intellectual property (copyright) 9,8% 10% A violation of honest labour, a threat to the economy 11,6% 12,8% WHAT MAKES A CONSUMER BUY A FAKE DESIGN PRODUCT? Its competitive price, doing without the quality and prestige of an original 16,5% Not realising it is an imitation, not being aware of the original piece All of the reasons above 83,5% 53,1% DO YOU THINK IT IS IMPORTANT TO PROTECT COPYRIGHT EVEN IN DESIGN? Yes 3,3% Because of its after-sales service and assistance Because of all the reasons above That it is a recognisable piece, with status symbol value even if it is not original A dis-incentive for the production of new ideas, stimulus for the economy WHY DOES AN ORIGINAL DESIGN PRODUCT HAVE A HIGHER PRICE THAN ITS COPY? Because the designer’s copyright is respected 85,2% 78,6% Online 59,3% 11,4% WHERE DO YOU BUY YOUR DESIGN PRODUCTS? Retail 11,9% The recognisability of a style that goes beyond imitations 14,8% In sales points A copy of a design product at a lower price The quality of materials, guarantee of a certified product Brand WHAT IS MORE IMPORTANT FOR YOU WHEN BUYING A DESIGN PRODUCT? Product DO YOU PREFER TO BUY An original design product ARE YOUR PURCHASE CHOICES MORE INFLUENCED BY THE BRAND OR THE PRODUCT? 96,7% No elle decor 87 ENGLISH TEXT 96,7% THINK THAT IT IS IMPORTANT TO PROTECT COPYRIGHT EVEN IN DESIGN 10% OF THE WORLD’S GDP IS GENERATED BY FAKE OR FORGED PRODUCTS. THE FIGHT AGAINST FORGERY HAS A SYMBOLIC VALUE, BUT ALSO AND MAINLY AN ECONOMIC ONE. DO YOU AGREE WITH THIS STATEMENT? 66,1% Yes 3% No 30,9% Partly WHAT SHOULD WE DO TO PROTECT DESIGN QUALITY AND INNOVATION IN ITALY AND THE WORLD? 16,2% Spread information about the phenomenon to increase consumer awareness FORGERIES DETRACT RESOURCES FROM THE PROPRIETOR OF A PRODUCT, A BRAND AND A SPECIFIC DESIGN, BUT THEY ALSO SUBTRACT RESOURCES FROM THE STATE, ITS ECONOMY AND THEREFORE FROM INDIVIDUAL CITIZENS. DO YOU AGREE WITH THIS STATEMENT? 67% Yes No 4,2% 28,8% Partly 20,1% Punish the forgers and take the fakes off the market 49,9% Both Other HAVE YOU EVER BOUGHT A FAKE DESIGN PRODUCT? 8,5% 13,8% Yes, deliberately 8,3% Yes, but I didn’t know HOW OFTEN DO YOU BUY DESIGN ITEMS? 28,8% Once a year 21,1% 83,2% No, deliberately WHERE DO YOU LOOK FOR INFORMATION BEFORE BUYING DESIGN OBJECTS? 42,7% Several times a year Once every two years 50,1% Furnishing magazines or others 30,4% Official company websites Shops 13,6% 3,5% Friends and acquaintances elle decor 88 8,3% Other websites 1,5% Social networks campagna anticontraffazione l’importanza di essere original di Ruben Modigliani foto di backstage di Gastel Studio Parte Be Original, la campagna di Elle Decor Italia che attraverso l’obiettivo di un grande fotografo racconta i valori del design autentico. È la prima volta che una rivista si muove per sensibilizzare i consumatori sulla scelta di originali, non di copie contraffatte. Perché l’autenticità è una cosa seria foto di Giovanni Gastel stylist Elisa Ossino - hanno collaborato Elisabetta Bongiorni e Raffaella Ossino stylist moda Micaela Sessa hanno collaborato Nicolò Milella e Silvia Masciale hair stylist Antonella Gaglio per Close Up make up artist Seiko Nishigori per Greenapple artwork Designwork ELLE DECOR ITALIA RINGRAZIA Antonio Marras, Boglioli, Borsalino, Ermenegildo Zegna, Gallo, Giorgio Armani, Gruppo Max Mara, Hogan, Il Gufo, Jimmy Choo, Levi’s, Luisa Beccaria, Paul Smith, PèPè, Society by Limonta, Stella McCartney, Tod’s, Urbanears Otto ritratti per otto grandi oggetti di design. Per raccontare cosa vuol dire essere autentici: un insieme indissolubile di valori materiali e culturali, di fedeltà al progetto e di attenzione al consumatore. È la campagna Be Original, ideata da Elle Decor Italia e promossa da Hearst Magazines Italia”, dice Livia Peraldo Matton, Direttore