Centro di Competenza Lingue – Libera Università di Bolzano Silvia Dal Negro ________________________________________________________________________________________________ I riferimenti bibliografici nella tesi di laurea in linguistica 1. In generale • • • • Indicare sempre nel testo gli autori dai quali si sono presi dati, idee, principi teorici, e gli autori che, a vostra conoscenza, si sono già occupati dell’aspetto specifico o del tema al quale state lavorando; a tutti gli autori citati nel testo deve corrispondere il riferimento nella bibliografia finale e viceversa; in particolare, in bibliografia non vanno inseriti autori/ volumi che non siano citati anche nel testo della tesi; nei lavori scientifici in linguistica (per cui anche nelle tesi di laurea) si è ormai consolidato l’uso di citare il riferimento completo di un saggio solo una volta, nella bibliografia finale, e solo la forma abbreviata all’interno del testo; il sistema proposto qui non è l’unico possibile; si può variarlo a patto di essere sistematici nel proprio uso, sia per quanto riguarda i riferimenti nel testo, sia per la bibliografia finale. 2. I riferimenti nel testo Ci sono due modi di riferirsi ad un autore all’interno del testo: citando direttamente le sue parole o facendo riferimento ad uno o più lavori in modo più indiretto, ad esempio parafrasando le parole, oppure riferendosi più in generale all’intero lavoro. Nel primo caso (citazione precisa, che può essere anche in una lingua diversa da quella del saggio / della tesi) è obbligatorio inserire anche il riferimento al numero delle pagine dalle quali è tratta la citazione (vedi es. 1), nel secondo caso (riferimento indiretto) no, ma è comunque consigliabile (vedi es. 2). Quando la citazione è breve può essere inserita direttamente nel testo (vedi ancora es. 1), fra virgolette doppie, in certi casi è possibile anche farla rientrare nella cornice sintattica della frase (vedi es. 3), eventualmente modificando la forma del verbo o altro per ragioni di accordo grammaticale (e inserendo le forme così modificate fra parentesi quadre […]). Quando invece la citazione è lunga tre o più righe è meglio staccarla dal testo (vedi es. 4), scegliere un corpo di carattere più piccolo (ad es. pt 11 invece di pt 12), lasciare un margine più ampio e scegliere un’interlinea più ravvicinata. In quest’ultimo caso le virgolette si omettono. Come si può notare dagli ess. 1‐4 il riferimento a un libro, un saggio o un articolo si fa indicando il cognome dell’autore seguito dalla data di pubblicazione, i due punti e il numero della pagina fra parentesi tonde. Nel caso vi siano più lavori dello stesso anno, questi si distingueranno con una lettera minuscola inserita dopo l’indicazione dell’anno (vedi es. 5). Nel caso in cui il lavoro sia ancora in stampa ci si riferirà ad esso come (in stampa), vedi es. 6. Talvolta, per non appesantire il testo, i riferimenti bibliografici possono essere fatti in nota. Questo è preferibile soprattutto quando gli autori da citare sono molti su un singolo punto (vedi es. 7). (es. 1) Casi di questo tipo sono ben documentati nella bibliografia sull’obsolescenza linguistica, a partire dalle comunità di pescatori dell’East Sutherland scozzese studiate da Dorian, la quale (Dorian 1981: 98-99) nota: “I have observed relatively little code switching - nothing remotely approaching the singlesentence switches which are reported for some Spanish-English bilinguals in the United States”. (es. 2) La delimitazione della categoria appare estremamente problematica sia verso la pragmatica, sia verso la sintassi: cfr. ad esempio Fraser (1999) per un punto di vista molto restrittivo alla definizione di segnale discorsivo. Per una definizione più “larga” cfr. invece Bazzanella (2001). Centro di Competenza Lingue – Libera Università di Bolzano Silvia Dal Negro ________________________________________________________________________________________________ (es. 3) Date queste premesse parrebbe dunque più opportuno rovesciare la prospettiva e passare da una tutela delle minoranze linguistiche a una tutela delle lingue minoritarie, intese come beni culturali da salvaguardare, “[prescindendo] dal fatto che fra coloro che parlano una determinata lingua esista un animus comunitario […]” (Pizzorusso 1993: 200). (es. 4) E’ la conoscenza approfondita di specifici casi di isole linguistiche, come ad esempio Timau, caratterizzata da un repertorio trilingue, che porta infatti uno studioso quale Francescato ad affermare il proprio scetticismo riguardo ad azioni di tutela istituzionale che coinvolgano l’istruzione: Allo stato attuale di sviluppo delle dottrine sociolinguistiche, qualsiasi intervento scolastico inteso a tutelare una lingua di minoranza, diventa un’operazione rischiosa, destinata ad agire come elemento negativo proprio in quelle situazioni nelle quali i parlanti avrebbero