Società Ornitologica Reggiana
1939 Ireggiani vanno alla mostra di Modena
Nascita
delle Associazioni
e delle mostre
italiane
(1930-1953)
VENIAMO DA LONTANO, ASSIEME…
A volte è importante, direi addirittura fondamentale, recuperare un po’ del nostro tempo sempre insufficiente, per sfogliare i ricordi del passato, non per copiarlo e ripeterlo, ma per capire chi siamo e
quali caratteristiche abbiamo.
Magari scopriamo delle risorse allora appena accennate (i tempi non le premiavano…) ed oggi farebbero la differenza.
Rileggere il passato non è, quindi, solo un tuffo nelle emozioni, ma un passaggio strategico molto concreto. E’ ciò che può fare ciascuno sfogliando questo manualetto.
Leggiamo dunque questo nostro passato attraverso fotografie e scritti pieni di un entusiasmo, oggi
introvabile (eppure si era in periodo prebellico, in cui già si sentiva in lontananza il tuono dei cannoni) per lasciarci avvolgere dalle emozioni, dal sentimento e dalla gratitudine verso chi ci ha indicato
la strada. E’ a questo punto che, inevitabilmente, ne approfittiamo per pensare al nostro futuro. E lo
facciamo apprendendo con più lucidità chi siamo. Lo leggiamo dalle cronache:
1-l’appassionato allevatore ha bisogno di altri come lui con cui parlare: una persona è serena, è felice
solo se può condividere con altri questo suo stato d’animo;
2-ha bisogno di avere e scambiare con altri appassionati riproduttori, notizie sulla pratica d’allevamento, sugli aspetti riproduttivi e sanitari, sulle attrezzature. Ha bisogno di avere ciò che occorre e che
sia reperibile comodamente ed a bassi costi: si scambiano notizie in proposito, a voce (allora) via internet (oggi). Ha bisogno di mezzi di comunicazione e diffusione e di dibattito: le riviste, allora (cartacee) e elettroniche (oggi);ha bisogno di un luogo vicino a casa dove incontrare chi ha la sua passione:
nascono le Associazioni, volontariamente prima, e obbligatoriamente poi, su base provinciale. L’associazione è un luogo, innanzitutto, poi evolverà e diventerà un servizio di persone scelte per l’associato:
il significato di servizio era ed è chiarissimo, ma tendiamo oggi a trasformarlo in qualcosa di molto
diverso, opposto. Le persone scelte tendono a sentirsi “capi”, a dare “ordini”, a pretendere “ubbidienza”, e così via, in un crescendo di prevaricazioni che distruggono il rapporto paritetico fra gli associati;
3-se intende competere, l’allevatore necessita di regole comuni, di giudici con formazione controllata e
condivisa, di organizzazione che si rapporti con le istituzioni per tutelare gli interessi, che, per la loro
diffusione, orma non attengono più la singola persona ma l’intera comunità degli allevatori nell’impatto con la società civile. Si passa dall’organizzazione locale a quella nazionale: fine anni ’30 nasce la
prima Federazione Nazionale. Avrà vita breve causa, soprattutto, lo scoppio della guerra. Ma il primo
massimo gruppo dirigente riesce comunque a litigare…
La passione, l’intraprendenza, il coraggio, lo spirito di sacrificio di questi singoli allevatori è tale che
già fanno mostre nel 1932! E si mettono d’impegno per selezionare, incrociare, migliorare, distinguere
esemplari: finalità “costruire” nuove razze. E ci riescono!
Cosa c’insegna tutto questo? Secondo me:
- Il centro motore di tutto questo che oggi chiamiamo Movimento di ornicoltori è il singolo allevatore, con la
sua passione, creatività, capacità d’impegno e sacrificio. Ostacolare eccessivamente questa spontaneità può
darsi agevoli la gestione del Movimento ma sicuramente deprime, disincentiva fino a spegnere i singoli. Con
danni irreparabili al sistema.
- Il centro di servizi al singolo è l’Associazione, sul suo territorio: favorisce contatti, scambi, moltiplica le forze necessarie per realizzare gli obiettivi; costituisce la casa dell’allevatore, di tutti gli allevatori, soci dell’Associazione o di altre. Dal momento in cui abbiamo capito che un allevatore sportivo- da solo- non ha motivo di
esistere, la casa di uno è la casa di tutti, anche se non hanno la tessera, ma solo il cuore e la buona educazione.
Ricordo , con orgoglio, che il mitico Segretario Messori (S.A.R e poi S.O.R) andò per qualche anno, ogni
anno ad aiutare i colleghi di Messina ad organizzare la loro Mostra: non c’erano gli aerei, da Reggio E. a
Messina il viaggio non era proprio semplice. Avevano inteso bene il senso dell’Associazionismo: aiutiamoci
a vicenda, mettendo a disposizione ciò che ciascuno sa fare meglio. Gratis.
- Analoga funzione svolgerà in seguito il secondo livello dei servizi: la federazione nazionale. Uno dei primi
Presidenti affermò gli obiettivi: mangimi a buon mercato, sviluppo delle mostre, organizzazione di un sistema
giudicante, il tutto a supporto di chi selezionava ed allevava, il vero centro del mondo degli ornicoltori.
- Ogni volta che uno (allevatore o associazione) fa da sé, in contrapposizione agli altri produce dei danni,
senza arrecare reali vantaggi a se stesso (vedi il caso delle 2 Bologna che realizzano la propria mostra nella
stessa città, negli stessi giorni!)
Se oggi, il nostro Movimento ha goduto di un lungo periodo di pace in cui si è potuto ampiamente sviluppare e
raggiungere importanti obiettivi e riconoscimenti a livello internazionale è anche perché c’è stato chi ha costruito le condizioni per una gestione vivace ma unitaria, salvaguardando il diritto di tutti ad elaborare, esporre
compiutamente, sostenere- con la dovuta ricchezza e vivacità- i propri progetti, le proprie visioni. Ma sempre
nel rispetto della dignità di tutti, persone o Associazioni che siano. E delle regole democraticamente fissate.
Questa è la strada maestra, guai ad allontanarsene, seguendo facili sentieri, tali solo ad una lettura
superficiale. Alla lunga i risultati sono certi: sul piano degli obiettivi tecnici ed economici, dei rapporti interpersonali, della stessa unitarietà del Movimento.
Veniamo da lontano, possiamo andare oltre, ma solo assieme: è l’insegnamento del fascicoletto intitolato:
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1932-1953).
Un grazie sincero a Marco: senza la sua creatività , i ricordi ed i documenti sarebbero privi di anima…..
24/04/2014-enrico banfi
1932-1962: La nascita delle associazioni canaricole italiane
All’inizio c’è un senso diffuso d’interesse e amore per gli uccelli, per gli animali, localizzato su singole
persone o al più nuclei familiari, che per tradizione trasmettono alla loro discendenza questa passione,
che in origine aveva anche un- a volte- decisivo risultato economico o alimentare.
E per questo, richiedeva riservatezza.La storia afferma che molte famiglie tedesche hanno integrato
efficacemente la loro scarsa economia di sopravvivenza con l’allevamento di uccelli da gabbia e da
compagnia, in particolare da canto.
Poi, pian piano, ci si accorge che gli uccellini non solo sono una fonte integrativa di sussistenza, non
solo rappresentano una gradevole compagnia, compagni con cui intrattenere un vero rapporto amicale, che restituisce piacere e serenità, ma sono anche un’opportunità di sfida sportiva, di confronto
con gli altri uomini.Ed una sfida con se stessi: riuscirò a realizzare un uccellino con caratteristiche
originali? O addirittura a “creare” una nuova razza?
Quest’evoluzione porta con sé, inevitabilmente, l’utilità di dialogare con altri appassionati, per
raccontare le proprie esperienze e ricevere gratificazioni e riconoscimenti.Oppure per conoscere metodologie, comportamenti ed orientamenti che hanno fatto il successo di altri appassionati.
La competizione sportiva impone conoscenze specialistiche (genetica, alimentazione, malattie…) e
tecniche (le regole con cui misurarsi, i giudici ed i criteri di giudizio…), impone luoghi opportunamente organizzati ed attrezzati in cui esporre e scambiarsi i soggetti.
L’uomo non è fatto per stare solo: da una nebulosa di comuni interesse individuali si arriva, lentamente ma inesorabilmente, ad una prima convivenza organizzata. Coloro che hanno interessi simili
e che perseguono obiettivi analoghi tendono a frequentarsi, a individuare ed attrezzare luoghi di
incontro, di elaborazione, di scambio e di confronto.
Creano un’Associazione ed i luoghi fisici in cui identificare tutti coloro che sono animati dalle medesime passioni.
In Italia si arriva tardi rispetto altri Paesi europei, almeno un secolo dopo. Ma, all’alba degli anni
trenta del ‘900 dalla nebulosa degli appassionati di ornicoltura hanno origine le prime aggregazioni
organizzate: le Associazioni.
Milano e Modena hanno questo grande merito: aver rotto il ghiaccio, aver dato l’esempio. E lo
hanno fatto non semplicemente andando dal notaio, ma rimboccandosi le maniche ed “inventando
“letteralmente le Mostre ornitologiche.Le Mostre, probabilmente, hanno costituito da innesco per
l’aggregazione delle decine, forse centinaia di allevatori ed appassionati italiani sparsi nel Paese e
la nascita, ma solo dopo cinque-sei anni, di altre Associazioni.
Ma perché possano dialogare al meglio, possano apprendere e costruire strutture comuni, oltre
all’Associazione-che ha prettamente valore aggregante locale- occorre un altro strumento: un veicolo
di informazione semplice, di basso costo e facile diffusione, disponibile con cadenza prestabilita e
costante: la Rivista. Nasce nel 1932, assieme alle prime due Associazioni italiane di ornicoltura
anche la “Rivista degli Allevatori” del dott Savino, con diffusione su tutto il territorio nazionale. La
rivista, prima generica e poi via via specializzata (diventerà la “Rivista degli Uccelli da Gabbia e
da Voliera”), demolirà una grande barriera- fisica e politica-e cioè introdurrà agli allevatori italiani
informazioni preziosissime dagli altri Paesi.