della rivista. “Abbiamo pensato a una campagna che sottolineasse otto buone ragioni per comprare un prodotto originale. Viste dalla parte del consumatore”, aggiunge Michela Alpi, Group Publisher per Elle ed Elle Decor Italia. Dietro l’obiettivo c’è Giovanni Gastel, uno dei più grandi fotografi italiani e firma frequente delle nostre pagine: “Non conoscevo le dimensioni delle problematiche legate al diritto d’autore nel design”, racconta. “Livia mi ha spiegato la situazione e ho accettato il lavoro con entusiasmo. Va nella stessa direzione di quanto stiamo facendo con l’AFIP (Associazione Fotografi Italiani Professionisti, di cui Gastel è Presidente, ndr) per la difesa del diritto d’autore in fotografia, che in epoca di Internet e di immagini digitali è minacciato in modo senza precedenti”. Le foto raccontano storie diverse, tutte con icone del design come protagonisti. Dal tavolo da pranzo al cavatappi. Il set è stato curato da Elisa Ossino, che lo racconta così: “Abbiamo scelto di parlare, con tutti gli scatti, lo stesso linguaggio. Fondo bianco, estrema incisività. Non abbiamo usato modelli ma gente vera. Per ogni oggetto, uno stile: dal pop alla citazione colta”. “Ed è stato bello vedere come case di moda importanti hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa”, aggiunge Micaela Sessa, stylist di Elle, che ha vestito i personaggi delle foto. Il risultato è una campagna di comunicazione che parlerà non solo dalle nostre pagine ma anche da quelle delle altre testate del nostro editore. “Si tratta di un’iniziativa a tutela di un settore strategico per l’Italia”, afferma Giacomo Moletto, Amministratore Delegato di Hearst Magazines Italia. “A difesa della moda è stato fatto tantissimo, da qualche tempo anche il cibo è entrato nell’attenzione generale. Di design invece si parla ancora poco, malgrado sia un settore di grande importanza per il nostro Paese. Per questo penso che Be Original sia un’operazione editoriale ma anche industriale: perché è orientata a definire un approccio più illuminato al concetto di italianità”.• elle decor 89 THE IMPORTANCE OF BEING ORIGINAL ANTI-COUNTERFEITING CAMPAIGN by Ruben Modigliani - backstage photos by Gastel Studio It’s here: Be Original, the Elle Decor Italia campaign which – through the lens of a master photographer – tells of the value of authentic design. This is the first time that a magazine has attempted to raise consumer awareness on the choice of original objects, not counterfeit copies. Because originality is a serious matter These pages show shots taken from behind the scenes of the Be Original campaign: a story that develops on different scales but always with the same style. photos by Giovanni Gastel stylist Elisa Ossino - with the collaboration of Elisabetta Bongiorni and Raffaella Ossino fashion stylist Micaela Sessa - with the collaboration of Nicolò Milella and Silvia Masciale hair stylist Antonella Gaglio for Close Up make-up artist Seiko Nishigori for Greenapple Artwork Designwork ELLE DECOR ITALIA WOULD LIKE TO THANK Antonio Marras, Boglioli, Borsalino, Ermenegildo Zegna, Gallo, Giorgio Armani, Max Mara Group, Hogan, Il Gufo, Jimmy Choo, Levi’s, Luisa Beccaria, Paul Smith, PèPè, Society by Limonta, Stella McCartney, Tod’s, Urbanears “Eight portraits for eight great design objects. To tell of what it means to be authentic: an indissoluble mix of material and cultural values, of faithfulness to the design and attention to the consumer. This is the Be Original campaign, devised by Elle Decor Italia and promoted by Hearst Magazines Italia”, says Livia Peraldo Matton, magazine editor-in-chief. “We came up with a campaign that would emphasise eight good reasons to buy an original product, seen from the consumer’s point of view”, adds Michela Alpi, Group Publisher for Elle and Elle Decor