ELEMENTI DI EZIOPATOGENESI DELLE MALATTIE UMANE Corso di Laurea Magistrale in Farmacia Il fegato è il principale organo metabolico del nostro organismo, interviene in numerosi processi di sintesi e di trasformazione dei carboidrati, lipidi e proteine e di eliminazione dei loro prodotti terminali. LE FUNZIONI DEL FEGATO IL FEGATO HA TRE FUNZIONI FONDAMENTALI FUNZIONE VASCOLARE, per il deposito del sangue FUNZIONE SECRETORIA, secrezione bile canale FUNZIONE METABOLICA MULTIPLA L’unità funzionale è il LOBULO EPATICO Presente in 50.000 – 100.000 unità nel fegato umano LE FUNZIONI DEL FEGATO Le principali sostanze metabolizzate, immagazzinate e secrete dal fegato sono: - glucosio - proteine - bile - lipidi La funzione fondamentale esplicata dal fegato nel metabolismo dei carboidrati è quella di immagazzinare scorte di zucchero sotto forma di glicogeno, oppure di scindere rapidamente questa molecola, immettendo nel sangue glucosio, in relazione alle esigenze che di volta in volta l’organismo presenta. La maggior parte delle proteine plasmatiche (a esclusione degli anticorpi che sono prodotti dalle cellule del sistema immunitario) vengono sintetizzate e secrete dal fegato. Una delle proteine seriche più importanti è l’albumina. Patologie epatiche che comportano una ipoalbuminemia possono portare alla formazione di edema (gonfiore dovuto al ristagno di liquidi nello spazio interstiziale). Il fegato produce anche la maggior parte delle proteine responsabili della coagulazione del sangue (fattori della coagulazione). Nel caso di carente produzione di questi fattori possono verificarsi fenomeni emorragici. La bile è un fluido di colore verdastro, sintetizzato dagli epatociti ed escreto nei dotti biliari. Defluisce dal fegato e viene temporaneamente immagazzinata nella colecisti, per poi passare nell’intestino tenue. La bile è composta principalmente da colesterolo, fosfolipidi, bilirubina e sali biliari. Il colesterolo è una sostanza che si trova nelle membrane cellulari e aiuta a mantenere la normale struttura della cellula. Il colesterolo viene sintetizzato dal fegato, e viene successivamente distribuito nell’organismo per essere utilizzato; viene escreto nella bile. Un aumento della concentrazione di colesterolo può predisporre alla formazione di calcoli biliari. Il fegato sintetizza anche le lipoproteine, costituite da colesterolo, trigliceridi (contenenti acidi grassi), fosfolipidi e proteine. Le lipoproteine circolano nel sangue e trasportano colesterolo e acidi grassi (fonte di energia) tra il fegato e i tessuti corporei e viceversa. Il fegato è strutturato in modo da immagazzinare sostanze di notevole importanza biologica, come ad esempio il glucosio sottoforma di glicogeno, vitamine liposolubili (vitamine A, D, E e K), folati, vitamina B12 e minerali, come rame e ferro. Il fegato rimuove dal sangue sostanze tossiche, per esempio l’ammoniaca, e successivamente le catabolizza o le trasforma in composti meno dannosi per l’organismo. Inoltre il fegato svolge un ruolo chiave nel metabolismo della maggior parte degli ormoni e dei farmaci. Le proteine sono costituite da aminoacidi. Quando questi ultimi vengono metabolizzati producono azoto, che l’organismo converte in ammoniaca (NH3), importante per mantenere un corretto equilibrio acido-base nell’organismo. Il fegato collabora a regolare i livelli di ammoniaca convertendola in urea, che viene eliminata con l’urina. In presenza di gravi malattie epatiche l’ammoniaca si accumula nel sangue. Elevate concentrazioni di ammoniaca possono risultare tossiche, specialmente per il cervello, e possono essere implicate nello sviluppo della encefalopatia porto-sistemica. Dato che il fegato svolge una funzione cruciale nel metabolismo ormonale, le malattie epatiche croniche possono causare squilibri ormonali. Per esempio, il testosterone e gli estrogeni vengono metabolizzati e inattivati a livello epatico. Molti farmaci vengono metabolizzati dal fegato. Per far sì che i farmaci assunti per via orale raggiungano la circolazione sistemica, essi devono essere assorbiti dall’intestino e trasportati attraverso il circolo portale al fegato. Il metabolismo epatico può attivare o inattivare un farmaco. Il fegato è generalmente responsabile della detossificazione da agenti chimici e tossici, sia ingeriti sia inalati. Malattie epatiche pre-esistenti possono inibire o alterare i processi di detossificazione, accrescendo l’effetto tossico di questi agenti. Inoltre i prodotti chimici o le tossine possono lesionare direttamente il parenchima epatico, con effetti che vanno da una moderata alterazione della funzionalità del parenchima epatico a un danno grave che può mettere a rischio la sopravvivenza stessa del paziente. 