contrammiraglio Pasquale Guerra attività operativa Il Reggimento San Marco in Afghanistan “la vera forza del San Marco è la forte coesione tra i suoi uomini” S ono 4.200 i militari italiani dislocati oggi in Afghanistan. L'Italia è presente con tutte e quattro le sue Forze Armate nel teatro afgano sin dalla costituzione di ISAF nel 2001, su mandato del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che ha dato il via all'operazione Enduring Freedom (EF). Le prime forze armate italiane che partono nel contesto di EF sono proprio quelle appartenenti alla Marina Militare: una task force navale guidata dalla portaerei Garibaldi viene, infatti, inviata in Oceano Indiano il 18 novembre 2001, prima ancora dell'invio di forze di terra. A partire da quel momento e fino ad oggi unità della Marina sono sempre state presenti nel tea- tro afgano con diversi compiti nell’ambito della missione Isaf: a Kabul all'interno del Quartier Generale, a Herat con un team di escort/driver, a Farah con un Operational Mentoring and Liaison Team e, sempre a Herat, con un team di fucilieri che opera a bordo degli elicotteri EH-101 della Task Force Shark. Ma è nel 2011 che, per la prima volta, viene dislocata nell’area una Task Force interamente composta dal Reggimento San Marco. Il personale militare italiano ha visto il suo primo impiego nell'area di Kabul, dove tutt'oggi è presente con incarichi che sono prevalentemente di staff presso il quartier generale di Isaf. Dal 2005, inoltre, l'Italia ha assunto il comando del 2 Regional Command West, la parte occidentale dell'Afghanistan che fa capo alla provincia di Herat. L'Rc-West è un'area grande quanto il Nord Italia e si estende, per la precisione, sulle quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. Province che, essendo tutte molto diverse tra loro, richiedono anche un modo diverso di operare. Non solo: la diversità di contesto è talvolta visibile anche nei diversi distretti appartenenti ad una stessa provincia, e questo lo sa bene il Reggimento San Marco, rientrato dall'Afghanistan solo da qualche mese. Le Forze del San Marco hanno operato principalmente in tre contesti: Bakwua, Gulistan e nell'a- vamposto di Buji. Si tratta di tre distretti appartenenti alla provincia di Farah, che rimane senza dubbio quella più complessa dell'intero settore ovest a guida italiana. Regno dell’oppio e crocevia di traffici provenienti da Iran e Pakistan, la provincia di Farah è strategicamente importante per gli insorti, costituendo una fondamentale retrovia per coloro che fuggono dal vicino Helmand. Sul versante della sicurezza si tratta, quindi, dell’area più calda del settore italiano. Non a caso, dopo essere stata rilevata dagli alpini del 7° Reggimento, è stata sempre affidata a forze che 3 il potenziale attentatore può nascondersi anche dietro il volto di un bambino. Per capire nel dettaglio come ha operato la Task Force Leone nelle aree assegnategli, abbiamo intervistato il Capitano di Vascello Giuseppe Panebianco, Comandante del Reggimento San Marco in Afghanistan. hanno effettuato uno specifico addestramento professionale, che le rende idonee alle condizioni di vita più dure, come i paracadutisti della Folgore fino al settembre del 2011 e i fucilieri del San Marco nel semestre successivo. L'insurgence è ancora una presenza stabile nella regione di Farah. L’arma principale utilizzata dai ribelli è l’attacco dinamitardo, soprattutto sulla strada tra Farah City e Bakwa, dove il terreno pianeggiante non permette imboscate, ma il fondo stradale non asfaltato facilita la “semina” di ordigni e mine. L'estate è il momento più complicato: i conflitti nella provincia di Farah aumentano verso metà giugno, quando i miliziani part time, completato il raccolto dell’oppio, riprendono in mano le armi. Il Gulistan, quella che doveva essere un tempo una valle di rose (questo significa “Gulistan” in italiano) è ancor oggi il distretto più insidioso della provincia di Farah. Si tratta della terra che ha visto più caduti italiani. Un'area brulla e desolata che solo gli insorti conoscono alla perfezione. Un vantaggio indiscutibile, dal momento che consente loro di attaccare i nostri militari con imboscate imprevedibili. La zona in cui si trova la base italiana è particolarmente desolata: manca la luce elettrica, l’acqua corrente, le comunicazioni telefoniche e i servizi primari, come gli ospedali: l’aspettativa di vita, non a caso, e ̀ di 45 anni. Talebani, trafficanti di oppio, uomini di al Qaeda che hanno il sup- porto del vicino Pakistan è l'unica cosa che non manca laggiù. Non deve essere stata semplice la vita degli uomini del San Marco in quel territorio. Non è stata semplice la loro permanenza, così come non lo è stata quella dei reggimenti che si sono avvicendati prima di loro. Non soltanto perché si tratta di una zona dove è nettamente maggiore il rischio di contatto con l'insurgence, ma anche per le dure condizioni di vita nei fortini, per la forza psicologica che richiede l'adattamento ad una situazione di conflitto non convenzionale, dove bisogna stare sempre all'erta, sempre pronti a contrastare ogni minaccia improvvisa. Dove Comandante Panebianco, quando il San Marco ha assunto la responsabilità dell'area e quali sono le principali attività che ha condotto? Il San Marco ha assunto la responsabilità dell'area il 10 settembre 2011 per portare avanti sia compiti legati al