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La Fondazione
Spinola a Banna
T
di Gian Paolo Minardi
contemporanea
rova un significativo spicco, in un panorama sem-
pre più disordinato quale si presenta oggi agli occhi di chi cerca un orientamento nella produzione musicale contemporanea, il ruolo, discreto e incisivo,
della Fondazione Spinola che nella sua ospitale sede di Banna, a pochi chilometri da Torino, offre ogni
primavera un’interessante occasione di confronto
con l’attualità del momento
creativo: non solo sul versante delle arti visive, attraverso la stimolante formula del workshop, ma pure su quello musicale, con
un criterio analogo. Giovani compositori che per una
settimana collaborano con
un affermato complesso
nella realizzazione sonora di loro recenti creazioni,
una formula felice e un’occasione rara proprio per la
reciprocità dell’integrazione tra creatore e interprete,
Quintetto Bibiena
aspetto quanto mai com-
plesso in relazione alla varietà dei codici che vanno alternandosi nel crogiolo della contemporaneità. L’anno passato protagonista di questo confronto è stato il Trio di Parma mentre l’edizione di quest’anno ha visto come centro operativo un altro noto complesso, il Quintetto Bibiena, cinque magnifici fiati (Giampaolo Pretto, Paolo Grazia, Alessandro Carbonare, Roberto Giaccaglia, Stefano
Pignatelli) che hanno operato in stretta coesione con Luca Francesconi, direttore della Biennale Musica e coordinatore del workshop, nella messa a punto delle opere di
due giovani compositori, Christian Cassinelli e Pasquale Corrado, commissionate dalla stessa Fondazione
Spinola. Pagina di sapiente fragranza timbrica Eco
loquace che incanti… di Cassinelli, più plasticamente
contrastata Quintessence di
Corrado, entrambe rivelatrici di un gusto cameristico ben calibrato e sensibile che trovava una sua prospettica suggestione nella stessa impaginatura del
programma, dove la tensione incombente di un lavoro dello stesso Francesconi, Attesa del 1988, la
geniale collana delle Bagatelle di Ligeti e il disinvolto Opus Number Zoo di Berio offrivano l’occasione
di più vivo apprezzamento
dell’eccellente complesso.◼
ristorante e caffetteria
Situato al pianterreno di Palazzo Querini Stampalia,
il nuovo Qcoffee si apre in un incantevole giardino interno:
armonico equilibrio d’acqua, pietra e verde
progettato alla fine degli anni ‘50 da Carlo Scarpa.
Gestito da Mariagrazia Cassan e Guglielmo Pilla,
il caffè ristorante, disegnato da Mario Botta,
offre i suoi servizi non solo a chi frequenta le mostre,
il Museo e le attività della Fondazione Querini Stampalia,
ma a chiunque desideri rilassarsi in uno spazio speciale.
Lo chef prepara specialità
della cucina tosco/veneta
e piatti di pesce, anche crudo.
Ampia selezione di vini dall’Italia e dal mondo.
Qcoffee
Fondazione Querini Stampalia - Santa Maria Formosa
Castello 5252 VENEZIA
041 0991307
[email protected]
chiuso domenica sera e lunedì
by la colmbina
Enoteca Ristorante La Colombina
Via Contessa Beretta, 31
Villanova di Farra, Gorizia
0481 889061
[email protected]
chiuso martedì sera e mercoledì
Le musiche
di Renato Miani
tra Pasolini e Turoldo
U
di Andrea Oddone Martin
n mattino di pioggia eterna. L’angelo del castello udinese, di gaddiane memorie, ci accoglie indicando un orizzonte inafferrabile.
Superato l’angolo del Bar Beethoven (!) si scorge la facciata seicentesca di Palazzo Ottelio, sede del Conservatorio «Jacopo Tomadini». Ad attenderci c’è il compositore Renato Miani, in forze al corpo docente dell’Istituto. La sua è un’attività compositiva che si divide fra impegni nazionali ed
esteri, complice la vicinanza del confine austriaco: ma cosa significa esercitare la professione di compositore nel Friuli centrale?
