TRATTAMENTO RIABILITATIVO FUNZIONALE IN ESITO DI
FRATTURA MALLEOLARE SPIROIDALE SCOMPOSTA CON DISTACCO
PERONALE SOGGETTA A RIDUZIONE MANUALE E TRATTAMENTO
INCRUENTO STRATEGIA RIABILITATIVA: TERAPIA MANUALE – ELETTROTERAPIA
ANTALGICA T.E.N.S. – BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE –
FISIOKINESITERAPIA PASSIVA ED ATTIVA
Redatto da Corrado Comunale TERAPISTA CLINICO E SPORTIVO
DOCENTE AI CORSI DI PERFEZIONAMENTO POST LAUREA
www.bpfisio.com
[email protected]
EPILOGO CLINICO:
Il paziente è stato vittima di un incidente motociclistico, praticando motocross.
Al momento del trauma il paziente riferisce di non aver percepito particolare dolore,
bensì un forte ”rumore” proveniente dalla caviglia in seguito al movimento rotatorio,
causa probabile del danneggiamento.
Almeno inizialmente.
In data 23 Maggio il Paziente si è presentato
autonomamente presso il nostro studio per un
consulto professionale, a distanza di alcuni
giorni dalla rimozione del secondo gesso.
Giunge da me non accompagnato da alcuna
prescrizione o indicazione Medica di
Riabilitazione.
La condizione generale in cui versava il piede
al momento dell’ispezione, mi ha spinto a
valutare accuratamente le diverse strategie
che potevano essere adottate.
FIG.1 23 MAGGIO (PRIMA DEL TRATTAMENTO) La prima considerazione più logica, almeno nella prima fase era quella di normalizzare
il volume dell’arto.
Notevole era la tumefazione conseguita dalla costrizione provocata dal gesso, che ha
limitato capacità circolatoria, accentuata dall’impossibiltà di carico podalico.
Il paziente, sempre in via autonoma, ha deciso di recarsi ritmicamente a sottoporsi a
controlli specialistici in un prestigioso Istituto Ortopedico Milanese, che ha manifestato
il suo stupore rispetto ai risultati che, seduta dopo seduta, venivano conseguiti.
PRIMO STEP RIABILITATIVO (23 MAGGIO):
Il primo step riabilitativo è stato costituito quasi
interamente da applicazioni meccaniche di
massoterapia (con olio lubrificante) mediamente
profonda (soprattutto nelle zone perimalleolari e
dorsale) mista a dlm (con olio lubrificante) della
durata di circa 45 minuti cad. e trattamento
manuale profondo della zona plantare. Si è reso
importante anche l’utilizzo della tecnica dello
scollamento connettivale (con talco), per
cercare di rimuovere le pellicole aderenziali che si
erano formate.
Un valido aiuto lo avrebbe potuto conferire anche
l’utilizzo dell’ultrasuonoterapia a massaggio
con testina da 3Mhz ad 1.0/1.2 wcm2, ma ho
scelto di dedicare più tempo allo stimolo
manuale.
Si tratta solo di una scelta soggettiva,
intendiamoci.
FIG.2 23 MAGGIO (DOPO IL TRATTAMENTO) Visto l’evidente e quasi immediato risultato del trattamento manuale sulla riduzione
volumetrica, fin dalla prima seduta, ottenuto con pressioni a volte particolarmente
prepotenti, il trattamento è proseguito con applicazioni di elettroterapia antalgica
T.E.N.S. assistita, con frequenza modulata tra i 120Hz ai 160Hz, finalizzata alla
prevenzione dell’insorgenza di potenziali eventi sintomatici post trattamento.
Ogni applicazione di elettroterapia antalgica ha previsto una durata di 30’ a seduta
(15’ a 120Hz + 15’ a 160Hz).
La seduta si è conclusa con l’applicazione di
bendaggio neuromuscolare con la tecnica
drenante della "cella"
FIG.3 23 MAGGIO (APPLICAZIONE DI BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE -­‐ TECNICA DELLA CELLA -­‐ ) Il 26 Maggio è stato fatto il secondo
trattamento.
Ho proceduto alla rimozione del
taping neuromuscolare, ed è
evidente il risultato di questa
particolare tecnica che non sfrutta il
sollevamento cutaneo, bensì una
compressione.
Quando si fa riferimento al taping
neuromuscolare dobbiamo sempre
specificare che la tecnica è nota per
non creare compressione a carico
della cute, ma il suo sollevamento
per migliorare il movimento dei
fluidi.