miglioramento della sicurezza e della governabilità dell’area, sia attività di Cooperazione Civile e Militare (Cimic) per il miglioramento della condizione di vita della popolazione afgana. Nello specifico, i 422 Fucilieri di Marina della Task Force Leone (TFL) sono stati schierati nel distretto di Bakwa, e negli avamposti Ice e Snow, rispettivamente del Gulistan e di Buji. Il Reggimento sotto il mio comando ha poi affiancato gli altri gruppi tattici dell’Esercito Italiano che erano posti sotto il comando della Brigata Sassari (che aveva in quel momento la responsabilità del Re- Può farci un esempio delle attività principali che avete svolto in teatro? In 186 giorni di missione si sono svolte sotto il mio comando una miriade di operazioni, tutte mirate al miglioramento delle condizioni di sicurezza e allo sviluppo dell'area. La nostra attività principale era il controllo perenne del territorio. Gli uomini della Tfl erano sempre pronti a sostenere qualsiasi impatto violento con il nemico, anche improvviso. In linea di massima siamo stati fortunati perché non abbiamo avuto grossi incidenti, ma più che fortuna questo è dovuto all'intenso addestramento che abbiamo effettuato prima di partire. Abbiamo, infatti, avuto qualche contatto a fuoco con gli insorti, ma sempre sostenuto da un'estrema professionalità ed esperienza. gional Command West). Insieme al personale del Quinto Reggimento Genio Guastatori di Macomer dell'Esercito, abbiamo svolto su veicoli blindati Lince più di 75.000 chilometri di pattugliamento nei distretti di Bakwa e Gulistan. Nell'ambito delle operazioni di Cooperazione civile e militare il mio Reggimento ha realizzato 26 progetti: dalla realizzazione di pozzi per l'acqua dolce alla ristrutturazione di edifici, soprattutto sanitari. Come vi siete preparati per affrontare il teatro afgano? In che cosa consiste l'addestramento? L’iter di approntamento avviene attraverso una serie di esercitazioni di difficoltà crescente. Nella fase addestrativa, cominciata il 18 gennaio 2011, i fucilieri di Marina sono stati impegnati in simulazioni di livello basico, avanzato ed integrato. 6 Il ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, con il comandante Panebianco; in alto: il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli, durante una visita in Afghanistan. avuto la piena responsabilità dell'area a noi assegnata. Quali altre forze militari erano presenti nelle aree in cui operava il Reggimento San Marco? Lavoravamo da soli, non c'era nessun altra forza multinazionale a supportarci. C'era solo il nostro Reggimento, supportato qualora fosse richiesto, da elementi dell'Rc-West. Fondamentalmente, durante l'addestramento andavamo ad amalgamare tutti gli elementi che poi avrebbero operato insieme nel teatro operativo. Abbiamo creato, quindi, un amalgama tra il Reggimento San Marco e la compagnia Genio che era stata data in nostro supporto, un amalgama tra il San Marco e le unità cinofile, ecc. In sostanza, è stato fatto un amalgama tra il nostro Reggimento e qualsiasi atra unità dell'Esercito che avrebbe poi collaborato con noi in teatro. La fase di addestramento è durata sei mesi, fino al 28 luglio, giorno in cui i primi sono partiti per essere dislocati in Afghanistan. Il 3 settembre sono partiti gli ultimi. Il 10 settembre, giorno in cui è avvenuto il Toa (transfer of authority), abbiamo Le aree in cui ha operato il San Marco sono senza dubbio le più complicate di tutto il settore ovest. Che situazione avete trovato quando siete arrivati laggiù? I reggimenti che si sono avvicendati prima di noi in quell'area hanno operato cercando sempre di assicurare la continuità e così abbiamo fatto noi quando abbiamo ricevuto il passaggio dalla Brigata Paracadutisti. La situazione che abbiamo trovato, quindi, è sostanzialmente come quella che abbiamo lasciato: una situazione di calma 7 però posso affermare con certezza che ci sono dei miglioramenti. Come avete trovato la popolazione afgana nelle aree di vostra competenza? In alcune zone siamo entrati poco a contatto con la popolazione e non abbiamo potuto effettuare una vera e propria cooperazione civile perché non c'è un tessuto socioeconomico tale da poter individuare un approccio positivo da portare avanti. Stiamo parlando di zone quasi completamente disabitate, dove le poche persone vivono principalmente di pastorizia. Risvolti più positivi, invece, si sono visti nel Gulistan dove, nonostante la presenza degli insorti sia maggiore rispetto a Bakwa, c'è uno strato socioeconomico che lascia ben sperare per il futuro. I contatti con il subgovernatore di quell'area erano ottimi e lui era pro-Isaf: ci dava tutto il suo contributo in maniera costante. apparente. Significa, cioè, che da un momento all'altro l'insurgence può attaccare, anche se non si vede. Significa che può farsi sentire anche senza attaccare, usando la sua arma più subdola: gli Ied, che fanno il male che tutti sappiamo. avevamo disposto anche alcune postazioni afgane sulla strada, che si rivelavano particolarmente utili quando i nostri soldati avevano bisogno di fare delle transumanze logistiche per andare a prendere qualche supporto da Farah. Si deduce quindi, che la presenza degli insurgents è ancora molto forte in quell'area. È così? Effettivamente, non possiamo dire che è stata totalmente debellata, però sono stati fatti davvero grossi passi in avanti. Uno dei principali è la quasi