Preparatore Atletico nel settore giovanile: nemico
numero uno o risorsa?
Autore: Davide FANTINI
Dipende ...
Il ruolo del preparatore atletico nei settori giovanili è tutt’oggi oggetto di fervente dibattito e, a volte, aspre polemiche. E’ opinione piuttosto comune che la figura del preparatore nei settori giovanili sia inutile quando non addirittura deleteria. Spesso si pensa al preparatore atletico come a quella persona che fa correre i ragazzini attorno al campo, fa eseguire piegamenti e, nel migliore dei casi, organizza il percorsino coordinativo copiandolo da un libro. Per molti allenatori e dirigenti il preparatore atletico è il nemico numero uno per un giovane calciatore, colui che vorrebbe sostituire l’allenamento della tecnica con una bella serie di skips. Se così realmente fosse, questi signori avrebbero tutte le ragioni del mondo a tenere lontani questi loschi e pericolosi figuri dal campo dove si allenano i bambini. In alcuni casi, questa convinzione è stata alimentata dall’operato di alcuni colleghi con scarse conoscenze e ancor meno scrupoli, che lavorano con i ragazzini alla stregua di come lavorerebbero con gli atleti adulti, limitandosi a diminuire le serie e le ripetizioni. Altre volte, però, tali pregiudizi sono fondati unicamente sull’ignoranza o sulla paura di provare nuove soluzioni. “Ai miei tempi ci davano la palla e giocavamo senza tante storie, e nessuno si faceva male”. Quante volte abbiamo sentito dichiarazioni del genere, anche da addetti ai lavori? Ancora più dannosi sono quelle società e quegli allenatori che ragionano in maniera diametralmente opposta: essi lavorano in quei campi dove si persegue la logica del risultato ad ogni costo ed il prima possibile perchè “se uno è un giocatore lo si vede già a 12‐13 anni” (!!!). Ed ecco vedere ragazzini di 13‐14 anni senza sorriso (perchè se a un bambino piaceva correre senza la palla forse andava a fare atletica!) impegnati in interminabili giri di campo, balzi sugli ostacoli ed esercizi a volte inutili, ma più spesso persino dannosi. Il risultato di tutto ciò? Escludendo le pochissime realtà in cui lavorano persone capaci e alcuni settori giovanili di elevatissimo livello, ci ritroviamo ad allenare ragazzini di 12‐14 anni scoordinati, con un bagaglio motorio molto povero, qualitativamente approssimativo e poco adattabile. Quante volte ci è capitato di osservare un ragazzino che non ha mai eseguito una capovolta, che non sa staccare correttamente utilizzando indifferentemente il piede destro e quello sinistro, incapace di coordinare il movimento di arti superiori ed inferiori? Per non parlare della corsa, la cui tecnica è spesso affetta da errori macroscopici e incapace di adattarsi alle variazioni di frequenza e ampiezza richiesti dalle situazioni di gioco. L’esecuzione di un cambio di senso o di direzione non dico buona, ma accettabile, rappresenta il più delle volte un miraggio: che nostalgia pensando a quando, da piccoli, si giocava a rincorrersi e ad evitarsi e si imparavano questi “gesti tecnici” senza nemmeno sapere che fossero tali! Ma forse ancora maggiore tristezza la si prova osservando nel complesso le qualità fisiche dei nostri ragazzi: quasi il 30% di loro sono sovrappeso o obesi, ma questo non dipende certo da noi tecnici. In una percentuale ancora maggiore, soprattutto verso i 12‐13 anni, i giovani calciatori mostrano una mobilità articolare ed una flessibilità muscolare del tutto insufficienti per praticare uno sport: quasi tutti presentano una rigidità della catena cinetica posteriore (rachide e muscoli posteriori degli arti inferiori) che comporta una cattiva esecuzione dei gesti tecnici e, in molti casi, prelude ad una serie di fastidi e infortuni che impediscono ai ragazzi di allenarsi e disputare le partite. In queste pagine ho elaborato una serie di osservazioni e proposte a livello generale che non rappresentano altro che una mia personale visione delle cose, sperando che possano essere utili a far comprendere la reale natura degli obiettivi da perseguire in queste fasce d’età.
