Corso di Aggiornamento Professionale ECM
“Valutazione del trattamento terapeutico-riabilitativo
in contesti residenziali e semiresidenziali:
L’ICF nella Riabilitazione Psichiatrica”
Prima Giornata
“Valutazione del trattamento
terapeutico-riabilitativo in contesti
residenziali e semiresidenziali”
Dott. Gianuario Buono
Psicologo Psicoterapeuta – Coordinatore Centro Diurno DSM ASL RM H4 Pomezia
RIABILITAZIONE
PSICHIATRICA
DEFINIZIONE DI RIABILITAZIONE
PSICHIATRICA
L’insieme di tecniche e di interventi utili a
diminuire gli effetti della cronicizzazione del
disagio psichico e a promuovere attivamente il
reinserimento del paziente nel contesto sociale
e lavorativo di riferimento. La riabilitazione
presuppone la multidisciplinarietà in quanto i
contesti in cui il disagio psichico si manifesta
sono diversi. Essa coinvolge il paziente, la
famiglia, la comunità e il suo territorio.
Riabilitazione come approccio
globale di trattamento
Strauss nel suo approccio denominato “Nuova Psichiatria
Dinamica” sostiene che la riabilitazione non può essere intesa
riduttivamente come un aiuto protesico ai pazienti cronici
affinché possano compensare i loro deficit, ma è un metodo
importante di trattamento, che ha lo scopo di attivare processi di
cambiamento interno e di recupero globale della salute, e che
l’attività di ricerca sui fattori che possono facilitare o inibire tali
processi è parte integrante dell’intervento. Ciò costituisce un vero
e proprio “paradigma riabilitativo”, del quale fanno parte modelli
teorici, tecniche, metodologie di intervento integrato, ed anche le
conoscenze sul ruolo giocato dal paziente come persona, sugli
sforzi che egli compie nel proprio interesse, che rappresentano
una componente importante del decorso e dell’esito della malattia
mentale [Strauss, 1989].
*Strauss J.S. “Subjective experience of Schizophrenia: Toward a new dynamic psychiatry” Schizophrenia
Bulletin 1989 citato in Ferrara M., Germano G. “Riabilitazione in psichiatria” in AA.VV. “Trattato di
Psichiatria” Vol. 3 Masson Milano 2002
Riabilitazione Psichiatrica
Mosher afferma che la riabilitazione si riferisce a quei processi
terapeutici specifici rivolti alla disabilità ed aventi per obiettivo il
recupero di funzioni indebolite o perdute in conseguenza di un
qualche evento traumatico a carico delle competenze normali
della persona
Anthony definisce lo scopo della riabilitazione come quello di
assicurare che le persone con una disabilità psichiatrica possano
disporre delle abilità fisiche, psichiche ed emotive necessarie per
vivere, apprendere e lavorare nella comunità con il minimo di
aiuto da parte degli operatori socio-sanitari
L’OMS definisce la riabilitazione psicosociale un processo che
deve facilitare agli individui che abbiano un danno, una disabilità
o un handicap dovuto ad una malattia mentale, tutte le opportunità
per raggiungere il proprio livello ottimale di funzionamento
Il modello di Mosher
„
„
„
„
„
„
„
„
„
„
„
Rilancio delle abilità utili nelle relazioni interpersonali
Più spazio al potenziamento della parte sana che al lavoro sulla
parte malata
Cauto uso degli psicofarmaci
Chiedere ai pazienti i loro obiettivi, bisogni e speranze
Pazienza, costanza ma anche flessibilità e saper rischiare
Considerare gli insuccessi come opportunità per imparare
Percorso per prove ed errori
Usare linguaggio semplice, non gergale, non interpretativo
Avere coi pazienti un rapporto da “consigliere” (da
“counseling”) e non da esperto autoritario
Tutti gli atti quotidiani hanno valenza riabilitativa
Lavoro in équipe e in rete (familiari, vicini, datori di lavoro,
servizi sociali ecc.)
Il modello di Spivak
„
„
„
„
relazione di sostegno che comunica al paziente che
gli operatori lo accettano così com’ è
non confermare le aspettative (negative) del
paziente rispetto alle conseguenze dei suoi rifiuti a
collaborare
mostrare apprezzamento per i comportamenti
socializzanti e non per quelli desocializzanti (con
cautela:
una
persona
“desocializzata”
probabilmente ha difficoltà a leggere in modo
adeguato quello che per noi è un segnale di
gratificazione o viceversa)
puntare sulle risorse e far sperimentare esperienze
di successo al paziente
LO SPAZIO VITALE
nel modello di Spivak
1.
2.
3.
4.
5.
abitazione
lavoro/studio
cura personale
spazio sociale e ricreativo
compagni e famiglia
Il modello di Ciompi
„
„
„
„
„
„
„
„
„
formulazione di obiettivi specifici e concreti come strumento
di per sé terapeutico
stimolazione “ottimale per il paziente” (nelle fasi acute poca
stimolazione; nelle fasi in cui prevalgono sintomi negativi fare
adeguata stimolazione)
mirare a promuovere autonomia a lunga scadenza (anche
spingendo il paziente a fare cose per cui mostra resistenza)
valorizzare le “parti sane”
concentrarsi sulle azioni (“e non sulle spiegazioni”)
sviluppare programmi strutturati in ambiente umano stabile e
prevedibile
dare priorità alle abilità sociali necessarie per vivere sul
territorio
il concetto di “guarigione” come superamento della cronicità
attraverso il raggiungimento dell’autonomia abitativa ed
economica
esiste una relazione tra aspettative dei soggetti coinvolti nel
trattamento e suo esito
LE COMPONENTI DEL COMPORTAMENTO
SOCIALE E LAVORATIVO
CIOMPI
Comportamento sociale
A. Autonomia sociale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Nutrirsi
Vestirsi
Abitare
Utilizzo mezzi di trasporto
Gestione del denaro
Cura della salute fisica
Conoscenza dei diritti e dei doveri
Capacità di osservare le convenzioni sociali
Capacità di essere diplomatici
B. Attività sociali
10. Interessi sociali
11. Iniziative sociali
12. Motivazione
C. Quantità delle relazioni sociali
13. Contatti con singoli
14. Contatti di gruppo
15. Soddisfazioni al contatto
D. Qualità delle relazioni sociali
16. Comprensione necessità altrui
17. Stabilire relazioni sociali
18. Soddisfazione nelle relazioni sociali
Comportamento lavorativo
A. Rendimento nel lavoro
1. Quantità di rendimento
2. Qualità di rendimento
B. Comportamento nel lavoro
3. Puntualità
4. Ritmo di lavoro
5. Presenza/Assenza
6. Concentrazione
7. Ordine e pulizia
8. Costanza
9. Adattamento ad un nuovo compito
10. Iniziativa
11. Interesse
C. Relazioni sociali nel lavoro
12. Contatto con i colleghi
13. Contatto con i superiori
14. Stile di relazione
15. Autonomia
Considerazioni sulla riabilitazione
„
„
„
„
„
„
Differenza tra spazio terapeutico e riabilitativo
Concezione eclettica e multilivellare
dell’intervento riabilitativo
Multidisciplinarietà
Concezione sistemica del paziente
Concetto di Guarigione
Concetto di Cronicità
DIVERSITÀ TRA SPAZIO
TERAPEUTICO E RIABILITATIVO
Spazio terapeutico
Spazio riabilitativo
Ci si occupa di pazienti
Si fanno progetti con utenti
“Pessimismo” psicopatologico
“Ottimismo” programmatico
Passività del paziente
Partecipazione dell’utente
Si lavora in un sistema
tendenzialmente chiuso
Si lavora in un sistema
tendenzialmente aperto
Si elabora un tipo di transfert
privilegiato
Si utilizzano diversi tipi di transfert
Centralità della figura
terapeutica
Centralità della costellazione
riabilitativa
Esiste uno scopo generale
scarsamente definito (ad esempio
“la guarigione”)
Non ci sono scopi generali, ma solo
scopi parziali definiti, volta per
volta, dell’incremento delle abilità
Terapia e riabilitazione sono i poli di un continuum in cui oscilla la presa in carico, che appunto
si esprime come progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato.
