EEEE EEEE NNNN NNNN AAAA AAAA MMMM MMMM UUUU UUUU EEEE EEEE ZZZZ ZZZZ NNNN NNNN EEEE EEEE IIII IIII CCCC CCCC SSSS SSSS EEEE EEEE LLLL LLLL LLLL LLLL EEEE EEEE DDDD DDDD OOOO OOOO EEEE EEEE CCCC CCCC IIII IIII LLLL LLLL OOOO OOOO CCCC CCCC IIII IIII TTTT TTTT SSSS SSSS IIII IIII UUUU UUUU GGGG GGGG NNNN NNNN IIII IIII LLLL LLLL OOOO OOOO EEEE EEEE CCCC CCCC IIII IIII LLLL LLLL SSSS SSSS IIII IIII TTTT TTTT CCCC CCCC NNNN NNNN AAAA AAAA SSSS SSSS EEEE EEEE DDDD DDDD OOOO OOOO CCCC CCCC SSSS SSSS EEEE EEEE CCCC CCCC NNNN NNNN AAAA AAAA RRRR RRRR FFFF FFFF IIII IIII RRRR RRRR AAAA AAAA IIII IIII LLLL LLLL GGGG GGGG AAAA AAAA CCCC CCCC IIII TTTT RRRR EEEE PPPP AAAA IIII TTTT NNNN EEEE MMMM UUUU NNNN OOOO MMMM EEEE NNNN OOOO IIII ZZZZ IIII DDDD EEEE IIII VVVV XXXX 2222 1111 0000 2222 OOOO IIII GGGG GGGG AAAA MMMM 6666 //// 5555 CHIESA DELLA SPERANZA C CH HU UR RC CH H OOFF H HOOP PE E IIG GL LE ES SIIA AD DE EL LA AE ES SP PE ER RA AN NZ ZA A Cenni storici sulla dominazione spagnola in Sardegna a presenza degli Spagnoli in Sardegna ha coperto un ampio periodo temporale, pari a quattro secoli, iniziato nel 1323 e concluso nel 1720. Secondo una consuetudine ormai consolidata dalla storiografia tradizionale, la dominazione spagnola in Sardegna si divide in due periodi: l’età catalano aragonese che va dal 1323 al 1479 e l’età spagnola che va dal 1479 al 1720. Ma per parlare della nascita del Regnum Sardiniae et Corsicae bisogna fare un passo indietro, al 4 aprile 1297, quando Papa Bonifacio VIII, per risolvere diplomaticamente la guerra del Vespro, (scoppiata nel 1282 tra Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia) istituiva motu proprio l’ipotetico Regnum Sardiniae et Corsicae e lo concedeva in feudo a Jaime II, re di Aragona e di Valenza e conte di Barcellona, in cambio della Sicilia. La concessione del Regnum era in realtà un atto puramente nominale, non riconosciuto peraltro da Pisa, Genova e dai Sardi ; era solo una licentia invadendi,, come scrive C. Casula. Pertanto, era necessario che il re catalano se la conquistasse con le armi. La Sardegna, così come la Corsica, erano politicamente e istituzionalmente conformate, poiché il comune di Pisa controllava i territori dei decaduti regni giudicali di Calari e Gallura, vi erano poi le signorie territoriali dei Malaspina e Dei Donoratico, il Regno o Giudicato di Arborea. A quel tempo il Giudicato era guidato da Ugone II dei Bas-Serra discendente della famiglia catalana dei Bas-Cervera, che ebbe un ruolo fondamentale nelle successive vicende storiche essendo, almeno inizialmente, alleato degli Aragonesi. Sia gli Arborea che i Sardi mal sopportavano la presenza pisana e sperarono nell’aiuto catalano per liberare l’isola dalla loro oppressione. Per il sovrano aragonese la Sardegna era un punto nodale per i traffici marittimi e lo sviluppo commerciale verso Oriente e per tale motivo aveva bisogno di punti di approdo e di passaggio sicuro lungo il Mediterraneo ; il possesso dell’Isola offriva interessanti prospettive economiche all’Aragona avendo la Sardegna una ricca produzione cerealicola, specie nel giudicato di Arborea, e nella Trexenta, fiorenti saline nel cagliaritano, ricche miniere d’argento nel Sulcis, preziosi coralli nei mari nord-occidentali, e tutti i prodotti dell’economia agropastorale ( pellame, carne, olio, vino, frutta , formaggi). Carta del Regnum Sardiniae et Corsicae La guerra di conquista della Sardegna, preceduta da una lunga strategia diplomatica, iniziò il 13 giugno 1323, quando l’Infante Alfonso d’Aragona sbarcò con un potente esercito sull’Isola, nel golfo di Palma nel Sulcis : la prima città posta sotto assedio fu Iglesias che fu espugnata nel febbraio 1324: qualche giorno dopo si diresse alla volta dell’insediamento fortificato pisano di Castel di Castro, l’odierna Cagliari, e lo pose sotto assedio stabilendosi nel vicino colle di Bonaria, dove sorse il primo insediamento aragonese nell’Isola. 