completa apertura, in piena libertà di movimento, della famosa 515, la strada principale di Bakwa che collega Delaram a Farah City. Quando siamo arrivati noi era ancora abbastanza pericoloso transitarvi, soprattutto su un certo tratto, ma oggi possiamo dire che la strada adesso è molto più sicura. Sotto il mio comando Che situazione avete lasciato in Afghanistan quando siete rientrati in Italia? Come ho detto prima, abbiamo lasciato una situazione di calma apparente. La 515 è quasi stabilizzata, ma il pericolo dei “piatti di pressione”, gli Ied, è sempre presente. Si tratta di una minaccia subdola, che richiede una presenza perenne sul territorio per renderlo veramente sicuro e stabile. Una presenza sul territorio che dobbiamo garantire almeno fino a quando le Forze afgane non saranno in grado di assolvere da sole a quei compiti che attualmente vengono intrapresi dal- 8 Cosa distingue il Reggimento San Marco dagli altri reparti? Partiamo da una premessa: tutte le Forze Armate italiane hanno lavorato bene in Afghanistan. Tutte erano preparate e hanno operato con professionalità. Senza il lavoro che è stato fatto in precedenza sarebbe stato per noi molto più difficile operare. Detto questo, il San Marco è arrivato in Afghanistan dopo un ciclo addestrativo in cui ha cercato di amalgamarsi con tutti gli altri reparti e di condividere le procedure tecnico-tattiche che devono seguire tutti quanti. Al riguardo, vorrei riprendere le parole del Generale Bertolini (Comandante operativo di vertice Interforze) che, durante la sua visita in Afghanistan, ha evidenziato come la partecipazione alla missione Isaf del San Marco, inquadrato all’interno della Brigata Sassari, sia la vera espressione della parola Interforze: reparti di Forze Armate diverse che operano coesi per raggiungere degli obiettivi comuni. le Forze Armate internazionali. Questo è ciò che dovrebbe avvenire nella seconda fase della Transition. Completata quella fase, Lei pensa che l'Esercito afgano sarà in grado di farcela da solo? Io sono ottimista in tal senso. Sono fiducioso poiché ero già stato in Afghanistan nel 2006, in qualità di mentor. Svolgevo attività di Omlt per il Comandante di Brigata afgano ad Herat, e posso dire che le Forze di allora erano abbastanza diverse da come le ho ritrovate cinque anni dopo in un contesto di Reggimento. Secondo me, hanno davvero fatto passi da gigante. Nel 2006 avevano persino difficoltà a muoversi per squadra, per plotone, cosa che oggi non succede più. Certo, ci sono delle défaillance. Alcune volte bisogna ancora intervenire in maniera forzata, 9 Possiamo dire, quindi, che è la collaborazione tra tutte le Forze, che si è realizzata inviando il San Marco in Afghanistan, il vero salto di qualità? Assolutamente si. Poi, è ovvio, il nostro vantaggio è che possiamo operare anche sul mare essendo dei marinai ma, di fatto, per terra operavamo tutti nello stesso modo, come qualsiasi altro reparto dell'Esercito. Con quest'ultima valutazione del Comandante Panebianco è d'accordo anche il Contrammiraglio Pasquale Guerra, al vertice della Forza da Sbarco (Comforsbarc) della Marina Militare, che ha visitato l'Afghanistan mentre il San Marco vi era dislocato. Guerra, in particolare, sottolinea come la vera forza del San Marco sia secondo lui il fatto di essere un Reggimento abbastanza piccolo. Vediamo perché. partecipato a tutte le attività operative principali, dal Kosovo, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Macedonia. Il 90 per cento dei ragazzi che sono appena tornati dall'Afghanistan hanno partecipato anche a quelle missioni. Si tratta di gente con una esperienza e con grande professionalità, che prima di arrivare in un teatro come quello afgano ne ha già viste “di tutti i colori”. Contrammiraglio Guerra, qual è il vantaggio di essere un Reggimento non molto grande? Il vantaggio è la forte coesione tra gli uomini, possibile proprio perché provengono da una unità abbastanza piccola. Si tratta di un numero contenuto di persone che si trova spesso a lavorare gomito a gomito, sia in addestramento, sia nelle situazioni reali. Il nucleo, il “core” del Reggimento, è costituito da un gruppo che oramai definirei quasi storico. Si tratta di uomini che negli ultimi anni hanno Qual è la situazione che ha trovato in Afghanistan quando ha visitato il Paese? La mia permanenza nel teatro non è stata molto 10 aldilà della normale conoscenza formale con le autorità afgane. lunga. Io sono andato a visitare i ragazzi di stanza ad Herat, Farah e Bakwa, e la mia visita è durata in tutto cinque giorni. Ad ogni modo, ho potuto osservare che è certamente un Paese in evoluzione, anche se ci sono delle differenze sostanziali a seconda della zona. A Herat, per esempio, ho trovato una città con il suo tessuto connettivo di vita molto intenso, mentre a Bakwa ho trovato un villaggio con una economia decisamente diversa. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, ho percepito, anche grazie al seppur breve contatto con le autorità locali, un Paese in crescita. Un Paese che vuole riacquistare la propria autonomia. E le nostre Forze Armate operano in Afghanistan proprio per consentire alla popolazione locale di crescere e di riacquistare quell'indipendenza. Se c'è una cosa che mi piace sempre sottolineare è l'italianità del contatto diretto con le popolazioni. Il San Marco, come le unità che lo hanno preceduto, è riuscito, in un tempo abbastanza contenuto a realizzare tante opere che per la popolazione sono di fondamentale importanza (costruzione di pozzi, di ponti, ecc). Opere che spesso vengono contrastate dai talebani, ma che i nostri militari sono riusciti a mettere in piedi, collaborando con la popolazione locale. La mia sensazione è che ciò sia stato possibile anche grazie a un contatto diretto, a un feeling che andava Contatto diretto con la popolazione locale, italianità, esperienza, professionalità, grande coesione tra gli uomini. Queste, dunque, le caratteristiche che contano per lavorare bene in un teatro operativo complesso come quello afgano. Caratteristiche che di certo non sono mancate ai Leoni del Reggimento San Marco, di stanza in Afghanistan dal settembre del 2011 al marzo del 2012. Luciana Coluccello * n * esperta in relazioni bilaterali tra Italia e Afghanistan foto di: Ettore Guastalla, Gianluca Di Finizio, Luca Rosselli. ERRATA CORRIGE In merito all’articolo, pubblicato sul “Notiziario della Marina” di giugno 2012, dal titolo “2 giugno: sfila l’Italia solidale” si precisa che il Reggimento “San Marco” della Marina Militare è costituito da Fucilieri di Marina, e non come erroneamente riportato a pag 4: [... Un momento molto toccante è stato sancito dal passaggio dei lagunari del reggimento San Marco ...] 11 attività operativa Mare Aperto - Amphex 2012 “Il nostro amato Paese Charlie è a un passo dal soccombere per una trama terribile ordita a sue spese dall’usurpatore alfiano. La colpevole superficialità del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha, di fatto, armato la mano del subdolo governo Alfa. Charlie è vittima di risoluzioni che lo privano, in barba ad ogni basilare norma di diritto internazionale, della sovranità nazionale per mare, terra e cielo”. P er fortuna questa non è realtà ma è solo il tema dell’esercitazione Mare Aperto/Amphex 2012, interpretato con gli occhi della nazione Charlie, totalitaria ed antidemocratica, che ha visto nave Durand de La Penne nave ammiraglia delle forze marittime, impegnata in prima linea dal 18 al 31 maggio, nelle acque del Mediterraneo. Un impegnativo banco di prova per l’equipaggio, che ha fatto ogni sforzo per assicurare un avversario credibile e temibile per le forze della nazione Alfa impegnate a ristabilire la pace e la democrazia. L’Amphex è stata preceduta da un settimana di intensa attività addestrativa, l’esercitazione Mare Aperto: la crescente complessità delle attività pianificate ha permesso all’unità di testare tutti gli apparati di bordo e mettere alla prova l’equipaggio in esercitazioni sempre più complesse. In questa prima fase è stata messa a punto e collaudata la nuova staffroom, realizzata durante l’ultima sosta di ammodernamento, che ha ospitato lo staff di Comforpat, condotto dal contrammiraglio Domenico Di Capua, per l’esercitazione divenuto il comandante delle forze di Charlie, vera spina nel fianco di quelle di Alfa. Dopo una breve sosta nel porto di Cagliari, il 21 Maggio è iniziata l’Amphex; il massimo realismo che si è instaurato sin dall’inizio dell’esercitazione a bordo di nave Durand de La Penne, è stato la chiave del successo, in un contesto geopolitico fittizio in continua evoluzione dove nulla era prepianificato e dove le interazioni e le decisioni dei comandanti potevano mutare l’andamento dell’intero conflitto. Tra le forze di Alfa era schierato il numero significativo di unità della Squadra Navale, oltre alla portaerei Garibaldi con a bordo i velivoli Harrier AV8B, nave Francesco Mimbelli, il nuovissimo cacciatorpediniere Caio Duilio e la forza da sbarco imbarcata su nave San Marco e nave San Giusto supportata da 12 sviluppo di tematiche addestrative di livello avanzato con particolare riferimento allo scenario geopolitico internazionale, comprendendo il supporto dell’autorità politica (incarico ricoperto da un funzionario del ministero degli Affari Esteri) che ha fornito costantemente consulenza a livello politico e strategico al comandante in mare, evidenziando la volontà politica di Charlie e le conseguenze delle decisioni militari prese. Anche la simulazione di risvolti sulla stampa e sui telegiornali ha influenzato le scelte del comando, rendendo più complesso ma al tempo stesso realistico il processo decisionale. Giornalmente infatti, una cellula “sympress” formata da giornalisti e PI della forza armata “La stampa di Alfa”, “The Times of Charlie” e il telegiornale “Sky Amphex 24” aggiornavano gli eventi in corso, cercando ovviamente di giustificare i com- sonale costantemente consapevole della situazione tattica del momento e dei possibili pericoli da fronteggiare, quali attacchi aerei, attacchi missilistici ecc. Tra un ruolo combatti- Nave Francesco Mimbelli si avvicina al Durand de la Penne in occasione di una passex durante l’esercitazione Mare Aperto 2012. un formidabile schieramento di forze aeree, sommergibili, cacciamine e fregate di scorta. Ma nave Durand de la Penne sotto la guida del Comforpat, e in compagnia dei pattugliatori classe Comandanti, Comandante Borsini, Foscari e Cigala Fulgosi, con l’aiuto del sommergibile Gazzana Priaroggia e di un cospicuo numero di aerei dell’Aeronautica Militare, ha fatto di tutto per mettere a frutto le proprie capacità e “addestrare” i nostri amici e colleghi imbarcati sulle navi Alfiane, a cui abbiamo creato non pochi grattacapi. L’esercitazione ha