contrammiraglio
Pasquale Guerra
attività operativa
Il Reggimento San Marco
in Afghanistan
“la vera forza del San Marco
è la forte coesione
tra i suoi uomini”
S
ono 4.200 i militari italiani dislocati oggi in
Afghanistan. L'Italia è presente con tutte e
quattro le sue Forze Armate nel teatro afgano sin dalla costituzione di ISAF nel 2001, su
mandato del Consiglio di sicurezza dell’ONU,
che ha dato il via all'operazione Enduring Freedom (EF).
Le prime forze armate italiane che partono nel
contesto di EF sono proprio quelle appartenenti
alla Marina Militare: una task force navale guidata dalla portaerei Garibaldi viene, infatti, inviata
in Oceano Indiano il 18 novembre 2001, prima
ancora dell'invio di forze di terra.
A partire da quel momento e fino ad oggi unità
della Marina sono sempre state presenti nel tea-
tro afgano con diversi compiti nell’ambito della
missione Isaf: a Kabul all'interno del Quartier Generale, a Herat con un team di escort/driver, a
Farah con un Operational Mentoring and Liaison
Team e, sempre a Herat, con un team di fucilieri
che opera a bordo degli elicotteri EH-101 della
Task Force Shark. Ma è nel 2011 che, per la prima
volta, viene dislocata nell’area una Task Force interamente composta dal Reggimento San Marco.
Il personale militare italiano ha visto il suo primo
impiego nell'area di Kabul, dove tutt'oggi è presente con incarichi che sono prevalentemente
di staff presso il quartier generale di Isaf. Dal
2005, inoltre, l'Italia ha assunto il comando del
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Regional Command West, la parte occidentale
dell'Afghanistan che fa capo alla provincia di
Herat.
L'Rc-West è un'area grande quanto il Nord Italia
e si estende, per la precisione, sulle quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. Province
che, essendo tutte molto diverse tra loro, richiedono anche un modo diverso di operare. Non
solo: la diversità di contesto è talvolta visibile anche nei diversi distretti appartenenti ad una stessa provincia, e questo lo sa bene il Reggimento
San Marco, rientrato dall'Afghanistan solo da
qualche mese.
Le Forze del San Marco hanno operato principalmente in tre contesti: Bakwua, Gulistan e nell'a-
vamposto di Buji. Si tratta di tre distretti appartenenti alla provincia di Farah, che rimane senza
dubbio quella più complessa dell'intero settore
ovest a guida italiana.
Regno dell’oppio e crocevia di traffici provenienti da Iran e Pakistan, la provincia di Farah è
strategicamente importante per gli insorti, costituendo una fondamentale retrovia per coloro
che fuggono dal vicino Helmand.
Sul versante della sicurezza si tratta, quindi, dell’area più calda del settore italiano. Non a caso,
dopo essere stata rilevata dagli alpini del 7° Reggimento, è stata sempre affidata a forze che
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il potenziale attentatore può nascondersi anche
dietro il volto di un bambino.
Per capire nel dettaglio come ha operato la Task
Force Leone nelle aree assegnategli, abbiamo
intervistato il Capitano di Vascello Giuseppe Panebianco, Comandante del Reggimento San
Marco in Afghanistan.
hanno effettuato uno specifico addestramento
professionale, che le rende idonee alle condizioni di vita più dure, come i paracadutisti della Folgore fino al settembre del 2011 e i fucilieri del San
Marco nel semestre successivo.
L'insurgence è ancora una presenza stabile nella
regione di Farah. L’arma principale utilizzata dai
ribelli è l’attacco dinamitardo, soprattutto sulla
strada tra Farah City e Bakwa, dove il terreno
pianeggiante non permette imboscate, ma il
fondo stradale non asfaltato facilita la “semina”
di ordigni e mine.
L'estate è il momento più complicato: i conflitti
nella provincia di Farah aumentano verso metà
giugno, quando i miliziani part time, completato
il raccolto dell’oppio, riprendono in mano le armi.
Il Gulistan, quella che doveva essere un tempo
una valle di rose (questo significa “Gulistan” in
italiano) è ancor oggi il distretto più insidioso della provincia di Farah. Si tratta della terra che ha
visto più caduti italiani. Un'area brulla e desolata
che solo gli insorti conoscono alla perfezione. Un
vantaggio indiscutibile, dal momento che consente loro di attaccare i nostri militari con imboscate imprevedibili.
La zona in cui si trova la base italiana è particolarmente desolata: manca la luce elettrica, l’acqua corrente, le comunicazioni telefoniche e i
servizi primari, come gli ospedali: l’aspettativa di
vita, non a caso, e
̀ di 45 anni. Talebani, trafficanti
di oppio, uomini di al Qaeda che hanno il sup-
porto del vicino Pakistan è l'unica cosa che non
manca laggiù.
Non deve essere stata semplice la vita degli uomini del San Marco in quel territorio. Non è stata
semplice la loro permanenza, così come non lo
è stata quella dei reggimenti che si sono avvicendati prima di loro. Non soltanto perché si tratta di una zona dove è nettamente maggiore il rischio di contatto con l'insurgence, ma anche
per le dure condizioni di vita nei fortini, per la forza psicologica che richiede l'adattamento ad
una situazione di conflitto non convenzionale,
dove bisogna stare sempre all'erta, sempre pronti a contrastare ogni minaccia improvvisa. Dove
Comandante Panebianco, quando il San Marco
ha assunto la responsabilità dell'area e quali sono le principali attività che ha condotto?
Il San Marco ha assunto la responsabilità dell'area il 10 settembre 2011 per portare avanti sia
compiti legati al miglioramento della sicurezza e
della governabilità dell’area, sia attività di Cooperazione Civile e Militare (Cimic) per il miglioramento della condizione di vita della popolazione
afgana.