1 on la resa del Castello nel giugno del 1324, Pisa cedeva al re catalano tre quarti dell’Isola, primo nucleo del Regnum Sardiniae et Corsicae, istituito nel Castrum il 19 giugno 1324 e aggregato in unione reale alla Corona di Aragona , con le appendici di Stampace, di Villanova, del porto e dello stagno. Sarà una campagna difficile e dispendiosa , una spina nel fianco della Corona e che impegnò tutti i sovrani che si succedettero, a partire da Alfonso III il Benigno, salito al trono nel 1327 alla morte del padre Jaime II . Crebbero il malcontento, le ostilità, le continue ribellioni dei Doria e , a partire dal 1353, il cambio di politica del giudicato di Arborea, che da alleato divenne un irriducibile nemico degli Aragonesi. Seguirono quindi altri settant’anni di ribellioni e conflitti che finirono nel 1410 con l’assedio di Oristano, capitale giudicale, il territorio storico del giudicato veniva trasformato in Marchesato di Oristano , il più grande feudo del Regnum Sardiniae e infeudato a Leonardo Cubello . Nel 1479 morì Giovanni II il senza fede, gli successe il figlio Ferdinando II il cattolico sposato con Isabella di Castiglia. Con questi due sovrani si unificano le due monarchie iberiche, la catalana e la castigliana : da questo momento comincia in Sardegna il periodo di dominazione spagnola sotto il profilo economico e strategico: Cagliari, Iglesias, Sassari, Castelaragonese, Bosa, Alghero, più tardi anche Oristano furono qualificati come “ città regie”, dotate di concessioni e privilegi. Nella città di Cagliari vi fu un ricambio completo della popolazione con la cacciata dei Pisani, dei Genovesi e degli stessi Sardi ; gli edifici furono assegnati ai catalani, agli aragonesi, ai maiorchini che in vari momenti avevano partecipato alla conquista e che con il loro contributo militare ed economico avevano reso possibile la realizzazione della conquista. Cagliari con il privilegio denominato Coeterum ebbe una legislazione particolare come Barcellona.Le conseguenze di circa un settantennio di conflitto furono devastanti sull’economia dell’Isola che, unitamente alle epidemie periodiche di peste, provocò un significativo calo demografico della popolazione. Bandiera Aragonese Lo storico John Day ha calcolato che la sola peste nera ( 1348) avrebbe provocato un crollo della popolazione delle campagne del 43% ; agli inizi del Quattrocento, inoltre, sarebbero scomparsi la metà dei centri abitati, spopolando di fatto la Nurra, la Gallura,il Sarrabus e il Sulcis. Dal punto di vista amministrativo il nuovo Regno venne organizzato come gli altri Regni afferenti la Corona, ossia concessione di feudi a quanti avevano contribuito alla conquista dell’Isola; amministrazione autonoma dei centri urbani più importanti. L’integrazione del Regno di Sardegna nella Corona di Aragona consentì l’introduzione dell’istituto delle Corts : il parlamentarismo di tipo catalano che si fondava sul principio del pactismo, una concezione contrattualistica del rapporto con la Corona che richiamava il principio del do ut des ponendo in stretta connessione la concessione del Donativo richiesto dal sovrano e l’approvazione da parte di quest’ultimo dei Capitoli proposti dagli Stamenti. Un’altra particolarità è rappresentata dalla composizione : la società convocata in Parlamento era di estrazione quasi esclusivamente catalano- aragonese, ossia rappresentativa delle classi dominanti 2 l Regnum Sardiniae et Corsicae era legato alla terminologia equivoca di un inesistente plesso con la Corsica nella Bolla Papale di Bonifacio VIII nel 1297; furono gli Aragonesi a costituirlo di fatto e di diritto, quando estesero ai territori dell’Isola da loro conquistata (con la battaglia di Lucocisterna) Las Cortes, Istitutuzione giuridica fondamentale del Regno Sardo. La Sardegna era