OFS
Ritorno
al Vangelo
E
a cura della redazione di FVS
ssere un popolo in missione: questo è il
cammino che si apre davanti alle fraternità dell’Ordine Francescano Secolare
d’Italia, all’inizio del nuovo anno fraterno. Un anno segnato da eventi preziosi e tappe
importanti, tutto nel segno di un ritorno al Vangelo e all’annuncio della Buona Novella, dell’amore e della compassione del Padre. È il quadro
che Remo Di Pinto, presidente nazionale dell’OFS,
traccia in questa intervista a FVS.
Quali sono le prospettive del cammino
dell’OFS nell’anno fraterno 2015-2016? Quali
gli obiettivi e gli orientamenti principali?
Ricordo il tempo passato da bambino nella
sala degli specchi del Luna Park dell’Eur, a Roma.
L’obiettivo della nostra fraternità nazionale resta
quello di uscire da una dimensione simile alla sala
degli specchi, dove ci si dimena confusamente,
senza vedere altro che se stessi.
Ricordo che, dopo vari tentativi, avevo imparato a orizzontarmi senza affanno e a trovare la
via giusta, tenendo conto di alcuni punti di riferimento essenziali. Vogliamo “uscire”, perché crediamo che l’OFS abbia senso solo letto in questa
prospettiva, abbiamo bisogno di acquisire una
mentalità prettamente missionaria, dove per missione intendiamo la piena realizzazione della vocazione, che si fonda sulla fedeltà alla chiamata, la
stessa di Francesco e Chiara, che costituiscono il
punto di riferimento del nostro percorso. Il prossimo anno fraterno sarà storicamente importantissimo, arricchito da eventi ecclesiali unici: Sinodo sulla famiglia, Convegno Ecclesiale, Giubileo
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Intervista al presidente nazionale Remo
Di Pinto all’inizio del nuovo anno fraterno, segnato da eventi come il Sinodo
sulla famiglia e il Giubileo della misericordia. I francescani secolari vivono
l’Anno della Missione
UN ANNO DECISIVO
C’é un’atmosfera sempre strana, un colore particolare, un suono
delicato, quando qualcuno come noi si trova a muovere il primo
passo lungo una strada nuova. Qualcosa che Pupi Avati, il grande
regista che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare a Bologna al Festival Francescano, chiama con un nome suggestivo nel film che
per me è il suo capolavoro (“Una gita scolastica”): l’incanto.
Lo senti l’incanto. Non sai bene cos’è ma ne avverti la presenza. È
quel desiderio che ti muove il cuore, quella percezione impalpabile che ti strappa un sorriso. Sappiamo bene, tutti noi, che l’anno
che stiamo per cominciare a vivere insieme è un anno decisivo.
Nel segno della misericordia e del dono, l’OFS d’Italia si gioca la
scommessa più grande, ben al di là delle piccole cose di sempre.
Una scommessa decisiva, da vivere con tutta l’intensità di cui siamo capaci.
«C’è un tempo bellissimo tutto sudato / una stagione ribelle /
l’istante in cui scocca l’unica freccia /
che arriva alla volta celeste / e trafigge le stelle.
È un giorno che tutta la gente / si tende la mano /
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo / da molto lontano”
(Ivano Fossati, C’é un tempo)
Buon cammino a ciascuno di noi.
ecv
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e centenario del Perdono d’Assisi. Con il nostro
Anno della missione potremo partecipare all’unico cammino della Chiesa. Occorrerà però mettersi
in viaggio da francescani, e non è un’affermazione
scontata.
Come ti aspetti risponderanno le fraternità
e le regioni alle sollecitazioni dell’ “Anno della
missione”, appena proclamato?
