Associazione Culturale silAntica
L’Antagonista
Anno 1°, Numero 12
Aprile 2011
“L’uomo stolto cerca la felicità lontano,
il saggio la fa crescere sotto i propri
piedi.”
Robert Oppenheimer
Post scriptum
In questo numero
Mi viene difficile immaginare un ruolo politico assunto o ipoteticamente perseguito dal nostro giornale,
nonché dalla nostra associazione. I fini che auspichiamo
a perseguire sono meramente culturali: il ruolo
dell’associazionismo riflette il nostro volere sviluppare
una macchina giovanile e non solo, rivolta all’ organizzazione, al confronto e alla convinzione di mettere in
primo piano una svolta culturale-collettiva. Il ruolo assunto dall’associazione nella nostra collettività è importante tanto quanto l’associarsi nel suo insieme di intenti;
i risultati ne sono una conseguenza. Intendiamo, però,
discutere e trattare della politica da spettatori critici e
liberi da ogni preconcetto o qualsivoglia appartenenza a
rami partitici. Solo per il bene di tutti. D’altronde la
politica non riguarda solo chi la esercita attivamente,
ma tutta la società in senso generale è portata a conoscere gli sviluppi e le modalità con cui la politica la governa. Non cerchiamo, quindi, lo scandaglio politico
per favorire Tizio o Caio. Questo non vorrei diventi un
leit motiv di futuri articoli, ma ci tenevamo a ricordare il
nostro ruolo e i nostri limiti, che ci impongono di entrare a contatto con sfere più “autorevoli” come l’ attuale amministrazione comunale (e le future), con la Provincia di Cosenza, con lo Stato stesso insomma, per
coronare quello che l’associazione intende proporre sul
territorio. Perché si deve convintamente trattare di politica? Semplice, perché è l’essenza della democrazia e poi
come diceva Aristotele: “L’uomo è per natura un animale politico”. Immaginate un popolo o meglio dei
giovani che non si interessano alla politica, cosa aspettarsi dal futuro? Un politico non competente. Solo sensibilizzando e aumentando le conoscenze in merito, un
domani le richieste di un governo migliore, di un comune, di una regione come la Calabria, potranno essere
vicine a dare dei veri rappresentanti del popolo. Ragion
per cui, considerando la realtà tangibile, il vero tassello
mancante sono i giovani, sia da quello che definiamo
“Futuro”, sia dalla loro poca partecipazione ai ruoli che
contano, non esclusivamente politici. Ed ecco che proviamo a captare quello che ci offre il presente, a ribadire
le solite concezioni dei nostri antenati, a decifrare nu-
Pag. 2
Sosteniamo il lavoro di Salvatore
di Simone Vitelli
Ora si parte
di Simone Vitelli
AIDS: aiutiamo la ricerca
di Mario Scalise
Pag. 3
Il paese dei “Giudei”
di Antonio Arnone
“Conoscersi per farsi Conoscere”
di Simone Vitelli
Pag. 4
L’Antagonista al Consiglio
Pag. 5
L’Antagonista al Consiglio straordinario
sui 150 anni dell’Unità d’Italia
di Simone Vitelli
di Mario Scalise
Pag. 6
Io ho paura del nucleare
di Andrea Granieri
Pag. 7
Il sondaggio
Le buone notizie che ci sfuggono
di Alessandro Venneri
Pag. 8
Metà Africa, metà Europa
di Gilda Pucci
meri per il superenalotto, a scegliere l’università, non per
passione, né per avere una vocazione per cui continuare gli
studi, ma perché li, in quella università, si ha la possibilità
di trovare un lavoro, forse, probabile. I genitori ci vogliono sempre i numeri uno. E in una società che di numeri
due non ne vuole si rischia solo di imbottigliare i giovani
verso “L’alto”; spaventati dalla possibilità di essere futuri
secondi o terzi o magari creduloni di avere una laurea e
quindi di avere porte sempre aperte. Con la fondazione
dell’associazione abbiamo scelto di essere qualcosa che
possa avere un’identità precisa, dei giovani non superiori
ad altri, ma protagonisti. Resta ancora un punto per continuare ad esserlo: esserne partecipi e crederci.
Mario Scalise
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L’Antagonista
Sosteniamo il lavoro di Salvatore
Più o meno un mese fa il mondo
ha assistito alla catastrofe avvenuta in
Giappone a causa di un violentissimo
terremoto e dello tsunami che questo
ha generato.
Un particolare che ha sorpreso tutti
è stato il silenzio e la compostezza
con cui questo popolo ha vissuto e sta
vivendo, tutt’ora, questa immane tragedia. La disciplina che ha caratterizzato i giapponesi durante la scossa e
nei momenti immediatamente seguenti ci dovrebbe far riflettere e ci dovrebbe servire da lezione. Il popolo
giapponese ha una grande cultura riguardo a come comportarsi in caso di
sisma, dato che il loro paese è una
delle zone più sismiche della terra.
Noi non dovremmo essere da meno,
ma la stragrande maggioranza della
popolazione italiana non sa cosa fare
in caso di terremoto.