APPROCCIO MULTILIVELLARE
¾
¾
¾
¾
¾
¾
analitico;
sistemico-relazionale;
psicosociale;
psicoeducazionale;
multicontestuale;
della deistituzionalizzazione
SISTEMA PAZIENTE
SISTEMA
INDIVIDUALE
SISTEMA
SOCIALE
livelli
biologico
psicologico
cognitivo
…
livelli
lavoro
socializzazione
tempo libero
…
É
Ê
Paziente
Ë
Ì
SISTEMA
ISTITUZIONALE
SISTEMA
FAMILIARE
livelli
servizio
medico di base
assistenza di base
pensione
…
livelli
comunicazione
conflitti
svincolo
…
Guarigione come “recovery”
Il termine guarigione in psichiatria è spesso equivalente al
raggiungimento di una condizione stabilizzata della patologia con
assenza di aggressività ed un trattamento farmacologico indeterminato.
Ma tale guarigione non impedisce al paziente di uscire dal ruolo di
malato e di fatto può essere vista come una forma di cronicità. Secondo
Coleman* bisogna tornare al concetto di guarigione vicino al significato
originale del termine (in inglese recovery) che si riferisce al riprendersi
e al riaversi nel senso di riappropriarsi della propria esperienza di sé.
Pensiamo alla diagnosi di schizofrenia residua. Si tratta di una diagnosi
che rispetto alla sintomatologia psicotica produttiva o positiva può
essere vista come una sorta di guarigione o uscita dalla schizofrenia, ma
da un punto di vista riabilitativo rappresenta solo l’inizio del lavoro.
Rispetto alla qualità della vita l’aggettivo “residuo” può trarre in
inganno in quanto fa pensare ad una malattia che permane in forma
limitata all’interno della persona, mentre in realtà si tratta di una
condizione che incide drammaticamente sulla possibilità di una vita
qualitativamente degna di essere vissuta.
*Coleman R. (2001) Guarire dal male mentale Manifestolibri
La Cronicità della Patologia
„
„
„
Il concetto di cronicità si riferisce sostanzialmente ad un
processo progressivo di perdita di funzioni e capacità con un
progressivo appiattimento emotivo. Apatia, disinteresse, noia,
rallentamento psicomotorio, ecc. sono spesso indici di una
situazione di cronicità.
La riabilitazione per incidere sul processo di cronicizzazione
deve proporsi come metodo sottoponibile a valutazione
altrimenti l’attività viene riproposta in termini ripetitivi e
routinari finendo con l’essere un elemento di cronicità.
La cronicità è funzione dell’istituzione. Ogni struttura ha la
sua forma di cronicità. Un Centro Diurno che ripropone
costantemente le stesse attività senza verificarne l’efficacia
produrrà la sua cronicità.
Cronicità di Ritorno
Processo che si instaura quando alla cronicità ed
all’apparente immobilismo del paziente psichiatrico si
contrappone un operatore poco formato, demotivato ed
incapace di stimolarlo, in altri termini un operatore
cronicizzato in una funzione di mera custodia che va ad
incidere “di ritorno” sulla cronicità del paziente in un
deleterio circolo vizioso. L’istituzionalizzazione può
prescindere dall’istituzione ed essere un assetto mentale
che può ricreare i “manicomi” in qualsiasi luogo e ciò
avviene quando l’operatore perde il senso del suo “stare
con” il paziente.
ORGANIZZAZIONE
DEI SERVIZI
PSICHIATRICI
SERVIZI E STRUTTURE IN
PSICHIATRIA
principi di base
1. ambulatorialità, residenzialità e semiresidenzialità ossia
2.
3.
4.
l’importanza di stabilire gradi di protezione diversi al paziente
a seconda delle circostanze e del livello di autonomia;
gradiente sanitario/sociale che pone in risalto il principio per
cui nel campo del disagio psichico è arbitrario distinguere un
intervento puramente sanitario da uno puramente sociale, ma
è possibile individuare servizi in cui è prevalente l’aspetto
sanitario su quello sociale e viceversa;
numero degli utenti ossia l’evitare strutture con alti numeri di
ricoverati privilegiando strutture piccole e diffuse nel territorio
in modo da favorirne l’integrazione con lo stesso;
la pluridisciplinarietà degli operatori ossia il riconoscimento del
fatto che il disagio psichico non può essere affrontato in
un’ottica esclusivamente medica, ma anche psicologica e
sociale.