La nebulosa delle passioni ornitologiche può trasformarsi in un sistema organizzato ed articolato di
conoscenze e di scambi, sportivi e commerciali.Per fare ciò è utile, se no addirittura indispensabile,
che gli allevatori abbiano un secondo punto di riferimento organizzativo: un’Associazione o Federazione nazionale delle Associazioni locali.
Ci si arriverà, soffrendo ma con tanto entusiasmo, nel giugno del 1939.
La fondazione delle Associazioni/Società elencate è oggetto di informazione sulle riviste specializzate dell’epoca.Ove ciò non fosse, l’ipotesi derivata da altre indicazioni viene sottolineata.Per
precisare, integrare, chiarire i punti oscuri, qualunque informazione documentata è un utile e
gradito contributo alla nostra storia.
1932:
1-Società Modenese “Il Canarino “- Modena (anche Ass. Modenese
Ornicoltori)
2-Associazione Canaricoltori Lombarda-Milano
1937:
3-Associazione Canaricola Genovese -Genova
1938:
4- Associazione Canaricola Torinese” Sabauda”-Torino (poi, dal giugno 1949, “Il Canarino”)
5-Società Ornitologica Reggiana-Reggio Emilia
6-Probabilmente c’è anche A.B.C Bologna, che compare fra i fondatori dell’Associazione Nazionale (1939, giugno),assieme ad altre Sezioni di cui si perderanno le tracce con la guerra: Napoli,
Udine e Padova, e che poi verranno ricostituite nel dopoguerra.
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
1946:
7-Associazione Canaricola Messinese –Messina (denominata poi Ass. Siciliana Canaricoltori edal 1952-Ass. Ornitologica Siciliana).
8-Associazione Canaricola Trevigiana –Treviso
9-Associazione Canaricola Chietina –Chieti
---Associazione Canaricola Interprovinciale Milano-Milano (con nuclei di Novara, Como,
Bergamo): quali rapporti con l’A.L.C? Nel 1948 e seguenti A.L.C continua ad organizzare le
Mostre.A.C.I.M è probabilmente una struttura di coordinamento sovraprovinciale.
1947:
10- Ass. Biellese Ornicoltori- Vallemosso (Biella) -non certificata
1948:
11-Associazione Romana Canaricoltori –Roma (poi,1951, Ass. Romana Ornicoltori)
12-Associazione Ornitofila Astigiana –Asti
13-Associazione Padovana Canaricoltori –Padova
14-Associazione Canaricoltori Mestrini –Mestre
15-Associazione Ornitofila Parmense –Parma
1949:
16-Associazione Bellunese di Canaricoltura- Belluno
17-Associazione Ornitofila Bolognese- Bologna
18-Associazione Ornitologhi Novaresi Associati- Novara (si scioglie nel maggio1952; riapre nel
luglio 1952)
19-Associazione Amatori Piemontesi Canarini- Torino. (Sostituisce la “Sabauda”, sciolta, e,nel
1951, viene intestata a Guido Molinar- da “Ornitologia”, marzo 1951)
1950:
20-Società Ornitologica Biellese- Biella
21- Società Ornitologica Carpense- Carpi (Mo)
(da: “Canaricoltura”, 15/IX/ 1950)
22-Ornitologhi Verbanesi Associati- Verbania Intra (No)
23-Associazione Fiorentina Ornicoltori- Firenze (o 1951)
24-Associazione Ornicoltori Casalesi-Casale Monferrato
25-Società Ornitofila Correggese- Correggio (RE) (da :”Canaricoltura, 15/IX/1950)
1951:
26- Associazione Romagnola Canaricultori- Forlì
27-Società Amici Canaricoltori Monzesi- Monza ?? (o anno vicino).
28-Associazione Canaricola “Etna”- Catania (da: “Ornitologia”, marzo 1951)
29-Società Ornicoltori Piacentini- Piacenza
(da : “Ornitologia”, giugno 1951)
1952:
30- Associazione Ornitologica Napoletana- Napoli (un’Associazione di Napoli esisteva già
nell’anteguerra)
31-Associazione Ornicoltori “Corona Ferrea”- Monza
32-Società Ornitologica Riminese-Rimini
33-Fano
34-Verona
35-41- Altre Associazioni sono sorte negli anni 1950-1952 :Alessandria (Ass. Canaricoltori
Alessandrina), Acqui, , Livorno (Società Ornitologica Livornese), Savona (Società Ornitologica Savonese), Taranto, Viareggio.
Dunque, alla fine del 1952 si contavano 41 Associazioni/ Società di Ornicoltori, per un totale
di circa 1600/1800 soci.
Rev. 8 marzo 2007
1939 Ireggiani vanno alla mostra di Modena
2-Omaggio A Modena E Milano
“Era il 1932 quando vennero gettate le basi dei primi due gruppi di Canaricoltori Italiani, a Modena
ed a Milano. Fu, infatti, in tale anno che sorsero, a Modena, la Società Modenese del Canarino ed a
Milano l’Associazione Lombarda Canaricoltori.Entrambe furono molto attive a rinfocolare la passione sportiva dei nostri allevatori.”
Così ricordava nel 1952, vent’anni dopo, il dott. Savino Fernando nel numero di maggio della sua
rivista “Uccelli da gabbia e da voliera”.
Oggi, nel 2006, il nostro Movimento vive un momento di gran trasformazione, che non
risparmia le mostre: i vincoli e le gravi limitazioni prodotte dalla difesa dal virus dell’aviaria, le
difficoltà organizzative ed economiche tipiche dei nostri tempi, le tensioni fra organizzazioni che
dovrebbero essere collaborative e si ritrovano in competizione condizionano pesantemente le Mostre, in positivo ed in negativo.Da un lato si prova ad unire le forze di più associazioni, per trovare
un nuovo equilibrio economico-organizzativo, dall’altro, per il secondo anno consecutivo salta il
Mondiale.
In questo contesto riteniamo doveroso ricordare lo sforzo, enorme per quei tempi di 74
anni fa, degli allevatori di Milano e Modena pubblicando il resoconto di un cronista dell’epoca
sulle mostre dei due sodalizi.
Un ricordo del passato per ritrovare uno stimolo per il futuro.
Grazie, amici di Modena e Milano.
La mostra del canarino a Modena
(29-31 gennaio 1939)
Stiamo parlando di quasi 70 anni fa! Era la sesta mostra de “Il canarino”, dunque la prima si tenne nel
1934: qualcuno ha notizia certa di mostre più antiche?700 soggetti sono una cifra interessante anche oggi
per una Mostra a premi FOI: va riconosciuta agli allevatori di allora una gran passione e voglia di confrontarsi ed alla società modenese una notevole capacità di mobilitazione ed attrazione degli allevatori,
veramente più impediti d’oggi nei viaggi.
“Allora” le mostre, anche quelle grosse, duravano solo 2 giorni, di cui 1 necessario per il giudizio (3 giudici hanno giudicato 700 soggetti in 1 giorno) ed uno per la “festa pubblica”.Certo, non c’erano ancora le
scale punti, come vedremo. I giudici erano allevatori come gli altri ed esponevano nella stessa mostra in
cui giudicavano, con inevitabili strascichi polemici…Anche allora gli scopi erano almeno tre: realizzare
l’obiettivo sportivo (indicare il più bravo fra gli allevatori) e tecnico (gli standard, le nuove razze/varietà…), promuovere l’ornitologia, attraverso manifestazioni aperte al pubblico e gradevoli anche dal punto
di vista scenografico,favorire lo scambio dei soggetti, alcuni dei quali, sottolineano le cronache,spuntavano
cifre da capogiro.E vengono segnalate brave allevatrici, sia a Modena che a Milano…
In merito alla popolarità di queste manifestazioni, con rilievo nazionale vista la mobilitazione di
EIAR (la radio odierna) e dell’Istituto Luce (la televisione odierna), possiamo costatare –e proporci
una riflessione- quanto siano diverse le condizioni 70 anni dopo.
Peccato.
Come è stato annunciato precedentemente ha avuto luogo nei giorni 29-30-31 del mese di gennaio
1939, la sesta mostra di canarini organizzata ed allestita nelle capacissime sale dell’Albergo S.Marco
in Modena, dalla Società Emiliana “Il Canarino “ di Modena.
Oltre 700 soggetti provenienti dai migliori allevamenti italiani sono stati presentati in apposite gabbie disposte in duplice fila e lungo le pareti di due grandi sale.Ordine ed eleganza si univano
alla bellezza del colore, della forma, e del canto, caratteristiche queste che hanno spiccato, dando
agli allevatori intervenuti una rinnovata giustificazione della loro radicata passione.Anche il visitatore, che mai si era occupato di questo genere di allevamento, si è interessato vivamente riconoscendo pienamente le ragioni di una così originale mostra.
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
Sin dal sabato mattina 28 hanno avuto inizio gli arrivi dei soggetti, la cui provenienza si
riferiva alle volte a distanze di alcune centinaia di chilometri. Così dicasi degli allevatori e degli
amatori delle più lontane città;Roma,Napoli,Milano,Torino,Parma,Padova,Mestre, Genova,
Venezia,Bologna,Bergamo,Ferrara, Reggio Ecc accorsi per esporre e gareggiare, oltre che per
vendere e acquistare. La Commissione composta dai sigg Astori di Milano,Marchiori di Padova
e Sempio di Torino, dopo lungo e accurato esame dei soggetti, ha reso noto al mattino della
Domenica 29 il risultato, cosicché alle ore 10 è iniziata la visita delle Autorità e del pubblico.
Questo, numerosissimo,ha sempre manifestato un interesse particolare che, per molti, è stato
vivo interesse di apprendere.
Il programma è stato svolto in pieno e il duplice scopo di intensificare l’attività fra gli
allevatori e di fare conoscere il valore della canaricoltura, mai è stato sì pienamente raggiunto.