stata sostanzialmente autonoma durante il periodo giudicale con leggi proprie, pertanto non fu completamente assorbita dal diritto catalano in quanto gli Stati afferenti la Corona di Aragona non erano sottoposti ad un solo “ soggetto politico”: infatti tradizionalmente la politica di espansione dei catalani prevedeva di rispettare il più possibili le istituzioni di ciascun paese occupato. Pertanto, il fondamento della legislazione sarda continua ad essere La Carta De Logu arborense alla quale si aggiungeranno i decreti del Vicerè ( Pregones de los Virreyes ). Il parlamento Sardo fu istituito a Cagliari da Pietro il Cerimonioso nel 1355: i rappresentanti dei Tre Bracci si riunivano in differenti siti: il Braccio Ecclesiastico in Cattedrale, il Braccio Militare nella Chiesa della Speranza , proprietà della Famiglia Aymerich, in via Duomo, mentre il Braccio Reale nel vicino Palazzo di Città. Dopo la conquista definitiva dell’Isola, fu convocato ogni 10 anni fino a quando il Regnum Sardiniae fece parte della Corona di Aragona prima, e di Spagna poi; dopo il passaggio ai Re di Savoia non venne più convocato. Pietro il cerimonioso Come in molti Regni dell’Ancien Regime, anche il Parlamento Sardo esprimeva una rappresentatività limitata ad una elite. Articolato in tre BRACCI o STAMENTI : STAMENTO ECCLESIASTICO composto dal Clero sardo. Erano membri di diritto : 3 Arcivescovi sardi, i Vescovi, gli Abati ,i Priori. La Prima Voce era l’Arcivescovo di Cagliari. LO STAMENTO MILITARE Erano membri di diritto : Feudatari , Nobili, Cavalieri. Un tempo categorie distinte, anche se nell’immaginario collettivo intesi nello stesso modo. Prima voce dello Stamento era il Feudatario residente in Sardegna col titolo più alto e, a parità di rango, quello il titolo più antico; perciò il Marchese di Laconi Aymerich e il Marchese di Villasor furono quelli che ricoprirono più spesso il ruolo. Un episodio importante riguarda questo Stamento; nel 1793, in occasione dello sbarco in Sardegna dell’esercito rivoluzionario francese, si autoconvocò, in base ad un antico privilegio, per approntare la difesa dell’Isola, nell’indecisione dei Savoia e nel panico generale. Solo dopo anche gli altri due Bracci si riunirono. Lo sforzo dei volontari sardi scongiurò l’occupazione ( la Sardegna, insieme all’Inghilterra e alla Russia, furono gli unici territori a non essere occupati da Napoleone ) , ma le domande di un rapporto più 3 rappresentativo della Sardegna all’interno del Regno rimasero inascoltate dal re piemontese al quale, pure, i Sardi avevano salvato la Corona. STAMENTO CIVILE O REALE composto dalle 7 Città Reali, ossia senza Feudatario. Le 7 Città rappresentate erano: Alghero - Bosa – Cagliari – Castelaragonese( Castelsardo) Iglesias - Oristano – Sassari – Ne facevano parte come voci i Sindaci di queste città. La Prima Voce era il sindaco di Cagliari. Il parlamento era convocato ogni dieci anni, con il compito di rappresentare il Regno di Sardegna ; vi si dibattevano problemi, formulavano proposte alla Corona di provvedimenti di interesse generale. Importante compito era quello di votare il DONATIVO, che era il tributo diretto che la Sardegna doveva versare nelle casse della Corona per il decennio successivo, le modalità e il riparto tra i contribuenti. Durante il periodo di dominazione sabauda il riparto del donativo fu delegato alle trattative dirette con le 3 prime voci di ciascuno Stamento. Gli Stamenti non erano rappresentativi di tutta la società, bensì soltanto delle classi d’elite e dirigenti; tuttavia gli Stamenti e la Reale Udienza furono sede di formazione degli intellettuali, dei giuristi e politici sardi ( lì si formarono Francesco I. Mannu, Gerolamo Pitzolo e tanti altri personaggi della storia sarda. Pianta dell’antica città di Cagliari S. Munster, Cosmographias universalis, 1554 4 Chiesa della Speranza a Chiesa di Nostra