consentito lo Ufficiale della nave osserva in plancia la serie di tiri con il cannone 127/54 durante l’esercitazione Mare Aperto 2012. portamenti dei due partiti contrapposti. I continui aggiornamenti di situazione che dalla COC (Centrale Operativa di Combattimento) venivano diffusi a tutto l’equipaggio, hanno reso il per- mento e l’altro si è riconfermata la capacità dell’equipaggio del Durand de la Penne a sostenere ritmi elevati: in poco tempo l’unità, guidata dal capitano di vascello Fabio Gregori, con scelte tattiche vincenti e grazie al supporto degli aerei dell’Aeronautica Militare brillantemente impiegati in missioni offensive dallo staff di Com- 13 Manovre cinematiche ravvicinate. Da sinistra in primo piano: nave Francesco Mimbelli e nave Giuseppe Garibaldi. charlie, ha creato scompiglio nelle difese nemiche, creando dei varchi dove i coraggiosi equipaggi dei pattugliatori d’altura Comandante Foscari, Comandante Borsini e Comandante Cigala Fulgosi si sono inseriti con azioni ardite. Il team AAW (gruppo antiaereo) di bordo è riuscito a contrastare con efficacia gli attacchi improvvisi condotti dagli aerei ed elicotteri decollati da nave Garibaldi, il nostro avversario più ostico. Il massimo realismo dell’esercitazione ha comportato concrete penalizzazioni operative e logistiche, con effettiva adozione di assetti degradati, limitazioni al sistema di combattimento, incendi, falle, ecc. Fortunatamente, al termine dell’esercitazione, dopo giorni intensi di attività in mare, nave Durand de la Penne ha tolto la maschera del perfido nemico, ha ripiegato la bandiera Charlie e si è ricongiunta con i nostri ormai ex avversari, nell’attesa di organizzare un riconciliante “terzo tempo”. Francesco Cavallaro n attività operativa I l 16 aprile, nelle acque antistanti l’isola sarda di Quirra, il cacciatorpediniere Caio Duilio ha effettuato il suo primo lancio di Aster 30. L’evento ha rappresentato per ogni membro dell’equipaggio il compimento di lunghi periodi di studio di nuovi sistemi e di duro lavoro. Il personale della componente armi di nave Duilio, che con la massima professionalità e preparazione ha affrontato questa sfida, il personale del reparto Tao (Tecnico armi e operazioni), ma più in generale ciascuno a bordo dell’unità ha dato il proprio contributo al raggiungimento dell’importante traguardo, con il quale si sancisce l’operatività della nave. La preparazione richiesta all’unità è stata minuziosa e dettagliata in ogni particolare; ogni dettaglio è stato rigorosamente analizzato dal team lancio di bordo e poi confrontato sia con il personale del Cssn (Centro di supporto e di sperimentazione navale) sia con il personale di tutte le industrie coinvolte nel programma Paams (Principal anti-air missile system). La cronologia di lancio, della durata di circa sei ore, prevedeva più di 500 operazioni da svolgere in maniera ordinata e sinergica per poi poter effettuare il lancio. Prima di effettuare la corsa a caldo con il bersaglio, occorre verificare ogni singolo componente del sistema missilistico, dal radar al lanciatore, prevedendo anche una corsa di lancio simulato su un velivolo Atlantic. L’ attività è iniziata il mattino del 16 aprile, quando tutte le prove di verifica del sistema sono state svolte dal personale di bordo. Alle 9.00, al primo contatto radio con il poligono, nave Caio Duilio è già pronta per le prime prove di lancio simulato sul velivolo Atlantic e per le successive prove di telemetria. Alle 12.45, il sistema è stato testato in ogni suo componente, il radar funziona perfettamente, il lanciatore risponde ai test, la telemetria viene ricevuta correttamente, la Zar (Zona ad accesso regolamentato) è attivata, il collegamento della munizione viene autorizzato dal comandante. Da questo momento non si può più sbagliare. In ognuno di noi sale l’adrenalina che però viene domata grazie all’intenso addestramento. La pausa pranzo viene consumata in maniera fugace con trepidazione, per effettuare gli ul- timi controlli. Sono le 14.45, quando il poligono riporta “Drone in volo”, in Coc (Centrale operativa di combattimento) ognuno di noi ripassa i propri compiti, le proprie azioni; numerosi pensieri si affollano nella mente di ognuno, le procedure di emergenza scorrono parallele alla procedura operativa. Il Drone è in accostata, in Coc regna una calma surreale, tutti gli operatori sono concentrati, alla distanza prevista il bersaglio entra nel piano di ingaggio del sistema; ormai mancano solo pochi secondi. A dieci secondi dal lancio il count-down viene scandito in maniera cronometrica, poi finalmente, l’ordine di “Fuoco”. Il portello del lanciatore si apre e con una fiammata il missile si libera dell’involucro che lo teneva nascosto agli occhi del mondo. In Coc soltanto una leggera vibrazione e il rombo del booster del missile ci fanno capire che il lancio è avvenuto correttamente. Pochi secondi di volo e il missile intercetta il bersaglio. È un successo. Tuttavia non è finita, a bordo il personale della squadra di sicurezza provvede ad attuare le proprie azioni per verificare che non vi siano fumi dispersi al’interno dell’unità, nulla da segnalare. Ogni singolo componente del sistema missilistico ha funzionato perfettamente, ogni membro dell’equipaggio ha svolto perfettamente il proprio compito. Al termine del lancio infine, nave Caio Duilio coordinando i mezzi aerei disponibili, in particolare