Quando un gruppo di responsabili propone
un percorso o un evento, dovrebbe farlo col solo
intento di guidare e animare i destinatari del proprio servizio. Non cerchiamo colpi di scena, né
vogliamo nasconderci dietro al titolo di una proposta teorica. Proclamare un Anno della missione
significa dare seguito al percorso che stiamo vivendo, accogliendo le sfide che ci propone papa
Francesco e i bisogni che ci manifesta il mondo.
La missione per noi non dovrebbe essere cosa
straordinaria o un fatto episodico, ma naturale
espressione di un “sì” detto consapevolmente.
L’eccezionalità di quest’anno sta innanzitutto nel
vivere un tempo utile per mettersi comunitariamente in discussione, come popolo in missione
per un popolo che, in un certo senso, comprende
anche noi e va oltre noi.
Mi aspetto allora che per primi i responsabili,
nel loro ruolo di guide, comprendano e partecipino dell’esigenza di tutta la Chiesa, che per questo
motivo gli ha affidato il servizio.
Mi aspetto che ci si metta in movimento, nei
modi che solo lo Spirito può suscitare, lasciandosi
provocare nella fedeltà alla propria vocazione (è
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l’occasione per metterci in crisi e per comprendere se siamo un gruppo o una Fraternità), perché
non c’è missione senza vocazione. Mi auguro che
si valorizzino le esperienze missionarie che già vivono molti nostri fratelli e tante Fraternità; che ci
si riconosca chiamati a una presenza evangelica
nel proprio territorio, come osservatori attenti,
ascoltando e accogliendo i bisogni dei luoghi in
cui, non a caso, siamo stati “edificati”. La missione
ci viene in soccorso e, se sapremo abbracciarla, ci
salverà.
Quale influsso avrà sul cammino dell’OFS
il Giubileo della Misericordia indetto da papa
Francesco?
Poco tempo dopo aver pensato all’Anno della
missione insieme alla Gifra, quando già ci interrogavamo sul titolo “Per Dono”, è arrivata notizia
dell’indizione del Giubileo della misericordia. Ci
è sembrata una conferma, una di quelle verifiche
necessarie quando si prova a mettersi in ascolto
dello Spirito. Bene, nessun merito quindi: dobbiamo “solo” rispondere per permettere che si “accenda il fuoco”!
Il Papa sprona tutta la Chiesa a farsi segno
dell’amore accogliente e sprona anche noi a divenire espressione viva della misericordia. È un’ulteriore sollecitazione a dare un significato pieno e
consapevole alla nostra risposta a una chiamata
precisa. È il tempo propizio per sostare davanti al
Padre per farne modello del nostro agire, per fare
memoria della bellezza dell’abbraccio che ci ha
riservato. È innanzitutto un dono per noi che, se
All’inizio del cammino
del nuovo anno, si
chiude un orizzonte di
grazia e di luce per la
fraternità nazionale
OFS: fratelli e sorelle “in
uscita”, pronti all’abbraccio di misericordia
verso il prossimo.
Figli amati e inviati
Lucia Zicaro, presidente della Gifra italiana auspica
uno sguardo attento sul territorio, invitando i giovani
a «donarsi ad ogni richiamo di bene»
I giovani francescani d’Italia vivranno
l’Anno della Missione come «discepoli
amati e inviati» a portare al mondo un
annuncio di amore e di misericordia: lo
spiega Lucia Zicaro, presidentessa della Gifra italiana, parlando a FVS delle
prospettive del cammino fraterno per
l’anno 2015-2016. Il cammino, segnato
dallo slogan “Nel mondo insieme a Te”,
si presenta occasione per «dare frutto» nella propria fraternità locale e, nel
contempo, per «aprirsi alle novità e ai
bisogni del mondo».
Quali sono le prospettive del cammino della Gifra nell’anno fraterno
2015-2016? Quali gli obiettivi e gli
orientamenti principali?
Il tema centrale che quest’anno ci guiderà è “Nel mondo insieme a Te”: come
giovani cristiani l’obiettivo sarà quindi
provare ad aprirci alle novità e ai bisogni del mondo, consapevoli di essere
figli amati e inviati.