Nello specifico, i 422 Fucilieri di Marina della Task
Force Leone (TFL) sono stati schierati nel distretto
di Bakwa, e negli avamposti Ice e Snow, rispettivamente del Gulistan e di Buji. Il Reggimento sotto il mio comando ha poi affiancato gli altri
gruppi tattici dell’Esercito Italiano che erano posti sotto il comando della Brigata Sassari (che
aveva in quel momento la responsabilità del Re-
Può farci un esempio delle attività principali che
avete svolto in teatro?
In 186 giorni di missione si sono svolte sotto il mio
comando una miriade di operazioni, tutte mirate
al miglioramento delle condizioni di sicurezza e
allo sviluppo dell'area.
La nostra attività principale era il controllo perenne del territorio. Gli uomini della Tfl erano sempre
pronti a sostenere qualsiasi impatto violento con
il nemico, anche improvviso. In linea di massima
siamo stati fortunati perché non abbiamo avuto
grossi incidenti, ma più che fortuna questo è dovuto all'intenso addestramento che abbiamo effettuato prima di partire. Abbiamo, infatti, avuto
qualche contatto a fuoco con gli insorti, ma
sempre sostenuto da un'estrema professionalità
ed esperienza.
gional Command West).
Insieme al personale del Quinto Reggimento Genio Guastatori di Macomer dell'Esercito, abbiamo svolto su veicoli blindati Lince più di 75.000
chilometri di pattugliamento nei distretti di
Bakwa e Gulistan. Nell'ambito delle operazioni di
Cooperazione civile e militare il mio Reggimento
ha realizzato 26 progetti: dalla realizzazione di
pozzi per l'acqua dolce alla ristrutturazione di
edifici, soprattutto sanitari.
Come vi siete preparati per affrontare il teatro afgano? In che cosa consiste l'addestramento?
L’iter di approntamento avviene attraverso una
serie di esercitazioni di difficoltà crescente. Nella
fase addestrativa, cominciata il 18 gennaio 2011,
i fucilieri di Marina sono stati impegnati in simulazioni di livello basico, avanzato ed integrato.
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Il ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, con il
comandante Panebianco; in alto: il capo di Stato Maggiore
della Marina, ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli, durante una visita in Afghanistan.
avuto la piena responsabilità dell'area a noi assegnata.
Quali altre forze militari erano presenti nelle aree
in cui operava il Reggimento San Marco?
Lavoravamo da soli, non c'era nessun altra forza
multinazionale a supportarci. C'era solo il nostro
Reggimento, supportato qualora fosse richiesto,
da elementi dell'Rc-West.
Fondamentalmente, durante l'addestramento
andavamo ad amalgamare tutti gli elementi
che poi avrebbero operato insieme nel teatro
operativo. Abbiamo creato, quindi, un amalgama tra il Reggimento San Marco e la compagnia
Genio che era stata data in nostro supporto, un
amalgama tra il San Marco e le unità cinofile,
ecc. In sostanza, è stato fatto un amalgama tra il
nostro Reggimento e qualsiasi atra unità dell'Esercito che avrebbe poi collaborato con noi in teatro.
La fase di addestramento è durata sei mesi, fino
al 28 luglio, giorno in cui i primi sono partiti per essere dislocati in Afghanistan. Il 3 settembre sono
partiti gli ultimi. Il 10 settembre, giorno in cui è avvenuto il Toa (transfer of authority), abbiamo
Le aree in cui ha operato il San Marco sono senza dubbio le più complicate di tutto il settore
ovest. Che situazione avete trovato quando siete
arrivati laggiù?
I reggimenti che si sono avvicendati prima di noi
in quell'area hanno operato cercando sempre di
assicurare la continuità e così abbiamo fatto noi
quando abbiamo ricevuto il passaggio dalla Brigata Paracadutisti. La situazione che abbiamo
trovato, quindi, è sostanzialmente come quella
che abbiamo lasciato: una situazione di calma
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però posso affermare con certezza che ci sono
dei miglioramenti.
Come avete trovato la popolazione afgana nelle
aree di vostra competenza?
In alcune zone siamo entrati poco a contatto
con la popolazione e non abbiamo potuto effettuare una vera e propria cooperazione civile
perché non c'è un tessuto socioeconomico tale
da poter individuare un approccio positivo da
portare avanti. Stiamo parlando di zone quasi
completamente disabitate, dove le poche persone vivono principalmente di pastorizia.
Risvolti più positivi, invece, si sono visti nel Gulistan
dove, nonostante la presenza degli insorti sia
maggiore rispetto a Bakwa, c'è uno strato socioeconomico che lascia ben sperare per il futuro. I contatti con il subgovernatore di quell'area
erano ottimi e lui era pro-Isaf: ci dava tutto il suo
contributo in maniera costante.
apparente. Significa, cioè, che da un momento
all'altro l'insurgence può attaccare, anche se
non si vede. Significa che può farsi sentire anche
senza attaccare, usando la sua arma più subdola: gli Ied, che fanno il male che tutti sappiamo.
avevamo disposto anche alcune postazioni afgane sulla strada, che si rivelavano particolarmente utili quando i nostri soldati avevano bisogno di fare delle transumanze logistiche per andare a prendere qualche supporto da Farah.
Si deduce quindi, che la presenza degli insurgents è ancora molto forte in quell'area. È così?
Effettivamente, non possiamo dire che è stata
totalmente debellata, però sono stati fatti davvero grossi passi in avanti. Uno dei principali è la
quasi completa apertura, in piena libertà di movimento, della famosa 515, la strada principale di
Bakwa che collega Delaram a Farah City.
Quando siamo arrivati noi era ancora abbastanza pericoloso transitarvi, soprattutto su un certo
tratto, ma oggi possiamo dire che la strada
adesso è molto più sicura. Sotto il mio comando
Che situazione avete lasciato in Afghanistan
quando siete rientrati in Italia?