il velivolo Atlantic e l’elicottero EH-101 di bordo, ha provveduto, nel rispetto della normativa in vigore, alla bonifica del poligono, garantendo la tutela ambientale. L’attività si è svolta nel pieno rispetto delle norme di sicurezza; in particolare lo sgombero del poligono è stato effettuato sia dall’unità stessa, che con i suoi potenti sensori ha potuto verificare l’assenza di bersagli all’interno del settore di lancio, sia da mezzi aerei e navali cooperanti. Il lancio per ognuno di noi ha rappresentato una pietra miliare della propria carriera professionale e personale. È stata la prima volta per il Duilio ma anche per la Marina. Questa attività ha sancito il passaggio di testimone tra il complesso industriale e la Forza Armata; il “know-how” è ormai patrimonio diffuso dei nostri militari, non solo dal punto di vista operativo e di impiego dei sistemi a bordo, ma anche di analisi pre e post-lancio. Per la prima volta con i lanci della classe Orizzonte il Cssn di La Spezia è stato incaricato di condurre il complesso processo di analisi di tutti i dati raccolti durante le attività, in modo da favorire il massimo ritorno addestrativo dell’intera attività. Il lancio è stato un punto di svolta, un cambiamento per l’intera Forza Armata, sancendo con forza le capacità delle unità di nuova generazione e dei loro equipaggi. Paolo Belli n Dopo più di 6 mesi passati nell’Oceano Indiano e più di 30.000 miglia percorse, Nave Grecale ha fatto ritorno a La Spezia accolta dalla festa dei familiari presenti in banchina F inalmente a casa! L’unità al comando del capitano di fregata Francesco Procaccini era partita il 10 novembre scorso per iniziare l’avventura all’interno della Task Force 508 della missione NATO Ocean Shield in contrasto al fenomeno della pirateria al largo del Corno d’Africa e da quel giorno è stato un susseguirsi senza soluzione di continuità di eventi che hanno reso questa missione unica. Dopo un lungo mese di ottobre di approntamento e una breve sosta a Taranto, il Grecale si è diretto a Souda dove ha partecipato ad un corso di antipirateria presso il Nato MIO Training Center. Successivamente si è ricongiunta con l’unità turca Giresun, sede di comando dello Standing Nato Maritime Group Personale delReggimento San Marco con uno dei bambini a bordo del dhow Al Looshar. Dhow fermato dopo l'intervento in favore della motonave Valdarno. 2, ed insieme hanno diretto verso Port Said ed il Canale di Suez, porta d’accesso per una realtà assolutamente affascinante ed impegnativa. La missione vera e propria ha avuto inizio i primi di dicembre da Djibouti e da quel momento sono stati molti gli eventi che l’hanno vista coinvolta. Sin da subito il Grecale è stato protagonista di un evento particolarmente importante ed impegnativo: il supporto alla liberazione dell’equipaggio del mercantile italiano Savina Caylyn, composto da 5 connazionali e altri 22 membri dell’equipaggio di nazionalità indiana, rimasto per più di 10 mesi prigioniero dei pirati al largo delle coste somale. Ci sono voluti 4 giorni di lavoro ininterrotto in cui gli equipaggi del Savina e del Grecale hanno unito gli sforzi nel comune intento di riportare il mercantile 15 italiano a casa. In quei giorni sono state innumerevoli le operazioni svolte: dalla creazione di una cornice di sicurezza al trasbordo di personale tecnico, materiali e viveri. Lavoro reso ancor più difficile dalle pessime condizioni meteo marine in zona, che hanno rallentato l’opera dei marinai del Grecale ma certo non l’hanno fermata. Finalmente, il giorno di Natale il Savina Caylyn ha potuto riprendere la navigazione e dirigere per il rientro in Italia. Con l’arrivo del nuovo anno sono arrivate anche nuove sfide: il 16 gennaio, infatti, Nave Grecale è intervenuta in favore di un altro mercantile italiano, la motonave Valdarno, sventando un attacco pirata in corso. L’intervento è appena ricevuto l’allarme, Nave Grecale ha subito diretto per l’intercetto con il mercantile al massimo della velocità per metterlo in sicurez- attività operativa Nave Grecale, a casa dopo “Ocean Shield” Primo lancio missilistico antiaereo di nave Caio Duilio Il richiamo addestrativo per nave Stromboli attività operativa za utilizzando tutti gli assetti organici e, successivamente, bloccare l’imbarcazione sospettata di aver condotto l’attacco. Appena raggiunto il dhow, il Grecale ha poi messo in atto con estrema determinazione tutte le azioni necessarie per costringere l’imbarcazione a fermarsi e consentire il successivo abbordaggio che ha permesso di assicurare alla giustizia italiana 11 sospetti pirati somali. Ma il Grecale non ha svolto solo azioni operative, anche azioni di carattere umanitario in assistenza a mercantili in difficoltà. I primi di marzo, infatti, è intervenuto in soccorso di un cargo-dhow alla deriva al largo nel golfo di Aden con più di 90 passeggeri a bordo, tra cui molte donne e bambini. Nave Grecale ha compiuto il suo dovere, con coraggio, dedizione e spirito di sacrificio, onorando il valore e le più alte La nave mercantile Savina Caylyn il giorno della partenza per il rientro in Italia. tradizioni che contraddistinguono sempre le Unità Italiane impegnate in questa missione fondamentale, fianco a fianco con tutta la comunità interna- zionale, per garantire senza soluzione di continuità la libertà di navigazione al traffico mercantile in transito in quelle acque impervie. “Venti