Non voglio, però, dilungarmi parlando della situazione italiana, ma vorrei soffermarmi proprio su Celico. In
relazione a ciò, infatti, vorrei parlarvi
di un piccolo lavoro fatto, in modo
totalmente gratuito, da un nostro
compaesano: Salvatore Pupo, geologo. Tale lavoro consiste in un opuscolo informativo rivolto alla popolazione del Comune di Celico, contenente i
tipi di rischio che possono verificarsi
all’interno del territorio comunale e le
norme di autoprotezione da conoscere per affrontare le situazioni di pericolo. Vengono, quindi, specificati i
comportamenti da tenere nel caso di
terremoti, ma anche di frane, incendi
ed eventi atmosferici eccezionali. Il
libretto è basato sul piano della protezione civile del comune di Celico e
contiene informazioni sulla suddivisone del territorio in varie zone e sulle
aree di prima raccolta e di ricovero
per la popolazione, con una ampio
corredo di foto.
La pubblicazione, fatta nel luglio
del 2010, dovrebbe essere maggiormente valorizzata, soprattutto per la
sua importanza, per la conoscenza
che può offrire a tutti i cittadini e i-
noltre, per il fatto che è opera di un
nostro compaesano (se noi stessi non
diamo valore a quello che c’è di buono nel nostro paese, non potremo
mai crescere). Essendo un’opera molto semplice dal punto di vista della
trasmissione delle informazioni di cui
prima ho discusso, potrebbe essere
presentata agli alunni delle scuole
medie ed elementari, allo scopo di
educare fin da piccoli i ragazzi al rispetto di quelle norme che possono
essere determinanti per la salvaguardia della propria persona e degli altri,
nei casi in cui si verificano eventi
avversi.
Nella speranza che questa mia
piccola proposta venga presa in considerazione vi invito, qualora lo vogliate, a consultare questo opuscolo
sul sito www.geosism.com, gestito
dallo stesso Salvatore Pupo, nella
sezione contatti.
Simone Vitelli
Ora si parte
Domenica 3 aprile è stata finalmente
inaugurata la sede dell’Associazione
Culturale SilAntica. Numerosa è stata la
presenza dei Celichesi, i quali hanno
dimostrato interesse verso questo progetto associativo e culturale. Presenti
all’evento anche il Sindaco Luigi Corrado, l’Assessore Antonio Falcone e il
Consigliere Luigi Perri. Ci aspettavamo
anche la presenza del parroco della nostra comunità, Don Maurizio Spadafora,
per la sua benedizione, ma sicuramente
la sua assenza sarà stata dovuta a qualche impegno inderogabile. A breve partiremo con le attività che, si spera, suscitino interesse nelle persone che fanno
già parte e che vorranno far parte
dell’Associazione. Continuerà perciò il
tesseramento, che potrà essere effettuato rivolgendosi ad uno dei responsabili
dell’Associazione tramite i contatti su
Facebook o sul nostro sito ufficiale
www.silantica.it.
Simone Vitelli
AIDS: aiutiamo la ricerca
Siamo arrivati alla
19^ edizione di
“Bonsai Aid Aids”.
In centinaia di piazze italiane verranno
allestiti dei gazebo
per sostenere la
battaglia contro
l'Aids. L'Associazione Culturale SilAntica ha voluto aderire a questo progetto: un piccolo gesto, per contribuire all’aggiornamento
scientifico nel campo della salute. Sotto il gazebo, che
verrà posizionato in piazza San Michele (sotto l'omonima
chiesa), nei giorni 22, 23 e 24 Aprile (week-end pasquale),
saranno distribuiti dei Bonsai. Il prezzo per ogni singolo
pezzo varia dai 15 Euro per il più piccolo a 30 Euro per il
più grande. Le date per l’evento saranno presto disponibili sul sito www.silantica.it e sul profilo Facebook de
“L’Antagonista” e dei vari componenti dell’associazione.
L’intero ricavato verrà devoluto ad “Anlaids”, associazione onlus per la ricerca scientifica. Ricorda sempre: puoi
cambiare la vita a migliaia di persone. Vi aspettiamo.
Mario Scalise
L’Antagonista
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Il paese dei “Giudei”
Quante volte a noi Celichesi è capitato di essere additati come
“Giudei”? Spesso mi sono chiesto il
perché di questo e ho pensato che, in
effetti, sono in molti nel nostro paese a comportarsi da Giudei. Questi
comportamenti però non sono propri dei Celichesi e si ritrovano anche
negli altri paesi. Ma allora perché è il
nostro “Il paese dei Giudei”? La risposta a questa domanda ha radici
lontane.
A Celico vi è stata una numerosa
presenza di Ebrei e questi venivano
considerati i crocifissori di Gesù Cristo. Questa presenza è testimoniata
da vari documenti e in molti si sono
occupati di questo argomento (come
Francesco Scarpelli e, ancor prima, il
noto storico Gustavo Valente).
Già prima della nascita di Gioacchino da Fiore gli Ebrei erano presenti sul nostro territorio. Addirittura
qualcuno ipotizza che l’Abate Gioacchino potesse avere origini ebraiche.
Alcuni nomi di luoghi celichesi
hanno chiare influenze ebraiche come la zona di “Zirulli” che in ebraico
vuol dire: “Chiusa della seta”.
Probabilmente questo nome è
riferito all’allevamento del baco da
seta, praticato a Celico fino al XIX
secolo, attività svolta principalmente
dagli Ebrei. Nella parte alta del paese,
invece, troviamo “Minnitu”nome
simile a quello citato nell’Antico Testamento di una località della Palestina “Minnith”. Sempre a Minnitu
c’era una zona chiamata “Le Paganelle”, luogo dove venivano seppellite
persone non battezzate e, anche in
questo caso, il riferimento agli Ebrei
è chiaro, perché venivano chiamati
pagani in quanto non cristiani.