Signora della Speranza, nota anche come Cappella Gentilizia degli Aymerich è situata nel quartiere storico di Castello, in via Duomo, tra la Cattedrale e il Palazzo di città. La dotazione del monumento non è certa: nel testamento del 1466, Martino Aymerich dispone che alla sua morte egli sia sepolto “nella Cappella della Beata Maria della Speranza, nel tumulo dov’è sepolto l’Onorevole Nicolau Aymerich, mio fratello’’ e “che venga fabbricata la facciata di detta cappella della Beata Maria della Speranza in modo simile alla facciata della cappella di Mossen Reyal, nonché coperta con tetto di tegole.’’ Tuttavia, per come giunge a noi, la chiesa risulta essere successiva al 1535: nella chiave di volta della campata centrale, ad esempio, è scolpito lo stemma Aymerich, con l’aquila bicipite, che fu concessa a Salvatore Aymerich, signore di Villamar nel 1535, dopo la presa di Tunisi, a cui parteciperà lo stesso Salvatore, nominato governatore del porto de La Goletta. Per quanto riguarda il suo valore storico, sappiamo che qui si riuniva il braccio militare del Parlamento Sardo, oltre ad essere stato sede della Congregazione degli Artisti. Il Culto relativo alla Madonna della Speranza, ossia della Madonna in attesa, è di origine iberica, importato in Sardegna dai Catalani al momento del loro sbarco, nel 1323. La festa si celebra il 18 Dicembre, e ancora oggi, nello stesso giorno, viene officiata la Messa dinnanzi alla statua della Madonna della Speranza, attribuita a Giuseppe Antonio Lonis, il più importante scultore sardo del Settecento. L’edificio, già nelle sue dimensioni ridotte e nella facciata molto semplice, riporta le principali caratteristiche dell’architettura GoticoCatalana. La facciata si presenta con un portale architravato, con una lunetta ogivale, sovrastato da un arco modanato impostato su colonnine, composte da capitelli triplici con motivo ornato floreale e un arco pensile su capitelli fitoformi. Nella parte superiore, invece, si hanno due finestrelle, di periodo più tardo rispetto alla struttura, e un terminale piatto con campanello a vela. È tra queste due finestrelle che è inserito lo Stemma degli Aymerich. Facciata L’interno, anch’esso semplice, è composto da un’aula rettangolare coperta con volte a crociera, con una campata completa e due mezze campate, ciascuna con costoloni modanati e chiave di volta. Il fondo è caratterizzato da un grande arco antistante l’altare ed una porticina nell’ultima cappella laterale; sia l’arco che la porticina sono murati, e ciò lascia pensare che all’origine si entrasse dalla porta opposta, dal lato di via Fossario. 5 Le finestre rettangolari, aperte in alto e in contrasto con le caratteristiche gotiche dell’edificio, potrebbero essere anch’esse successive, come le tre cappelle sul lato destro, di cui la centrale è quadrata, mentre le altre due sono rettangolari. Le cappelle presentano volte a crociera in stile Gotico-Catalano, ma l’imposta dei costoloni, la loro modanatura e il trattamento dei rosoni delle chiavi di volta lascia pensare che anche questi elementi siano stati aggiunti diversi decenni dopo. Le tre cappelle sono collegate alla parte centrale mediante tre archi a tutto sesto e tra di loro mediante due archi, sempre a tutto sesto. Altri elementi architettonici costruiti in età più recente, sono i tre gruppi scultorei posti nei tre altari, relativi al secolo scorso e non appartenenti all’arredamento originario della Chiesa. La Chiesa della Speranza, pur essendo di proprietà privata e sotto l’amministrazione della Cattedrale, è stata provvisoriamente concessa per le celebrazioni dei riti ortodossi al Patriarcato di Mosca che ne ha fatto una propria parrocchia sotto la guida di padre Mikhayl Povaliaev. Volta a crociera Stemma della Fam. Aymerich La Chiesa della Speranza in Via Duomo Abside della Chiesa 6 L’architettura gotico – catalana in