Come ho detto prima, abbiamo lasciato una situazione di calma apparente. La 515 è quasi stabilizzata, ma il pericolo dei “piatti di pressione”,
gli Ied, è sempre presente. Si tratta di una minaccia subdola, che richiede una presenza perenne
sul territorio per renderlo veramente sicuro e stabile. Una presenza sul territorio che dobbiamo
garantire almeno fino a quando le Forze afgane
non saranno in grado di assolvere da sole a quei
compiti che attualmente vengono intrapresi dal-
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Cosa distingue il Reggimento San Marco dagli
altri reparti?
Partiamo da una premessa: tutte le Forze Armate
italiane hanno lavorato bene in Afghanistan. Tutte erano preparate e hanno operato con professionalità. Senza il lavoro che è stato fatto in precedenza sarebbe stato per noi molto più difficile
operare. Detto questo, il San Marco è arrivato in
Afghanistan dopo un ciclo addestrativo in cui ha
cercato di amalgamarsi con tutti gli altri reparti e
di condividere le procedure tecnico-tattiche
che devono seguire tutti quanti. Al riguardo, vorrei riprendere le parole del Generale Bertolini
(Comandante operativo di vertice Interforze)
che, durante la sua visita in Afghanistan, ha evidenziato come la partecipazione alla missione
Isaf del San Marco, inquadrato all’interno della
Brigata Sassari, sia la vera espressione della parola Interforze: reparti di Forze Armate diverse che
operano coesi per raggiungere degli obiettivi
comuni.
le Forze Armate internazionali. Questo è ciò che
dovrebbe avvenire nella seconda fase della
Transition.
Completata quella fase, Lei pensa che l'Esercito
afgano sarà in grado di farcela da solo?
Io sono ottimista in tal senso. Sono fiducioso poiché ero già stato in Afghanistan nel 2006, in qualità di mentor. Svolgevo attività di Omlt per il Comandante di Brigata afgano ad Herat, e posso
dire che le Forze di allora erano abbastanza diverse da come le ho ritrovate cinque anni dopo
in un contesto di Reggimento. Secondo me,
hanno davvero fatto passi da gigante. Nel 2006
avevano persino difficoltà a muoversi per squadra, per plotone, cosa che oggi non succede
più. Certo, ci sono delle défaillance. Alcune volte bisogna ancora intervenire in maniera forzata,
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Possiamo dire, quindi, che è la collaborazione
tra tutte le Forze, che si è realizzata inviando il
San Marco in Afghanistan, il vero salto di qualità?
Assolutamente si. Poi, è ovvio, il nostro vantaggio
è che possiamo operare anche sul mare essendo dei marinai ma, di fatto, per terra operavamo
tutti nello stesso modo, come qualsiasi altro reparto dell'Esercito.
Con quest'ultima valutazione del Comandante
Panebianco è d'accordo anche il Contrammiraglio Pasquale Guerra, al vertice della Forza da
Sbarco (Comforsbarc) della Marina Militare, che
ha visitato l'Afghanistan mentre il San Marco vi
era dislocato. Guerra, in particolare, sottolinea
come la vera forza del San Marco sia secondo
lui il fatto di essere un Reggimento abbastanza
piccolo. Vediamo perché.
partecipato a tutte le attività operative principali, dal Kosovo, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Macedonia. Il 90 per cento dei ragazzi che sono appena tornati dall'Afghanistan hanno partecipato
anche a quelle missioni. Si tratta di gente con
una esperienza e con grande professionalità,
che prima di arrivare in un teatro come quello
afgano ne ha già viste “di tutti i colori”.
Contrammiraglio Guerra, qual è il vantaggio di
essere un Reggimento non molto grande?
Il vantaggio è la forte coesione tra gli uomini,
possibile proprio perché provengono da una
unità abbastanza piccola. Si tratta di un numero
contenuto di persone che si trova spesso a lavorare gomito a gomito, sia in addestramento, sia
nelle situazioni reali.
Il nucleo, il “core” del Reggimento, è costituito
da un gruppo che oramai definirei quasi storico.
Si tratta di uomini che negli ultimi anni hanno
Qual è la situazione che ha trovato in Afghanistan quando ha visitato il Paese?
La mia permanenza nel teatro non è stata molto
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aldilà della normale conoscenza formale con le
autorità afgane.
lunga. Io sono andato a visitare i ragazzi di stanza ad Herat, Farah e Bakwa, e la mia visita è durata in tutto cinque giorni. Ad ogni modo, ho potuto osservare che è certamente un Paese in
evoluzione, anche se ci sono delle differenze sostanziali a seconda della zona. A Herat, per
esempio, ho trovato una città con il suo tessuto
connettivo di vita molto intenso, mentre a Bakwa
ho trovato un villaggio con una economia decisamente diversa. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, ho percepito, anche grazie al seppur
breve contatto con le autorità locali, un Paese in
crescita. Un Paese che vuole riacquistare la propria autonomia.
E le nostre Forze Armate operano in Afghanistan
proprio per consentire alla popolazione locale di
crescere e di riacquistare quell'indipendenza. Se
c'è una cosa che mi piace sempre sottolineare è
l'italianità del contatto diretto con le popolazioni. Il San Marco, come le unità che lo hanno preceduto, è riuscito, in un tempo abbastanza contenuto a realizzare tante opere che per la popolazione sono di fondamentale importanza (costruzione di pozzi, di ponti, ecc). Opere che spesso vengono contrastate dai talebani, ma che i
nostri militari sono riusciti a mettere in piedi, collaborando con la popolazione locale. La mia sensazione è che ciò sia stato possibile anche grazie
a un contatto diretto, a un feeling che andava
Contatto diretto con la popolazione locale, italianità, esperienza, professionalità, grande coesione
tra gli uomini. Queste, dunque, le caratteristiche
che contano per lavorare bene in un teatro operativo complesso come quello afgano. Caratteristiche che di certo non sono mancate ai Leoni
del Reggimento San Marco, di stanza in Afghanistan dal settembre del 2011 al marzo del 2012.