Il risultato è stato ottimo sotto tutti i rapporti. Non sono mancati i migliori rappresentanti
delle più svariate razze e così gli stessi allevatori che di persona hanno voluto presentare i loro
soggetti, molto spesso unici in Italia.E’ stato un incontro ed un confronto soprattutto delle possibilità di ciascuno, cosicché si è potuto discernere quali sono i valori della canaricoltura italiana, dei suoi canarini non solo, ma in special modo dei suoi allevatori.Tutte le 11 razze presenti
erano ben rappresentate come qualità e come numero, ad eccezione dello Scott Fancy esposto
soltanto dalla sig.ra Dialti di Ferrara, e del Parigino, pel quale, pur essendovi soggetti perfetti,
mancava l’eletta schiera dei campioni del ben noto allevamento del sig. Vaccari Giuseppe, che
per ragioni di eccessiva distanza dopo un suo recente trasferimento, ha dovuto partecipare solo
come visitatore. Ne sono stati però degni rappresentanti il sig. Basini Giovanni di Piacenza ed il
sig. Barbieri di Modena. Di tutte le altre razze vi erano numerosi ed ottimi elementi.L’Olandese
del Nord ha convinto sempre più che tende a diminuire, specie per alcune province già all’avanguardia dell’arricciato,dove ci si è diretti verso la selezione dell’Olandese del Sud e del Bossù,
razze di non facile allevamento al pari di altre, se ci si vuole attenere strettamente ai modelli.
I sigg. Giamminola Maria di Como, Pezzuoli e Ferrari di Modena,Panighi e Vacchetti di Bologna, Marchesi e Fasson di Este sono stati i migliori espositori dell’Olandese del Nord, che già
conoscevamo perfetto e robusto e che tale abbiamo riveduto quale esempio e prototipo delle
razze arricciate.Guardando poi ai suoi diretti discendenti, l’Olandese del Sud, abbiamo riportato conferma delle difficoltà che maggiormente incontrano gli allevatori nel perfezionare sempre più questo animale, ormai ridotto ai minimi termini di complessione scheletrica, che più
l’allontanano da quelle caratteristiche di robustezza fisica, prolificità e resistenza alle malattie.
Lode quindi ai tenaci ed esperti forgiatori di questo grazioso canarino e a questo fine citiamo
il sig. Tirelli Guido di Modena per i suoi perfetti soggetti presentati che hanno gareggiato con
altri bellissimi campioni allevati dai sigg. Ronchetti Renato, Cavalieri Ildebrando, Mantovani
Gino tutti di Modena.Questo ci dice che nella città ove nacque la Società” Il Canarino”vi è
anche la sede di un ottimo e numeroso allevamento fra i più perfetti Olandesi del Sud, razza di
preferenza curata e ben selezionata.
Passando poi nel reparto Bossù, possiamo dire che anche in questa razza vi è molta passione e spiccata competenza da parte degli allevatori. Basti citare i nomi dei migliori
Espositori premiati già ben noti per avere bene figurato anche lo scorso anno, dai quali sono
stati ricavati dei tipi che, per rigidezza, finezza di forme e piumaggio, possono dirsi perfetti.
Auguriamoci che queste buone caratteristiche vengano impresse in una numerosa prole e congratuliamoci cogli appassionati di questo elegante canarino, perché abbiano fortuna.
Degli Harzer figuravano due numerose file con bei esemplari nelle tinte più svariate, fra
i quali eccellevano diversi ottimi cantori allevati dai sigg. M.Pavesi , Perotti,De Maria di
Torino e dalla sig.ra Dialti di Ferrara.
La classe degli Italiani Migliorati non ha avuto un largo concorso, come invece si prevedeva,
dato che vi era un premio speciale di 100 lire (equivalente a circa 20 volte il costo di ingabbio di
un singolo, N.d.R) offerto dal Dott. Savino. Il convincimento di molti allevatori è stato di non
tentare la gara anche se questa poteva essere più che facile,in quanto un canarino comune allungato e gentile di forme era ritenuto realizzabile con poca fatica.I soggetti presentati erano
troppo migliorati, sì da non doversi più chiamare Italiani Migliorati.Erano veri e ben riusciti
incroci di sostituzione, più prossimi parenti dello Yorkshires.
In complesso l’Esposizione è stata improntata da un’attività molto più vivace degli anni scorsi, tanto da determinare un aumento delle quote dei valori dei campioni in vendita delle varie
razze.Come risulta dalle premiazioni i migliori allevatori hanno avuto un pieno riconoscimento ed a questi è doveroso unire quelli che si sono distinti per attività organizzativa: per tutti un
plauso sincero e molti ringraziamenti.In particolare rinnoviamo il nostro grazie ai componenti
la Giuria che pazientemente hanno lavorato per pura passione e con spiccata competenza.
L’importanza della manifestazione ha trovato uno spontaneo riconoscimento nell’interesse dimostrato dall’EIAR che domenica 29 radiodiffondeva a mezzo di tutte le sue stazioni,l’annunzio
ufficiale dell’avvenuta cerimonia inaugurativi della VI Mostra del Canarino ed in quello dimostrato dall’Istituto Nazionale Luce che per ben due ore ha ripreso i migliori soggetti ed un
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
insieme delle Sale dove erano allineate le numerose gabbiette coi graziosi e preziosi ospiti.
E’ con grande soddisfazione che chiudiamo queste note, augurando alla Società “Il
Canarino” di Modena sempre nuovi successi nell’interesse della Canaricoltura Italiana.
(dal nostro inviato speciale)
(da Rivista degli Allevatori, 15 febbraio 1939)
La mostra milanese di canaricoltura
(16-18 dicembre 1938)
Nei giorni 16,17,18 dicembre 1938 ebbe luogo in Milano la prima Mostra di Canaricoltura, promossa dalla “Confederazione Fascista Unione Agricoltori, Sezione Allevatori Uccelli”.L’esito
della medesima è stato molto lusinghiero, e superiore ad ogni aspettativa. Vi concorsero in gran
numero allevatori di Milano e Provincia, del Lombardo-Veneto e Piemonte, con bellissimi esemplari di canto, forma e colore.I premi aggiudicati dalla Giuria sono stati perciò piuttosto numerosi, ci riserviamo quindi di pubblicarne l’elenco in altro numero della rivista, accontentandoci,
per ora, di pubblicarne la semplice cronaca.
Dal sig. Zotti di Milano venne presentato un notevole gruppo di Harz, dal canto melodioso e dal piumaggio di vario colore, dall’arancio carico al bianco-neve.Alcuni importati ed altri
di sua produzione, destarono tutti l’interesse e l’ammirazione degli amatori.Assai meritevole di
attenzione fu il gruppo degli Harz, presentato dal sig. Erba di Menaggio al quale vennero assegnati parecchi premi di campionato per canto e per colore. Così pure la signora Dialti di Ferrara
presentò degli Harz variopinti ed eccellenti cantatori.
Ancora dal sig. Zotti sono stati presentati 6,o 7 soggetti Bossù belgi, inarrivabili per le
forme originali e caratteristiche.
Due coppie di Scotch-Fancies, di proprietà della sig. Dialti di Ferrara hanno destato l’ammirazione dei visitatori.Sono canarini assai rari, e difficili a trovarsi.
La sig. Giamminola di Como ha esposto i suoi Yorkshires, elegantissimi nelle loro forme
slanciate e nelle caratteristiche perfette.
Nel campo degli arricciati, degna di rilievo è stata la varietà del Milanbianco, così denominato per il suo piumaggio bianco-neve arricciato, e della struttura dell’Olandese, o poco più.
Diciamo “degno di rilievo” in quantochè questo canarino è stato creato, si può dire quasi, in
Milano, dalla pazienza e dalla tenacia di alcuni allevatori Milanesi, che hanno lavorato per degli
anni, per ottenere, come hanno ottenuto, un tipo di canarino arricciato e bianchissimo.A questi
signori va tributato un meritato plauso dagli amatori del canarino. Numerosi furono i soggetti
presentati di questa varietà, come numerosi i loro presentatori. I sigg. Astori, Vaccari, Gallo,
Medetti, Bertoletti e Bisio hanno presentato dei tipi, alcuni per vero dire,meravigliosi per la
candidezza e leggerezza del loro piumaggio.
Sempre nel campo degli arricciati, un gruppo veramente superbo di “Parigini” fu presentato dal Dott. Giuliani di Milano.Tutti i soggetti, alcuni dei quali importati, erano meravigliosi
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
Regolamento Mostra di Modena
per la taglia gigante, per il piumaggio voluminoso e sericeo, per la perfezione e purezza delle
caratteristiche di razza e fecero guadagnare al fortunato proprietario diversi premi di campionato e primi premi.
Anche il sig.Vaccari di Piacenza ha presentato una magnifica coppia di arricciati di
Parigi, come pure il sig. Quaglia di Torino ha esposto parecchi soggetti non meno meritevoli di
attenzione.
Dall’afflusso di pubblico, addirittura enorme, e degli amatori, specialmente nelle giornate di sabato e domenica, ci si potè convincere di quanto grande sia stato l’interessamento per
questa Mostra del Canarino.
Benché infine i Giudici delle Mostre possano paragonarsi agli “Arbitri” delle partite di
calcio e come questi siano esposti agli umori capricciosi del pubblico nonostante il grave fardello di responsabilità che si portano sulle spalle, pure va tributata la massima lode all’operato
onesto e volenteroso del sig. Tedesco Joseph di Udine e del sig. Rolando Vito di Torino, che
hanno saputo giudicare con “scienza” e “coscienza”.
(un imparziale osservatore)
(da Rivista degli Allevatori, 15 gennaio 1939)
Il regolamento Mostra di Modena del 1941 mostra straordinarie similitudini con i regolamenti attuali: potrebbe essere adottato da una qualsiasi attuale associazione (in più,oggi,
c’è l’anello inamovibile FOI).
8° Esposizione di Canarini a Modena
31 Gennaio, 1 e 2 Febbraio 1941-XIX
La Spett. Società “Il Canarino” di Modena indice l’annuale mostra di canarini e pertanto ci prega di pubblicare
il seguente :
REGOLAMENTO
Art.1-In Modena nella Sala g.c della Casa dello Studente, in via Università n.°33, avrà luogo la VIII Esposizione di canarini. Vi potranno prendere parte tutti gli allevatori di canarini, che all’atto dell’iscrizione versino le quote
d’iscrizione e nolo gabbie.