Obiettivi generali
Ho riassunto gli obiettivi della preparazione giovanile in quattro punti principali:
1) INCREMENTARE IL BAGAGLIO MOTORIO DEL GIOVANE CALCIATORE E MIGLIORARNE LA QUALITÀ COMPLESSIVA DEI MOVIMENTI (COORDINAZIONE MOTORIA)
2) ASSICURARE A CIASCUN GIOVANE CALCIATORE UNO SVILUPPO SANO ED ARMONICO DEL PROPRIO FISICO, CON L’OBIETTIVO FINALE DI PORTARE TUTTI GLI ASPETTI DELLA CAPACITÀ DI CARICO SPORTIVO AL LIVELLO PIÙ ELEVATO POSSIBILE
3) MIGLIORARE LE CAPACITÀ CONDIZIONALI DEI GIOVANI CALCIATORI
4) CONTRIBUIRE A EDUCARE IL RAGAZZO AD ABITUDINI E COMPORTAMENTI SANI E COMPATIBILI CON LA PRATICA SPORTIVA AGONISTICA, NONCHÈ AL LAVORO QUOTIDIANO ANCHE FUORI DEL CAMPO
1) I principi per lo sviluppo degli obiettivi generali
Entriamo ora un pò più nello specifico, sviluppando ciascun obiettivo generale in modo più dettagliato. Cominciamo dal primo, cioé:
1) “INCREMENTARE IL BAGAGLIO MOTORIO DEL GIOVANE CALCIATORE E MIGLIORARE LA QUALITÀ COMPLESSIVA DEI SUOI MOVIMENTI (COORDINAZIONE MOTORIA)”
Per raggiungere questo importante obiettivo occorre, a mio avviso, operare come segue:
1a) consolidare lo schema corporeo del bambino (fino a 6‐8 anni)
Come:
‐ proporre giochi che permettano al bambino di scoprire e utilizzare tutte le parti del corpo, imparare a riconoscerle e dar loro un nome (con i bambini più piccoli). Verificare lo stato di padroneggiamento del concetto di lateralità ed eventualmente proporre giochi ed esercizi idonei per il suo consolidamento.
1b) migliorare tutti gli schemi motori di base (camminare, correre, lanciare, saltare, rotolare, arrampicare...; dai 6 ai 10‐11 anni)
Come:
‐ proporre giochi ed esercitazioni di carattere generale, con o senza l’utilizzo di piccoli e grandi attrezzi. Trovare il giusto equilibrio tra la variabilità delle proposte e la necessità di consolidare gli schemi: occorre cioé evitare di cambiare tipologia di esercitazioni in tutte le sedute; la ripetizione del gesto è ancora la tecnica più efficace per il suo apprendimento!
1c) incrementare il bagaglio motorio del bambino (aspetto quantitativo e conoscitivo del movimento, dai 6 ai 10‐11 anni)
Come:
‐ proporre giochi ed esercizi prendendo spunto anche da discipline diverse dal calcio
1d) migliorare la coordinazione generale dei movimenti curando la precisione degli stessi anche a scapito della velocità esecutiva
Come:
‐tenere presente quanto enunciato nei punti precedenti. Curare la qualità del movimento anche a scapito della velocità esecutiva. N.B.: la velocità esecutiva dei movimenti deve essere una capacità da ricercare il più presto possibile, ma mai a scapito della precisione del gesto. Se il livello di qualificazione lo consente, si possono proporre semplici esercitazioni richiedendo ai bambini la velocità esecutiva più elevata che gli consente di eseguire il gesto in forma corretta ed efficace.
1e) migliorare le capacità coordinative specifiche del gioco calcio (pre‐requisiti, andature e movimenti specifici...; dai 10‐11 anni in poi, ma anche prima se il livello di abilità lo consente)
Come:
‐ nella categoria Esordienti, il lavoro coordinativo diviene più specifico e si integra maggiormente con il lavoro tecnico. Le esercitazioni di carattere generale continuano a essere presenti nel programma di lavoro, ma assumono maggiore importanza quelle a carattere specifico. N.B.: le esercitazioni a carattere specifico non vanno confuse con quelle a carattere speciale, da proporre in una fase successiva. Si intende, con il termine “specifico”, la proposizione di esercizi che insistano in modo particolare sullo sviluppo delle capacità maggiormente coinvolte nel gioco del calcio (ritmizzazione, differenziazione, destrezza, equilibrio...), cioè sullo sviluppo dei pre‐requisiti.