Come risponderete alle sollecitazioni dell’Anno della missione, appena
proclamato?
La prima missione a cui siamo chia-
mati è quella da vivere “a casa nostra”:
il primo passo da fare è, quindi, aprirsi al servizio, ognuno come può, nella
propria fraternità locale. Quello è il primo luogo in cui siamo chiamati a dare
frutto. Il secondo impegno è, come singoli e come fraternità, vivere con uno
sguardo attento sul territorio dove viviamo, “pronti a donarci ad ogni richiamo di bene” (cf. Statuto Gifra).
Quale influsso avrà sul cammino della Gifra il Giubileo della Misericordia
indetto da papa Francesco?
Sarà parte del nostro viaggio, a cui tutti
siamo chiamati. Speriamo che ognuno
di noi possa far muovere, nel quotidiano, le corde del cuore in ogni fratello
che incontra sul suo cammino. Cercheremo di vivere davvero esperienze
di compassione e di misericordia nella
nostra vita. L’augurio per tutti i giovani
è quello di poter donare l’abbraccio del
perdono e della benedizione a tutti coloro che lo aspettano: e oggi nel mondo le persone ferite sono tante!
Come sono le relazioni
con l’OFS oggi?
In generale i rapporti tra OFS e Gifra
sono molto buoni. Ne siamo molto felici e avvertiamo circolare l’amore fraterno. Come in ogni famiglia insieme alle
tante cose belle, ci sono degli aspetti
sui quali è ancora necessario crescere,
ma la speranza e la voglia di costruire
la fraternità non viene mai meno: la
Chiesa non è una realtà celeste, ma una
comunità in conversione. Siamo tutti in
cammino sulle orme di Cristo.
Di cosa hanno bisogno i giovani di
oggi… ha ancora fascino la scelta
francescana?
Credo che i giovani di oggi abbiano bisogno di attenzione e ascolto, di esperienze appassionanti e percorribili e di
qualche certezza a cui aggrapparsi. A
volte li troviamo così disorientati e persi in una società e una cultura che non li
accoglie ma li scarta. Francesco ha trovato la sua certezza in Gesù: il suo stile
di vita, il suo entusiasmo, proposto con
un “linguaggio” giovane e una testimonianza credibile può essere ancora oggi
una via per rispondere alle loro esigenze. Lo sperimentiamo ogni giorno nella
vita di tanti nostri amici e fratelli.
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OFS
Bisogna “uscire” e acquisire una
mentalità prettamente missionaria, dove per “missione” si intende la piena realizzazione della vocazione, che si fonda sulla
fedeltà alla chiamata
ci troverà disponibili a lasciarci toccare il cuore da
questo amore, ci aiuterà ad amare e ad accogliere.
Questo il senso del titolo “Per Dono” che abbiamo
voluto utilizzare per il prossimo anno. Il dono ricevuto, da restituire con una vita che riconduce a
quell’abbraccio.
Quali sono a tuo parere le urgenze e i temichiave per i francescani secolari di oggi, immersi nella Chiesa segnata dalla presenza di
papa Francesco?
A mio parere, nel tempo abbiamo esasperato il
concetto di fraternità, facendone oggetto di tanti
convegni e incontri formativi. Ne siamo diventati
esperti; ma ne siamo anche testimoni? Il rischio è
di divenire ottimi teorici e competenti formatori,
ma di sottovalutare elementi essenziali, apparentemente scontati.
Potremmo dire molto altro, affidarci a immagini più romantiche, ma quello che la Chiesa attende dai francescani secolari, è essenzialmente
l’esperienza del Vangelo vissuto nel mondo alla
maniera di Francesco. Siamo anche noi a dover
dimostrare che è possibile seguire Cristo. Certo,
sappiamo che siamo limitati e fragili, ma se non
vivessimo le nostre relazioni in Fraternità facendo
esperienza di vita evangelica, se non ci sollecitassimo alla povertà attraverso segni e atteggiamenti concreti, quale sarebbe la nostra funzione?