SERVIZI E STRUTTURE IN
PSICHIATRIA (1)
classificazione
STRUTTURE AMBULATORIALI
Centro di Salute Mentale
STRUTTURE OSPEDALIERE
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e
Cura (SPDC)
Case di Cura
Psichiatriche Convenzionate
SERVIZI E STRUTTURE IN
PSICHIATRIA (2)
classificazione DGR 424/2006
STRUTTURE SEMI-RESIDENZIALI
DAY HOSPITAL PSICHIATRICO
CENTRO DIURNO
• Attivo c/o Presidio Ospedaliero o c/o DSM
collegato a SPDC
• Attivo c/o DSM e collegato al Centro di
Salute Mentale
• Prevalenza dell’aspetto diagnostico
• Prevalenza dell’aspetto riabilitativo
• Contenimento dell’acuzie
• Collegamento a territorio
SERVIZI E STRUTTURE IN
PSICHIATRIA (2)
classificazione DGR 424/2006
STRUTTURE RESIDENZIALI
STRUTTURE RESIDENZIALI
TERAPEUTICO RIABILITATIVE
(ex CTR)
Intensive
(Interventi per pazienti in acuzie e post
acuzie della durata di 60 gg)
Estensive
(Interventi per pazienti in sub della durata
di max 2 aa)
STRUTTURE RESIDENZIALI
SOCIO RIABILITATIVE
(ex Codico)
1.
2.
3.
Elevata Intensità Assistenziale
Media Intensità Assistenziale
Bassa Intensità Assistenziale
CENTRO DIURNO
Il Centro Diurno è una struttura socio-sanitaria semiresidenziale
territoriale specifica per pazienti psichiatrici i quali necessitano di
un trattamento quotidiano che si integri ad un progetto
terapeutico-riabilitativo più complessivo. Gli obiettivi del
trattamento semi-residenziale sono inquadrabili all’interno del
recupero di capacità individuali, relazionali e sociali idonee a
sviluppare livelli di autonomia funzionali adeguati ad un attivo
inserimento o reinserimento socio-lavorativo. Le attività del
Centro Diurno sono individuali e di gruppo e possono svolgersi sia
all’interno che all’esterno dello stesso sviluppando o utilizzando,
laddove presente, la rete sociale del territorio dove esso è ubicato.
Il Centro Diurno è pertanto una struttura aperta in cui vi deve
essere continuo scambio fra interno ed esterno. I pazienti
inseribili in un Centro Diurno sono pazienti provenienti dal DSM
trattati ambulatorialmente o pazienti provenienti da altre strutture
intermedie di tipo residenziale.
CENTRO DIURNO
Il CD è una struttura funzionale al progetto terapeutico e
all'inserimento sociale, sia nelle situazioni critiche che nei
trattamenti a lungo termine; svolge una funzione di intermediario
tra il ricovero e la cura ambulatoriale, tra un intervento globale e la
delega alla famiglia o al contesto sociale di appartenenza. Il CD si
rivolge a:
a) utenti in situazioni critiche e/o in dimissione dal S.P.D.C. o dalle
case di cura neuropsichiatriche accreditate;
b) utenti inviati per l'osservazione al fine di una maggiore
comprensione diagnostica e terapeutica;
c) utenti che necessitano di interventi favorenti il recupero di aspetti
comunicativi e relazionali;
d) utenti che possono giovarsi di interventi mirati all'apprendimento
di attività pre-formative e pre-lavorative in un contesto protetto.
LA COMUNITÀ
TERAPEUTICA
definizioni
definizioni
Dal dizionario
“L’insieme delle persone che vivono sullo stesso territorio o
che, non vivendovi, hanno origini, tradizioni, idee, interessi
comuni… In senso più ristretto la comunità terapeutica,
familiare, religiosa, ecc… In un'altra accezione comunanza
di beni, di intenti, ecc”.
Dalla letteratura specialistica
La comunità terapeutica psichiatrica appartiene alle strutture
intermedie in psichiatria in cui il termine intermedio indica
l’elemento di confine della comunità tra sociale e sanitario. La
comunità è una struttura residenziale per un gruppo limitato di
ospiti che fornisce un trattamento globale al paziente
psichiatrico comprendente interventi di tipo terapeuticoriabilitativo.
LA COMUNITÀ TERAPEUTICA
principi
da Rapoport “Community as a Doctor” 1960
•Democrazia (democracy);
•Tolleranza (permessiviness);
•Condivisione (communalism);
•Confronto con la realtà (reality confrontation).
OTTICA IDEOLOGICA (Kernberg 1984)
Le Strutture Residenziali
Terapeutico-Riabilitative (ex CTR)
Le SRTR sono strutture sanitarie di tipo comunitario per il trattamento
volontario globale - psicoterapeutico, farmacologico, relazionale e sociale di pazienti preferibilmente giovani e agli esordi psicopatologici, con disturbi
in fase di acuzie, post-acuzie o sub-acuzie, non trattabili a domicilio, che
non necessitano di trattamenti in regime di ricovero e che necessitano di una
temporanea e specializzata presa in carico in un contesto di vita quotidiana
alternativo a quello abituale. Le SRTR, quali mediatori della “relazione
terapeutica”, hanno la finalità di far superare la fase di acuzie, post-acuzie o
sub-acuzie e di favorire l'acquisizione di soddisfacenti capacità relazionali e
di adeguati livelli di autonomia personale.
Le Strutture Residenziali
Terapeutico-Riabilitative (ex CTR)
Le SRTR. garantiscono un'assistenza 24 ore/24 e si suddividono
in:
- SRTR per trattamenti comunitari intensivi: strutture per
pazienti con disturbi in fase di acuzie e post-acuzie, che
richiedono interventi intensivi relazionali, farmacologici e
psicoterapeutici, con una permanenza massima nella struttura
orientativamente di 60 giorni.
- SRTR per trattamenti comunitari estensivi: strutture per
pazienti con disturbi in fase di sub-acuzie, che richiedono
interventi relazionali, psicoterapeutici e farmacologici, con
una permanenza massima nella struttura orientativamente di 2
anni e successivo reinserimento nell'abituale contesto di vita o
in un contesto abitativo autonomo supportato a livello
domiciliare, o successivo passaggio graduale in strutture con
minore impegno e/o specificità assistenziale a valenza socioriabilitativa o socio-assistenziale.
Le Strutture Residenziali
Socio-Riabilitative (ex Codico)
In una ideale rete di strutture rappresentano l’approdo residenziale
definitivo del paziente psichiatrico riabilitato. Esse sono organizzate su
piccoli numeri (dai 3 ai 10 pazienti) in unità abitative con
caratteristiche di “civili abitazioni”. La loro caratteristica è di essere
parte integrante del territorio in cui sono ubicate. Mentre la SRTR ha il
nucleo del trattamento dentro le proprie mura, la SRSR lo ha fuori.