‐ Nella categoria Giovanissimi, in particolare nel secondo anno, le esercitazioni coordinative assumono un carattere ancora più specialistico, che definiamo con il termine di “esercitazioni speciali”. Il lavoro è indirizzato nel senso della cura dei movimenti tipici della disciplina. Secondo il livello di qualificazione, si può cominciare un lavoro individualizzato per ruoli, che rimane comunque una prerogativa della categoria successiva, quella degli Allievi. . 2) "Assicurare a ciascun giovane calciatore uno sviluppo sano e armonico del prprio corpo"
Il miglior investimento per qualsiasi società sportiva, specie se professionistica, è quello di avere a disposizione giocatori sani che possano allenarsi e giocare con continuità, riducendo al minimo gli infortuni e i problemi fisici. L’età infantile e l’adolescenza devono essere sfruttate per portare tutti gli aspetti della capacità di carico del giovane calciatore ad un livello elevato: così facendo, quando sarà il momento di sottoporre il ragazzo ad un allenamento condizionale di alto livello, il suo organismo sarà in grado di sopportare carichi relativamente elevati senza problemi, raccogliendo i frutti del lavoro degli anni precedenti.
L’obiettivo generale dell’allenamento fisico giovanile dovrà essere dunque quello di costruire i pre‐
requisiti fisici che possano garantire all’organismo del giovane calciatore, al termine dello sviluppo, un grado elevato di capacità di carico.
Un grado elevato di capacità di carico significa che possono essere tollerate senza problemi anche notevoli richieste di sforzo.
In particolare, una corretta preparazione fisica in un settore giovanile deve perseguire i seguenti obiettivi specifici:
2a) Limitare l’insorgenza degli squilibri muscolari derivanti dalla pratica agonistica del calcio
Come:
‐proporre esercizi di ginnastica funzionale compensativa a carico naturale che rinforzino i gruppi muscolari che tendono ad indebolirsi e allunghino quelli con tendenza all’accorciamento (vedi anche obiettivo 2b)
2b) Evitare l’insorgenza di eccessive retrazioni e accorciamenti muscolari.
Come: ‐proporre regolarmente esercizi di mobilità articolare, ginnastica e allungamento già a partire dalla categoria dei Primi Calci sotto forma di gioco.
E’ bene subito precisare, per evitare di incorrere in malintesi, che l’allenamento della flessibilità con i bambini più piccoli ha un carattere completamente diverso da quello delle fasce d’età successive. Si tratta di proporre giochi e esercitazioni in forma ludica che interessino il corpo nella sua totalità e non esercizi di stretching e mobilità scopiazzati dallo sport dei grandi. Ricordiamoci che la mobilità articolare è l’unica capacità a non necessitare di un allenamento per essere migliorata: è sufficiente mantenerne un pò di quella che abbiamo già, visto che alla nascita siamo tutti iperflessibili!
‐ Proporre esercizi posturali a quei giocatori che manifestano eccessivi accorciamenti e retrazioni della muscolatura. Una volta appresa la corretta tecnica degli esercizi, al giocatore dovrà essere consegnata una scheda di lavoro da svolgere a casa. In genere, faccio svolgere questo lavoro a casa a partire dalla categoria giovanissimi e comunque in funzione dell’età biologica e non di quella cronologica del giocatore. Quindi se la frittata è stata fatta e ci ritroviamo con bambini di 11 anni con schiene rigide come tavole, almeno cerchiamo di porre rimedio.
Insegniamo ai nostri ragazzi a respirare correttamente mostrando loro alcuni semplici esercizi di ginnastica respiratoria.
2c) Minimizzare il rischio di infortuni e problemi fisici che comportino l’assenza da allenamenti e partite
Come:
‐ prestare particolare attenzione all’entità complessiva dei carichi proposti durante le sedute di allenamento. Per far ciò, occorre un’attenta programmazione e determinazione della tipologia, del volume, dell’intensità e della densità del carico, tenendo in considerazione non solo le esercitazioni atletiche, ma anche quelle tecniche. Evitare l’improvvisazione!
‐ Tenere sempre in considerazione, nella determinazione del carico di lavoro, l’età biologica e non l’età cronologica o il livello di prestazione del giovane calciatore. Per far ciò, è utile conoscere l’età biologica di ciascun calciatore attraverso l’analisi di alcuni parametri: questa analisi deve essere svolta in collaborazione con il medico della società. In alternativa, utilizzare il vecchio e caro buon senso e stare sempre dalla parte del sicuro, ricordando che è in gioco la salute dei ragazzi!
‐ Conoscere ed evitare di proporre gli esercizi pericolosi e non adatti all’età e al grado di sviluppo dei giovani calciatori. Mi capita ancora di vedere su molti campi di calcio, e non solo in quelli di periferia, allenatori che chiedono ai ragazzini di prendere sulle spalle il proprio compagno e portarselo a spasso per “rinforzare le gambe”!! ‐ Utilizzare in modo corretto i mezzi di allenamento e conoscere le conseguenze fisiologiche delle esercitazioni che si propongono. Ad esempio, certe esercitazioni di balzi, pur non prevedendo l’uso di sovraccarichi, sono riservati ad atleti evoluti e non a ragazzini il cui apparato muscolo‐tendineo è in fase di sviluppo.