Perché ci incontriamo? Dobbiamo tornare a Francesco! Farlo seriamente e coerentemente, avendo
il coraggio di demolire tutto ciò che non serve a
questo. Valutiamo bene cosa facciamo insieme.
Riflettiamo sul nostro “sì”.
Come sono le relazioni con la Gifra oggi?
Per costruire una relazione occorre abbattere
certi muri di separazione, avvicinare le distanze e
costruire rapporti di fiducia. Tra i Consigli nazionali esiste un rapporto di comunione molto bello, che è frutto di un cammino che dura da molti
anni, che ora va mutuato a livello regionale e locale, dove pure esistono delle belle ed edificanti
esperienze.
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Riguardo a certe difficoltà con i giovani francescani, io continuo ad assumere un atteggiamento
profondamente autocritico, perché attribuisco
sempre a noi francescani secolari una cattiva
gestione del ruolo di responsabili. Non dico che
– come in ogni famiglia – non possano esistere
problemi e che i ragazzi non possano assumere atteggiamenti sbagliati, ma è indubbio che
la qualità di questa relazione passa attraverso il
nostro approccio con i ragazzi prima che con la
Gifra. Se manteniamo un rapporto istituzionale
e formale, nel quale ci limitiamo ad attendere il
rispetto di norme e regole, continueremo a fare
male; se invece viviamo con loro, in mezzo a loro,
come adulti maturi nella fede, testimoni della vocazione (francescana, matrimoniale o altra), riferimenti silenziosi, allora saremo dei buoni responsabili. Senza questa distinzione, la distanza con i
giovani aumenta, e pian piano, ci troveremo davanti a una Gifra che si muoverà come un OFS più
giovane, ma sarebbe tremendo. Il prossimo anno
la Gifra d’Italia celebrerà il Capitolo elettivo nazionale. Abbiamo davanti un tempo proficuo che si
colloca in un periodo straordinario; un’opportunità per vivere la nostra missione tra i giovani e con i
giovani, come buoni responsabili. Coinvolgiamoci! Anche questo è Per Dono.
Di cosa hanno bisogno le donne e gli uomini
del nostro tempo… ha ancora fascino la scelta
francescana?
Io penso che, più che l’attuale espressione di
francescanesimo, ciò che continua ad affascinare
è l’immagine di Francesco. Dovremmo ringraziare
Dio per questo!
Un recente sondaggio statistico condotto dal
Censis insieme al Vicariato di Roma, tra l’altro, ha
evidenziato che, su un campione di mille famiglie, il 93% chiede una Chiesa francescana! Cosa
si intende? Ciò che molta gente cerca è ancora lo
stile di san Francesco (e in lui, anche inconsapevolmente, Cristo), le sue scelte, la sua povertà e
l’essenzialità. È anche per questo che papa Francesco è così amato.
Ancora una volta la missione ci viene in soccorso: come rispondiamo a questa attesa? Come
accogliamo quelli che si avvicinano per fare esperienza di quel francescanesimo? Quanto siamo
capaci di mostrare Francesco nelle nostre vite di
uomini e donne che abitano questo tempo e le
nostre città?
È la missione a chiederci di offrire meno strutture e più fraternità vissuta evangelicamente; non
sono le norme a poter custodire l’essenza della
nostra vocazione, ma noi e la nostra fedeltà alla
Parola accolta così come fece Francesco. Le Regole, quando esprimono il Vangelo, vanno vissute e
mai imposte. Ripensiamo a Francesco dal Papa.
Interroghiamoci! La richiesta è esigente ed è una
sollecitazione rivolta a tutta la Famiglia francescana. Sono certo che smetteremmo di preoccuparci
del numero delle vocazioni.
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