1 - PRINCIPALI FUNZIONI DEL FEGATO Metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine • regolazione del livello di glucosio del sangue (glicogenosintesi) • trasformazione degli zuccheri in eccesso in grassi (liponeogenesi) • rimozione dei lipidi dal sangue e accumulo nel tessuto adiposo • produzione di aminoacidi non essenziali • eliminazione delle proteine in eccesso. • gli aminoacidi in eccesso subiscono la deaminazione: Escrezione cataboliti azotati • l’ammoniaca (tossica) è trasformata in urea: • l’urea quindi passa nel sangue e viene eliminata attraverso i reni. Produzione di proteine • es. fibrinogeno, fattori della coagulazione, ecc.. • albumine, globuline specifiche 2 - PRINCIPALI FUNZIONI DEL FEGATO molte sostanze tossiche vengono neutralizzate Detossificazione Inattivazione di ormoni Termoregolazione Produzione di bile Produzione del colesterolo Eritropoiesi Accumulo di Vitamine e sali dopo aver svolto la loro funzione vengono inattivati: - es. insulina, glucagone, tiroxina, ormoni steroidei, ecc.. grazie all’elevato tasso metabolico, all’elevata massa e al notevole flusso sanguigno diffonde energia termica a tutto l’organismo (anche durante il sonno). • serve ad emulsionare i grassi (sali biliari); • contiene bilirubina (dalla demolizione dell’emoglobina). • costituente delle membrane cellulari: • quello in eccesso viene secreto con la bile; • se in eccesso può formare dei calcoli nella cistifellea • solo nella vita fetale • nell’adulto partecipa a tale funzione in quanto è sito di accumulo della vitamina B12 • Vitamine del gruppo B (es. B12); Vitamine A e D; • Fe, Cu. PRINCIPALI FUNZIONI DEL FEGATO RIASSUMENDO: - metabolismo delle proteine 1) deaminazione degli aminoacidi, affinché possano essere utilizzati a scopi energetici 2) produzione di urea, per rimuovere l'ammonio prodotto dai batteri intestinali 3) sintesi delle proteine del plasma 4) sintesi di aminoacidi e altri prodotti chimici - metabolismo dei glucidi (mantenimento dell'omeostasi glucidica) 1) sintesi e immagazzinamento (gluconeogenesi e glicogenosintesi) 2) mobilizzazione dai depositi (glicogenolisi) - metabolismo dei lipidi 1) nei confronti di acidi grassi (degradazione, esterificazione con glicerolo a trigliceridi 2) sintesi del colesterolo - deposito e sintesi 1) deposito di vitamine e ferro 2) sintesi di fattori della coagulazione (fibrinogeno, protrombina, fattori V, VII, IX, X) IL FEGATO LA BILIRUBINA E I SALI BILIARI Le cellule epatiche secernono la bile, la quale attraverso i canalicoli biliari giunge ai dotti biliari e poi via via, verso dotti sempre più grandi, fino al dotto epatico ed al coledoco. La bile è composta da acqua per l'82%, quindi da acidi biliari (12%), lecitina ed altri fosfolipidi (4%) e colesterolo non esterificato (0,7%). I sali biliari primari (colico e chenodesossicolico) vengono sintetizzati dalle cellule epatiche a partire dal colesterolo endogeno, coniugati con glicina e taurina, ed in parte riassorbiti con la circolazione enteroepatica. Gli acidi biliari primari sono metabolizzati nel colon ad opera dei batteri e vengono trasformati negli acidi biliari secondari. Nell'intestino i sali biliari esplicano la loro funzione emulsionante o detergente sulle particelle di grasso alimentare, frammentandole in particelle più piccole e rendendole idrosolubili. E’ un pigmento di colore giallastro, derivato dall’emoglobina quale prodotto della degradazione dei globuli rossi. La milza, che degrada i vecchi eritrociti, rilascia nel sangue bilirubina non coniugata, che viene trasportata dall’albumina. Il fegato normalmente capta la bilirubina circolante e la trasforma, coniugandola con acido glucuronico, in una sostanza solubile che viene riversata nella bile, con la quale viene escreta nell’intestino. IL FEGATO LA BILIRUBINA E I SALI BILIARI La bilirubina circolante, prodotta per l'80-90% dalla lisi dei globuli rossi, giunge al fegato legata all'albumina (non idrosolubile). Le cellule epatiche provvedono a "catturarla" ed a renderla solubile legandola a sostanze particolari (acido glucuronico e ione solfato). Viene poi secreta nei canalicoli biliari e attraverso le vie biliari extraepatiche, giunge nel duodeno dove, per azione della flora batterica intestinale, viene trasformata ed eliminata con le feci come stercobilinogeno ed in parte riassorbita ed eliminata per via urinaria come urobilinogeno. I sali biliari favoriscono l'assorbimento intestinale degli acidi grassi, dei monogliceridi, del colesterolo e di altri lipidi. Mancando i sali biliari viene perduto dall'intestino circa il 40% dei lipidi che si "portano dietro" anche le vitamine liposolubili (vit.A,D,E,K) Circa il 94% dei sali biliari viene riassorbito dalla mucosa intestinale insieme coi lipidi, coi quali hanno formato un legame, e dai quali si