Italia. Behind the lens is Giovanni Gastel, one of Italy’s greatest photographers and a frequent presence in our pages: “I didn’t realise the extent of the issues linked to design copyright”, he says. “Livia explained the situation to me and I accepted the job enthusiastically. It is moving in the same direction as what we are doing with AFIP (the Italian Professional Photographers Association, of which Gastel is President, ed.) for the defence of copyright in photography which, in the age of the internet and digital images, is threatened in a way it hasn’t been before”. The photos tell different stories, all with design icons as their stars. From the dining table to the corkscrew. The set was designed by Elisa Ossino, who says this: “We have chosen to speak, with all the images, the same language. White background, extreme incisiveness. We didn’t use models; we wanted real people. For each object, a style: from pop to cultured reference”. “And it was good to see the major fashion houses enthusiastically supporting the initiative”, adds Micaela Sessa, Elle stylist, who dressed the people in the photos. The result is a communication campaign that will be told not only from our pages but also from those of other publications by our publisher. “It is an initiative in protection of a strategic sector for Italy”, states Giacomo Moletto, Chief Executive Officer of Hearst Magazines Italia. “A great deal has been done in defence of fashion,while food has also for some time been in the general consciousness. But still little is said about design, despite it being an extremely important industry for our country. This is whyI think that Be Original is not only an editorial operation but also industrial: because it is aimed at adopting a more enlightened approach to the concept of what it means to be Italian”.• elle decor 91 If you have an original you don’t need anything else An original is culture Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright LC4 by Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand 1928 (Cassina since 1965) www.elle.it/elle-decor/be-original Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Fashion Styling Micaela Sessa - Artwork Designwork Con il Patrocinio del Comune di Milano Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Arco by Achille and Pier Giacomo Castiglioni 1962 You can trust an original An icon is always original Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright www.elle.it/elle-decor/be-original Lounge chair + Ottoman by Charles and Ray Eames 1956 vitra. Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Con il Patrocinio del Comune di Milano Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Fashion Styling Micaela Sessa - Artwork Designwork Charles by Antonio Citterio 1997 An original exceeds your expectations An original makes you fall in love Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Artwork Designwork Con il Patrocinio del Comune di Milano Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Fashion Styling Micaela Sessa - Artwork Designwork Louis Ghost chair by Philippe Starck 2002 Acquagrande by Giulio Cappellini, Roberto Palomba 1997 An original improves your daily life Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Artwork Designwork Anna G. by Alessandro Mendini 1994 An original is timeless Only choose original design. Elle Decor Italia supports copyright Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original Photo Giovanni Gastel - Styling Elisa Ossino - Styling moda Micaela Sessa - Artwork Designwork Saarinen table + Saarinen Tulip chair by Eero Saarinen 1957 Si ringraziaNO i partner del progetto BE ORIGINAL Alessi B&B Italia Cassina Flaminia Flos Kartell Knoll international Vitra la Rinascente Con il Patrocinio del Comune di Milano www.elle.it/elle-decor/be-original