Esistono SRSR a diversi livelli di intensità assistenziale (elevato,
medio e basso) a seconda del livello di autonomia dei pazienti.
Le SRSR, quali mediatori della "restituzione sociale", hanno la
finalità di favorire l'acquisizione della maggiore autonomia possibile
per consentire l'uscita dall'ambito dell'assistenza psichiatrica e il
possibile reinserimento sociale, attraverso il rientro in famiglia, o in un
contesto abitativo autonomo supportato a livello domiciliare, o
l'inserimento in strutture socio-assistenziali, o il passaggio in strutture
della stessa tipologia ma con minore livello di intensità di protezione
assistenziale socio-sanitaria.
IL PROGRAMMA
TERAPEUTICO
RIABILITATIVO ED IL
PIANO DI ASSISTENZA
PROGRAMMA
TERAPEUTICO-RIABILITATIVO
ATTIVITÀ CLINICHE
Terapie individuali
Terapie di gruppo
Terapie familiari
Psicofarmacologia
ATTIVITÀ RIABILITATIVE
Laboratori ergoterapeutici espressivi (musica, teatro, scrittura, pittura, ecc.)
Laboratori ergoterapeutici ristrutturanti (informatica, cucina, ceramica, ecc.)
Tirocini di lavoro esterni
Corsi di formazione professionale esterni
ATTIVITÀ ASSISTENZIALI/GESTIONALI
Cura di sé e dello spazio di vita
Assistenza infermieristica
Gruppi e o assemblee organizzative
ATTIVITÀ LUDICO-RICREATIVE
Sport
Gite ed escursioni
Cinema
Soggiorno estivo
ERGOTERAPIA
La definizione più comune di ergoterapia coincide con
quella di terapia occupazionale, in tal senso
occupazionale non va inteso in senso professionale ma
come impegno/occupazione della dimensione spaziotemporale del paziente. Si tratta di una forma di
intervento mirata alla mobilitazione delle energie del
paziente che la patologia tende a ridurre. Nell’attività
ergoterapeutica non è primario il prodotto realizzato
quanto la relazione che il paziente è chiamato a creare
nell’attività con il terapeuta, il gruppo e i materiali.
PROGRAMMA: AREA BISOGNI
(per area di intervento)
AREA PSICOLOGICA
………………………….
………………………….
………………………….
………………………….
AREA SOCIALE
………………………….
………………………….
AREA RIABILITATIVA ………………………….
………………………….
………………………….
PROGRAMMA: AREA RISORSE
DISPONIBILI O ATTIVABILI
TEMPI
DISPONIBILITÀ ECONOMICHE
DI PROGRAMMA
DISPONIBILITÀ ECONOMICHE
PERSONALI
DISPONIBILITÀ DI
STRUTTURE E ACCOGLIENZA
DISPONIBILITÀ DEL
SERVIZIO
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
…………………………
PROGRAMMA INDIVIDUALE
compilazione annuale (Periodo dal …….. al …….)
DESIDERIO
Del paziente: _________________________
____________________________________
Della famiglia: _______________________
____________________________________
Dell’inviante: ________________________
____________________________________
ORIENTAMENTI PER LA
PSICOTERAPIA
Individuale: _________________________
____________________________________
Gruppale: ___________________________
____________________________________
Familiare: ___________________________
____________________________________
PROGRAMMA
DOMICILIARE
Cura personale: _______________________
____________________________________
Autogestione: _______________________
____________________________________
PROGRAMMA ESTERNO
Socializzazione: ______________________
____________________________________
Riabilitazione: _______________________
____________________________________
LA VALUTAZIONE
DEL PAZIENTE
IN RIABILITAZIONE
LA VALUTAZIONE DELLA
STRUTTURA
CRITERI DI VALUTAZIONE
1.
2.
3.
4.
5.
ESPLICITAZIONE DELLA MISSION
TRASPARENZA DEGLI STRUMENTI
CLINICI E RIABILITATIVI
MULTIDISCIPLINARIETÀ DELL’ÈQUIPE
ADEGUATEZZA ED IDONEITÀ
DEMOCRAZIA
(partecipazione attiva del paziente al trattamento)
6.
7.
COINVOLGIMENTO DEI FAMILIARI
COLLEGAMENTO AL TERRITORIO
(sociale e istituzionale)
Indicazioni per un inserimento in
Centro Diurno
„
„
„
„
giovani con una storia relativamente breve di disagio;
che dispongono di un nucleo familiare motivato ad un
lavoro terapeutico;
che mostrano un deterioramento medio nella vita
sociale e di relazione;
che hanno tratto giovamento da una psicoterapia
individuale e che necessitano di un trattamento
riabilitativo per un adeguato reinserimento sociolavorativo.
Indicazioni per un inserimento in
SRTR estensive
„
„
„
„
che provengono da prolungati ricoveri in contesti
ospedalieri;
il cui comportamento autodistruttivo o influenzato
massicciamente da agiti necessita di un contenimento
maggiore rispetto ad un setting ambulatoriale;
che presentano una storia clinica mediamente
prolungata;
che necessitano di una riattivazione delle capacità
cognitive e sociali compromesse da tempo.
Indicazioni per un inserimento
in SRSR ad Elevata Intensità Assistenziale
„
„
„
„
deistituzionalizzati dagli ex O.P.;
di età avanzata con assenza di rapporti
familiari significativi;
che presentano un deterioramento significativo
delle capacità cognitive e sociali;
che presentano limitate risorse per un
reinserimento socio-lavorativo adeguato.
Indicazioni per un inserimento in SRSR a
Bassa/Media Intensità Assistenziale
„
„
„
„
con un percorso terapeutico-riabilitativo già avviato
in Comunità Terapeutica o Centro Diurno;
con un adeguato livello di autonomizzazione e di
stabilizzazione della sintomatologia;
che necessitino di un inserimento più attivo nel
territorio di riferimento (lavoro e/o formazione);
con una situazione familiare che permetta uno
svincolo parziale dal nucleo.
LE DIMENSIONI DELLA VALUTAZIONE
(1)
Dimensione Individuale (1)
Area medico-psichiatrica:
a.
valutazione del decorso della malattia in termini di riduzione della
quantità qualità della sintomatologia;
b.
riduzione o eliminazione della terapia farmacologia;
c.
riduzione numero di ricoveri in cliniche o SPDC;
d.
evoluzione in senso positivo dello stato mentale;
e.
aumento della compliance terapeutica (adesione del paziente alla
terapia).