Impetu”. Luca Codognotto n Nave Grecale a Procida per festeggiare il Savina Caylyn l 18 maggio scorso, al rientro della missione I Nato “Ocean Shield”, nave Grecale è stata invitata dal sindaco di Procida, Vincenzo Capezzu- to, sull’isola per ricevere un caloroso abbraccio dalla comunità locale in riconoscimento del lavoro svolto in supporto alla liberazione della M/N Savina Caylyn. All’evento ha presenziato il capo di Stato Maggiore del comando in capo della Squadra Navale, ammiraglio di divisione Donato Marzano venuto a salutare gli equipaggi ed accogliere nave Grecale al suo rientro. La cerimonia a bordo si è svolta nella splendida cornice del golfo di Napoli ed ha visto la partecipazione di una rappresentanza della comunità isolana con il sindaco accompagnato da alcuni membri dell’equipaggio del Savina Caylyn, il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera ed il terzo ufficiale di coperta Crescenzo Guardascione, nonché da due membri dell’equipaggio della M/N Rosalia d’Amato. Nel corso della stessa, il sindaco di Procida ha consegnato in ricordo all’equipaggio di nave Grecale ed al suo comandante una targa commemorativa. L. C. n 16 T ornata “in linea” già nello scorso mese di aprile, la rifor nitrice di squadra Stromboli, al comando del capitano di fregata Rigel Pollicita, nel mese di maggio ha svolto il richiamo addestrativo presso il Centro di Addestramento Aeronavale di Taranto. Un periodo particolarmente intenso, impegnativo ed altamente formativo, durante il quale sono stati simulati scenari di tensione crescente tra partiti di forze opposte. L’Equipaggio, dopo una prima settimana di briefing preparatori, ed esercitazioni in porto, ha condotto tre settimane di attività in mare con soste alla fonda, dimostrando un’elevata partecipazione ed un forte coinvolgimento tra svariati eventi e repentini sviluppi di scenario. Le attività marinaresche, di plancia, COC, Force Protection, difesa passiva e controllo del danno, si sono susseguite in maniera sia seriale che non conosciute dall’equipaggio, nei diversi ruoli e in contesti di minaccia tridimensionale, con- Operazioni Vertrep e Flyex templando un’ampia gamma di eventi, volti a verificare e provare l’efficacia organizzativa dei vari team. Questo periodo è stato affron- 17 tato dall’equipaggio con convinzione e massima dedizione, sostenendo, sin da subito, con il giusto realismo e professionalità tutte le “prove” e correggendo giorno dopo giorno i propri errori, sotto la guida esperta degli istruttori. Inoltre, il nostro ponte di volo, ha rivissuto l’emozione dell’appontaggio e del decollo di un elicottero AB212: sono state effettuate delle serie di Vertrep (Vertical Replenishment), esercitazioni di recupero personale e materiali tramite verricello di soccorso e gancio baricentrico. Dopo una lunga sosta lavori, possiamo affer mare che siamo diventati un equipaggio, coeso e pronto per missione, confidente di poter rispondere con impegno e professionalità alle richieste e alle sfide che si presenteranno. Stromboli… Avanti tutta! Letizia Pantaleo n Campagna d’istruzione del 16° Corso sergenti nocchieri e tecnici di macchina a bordo di Nave Caroly S i è conclusa il 1 luglio la campagna d’istruzione a favore del 16° Corso sergenti della Scuola Sottufficiali di La Maddalena a bordo della nave scuola Caroly. L’attività addestrativa si è svolta in due fasi bisettimanali, il primo gruppo di sergenti ha effettuato l’attività dal 28 maggio al 10 giugno e il secondo gruppo dal 18 giugno al 1 luglio. Fin da subito il personale in addestramento si è inserito nella vita di bordo integrandosi con l’equipaggio fisso nelle attività in porto ed in navigazione. Gli allievi, nel corso della navigazione e durante le numerose manovre marinaresche, hanno potuto cimentarsi nei vari incarichi ricoprendo il ruolo di timoniere, di vedetta, di addetto al carteggio e di addetto tecnico allo scafo. Durante la prima fase, il Comandante, tenente di vascello, In forma con Zeffiro "La verifica della propria efficienza fisica, conservata nel tempo, è garanzia di un corretto sviluppo psico-fisico che consente l'affermazione dell'Io nell'ambito sociale e garantisce durevolezza e prestazioni costanti nel tempo" * I Nave Caroly in navigazione. Giovanni Vacca, partendo dal porto di La Maddalena, ha guidato l’equipaggio fino al porto di La Spezia dove l’unità ha preso parte al XXV° Trofeo Mariperman, riservato agli yatch d’epoca, ottenendo risultati più che soddisfacenti sia in mare, per la peculiare esperienza vissuta dagli allievi, che a terra, dove l’unità ha riscosso l’ammirazione dei numerosi cittadini accorsi alla manifestazione. La sosta intermedia nel porto di La Maddalena ha permesso ai due gruppi di allievi di passarsi il testimone in questa avvincente esperienza formativa. Nella seconda fase, durante le fasi di trasferimento verso i porti di Alghero e di Castelsardo e nonostante l’equipaggio non sia stato impegnato in attività di regata, non si è persa l’occasione di sottoporre gli allievi ad un approfondito addestramento velico, mantenendo l’impegno e l’interesse sempre ai massimi livelli. L’esperienza vissuta dagli allievi sergenti ha permesso loro di conoscere e gestire le proprie potenzialità, mettendole al servizio del gruppo e rafforzando così quello spirito di corpo che da sempre caratterizza il personale della Marina Militare Italiana. Alessandro Papaianni n Foto di gruppo 16° Corso Sergenti. 