‐ Avere pazienza!!! Il processo di maturazione fisica e di acquisizione delle capacità atletiche è un processo che dura molti anni e che è in funzione anche del talento del giovane calciatore (componente genetica della capacità di carico). Un buon allenatore deve saper attendere l’età ed il grado di sviluppo più adatti per l’allenamento delle varie capacità.
‐ Educare i giovani atleti ad abitudini di vita sane e corrette (vedi obiettivo generale n°4).
2d) Assicurare il mantenimento di un livello ottimale di mobilità articolare, soprattutto a livello delle articolazioni direttamente coinvolte nell’esecuzione dei gesti tecnici
Come:
‐ Proporre esercizi di mobilità articolare e di allungamento per mantenere la capacità di mobilità articolare su livelli compatibili con la pratica agonistica di una disciplina sportiva (vedi anche obiettivo 2b).
Una buona mobilità articolare, oltre che garantire una minore frequenza di infortuni, è indispensabile per la corretta esecuzione di molti gesti tecnici (tiro di collo, finte, esercizi di dominio del pallone...).
Il suo allenamento andrebbe considerato come “allenamento di complemento della tecnica”, così come avviene in quelle discipline, come la ginnastica, dove è addirittura oggetto di valutazione per la determinazione del punteggio. 3) Migliorare le capacità condizionali dei giovani calciatori
L’allenamento condizionale dei giovani è un argomento estremamente delicato in quanto, al contrario di quello tecnico‐coordinativo, non riguarda le capacità di controllo e regolazione del movimento, ma coinvolge aspetti energetici e funzionali. Spesso i giovani calciatori sono seguiti, nel loro sviluppo, da allenatori con scarsa esperienza e privi delle necessarie competenze e nozioni in materia di fisiologia dello sviluppo. In realtà, l’allenamento giovanile richiede una attenzione ancora più grande di quella necessaria per allenare atleti evoluti, in quanto si ha a che fare con soggetti in fase di accrescimento e quindi particolarmente vulnerabili. Un corretto allenamento condizionale pone le basi per un successivo sviluppo ottimale delle capacità atletiche, oggi indispensabili per competere ad alto livello. Al contrario, se non si tiene conto delle caratteristiche particolari di ogni ragazzo e si propongono sollecitazioni non fisiologiche per l’età e il grado di sviluppo, si rischia di arrecare seri danni o, nella migliore delle ipotesi, di perdere tempo prezioso in infortuni e problemi fisici, magari nell’assurdo tentativo di sviluppare una capacità che si sarebbe potuta allenare con maggiore efficacia due anni dopo!
In particolare, propongo di procedere come segue:
3a) Analizzare lo stato di sviluppo individuale di ogni singolo giocatore per rendere possibile un’azione positiva sull’organismo e per evitare sollecitazioni e carichi sbagliati
Come:
‐ sottoporre, quando è disponibile un medico societario, i giovani calciatori a visita auxologica almeno una volta l’anno (ad inizio stagione) per verificarne lo stato di sviluppo e accrescimento;
‐ rilevare i principali parametri antropometrici (peso e altezza) almeno tre volte nel corso della stagione;
‐ sensibilizzare le famiglie affinchè il giovane calciatore sia sottoposto a visita endocrinologica qual’ora si riscontrassero significative anomalie nello sviluppo del ragazzo.
‐ Ancora una volta, avere pazienza!!! Il processo di maturazione fisica e di acquisizione delle capacità atletiche è un processo che dura molti anni e che è in funzione anche del talento del giovane calciatore (componente genetica della capacità di carico). Un buon allenatore deve saper attendere l’età ed il grado di sviluppo più adatti per l’allenamento delle varie capacità (repetita iuvant).. 4)
"Contribuire a educare il ragazzo ad abitudini e comportamenti sani e compatibili con la pratica sportiva agonistica, nonchè al lavoro quotidiano anche fuori del campo"
Allenatore e preparatore sono figure generalmente molto considerate e ascoltate dai ragazzi anche in fase adolescenziale: devono perciò far comprendere al ragazzo che per ottenere risultati nello sport è indispensabile “fare vita da atleta”.
Pochi allenatori, purtroppo, insegnano i comportamenti corretti da tenersi durante l’allenamento, come riscaldarsi bene prima di effettuare gesti con la palla, utilizzare le attrezzature da campo e quelle personali in modo appropriato, idratarsi etc.
