GIOVANI DETENUTI: FORMAZIONE REINSERIMENTO NELLA SOCIETA’ E LAVORO AL CENTRO DEL Formazione, relazione con l’altro, valorizzazione della persona. Sono stati questi i concetti chiave emersi dal seminario ‘Percorsi di inclusione sociolavorativa dei giovani ristretti tra innovazione e rete con il territorio’, svoltosi il 29 gennaio 2015 a Roma. La giornata, organizzata dall’Isfol, è stata dedicata alla presentazione dell’indagine “I giovani negli Istituti penali per i minorenni”, che ha analizzato due realtà specifiche: quella di Roma e quella di Palermo. Oltre alla presentazione dello studio, l’incontro ha dato spazio al racconto di alcune sperimentazioni concrete di inclusione socio-lavorativa e ad una tavola rotonda di discussione fra istituzioni, addetti ai lavori ed esperti del settore. Ha aperto il seminario il Dott.Amedeo Spagnolo, Dirigente Isfol. Nel suo intervento il Dott.Spagnolo ha introdotto il Progetto Pro.P., programma avviato nel 2006 in favore dei percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico, allargato negli anni successivi al mondo carcerario e nel 2013 esteso ai minori sia in stato di detenzione sia sottoposti a misure cautelari alternative. Il rappresentante dell’Isfol ha ricordato l’impegno dell’istituto nella ricerca, nella formazione e nello sviluppo sociale. “Il 20% dei Fondi Sociali Europei – ha dichiarato Spagnolo – è impegnato nell’inclusione sociale, soprattutto in favore dei minori non accompagnati e dei minori reclusi. L’incontro di oggi è l’occasione di riflessione sui mezzi di intervento a vantaggio dei giovani in difficoltà per il loro reinserimento socio-lavorativo. Un intervento questo, che può essere collegato a quello previsto dalla Garanzia Giovani, dato che i ragazzi che escono dal carcere devono poi essere reintrodotti nella società”. La parola è dunque passata alla Dott.ssa Serenella Pesarin, Direttore Generale per l’Attuazione dei Provvedimenti Giudiziari del Dipartimento per la Giustizia Minorile. “Il Quadro nazionale ed Ue – ha dichiarato la Dott.ssa Pesarin – darà opportunità concrete ai giovani detenuti, nella consapevolezza che un percorso sociale-lavorativo rappresenta uno strumento di appartenenza alla comunità”. “La sicurezza di un territorio – ha sottolineato – nasce sul principio di legalità e di bene comune: ciò rende necessario agire non solo con sanzioni ma anche con il reinserimento dei soggetti a rischio criminalità”. Il Direttore del D.G.M. ha poi evidenziato la mancanza di relazione in questo terzo millennio, epoca della globalizzazione e della comunicazione, che paradossalmente ha causato la difficoltà nei rapporti interpersonali. Il male dell’anima vissuto dai nostri ragazzi ha molteplici motivi: la mancanza del lavoro, la carenza di regole, l’insufficienza della socializzazione. “Recuperare la relazione con l’altro – sostiene la Dott.ssa Pesarin – appare fondamentale, come evidenziano i progetti oggi presentati. Il lavoro è relazione, la scuola è relazione. Ed i percorsi formativi mirano proprio a questo scopo”. L’importanza di tali percorsi è dimostrata dalle passate indagini sulle recidive, che mostrano basse percentuali di ricadute nella criminalità dopo progetti di inserimento formativolavorativo. “La sanzione deve esserci – ha affermato Serenella Pesarin – ma non basta. Occorre spostare culturalmente la sanzione da luogo chiuso a luogo esterno, per un vero reinserimento nella comunità. E’ necessario dare alle giovani generazioni il senso di una giustizia equa”. Il Direttore del D.G.M ha infine messo in evidenza le ultime Raccomandazioni Ue, che invitano a non considerare adulti i giovani solo perché maggiorenni, considerata la loro fragilità ed immaturità. “In questo momento di cambiamenti, di convivenza fra giovani di ogni nazionalità, di sviluppo di nuovi reati (quali quelli contro la figura genitoriale), - ha concluso la Pesarin occorre una rivoluzione culturale, che affermi la centralità della persona e dei diritti umani”. La presentazione dell’indagine è stata affidata alla Dott.ssa Lucilla Rico, coordinatrice della ricerca. Lo studio ha preso in esame 300 ragazzi degli istituti penali per minori di Palermo e Roma (scelti fra 17 istituti italiani). Scopo del’indagine è quello di fornire maggiore slancio ai percorsi d’inclusione sociale e lavorativa dei ragazzi ristretti, sviluppando interventi integrati e socialmente responsabili che possano coinvolgere Istituti Penali Minorili, scuola, mondo dell’associazionismo e dell’imprenditoria, agenzie e servizi territoriali (sociali e del lavoro). Hanno collaborato allo studio il Miur, il Dipartimento di Giustizia Minorile, l’Associazione Antigone, Agenda Digitale. L’analisi dei percorsi educativi, formativi e lavorativi e l’individuazione di possibili interventi migliorativi è stata attuata attraverso: • l’analisi dei dati disponibili del D.G.M.; • l’osservazione diretta dei luoghi, dei comportamenti e delle condizioni ambientali; • lo svolgimento di interviste semi-strutturate a ragazzi ed operatori; • la realizzazione di focus group tra esperti del settore; • la rilevazione di buone pratiche e di interessanti sperimentazioni in corso. Innanzitutto, la Dott.ssa Rico ha posto in risalto la diversità fra le due realtà di Palermo e Roma: la prima caratterizzata dalla prevalenza di giovani siciliani, con basse percentuali di ragazzi stranieri, e da lunghi periodi di permanenza presso l’istituto; la seconda, invece costituita soprattutto da detenuti stranieri (rom ed extracomunitari), con un reparto femminile e con periodi di permanenza relativamente brevi (in genere 3 mesi). I punti di approfondimento della ricerca mirano ad implementare: • i percorsi di inserimento socio-lavorativo • la formazione degli operatori • la rete con il territorio. La struttura palermitana si distingue per alcuni aspetti meritevoli: l’innovazione e la creatività a costo zero; il coinvolgimento delle associazioni, degli enti locali e delle imprese; la formazione interna orientata al lavoro; l’apertura al territorio, con partenariati, eventi, etc.; la struttura e la collocazione; l’ampia offerta didattico-culturale-formativa e ricreativa; la collaborazione con tutto il circuito della Giustizia Minorile. Nel 2014 si sono registrati 32 ingressi (di cui 26 italiani e 6 stranieri) ed è stato avviata un’attività di impresa sociale: un biscottificio, i cui prodotti presto saranno venduti sull’intero territorio nazionale (primo esperimento del genere in un istituto minorile). L’indagine mette in risalto anche alcuni punti da migliorare. Nei percorsi di istruzione e formazione va implementata: l’attrattività e l’allineamento con l’esterno; la flessibilità e modularità; la spendibilità; l’alternanza scuola-lavoro; il counselling e l’orientamento; l’innovazione e i nuovi settori; l’apprendistato. Nell’accompagnamento al lavoro va sviluppato: il tutoraggio; l’aggiornamento professionale degli operatori; la continuità e la sostenibilità dei percorsi. Va poi favorito sempre più il raccordo con gli imprenditori (anche con sistemi premianti, sgravi fiscali, commesse di lavoro etc.) e la rete con il territorio, sensibilizzando istituzioni, aziende e opinione pubblica. Per quanto concerne la struttura di Roma, dalla ricerca si evincono aspetti positivi e negativi: • struttura immersa nel verde e isolata • buone potenzialità ma opportunità non colte del tutto • scarsità del percorso scolastico e formativo • esiguità di reti formali ed informali • interessanti attività di supporto. I suggerimenti sono quelli di: potenziare l’offerta formativa; favorire il confronto con gli Istituti scolastici in convenzione e implementare i percorsi; avviare la certificazione delle competenze (con il libretto formativo e il portfolio competenze); sviluppare la formazione on the job ed il lavoro in piccoli gruppi; rafforzare le competenze degli operatori; sviluppare i rapporti con il territorio e le reti formali ed informali. All’illustrazione dell’indagine Isfol è seguita la presentazione di due progetti di eccellenza: Lisca Bianca e il Faro. Ha presentato il primo progetto il suo coordinatore, Elio Lo Cascio. L’iniziativa “Lisca Bianca-Navigare nell’inclusione” nasce a Palermo e coinvolge i minori dell’Istituto Penale palermitano, i giovani della comunità di recupero per tossicodipendenti Sant’Onofrio ed alcuni minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. Il progetto, promosso da Associazione Lisca Bianca, Istituto Don Calabria, Associazione Apriti Cuore Onlus e YAM marine srl, ha lo scopo di favorire l’inclusione socio-lavorativa attraverso il restauro di una barca storica: Lisca Bianca, progettata nel 1924 e che negli anni ’80 fece il giro del mondo con i coniugi Albeggiani. Il natante rischiava di essere demolito ma grazie al lavoro dei ragazzi sarà recuperato e tornerà a navigare nel corso del 2015. I giovani che partecipano al progetto hanno la possibilità di apprendere il mestiere di Maestro d’Ascia ma anche di acquisire competenze del comparto nautico, imparando tecniche artigianali insieme alle innovazioni tecnologiche odierne. Oltre agli antichi saperi, infatti, i giovani hanno a disposizione strumenti innovativi quali la fresa a controllo numerico. Allo stesso tempo, alcuni potranno apprendere le nozioni di nautica necessarie ad imparare la navigazione d’altura, attraverso la partecipazione ad attività di vela solidale, regate sportive e turismo responsabile. Il progetto ha visto il coinvolgimento attivo del mondo imprenditoriale (del settore nautico e anche delle multinazionali) e delle istituzioni locali. I fondi necessari sono stati reperiti grazie ad attività di