Luciana Coluccello * n
* esperta in relazioni bilaterali tra Italia e Afghanistan
foto di: Ettore Guastalla,
Gianluca Di Finizio, Luca Rosselli.
ERRATA CORRIGE
In merito all’articolo, pubblicato sul “Notiziario della Marina” di giugno 2012, dal titolo “2 giugno: sfila l’Italia solidale” si precisa che il Reggimento “San Marco” della Marina
Militare è costituito da Fucilieri di Marina, e non come erroneamente riportato a pag 4: [... Un momento molto toccante è stato sancito dal passaggio dei lagunari del reggimento San Marco ...]
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attività operativa
Mare Aperto - Amphex 2012
“Il nostro amato Paese Charlie è a un passo dal soccombere per una trama terribile ordita a sue spese dall’usurpatore alfiano. La colpevole superficialità del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha, di fatto,
armato la mano del subdolo governo Alfa. Charlie è vittima di risoluzioni
che lo privano, in barba ad ogni basilare norma di diritto internazionale,
della sovranità nazionale per mare, terra e
cielo”.
P
er fortuna questa non è
realtà ma è solo il tema
dell’esercitazione Mare
Aperto/Amphex 2012, interpretato con gli occhi della nazione Charlie, totalitaria ed antidemocratica, che ha visto nave Durand de La Penne nave
ammiraglia delle forze marittime, impegnata in prima linea
dal 18 al 31 maggio, nelle acque del Mediterraneo. Un impegnativo banco di prova per
l’equipaggio, che ha fatto ogni
sforzo per assicurare un avversario credibile e temibile per le
forze della nazione Alfa impegnate a ristabilire la pace e la
democrazia.
L’Amphex è stata preceduta
da un settimana di intensa attività addestrativa, l’esercitazione Mare Aperto: la crescente
complessità delle attività pianificate ha permesso all’unità di
testare tutti gli apparati di bordo e mettere alla prova l’equipaggio in esercitazioni sempre
più complesse. In questa prima
fase è stata messa a punto e
collaudata la nuova staffroom, realizzata durante l’ultima sosta di ammodernamento, che ha ospitato lo staff di
Comforpat, condotto dal contrammiraglio Domenico Di Capua, per l’esercitazione divenuto il comandante delle forze di
Charlie, vera spina nel fianco di
quelle di Alfa.
Dopo una breve sosta nel porto di Cagliari, il 21 Maggio è iniziata l’Amphex; il massimo realismo che si è instaurato sin dall’inizio dell’esercitazione a bordo di nave Durand de La Penne, è stato la chiave del successo, in un contesto geopolitico fittizio in continua evoluzione dove nulla era prepianificato e dove le interazioni e le decisioni dei comandanti potevano mutare l’andamento dell’intero conflitto.
Tra le forze di Alfa era schierato
il numero significativo di unità
della Squadra Navale, oltre alla
portaerei Garibaldi con a bordo i velivoli Harrier AV8B, nave
Francesco Mimbelli, il nuovissimo cacciatorpediniere Caio
Duilio e la forza da sbarco imbarcata su nave San Marco e
nave San Giusto supportata da
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sviluppo di tematiche addestrative di livello avanzato con
particolare riferimento allo scenario geopolitico internazionale, comprendendo il supporto
dell’autorità politica (incarico
ricoperto da un funzionario del
ministero degli Affari Esteri) che
ha fornito costantemente consulenza a livello politico e strategico al comandante in mare,
evidenziando la volontà politica di Charlie e le conseguenze
delle decisioni militari prese.
Anche la simulazione di risvolti
sulla stampa e sui telegiornali
ha influenzato le scelte del comando, rendendo più complesso ma al tempo stesso realistico il processo decisionale.
Giornalmente infatti, una cellula “sympress” formata da giornalisti e PI della forza armata
“La stampa di Alfa”, “The Times
of Charlie” e il telegiornale “Sky
Amphex 24” aggiornavano gli
eventi in corso, cercando ovviamente di giustificare i com-
sonale costantemente consapevole della situazione tattica
del momento e dei possibili pericoli da fronteggiare, quali attacchi aerei, attacchi missilistici ecc. Tra un ruolo combatti-
Nave Francesco Mimbelli si avvicina al
Durand de la Penne in occasione di
una passex durante l’esercitazione Mare Aperto 2012.
un formidabile schieramento di
forze aeree, sommergibili, cacciamine e fregate di scorta. Ma
nave Durand de la Penne sotto
la guida del Comforpat, e in
compagnia dei pattugliatori
classe Comandanti, Comandante Borsini, Foscari e Cigala
Fulgosi, con l’aiuto del sommergibile Gazzana Priaroggia e di
un cospicuo numero di aerei
dell’Aeronautica Militare, ha
fatto di tutto per mettere a frutto le proprie capacità e “addestrare” i nostri amici e colleghi imbarcati sulle navi Alfiane,
a cui abbiamo creato non pochi grattacapi.
L’esercitazione ha consentito lo
Ufficiale della nave osserva in plancia
la serie di tiri con il cannone 127/54 durante l’esercitazione Mare Aperto 2012.
portamenti dei due partiti contrapposti.