Art.2-Le iscrizioni accompagnate dalla relativa quota dovranno pervenire alla Segreteria della Società in via
Ganaceto n.° 9, entro e non oltre il 29 Gennaio 1941-XIX.L’Esposizione sarà suddivisa in tante categorie quante saranno le razze presentate, sia per la forma che per il colore.
Art.3-La quota d’iscrizione è fissata in L. 5 per ogni gabbia occupata ed in L.1 per ogni soggetto il cui mantenimento è a carico della Società.
Art.4-Le gabbie sono fornite dalla Società che dispone del numero qualunque sia l’ammontare dei soggetti
presentati.E’ quindi vietato l’uso di gabbie private.
Art.5-I soggetti dovranno giungere nei locali dell’Esposizione il giorno di sabato 1 febbraio non più tardi delle ore 12.
Art.6-La Società declina ogni responsabilità per decesso avvenuto, sia durante i trasporti, che nel periodo Mostra.
Art.7-Le gabbie e gli attrezzi saranno a cura della Società disinfettati secondo i metodi sanitari moderni.
Art.8-I soggetti presentati in più categorie e sotto errata denominazione del sesso, verranno squalificati e di
conseguenza non tenuti in nessuna considerazione.
Art.9-La giuria in base ai modelli appositamente approvati dalla A.I.C, classificherà i soggetti ed assegnerà
loro i punti meritati. Il responso della Giuria è inappellabile.
Art.10-Per ogni soggetto premiato sarà consegnato un diploma sul quale figureranno i punti raggiunti nella
classificazione, ed altri premi in medaglie, coppe ed oggetti artistici, offerti da Enti ed Autorità.
Ai soggetti che raggiungeranno i 100 punti verrà applicato l’anellino d’oro.
Art.11-Gli Espositori che non intendono prendere parte di persona,possono inviare i soggetti che saranno
curati dal personale incaricato sotto la diretta sorveglianza dei Dirigenti della Società.
Art.12-Nel caso in cui la Società debba ritornare i canarini all’Espositore questi si sobbarcherà le spese di trasporto.
Art.13-Per i soggetti venduti a mezzo Commissione, la Società si trattiene il 10% sul ricavato ed in tal caso
l’Espositore deve prima preventivamente dichiararne il valore.
( da “Rivista degli Allevatori”,gennaio 1941)
3-Omaggio A Bologna
La prima mostra di canarini si e’ inaugurata
a Bologna (1947)
A quei tempi c’era una situazione delicata nella città felsinea, con una scissione appena consumata. Il nuovo sodalizio in realtà aveva organizzata una mostra anche l’anno precedente (15 dicembre 1946, nei locali del Palazzo della Borsa, Via Rizzoli, angolo piazza del Tritone).Sono dunque
i primi passi dopo la guerra di riorganizzazione della canaricoltura bolognese, che fra grandi
difficoltà ricostruisce il suo vitale momento pubblico.Nel 1949 furono addirittura due le Mostre,
indette, addirittura in contemporanea, rispettivamente dall’Associazione Bolognese di Canaricoltura,: 30-31 ottobre e 1 novembre e dall’A.O.B il 30 ottobre .
Ma l’ornitofilia bolognese ha saputo superare quei momenti di difficoltà, che spesso sono opportunità di crescita, se è vero che nel 2006 ha realizzata una splendida 60^ edizione con un record di
presenze di tutto rispetto (3205 ingabbi , dicono le cronache). Come se ciò non bastasse, ben otto
mostre specialistiche hanno caratterizzato la 60^ edizione: dimostrazione dell’indiscussa capacità
organizzativa dei bolognesi contemporanei e della loro ritrovata abilità nel superare le differenze e
indirizzarle verso comuni obiettivi.
Facciamo nostro l’augurio con cui si chiude l’articolo che segue: Ad Maiora! E ci complimentiamo
con Rita ed i suoi collaboratori.
Tutti in piedi: la premiazione svolge il suo nastro dei suoi ultimi minuti; tutti in piedi, nei
pressi della sala che accoglie gli allievi dei valorosi allevatori bolognesi, a discutere, a trepidare
ad ogni sbattere di porta.Tutti in piedi ed in apprensione mentre dinanzi alla porta di ingresso
i canaricoltori fanno massa e discutono animatamente.
Quando l’attesa è finita, quando il simpaticissimo Bardoni, esaurito con scienza e coscienza il suo compito di giudice, ci viene incontro sorridendo con la mano tesa, allora gli allevatori si buttano in avanti, sfociano nella capace sala concessa dalla direzione della palestra
ginnastica sita in via Maggio, e danno sfogo a tutta la loro gioia. E’ stata una bella dimostrazione della volontà che anima gli allevatori bolognesi , capeggiati da due volitive figure, Giuliani
e Veronesi, non nuovi a tutti i simpatizzanti d’Italia.Trionfo della volontà; qualsiasi frase non
potrebbe essere come questa tanto appropriata. Privi di mezzi, di gabbie, ostacolati dalle stesse
autorità, impossibilitati ad usufruire di una delle tantissime sale da ballo che troneggiano nelle
centralissime vie della Dotta, i canaricoltori bolognesi più saldi di una rupe hanno dato vita ad
una gaia ed indovinata manifestazione canaricola. Successo quindi ancor più meritato, perché
scaturito da un sacrificio, da una franca condotta, da una volontà di ferro.
Dalle vicine città emiliane e venete si sono riversati a Bologna parecchi allevatori:
quelli di ieri, quelli di sempre. Eccoli sgusciare in fila indiana sotto i nostri occhi, hanno le loro
gabbiette più o meno voluminose sotto braccio, se le stringono forte forte col cuore palpitante.
Marchiori, Facchinato, Pagnacco, Bolzanella (quattro padovani ben noti nei nostri ambienti), Schianchi di Parma, Tirelli, Barbieri, Braidi e C. di Modena, Rossi e Corradini di Reggio
E.(quest’ultimo con un bel gruppetto dei suoi bellissimi esotici), il commerciante Mechini di Firenze sono presenti alla manifestazione, la prima della stagione.Diamo un’occhiata in giro: sono
visi seri, visi allegri, sguardi corrucciati; ecco Vacchetti, il dinamico Canaricoltore della Turrita,
Alessandri, i cui Parigini hanno mandato in visibilio profani ed appassionati (lo stesso Bardoni,
di cui ammiriamo la franchezza, ha avuto parole d’encomio e di elogio per detti soggetti), Gotti,
Bonfiglioli, Poli, Danieli (già ci sei anche tu bruna, sorridente signorina segretaria) attenti a
fornire al pubblico ed ai forestieri un mucchio di interessanti schiarimenti.
La posta in palio era grossa, forse troppo grossa per il Sodalizio bolognese assillato da
molteplici preoccupazioni: ciò nonostante le cose sono andate per il meglio. Ottima la messa
in scena: discreto il numero dei canarini delle razze più celebri. Non indifferente la rappresentanza di soggetti di valore. Gli arricciati hanno trionfato. Mirano dunque alla conquista del
mercato nazionale? Anche gli Harzer hanno degnamente figurato.
L’operato della giuria ha più che convinto. Le prime citazioni per i bolognesi le abbiamo fatte, ci scusiamo verso gli altri, ma lo spazio è sempre il solito tiranno.
La Mostra di Bologna ci ha sorpresi.Se sapranno i canaricoltori della Dotta continuare nel
cammino intrapreso, la canaricoltura italiana può sin d’ora contare sopra un sodalizio di sicuro avvenire.
Ad maiora, amici bolognesi, ve lo auguriamo toto corde.
(Gaetano Montanari)
(da Uccelli da Gabbia e da Voliera, dicembre 1947)
4-Esposizione aviologica di Reggio Emilia
(24 novembre 1940)
OVVERO: L’introduzione della scala dei punti
Evidentemente l’hanno nel DNA, i reggiani: innovare sempre, sperimentare ogni anno qualcosa,
modificare e affinare sia in campo tecnico sia organizzativo.
Corre l’anno 1940, foriero di drammatici eventi, e Reggio E., che da poco più di un anno ha dato
vita alla sua Società Aviologica Reggiana (S.A.R), sforna un set di novità destinate ad entrare
nella storia degli ornicoltori italiani: per la prima volta è introdotta in una mostra italiana di canaricoltura il giudizio secondo uno standard ed una conseguente scheda di punti, compare l’anello
individuale d’identificazione del singolo soggetto (obbligatorio solo nella sezione riservata ai soci
S.A.R), si lancia un sistema di relazioni su scala nazionale fra le Federazioni Sportive, allo scopo
di creare massa critica e di scambiare esperienze (la scala di punti è mutuata dalle gare dei colombi,
come viene ricordato).
E’ sostanzialmente una vera rivoluzione, è l’avvio della fase moderna del nostro hobby, è il passaggio
dal pionierismo all’organizzazione per obiettivi.
L’adozione della scala dei punti genera come conseguenza:
-obbligo di definire uno standard per ciascuna specie e varietà; oggettività del giudizio;
-universalità dello stesso, essendo definiti univocamente i criteri;
-possibilità di formazione dei giudici ma anche degli stessi allevatori, che dai “cartellini” ricavano
preziose indicazioni per il miglioramento.
L’anello individuale inamovibile d’identificazione fornisce la certezza del soggetto e la base del sistema di regole per la corretta gestione delle gare.I due provvedimenti sono l’apertura della porta verso
competizioni europee, che potrà attuarsi solo dopo il lungo periodo bellico.
Le relazioni collaborative fra le varie Federazioni Sportive sanciscono la nascita di un sistema di
pressione nei confronti delle Istituzioni ed una forte opportunità di crescita dei vari Movimenti, grazie alo scambio delle esperienze.L’evoluzione può accelerare a costo zero, come la scala punti insegna.
Oggi diremmo che i reggiani promossero la “lobby” dell’Associazionismo sportivo, con il nobile obiettivo di unire le forze per avere più forza. E proposero e sostennero la collaborazione fra gli allevatori
europei.