Molti cognomi e soprannomi
(come “Jureo”) fanno pensare alla
presenza di famiglie ebraiche.
Il fatto di essere chiamati
“Giudei” risale a molto prima
dell’epoca fascista quando vi era il
detto popolare: “Celico Cuore Crudele Crocifisse Cristo”. Questo modo
di dire è con molta probabilità riferito
ad una interpretazione superficiale di
cinque lettere “C” poste un tempo
sulla facciata della Chiesa di San Michele. L’Arcangelo Michele stesso
(nostro patrono) è indicato, nel Vecchio Testamento, come il “protettore
di Israele”.
Insomma, gli Ebrei a Celico ci
sono stati ed hanno sicuramente influenzato le nostre tradizioni e la
nostra cultura. Sicuramente qualcuno
di noi discende da qualche famiglia
ebrea.
Quando qualcuno, per disprezzarci, ci indica come Giudei non sa che,
in realtà, non fa altro che ricordare le
nostre origini.
Vivere nel “Paese dei Giudei” vuol
dire vivere in un paese ricco di Storia
e Cultura.
Antonio Arnone
“Conoscersi per farsi Conoscere”
Dal 6 all’11 aprile il Comune di
Celico ha partecipato ad un importante progetto di gemellaggio, finanziato dalla Commissione Europea,
con i Comuni di Bascov (Romania) e
Kaspichan (Bulgaria). Le due delegazioni arrivate da questi paesi hanno
potuto vivere e “toccare con mano”
il nostro territorio. Queste oltre a
conoscere Celico hanno potuto visitare l’Università, Cosenza, Paola con
il Santuario di San Francesco e il Parco Nazionale della Sila. All’interno
del progetto vi è stato anche un rilevante convegno sull’anno europeo
del volontariato, tenutosi nell’Istituto
Comprensivo “Abate Gioacchino”
all’interno del quale un laboratorio
linguistico multimediale è stato intitolato proprio all’ “Anno Europeo
del Volontariato”. Il culmine del gemellaggio è stato sabato 9 aprile
quando, nel teatro scolastico comunale, sempre nell’Istituto Comprensivo “Abate Gioacchino”, è avvenuta
la firma del patto di fratellanza tra i
tre comuni all’interno del seminario
organizzato per tale scopo. I tre sindaci, dopo vari interventi, hanno au-
tografato un apposito documento
che ha sancito la creazione di un rapporto duraturo tra i comuni, che potrà dare maggiore spinta allo scambio
culturale tra il nostro piccolo paesino,
la Romania e la Bulgaria. L’unica nota stonata: la quasi totale assenza della cittadinanza celichese, purtroppo
spesso insensibile e apatica verso
manifestazioni di questo genere. A
mio parere però, non per giustificare
tale assenza, in un mondo dove si
“viaggia” più sulle strade di internet
che su quelle reali, ormai non è più
sufficiente utilizzare il “vecchio” manifesto per proporre e pubblicizzare
qualsiasi tipo di evento, ma c’è bisogno di altro…
Simone Vitelli
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L’Antagonista
L’Antagonista al Consiglio
Giorno 29 Marzo abbiamo assistito
al Consiglio Comunale che, visto alcuni punti all’ordine del giorno, si
preannunciava abbastanza interessante, e così è stato.
Dopo la lettura e l’approvazione
dei verbali dei Consigli Comunali precedenti si è passati alla discussione del
punto all’o.d.g. forse di più grande
interesse: la comunicazione delle dimissioni del Vice-Sindaco. A Prendere per primo la parola è stato il Sindaco, che ha riassunto brevemente gli
ultimi avvenimenti a riguardo, a partire dallo sfogo di Perri contro i suoi
ormai ex colleghi di giunta, nel
“famoso” convegno sulla celiachia,
ricordato più per questo che per quello che in realtà doveva essere. Corrado ha poi annunciato che la delega di
Vice-Sindaco passa a Vincenzo Perrone, già Vice-Sindaco nella passata
legislatura, mentre le altre deleghe
rimangono al Sindaco ad interim. La
parola è passata poi a Perri che ha
consegnato un documento alla segretaria, da riportare agli atti e che egli
stesso subito si è apprestato a leggere.