I continui aggiornamenti di situazione che dalla COC (Centrale Operativa di Combattimento) venivano diffusi a tutto
l’equipaggio, hanno reso il per-
mento e l’altro si è riconfermata la capacità dell’equipaggio
del Durand de la Penne a sostenere ritmi elevati: in poco
tempo l’unità, guidata dal capitano di vascello Fabio Gregori, con scelte tattiche vincenti e
grazie al supporto degli aerei
dell’Aeronautica Militare brillantemente impiegati in missioni offensive dallo staff di Com-
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Manovre cinematiche ravvicinate. Da
sinistra in primo piano: nave Francesco
Mimbelli e nave Giuseppe Garibaldi.
charlie, ha creato scompiglio
nelle difese nemiche, creando
dei varchi dove i coraggiosi
equipaggi dei pattugliatori
d’altura Comandante Foscari,
Comandante Borsini e Comandante Cigala Fulgosi si sono inseriti con azioni ardite.
Il team AAW (gruppo antiaereo) di bordo è riuscito a contrastare con efficacia gli attacchi improvvisi condotti dagli
aerei ed elicotteri decollati da
nave Garibaldi, il nostro avversario più ostico.
Il massimo realismo dell’esercitazione ha comportato concrete penalizzazioni operative
e logistiche, con effettiva adozione di assetti degradati, limitazioni al sistema di combattimento, incendi, falle, ecc. Fortunatamente, al termine dell’esercitazione, dopo giorni intensi
di attività in mare, nave Durand
de la Penne ha tolto la maschera del perfido nemico, ha
ripiegato la bandiera Charlie e
si è ricongiunta con i nostri ormai ex avversari, nell’attesa di
organizzare un riconciliante
“terzo tempo”.
Francesco Cavallaro n
attività operativa
I
l 16 aprile, nelle acque antistanti l’isola sarda di Quirra,
il cacciatorpediniere Caio Duilio ha effettuato il suo
primo lancio di Aster 30.
L’evento ha rappresentato per ogni membro dell’equipaggio il compimento di lunghi periodi di studio di nuovi sistemi
e di duro lavoro.
Il personale della componente armi di nave Duilio, che
con la massima professionalità e preparazione ha affrontato questa sfida, il personale del reparto Tao (Tecnico armi e
operazioni), ma più in generale ciascuno a bordo dell’unità ha dato il proprio contributo al raggiungimento dell’importante traguardo, con il quale si sancisce l’operatività
della nave.
La preparazione richiesta all’unità è stata minuziosa e dettagliata in ogni particolare; ogni dettaglio è stato rigorosamente analizzato dal team lancio di bordo e poi confrontato sia con il personale del Cssn (Centro di supporto e di
sperimentazione navale) sia con il personale di tutte le industrie coinvolte nel programma Paams (Principal anti-air
missile system).
La cronologia di lancio, della durata di circa sei ore, prevedeva più di 500 operazioni da svolgere in maniera ordinata
e sinergica per poi poter effettuare il lancio.
Prima di effettuare la corsa a caldo con il bersaglio, occorre verificare ogni singolo componente del sistema missilistico, dal radar al lanciatore, prevedendo anche una corsa
di lancio simulato su un velivolo Atlantic.
L’ attività è iniziata il mattino del 16 aprile, quando tutte le
prove di verifica del sistema sono state svolte dal personale
di bordo. Alle 9.00, al primo contatto radio con il poligono,
nave Caio Duilio è già pronta per le prime prove di lancio
simulato sul velivolo Atlantic e per le successive prove di
telemetria.
Alle 12.45, il sistema è stato
testato in ogni suo componente, il radar funziona perfettamente, il lanciatore risponde ai test, la telemetria
viene ricevuta correttamente, la Zar (Zona ad accesso
regolamentato) è attivata, il
collegamento della munizione viene autorizzato dal
comandante.
Da questo momento non si
può più sbagliare.
In ognuno di noi sale l’adrenalina che però viene domata grazie all’intenso addestramento. La pausa
pranzo viene consumata in
maniera fugace con trepidazione, per effettuare gli ul-
timi controlli. Sono le 14.45, quando il poligono riporta “Drone in volo”, in Coc (Centrale operativa di combattimento)
ognuno di noi ripassa i propri compiti, le proprie azioni; numerosi pensieri si affollano nella mente di ognuno, le procedure di emergenza scorrono parallele alla procedura
operativa.
Il Drone è in accostata, in Coc regna una calma surreale,
tutti gli operatori sono concentrati, alla distanza prevista il
bersaglio entra nel piano di ingaggio del sistema; ormai
mancano solo pochi secondi.
A dieci secondi dal lancio il count-down viene scandito in
maniera cronometrica, poi finalmente, l’ordine di “Fuoco”.
Il portello del lanciatore si apre e con una fiammata il missile si libera dell’involucro che lo teneva nascosto agli occhi
del mondo. In Coc soltanto una leggera vibrazione e il
rombo del booster del missile ci fanno capire che il lancio
è avvenuto correttamente.
Pochi secondi di volo e il missile intercetta il bersaglio.
È un successo.
Tuttavia non è finita, a bordo il personale della squadra di
sicurezza provvede ad attuare le proprie azioni per verificare che non vi siano fumi dispersi al’interno dell’unità, nulla
da segnalare.
Ogni singolo componente del sistema missilistico ha funzionato perfettamente, ogni membro dell’equipaggio ha
svolto perfettamente il proprio compito.
Al termine del lancio infine, nave Caio Duilio coordinando i
mezzi aerei disponibili, in particolare il velivolo Atlantic e l’elicottero EH-101 di bordo, ha provveduto, nel rispetto della
normativa in vigore, alla bonifica del poligono, garantendo
la tutela ambientale.
L’attività si è svolta nel pieno rispetto delle norme di sicurezza; in particolare lo sgombero del poligono è stato effettuato sia dall’unità stessa, che con i suoi potenti sensori ha potuto verificare l’assenza di bersagli all’interno del settore di
lancio, sia da mezzi aerei e navali cooperanti.