Area psicologica:
a.
modificazione positiva dell’immagine di sé (autostima,
autopercezione);
b.
sviluppo delle capacità di relazione interpersonale;
c.
evoluzione delle difese in senso meno primitivo;
d.
evoluzione della capacità di esprimere e contenere i propri vissuti
emotivi.
LE DIMENSIONI DELLA
VALUTAZIONE (2)
Dimensione Individuale (2)
Area cognitiva:
a.
miglioramento delle capacità mnestico-attentive:
b.
sviluppo delle competenze linguistiche;
c.
sviluppo del pensiero creativo.
Area assistenziale:
a.
sviluppo autonomia funzionale nella cura della persona;
b.
sviluppo capacità di gestire autonomamente i propri spazi di vita;
c.
autonomizzazione della gestione della propria terapia farmacologica e/o
psicoterapica.
LE DIMENSIONI DELLA
VALUTAZIONE (3)
Dimensione Familiare
a.
b.
c.
d.
flessibilizzazione dei ruoli all’interno della famiglia;
sviluppo di una comunicazione emotiva efficace;
promozione dello svincolo da parte del paziente;
superamento atteggiamenti deresponsabilizzanti e deleganti della
famiglia verso le istituzioni.
Dimensione Sociale
a.
b.
c.
d.
e.
f.
partecipazione ad attività gruppali;
sviluppo di nuove relazioni amicali e/o sentimentali;
inserimento in laboratori ergoterapeutici ed espressivi;
sviluppo di nuove competenze propedeutiche ad un inserimento
lavorativo;
gestione autonoma ed attiva del tempo libero;
coinvolgimento nel territorio di riferimento
LE DIMENSIONI DELLA
VALUTAZIONE (4)
Dimensione Istituzionale
a.
b.
c.
d.
e.
qualità del rapporto tra équipe inviante ed équipe riabilitativa;
monitoraggio e supervisione step riabilitativi;
modificazione relazione tra paziente e Servizio inviante;
risparmio economico a carico SSN;
continuità terapeutica intesa come il processo che coinvolge i movimenti
del paziente tra i diversi momenti del servizio psichiatrico.
VADO
¾
VADO è l’acronimo di Valutazione Attività Definizione
Obiettivi
¾
È uno strumento proposto ed utilizzato nella riabilitazione
psichiatrica come strumento operativo
¾
È composto da diverse schede valutative e per la definizione
degli obiettivi riabilitativi
¾
È specificamente orientato su un approccio cognitivocomportamentale, ma è usufruibile per tutti i tipi di intervento
riabilitativo.
¾
Si fonda sulla convinzione che in realtà limiti e risorse di
“normali” e non, sono diversi per quantità ma non per qualità.
Pertanto l’apprendimento non differisce qualitativamente.
Criteri fondamentali del VADO:
1. DEFINIZIONE DELL’OBIETTIVO GLOBALE che
consiste sostanzialmente nel definire con gli utenti dove e
come vorranno vivere (col maggior grado di autonomia
possibile) entro 2/3 anni e cosa intenderanno fare nello stesso
lasso di tempo. Tale obiettivo globale pertanto è variabile e da
riposizionarsi periodicamente
2. valorizzazione di quelle abilità e abitudini (coltivate in
situazione di ricovero ospedaliero o simili) che risulteranno
più utili alle persone una volta reinserite nella società.
3. È fondamentale la concreta applicazione di abilità e abitudini
apprese nella vita reale e la costante verifica di ciò.
Scopi e presupposti del VADO
Scopi:
‰ valutazione del paziente
‰ definizione, pianificazione e conduzione del programma
riabilitativo individualizzato
‰ definizione obiettivi e verifica.
Presupposti:
„ Maggiori competenze nella sfera quotidiana producono anche
riflessi positivi nella sfera cognitiva.
„ Solo in subordine il Vado considera il ruolo della psicoterapia
individuale e di gruppo e dell’ intervento farmacologico.
„ Vado dedica attenzione anche agli aspetti ambientali con
identificazione dei cambiamenti ambientali necessari.
„ Insegnamento al paziente delle risorse del territorio.
„ Nella valutazione entrano dati ambientali sulla zona, i servizi,
condizioni di sicurezza per il paziente ecc.
Rating scale per la valutazione standardizzata
del comportamento sociale (da L. Ciompi)
1
Autonomia
Sociale
Attività
sociali
Quantità
delle
relazioni
sociali
Qualità delle
relazioni
sociali
1
Nutrirsi
2
Vestirsi
3
Abitare
4
Utilizzo dei mezzi di trasporto
5
Gestione del denaro
6
Cura della salute fisica
7
Conoscenza dei diritti e dei doveri sociali
8
Capacità di osservare le convenzioni sociali (Regole)
9
Capacità di "essere diplomatici"
10
Interessi sociali
11
Iniziativa sociale
12
Motivazione
13
Contatti con singoli
14
Contatti di gruppo
15
Soddisfazione al contatto
16
Comprensione delle necessità altrui
17
Stabilità nelle relazioni sociali
18
Soddisfazione nelle relazioni sociali
2
3
4
5
6
Caso clinico (1)
Cognome… Arancioni……
Nome……Federico……….
Età………………39…………….
Data di rilevazione…2006/2009…..