In questo caso specifico, ho scelto di
utilizzare questa strategia, solitamente
contraria alla
filosofia del bendaggio
neuromuscolare detta
del "libero movimento", utilizzando
invece una tecnica di compressione
"controllata" a me utile per drenare
in compressione la grossa stasi che
si presentava.
FIG.3 26 MAGGIO (DOPO LA RIMOZIONE DEL BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE) Anche, perchè, come ben si sa
questo tipo di bendaggio richiede il
movimento affinchè sia in grado di
generare le catene di stimoli, anche
di tipo circolatorio.
Movimento, che almeno per il
momento non era possibile neanche
passivamente.
A fine del trattamento manuale,
l'arto si presentava sia ridotto nel
suo volume, che migliorato anche
nella pigmentazione.
FIG.3 26 MAGGIO (DOPO IL TRATTAMENTO) SECONDO STEP RIABILITATIVO (27 MAGGIO):
Il secondo STEP riabilitativo ha seguito lo stesso piano di trattamento con
l'aggiunta di mobilizzazioni passive dolci in flesso_estensione dorso_plantre
includendo sia i movimenti di inversione che quelli di eversione.
Infine quelli rotatori in senso orario ed antiorario.
FIG.3 27 MAGGIO (DOPO IL TRATTAMENTO) FIG.4 27 MAGGIO (DOPO IL TRATTAMENTO) Alla fine del trattamento manuale l'arto si presentava in queste condizioni di
esponenziale miglioramento, e considerando che al Paziente era stato concesso il
movimento (sempre in scarico) dal Medico Specialista, ho cambiato strategia di
applicazione di bendaggio neuromuscolare: tecnica del "polpo".
L'immagine sottostante rappresenta solo l'inizio dell'applicazione, ma in realtà la
gamba in seguito è stata totalmente avvolta da questa tecnica, nota per il suo effetto
drenante sempre associata alla possibiltà di movimento, anche fosse solo passivo.
Presa in considerazione l'autorizzazione al movimento dal Medico Specialista, ho
deciso di somministrare i più comuni esercizi di mobilità dell'articolazione
Tibio_Tarsica, anche con l'utilizzo della tavoletta propriocettiva monopodalica da
seduto, da eseguire a casa come mantenimento.
Il 28 Maggio il piede è
visibilmente in via di
normalizzazione.
L'immagine qui
rappresentata, immortala il
momento antecedente al
trattamento.
Il paziente ha evidenziato
una sensazione di notevole
miglioramento sia a livello
circolatorio periferico, che a
livello di miglioramento della
sensibilità.
Il senso di "intorpidimento"
che lo ha accompagnato
giorno dopo giorno, lo stava
esponenzialmente
abbandonando.
FIG.5 28 MAGGIO (PRIMA DEL TRATTAMENTO) Nella mattinata del 28 Maggio il paziente si è recato volontariamente ad una visita di
controllo Ortopedica, nella quale sede il Medico Specialista ha manifestato un notevole
stupore sulla risposta fisica del paziente, a fronte delle terapie.
In sede di visita Medico Specialistica, il Dottore ha suggerito l'abbandono delle
stampelle e l'inizio del carico.
TRATTAMENTO DEL 28 MAGGIO:
Ho deciso di proseguire con il piano terapeutico sopra descritto e di aggiungere anche
le mobilizzazioni attive sul distretto articolare interessato fino all'otto Giugno.
Sono stati somministrati anche altri esercizi da svolgere a casa, ovviamente di livello
superiore e con un maggior investimento energetico. Inoltre ho prestato la
magnetoterapia al paziente da fare quotidianamente per almeno n.1h a seduta.
LA STRATEGIA ADOTTATA INCLUSA L'AGGIUNTA DEL 28 MAGGIO E' PROSEGUITA
FINO ALL'8 GIUGNO.
TRATTAMENTO DEL 30 MAGGIO:
Il 30 Maggio, dopo la rimozione del
bendaggio neuromuscolare, il piede
si presentava come nella foto
affianco.
Voglio evidenziare le pigmentazioni
più chiare, che indicano l'azione
drenante associata al movimento
articolare.
Questo con un solo "polpo"
applicato.
FIG.6 30 MAGGIO (DOPO LA RIMOZIONE DEL BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE) FF
FIG.7 04 GIUGNO (DOPO LA RIMOZIONE DEL BENDAGGIO NEUROMUSCOLARE) FIG.8 08 GIUGNO (DURANTE IL TRATTAMENTO) FIG.9 e 10 08 GIUGNO (ESITO FINALE) DALL'8 GIUGNO IN POI LA TERAPIA E' PROSEGUITA SOLO CON "TRAINING DEL PASSO" E MAGNETOTERAPIA DOMICILIARE 
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