Il lancio per ognuno di noi ha rappresentato una pietra miliare della propria carriera professionale e personale. È stata la prima volta per il Duilio ma anche per la Marina. Questa attività ha sancito il passaggio di testimone tra il complesso industriale e la Forza Armata; il “know-how” è ormai
patrimonio diffuso dei nostri militari, non solo dal punto di vista operativo e di impiego dei sistemi a bordo, ma anche
di analisi pre e post-lancio.
Per la prima volta con i lanci della classe Orizzonte il Cssn di
La Spezia è stato incaricato di condurre il complesso processo di analisi di tutti i dati raccolti durante le attività, in modo da favorire il massimo ritorno addestrativo dell’intera attività.
Il lancio è stato un punto di svolta, un cambiamento per
l’intera Forza Armata, sancendo con forza le capacità delle unità di nuova generazione e dei loro equipaggi.
Paolo Belli n
Dopo più di 6 mesi passati nell’Oceano Indiano e più di 30.000 miglia
percorse, Nave Grecale ha fatto ritorno a La Spezia accolta dalla
festa dei familiari presenti in banchina
F
inalmente a casa! L’unità
al comando del capitano
di fregata Francesco Procaccini era partita il 10 novembre scorso per iniziare l’avventura all’interno della Task Force
508 della missione NATO Ocean
Shield in contrasto al fenomeno
della pirateria al largo del Corno d’Africa e da quel giorno è
stato un susseguirsi senza soluzione di continuità di eventi
che hanno reso questa missione unica.
Dopo un lungo mese di ottobre
di approntamento e una breve
sosta a Taranto, il Grecale si è
diretto a Souda dove ha partecipato ad un corso di antipirateria presso il Nato MIO Training
Center. Successivamente si è ricongiunta con l’unità turca Giresun, sede di comando dello
Standing Nato Maritime Group
Personale delReggimento San Marco
con uno dei bambini a bordo del dhow
Al Looshar.
Dhow fermato dopo l'intervento in favore della motonave Valdarno.
2, ed insieme hanno diretto verso Port Said ed il Canale di
Suez, porta d’accesso per una
realtà assolutamente affascinante ed impegnativa.
La missione vera e propria ha
avuto inizio i primi di dicembre
da Djibouti e da quel momento
sono stati molti gli eventi che
l’hanno vista coinvolta. Sin da
subito il Grecale è stato protagonista di un evento particolarmente importante ed impegnativo: il supporto alla liberazione dell’equipaggio del mercantile italiano Savina Caylyn,
composto da 5 connazionali e
altri 22 membri dell’equipaggio
di nazionalità indiana, rimasto
per più di 10 mesi prigioniero
dei pirati al largo delle coste
somale.
Ci sono voluti 4 giorni di lavoro
ininterrotto in cui gli equipaggi
del Savina e del Grecale hanno unito gli sforzi nel comune
intento di riportare il mercantile
15
italiano a casa. In quei giorni
sono state innumerevoli le operazioni svolte: dalla creazione
di una cornice di sicurezza al
trasbordo di personale tecnico,
materiali e viveri. Lavoro reso
ancor più difficile dalle pessime
condizioni meteo marine in zona, che hanno rallentato l’opera dei marinai del Grecale ma
certo non l’hanno fermata. Finalmente, il giorno di Natale il
Savina Caylyn ha potuto riprendere la navigazione e dirigere
per il rientro in Italia.
Con l’arrivo del nuovo anno sono arrivate anche nuove sfide:
il 16 gennaio, infatti, Nave Grecale è intervenuta in favore di
un altro mercantile italiano, la
motonave Valdarno, sventando un attacco pirata in corso.
L’intervento è appena ricevuto
l’allarme, Nave Grecale ha subito diretto per l’intercetto con
il mercantile al massimo della
velocità per metterlo in sicurez-
attività operativa
Nave Grecale, a casa dopo
“Ocean Shield”
Primo lancio missilistico
antiaereo di nave Caio Duilio
Il richiamo addestrativo per
nave Stromboli
attività operativa
za utilizzando tutti gli assetti organici e, successivamente,
bloccare l’imbarcazione sospettata di aver condotto l’attacco. Appena raggiunto il
dhow, il Grecale ha poi messo
in atto con estrema determinazione tutte le azioni necessarie
per costringere l’imbarcazione
a fermarsi e consentire il successivo abbordaggio che ha
permesso di assicurare alla giustizia italiana 11 sospetti pirati
somali.
Ma il Grecale non ha svolto solo azioni operative, anche azioni di carattere umanitario in assistenza a mercantili in difficoltà. I primi di marzo, infatti, è
intervenuto in soccorso di un
cargo-dhow alla deriva al largo nel golfo di Aden con più di
90 passeggeri a bordo, tra cui
molte donne e bambini.
Nave Grecale ha compiuto il
suo dovere, con coraggio, dedizione e spirito di sacrificio,
onorando il valore e le più alte
La nave mercantile Savina Caylyn il
giorno della partenza per il rientro in
Italia.
tradizioni che contraddistinguono sempre le Unità Italiane impegnate in questa missione
fondamentale, fianco a fianco
con tutta la comunità interna-
zionale, per garantire senza soluzione di continuità la libertà di
navigazione al traffico mercantile in transito in quelle acque
impervie.
“Venti Impetu”.
Luca Codognotto n
Nave Grecale a Procida per festeggiare il Savina Caylyn
l 18 maggio scorso, al rientro della missione
I
Nato “Ocean Shield”, nave Grecale è stata invitata dal sindaco di Procida, Vincenzo Capezzu-
to, sull’isola per ricevere un caloroso abbraccio
dalla comunità locale in riconoscimento del lavoro svolto in supporto alla liberazione della M/N Savina Caylyn.