staccano non appena penetrati nel circolo ematico. Passano poi ai vasi portali e ritornano al fegato, ove vengono riassorbiti a livello dei sinusoidi dalle cellule epatiche e trasportati infine nei dotti biliari. La secrezione giornaliera di bile è di circa 500-600 ml e gli acidi biliari ricircolano mediamente dalle 5 alle 10 volte al giorno nel circolo entero-epatico. IL FEGATO LA BILIRUBINA ORIGINE Emoglobina, mioglobina, citocromi → EME (gruppo prostetico) Degradazione dell'EME → bilirubina CATABOLISMO DELL’EMOGLOBINA La bilirubina si forma dalla degradazione dell' emoglobina. L'emoglobina contenuta negli eritrociti viene catabolizzata, con rottura del suo caratteristico anello protoporfirinico e l'eme che viene liberato grazie all'emeossidasi viene convertita in biliverdina. La biliverdina a sua volta viene trasformata in bilirubina grazie ad un enzima citosolico detto biliverdina-reduttasi. Questa bilirubina è detta non coniugata (o indiretta) ed è insolubile, quindi per essere trasportata all'interno del sangue deve essere legata ad una proteina serica prodotta dal fegato, l'albumina. La bilirubina legata all'albumina viene definita bilirubina indiretta o libera. La bilirubina indiretta viene inviata al fegato dove all'interno delle cellule epatiche si distacca dall'albumina e viene coniugata con acido glucuronico con formazione della bilirubina diretta o coniugata. La bilirubina indiretta raggiunge il fegato dove viene internalizzata grazie alla presenza di una proteina vettrice epatica chiamata ligandina. Il deficit ereditario di questa proteina vettrice si manifesta con un'iperbilirubinemia congenita benigna, la Sindrome di Gilbert. Per indirizzare la bilirubina verso l'intestino, il fegato deve prima coniugarla (ossia legarla) a una sostanza che la rende solubile nella bile: l'acido glucuronico trasforma la bilirubina liposolubile non coniugata (bilirubina indiretta) in bilirubina idrosolubile coniugata (bilirubina diretta). Questo processo è catalizzato da un enzima microsomiale detto uridina difosfoglucuronil transferasi (UDPGT): il deficit ereditario di questo enzima è la causa della sindrome di Crigler-Najjar, che si manifesta con ittero severo e persistente. IL FEGATO LA BILIRUBINA prodotto di degradazione dell’emoglobina (200-300 mg/dl) principale pigmento della bile si forma nei macrofagi di milza e midollo dalla emoglobina (Fe riciclato!) bilirubina insolubile (bilirubina indiretta) veicolata dall’albumina raggiunge il fegato, viene coniugata con ac. glucuronico (bilirubina diretta) ed escreta nella bile intestino feci batteri intestinali ossidano la bilirubina a urobilinogeno urobilinogeno è in parte riassorbito dal circolo entero-epatico e finisce nelle urine (urobilina) urobilinogeno è in parte trasformato dai batteri intestinali in stercobilinogeno ed eliminato come stercobilina indiretta diretta IL FEGATO LA BILIRUBINA IL FEGATO LA BILIRUBINA IL FEGATO LA BILIRUBINA IL FEGATO LA BILIRUBINA I PIGMENTI BILIARI Dopo 120 giorni Milza, organi linfatici, midollo osseo e fegato Biliverdina Bilirubina “libera” combinata con l’albumina plasmatica Azione batterica Colore bruno delle feci La bilirubina, a cui è dovuto il colore giallo-verde della bile epatica, costituisce la quasi totalità dei pigmenti presenti nella bile L’urobilinogeno e l’urobilina danno il colore alle urine La stercobilina conferisce il colore alle feci IL FEGATO LA BILIRUBINA FUNZIONI DELLA BILE -ruolo chiave nella digestione dei lipidi: assorbimento intestinale dei lipidi, sostanze lipofile e vitamine per azione dei sali biliari -veicolo attraverso cui vengono eliminati: la bilirubina, alcuni metalli pesanti (Cu, Fe, Mn, Zn) e altre sostanze potenzialmente tossiche e numerosi anioni e cationi organici (ormoni, farmaci, ecc), il colesterolo (regolazione della quantità di colesterolo presente nell’organismo, attraverso la sintesi di sali biliari e l’escrezione biliare del colesterolo) -protezione da infezioni intestinali, attraverso l’escrezione di IgA e di citochine -protezione dell’epatocita e delle cellule dei duttuli e della mucosa intestinale dall’azione tossica dei sali biliari Un’aumentata produzione o una diminuita clearance di bilirubina portano all'accumulo della stessa e quindi a ittero (pigmentazione gialla visibile a livello cutaneo e nella sclera, cioè la parte bianca dell’occhio) che rappresenta un comune sintomo di epatopatia. IL FEGATO LA BILIRUBINA VALORI EMATICI DI RIFERIMENTO – Totale: 0.4 - 1.0 mg / dl – Diretta: 0.0 - 0.4 mg / dl – Indiretta: 0.4 - 1.0 mg / dl CLASSIFICAZIONE DELL’ITTERO – Iperproduzione bilirubina – Diminuita captazione bilirubina – Ridotta coniugazione epatica – Diminuita escrezione biliare per cause epatiche o extraepatiche Ittero pre-epatico (da