18 l mantenimento dell’efficienza psico-fisica rappresenta un requisito di idoneità essenziale affinché ciascun militare possa fornire un rendimento soddisfacente presso le varie destinazioni di impiego. Detto aspetto non può prescindere tanto da un’adeguata attività fisico, quanto da una sana alimentazione, calibrata sugli specifici impegni svolti durante l’orario di servizio. Svolgere una regolare attività fisica favorisce uno stile di vita sano, con notevoli benefici sulla salute della persona. L'esercizio fisico non deve essere necessariamente intenso: sono sufficienti 30 minuti di movimento (cammino, nuoto, bicicletta, ecc) al giorno, per almeno cinque volte a settimana, per godere di molti benefici. Una corretta alimentazione costituisce, unitamente ad un’adeguata e regolare attività fisica, un elemento fondamentale nella prevenzione di numerose patologie croniche non trasmissibili, quali, ad esempio, malattie cardiache, diabete, patologie respiratorie, etc. Proprio per queste ragioni, a bordo di nave Zeffiro, è stato promosso un piano alimentare - in fase di sperimentazione - allo scopo di indirizzare ciascun militare verso una corretta alimentazione e l’introduzione dell'attività sportiva durante l’orario di servizio. A similitudine di quanto posto in essere in altri ambiti della Forza Armata, la componente sussistenza, di * dalla Guida individuale alla preparazione fisica, Stato Maggiore della Difesa. Alcuni momenti delle prove fisiche sostenute dall’equipaggio della fregata Zeffiro. concerto con la componente sanitaria, ha elaborato un piano alimentare il cui obiettivo è quello di consentire all’equipaggio di monitorare il proprio apporto energetico giornaliero indirizzando la scelta delle pietanze in base all’età ed alla tipologia di attività svolta durante la giornata. Ciò sta contribuendo a promuovere nei confronti dell’equipaggio la necessaria attenzione verso un’alimentazione equilibrata. Nello specifico, vengono preparati giornalmente tre menù diversi capillarmente diffusi e di facile lettura in quanto contraddistinti da differenti colori, ciascuno dei quali fornisce un differente apporto calorico (pesante, medio e leggero) adeguato al fabbisogno del singolo in funzione dell’attività lavorativa. Nonostante gli impegni a bordo siano molteplici e ben cadenzati, gli uomini e le donne dello Zeffiro dedicano – per quattro volte alla settimana – un'ora della loro giornata lavorativa all'attività ginnica. Alle 12, alla chiamata via ROC (rete ordini collettivi) “inizia attività ginnico sportiva”, l’equipaggio sveste per un’ora la divisa e indossa la più comoda tenuta sportiva, eseguendo attività ginniche secondo le proprie capacità, nella suggestiva cornice offerta dalla stazione navale Mar Grande. 19 Come per le altre, anche quest’attività è svolta con passione e dedizione, non solo per affrontare le prove di efficienza fisica annuali ma, soprattutto, per ottimizzare le prestazioni in servizio e svolgere al meglio i propri compiti nell’impegnativo contesto rappresentato dalle unità navali. Sono proprio l’orgoglio di appartenere alla Forza Armata e il forte senso di coesione che hanno indirizzato la scelta di una tenuta sportiva uniforme, da utilizzare nel corso degli allenamenti di gruppo e non. Gli effetti positivi di queste iniziative non si sono fatti attendere: produttività, efficienza, partecipazione ad attività ricreative e relazionali hanno comportato una sempre maggiore coesione tra l’equipaggio. Con la partecipazione all’attività di un gruppo ben nutrito, l'aspetto ludico che scaturisce dal contatto con i colleghi e dalla condivisione dell’allenamento, rende lo sport ancora più piacevole e la “Squadra Zeffiro” degna del motto che splende sul ponte di volo: Nitor in Adversum. Grazie al binomio “corretta alimentazione - attività sportiva” tutto il personale che si è presentato alle prove di efficienza fisica, le ha superate con disinvoltura. Giulia Bonfà n attività operativa attività operativa Nave Caroly sergenti in addestramento Operazione Strade Sicure/Strade Pulite Operazione di sorveglianza a siti sensibili sul territorio nazionale in concorso alle Forze di Polizia L e O pe raz i oni Personale RSM SNMCMG2 Gruppo Navale di Contromisure Mine della NATO Nave Milazzo ISAF Afghanistan Assistenza militare alle Forze Armate afghane e stabilizzazione dell’Afghanistan Task Force Leone, Personale RSM, GOI Operazione Costant Vigilance Operazioni Nazionali di difesa e Sicurezza Marittima presenza e sorveglianza Navi Comandante Borsini, Comandante Cigala Fulgosi, Sirio Personale RSM, MPA BR-1150 Atlantic, SH-3D, AB 212, EH-101 M.F.O. SINAI Controllo e verifica della libertà di navigazione nello Stretto di Tiran GRUPNAVCOST 10 Navi Esploratore, Sentinella, Vedetta Personale RSM, GOS Operazione Cirene Operazione di supporto post-conflict in Libia 1 Ufficiale e 1 Sottufficiale Campagne d’Istruzione Nave Vespucci Nave Palinuro Nave Capricia Nave Stella Polare Nave Orsa Maggiore Nave Corsaro II Mar Mediterraneo-Oceano AtlanticoCanale della Manica Mar Mediterraneo Centro/Occidentale Mar Mediterraneo Mar Mediterraneo Mar Mediterraneo Mar Mediterraneo Campagne Idrografiche Nave Magnaghi Nave Aretusa Nave Galatea Mar Tirreno Mar Tirreno Mar Tirreno Operazione Atalanta Operazione EU di contrasto alla pirateria in acque somale Navi San Giusto, Scirocco, GOS