All’evento ha presenziato il capo di Stato Maggiore del comando in capo della Squadra Navale, ammiraglio di divisione Donato Marzano venuto a salutare gli equipaggi ed accogliere nave
Grecale al suo rientro.
La cerimonia a bordo si è svolta nella splendida
cornice del golfo di Napoli
ed ha visto la partecipazione di una rappresentanza della comunità isolana con il sindaco accompagnato da alcuni membri dell’equipaggio del Savina Caylyn, il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera ed il terzo ufficiale di coperta Crescenzo
Guardascione, nonché da due membri dell’equipaggio della M/N
Rosalia d’Amato. Nel corso della stessa, il sindaco di Procida ha consegnato in ricordo all’equipaggio di nave Grecale ed al suo comandante una targa commemorativa.
L. C. n
16
T
ornata “in linea” già nello
scorso mese di aprile, la
rifor nitrice di squadra
Stromboli, al comando del capitano di fregata Rigel Pollicita,
nel mese di maggio ha svolto il
richiamo addestrativo presso il
Centro di Addestramento
Aeronavale di Taranto.
Un periodo particolarmente intenso, impegnativo ed altamente
formativo, durante il
quale sono stati simulati scenari di tensione
crescente tra partiti di
forze opposte.
L’Equipaggio, dopo
una prima settimana di
briefing preparatori, ed
esercitazioni in porto, ha
condotto tre settimane di
attività in mare con soste alla fonda, dimostrando un’elevata partecipazione ed un forte coinvolgimento tra svariati
eventi e repentini sviluppi di
scenario.
Le attività marinaresche, di
plancia, COC, Force Protection, difesa passiva e controllo
del danno, si sono susseguite in
maniera sia seriale che non conosciute dall’equipaggio, nei
diversi ruoli e in contesti di minaccia tridimensionale, con-
Operazioni Vertrep e Flyex
templando un’ampia gamma
di eventi, volti a verificare e
provare l’efficacia organizzativa dei vari team.
Questo periodo è stato affron-
17
tato dall’equipaggio con convinzione e massima dedizione,
sostenendo, sin da subito, con il
giusto realismo e professionalità
tutte le “prove” e correggendo
giorno dopo giorno i propri errori, sotto la guida esperta degli istruttori.
Inoltre, il nostro ponte di
volo, ha rivissuto l’emozione dell’appontaggio
e del decollo di un elicottero AB212: sono
state effettuate delle
serie di Vertrep (Vertical
Replenishment), esercitazioni di recupero personale e materiali tramite verricello di soccorso e gancio baricentrico.
Dopo una lunga sosta lavori, possiamo affer mare
che siamo diventati un equipaggio, coeso e pronto per
missione, confidente di poter rispondere con impegno e professionalità alle richieste e alle
sfide che si presenteranno.
Stromboli… Avanti tutta!
Letizia Pantaleo n
Campagna d’istruzione
del 16° Corso sergenti nocchieri e tecnici
di macchina a bordo
di Nave Caroly
S
i è conclusa il 1 luglio la
campagna d’istruzione a
favore del 16° Corso sergenti della Scuola Sottufficiali di
La Maddalena a bordo della
nave scuola Caroly.
L’attività addestrativa si è svolta in due fasi bisettimanali, il primo gruppo di sergenti ha effettuato l’attività dal 28 maggio al
10 giugno e il secondo gruppo
dal 18 giugno al 1 luglio.
Fin da subito il personale in addestramento si è inserito nella
vita di bordo integrandosi con
l’equipaggio fisso nelle attività
in porto ed in navigazione.
Gli allievi, nel corso della navigazione e durante le numerose
manovre marinaresche, hanno
potuto cimentarsi nei vari incarichi ricoprendo il ruolo di timoniere, di vedetta, di addetto al
carteggio e di addetto tecnico
allo scafo.
Durante la prima fase, il Comandante, tenente di vascello,
In forma con Zeffiro
"La verifica della propria efficienza fisica, conservata nel tempo, è garanzia di un corretto sviluppo psico-fisico che consente l'affermazione
dell'Io nell'ambito sociale e garantisce durevolezza e prestazioni costanti
nel tempo" *
I
Nave Caroly in navigazione.
Giovanni Vacca, partendo dal
porto di La Maddalena, ha guidato l’equipaggio fino al porto
di La Spezia dove l’unità ha
preso parte al XXV° Trofeo Mariperman, riservato agli yatch
d’epoca, ottenendo risultati
più che soddisfacenti sia in mare, per la peculiare esperienza
vissuta dagli allievi, che a terra,
dove l’unità ha riscosso l’ammirazione dei numerosi cittadini
accorsi alla manifestazione.
La sosta intermedia nel porto di
La Maddalena ha permesso ai
due gruppi di allievi di passarsi il
testimone in questa avvincente
esperienza formativa.
Nella seconda fase, durante le
fasi di trasferimento verso i porti
di Alghero e di Castelsardo e
nonostante l’equipaggio non
sia stato impegnato in attività
di regata, non si è persa l’occasione di sottoporre gli allievi
ad un approfondito addestramento velico, mantenendo
l’impegno e l’interesse sempre
ai massimi livelli.
L’esperienza vissuta dagli allievi
sergenti ha permesso loro di
conoscere e gestire le proprie
potenzialità, mettendole al servizio del gruppo e rafforzando
così quello spirito di corpo che
da sempre caratterizza il personale della Marina Militare Italiana.
Alessandro Papaianni n
Foto di gruppo 16° Corso Sergenti.
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l mantenimento dell’efficienza
psico-fisica rappresenta un requisito di idoneità essenziale affinché ciascun militare possa fornire
un rendimento soddisfacente presso le varie destinazioni di impiego.