Un filo conduttore chiaro e distintivo: innovare per gradi ma con determinazione, operare per unire e
costruire sviluppo.Ieri come oggi.
La manifestazione Reggiana anche in quest’anno ha avuto pieno successo, sia dal lato organizzativo, veramente esemplare e poco comune in manifestazioni del genere, sia per il numero sia
per la qualità dei soggetti esposti. Chi ricorda la prima manifestazione tenutasi a Reggio E. nel
febbraio 1939 rimane stupito come in soli due anni d’allevamento si abbia potuto progredire
nella misura che i canaricoltori reggiani hanno dimostrato.
Veramente larga la partecipazione d’espositori provenienti da altre città, molte sezioni
hanno inviato loro rappresentanti che portarono soggetti d’indiscusso valore.
Ottimo il colpo d’occhio: in una larga sala su due file i canarini di forma, in altra saletta
il numeroso gruppo dei rumorosi e variopinti ondulati, in altra i canarini comuni, gli ibridi e gli
uccelli esotici e nostrani, in altra saletta ed in eleganti gabbiette gli Harzer, ed infine altra sala
fu allestita per il mercato, dove numerose contrattazioni ebbero luogo.
Se sull’organizzazione la Società Reggiana si è già imposta ed in quest’occasione ha non
solo saputo mantenerla ma migliorarla, sul lato tecnico organizzativo era attesa alla prova per
l’ardita innovazione veramente aspettata nel campo canaricolo.
Generale stupore! Abituati a vedere in ogni Esposizione di canarini almeno una diecina,
e spesso molto più, di soggetti punteggiati a 100 (con lode, con merito, senza lode e senza merito oppure suddivisi in campione moderno, antico, mezzo e mezzo ecc, ecc. con premio d’onore,
primo premio e secondo premio, tutti ben inteso con 100 punti) si rimane non poco stupiti nel
trovare che qualche raro soggetto abbia raggiunto e superato i 90 punti, pochi anche quelli che
hanno raggiunto e superato gli 80 punti. Perchè? chiederanno gli assenti.
Cosa semplicissima: a Reggio Emilia si è fatto uso completo della scala dei punti, ad ogni
gabbia era appeso il cartellino con la scala dei punti completa e ad ogni voce erano segnati i
punti raggiunti.Siamo certi che tecnicamente il risultato sia stato raggiunto in pieno e che tutti
abbiano potuto imparare, soprattutto gli allevatori Reggiani.
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
I Reggiani vedranno volentieri applicato questo sistema anche dalle altre Sezioni
(Associazioni, N.d.R), così si potrà avere una uniformità di giudizio in tutte le Esposizioni e
si potrà conoscere quanto vale in fatto di perfezione un soggetto.In questa manifestazione i
Giudici sig. Panera d’Alessandria e sig. Perotti di Torino hanno con la loro intelligente opera
e serietà mostrato quanto possa insegnare una Esposizione. In generale si può dire che tutti
sono rimasti delusi per il punteggio basso, ma anche che, forse come non mai, gli Espositori
si sono trovati disarmati nella critica contro la povera giuria, perché il giudizio era lì innanzi a tutti, ben chiaro, in ogni suo particolare. Concludendo, il sistema è buono e merita di
essere segnalato e soprattutto seguito.
La manifestazione è stata visitata dall’Ecc.za il Prefetto di Reggio E.che, accompagnato dal Presidente, ebbe a manifestare il proprio compiacimento per gli allevatori Reggiani che hanno esposto in Sezione a parte i soggetti allevati nell’annata, muniti d’anello
inamovibile con matricola, come pure ebbe parole di compiacimento per i soggetti veramente belli esposti dai molti canaricoltori d’altre Sezioni (Associazioni, N.d.R).
Nel pomeriggio, quando le sale erano gremite di pubblico, nella saletta della Direzione il Conte Colonnello Alfonso Cigala Fulgosi, Presidente della Federazione Ippica Equestre
Italiana, consegnò al socio Mori Arturo, per avere raggiunto il migliore punteggio nell’allevamento, la coppa che lo stesso Conte Cigala Fulgosi aveva messo in palio fra gli allevatori
reggiani.La partecipazione del Presidente della Federazione Ippica Equestre è stata di particolare gradimento giacchè ben note sono le capacità organizzative della personalità che fu
già Presidente della Federazione Colombieri d’Italia, e che fu uno fra i primi ad introdurre
in Italia il sistema della classificazione dei soggetti esposti a mezzo della scala dei punti.
La Sezione Reggiana, pertanto, si è fatta promotrice di un necessario avvicinamento
fra l’A.I.C (Associazione Italiana Canaricoltori, appena costituita, N.d.R) e le altre grandi
Organizzazioni Nazionali Sportive, certa dell’utilità di questi contatti con illustri e benemeriti rappresentanti delle varie Federazioni Nazionali.
(da Rivista degli Allevatori, 15 dic. 1940)
(articolo non firmato)
1946: La Fiera di Sacile
La “sagra dei Osèi” è una manifestazione folkloristica delle più antiche in Italia.Deriva
dall’antico “mercato di S.Lorenzo”, di cui si hanno notizie storiche a partire dal 2 agosto 1274.
Sono cambiate le denominazioni: fiera-mercato di S. Lorenzo, Mercato degli uccelli, Esposizione-Mercato, Fiera degli uccelli ma la struttura della manifestazione è rimasta praticamente
invariata. Istituita, secondo la tradizione, dal Patriarca d’Aquileia Bertrando di Saint Geniès,
ha subito una riorganizzazione nel 1907, anno in cui ebbe un “lancio” nazionale con un articolo
di A. Fraccaroli (“Delirio di mille armonie sovrapposte, diseguali e fantastiche…”) e l’onore
di una tavola del grande Achille Beltrame, l’anno successivo.
Sono presenti una molteplicità di animali domestici, ma gli uccelli la fanno sicuramente
da padroni, da cui la denominazione di “Sagra dei Osèi”, comparsa per la prima volta nel 1926.
In specifico, caratteristica di Sacile è la gara canora fra uccelli (tordi, merli, sasselli, lucherini,
fringuelli, cardellini, peppole e quaglie) e fra umani …imitatori.
Oltre sette secoli di vita, dunque, per una manifestazione che non assomiglia a nessun’altra e che attira decine di migliaia di appassionati e visitatori dall’Italia e dall’estero, soprattutto
nell’edizione storica collocata nella prima domenica dopo ferragosto (c’è anche un’edizione primaverile).Nel corso dei secoli, ma soprattutto degli ultimi trent’anni, è cambiato il rapporto fra
l’opinione pubblica e gli animali in generale, e gli uccelli in particolare, e- conseguentementesono cambiate le leggi.Immutato è però rimasto il fascino di questa “sagra”.
Vediamone le cronache a confronto 1946 e 2004.
Nota a tutti è la famosa “Sagra dei Osèi” di Sacile, una delle fiere più antiche del Veneto e,
possiam pur dire, di tutta Italia.Il concorso è enorme: i roccolisti ed i paretaisti dell’Udinese, del Bellunese, dell’Agordino, scendono alla pianura a rifornirsi, ben armati di desideri
e di denari, eh, sì, anche di danari, perché a questa fiera si raggiungono i più alti prezzi su
contrattazioni del genere.
Gli uccellatori ed allevatori che espongono a Sacile vengono di padre in figlio, seguendo una tradizione che non si è mai smentita nei secoli, tanto da far nascere, dai pochi ed isolati amatori di un tempo, una vera e propria industria locale, che prospera magnificamente
ed è fonte di guadagno a molte centinaia di persone.
E la parola “sagra” non è stata adoperata a caso, giacchè si tratta di una vera e
propria festa degli uccelli, anzi, di un vero e proprio rito praticato religiosamente dagli
uccellatori.In questa sagra rifulge, soprattutto, quella che è la centenaria esperienza degli
allevatori veneti, i quali, di padre in figlio, si tramandano i piccoli misteri, che poi costituiscono tutto un segreto del loro successo.
Gli sforzi di questi allevatori sono tutti rivolti ad ottenere il “campione”, e, quando
giungono ad esporlo sul mercato ed a venderlo ad altissimo prezzo, seguono più un miraggio
di amor proprio che avidità di lucro.
Questa magnifica fiera si svolge la prima domenica di settembre di ogni anno, da
tempo immemorabile, ed ecco come quest’anno l’ha veduta il nostro inviato speciale sig.
Stellin Luigi di Treviso.
In questo secondo anno dopo la fine della guerra, la fiera ha riacquistato le proporzioni e le caratteristiche degli anni di pace.Vi sono giunto all’alba, quando la folla non aveva
ancora invaso la grande piazza della cittadina situata all’estremo limite meridionale del
Friuli, sulla strada napoleonica Venezia-Vienna, quasi a cavaliere fra la provincia di Udine
e quella di Treviso.
Gli espositori, giunti da paesi lontani e vicini fino dal pomeriggio del sabato o nella
notte successiva, stavano allineando il frutto della loro passione in ordine asimmetrico, secondo la tradizione, lungo i muri, su panche, appese le gabbie ad ogni chiodo, ad ogni gancio
trovato sul muro.
In contrasto a questa norma, che è una delle caratteristiche della fiera, un arco gigantesco verde, con uno sfondo di foglie fresche di bambù, conteneva forse un centinaio di
gabbiette verdi, lucide e nette, tutte uguali e poste l’una sopra l’altra. Esse racchiudevano
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
ciascuna un uccello. Ivi il tordo ed il verzellino, il merlo ed il lucherino, il frisone e l’usignolo,
l’allodola ed il fanello, ed ogni altra specie di uccelli granivori e insettivori, da canto e da richiamo, era rappresentata. Ma senz’ordine, come fossero messi l’uno appresso all’altro, così
a casaccio.
Il canto-Quasi a salutare i visitatori più mattinieri, gli uccelli da richiamo, esposti in gran
numero, e particolarmente i tordi, cantavano la loro canzone infondendo nell’animo quasi
un’agitazione, un’allegria inconsueta. Tutto veniva rapidamente messo a punto: salivano
sui gruppi di gabbie i cartelli col numero dei concorrenti. La folla incominciava ad invadere
la piazza.