Dichiarazione molto lunga e con vari
spunti, con dure e ripetute accuse al
Sindaco e alla maggioranza e tra le
righe, cosa che ha incusso un po’ di
perplessità, l’esistenza di un presunto
burattinaio oscuro che muove i fili
sulla classe dirigente celichese. Dopo
il breve intervento di Michele Pascuzzo, totalmente contrario alle parole di
Perri, il Sindaco ha ripreso nuovamente la parola ritenendo che il documento, e quindi le accuse, siano state
eccessive, soprattutto quelle mosse
verso la sua persona. E’ stata poi la
volta di Mimmo Campanaro, che ha
dichiarato che neanche la minoranza
sarebbe stata capace di muovere accuse così dure verso il Sindaco e la maggioranza. Campanaro ha continuato
criticando, ancora una volta, il primo
cittadino per aver respinto le dimissioni dell’Assessore Renato Falbo,
visto i passati avvenimenti che avevano posto dubbi sulla legittimità del
mantenimento della delega. L’ intervento successivo è stato quello del
nuovo Vice-Sindaco Vincenzo Perrone che ha affermato che il documento, esposto dal suo predecessore dimissionario, doveva essere presentato
prima in sede di assemblea di circolo
allo scopo di cercare in qualche modo
il dialogo. A prendere la parola è stato
poi l’assessore Falcone che ha giudicato offensive le accuse di Perri dichiarando che tutto quello che è avvenuto
è stata solo una “commedia” messa in
atto dallo stesso Perri. La discussione
sull’argomento è continuata ancora
per molto e la parola è passata prima a
Michele Pantusa, poi a Michele Scrivano ed infine nuovamente a Perri. Il
primo ha dichiarato che il gruppo di
maggioranza dall’inizio della vicenda
ha cercato di trovare una soluzione
per cucire lo strappo cercando di non
fare esplodere la cosa. Tentativo di
ricucita che, tuttavia, era in contrapposizione a quanto apparso su un comunicato stampa del circolo PD che
lasciava intendere inequivocabilmente
che le dimissioni, se non arrivate
spontaneamente, sarebbero state esatte dal Sindaco. Spinoso l’intervento di
Scrivano il quale ha sostenuto che,
secondo alcune parole pronunciate da
Piero Pantusa (uno dei “dirigenti” del
circolo PD), qualche giorno prima
della consegna delle dimissioni e della
riunione del circolo PD sull’accaduto
era stato già deciso che le deleghe di
Perri sarebbero state ritirate. Questo
ha lasciato intendere che in realtà la
presa delle decisioni a riguardo non ha
coinvolto pienamente tutti i frequentatori del circolo. Da ciò è scaturito il
conclusivo intervento di Perri che ha,
secondo lui stesso, avuto conferma
dei suoi presentimenti sul fatto che la
sua estromissione dall’ amministrazione è avvenuta anche in seguito alla
pressione di persone estranee alla
maggioranza eletta dai cittadini, come
appunto Piero Pantusa.
Dopo un duro confronto che ha
lasciato trapelare anche qualcosa di
“strano” si è passati al 3° punto
all’o.d.g.: l’adeguamento del regolamento comunale sul funzionamento
del Consiglio Comunale. Tale aggiornamento ha conferito, in pratica, maggior “poteri” al Presidente del Consiglio Comunale sul funzionamento,
appunto, del Consiglio stesso. Dopo
bisticci vari, più da bar che da l'assemblea pubblica rappresentativa del Comune, si è passati all’approvazione
che ha visto 14 voti favorevoli e 1
contrario.
Il 4° e il 5° punto all’o.d.g. hanno
riguardato lo scioglimento della convenzione del servizio associato di segreteria comunale con il Comune di
Zumpano e la conseguente stipula di
questa con il Comune di Pedace.
Questo con motivazioni a quanto
pare “molto personali”. Per l’ approvazione, 11 voti favorevoli e 4 contrari.
Argomento del 6° punto all’o.d.g. è
stato il regolamento per la disciplina
della videosorveglianza nel territorio
comunale e la sua conseguente approvazione che è stata unanime. Al momento sono state istallate due telecamere, una nei pressi del comune e
l’altra in prossimità dell’ex scuola media, che a breve verranno messe in
funzione.
Il 7° punto all’o.d.g. ha trattato la
dismissione della società Kelic s.r.l.
nata per gestire il “famoso” ospizio,
costruito più o meno 25 anni fa e mai
terminato del tutto, che ora riversa in
uno stato di completo abbandono e
degrado. Per la legge 122/2010 (art.14
c.32), infatti, i comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti non
possono costituire società miste. Entro il 31 dicembre 2011 (data prorogata al 2013 con il Decreto Milleproroghe) i comuni devono mettere in liquidazione le società già costituite o
devono cederne le partecipazioni. Si è
dato quindi mandato al Sindaco di
avviare i contatti con i soggetti privati
partecipanti alla società per avviare le
procedure di liquidazione.
Nell’8° punto all’o.d.g. è stata approvata la modifica dell’art.10 del regolamento comunale sulla TARSU
(tassa per lo smaltimento dei rifiuti
solidi urbani). Gli istituti scolastici
non dovranno più provvedere a pagare la tassa, che verrà corrisposta direttamente dal ministero della pubblica
istruzione.
Infine con il 9° punto all’o.d.g.,
alienazione reliquati terreni, approvato all’unanimità, si è chiuso, alle 22.59,
un Consiglio molto animato, durato
esattamente 3 ore.
Simone Vitelli
L’Antagonista
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L’Antagonista al Consiglio straordinario sui 150 anni dell’Unità d’Italia
Per onorare il 150esimo dell’Unità
d’Italia, si è riunito il primo Consiglio
Comunale del 2011. Un unico punto
all’ordine del giorno: l’Unità d’Italia.
Giusta la decisione di organizzare per
l’evento un Consiglio straordinario.
Il presidente Pisano, ha aperto il
Consiglio spiegando alcuni punti
importanti e storici sull’Unità e su
aspetti che caratterizzano il volto del
sud oggi come allora. Ha parlato di
alcune eccezioni che sono presenti in
Calabria, rispondendo all’intervento
del pubblico: tre centri sanitari. Un
duro colpo per chi sostiene la sempre
presente malasanità e un imponente
buco di 1,7 miliardi di euro, debito
della sola regione Calabria.