Detto aspetto non può prescindere
tanto da un’adeguata attività fisico, quanto da una sana alimentazione, calibrata sugli specifici impegni svolti durante l’orario di servizio.
Svolgere una regolare attività fisica
favorisce uno stile di vita sano, con
notevoli benefici sulla salute della
persona. L'esercizio fisico non deve
essere necessariamente intenso:
sono sufficienti 30 minuti di movimento (cammino, nuoto, bicicletta, ecc) al giorno, per almeno cinque volte a settimana, per godere
di molti benefici.
Una corretta alimentazione costituisce, unitamente ad un’adeguata
e regolare attività fisica, un elemento fondamentale nella prevenzione di numerose patologie croniche
non trasmissibili, quali, ad esempio,
malattie cardiache, diabete, patologie respiratorie, etc.
Proprio per queste ragioni, a bordo
di nave Zeffiro, è stato promosso
un piano alimentare - in fase di sperimentazione - allo scopo di indirizzare ciascun militare verso una corretta alimentazione e l’introduzione
dell'attività sportiva durante l’orario
di servizio.
A similitudine di quanto posto in essere in altri ambiti della Forza Armata, la componente sussistenza, di
* dalla Guida individuale alla preparazione fisica, Stato Maggiore della Difesa.
Alcuni momenti delle prove fisiche sostenute dall’equipaggio della fregata
Zeffiro.
concerto con la componente sanitaria, ha elaborato un piano alimentare il cui obiettivo è quello di
consentire all’equipaggio di monitorare il proprio apporto energetico
giornaliero indirizzando la scelta
delle pietanze in base all’età ed alla tipologia di attività svolta durante
la giornata. Ciò sta contribuendo a
promuovere nei confronti dell’equipaggio la necessaria attenzione
verso un’alimentazione equilibrata.
Nello specifico, vengono preparati
giornalmente tre menù diversi capillarmente diffusi e di facile lettura
in quanto contraddistinti da differenti colori, ciascuno dei quali fornisce un differente apporto calorico
(pesante, medio e leggero) adeguato al fabbisogno del singolo in
funzione dell’attività lavorativa.
Nonostante gli impegni a bordo
siano molteplici e ben cadenzati,
gli uomini e le donne dello Zeffiro
dedicano – per quattro volte alla
settimana – un'ora della loro giornata lavorativa all'attività ginnica.
Alle 12, alla chiamata via ROC (rete ordini collettivi) “inizia attività ginnico sportiva”, l’equipaggio sveste
per un’ora la divisa e indossa la più
comoda tenuta sportiva, eseguendo attività ginniche secondo le
proprie capacità, nella suggestiva
cornice offerta dalla stazione navale Mar Grande.
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Come per le altre, anche quest’attività è svolta con passione e dedizione, non solo per affrontare le
prove di efficienza fisica annuali
ma, soprattutto, per ottimizzare le
prestazioni in servizio e svolgere al
meglio i propri compiti nell’impegnativo contesto rappresentato
dalle unità navali.
Sono proprio l’orgoglio di appartenere alla Forza Armata e il forte
senso di coesione che hanno indirizzato la scelta di una tenuta sportiva uniforme, da utilizzare nel corso
degli allenamenti di gruppo e non.
Gli effetti positivi di queste iniziative
non si sono fatti attendere: produttività, efficienza, partecipazione ad
attività ricreative e relazionali hanno comportato una sempre maggiore coesione tra l’equipaggio.
Con la partecipazione all’attività di
un gruppo ben nutrito, l'aspetto ludico che scaturisce dal contatto
con i colleghi e dalla condivisione
dell’allenamento, rende lo sport
ancora più piacevole e la “Squadra Zeffiro” degna del motto che
splende sul ponte di volo: Nitor in
Adversum.
Grazie al binomio “corretta alimentazione - attività sportiva” tutto il
personale che si è presentato alle
prove di efficienza fisica, le ha superate con disinvoltura.
Giulia Bonfà n
attività operativa
attività operativa
Nave Caroly
sergenti in addestramento
Operazione Strade Sicure/Strade Pulite
Operazione di sorveglianza a siti sensibili sul territorio
nazionale in concorso alle Forze di Polizia
L e O pe raz i oni
Personale RSM
SNMCMG2
Gruppo Navale di Contromisure Mine
della NATO
Nave Milazzo
ISAF Afghanistan
Assistenza militare alle Forze Armate
afghane e stabilizzazione dell’Afghanistan
Task Force Leone, Personale RSM, GOI
Operazione Costant Vigilance
Operazioni Nazionali di difesa e Sicurezza Marittima
presenza e sorveglianza
Navi Comandante Borsini, Comandante Cigala Fulgosi, Sirio
Personale RSM, MPA BR-1150 Atlantic, SH-3D, AB 212, EH-101
M.F.O. SINAI
Controllo e verifica della libertà di
navigazione nello Stretto di Tiran
GRUPNAVCOST 10
Navi Esploratore, Sentinella, Vedetta
Personale RSM, GOS
Operazione Cirene
Operazione di supporto post-conflict
in Libia
1 Ufficiale e 1 Sottufficiale
Campagne d’Istruzione
Nave Vespucci
Nave Palinuro
Nave Capricia
Nave Stella Polare
Nave Orsa Maggiore
Nave Corsaro II
Mar Mediterraneo-Oceano AtlanticoCanale della Manica
Mar Mediterraneo Centro/Occidentale
Mar Mediterraneo
Mar Mediterraneo
Mar Mediterraneo
Mar Mediterraneo
Campagne Idrografiche
Nave Magnaghi
Nave Aretusa
Nave Galatea
Mar Tirreno
Mar Tirreno
Mar Tirreno
Operazione Atalanta
Operazione EU di contrasto
alla pirateria in acque somale
Navi San Giusto, Scirocco, GOS
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Il Reggimento San Marco in Afghanistan