fundraising e la collaborazione con istituti di credito e fondazioni. Lisca Bianca si caratterizza per la sua attitudine imprenditoriale e per la presenza di un committente esterno, consentendo ai giovani il confronto con tempi e modalità di realizzazione più vicini alle esigenze del mondo del lavoro rispetto ad altre attività presenti nell’istituto penale. Molteplici i riconoscimenti ottenuti, quali la partecipazione al Salone Nautico di Genova, il premio Trofeo del Mare di Pozzallo (Rg) e la partecipazione al festival letterario Lerici Legge il Mare. In un’ottica di lungo respiro, Lisca Bianca mira a creare un polo formativo e una realtà produttiva competitiva nel settore della cantieristica navale. Il Progetto “Il Faro” è stato illustrato dal suo Direttore Generale, Gianni Del Bufalo. Il Faro nasce nel 1997 grazie all’impegno di Susanna Agnelli. Dopo l’accreditamento della regione Lazio, il Faro ha iniziato a realizzare percorsi di formazione, orientamento ed accoglienza per giovani in difficoltà, spesso segnalati da strutture che trattano disagio sociale. I fondi provengono sia dalla privati ed imprese che (quando possibile) da contributi pubblici. Gli allievi, spesso immigrati e rifugiati, frequentano corsi di 2 mesi gratuiti in diverse professionalità: panificatori, pizzaioli, pasticceri, aiuto cuochi, camerieri, acconciatori, operatori alberghieri, tecnici manutentori. Ogni anno vengono realizzate 3 sessioni, da cui escono oltre 200 artigiani. Di questi oltre la metà entra nel mondo del lavoro. I corsi sono improntanti alla massima praticità, con largo spazio alla didattica in laboratorio. La parte teorica è dedicata alle nozioni base del mestiere da imparare ed alle normative legate alla sicurezza sul lavoro e alla contrattualistica del lavoro. In 15 anni il Faro ha formato 2700 allievi e realizzato più di 200 corsi. L’ultima parte dell’incontro ha dato spazio alla tavola rotonda, a cui hanno partecipato Donatella Caponetti (Direttore C.G.M. di Roma), Michelangelo Capitano (Direttore I.P.M. Palermo), Alessandro Padovani (Presidente Consorzio Open) e Susanna Marietti (Coordinatrice nazionale Ass.Antigone). Ha moderato il dibattito la Dott.ssa Maria Grazia Mastrangelo. La Dott.ssa Caponetti ha evidenziato la complessità della realtà capitolina, con la grande presenza di stranieri ma anche di italiani provenienti da altre parti della nazione, e l’intenso impegno delle istituzioni locali (Roma Capitale e Regione Lazio) e della Giustizia Minorile nel reinserimento socio-lavorativo dei giovani detenuti, con offerte formative di qualità. Le principali problematiche per la formazione di tali giovani sono quelle della scarsa alfabetizzazione (data dalla presenza di stranieri che non conoscono bene l’italiano) e la breve permanenza negli istituti, che non permette percorsi continuativi e prolungati. Il Dott.Capitano ha parlato dell’esperienza di Palermo, dove i giovani in regime di reclusione spesso restano in istituto per lunghi periodi ed hanno la possibilità di seguire percorsi formativi a lunga scadenza. Ne sono testimonianza il progetto Lisca Bianca ed quello del biscottificio, che coinvolgono i ragazzi anche all’esterno ed anche dopo il periodo di detenzione. Il particolare, il biscottificio è stato finanziato da fondi privati e, dopo la start up, si prevede che andrà in pareggio di bilancio. Il Presidente di Open, Padovani, ha sottolineato la necessità di puntare su innovazione e sostenibilità dei percorsi formativi, coinvolgendo il più possibile il mondo imprenditoriale in modo continuativo e sistematico. Dal canto suo, Susanna Marietti dell’Ass.Antigone, ha sostenuto l’importanza di realizzare una normativa specifica per le realtà carcerarie minorili, dato che dal 1975 esse sono regolamentate dalle stesse leggi in vigore per le carceri degli adulti. L’osservatorio Antigone ha studiato la situazione degli istituti per minori, riconoscendo come la Giustizia Minorile sia stata in grado di porre al centro l’interesse della persona, anche se permangono criticità e problematiche. Da agosto, con la nuova legge in materia, le carceri accolgono non solo minorenni ma anche giovani adulti (15-25 anni): ciò provoca nuove esigenze, nuove necessità, nuove prospettive. Dal confronto dei vari attori e dalla ricerca presentata dall’Isfol possono nascere possibilità di approfondimento su aspetti da migliorare per l’effettivo reinserimento socio-lavorativo dei ragazzi detenuti. L’auspicio è quello di estendere ad altri istituti le buone pratiche presentate al seminario e di sviluppare ulteriormente i percorsi formativi, didattici e lavorativi, grazie alla valorizzazione delle competenze ed alla condivisione di valori quali la legalità, la condivisione delle regole, il senso di appartenenza alla comunità. A CURA DELLA REDAZIONE ENDO-FAP NAZIONALE