Di seguito il Sindaco Corrado ha
esposto una chiara posizione nei
confronti di tutti coloro che rinnegano l’Unità, affermando in maniera
palese la via distorta della Lega e del
suo federalismo; e il consigliere Michele Scrivano dell’opposizione, che
ha sottolineato l’importanza di uno
stato laico, ammonendo l’ Amministrazione per aver coinvolto ai festeggiamenti dell’Unità la Chiesa, citando
Cavour: “Chiesa libera in Stato libero”. Ha anche preso posizione in
favore della Calabria “Borbonica”,
facendo notare l’enorme ricchezza
del sud a quei tempi (falso il mito che
vorrebbe le linee ferroviarie di Re
Ferdinando II addirittura più lunghe
di quelle attuali, fonti Svimez). Sul
finire poi, con il consenso del Sindaco si è proposta l’istituzione di una
borsa di studio per i giovani laureati
che preparino tesi sull’argomento
relativo all’Unità d’Italia, destinata a
laureandi dell’università di Cosenza.
Un intervento riflessivo e con spunti
positivi.
A seguire l’assessore Falcone, che
ha letto su un libro il ruolo della Calabria nel Risorgimento, annoverando le vittime e i beni che allora perse
la Calabria per favorire l’Unità. Si è
riflettuto su una sola parte della storia e il filone del Consiglio ha perso
punti sul reale avvenimento storico e
di chi realmente condizionò
quell’epoca. Si è parlato tanto del
ruolo che la Calabria ebbe in quel
dell’unione, ma nella realtà dei fatti
fu anche chiaro il non volere di molti
conterranei di allora, che favorirono
apertamente il Regno delle due Sicilie. Brutta l’interpretazione di molti,
sia tra consiglieri, che tra coloro che
sono interventi nel pubblico riguardo
al “Brigantaggio”, definendolo “Un
movimento di liberazione del sud
insieme a Garibaldi”. Sbagliatissimo,
perché i briganti presero corpo come
movimento per la guerriglia a favore
del Re di Napoli nel cosiddetto esercito della Santa fede ed essendo contadini, richiedevano maggiori privilegi. Questi non arrivarono con
l’Unione dell’Italia anzi, sotto Vittorio Emanuele II, si videro anche togliere i terreni dai più abbienti continuando sanguinosamente la loro battaglia. Dunque non possiamo definirli
eroi della liberazione e non dobbiamo innalzarli alla gloria, perché erano
dei fuorilegge. E’ come dire che la
’ndrangheta è un movimento per il
rilancio del sud. I briganti successivamente furono perseguiti dalla legge,
uccisi o condannati a molti anni di
galera. Ritornando all’intervento
dell’Assessore Falcone, tra i morti
che lui contava leggendo sul testo
(che non specificava la causa del perché furono uccisi quei Calabresi) probabilmente vi erano anche questi,
non semplici cittadini che inevitabilmente in ogni guerra perdono la vita,
ma dei fuorilegge che uccidevano e
rubavano.
Decisamente timido l’intervento
del capo gruppo del Pd Michele Pantusa che, comunque, nel dire ha fatto
intendere l’importanza dell’Unità e
dell’assenza di posizione del Presidente regionale Scopelliti, per quanto
riguarda il federalismo. Un solo intervento dei più giovani al consiglio, che
sono quattro: Michele, Elisa, Agostino e Michele. Da giovane celichese
vorrei spronarli a far percepire,
all’interno dei luoghi di decisione,
qual è la posizione di noi altri, più
indifesi e sempre meno ascoltati, il
mio messaggio va a voi, augurandomi
che la vostra voce possa seguire e
rispecchiare quella dei giovani.
Teso l’intervento del consigliere
Perri (ultimo intervento della seduta)
ex Vice Sindaco, che addirittura richiama il pubblico al silenzio. Un
monologo il suo: 18 minuti di intervento dove non sono mancati probabili doppi sensi diretti verso la sua
maggioranza, visto il trambusto dei
giorni scorsi e il suo “isolamento” da
questa. Un buon eloquio: ripercorre
le tappe storiche, gli avvenimenti, i
personaggi, fino a decifrare la politica
contemporanea. Ultimi scrosci di una
seduta tra le più tranquille, si chiudono i lavori, la segretaria aggiunge le
ultime postille sul verbale, poi tutti a
prendere un dolcino e un po’ di spumante. Il segnale di questo consiglio
mi conforta: ancora qui si respira il
patriottismo a differenza di altri luoghi.
Mario Scalise
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L’Antagonista
Io ho paura del nucleare
Ci sono accadimenti, nella storia
degli uomini, che da tutti, a torto o a
ragione, vengono definiti epocali.
L’immane tragedia che l’11 marzo
scorso ha colpito il Giappone, la nazione tecnologicamente più avanzata del
nostro pianeta, è certamente annoverabile tra questi.
Il fortissimo terremoto, al quale è
seguito uno tsunami, ha seminato morte e devastazione nelle terre del “sol
levante”. In momenti come questi si
rimane dapprima assorti in un’ angosciata “ammirazione” della violenta
potenza della natura, successivamente
però ci si rende conto di come l’uomo
riesca, con le sue mani, a creare disastri
ancora peggiori.