Autonomia
sociale
somministrazioni
1
2
3
4
26/2/06
7/3/07
22/1/08
4/6/09
1
Nutrirsi
2
3
2
3
2
Vestirsi
4
2
2
4
3
Abitare
3
2
2
3
4
Utilizzo dei mezzi di trasporto
3
3
2
3
5
Gestione del denaro
2
1
2
2
6
Cura della salute fisica
2
3
2
3
7
Conoscenza dei diritti e dei doveri sociali
3
3
2
4
8
Capacità di osservare le convenzioni sociali (Regole)
4
4
1
4
9
Capacità di "essere diplomatici"
4
4
2
4
3,00
2,78
1,89
3,33
Autonomia sociale
Caso clinico (2)
Attività
sociali
10
Interessi sociali
3
2
2
3
11
Iniziativa sociale
4
1
2
2
12
Motivazione
3
2
2
3
3,33
1,67
2,00
2,67
Attività sociali
Quantità
delle
relazioni
sociali
13
Contatti con singoli
3
4
3
3
14
Contatti di gruppo
2
3
2
3
15
Soddisfazione al contatto
2
2
2
3
2,33
3,00
2,33
3,00
Quantità delle relazioni sociali
Qualità
delle
relazioni
sociali
16
Comprensione delle necessità altrui
2
2
3
4
17
Stabilità nelle relazioni sociali
2
2
1
3
18
Soddisfazione nelle relazioni sociali
2
2
2
3
2,00
2,00
2,00
3,33
2,78
2,50
2,00
3,17
Qualità delle relazioni sociali
Punteggio medio generale
Caso clinico (3)
Autonomia sociale
3,50
3,00
2,50
2,00
valori medi
1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
4
somministrazione
Attiività sociali
3,50
3,00
2,50
2,00
valori medi
1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
somministrazione
4
Caso clinico (4)
Quantità delle relazioni sociali
3,00
2,50
2,00
v alori me di 1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
4
somministrazione
Qualità delle relazioni sociali
3,50
3,00
2,50
2,00
valori medi
1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
somministrazione
4
Caso clinico (5)
Punteggio complessivo medio
3,50
valori medi
3,00
2,50
2,00
1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
somministrazioni
4
Caso clinico (6)
Comparazione aree
som m inistraz ioni
4
3
Qualità relazioni
Quantità relazioni
Attività sociali
2
Autonomia sociale
1
0,00
0,50
1,00
1,50
2,00
valori medi
2,50
3,00
3,50
Caso clinico (7)
Caso clinico (8)
Caso clinico (9)
Caso clinico (10)
STATUS ATTUALE PER LE
ABILITA’ PERSONALI
IGIENE
ABBIGLIAMENTO
ASPETTO
USO DEI
FARMACI
COSA SA
FARE
COSA NON SA
FARE
(punti di forza)
(punti di debolezza)
________
________
________
________
________
________
________
________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
COSA FACEVA
IN PASSATO
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
STATUS ATTUALE PER
LE ABILITÀ DOMESTICHE
COSA SA FARE
(punti di forza)
COSA NON SA
FARE
COSA FACEVA
IN PASSATO
(punti di debolezza)
PULIZIA E
CURA DEGLI
ABITI
PREPARAZIONE
DEI PASTI
PULIZIA DELLA
CASA
RISPETTO
NORME
SICUREZZA
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
STATUS ATTUALE PER
LE ABILITÀ SOCIALI
RELAZIONI
INTERPERSONALI
ABILITÀ
LINGUISTICA
ABILITÀ
NON VERBALE
USO DEL
DENARO
COSA SA
FARE
COSA NON SA
FARE
(punti di forza)
(punti di debolezza)
________
________
________
________
________
________
_________
_________
_________
_________
_________
_________
COSA FACEVA
IN PASSATO
_________
_________
_________
_________
_________
_________
________ _________ _________
________ _________ _________
STATUS ATTUALE PER
LE ABILITÀ OPERATIVE
ABILITÀ
LAVORATIVE
CAPACITÀ DI
SPOSTAMENTO
COSA SA
FARE
COSA NON SA
FARE
(punti di forza)
(punti di debolezza)
________
________
________
________
_________
_________
_________
_________
COSA FACEVA
IN PASSATO
_________
_________
_________
_________
SINTOMATOLOGIA (disturbante rispetto ai compiti)
________________________________________________
________________________________________________
________________________________________________
Una ricerca sulla valutazione dell’impatto di
una attività riabilitativa sul percorso
terapeutico complessivo
Buono G. Apprendimento di competenze informatiche in pazienti psichiatrici inseriti in un progetto di reinserimento socio-lavorativo
Il Vaso di Pandora Vol. V, N. 3, 1997 pp. 171/178
9Esperienza in collaborazione tra Centro Diurno Psichiatrico Privato, Ente di
Formazione Professionale, Centri di Salute Mentale dell’area romana, Case di
Cura Psichiatrica convenzionata, Comunità Terapeutica Riabilitativa
95 corsi di formazione professionale su competenze di informatica di base (1800
ore)
965 allievi di cui 46 pazienti psichiatrici inviati da strutture psichiatriche e 19
inviati da ente di formazione
9Docenti e tutor scelti tra operatori della riabilitazione psichiatrica con
competenze informatiche
9Metodologia basata sulla pratica
9Valutazione del processo di apprendimento mediante scheda di osservazione
sistematica
Descrizione dei soggetti
Fasce di età
<20
%
n
5
3
21-25
20
13
26-30
21
14
31-35
19
12
36-40
28
18
7
5
>40
Età dei soggetti
30
20
10
0
Totale
età media
100
65
31,85
<20 21-25 26-30 31-35 36-40 >40
sesso
%
Sesso
n
Maschi
66
43
Femmine
34
22
100
65
Totale
Femmine
Maschi
titolo di studio
%
n
licenza media
45
29
licenza superiore
46
30
laurea
9
6
Totale
100
65
Titolo di studio
laurea
licenza
media
licenza
superiore
Diagnosi
46
disturbo psicotico
5
disturbo nevrotico
8
disturbo dell'apprendimento
12
disturbo di personalità
29
nessuna
0
10
20
30
40
50
Esiti di allievi con diagnosi psichiatrica
promossi
ritirati
%
89
11
100
n
41
5
46
Esiti di allievi senza diagnosi psichiatrica
promossi
ritirati
%
86
14
100
n
16
3
19
Follow Up ad un anno degli allievi
con diagnosi psichiatrica
Utenti:
41
altri
32
che hanno ripreso gli studi scolastici
15
avviati ad un percorso successivo di formazione
12
inseriti al lavoro
0
5
10
15
20
25
%
30
35
40
45
Valutazione dell’attività riabilitativa con
una scheda di osservazione sistematica
Buono G. & Gagliardi G. “L’agire terapeutico in Comunità” Ed. Universitarie Romane 2007 Cap. 9 pp. 137-145
¾Corso di informatica di base con un’aula di 18 allievi di cui 14 pazienti psichiatrici
¾Valutazione dell’apprendimento e dell’andamento del corso attraverso la scheda di
osservazione sistematica compilata da valutazioni dei docenti, del tutor e dell’allievo
¾L’autovalutazione dell’allievo rappresenta un elemento tra i più importanti nella previsione
di un buon inserimento lavorativo (metacognizione, self efficacy, ecc.)