I canarini- Quantunque non esposti in larga scala, i canarini davano tuttavia la nota allegra
alla festa.In gran numero figuravano gli arancio-rossi ed i bianchi, particolarmente cari alle
masse. Anche gli olandesi furono oggetto di grande ammirazione. Pochi gli Harzer da canto.
I pappagalli ondulati, nelle diverse tinte, posti qua e la fra le gabbie degli uccelli dei campi,
sembravano piante esotiche in mezzo ai prati.
Gli uccelletti acrobati- Trattenuti da una catenella fissata sotto le ali, lucherini e cardellini,
in istato di apparente libertà, giravano attorno ad un cerchiello e si guadagnavano il cibo
facendo salire fino a loro la mangiatoia, cui non potevano accedere, a mezzo di una funicella
che tiravano col becco e che di volta in volta trattenevano con la zampina.
Veramente guadagnato quel granello di miglio!
Le civette- In un piazzale attiguo, le civette, collocate sulle loro alte grucce, davano saggio
della loro bravura. Si tuffavano sulla preda per ritornare quindi al loro posto.
I cani e gli animali da cortile- Cani da guardia e da caccia, cuccioli e adulti formavano, sotto
una loggia, un padiglione a sé, mentre gli animali da cortile, colombi, fagiani e polli di razze
speciali venivano offerti un po’ dovunque. Molti e belli i conigli di razze diverse.
Utensili e mangimi- Gabbie di dimensioni diverse, accessori vari, mangimi di ogni tipo erano
esposti con i relativi cartelli dei prezzi.
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
La giuria- Un apposito comitato doveva premiare gli espositori più meritevoli. I componenti giravano e segnavano il giudizio. Il tempo e la folla m’impedirono di avvicinare
qualcuno dei membri cui volevo chiedere i criteri seguiti sull’assegnazione dei premi.
Le vendite- Il tempo passava, e attorno a ciascun espositore era una piccola folla. Particolarmente attorniato era il sig. Perissinotto Domenico di Oderzo, che ha presentato un
centinaio di canarini olandesi e di ondulati. E, a poco a poco, quella folla di pennuti si
andava diradando. Verso la fine delle vendite vi fu una vera gara all’acquisto. Qualcuno,
che da principio era stato titubante nella scelta. Offriva ora di più del prezzo richiesto
per garantirsi il soggetto desiderato. Io penso che siano stati venduti uccelli per molte
centinaia di migliaia di lire.
La gara del “chioccolo”- Verso le dieci il mercato volgeva alla fine. Tutti si riversavano al
teatro per assistere alla gara del chioccolo. Una gara cioè, di appassionati, per lo più cacciatori o gente dei campi, nell’imitare, senza l’ausilio di alcuno strumento, i richiami ed i
canti di uccelli diversi. Per concorrere al premio era necessario imitare, d’obbligo, almeno
il canto del merlo, del tordo e dell’allodola. L’imitazione di altri canti veniva pure sentita.
La scena era sotto un certo aspetto, buffa.
S’era in teatro e sembrava d’essere in un bosco.
I premi- Non mi fu possibile attendere il verdetto della giuria. Seppi che il primo premio
venne assegnato al sig. Perissinotto Domenico di Oderzo.
Gli appassionati- Ala fine della festa, prima di mezzogiorno, quando la folla aveva quasi sgomberato la piazza, gli appassionati si ritrovarono. Vi furono i saluti cordiali delle
vecchie conoscenze, che a Sacile, ogni anno, si danno tacito convegno. Non mancarono le
presentazioni di nuovi arrivati in questa nostra schiera. Fu uno scambio reciproco di idee,
di consigli, di appuntamenti. Furono intessute nuove amicizie.
Si parlò delle Sezioni canapicole, dei programmi per il futuro, delle speranze,
dell’ascesa della canaricoltura italiana oltre le vette raggiunte da altri popoli.
Questi contatti rappresentarono una vera giogaia per tutti. E non mancò la nota allegra.
Più sopra ho detto che gli Harzer da canto erano scarsamente rappresentati. Non incontrai,
infatti, il proprietario del più ricco e perfetto allevamento di tali soggetti, che ebbi mai occasione di visitare. Allevamento gelosamente custodito fra le possenti mura di un medioevale
castello del Friuli (nel capitolo “Allevamenti e allevatori italiani”, vedi “Visita ad alcuni allevamenti nel Veneto”: Joseph Tedesco, N.d.R). Mi è dispiaciuto, ma penso anch’io che di questa
stagione gli uccelli più delicati stanno meglio nelle loro gabbie.
A mezzogiorno tutto era finito e, rinchiuso nello scatolone di un camioncino, filavo verso casa.
Luigi Stellin
( da: “Uccelli da Gabbia e da Voliera”, ottobre 1946).
1953: La sagra degli uccelli di Napoli
Una folla insolita, caratteristica, anima stamani via Medina, per lo più scarsamente frequentata; qui è ubicata la locale Questura, e, forse con eccessiva prudenza, i passanti preferiscono
passare “alla larga”.C’è invece, oggi, grande animazione, qui, ed addossate al muro di Palazzo
De Palma, fin verso il posteggio delle camionette della Celere è tutto un susseguirsi di gabbie e
gabbiette d’ogni foggia e grandezza, disposte senza alcun ordine prestabilito: è la “Fiera degli
uccelli” che, come mi si dice, ha luogo da tempi remoti in questa località ove sorgeva un tempo
la chiesa di S. Giuseppe.
Furoreggiano soprattutto i cardellini e i canarini, oltre ai verdoni ed altri passeracei.
Vedo, però, anche i colombi( e passi pure) e fin’anche cani e cagnolini delle razze più svariate:
che sia, questa, la sagra degli animali domestici?
M’intrufolo, tirato quasi a strattoni dai miei bambini, ed eccomi subito a curiosare in
prima fila. I partecipanti non sono veri e propri commercianti di uccelli, ma canaricoltori che
arrotondano così il bilancio, esitando il superfluo pazientemente allevato per un intero anno.
A casa hanno già le coppie dedite alle prime covate (è il 19 marzo, N.d.R.), e qui han portato
elementi di scarto tranne per gli “ibridi” di cardellino curati per il canto con dedizione tutta
particolare.
Alcuni cardellini, perfettamente familiarizzati, sono veramente un piacere a vedersi ed
ascoltare il loro caratteristico canto, foneticamente studiato in ogni particolare: ”pizè-pizèpizò”, dai fini intenditori.
Ne chiedo il prezzo otto, dieci, dodici …mila (aggiungono poi, quasi nella certezza di
non essere ben compresi).
“Signurì, chist’è de razz! E’ austegne verace! Nu vere malandrine!”: tutte doti essenziali, esaltanti il valore del soggetto ammirato e cioè “cardellino che ha già prolificato”-“de
razz”-; che è stato catturato nel periodo di agosto (“austegne”) favorevole, pare ai migliori
campioni; che è un “dominatore di canarine”, con le quali si accoppia certamente e facilmente,
conquistandole con la sua “baldanza”(“malandrino”).
Passiamo oltre, notando nella folla un vecchietto che ha fra le mani dei verdoni addomesticati, offrendoli a lire 500 cadauno: ne ha sulle spalle, sulla testa, nelle tasche(credetemi!),
oltre che dentro e fuori una gabbietta.Di soppiatto riesco a fotografarlo e così, avvertito dai
curiosi, minsi avvicina per dirmi che da trent’anni interviene alla fiera con questa sua specialità. Anticamente sì che era una bella festa, mi dice, ma poi l’eliminazione della chiesa stessa
di S. Giuseppe(trasferita in zona periferica) e la guerra han fatto perdere molta importanza a
questa caratteristica sagra.
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
Poi lascia che uno dei suoi pennuti allievi gli becchi del mangime fra le labbra; a stento riesco a trattenere il più piccolo dei miei bambini che vorrebbe orgogliosamente dire che
il suo bianco canarino ( da noi allevato) è capace di fare altrettanto e… meglio.
Fiera degli Uccelli di Napoli
E’ sul mezzogiorno già e la folla dei curiosi aumenta sempre più; ecco, finalmente incontro qualche amico della nostra associazione ornitologica: il rag. Bourelly, Aldanese, Masturbo, e poi ancora Simboli, La Pietra, De Vivo, con l’inconfondibile conte
Minichini(formidabile intenditore di cardellini ed ibridi, per cui tutti gli amici si affidano a
lui per la scelta di tali soggetti.
C’è anche il nostro carissimo avv. Castaldi ed il cordialissimo gener. Grazzini, stanno
esaminando un Gibber del sig. Oliva di Aversa: è l’unico elemento di gran pregio, peccato
solo sia al momento senza coda. Ferve subito una immancabile discussione e così parliamo
anche di quella “Mostra organizzata”, tanto agognata da alcuni di noi, nella sicurezza che
essa attrarrebbe numerosi allevatori ed appassionati con l’intuibile vantaggio di tutta la
canaricoltura locale.
I prezzi in questo mercato annuale sono inverosimilmente alti, e quindi, un nostro
intervento organizzativo potrebbe risolvere più di un problema che ci assilla, procacciandoci
uno sbocco che sempre più si mostra indispensabile.
Il mio desiderio ed augurio sincero è che a questi pur graziosi uccelletti possano affiancarsi, un giorno, i figli dei campioni che molti dei nostri allevatori hanno prodotto e ne
sono giustamente orgogliosi.
C’è tanta folla che sosterà ancora fin verso il meriggio fra queste gabbiette cinguettanti; in molte case, quest’oggi, forse per la prima volta, l’atmosfera solenne dell’ambiente
familiare sarà turbato da un’insolita allegria per un cardellino acquistato così all’improvviso, quasi senza voglia; poi, forse, la cara bestiola morirà (come sempre accade la prima
volta) fra il pianto dei piccoli e la mestizia dei grandi, fin quando –germogliata ormai quella
passione che non perdona- non si provvede alla sostituzione, stavolta con soggetto più sicuro( consigliato magari da qualche immancabile amico esperto).