Sardegna ’architettura gotico- catalana si è sviluppata negli Stati di Aragona fra il secondo decennio del 1200 e il secondo decennio del 1500. Il Regno di Aragona , che occupava i territori della Spagna orientale ( che comprendono le attuali province di Aragona, Catalogna e Valenzia), tra il 1200 e il 1300 conobbe il periodo di massima espansione nel Mediterraneo, occupando Maiorca, l’Italia meridionale, la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, fino alla Grecia. Lo sforzo espansionistico ed il contatto con Paesi differenti promuove un’evoluzione significativa nell’equilibrio economico, politico e culturale della Corona di Aragona: intanto il ceto mercantile diventa molto influente e impone istituti democratici come il Parlamento ( las Cortes) e i Municipi:. La lingua catalana viene utilizzata negli uffici, negli atti, nella cultura ( a scapito della lingua latina e provenzale ). I centri di divulgazione della cultura sono in mano al Clero Regolare, ossia ai frati degli Ordini Mendicanti, in particolare Francescani e Domenicani. Nel 1200 costruiscono molti edifici ad uso religioso; le loro chiese vengono edificate con ampie sale con lo scopo di raccogliere il maggior numero di persone, poiché dediti soprattutto alla predicazione, devono poterlo fare nel modo più semplice e diretto. Povertà e semplicità erano fondamento delle loro Regole perciò rifiutavano l’idea di sfarzo e opulenza nei dettagli, per lasciare spazio ad una semplicità strutturale e decorativa. L’architettura catalana esportata in Sardegna con la dominazione è, pertanto, caratterizzata da forme statiche, spazio centralizzato, le forme nude e lisce, le coperture piane, ampie sale, di pianta rettangolare corta. Sono banditi i sistemi di copertura elaborati, come le volte a crocera, consentite solo nelle cappelle e nei presbiteri. Le costruzioni catalano-aragonesi in Sardegna sono caratterizzate dalla semplicità strutturale, da facciate semplici, senza ostentazione decorativa. L’unico elemento che indulge alla ricercatezza è il portale di ingresso o le decorazioni delle finestre : caratteristica ricorrente è la porta a dovelles ( dovelle significa cuneo ) ad arco a tutto sesto, massiccia ed utilizzata anche nelle civili abitazioni del ceto sociale elevato. I monumenti sardo-catalani, dei quali fa parte la Chiesa della Speranza nel Castello di Cagliari, presentano forme gotiche riscontrabili con frequenza in Aragona e Castiglia, ma si distinguono dai monumenti gotici coevi presenti nella penisola italiana Elemento interessante è che ancor prima della conquista catalano aragonese esistevano in Sardegna segni del contatto con l’arte del Levante Spagnolo , esattamente con le forme note col nome di mudejares . Quste forme artistiche particolari penetrano attraverso il territorio del giudicato di Arborea, i cui Giudici venivano educati alla corte catalana e con la quale continuavano ad intrattenere rapporti politici e di parentela. A Bonarcado nel 1328, quattro anni dopo la conquista di Valenzia, maestranze di formazione araba costruiscono fini pilastri prominenti, archi poligonati e rivestimenti di maiolica, tipici della Regione Valenzana. 7 Per tutto il 1300 l’archiettura aragonese viene accolta con una certa indifferenza : è all’inizio del 1400 le modalità di costruzione, lo stile gotico spagnolo si afferma in Sardegna e nell’arco di 200 anni si costruiscono nell’Isola più di 200 chiese, molte delle quali a Cagliari e nel territorio limitrofo. Ricerche più recenti hanno dimostrato che l’architettura catalana si è pienamente radicata in Sardegna dando origine ad una variante isolana del gotico-catalano, anche grazie all’apporto della “cultura costruttiva” delle maestranze isolane. Questa variante è rappresentata in maniera esemplare da un tipo di edificio che si chiama chiesa a terminale piatto, (come la Chiesa della Speranza di