In particolare occorre:
4a) Sensibilizzare il giovane calciatore sull’importanza di allenarsi quotidianamente anche fuori del campo
Come:
‐ fornire al giovane calciatore una scheda di lavoro da eseguire a casa. Tale scheda deve essere individualizzata sulla base delle caratteristiche e delle carenze del soggetto e comprendere soprattutto esercizi di posture, stretching e tonificazione che, per ragioni di tempo o logistiche, è difficile eseguire con regolarità al campo. Le esercitazioni di forza riguardano esclusivamente esercizi compensativi per i muscoli che nel calciatore tendono a indebolirsi, quali ad esempio gli addominali e gli adduttori: si tratta, dunque, di un lavoro preventivo. Gli esercizi devono essere conosciuti e sufficientemente padroneggiati, per cui vanno mostrati e provati diverse volte prima di chiedere ai ragazzi di svolgerli autonomamente a casa. Per mostrare gli esercizi, pochi, semplici ed efficaci, sfrutto il periodo di inizio stagione, quando i ragazzi sono liberi da impegni scolastici e ci si può allenare anche due volte al giorno: in questo modo, si riesce a fare tutto senza sacrificare il lavoro tecnico e limitare l’utilizzo della palla. Successivamente, durante la stagione, con il diminuire delle sedute di allenamento, ogni 15 giorni circa verifico la correttezza esecutiva degli esercizi in allenamento. Propongo questo tipo di lavoro a partire dal primo anno della categoria Giovanissimi, ma è possibile anticiparlo in funzione dell’età biologica e del livello di qualificazione (purchè il tipo di esercitazioni sia idoneo per il grado di sviluppo stesso).
‐ Educare allo spirito di sacrificio, facendo comprendere ai giovani calciatori che per raggiungere risultati importanti nello sport occorrono, oltre a capacità e talento, allenamento e rinunce. L’allenatore potrà raccontare le proprie esperienze personali, utilizzare filmati di allenamenti di atleti di elevato livello etc.
‐ Sottoporre i giovani calciatori a test atletici almeno due volte l’anno (inizio e fine stagione) per mostrare loro i progressi conseguenti al lavoro proposto.
4b) Educare il giovane calciatore a comportamenti corretti e funzionali alla vita da atleta
Come:
‐ dialogare con i ragazzi sull’importanza di una corretta alimentazione e idratazione prima, dopo e durante gli allenamenti;
‐ coinvolgere la famiglia, chiedendo ai genitori di essere coerenti di fronte alla richiesta della società di rispettare le regole;
‐ spiegare che occorre riscaldarsi in modo adeguato prima di cominciare l’attività: in particolare, evitare di effettuare tiri in porta o esercizi simili appena arrivati al campo;
‐far comprendere l’importanza di un adeguato riposo per riuscire a rendere al meglio in allenamento ed in partita;
‐ concordare insieme ai ragazzi le regole di comportamento da tenere durante le attività della società e i relativi provvedimenti in caso di mancato rispetto delle regole stesse (ordine nello spogliatoio, cura del corredo e delle attrezzature, avviso in caso di assenza dagli allenamenti, rendimento scolastico etc.)
4c) Informare e educare i giovani calciatori sulle conseguenze dell’utilizzo di alcol, fumo e droghe
Come:
‐ confrontarsi con i ragazzi cercando di capire quali sono le loro conoscenze e convinzioni in materia di utilizzo di alcol e droghe;
‐ organizzare momenti d’incontro con esperti sull’argomento, coinvolgendo anche i genitori. Osservazioni finali
I concetti sopra esposti hanno un carattere volutamente generale. Non era mia intenzione, in questa sede, fornire un programma di lavoro: qualunque programmazione richiede che prima si decida che cosa è bene fare, e solo in seguito si discuta su come fare le cose. Ho constatato che anche in molte società professionistiche non esiste una programmazione tecnico‐
tattica per le varie fasce d’età; in quasi tutte, poi, manca un piano di lavoro fisico‐coordinativo. Ogni allenatore, in assenza di linee guide da parte della propria società, elabora una sua programmazione personale che riflette le sue idee e le sue esperienze. Credo sia fondamentale, per una società che voglia lavorare bene a livello di settore giovanile, elaborare una propria programmazione a cui poi gli allenatori si dovranno uniformare. La mia intenzione è, nelle prossime settimane, proporre una programmazione pratica per le varie fasce d’età. Sarei felice di ricevere osservazioni e commenti su quanto scritto in queste pagine. Bibliografia di riferimento
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