Pier Paolo Pasolini
Problemi: molti. Forse qualche vantaggio. Mi verrebbe da dire che i problemi sono quelli tipici della provincia ma a quanto
pare quelli della provincia sono attualmente gli stessi delle metropoli (a parte rari casi): in sintesi, i problemi sono quelli tipici
italiani. Il vantaggio potrebbe essere quello di non
avere grandissime personalità alle spalle: questo (forse) ci rende più liberi. La ricchezza
Renato Miani (a destra)
con Ivo Petric e Bruno Rossi.
della mia terra si manifesta piuttosto nelle arti figurative e nella letteratura. Così possiamo vantare nomi come Afro, Mirko e
Dino Basaldella, Pasolini, Turoldo e Giacomini, per ricordare i
più recenti. Nelle liriche di Turoldo e nel Pasolini in friulano, ho
trovato feconde possibilità di ispirazione, sicuramente anche
perché ho sentito una profonda sintonia, che non può che essere originata dalla provenienza comune. Ancorché la distanza generazionale sia così evidente occorre ricordare che i segni
del Friuli più antico erano ancora presenti fino al sisma del ’76
e oltre. Ma più che sui muri è nei racconti delle persone più anziane che quel mondo poteva e può ancor oggi rivivere. Nelle
opere di Padre David Maria Turoldo, ritrovo una connotazione del sacro fortemente radicata e sopravvissuta ancora nelle
generazioni più vecchie. In un certo senso tutto è sacro, in ogni
cosa si scorge la presenza di Dio. O a volte l’assenza… Tra i lavori su testi di Turoldo cito almeno Appena il sussurro del rabbrividente silenzio ed Al di là del visibile. I testi poetici in friulano di Pier
Paolo Pasolini e Amedeo Giacomini varrebbero da soli la conservazione della nostra lingua, tale è il livello di scrittura – tra
l’altro diversissima per sonorità e contenuti. Lirico e raffinato il
primo, aspro ed essenziale il secondo. In entrambi ho ritrovato
i segni di quel mondo raccontato e in parte vissuto. Da Pasolini ho tratto un ciclo di liriche intitolato Prufun di sera, mentre su
Giacomini ho realizzato, assieme all’attore S. Rizzardi, un lavoro teatrale. A Giacomini tra l’altro mi viene spontaneo associare un grande nome della letteratura austriaca, di cui sono parimenti un fan: Thomas Bernhard. Se in buona parte delle mie
composizioni vocali mi sono ispirato a questi autori, voglio ricordare anche un lavoro (Grande Grigio), che evoca l’omonima
opera pittorica di Afro degli anni settanta, l’ultima sua grande
stagione creativa. Naturalmente ho scritto numerosi altri brani vocali o strumentali che non hanno nulla a che vedere con la
mia terra, anche se qualcuno ha notato comunque dei legami:
è il caso dei Corali (I-IV) per pianoforte o della serie Senza Titolo per vari organici, o dei più recenti Kreis, Drei Stimmungen, Terra
Bruciata, Diario di lavoro o Al limite del nero… Parte di questi titoli
suggerisce facilmente la presenza della lingua e della cultura austriaca e tedesca nelle mie opere: così ho musicato autori come
Trakl, Hölderlin, Rilke e ho pure realizzato le musiche per un
film muto di Paul Czinner ispirato a Fräulein Else di Schnitzler.
L’ambiente culturale friulano favorisce l’attività artistica dei compositori?
Il terremoto del 1976 ha costituito per il Friuli una frattura
e una demarcazione definitiva; a partire da quell’evento nefasto la coscienza sociale si è sintonizzata su una volontà di riscatto collettivo, che abbraccia tutti i livelli della società friulana, incluso quello culturale. Affermare che l’ambiente favorisca i compositori è un po’ troppo, soprattutto se guardiamo le
istituzioni. Se c’è una cosa di cui ci dobbiamo sicuramente lamentare, ma non credo sia una lamentatio valida esclusivamente per l’ambiente friulano, è che certamente le istituzioni sono lontane. Per cui abbiamo da tanti anni un’orchestra, il teatro nuovo, abbiamo diverse stagioni, eccetera: la nostra musica viene praticamente ignorata. Si aprirebbe qui un discorso molto «bernhardiano». La volontà di questa distanza va
di pari passo con una mancanza di interesse. Voglio dire, mi
parrebbe la cosa più normale e naturale del mondo, vivendo e
operando in un territorio, inserire nel programma di un recital concertistico un brano di musica contemporanea autoctona. Questo vale per tutti gli autori, anche di rilievo internazionale, che lavorano o hanno lavorato nella nostra regione. Più
di qualcuno naturalmente ha fatto le valigie: naturale, non potremmo mai essere Parigi o Berlino, tuttavia qualcosa si potrebbe fare: la volontà e le idee sono più che sufficienti. ◼
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Contemporanea - Euterpe Venezia