emolisi) Ittero epatocellulare Ittero post-epatico (ostruttivo o colestatico) In presenza di bilirubina le urine assumomo colore marsala scuro. Normalmente la bilirubina non deve essere presente nell’urina, se non in piccolissima quantità (0,02 mg/100ml). La presenza nell’urina può essere causata da : -anemia emolitica, talassemia -anemia perniciosa, -avvelenamento da arsenico, fosforo e piombo, -calcoli delle vie biliari, -carcinoma del pancreas, -cirrosi epatica, infiammazione delle vie biliari all’interno del fegato (colangite), epatite acuta virale, -malattia infettiva di breve durata e di gravità variabile, provocata da un virus trasmesso dalle zanzare (febbre gialla), -ipotermia, -malaria (grave malattia parassitaria trasmessa dalla puntura della zanzara Anopheles; -sepsi Per colesterolo si intende precisamente non una sola sostanza, bensì un gruppo di composti di tipo amidaceo presenti in tutte le parti del corpo, compreso il sistema nervoso, la pelle, i muscoli, il fegato, l'intestino e il cuore. Queste sostanze sono prodotte dal corpo umano e sono anche assunte con gli alimenti attraverso i prodotti d'origine animale come, ad esempio, uova, latticini, carne, etc. Gli alimenti d' origine vegetale non contengono colesterolo. Il colesterolo è sintetizzato nel fegato per le normali funzioni dell’organismo, compresa la produzione di ormoni, bile e vitamina D. Il colesterolo è trasportato nel sangue per essere utilizzato in ogni parte del corpo. Si misura il livello di colesterolo totale nel siero per valutare il quadro generale dei grassi nel sangue. In particolare, sono misurati tre particolari tipi di colesterolo, ossia, il colesteroloHDL, LDL, VLDL e i trigliceridi. Il valore di colesterolo totale è la somma dei valori di colesterolo-HDL, LDL, VLDL. Alti livelli di colesterolo-HDL sembrano essere protettivi contro le malattie coronariche tanto che è indicato come colesterolo "buono“, perchè le molecole HDL hanno una struttura molto grande e tali dimensioni consentono loro di "spazzare“ fisicamente le arterie e di ripulirle dai depositi arteriosclerotici. Una persona che ha un colesterolo totale alto ma un HDL ad un livello maggiore di 35 non è a rischio, quanto una persona che insieme a un colesterolo totale alto, presenta un livello di HDL basso, inferiore a 35. Il colesterolo-LDL è una lipoproteina a bassa densità (Low Density Lipoprotein) e il colesterolo-VLDL è una lipoproteina con densità ancor inferiore alla precedente (Very Low Density Lipoprotein). La funzione principale del colesterolo-LDL e -VLDL sembra essere il trasporto del colesterolo in senso inverso a quello del colesterolo-HDL, ossia dal sangue ai vari tessuti e organi e per questo motivo a volte è indicato come colesterolo "cattivo". Elevati livelli di colesterolo-LDL sono legati alla presenza di malattie coronariche; valori compresi tra 160-189 mg/dl sono considerati alti e valori uguali o superiori a 190 mg/dl sono considerati molto alti. ghiandola tiroide non perfettamente attiva dieta alimentare troppo ricca di grassi fattori ereditari diminuita funzione renale diabete scarsamente controllato IL FEGATO IL COLESTEROLO IL FEGATO LE RELAZIONI … EPATICHE IL FEGATO LE RELAZIONI … EPATICHE SECREZIONI DELL’INTESTINO TENUE Nell’intestino tenue la digestione alimentare avviene per l’azione di tre succhi: SUCCO PANCREATICO prodotto dal Pancreas esocrino; BILE prodotta dal Fegato; SUCCO ENTERICO secreto dalle ghiandole intestinali (cripte del Lieberkuhn in tutta la mucosa) e dalle ghiandole di Brunner presenti nella mucosa duodenale. PANCREAS ESOCRINO Produce gli enzimi pancreatici digestivi e ioni bicarbonato (funzione esocrina). Riceve molte fibre nervose parasimpatiche attraverso i nervi vaghi; questi segnali parasimpatici, modulati da recettori colinergici muscarinici, hanno carattere eccitato-secretorio. Dai gangli celiaci giungono al Pancreas anche fibre ortosimpatiche adrenergiche destinate al controllo vasomotorio. IL FEGATO PATOLOGIE INFETTIVE PATOLOGIE TOSSICHE PATOLOGIE VASCOLARI PATOLOGIE DA ABUSO (Alcool) PATOLOGIE NEOPLASTICHE PATOLOGIE AUTOIMMUNI Colestasi Alterazioni dei test di funzionalità epatica Insufficienza epatica Epatiti virali acute Steatosi epatica e epatite alcolica Epatiti croniche Cirrosi Epatiti tossiche epatopatie congestizie cirrosi biliare primitiva epatocarcinoma metastasi epatiche epatopatie autoimmuni morbo di Wilson amiloidosi sarcoidosi linfoma emocromatosi cisti o malattia policistica DANNO EPATICO Ridotto e/o limitato nel tempo Rigenerazione (microrigenerazione) Persistente e/o esteso Riparazione Fibrosi Cirrosi INSUFFICIENZA EPATOCELLULARE (riduzione del parenchima oltre il 60 – 70%) Metabolismo - Detossificazione A) Dismetabolismo protidico Fegato → sintesi proteine