A titolo esemplificativo mostriamo il percorso di un paziente sottoposto a valutazione
mediante la scheda di osservazione sistematica all’inizio, a metà e alla fine del corso. La
compilazione è stata effettuata da due docenti, dal tutor e dal paziente stesso. Il
coinvolgimento del paziente era utile per osservare la sua capacità di individuare i propri
punti di forza e di debolezza. Il paziente in questione, di 29 anni, aveva una diagnosi di
Disturbo Schizoaffettivo ed era, da circa 2 anni, inserito in una comunità dove seguiva un
trattamento psicoterapeutico, farmacologico e riabilitativo. Aveva interrotto gli studi
universitari 3 anni prima con l’insorgere del primo episodio depressivo. Il paziente era stato
inserito nel corso con l’obiettivo di formarlo per un tirocinio di lavoro esterno presso una
cooperativa sociale che operava nel campo dell’informatica.
SCHEDA DI
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
CATEGORIE RISPETTO AL COMPITO
¾
¾
¾
¾
INTERESSE AL COMPITO
CAPACITÀ ATTENTIVA
CAPACITÀ DI SEGUIRE LE ISTRUZIONI
VELOCITÀ DI ESECUZIONE
CATEGORIE RISPETTO ALLA SITUAZIONE
¾
¾
¾
¾
¾
¾
AUTONOMIA
COLLABORAZIONE
INFLUENZA DELLA STANCHEZZA
ALLONTANAMENTI DALLA SITUAZIONE
RICHIESTE AI TUTOR
FREQUENZA
SCHEDA DI
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
CATEGORIE DI OSSERVAZIONE RISPETTO AL COMPITO:
„
„
„
„
Con la categoria interesse al compito si è cercato di valutare l'interesse
in linea generale e la curiosità che il mezzo informatico suscitava nei
pazienti.
La categoria capacità attentiva ha cercato di isolare la capacità del
paziente di rimanere concentrato rispetto ad un insieme di compiti ed
informazioni. Spesso in tali pazienti l'attenzione è fluttuante ed inficia
le potenzialità di apprendimento.
La categoria capacità di seguire le istruzioni è invece connessa
all'esecuzione del compito secondo un processo di fasi ed istruzioni
che si susseguono logicamente e che vengono fornite dall'insegnante
(ma spesso anche dal programma utilizzato). La capacità di seguire le
istruzioni è connessa al rapporto con gli insegnanti e allo stato del
paziente. In questo senso è una categoria rispetto al compito
fortemente influenzata da quelle rispetto alla situazione.
La velocità di esecuzione è un indice della qualità di apprendimento di
concetti e procedure informatiche.
SCHEDA DI
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
CATEGORIE DI OSSERVAZIONE RISPETTO ALLA SITUAZIONE:
„ La categoria autonomia si riferisce alla capacità di organizzare il
proprio lavoro e il proprio tempo in generale, in modo tale da non
richiedere una supervisione continua alla macchina.
„ La categoria richieste agli insegnanti, misura la tendenza a
richiedere supporto in relazione a problemi psicofisici e non al
compito come nel caso dell'autonomia.
„ La categoria allontanamenti dalla situazione si riferisce a situazioni
di stress che hanno richiesto uno spazio individuale di confronto
allontanando il paziente dall'interazione di gruppo.
„ La collaborazione è un indice della capacità di stare attivamente nel
gruppo-pazienti.
„ L'influenza della stanchezza si riferisce all'interferenza che la
sintomatologia psicopatologica e le cure farmacologiche hanno sul
rendimento.
„ La frequenza, infine, indica la partecipazione alle lezioni, tenendo
conto che il tetto massimo delle assenze consentite per l'ammissione
all'esame era del 20%.
Scheda di osservazione sistematica
Rilevazione iniziale
Categorie
docente 1
docente 2
tutor
paziente
media
Interesse al compito
4
3
4
5
4
Capacità attentiva
3
3
3
2
2,75
Capacità di seguire le istruzioni
4
4
4
3
3,75
Velocità di esecuzione
3
2
3
3
2,75
Autonomia
3
2
2
4
2,75
Richieste agli insegnanti
3
4
3
4
3,5
Allontanamenti dalla situazione
4
4
4
5
4,25
Collaborazione
3
2
3
2
2,5
Influenza della stanchezza
4
4
4
2
3,5
Frequenza
3
3
3
3
3
Rilevazione a metà corso
Categorie
docente 1
docente 2
tutor
paziente
media
Interesse al compito
4
3
4
5
4
Capacità attentiva
4
4
4
3
3,75
Capacità di seguire le istruzioni
4
4
4
4
4
Velocità di esecuzione
4
3
4
4
3,75
Autonomia
3
3
3
4
3,25
Richieste agli insegnanti
4
4
3
4
3,75
Allontanamenti dalla situazione
4
4
4
5
4,25
Collaborazione
3
3
3
3
3
Influenza della stanchezza
4
4
4
3
3,75
Frequenza
4
4
4
4
4
Rilevazione Finale
Categorie
docente 1
docente 2
tutor
paziente
media
Interesse al compito
4
4
4
5
4,25
Capacità attentiva
4
4
4
4
4
Capacità di seguire le istruzioni
5
4
4
4
4,25
Velocità di esecuzione
4
4
4
4
4
Autonomia
4
3
4
4
3,75
Richieste agli insegnanti
4
4
4
4
4
Allontanamenti dalla situazione
5
4
4
5
4,5
Collaborazione
4
3
3
4
3,5
Influenza della stanchezza
4
4
4
4
4
Frequenza
5
5
5
5
5
ap
a
ità
di
le
is
t
iv
a
pi
to
nt
ru
te
co
m
at
al
ac
ità
se
ir e
ap
se
gu
oc
di
Ve
l
ci
tà
C
es
zi
on
es
i
ec
uz
io
R
ne
ic
Au
hi
Al
es
lo
to
nt
te
no
an
ag
m
am
ia
li
in
en
se
ti
gn
da
an
l la
ti
si
tu
az
In
C
fl u
io
ol
ne
en
l
ab
za
or
de
az
ll a
io
ne
st
an
ch
ez
za
Fr
eq
ue
nz
a
C
In
te
r
Medie Punteggi
Percorso del paziente X
6,00
5,00
4,00
Ril. 1
3,00
Ril. 2
Ril. 3
2,00
1,00
0,00
Cate gorie
Direzione DSM ASL ROMA H
Protocollo di valutazione
del paziente inserito
in SRTR e SRSR
Procedura di Valutazione
Step
Step
Obiettivo
Individuare i pazienti maggiormente
indicati
oIndividuare
il tipo di struttura
maggiormente idoneo per il paziente
1
Valutazione
pre-inserimento
o
2
Elaborazione del progetto
terapeutico-riabilitativo
o
3
Attività di monitoraggio
del trattamento
comunitario
o
4
Valutazione del
trattamento al momento
delle dimissioni
o
5
Valutazione
post-inserimento
o
Valutare,
concordemente
con
l’équipe
’équipe comunitaria, la famiglia del
paziente ed il paziente stesso gli
obiettivi terapeutici e riabilitativi
Valutare nel tempo (semestralmente)
gli effetti del trattamento comunitario
Valutare,
al
momento
delle
dimissioni,
concordemente
con
l’équipe
’équipe comunitaria, la famiglia del
paziente ed il paziente stesso il
raggiungimento degli obiettivi
Valutare a distanza di tempo (tre
mesi dalle dimissioni) dal punto di
vista psicopatologico e cognitivo gli
effetti del trattamento comunitario
Strumenti
Valutazione clinica
2.MMPI-2
3.WAIS-R
1.