il maggiore interesse a vedere garantita la continuazione della loro lingua. (Francescato/ Solari Francescato 1994: 306). (es. 5) Come ipotesi di lavoro si partirà quindi dal presupposto, alla base di buona parte della bibliografia sulla morte della lingua, che “the reduced use of a language will lead also to a reduced form of that language” (Dorian (1977b: 24). (es. 6) Cfr. anche Berruto (in stampa). (es. 7) Fra questi, la maggioranza riguarda i derivati in –eto1 in tutte le sue varianti 1 Un fatto notato anche da Pellegrini (1990: 330), Zamboni (1981: 106) e Zamboni (1994: 873), il quale nota come il suffisso -ario sia invece più frequente con radici zoonimiche (Capraia, Caprera, Cervaia, Corvara, Lovara, Orsaia, per citarne solo alcune). 2. La bibliografia Come anticipato, il riferimento completo ad un volume, un saggio o un articolo si indica solo nella bibliografia finale della tesi. Le convenzioni per la stesura della bibliografia possono variare ma, come si è già detto, devono risultare sistematiche, perciò va fatta particolare attenzione alla sequenza di autore‐anno di pubblicazione‐titolo‐ecc., all’uso di virgole, virgolette e del carattere corsivo o tondo. Si noti che il curatore di una miscellanea generalmente si indica come (ed.) se il titolo del volume è in inglese, (éd.) se in francese, (Hrsg.) se in tedesco, (a cura di) se in italiano. Il modo migliore di visualizzare una bibliografia è utilizzare il formato di paragrafo sporgente lasciando uno spazio più ampio fra un’entrata e l’altra. La bibliografia finale è in ordine alfabetico per cognome dell’autore e, nell’ambito di più lavori dello stesso autore, in ordine cronologico. I lavori di un autore da solo precedono i volumi di cui l’autore è curatore e, successivamente, seguono i lavori dello stesso in collaborazione con altri autori. Centro di Competenza Lingue – Libera Università di Bolzano Silvia Dal Negro ________________________________________________________________________________________________ Seguono qui sotto alcuni esempi dei casi più frequenti. (es. 8: monografie) Telmon, Tullio, 1992, Le minoranze linguistiche in Italia. Alessandria, Dell’Orso. (es. 9: articolo in rivista Æ NB i numeri di pagina!) Dorian Nancy C., 1999, “The study of language obsolescence: stages, surprises, challenges”. In: Langues et Linguistique, Languages and Linguistics, 3: 99-122. Sbisà, Marina. 1999, “Un’utopia linguistica”. In: Italiano e Oltre, 14: 94-97. (es. 10: saggio in una miscellaneaÆ NB i numeri di pagina!) Dressler, Wolfgang U., 1996, “Language death”. In: Singh, Rajendra (ed.), Towards a Critical Sociolinguistics. Amsterdam/ Philadelphia, Benjamins: 195-210. Giacalone Ramat, Anna, 1984, “Aspetti del processo di sostituzione di lingua”. In: Pellegrini, G.B. et alii. (a cura di), Le isole linguistiche di origine germanica nell’Italia settentrionale. Roana, Istituto di cultura cimbra: 179-192. (es. 11: più saggi in una miscellanea Æ vanno riportati singolarmente e la miscellanea come entrata separata) Dorian, Nancy C. (ed.), 1989, Investigating Obsolescence. Studies in Language Contraction and Death. Cambridge, Cambridge University Press. Hamp, Eric P., 1989, “On signs of health and death”. In: Dorian (ed.): 197-210. Huffines, Marian L., 1989, “Case usage among the Pennsylvania German sectarians and non sectarians”. In: Dorian (ed.): 211226. Romaine, Suzanne, 1989, “Pidgins, creoles, immigrant and dying languages”. In: Dorian (ed.): 369-383. (es. 12: più di un autore dello stesso lavoro) Milroy, James/ Milroy, Lesley, 1985, Authority in Language. Investigating Language Prescription and Standardisation. London/ New York, Routledge and Kegan. (es. 13: edizioni successive alla prima Æ n° dell’edizione consultata in apice) Zinsli, Paul. 61991. Walser Volkstum in der Schweiz, in Vorarlberg, Lichtenstein und Piemont. Erbe, Dasein, Wesen. Chur, Bündner Monatsblatt. (es. 14: traduzioni dell’originale) Anderson, Benedict, 1996, Comunità immaginate. Roma, Manifestolibri. [Titolo originale: Imagined Communities. London, Verso, 1983]. Fishman, Joshua A., 1975, La sociologia del linguaggio. Roma, Officina. [Titolo originale: The Sociology of Language. An Interdisciplinary Social Science Approach to Language in Society. Rowley, Mass., Newbury House, 1972]. Centro di Competenza Lingue – Libera Università di Bolzano Silvia Dal Negro ________________________________________________________________________________________________ (es. 15: tesi di laurea o di dottorato) Miola, Emanuele, 2009, Il kje di Prea di Roccaforte Mondovì. Fonetica, morfologia e sintassi di una varietà occitana in Piemonte. Tesi di dottorato non pubblicata, Pavia, Università degli studi di Pavia. Prast, Maria, 2009-10, Mundart und Standardsprache in der deutschsprachigen Radiowerbung im Südtiroler Raum. Tesi di laurea non pubblicata, Bolzano, Libera Università di Bolzano.