plasmatiche (escluse Ig) - Insufficienza epatica → ipoalbuminemia → edema (partecipa alla produzione di ascite) - Insufficienza epatica → deficit fattori coagulazione → diatesi emorragica - Insufficienza epatica → deficit deaminazione aminoacidi e trasformazione ammoniaca in urea B) Dismetabolismo glucidico - Insufficienza epatica → gluconeogenesi → ipoglicemia (più evidente nelle forme acute) C) Insufficiente detossificazione Coniugazione con glucuronidi, solfati, aminoacidi → detossificazione molti agenti → escrezione - Farmaci (depressivi, morfina, ecc.) → rischio di coma - Aldosterone → alterato riassorbimento di sodio → edemi, ascite - Inattivazione ormonale → eccesso di estrogeni → ginecomastia, atrofia testicolare, amenorrea - Encefalopatia D) Malattie epatiche croniche - Deterioramento intellettivo E) Shunt porta-cava → grave tossicità → necessità di dieta ipoproteica per ridurre le sostanze azotate NECROSI EPATOCELLULARE LIBERAZIONE ENZIMATICA ↑ AST ↑ ALT INSUFFICIETE METABOLISMO BILIRUBINA (SOPRATTUTTO PROVE DI LABORATORIO ITTERO CONIUGATA) INSUFFICIETE DETOSSIFICAZ. SOSTANZE AZOTATE INSUFFICIETE SINTESI PROTEICA ENCEFALOPATIA EPATICA SINTOMI EMORRAGICI (Fatt. II VII IX X) SHOCK (multieziologico) ↓ Filtrazione glomerulare INSUFFICIENZA RENALE ANAMNESI RICERCA DEI SINTOMI ESAME OBIETTIVO ESAMI EMATOCHIMICI RICERCA DEI SINTOMI L’ANAMNESI E L’ESAME OBIETTIVO POSSONO ESSERE SILENTI ED IL PAZIENTE GIUNGERE ALLA OSSERVAZIONE IN PIENO BENESSERE PER OCCASIONALI CONTROLLI EMATOCHIMICI Il paziente epatopatico si può presentare con sintomatologia aspecifica o addirittura assente Nausea, vomito, diarrea, dolore in ipocondrio dx Febbre o Febbricola Astenia, inappetenza, malessere generale Ittero Perdita di peso Prurito RICERCA DEI SINTOMI Dolore ipocondrio dx Febbre Astenia Artralgie Malessere generale Prurito Perdita di peso Rash cutanei Anoressia Fenomeni emorragici Nausea Riduzione della libido Vomito Irregolarità mestruali Edemi ESAMI EMATOCHIMICI Tre livelli di test 1.Test di 1° livello di funzionalità 2.Test di 2° livello specifici “semplici” 3.Test di 2° livello specifici “complessi” ed eziologici di patologia epatica 4. Test particolari ESAMI EMATOCHIMICI Test 1° livello Valutazione della capacità di sintesi e di metabolismo Es.: Proteine totali, albumina, profilo elettroforetico, pseudocolinesterasi, fattori della coagulazione (fattore VII, TP, fibrinogeno)… Test di escrezione Es.: bilirubina totale, diretta, indiretta, ammoniemia … Test di citolisi Es.: enzimi plasmatici (AST, ALT, fosfatasi alcalina…) ESAMI EMATOCHIMICI Test di 2° livello (specifici e aspecifici) Test specifici indiretti di tipo infettivologico; Test aspecifici (marcatori): 1) Ricerche anticorpali (Ep. A, B, C, …, CMV, ecc.) 2) Ricerca di marcatori di patologie autoimmuni 3) Ricerca di marcatori tumorali (AFP, CEA, ecc..) ESAMI EMATOCHIMICI 2. Test specifici/eziologici di patologia Test specifici diretti e indiretti di diagnosi eziologica epatica epatopatia: Ricerca in biologia molecolare dell’agente eziologico Es.: PCR – DNA CMV Ricerca Anticorpi di autoimmunità d’organo o sistemica Es.: ANA, LKM, ASMA, ecc.. Ricerca tossicologica Es.: veleni, vernici, intossicazioni da funghi, ecc.. di Test 1° livello Valutazione della capacità di sintesi e di metabolismo La concentrazione plasmatica può risultare alterata sia per condizioni che modificano il metabolismo proteico che per alterazioni della volemia. PROTEINE, GLICOPROTEINE, LIPOPROTEINE ORIGINE: prevalentemente dal fegato, immunoglobuline dalle plasmacellule, alcuni componenti del complemento dai macrofagi, alcune lipoproteine dalle cellule intestinali, ecc.. FUNZIONI: nutritiva (albumina), tampone (non fra i più importanti), coagulazione e fibrinolisi, trasporto (bilirubina, ormoni, lipidi, calcio) pressione osmotica, ecc… ELETTROFORESI SIEROPROTEICA PROTIDEMIE SPECIFICHE Test 1° livello Valutazione della capacità di sintesi e di metabolismo SINTESI PROTEICA PIÙ EVIDENTE NELLE FORME CRONICHE. Test 1° livello Albumina Sintetizzata dalle cellule parenchimali del fegato, vita media 20 giorni, responsabile della pressione oncotica, trasporta: bilirubina, ormoni, calcio, farmaci, ecc.. Ipoalbuminemia per varie cause: • perdita da sindrome nefrosica, perdita da ustioni o dermatiti, ecc.. • apporto inadeguato di proteine (vomito, diarrea, malassorbimento, pancreatiti, ecc..) • diminuita sintesi epatica (si ritiene comunque che il fattore che influenza in modo significativo l’albuminemia nelle malattie epatiche croniche non è la funzione epatocellulare ma la ritenzione idrica) eventualmente associata a diminuita alimentazione, ascite, malassorbimento • aumentato catabolismo (ipertiroidismo, traumi, sindrome di Cushing). • in alcune condizioni fisiologiche (gravidanza, lattazione) • infiammazione acuta e cronica con necrosi tissutale Quando le strutture cellulari vengono danneggiate gli enzimi cellulari si liberano e si riversano nel circolo sanguigno. In questo modo, un aumento della loro concentrazione nel campione può rappresentare un indice abbastanza preciso di un danno cellulare. Test 1° livello Pseudocolinesterasi (CHE) E’ un parametro di sintesi non molto “specifico”. E’ un enzima di secrezione presente nel plasma, da usarsi come indice di ridotta sintesi proteica del parenchima epatico. Nelle epatiti croniche e nelle cirrosi i livelli diminuiscono proporzionalmente al danno. Esistono due forme chimiche circolanti; normale ed atipica. Soggetti omozigoti per la forma atipica hanno ridotti livelli circolanti non in grado di idrolizzare alcuni miorilassanti (es.: succinilcolina) che possono essere usati in anestesia (oggi poco utilizzati). Si ha diminuzione in caso di: • Avvelenamento da insetticidi • Ipoalbuminemia, da malnutrizione o cirrosi, o da infezioni acute Test 1° livello Pseudocolinesterasi (CHE) EZIOLOGIA DELLA DIMINUZIONE DELLA PSEUDOCOLIESTERASI FEGATO epatite virale, necrosi epatica acuta, cirrosi, ascessi, stasi INFEZIONI fase acuta CUORE ima SANGUE anemia GRAVIDANZA tossicosi IATROGENA trattam. con succinilcolina, intoss. da esteri fosforici COLLAGENOPATIE dermatomiosite Test 1° livello Tempo di protrombina e coagulazione E’ una delle indagini più sensibili per misurare la funzionalità nelle forme acute e croniche Il fegato sintetizza il fibrinogeno, i fattori vit. K-dipendenti (II, V, VII, IX, X) anomalie della via estrinseca e intrinseca con un prolungamento del tempo di protrombina (PT) Marcati aumenti del tempo di PT (non corretto da trattamento con Vit K) sono un segno negativo sia nelle forme acute che croniche. Test 1° livello Test di escrezione - Ammonio Eliminazione fisiologica circa 10-20g di azoto al giorno dall’alimentazione o da aminoacidi (AA) non riutilizzabili attraverso: (provenienti AA → L-glutammato → NH3 → ciclo di Krebs → Urea L’NH3 liberata dagli AA, a causa della sua tossicità, è rapidamente allontanata dall’organismo (es.: come urea o glutammina) AMMONIEMIA L’Urea nel sangue è generalmente indice di funzionalità renale (nella valutazione dei valori aumentati), ma diminuisce in seguito ad una grave insufficienza epatica o in soggetti con alimentazione povera di proteine. L’AMMONIEMIA è utile in caso di sospetta encefalopatia epatica (sindrome caratterizzata da alterazioni neurologiche conseguenti a grave insufficienza della funzionalità epatica e/o cortocircuiti venosi fra vena porta e circolo sistemico). Il danno cerebrale sarebbe conseguente all’accumulo di sostanze tossiche (ammoniaca etc..) assorbite dall’intestino, non metabolizzate dal fegato. Le transaminasi (o amminotransferasi) sono una classe di enzimi, appartenenti alla classe delle transferasi, che intervengono nella transaminazione, più precisamente sono predisposti a catalizzare la reazione di trasferimento del gruppo amminico α da un amminoacido a un α-chetoacido. La reazione di transaminazione è la prima tappa del catabolismo degli amminoacidi e serve ad incanalare gruppi amminici verso l’α-chetoglutarato al fine di trasformarlo in glutammato, il quale poi verrà sottoposto ad una reazione di deaminazione ossidativa per formare uno ione ammonio che sarà utilizzato per generare urea. La reazione catalizzata dalle transaminasi è la seguente: Amminoacido 1 + α-Chetoacido 1 ⇔ α-Chetoacido 2 + Amminoacido 2 Le transaminasi comprendono: la glutammato-ossalacetato transaminasi, GOT, detta anche aspartato aminotransferasi, AST. La glutammato-piruvato transaminasi, GPT, detta anche alanina aminotransferasi, ALT. Le transaminasi sono usate in medicina soprattutto al fine di evidenziare la presenza o meno di un danno epatico, e i loro valori normali indicati nei referti di laboratorio variano a seconda della metodica analitica adottata. FEGATO Test 1° livello Test di citolisi (necrosi) ENZIMI INDICATORI DI DANNO EPATOCELLULARE: TRANSAMINASI AST – GOT (aspartato-amminotrasferasi, glutamato-ossalacetato transaminasi) enzima principalmente legato ai mitocondri (80%) (fegato, miocardio, rene, eritrociti, cervello, muscolo) ALT – GPT ( alanina-amminotrasferasi, glutamato-piruvato transaminasi) enzima citoplasmatico presente nel fegato in quantità maggiori che negli altri tessuti aumentano, principalmente, per necrosi dell’epatocita ma, anche se in maniera minore, per danneggiamento funzionale cellulare sono indicatori sensibili, anche in pazienti asintomatici Test 1° livello Test di escrezione - bilirubina Ittero pre-epatico (da emolisi) Ittero epatocellulare Ittero post-epatico (ostruttivo o colestatico) TRANSAMINASI PATOLOGIE CHE