VGF
2.VADO (FPS)
3.VADO (A-R)
4.BPRS 4.0
1.
VGF
2.VADO (FPS)
3.VADO (A-R)
4.BPRS 4.0
1.
VGF
2.VADO (FPS)
3.VADO (A-R)
4.BPRS 4.0
1.
Valutazione clinica
2.MMPI-2
3.WAIS-R
1.
VADO
¾VADO è l’acronimo di Valutazione Attività
Definizione Obiettivi
¾Strumento
riabilitazione
operativo
proposto ed utilizzato nella
psichiatrica
come
strumento
¾Il VADO è composto da diverse schede valutative
e per la definizione degli obiettivi riabilitativi
¾Proposta operativa di due moduli valutativi:
•Scala del Funzionamento Personale - FPS
•Modulo delle Aree Riabilitative - AR
VADO scala AR
Il modulo AR della VADO è composto da 28 item che
indagano le aree del funzionamento personale e sociale del
paziente
•Cura dell’aspetto e dell’igiene
(item 1-7)
•Attività socialmente utili (item 8-10)
•Rapporti personali e sociali (item 11-16)
•Rispetto delle regole di convivenza (item 17-21)
•Autonomia di vita nelle attività strumentali (item 22-28)
VADO scala AR
L’attribuzione dei punteggi viene effettuata sulla base della
presenza od assenza di problemi rispetto alla capacità o
abilità espressa dall’item:
0
1
2
3
4
NV
Assenza di problemi
Presenza di un problema (intervento effettuato)
Presenza di un problema (progetto di intervento
effettuato)
Intervento in corso
Intervento concluso, problema in tutto o in parte
risolto
Area non valutabile o non pertinente
VADO scala FPS
¾La scala del funzionamento personale FPS
fornisce un valore numerico sintetico espresso su
una scala da 0 e 100 che indica il livello di
funzionamento personale e sociale del paziente.
¾Utilizza la stessa logica del VGF per permettere
raffronti tra ambito clinico e ambito riabilitativo
¾Attribuzione del punteggio sulla base della
valutazione per aree della/e disfunzione/i secondo
una scala che va da lieve a gravissimo
VADO scala FPS
Il punteggio viene attribuito attraverso la valutazione
del grado di disfunzione in 4 aree aree principali del
funzionamento personale:
1. Attività socialmente utili (inclusi lavoro e scuola)
2. Rapporti personali e sociali (inclusi i rapporti con i
familiari)
3. Cura dell’aspetto e dell’igiene
4. Comportamenti disturbanti e aggressivi
BPRS – 4.0
Scala per la Valutazione dei Sintomi Psichiatrici
La BPRS 4.0 è una scala di valutazione clinica dei sintomi
psichiatrici compilabile attraverso un esame diretto ed indiretto del
paziente psichiatrico.
La sua finalità è quella di fornire un quadro psicopatologico attuale
del paziente espresso sia attraverso un punteggio complessivo, che
individua il livello di gravità, sia attraverso la individuazione del
sintomo o dei sintomi in quel momento maggiormente
significativi.
La BPRS 4.0 non è un test per cui non fornisce norme di
riferimento per una decisione diagnostica, piuttosto è uno
strumento clinico che permette di valutare lo stesso paziente nel
tempo da parte dello stesso clinico o di diversi.
La BPRS 4.0 è composta da 24 item che descrivono altrettanti
sintomi o gruppi di sintomi che vanno valutati su una scala ad
intervallo da 0 a 7.
BPRS – 4.0
Scala per la Valutazione dei Sintomi Psichiatrici
I sintomi vanno valutati secondo una scala a 7 livelli, tenendo presente che gli
item dall’1 al 14 sono valutati attraverso l’intervista e quelli dal 15 al 24 sono
valutati attraverso l’osservazione diretta del paziente.
0
1
2
3
4
5
Non valutabile
Assente
Molto lieve
Lieve
Moderata
Moderatamente grave
6 Grave
7 Molto grave
DSM-IV Scala VGF
¾La VGF può essere particolarmente utile per seguire i progressi
clinici degli individui in termini globali, utilizzando una misura
singola.
¾La VGF deve essere utilizzata solo per quanto riguarda il
funzionamento psicologico, sociale e lavorativo.
¾La scala VGF è suddivisa in dieci ambiti di funzionamento.
¾Fare una valutazione in base alla VGF implica la scelta di quel
valore che meglio riflette il livello di funzionamento globale
dell’individuo.
¾La descrizione di ciascuno dei dieci livelli della Scala VGF ha due
componenti: la prima riguarda la gravità del sintomo e la seconda
il funzionamento.
DSM-IV Scala VGF
STEP 1
Iniziando dal livello più alto valutate ciascun ambito
chiedendovi se la “gravità dei sintomi” o il “livello di
funzionamento dell’individuo” siano più gravi di quello
indicato dalla descrizione di quell’ambito
STEP 2
Muovetevi verso il basso della scala fino all’ambito che
meglio si adatta alla gravità dei sintomi o al livello di
funzionamento dell’individuo, tenendo conto del
peggiore
STEP 3
Guardate il livello immediatamente più basso per
controllare se vi siete fermati troppo presto. Questo
ambito dovrebbe essere troppo grave sia per gravità
dei sintomi, che per il livello di funzionamento.
STEP 4
Per determinare il punteggio specifico VGF all’interno
dell’ambito di dieci punti selezionato, valutate se il
funzionamento dell’individuo è all’estremità più alta o
più bassa dei dieci punti.
Scarica

“Valutazione del trattamento terapeutico-riabilitativo in