Infatti, il terremoto di 8.9 gradi della
scala Richter, uno dei più forti mai registrati nella storia dell’umanità, di per se
aveva causato pochi danni alle infrastrutture nipponiche, ottimamente costruite e per questo capaci di reggere
egregiamente alle tremende sollecitazioni imposte dal movimento del sottosuolo. Certamente l’onda anomala aveva
seminato molte più morti, spazzando
via e ricoprendo di fango case, villaggi
e vite umane. Quello che però, purtroppo per molti anni ancora, causerà tragedie più grandi, è il danneggiamento di
quattro reattori nucleari nella cittadina
di Fukushima. Qui la fuoriuscita di
materiale radioattivo, causato dalla parziale fusione del nocciolo dei reattori,
ha disperso e continua a disperdere
nell’aria e nell’acqua circostante radiazioni letali per l’uomo e dannosissime
per l’ambiente. Affinché una situazione
del genere si possa ricondurre in condizioni di normalità e quelle terre possano
ritornare ad essere abitate dall’uomo,
occorreranno secoli, se non addirittura
millenni.
Ora, dopo tutto quello che tv e giornali ci propinano ormai quotidianamente su questa sciagura, mi chiedo con
quale faccia i nostri governati, ancora
oggi, si affannano a volerci vendere
l’idea che in Italia, in caso di terremoto,
le cose possano andare meglio che in
Giappone e che un disastro del genere
non potrebbe accadere nella nostra terra. Vorrei far notare loro che il terremoto dell’Aquila, se si fosse verificato in
Giappone, non avrebbe causato neanche la rottura di un cornicione. Da noi
invece purtroppo ha ucciso 312 persone
e causato l’evacuazione di un’ intera
città. Poi ci assicurano che le nuove
centrali sono tecnologicamente molto
più progredite e quindi super sicure,
addirittura qualche sciagurato si avventura ad affermare che le centrali di terza
generazione sono a “rischio zero”, ignorando il fatto che il rischio zero è un
concetto puramente teorico. Il rischio
zero è possibile solo eliminando
l’attività che causa il rischio, cioè si ha
rischio zero che in una centrale nucleare
qualcosa vada storto, solo se non si
costruisce la centrale stessa.
E poi magari sarà anche vero che
queste centrali offrano molte più garanzie in termini di sicurezza rispetto a
quelle di Fukushima, ma tutte le centrali
nucleari sono “macchine” estremamente complesse e tanto maggiore è la complessità di un meccanismo, tanto più
esso è fragile e basta che un semplice
ingranaggio si inceppi perché nulla funzioni più come prima.
Nel caso specifico, infatti, la struttura
dei reattori (per così dire il guscio delle
centrali) aveva retto bene sia al terremoto che al susseguente tsunami. Ciò che
ha ceduto è stato forse l’impianto più
semplice e collaudato, ossia il sistema di
refrigerazione dei reattori e questo è
comunque bastato a scatenare l’ apocalisse.
Con questo concetto voglio dire che
l’imponderabile è sempre dietro l’ angolo e non ci si può illudere di dominare
totalmente le forze della natura. Chi ci
assicura che in Italia, paese ad elevato
rischio sismico come il Giappone, non
possa avvenire (speriamo mai avvenga)
qualcosa di altrettanto sconvolgente.
E poi, nel paese nel quale le mafie
riescono a condizionare gli appalti in
maniera così spregevole da costruire
scuole con materiale tossico e autostrade con cemento depotenziato, siamo
sicuri che una centrale, sicurissima sulla
carta, lo sia altrettanto nella realtà? E
come verrebbero gestite le scorie radioattive?
I nostri politici, continuano in questi
giorni a mostrare una sicumera che non
si capisce bene da dove provenga e continuano a petulare, come un disco rotto,
che non bisogna prendere decisioni
sull’onda dell’emotività e non ci si deve
far guidare dalla paura, come se la paura
fosse un sentimento triste e vile.
La paura è un’intensa emozione che
scaturisce dalla percezione di un pericolo e che ha come obiettivo la sopravvivenza al pericolo stesso. La paura è uno
di quegli istinti che ci ha permesso di
fare le scelte migliori per assicurarci la
sopravvivenza.
Io non ho alcuna difficoltà ad ammettere di avere PAURA delle centrali
nucleari e delle tremende sofferenze
che possono scaturire dall’esposizione
alle radiazioni.
Un altro discorso che viene portato
avanti da questi nuclearisti prezzolati è
la questione della presunta economicità
dell’energia prodotta dall’atomo e che
quindi, in nome della competitività
globale, il nucleare è una scelta obbligata. Questi presunti esperti si riempiono
la bocca di affermazioni del tipo “il
kilowattora prodotto dall’atomo è più
economico di quello prodotto dalle
altre fonti”. Ma ciò è di una falsità clamorosa! Si saprà il reale costo del kilowattora nucleare solo quando sarà reso
inattivo il primo fusto di scorie radioattive prodotto dalle centrali. E cioè fra
30 mila anni! Nel frattempo dovremo
continuare a spendere fiumi di denaro
per “sorvegliare” queste pericolosissime sostanze. E poi occorrerà considerare i costi sociali ed economici di un
eventuale incidente, come quelli di
Chernobyl, di Fukushima e dei tanti
altri tenuti nascosti dalle società, spesso
private, che gestiscono queste centrali.
Allora io mi chiedo perché mai nel
nostro paese, che potremmo definire
senza temere di essere smentiti, gli emirati arabi delle rinnovabili, si vuole intraprendere la strada, fortunatamente
abbandonata grazie al referendum del
1987, dell’energia nucleare ed affossare,
con un semplice decreto, le rinnovabili
che, al di la di ogni più rosea previsione, stavano finalmente diventando uno
spicchio importante della “torta energetica” del nostro paese?