DETERMINANO AUMENTO DELLE TRANSAMINASI CUORE Infarto miocardico acuto, Miocarditi, Pericarditi, Insufficienza cardiaca, Aritmie, Post-intervento. FEGATO Epatiti virali, CMV, MNI, Epatopatie da farmaci, Epatopatia alcoolica, Epatiti croniche, Colestasi, Cirrosi, Carcinoma epatico, Metastasi, Malattia di Wilson, Avvelenamento da Amanita Falloide, Fegato da shock, Fegato da stasi MUSCOLO Miositi, Distrofie muscolari, Trichinosi, Delirium tremens, Traumi muscolari, Interventi chirurgici SANGUE (GOT) Anemie emolitiche, Leucemie, (aumento di LDH) CERVELLO Infarto cerebrale (aumento di LDH) PANCREAS Pancreatite acuta e cronica MALATTIE SISTEMICHE Vasculiti, Lupus ed altre collagenopatie ESEMPIO di PATOLOGIA EPATICA COLESTASI: Litiasi? Patologia funzionale? Patologia pancreatica? Altro? Condizione patologica rappresentata dal ristagno di bile all’interno della colecisti o dei canali biliari intra-epatici o extraepatici (ad esempio, il coledoco) per malattie acute o croniche del fegato e anche del sistema biliare. Test 1° livello Test di colestasi ENZIMI INDICATORI DI STASI PATOEPATICA: FOSFATASI ALCALINA ALP (fosfatasi alcalina) enzima diffuso in vari tessuti ad organi come isoenzimi epatici, osseo, intestinale e placentare. In caso di neoplasie maligne la frazione placentare è sostituita dall’ isoenzima detto Regan aumento fisiologico: - bambini (per l’accrescimento osseo) - gravidanza (isoenzima circolante di origine placentare) aumento patologico: - farmaci epatotossici - nelle epatopatie - in tutte le forme di ostruzione delle vie biliari Gli isoenzimi sono quelle proteine che catalizzano la stessa reazione, ma presentano diverse proprietà molecolari e talvolta funzionali: - diversa carica elettrica - diversa solubilità - diversa resistenza ad agenti chimici - diversa resistenza ad agenti fisici - diverso pH di ambiente della reazione - diversa affinità Le fosfatasi sono una classe di idrolasi che catalizzano la rimozione di gruppi fosfato. R-O-PO3H2 + H2O ROH + H3PO4 In pratica, rappresentano i catalizzatori biochimici della reazione di defosforilazione. In relazione al pH in cui operano, si distinguono due tipi di fosfatasi: la fosfatasi acida (ACP) e la fosfatasi alcalina (ALP). Livelli elevati di ALP si trovano in tutte le cellule in fase di proliferazione o con attivo metabolismo (epatociti, osteoblasti, cellule epitelio intestinale, reni, leucociti e placenta). L’attività enzimatica nei diversi tipi cellulari è il prodotto di diversi geni e quindi si possono distinguere gli isoenzimi organo-specifici (metodo elettroforetico o immunologico): - ossa - placenta - fegato - intestino Il fegato produce due isoenzimi (cellule epiteliali dei canalicoli biliari ed epatociti) che normalmente sono escreti con la bile. Il polimorfismo della fosfatasi alcalina dipende sia da fattori genetici che da modificazioni post-traduzionali. E’ stato dimostrato che esistono tre distinti loci che codificano le diverse ALP: un locus per l’ALP intestinale, uno per l’ALP placentare e uno per l’ALP ”tessuto aspecifica” prodotta in vari tessuti, ma in particolar modo nel tessuto osseo, nel fegato e nel rene. Solo queste tre forme possono essere considerate veri e propri isoenzimi, le altre forme molecolari deriverebbero da questi isoenzimi in seguito a modificazioni post-traduzionali e post-sintetiche. Tra i metodi più comunemente usati per lo studio degli isoenzimi della ALP , quello elettroforetico su acetato di cellulosa si è rivelato il più idoneo. In base al loro comportamento su questo supporto gli isoenzimi osteo-epatico, placentare e intestinale vengono denominati rispettivamente ALP1, ALP2 e ALP3. FOSFATASI ALCALINA MALATTIE CHE DETERMINANO AUMENTO DELLA FOSFATASI ALCALINA FEGATO cirrosi biliare primitiva, colestasi extraepatica, epatite alcolica, epatite virale, cirrosi, colangite, colestasi iatrogena OSSA osteite deformante, sarcoma osteogenico, iperparatiroidismo, mts ossee, rachitismo, paget, cushing MALATTIE INFETTIVE mononucleosi - CMV GRAVIDANZA SANGUE plasmocitoma RENE neoplasie Test 1° livello Test di colestasi ENZIMI INDICATORI DI STASI EPATICA: GAMMA GLUTAMILTRANSFERASI γgt - GGT (gamma glutamil transferasi) enzima legato alla membrana plasmatica responsabile della sintesi intracellulare di glutatione. L’alcol etilico ne stimola la sintesi epatica aumento: - forte negli alcolisti cronici - anche per la sola assunzione di alcool, senza epatopatie associate - colestasi - danno epatocellulare - induzione da farmaci (rifampicina, antiepilettici) Enzima presente nella membrana cellulare di organi diversi, ma l’enzima sierico è principalmente di origine epatica. Promuove il trasferimento del gruppo chimico g-glutamilico dal glutatione ad altri aminoacidi: si trova in tutto il fegato (parenchima epatico e vie biliari) e in altri tessuti (intestino, pancreas, cervello, cuore e rene). Il glutatione (L-g-glutamil-cisteinil-glicina) è un tripeptide formato da tre unità alfa amminoacidiche. Incrementi notevoli di questo enzima si verificano, in realtà, soltanto in corso di colestasi: tuttavia, elevate concentrazioni possono essere osservate anche in corso di somministrazione di alcuni farmaci (difenilidantoina, barbiturici oltre a tutti i farmaci in grado di provocare colestasi), nell’infarto del miocardio, nelle metastasi epatiche e nefrosi. Questo enzima, è particolarmente sensibile all'azione dell'alcool di cui può quindi rilevare la epatotossicità. In fase di guarigione da una epatite acuta, la g-GT è l'ultima attività enzimatica che si normalizza. FEGATO Pur essendo considerato indicativo di epatopatia cronica, va ricordato che la sua specificità non è assoluta, potendosi riscontrare aumenti della g-GT anche in corso di malattie renali, pancreatiche, polmonari e metaboliche (diabete mellito e ipertiroidismo). A causa di questi aumenti l’enzima viene considerato sensibile, ma poco specifico e il valore predittivo della g-GT per malattia epatica è del 30%. GAMMA GT MALATTIE CHE DETERMINANO AUMENTO DELLE GAMMA GT FEGATO Epatopatie Alcoliche, Metastasi Epatiche, Colestasi Intraepatica, Colestasi Extraepatica, Patologie Iatrogene, Fegato da Stasi, Epatiti, Cirrosi Biliare Primitiva RENE Neoplasie, Nefropatia Diabetica, Sindrome Nefrosica PANCREAS Carcinoma, Pancreatite Cronica Test 1° livello SCHEMA RIASSUNTIVO PER LE EPATOPATIE AUMENTO TRANSAMINASI X GAMMA GT FOSFATASI ALCALINA X X BILIRUBINA X SALI BILIARI X PSEUDOCOLINESTERASI TEMPO DI QUICK DIMINUZIONE X X COMPLEMENTO X ALBUMINA X COLESTEROLO X X Test 1° livello L’enzima lattato deidrogenasi (LDH) catalizza la trasformazione dell'acido piruvico in acido lattico, sostanze che vengono prodotte nei muscoli quando si utilizza il glucosio. E' infatti un enzima della glicolisi, presente nella maggior parte dei tessuti e in concentrazione più elevata nel cuore, fegato, muscolo scheletrico, rene, eritrociti. L’enzima lattato deidrogenasi (o LDH) catalizza la seguente reazione: L’enzima LDH consente di ossidare il NADH a NAD+ utilizzando come molecola ossidante, al posto dell'ossigeno, il prodotto stesso della glicolisi, l'acido piruvico, che viene ridotto ad acido lattico secondo la reazione L'LDH è un test poco specifico: considerato isolatamente non ha un importante valore diagnostico. Può essere misurato per valutare la presenza di un danno a livello tissutale. L‘enzima LDH aumenta in tutte le condizioni di necrosi tissutale e di malattie a carico del cuore, fegato, polmone, rene, muscoli (es. distrofie muscolari e traumi) e in alcuni tipi di anemie e di tumore (metastasi epatiche). Si conoscono 5 diversi isoenzimi della lattato deidrogenasi, che vengono analizzati quando i valori di LDH sono elevati: essi permettono infatti di interpretare in modo più accurato e specifico l'eventuale danno tissutale subito dal paziente. LDH è un tetramero formato da due tipologie di monomeri: il tipo H, maggiormente presente nel cuore, e il tipo M, caratteristico del fegato. Dalla diversa composizione monomerica, si hanno cinque forme isoenzimatiche: LDH1, LDH2, LDH3, LDH4, LDH5 che differiscono tra loro per composizione strutturale, proprietà biochimiche e diffusione tissutale. Distribuzione degli isoenzimi LDH1 è prevalente nel miocardio e nei globuli rossi. Presente anche nella corteccia renale e nel muscolo scheletrico. LDH2 è prevalente nel miocardio e nelle emazie, oltre ad essere presente nel pancreas, corteccia renale, polmone e muscolo scheletrico. LDH3 è presente nei polmoni, placenta, muscolo scheletrico e pancreas. LDH4 si trova nella zona midollare renale, muscolo scheletrico, polmone e placenta. LDH5 è caratteristico del fegato. Presente anche nella zona midollare renale, muscolo scheletrico e pancreas. Test 2° livello PATOLOGIE VARIE ED ESAMI SPECIFICI Test 2° livello EPATITI AUTOIMMUNI ESAMI EMATOCHIMICI Test di 3° livello - valutazione preoperatoria Test di valutazione quantitativa di specifici aspetti di funzionalità epatica. (specifici) Test complessi utilizzati per ricerche in particolare per il trapianto di fegato o per monitorare l’efficacia di nuovi farmaci in corso di epatopatia… Clearance di xenobiotci Una adeguata valutazione pre-operatoria è essenziale per il trattamento di tutti i pazienti con indicazione ad interventi chirurgici di qualsiasi tipo soprattutto se cirrotico. La valutazione dell'efficienza del fegato può essere effettuata col metabolismo degli xenobiotici Clearance antipirina Clearance aminopirina Clearance galattosio Clearance verde indocianina Clearance caffeina Metabolismo lidocaina