Teodoro Cappabianca
( da “Uccelli da Gabbia e da Voliera”, marzo 1953).
Omaggio a Roma e Messina
Anche il sud dell’Italia era molto attivo, 60 anni fa, nel tentativo di riprendere le fila delle mostre
“canaricole”, negli anni post- bellici. Ricordiamo che, oltre alla situazione precaria degli allevamenti, anche le strutture adatte alle manifestazioni erano scarsamente disponibili, sia perché
il Paese era scarsamente dotato d’infrastrutture di questo tipo e sia perché quelle poche erano in
parte danneggiate dagli eventi bellici.Addirittura anche i bar venivano adattati a sala espositiva: pochi fronzoli, l’obiettivo è competere sportivamente e diffondere la passione per l’ornicoltura! E quale locale meglio di un bar può svolgere questa funzione di diffusione?
Anche le comunicazioni erano molto scarse, rispetto ad oggi: si comunicava prevalentemente per lettera, i trasporti di persone e cose erano effettuati via treno. I collegamenti nord- sud
ed est- ovest erano dunque molto disincentivanti (addirittura, si ricorda, alcune razze non erano
conosciute dal pubblico romano…). Ma la voglia di fare, di costruire, la sfida per risalire era
tale che tutto il Paese era un fermento d’iniziative.
Riusciremo a pubblicare solo poche testimonianze, per ragioni di spazio, grazie alla rivista che
pubblicava i resoconti delle mostre con enorme cura, tempestività e precisione: con l’ausilio di
queste cronache sul giornale degli allevatori è oggi possibile rivivere quei momenti pieni d’entusiasmo, partecipazione e buona volontà.E le cronache del tempo puntano più a valorizzare gli
sforzi e l’impegno che non le manchevolezze organizzative.
Non vi pare che, oggi, sentiamo la mancanza di questo spirito creativo, di questo sano
entusiasmo, di questo impegno personale prioritario?E’ uno spunto di riflessione che è forse utile
tenere presente.
La 1a mostra del canarino a Roma (1949)
Allestita nei locali del C.R.A.L dell’aeronautica in Piazza dell’Esedra dall’Associazione Romana Canaricoltori, in collaborazione con l’E.N.A.L provinciale, la 1^ Mostra Romana di Canarini di razze pregiate ha richiamato, nei giorni 19-20-21 Novembre 1949, una gran folla
di visitatori, entusiasti per la simpatica iniziativa, nuova per la Capitale, e per le varie razze
esposte, molte delle quali non erano conosciute dal pubblico romano.
Nella sala, ornata di bellissime piante, gentilmente concesse dal Comune di Roma, alle
ore 16 del 19 novembre, il rappresentante del Ministro Segni, Presidente del Comitato d’Onore, nella persona del Prof. CARRANTE, Direttore Generale del Ministero dell’Agricoltura, accompagnato da tutti i componenti del Comitato d’Onore stesso: Commissario Nazionale dell’E.N.A.L, Prefetto, Questore, Sindaco, Direttore Generale dell’E.N.A.L, Presidente
dell’Ente Provinciale Turismo, Preside della Provincia, Presidente del C.R.A.L dell’aeronautica e guidato dal Comitato Organizzatore, ha inaugurato ufficialmente la Mostra, fra le più
variate e graziose espressioni di gioia degli ospiti canori, degnandosi poi di gradire un vermut,
offerto dall’A.R.C a tutti i convenuti.
Le razze: Parigino, Milanbianco, Yorkshire, Piccard, Olandese, Bossu Arricciato, Norwich, Nobile dell’Harz, Harzer di colore nelle varie tinte e gamme, Malinois,Ibridi del cardellino, ondulato d’Australia, nelle varie brillanti tinte, hanno avuto i loro degni rappresentanti.
Alcuni bellissimi esemplari del Parigino, dello Yorkshire, del Bossu arricciato e dell’Harzer di colore hanno meritato la coppa di campionato.
Un cardellino albini, vera rarità della razza, ha richiamato l’ammirata attenzione dei
visitatori e gli uccelli esotici sono stati rappresentati da due Usignoli Giapponesi e da un magnifico gruppo d’Ondulati, che hanno attratta la viva curiosità di molte persone.
Considerevole è stato il numero dei soggetti esposti, costituito prevalentemente da Harzer di colore, tutti veramente apprezzati e meritevoli della viva ammirazione del numeroso
pubblico, auspicata ricompensa che gli organizzatori si ripromettevano quale meta del lavoro
sostenuto, delle difficoltà superate principalmente ad opera del contributo finanziario offerto
da tutti i soci dell’A.R.C. per l’organizzazione di una Mostra degna della Capitale.Vivo apprezzamento va attribuito all’opera dell’E.N.A.L provinciale per avere entusiasticamente agevolato ed affiancato il compito del Comitato Organizzatore dell’A.R.C ed un plauso particolare è
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
stato meritato dalla Giuria, composta dalla Signora Giamminola, e dai Sigg. dott. Binasco
e De Toffol, per l’improbo lavoro affrontato con vera passione ed abnegazione.
L’I.N.C.O.M non ha voluto restare estranea a questa simpatica manifestazione ed
ha girato un cortometraggio con interessanti riprese di scene d’insieme della sala e dei migliori soggetti esposti, curandone poi la proiezione nei più eleganti cinema di Roma.
La sera del 21 novembre, a chiusura della riuscitissima Mostra, il Direttore Generale dell’E.N.A.L, Barone Volpini, ha proceduto alla premiazione rivolgendo agli allevatori
parole d’elogio, sottolineato dal vivo consenso del pubblico presente.
E.S
( da :Uccelli da gabbia e da voliera, dic. 1949)
IIa mostra regionale di canaricoltura
a Messina (1949)
Nei giorni 3-4 dicembre 1949, come annunziato, ha avuto luogo nei locali del Bar Nettuno a
Messina, la tanto attesa Seconda Esposizione Regionale di Canarini.
La manifestazione è riuscita oltremodo gradita per il numeroso pubblico intervenuto e
che ha avuto agio di ammirare i molti canarini, pappagallini ed uccelli esotici esposti.
Nella mattinata del 3 c. m. la giuria composta dai sigg.: Dr. G.Forzano, Rag. A. Coletta
e dal sig P.Spanò, ha classificato e premiato i migliori soggetti esposti; nel pomeriggio la Mostra è stata inaugurata dal Sindaco, avv. Basilo, che ha avuto parole di compiacimento per i
dirigenti ed espositori tutti, parole veramente lusinghiere per l’avvenire, dopodiché la Mostra
è stata aperta al pubblico.Molto apprezzata, infine, la visita del Dr. N.Pavone, dell’Ente Turismo, che si è compiaciuto con gli organizzatori della Mostra per la simpatica Esposizione.
Erano presenti le seguenti categorie a concorso: Bossu belga, Parigini, Milanbianco,
Yorkshires, Harzer di colore, Olandesi del Sud, Ibridi, Pappagallini d’Australia.
La Mostra ha avuto termine alle ore 21 del 4 corrente, con piena soddisfazione di tutti.
Il Cronista
(da “Uccelli da gabbia e da voliera”, dic. 1949)
Omaggio a Napoli e Campania
Anche la storia degli allevatori napoletani e campani si perde nella notte dei tempi. Una tradizione consolidata di allevamento traspare nella grande qualità di alcune razze, che a volte hanno
precorso i tempi rispetto altri allevamenti.Interessante in proposito la bibliografia citata nel capitolo dedicato alla nascita di nuove razze, in particolare il Gibber Italicus: le lettere di Giovanni
Sofia ( 1 ) e di Augusto Schianchi ( 2 ) sono estremamente esplicative sul valore degli allevatori
napoletani a quei tempi.
Non altrettanto, forse, si può dire della facilità con cui gli allevatori locali si associano per
dare vita ad organizzazioni comuni, con lo scopo di tutelare gli specifici e comuni interessi, favorire
lo scambio di idee e riproduttori, organizzare manifestazioni di confronto e promozione.
Così almeno afferma l’autore delle riflessioni napoletane che di seguito riportiamo in ampi stralci.
Eppure, fra le prime società che diedero vita all’Associazione Nazionale Canaricoltori, viene segnalata già nel 1939 una associazione napoletana ( 3 ), probabilmente scomparsa
durante la guerra.Nella fase di ricostruzione del Paese e di ricostituzione delle Associazioni
Ornitologiche,anche in Campania c’è chi fa la sua parte: Fernando Savino ricorda che in Campania sta lavorando il sig. Muca Guglielmo di Napoli ( 4 ), ma complessivamente la Campania
appare un po’ meno attiva e presente nel grande dibattito che condurrà alla nascita (2 febbraio
1947)dell’Associazione Nazionale.Negli elenchi degli Associati fino al maggio 1949 non si trovano associati campani.
Il 25 gennaio 1952 nasce l’Associazione Ornitologica Napoletana (A.O.N), che si dà
il seguente gruppo dirigente: Dott. Franco Grazzini, Presidente; Prof. Giacomo Ciampa e Avv.
Raffaele Castaldi, Vice-Presidenti;Sig. Teodoro Cappabianca, Segretario.La maggior parte delle notizie sull’attività in Campania provengono proprio dal Segretario Cappabianca, attraverso
i suoi articoli sulle riviste dell’epoca. Essendo anche appassionato fotografo,la vita ornitologica
campana è dotata di un buon repertorio di fotografie, sempre molto efficaci nel rappresentare la
realtà sociale del tempo. Faremo ampio uso di tale documentazione.
Ad un certo punto anche a Castellamare di Stabia iniziano le aggregazioni di allevatori e nasce una sub-associazione.Inoltre, l’A.O.N. assume il nome di Ass. Ornit. Partenopea
(A.O.P).Siamo nel 1952 ed iniziano le cronache di Cappabianca , che seguiremo.
Oltre a quella già citata in apertura, altra documentazione interessante per riscoprire e
conoscere più a fondo la realtà napoletana e campana è reperibile nel capitolo che illustra gli
allevamenti e in ( 5 ) e ( 6 )( 7 )( 8 ).