“A pensar male si fa peccato, ma il
più delle volte ci si azzecca”, disse tempo fa il cattolicissimo on. Giulio Andreotti! Ed a me viene solo da pensare
male in questo caso e cioè che la potenza corruttrice del denaro pervade le
nostre classi dirigenti fino a fargli andare in tilt il buon senso! Attorno alla
costruzione di nuove centrali nucleari
girano cifre di svariati miliardi di euro.
E le potentissime lobby nucleari non si
fanno alcuno scrupolo a pagare per
indirizzare opinioni e pareri di esperti
del settore (o sedicenti tali) e politici.
Come se ciò non bastasse, stanno cercando in tutti i modi di fuorviare anche
l’opinione pubblica italiana mediante
massicce campagne pubblicitarie fintamente imparziali.
Evidentemente investire risorse nelle
rinnovabili e nella ricerca per farle diventare sempre più performanti e meno
costose, non porta alcun beneficio economico nelle tasche di chi governa.
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L’Antagonista
Questa è infatti la forma di energia più
democratica (nel senso letterale del
termine). Nessuna lobby comanda il
settore che ad oggi è formato da più di
180.000 piccoli produttori di cui quasi
150.000 sono persone fisiche che si
autoproducono l’energia che consumano ed immettono in rete, quindi condividono, il loro surplus di produzione.
La strada delle rinnovabili è la strada
maestra per lo smarcamento dalle fonti
fossili per la produzione di energia. La
Germania si è posta come obiettivo
l’autosufficienza energetica mediante
fonti rinnovabili entro il 2050 e sono
sicuro che i tedeschi centreranno questo obiettivo. Verrebbe da chiedersi: se
può riuscirci la Germania, baciata da un
sole piuttosto palliduccio, perché non
dovremmo riuscirci in Italia? Una scelta
del genere porterebbe enormi vantaggi
in termini di rispetto dell’ambiente e di
crescita economica. Non bisogna infatti
dimenticare che questo settore, in questi anni di dura crisi, ha rappresentato
l’unico segmento economico in forte
crescita, nel quale hanno trovato occupazione, ad oggi, circa 120.000 persone
con un’età media di 35 anni.
Ci si chiede a questo punto cosa
possiamo fare in tutto questo noi singoli cittadini inermi. VOTARE E
CONVINCERE A VOTARE SI al
referendum di Giugno sul Nucleare
quante più persone possibile sarebbe
un buon inizio!!
Andrea Granieri
Il sondaggio
Ogni mese sarà presente su Facebook (profilo L’Antagonista) un nuovo tema su cui ogni cittadino celichese potrà votare e scrivere la propria opinione.
Ecco il tema di questo numero:
“Sareste favorevoli alla creazione del comune unico della Presila? (il nostro piccolo referendum). ”
VOTANTI: 82.
“Si”: 26.
“No”: 56.
Le buone notizie che ci sfuggono
La Cina vuole inquinare meno
La Cina è il Paese più responsabile
dell’inquinamento da gas serra e
quello che negli ultimi anni ha subito
il maggior numero di eco-disastri. Ma
oggi ci sono segni di cambiamento.
Un sondaggio ha rivelato che l’80%
dei cinesi considera il problema ambientale una priorità assoluta. Le manifestazioni di protesta contro
l’inquinamento sono in forte crescita.
E si corre ai ripari. La Cina è il maggior produttore di bici elettriche, fabbrica il 30% dei pannelli solari del
mondo e la produzione di energia
eolica dal 2008 al 2011 è raddoppiata
ogni anno.
Pronto? Che monumento è?
Entro il 2012 su tutto il territorio
italiano sarà possibile, digitando un
numero di telefono (48255) e poi un
codice rintracciabile su speciali pannelli installati sul luogo, avere brevi
informazioni video e audio su tutti i
monumenti del nostro Paese. Il servizio “Teleguide”, realizzato in collaborazione da Telecom Italia e MP Mirabilia (con il patrocinio del Ministero
del Turismo), è già attivo nelle città
di Lecce e Bari.
Ai giovani piacciono i libri
I libri e la lettura in generale sono in
crisi? Non è detto, soprattutto se si
guardano i dati sulle vendite dei libri
(stabili nonostante la crisi economica) e i risultati di un’indagine Nielsen
(società di sondaggi) secondo cui la
lettura è del 4% più diffusa tra i giovani fino ai 16 anni di quanto non lo
fosse dieci anni fa per i ragazzi della
stessa età. La lettura di libri per intrattenimento viene, secondo l’ indagine, dopo cinema, computer e radio,
ma prima di discoteca, concerti e
sport.
Alessandro Venneri
La Pillola
Nuova apertura
A Celico, in Via Roma, è stata aperta una nuova sala giochi. Si spera
possa avere maggior fortuna in un
territorio dove le attività sembrano
scomparire. In bocca al lupo!!!
Siamo in rete
Pubblicato il nostro primo video “A
Celico: dipende dai punti di vista”. Il
video è disponibile sul nostro canale
YouTube.
L’Antagonista
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Metà Africa, metà Europa
Chi lascerebbe il proprio Paese, il
posto in cui è nato, le sue radici, quello che è il suo mondo, i suoi affetti, il
suo culto, la sua lingua così dalla sera
alla mattina, senza motivo? Tutti siamo pronti a puntare il dito contro, ma
analizziamo a fondo le varie motivazioni del “fenomeno” immigrazione.