Cagliari) originali e diffuse a Cagliari e nel territorio sardo. La Cappella Aragonese nella Cattedrale di Cagliari 8 Notizie storiche sulla Famiglia Aymerich a Famiglia Aymerich, di origine catalana, giunse in Sardegna al seguito dell’Infante Alfonso il Benigno nel XIV° secolo : le notizie dell’epoca sono scarse, se non che alcuni membri della famiglia ricoprivano cariche di un certo rilievo. A partire dalla metà del 1400 alcuni di questi ricoprivano cariche di Ambasciatore di Cagliari presso la città di Barcellona e di appaltatori delle Dogane Reali. Nel 1521 ottennero la Patente di Nobiltà e un certo Don Salvatore Aymerch Boter fu inviato in qualità di rappresentante del Parlamento Sardo presso la corte di Madrid (1524). Distintosi in diverse occasioni, ottenne per merito la concessione di fregiare lo scudo della famiglia con l’aquila bicipite imperiale. Arricchì ulteriormente la proprietà con speculazioni finanziarie e vendite di feudi, accrescendo il proprio prestigio politico e anche di committente di opere artistiche; infatti commissionò al pittore Pietro Cavaro Stemma della Fam. Aymerich il Retablo destinato alla chiesa parrocchiale di Villamar del cui territorio ebbero il titolo di conti . Nel XVII° sec., dopo un periodo di oscuramento per delitti di alto tradimento e lesa maestà (furono coinvolti nell’assassinio del vicerè Camarassa) rientrarono in pieno possesso dei beni e del titolo che erano stati loro confiscati. Si imparentarono con i Marchesi di Laconi per cui arricchirono il loro blasone nobiliare con il titolo di Marchesi di Laconi ; nel 1774 don Ignacio III Aymerich y Brancifort fu il I° Marchese di Laconi della famiglia degli Aymerich, nonché Prima voce dello Stamento Militare.Don Ignacio III nel 1774 fu delegato dei Tre Stamenti per presenziare al giuramenti di fedeltà dell’Isola al nuovo re dei Savoia Vittorio Amedeo III°. Nel 1794 i Cagliaritani insorsero contro i Piemontesi cacciando il Vicerè Balbiano (Sa Die de Sa Sardigna da allora verrà chiamato nella storia della Sardegna il 28 aprile, come festa della Nazione Sarda) e offrirono il ruolo di nuovo Vicerè a Don Ignacio, che declinò l’offerta. In quegli stessi delicati anni, un Don Michele Aymerich fu Vescovo della Diocesi Ales-Torralba. Nel 1793, eletto Voce dello Stamento ecclesiastico, ebbe il compito di presentare al Re Sabaudo le “5 domande” votate dal Parlamento Sardo a sostegno di una più equa distribuzione delle cariche e dei poteri tra Sardegna e Piemonte. Don Ignacio V°, gentiluomo di camera di Re Carlo Alberto , fece parte della delegazione che presentò la formale richiesta dell’unificazione amministrativa della Sardegna con gli Stati Reali di Terraferma nel 1848 ( la Fusione Perfetta ) e quindi, fu l’ultima voce dello Stamento Militare, che fu sciolto in quell’occasione. Per tutto l’Ottocento si distinsero nell’impegno sociale, nell’introduzione nelle loro terre di innovazioni per migliorarne le condizioni economico-sociali arretrate, facendo da traino anche per il resto dell’Isola, Il Marchese Don Giuseppe Aymerich Asquer ha continuato l’impegno sociale degli antenati con un importante contributo all’Università di Cagliari, prima come docente e poi come Magnifico Rettore. La famiglia continua ad essere proprietaria della Chiesa della Speranza e della statua della Madonna del Lonis. 9 ibliografia J.Arce, Espana in Cerdena,Madrid 1960 Raffaele Delogu, l’Architettura nel Medioevo Florensa A.,Il gotico-catalano in Sardegna, Bollettino del Centro Studi per la storia dell’architettura Olivetta Schena, Il regno di sardegna e Corsica, in vol. miscellaneo “ The Reinassance State Revised: Italy in the 14th- early 16th centuries” Ed. I. Lazzarini e A. Gamberini C.Casula , La Sardegna aragonese B.Pani, Tesi di dottorato di ricerca sulle Chiese gotico-catalane in Sardegna Per le notizie sulla fam. Aymerich fonti Internet. 10