1-Orizzonte ornitologico napoletano
Parliamo un poco della canaricoltura locale: permettete? Due chiacchiere così alla buona, dette con sincerità e senza reconditi scopi, possono servire a schiarire le idee od apportare almeno
nuovo calore alla fiamma della nostra passione, la sola indispensabile forza per il raggiungimento di vette sempre più alte.
Mentre da più parti d’Italia si guarda con ammirazione( forse anche con un” tantino”
di giustificata, benevola invidia, perdonate questa espressione un po’ …azzardata) ai magnifici
prodotti di qualche allevamento napoletano, esaminiamo con schiettezza la nostra attuale e
reale situazione; vediamo cosa si produce nei nostri allevamenti e quali criteri o necessità ci
guidano nella diuturna dedizione ai nostri amati canarini.
Cominciamo con il Gibber italicus per doveroso omaggio all’unica razza italiana ufficialmente riconosciuta ( ed apprezzata) in campo internazionale. Tutti sanno che detto canarinio
era allevato a Napoli da oltre vent’anni, anche se erroneamente chiamato Bossu e tuttora gli
allevatori si contano a dozzine.Non è qui il caso di polemizzare con chicchessia per accreditare
il merito a coloro che per prima hanno creato questo bizzarro ed appariscente canarino, anche
perché la verità “vera” si perde nel tempo lontano ed i Casilli, Cerlino, Sodo ecc. non possono
più dire una parola chiarificatrice. Non posso personalmente fare a meno, però, di riconoscere
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
alla sig.ra Giamminola il vanto di aver affrontato per prima , all’estero, il severo giudizio
dei grossi calibri della canapicoltura internazionale, in lodevole collaborazione con la nostra Federazione, ottenendone l’ufficiale riconoscimento.
La produzione di Gibber è soddisfacente, sia in numero che in qualità, pur se in genere si nota una certa tendenza ad uscire (per eccesso) fuori della grandezza stabilita dallo
standard.
Fra i gelosi custodi di questa razza contiamo il dr. Ciampa che indubbiamente è ora
il massimo esponente fra gli allevatori italiani del genere, sia per la bellezza dei suoi soggetti e per l’ottima “origine” di essi( per lo più “Cerlino”), che per la specifica competenza,
serietà e tenace passione che lo anima. Non è esagerazione quanto affermiamo; egli a Reggio E. ha dato solo una piccola idea di ciò che possiede e può produrre; quest’anno, sempre
che Napoli potrà dare il battesimo alla I Mostra Nazionale del Canarino, tutti avranno da
sgranare gli occhi per l’ammirazione.!
Altri valenti ed apprezzati allevatori gli fanno bella corona, fra cui il compitissimo
avv. Raffaele Castaldi, decano dei canaricoltori napoletani; egli ha elementi sceltissimi, da
considerarsi fra i migliori( una sua femmina “pezzata” è una vera miniatura).
…omissis…
Passiamo ora al molto richiesto ed ammirato York:come in campo nazionale (e
forse internazionale!) anche qui è difficile trovare soggetti corrispondenti allo standard
pubblicato sul bollettino della FOI e molti (volutamente e non) generano confusione, definendo tale ogni canarino più “grosso” del normale; ciò non toglie vi sia qualcuno (Piccini)
che possiede qualche buon soggetto o che in seguito ad opportuni e fortunati incroci sia
riuscito ad avere discreti elementi.
…omissis…
I Parigini , gli Olandesi ed in genere tutte le altre razze inglesi sono …come le mosche bianche. Grande invasione di Harzer, più che altrove, forse Effettivamente bisognerà
riconoscere che questa razza ha conquistato un po’ tutti. A Napoli, però, è solo” il colore”
ad essersi imposto.
Incredibile, nella città dell’eterna melodia non è amato ed apprezzato il “nobile
canto dell’Harz puro”, nonostante i tentativi fatti da qualcuno(scrivente compreso) per
imporre alla ammirazione il “canarino dall’ugola d’oro” che rimarrà sempre la più alta
espressione canapicola(secondo noi, almeno).
…omissis…
Finora ottimi produttori di harzer arancio sono stati i simboli, rag. Previtera, Masella,
Nasti,La pietra, Padano. Considerati “parenti poveri”i bellissimi bianchi prodotti dal prof.
Grillo, gen. Grazzini, nonché i magnifici verdi- muschiati dell’ing. Zeppetelli.
Napoli vanta anche una forte produzione di “ibridi di carellino”: Per essi il valore è
dato solamente dal canto che deve essere quello selvatico e caratteristico del cardellino, senza
la minima nota del canarino(salvo casi eccezionalissimi di ibridi tutti “bianchi” o “gialli”);
ciò si spiega col fatto che i predetti elementi servono qui quasi esclusivamente da “richiami”
nella cattura dei cardellini.
…omissis…
2-Ma si fara’ veramente la mostra a Napoli?
Il principio del corrente anno ha segnato la nascita dell’Associazione Ornitologica Napoletana, nonostante le diffidenze ed i sorrisetti ironici degli immancabili superuomini che “prevedono e …sanno tutto”, e finanche di qualche bastone fra le ruote buttato così…forse con non
poca e sciocca malvagità, ma con alquanto nonsenso.
-Già, è sorta l’A.O.N, ma è vissuta e prosperata come era lecito attendersi?-vorrebbero
dire ora, e manca ad essi perfino l’ardire din porre questi interrogativi Le facciamo noi stessi
queste domande, e ci permettiamo di rispondere anche, con lapalissiana constatazione.
L’A.O.N. non è morta!Niuno potrà abbatterla, nonostante l’imprevisto arresto del suo
sviluppo iniziale.
Questa è la seconda nostra vittoria, la prima essendo stata quella della costituzione.
Ma verranno tempi migliori, allorquando tutti avranno capito, definitivamente, cosa
Nascita delle Associazioni e delle mostre italiane (1930-1953)
possa significare essere uniti sotto un’unica bandiera, all’ombra d’una sincera passione essenzialmente sportiva.
Siamo convintissimi, dopo ponderata riflessione ed analisi, che la effettuazione della
Mostra sarebbe, oltretutto. Sufficiente per attrarre gli incerti, i restii…; coloro che ci ignorano.. e coloro che vogliono ignorarci.Soffermiamoci ora, un poco e serenamente, su ciò che
scaturirebbe da una Mostra Nazionale in questa città.
In piazza S. Francesco a Portacapuana (accosto alla pretura) si effettua domenicalmente il mercato degli uccelli; non si può dire che attrae solo la curiosità dei passanti, oltre quella
caratteristica e piacevole dei bambini.
Prima erano i cardellini ed altri silvani catturati con le reti ad essere ivi offerti agli
amatori; ora i canarini, a poco a poco, son venuti a contrastare il passo, anche se non proprio
brillanti in qualità e razza.
Naturalmente il mercato risente di una tosale assenza di ordine, disciplina …e serietà
di trattazione, e pertanto molti fra coloro che sostano e vorrebbero iniziarsi alla canaricoltura,
restano perplessi e sfiduciati, temendo…rimetterci le penne( il che non di rado accade!).
Se ne deduce che con appropriate “fiere-mercato” sotto l’egida della nostra Associazione, e sovratutto la Mostra, la canapicoltura locale beneficerebbe d’un notevole impulso, con
l’aggiunta di quella indispensabile linfa di nuova germogliata passione.
Ma vi sono ancora altre non indifferenti considerazioni: prima fra esse quella di far
conoscere a tutti gli appassionati che indubbiamente verrebbero a Napoli per l’occasione, i
magnifici prodotti degli allevamenti locali, con notevole possibilità di allargare il troppo saturo mercato della nostra città. E l’interesse, diciamolo subito,non sarebbe solo dei nostri beneamati commercianti; il negare ciò significherebbe mancanza del più elementare raziocinio.
Noi siamo sicuri che chi ha orecchio da intendere…intenderà, e vorrà darci una mano a varare
l’auspicata manifestazione.
Tutto sta ad iniziare e …farsi conoscere; il successo non potrebbe in alcun caso mancare, chè l’esperienza di altrove insegna.
Sotto dunque con la buona volontà, con la indispensabile passione…e senza il nostro
meridionale pessimismo!
Teodoro Cappabianca
La I^ Mostra degli Uccelli da Gabbia e da Voliera, indetta dall’A.O.N si tenne regolarmente. Ebbe un buon successo di partecipanti e di pubblico.Il livello tecnico fu significativo.Fra i vincitori( con giudizi fra eccellente, ottimo e buono) i più noti allevatori campani
e Della Rovere di Messina.Da rilevare una curiosità: fra i premiati negli Harzer di colore, la
principessa Colonna Maria Luisa, con 4 eccellenti e 2 ottimi.
Molto positiva la recensione sulla 1^ Mostra napoletana da parte di F. Savino ( 9 ),
che coglie l’occasione per stigmatizzare le divisioni degli allevatori napoletani, produttrici
di debolezze e di ritardi nell’affermazione della canaricoltura locale.
(1)- Giovanni Sofia (“Ornitologia”, maggio 1951).
(2)- Augusto Schianchi ( “Ornitologia”, novembre 1951).
(3)- La Mostra del Canarino a Modena (“Rivista degli Allevatori”,15 febbraio 1939)
(4)- Per la costituenda Associazione Nazionale fra i Canaricoltori Italiani (“Uccelli da Gabbia e da Voliera”-maggio 1946)
(5)-Allevatori napoletani in vetrina (“Uccelli da Gabbia e da Voliera”,ottobre 1953).
(6)- Risultati, caratteristiche ed orientamenti della produzione napoletana (“Uccelli da
Gabbia e da Voliera”,aprile 1953).
(7)-Papaveri e …papere, ovvero esperienze partenopee sui rossi nuovo-colore( “Uccelli da
Gabbia e da Voliera”, ottobre 1952).
(8)-Nella canaricoltura napoletana:problemi di ieri, di oggi e di sempre (“Uccelli da Gabbia
e da Voliera”,novembre 1952).
(9)-Nota di F. Savino in “Uccelli da Gabbia e da Voliera”, novembre 1953
Rev. 17 marzo 2007
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