Esse possono essere di carattere economico, quindi un modo per sfuggire
alla povertà del proprio paese, per
ricercare migliori condizioni di vita
(pensiamo a tutti gli italiani emigrati
nelle Americhe o in Germania a far
fortuna); di carattere politico, quindi
dittature, persecuzioni, oppressioni,
guerre, genocidi, pulizia etnica; di tipo
religioso (impossibilità di praticare il
proprio culto religioso); disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie); per istruzione (per frequentare
una scuola e conseguire un titolo di
studio o garantire ai propri figli
un’istruzione più approfondita, apprendere una lingua straniera) e altre
tipologie meno comuni. Tuttavia, come diceva Einstein, “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.
Siamo abituati, infatti, ad associare il
termine “straniero” a quello di
“criminale”, o vederlo come colui che
approfitta della situazione e ci fa le
scarpe, perché il “diverso” spaventa,
ma forse sarebbe meglio essere meno
superficiali, andare oltre e avvalersi del
fatto che non bisogna fare di tutta
l’erba un fascio. Non metto in dubbio
che l’immigrazione è un fenomeno
capace di cambiare il volto di una società, però se in meglio o in peggio sta
a “noi” (a chi di dovere) deciderlo,
regolamentandola e controllandola,
non dimentichiamo che gli
“immigrati” sono uomini in carne ed
ossa, con la voglia di rendersi utili o di
diventare un problema, in base ai trattamenti riservati. Voglio dire che se
REDAZIONE:
un Paese si fa carico di “immigrati”
deve garantire loro quantomeno umane condizioni di vita, sia dal punto di
vista del lavoro (salari discreti, sicurezza e diritti che non siano precari) sia
da quello dell’alloggio (acquisto e affitto “possibili”, no alle condizioni
malsane e al sovraffollamento), perché
facendo altrimenti è ovvio che questa
gente, vedendo le proprie aspettative,
irrealizzabili, sino ad arrivare quasi
allo schiavismo (pensiamo alla criminalità organizzata, che gestisce i flussi
migratori, che enfatizza le speranze
degli immigrati, promettendogli quasi
un mondo idilliaco e poi li sfrutta),
disperata, commette crimini, reati.
Ovviamente, però, pensiamo pure che
se diamo una particolare assistenza
agli immigrati, bisogna prima di tutto
garantirla a chi prima di loro vive in
quel Paese, evitando conflitti sociali
ed economici, soprattutto tra le classi
deboli del posto e quelle immigrate
(“guerra tra poveri”); bisognerebbe
poi “stanziarli” meglio su un territorio, insomma equilibrare la cosa: non
si possono collocare 10.000 persone
tutte in un paesino circoscritto!!! Meditiamo poi sul fatto che un immigrato, una volta ottenuti alcuni diritti (la
libertà personale, di inviolabilità del
domicilio, di espressione, di religione,
di tutela giudiziaria, di istruzione per i
minori), ha anche dei doveri: rispettare innanzitutto le leggi del Paese che
lo ospita, solo così si potrà conquistare l’ultimo diritto, il più importante,
quello di cittadinanza e quindi la pienezza del diritto a circolare e soggiornare in ogni parte del territorio e del
diritto di associazione; la possibilità di
ottenere politiche di sostegno sociale
allargate; la possibilità di determinare
(con il voto) gli indirizzi e le regole
della comunità.
Alla domanda gli immigrati tolgono
Dario Lucio Amelio, Antonio Arnone, Gilda Pucci,
Mario Scalise, Simone Vitelli.
COLLABORATORI:
Maria Concetta Arnone, Gabriele Polillo,
Alessandro Venneri.
UN GRAZIE A:
Andrea Granieri
lavoro agli Italiani? Ritengo che se da
un lato una certa dose di concorrenza
può stimolare gli Italiani a non sedersi
sugli allori del “posto sicuro” e a curare, dunque, la propria formazione e la
propria crescita professionale,
dall’altro credo pure che l'importante
è che si tratti di una concorrenza di
proporzioni complessivamente assorbibili da quelle che sono le “regole” di
mercato, altrimenti è rubare: penso ai
negozi “cinesi” aperti 24 ore su 24,
feste comprese. L’importazione di
prodotti cinesi, accessibili a più
“categorie” di clienti per i loro bassi
costi, non credo favorisca la crescita
dell’economia italiana, ma anzi credo
che se con una mano si da con l’altra
si ruba, perché la scomparsa del
“Made in Italy” toglie il posto di lavoro a molti italiani nelle industrie, a
profitto delle multinazionali che investono in Cina con la collaborazione
del governo cinese. Inoltre il prodotto
cinese è il frutto del più crudele sfruttamento umano: il lavoro forzato.
Questi prodotti sono il risultato di
lavoro non protetto, non sindacalizzato e forzato. Dobbiamo renderci conto che molti macchinari, vestiti, manufatti e strumenti sono prodotti nei
campi di concentramento cinesi, chiamati “LAOGAI”, dove milioni di persone sono costrette a lavorare in condizioni disumane. Non guardiamo
però all’immigrazione solo in negativo, se sana essa contribuisce alla crescita di un Paese, dovuta all’impiego
degli stranieri in settori in cui c’è carenza e alle nuove idee, ai nuovi cervelli, ai nuovi entusiasmi, che essi portano con sé. Avere a che fare con il
“diverso” è, soprattutto, un arricchimento culturale: l'interscambio se fecondo è la soluzione a diverse dinamiche.
Gilda Pucci
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Numero 12 Aprile 2011 - Associazione Culturale silAntica