Corso di AERODINAMICA E GASDINAMICA Anno Accademico 2013/2014 - Lezione N.9 - Prof. Ing. Renato RICCI Tecniche per il controllo dello strato limite Tutte quelle tecniche di intervento sullo Strato Limite tese ad incrementare la Portanza e/o ridurre la Resistenza prendono il nome di Boundary Layer Control BOUNDARY LAYER CONTROL Transizione da uno strato limite Laminare ad uno Turbolento Controllo della separazione dello strato limite A1 Controllo mediante modifica della forma del profilo alare B1 Controllo mediante Aspirazione dello Strato Limite A2 Controllo mediante Aspirazione dello strato limite B2 Controllo mediante Soffiamento nello Strato Limite B3 Controllo mediante Trailing Edge o Leading Edge Flap B4 Controllo mediante Turbolatori o Vortex Generator A3 Controllo mediante Turbolatori Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Il Controllo mediante modifica della forma del profilo alare è fondamentalmente basata sullo spostamento della zona di recupero di pressione verso il bordo di uscita; ciò può essere facilmente ottenuto con un arretramento del punto di spessore massimo oppure con un arretramento della freccia massima ed un contemporaneo avanzamento dello spessore. dp 0 dx dp 0 dx dp 0 dx dp 0 dx Poiché il minimo di pressione sull’Estradosso avviene più a valle l’estensione del gradiente di pressione avverso è minore e risulta maggiore la zona coperta dallo Strato Limite Laminare Visto che in questi profili il raggio di curvatura del naso è più piccolo avremo che aumentando l’angolo di attacco la velocità sul bordo di entrata aumenta rapidamente e si innesca uno Strato Limite Turbolento, che aumenta la Resistenza. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 PROFILI NACA a 6 CIFRE NACA 65x212 I Cifra 6 Identificativo della serie II Cifra 5 Posizione del punto di minima pressione (decimi di c) III Cifra x Semi-estensione del pozzetto laminare(in decimi del Cl) IV Cifra 2 Coefficiente di portanza di progetto in decimi V e VI Cifra 12 Spessore massimo ( % c ) Da numerosi test condotti nella galleria del vento della NACA si osservò che operando su alcuni dei parametri geometrici del profilo era possibile mantenere uno strato limite laminare su buona parte della superficie. Questo induceva chiaramente una diminuzione del coefficiente di resistenza del profilo stesso. D’altra parte la necessità di avere una superficie ben levigata ed un numero di angoli di volo ristretto, ne limitò l’utilizzo sino ai tempi più moderni. Difatti l’uso di rivetti per la costruzione delle ali destabilizzava il flusso facendo diventare lo strato limite anticipatamente turbolento, impedendo così la diminuzione di resistenza prevista in fase di progetto. Oltre a ciò questo tipo di profili è dedicato, vista la loro forma particolare, solo ad un ristretto range di angoli di utilizzo e ciò ne sconsiglia un uso generalizzato. In tempi recenti, con l’introduzione della costruzione in fibra delle ali degli alianti, questa tipologia di profili ha trovato un nuovo utilizzo. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Pozzetto Laminare Il North American P51D Mustang Il P-51D, la versione più diffusa del Mustang, era un monoplano ad ala bassa, completamente metallico, dalle linee pulite ed eleganti, con impennaggi cruciformi, tettuccio a goccia, e carrello triciclo posteriore completamente retrattile. L’ala, moderatamente rastremata e con diedro frontale di 5°, segnava la prima utilizzazione su un velivolo d’impiego dei nuovissimi profili laminari a bassa resistenza. Ciascuna semiala era su 21 centine. La struttura alare era semplice e robusta, e le due semiali erano collegate tra loro mediante bullonatura frontale in corrispondenza della mezzeria del velivolo, costituendo con il loro dorso il pavimento dell’abitacolo. Gli alettoni, completamente metallici, erano muniti di alette correttrici, contrappesati dinamicamente e bilanciati aerodinamicamente mediante membrane flessibili che ne collegavano il bordo d’attacco al longherone alare posteriore. Gli ampi ipersostentatori, azionati idraulicamente ed anch’essi completamente metallici, potevano venire abbassati fino a 50°. I piani di coda fissi erano costituiti da uno stabilizzatore e da una deriva (quest’ultima generalmente raccordata al dorso della fusoliera da un’ampia pinna), entrambi con struttura bilongherone, ed il primo su 14 centine, la seconda su 5. Equilibratore e timone, incernierati alle precedenti superfici, erano completamente metallici, e muniti di alette correttrici. Il motore del P-51 D era il Packard V-1650 (cioè il Rolls-Royce « Merlin » costruito su licenza) a 12 cilindri a V diritto, con riduttore, compressore centrifugo bistadio di sovralimentazione a due velocità, e con raffreddamento a liquido. Pure a liquido veniva raffreddata l’aria che, provenendo dal compressore, veniva addotta al carburatore ad iniezione. L’elica era una quadripala Hamilton a giri costanti, del tipo a pale larghe, e di 3,40 metri di diametro. I due serbatoi disposti nella radice delle semialì avevano una capacità complessiva di 681 litri, ed a questi si aggiungevano i 246 litri del serbatoio di fusoliera, ed eventualmente due serbatoi subalari sganciabili da 284 o da 416 litri ciascuno, assicurando così al velivolo un’autonomia eccezionalmente elevata. L’armamento del P-51 D era costituito da sei mitragliatrici M-3 da 12,7 millimetri, installate nell’ala e sparanti fuori del disco dell’elica, mentre sotto ciascuna semiala potevano essere agganciati o una bomba da 227 kg o cinque razzi da 127 millimetri. Nel bordo d’attacco della semiala sinistra era installata una fotomitragliatrice. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Wortmann FX60126 FX Identificativo della serie I - II Cifra 60 Indica l’anno di creazione del profilo. K eventuale Indica la presenza di flaps. IV - V - VI Cifra 126 Moltiplicata x 0.1 ci da lo spessore massimo in % della corda. Come evoluzione dei NACA a 6 cifre, poco utilizzati, nacquero i Wortmann che sono caratterizzati dall’avere una freccia massima spostata indietro ed uno spessore massimo piuttosto avanzato. Rispetto ai NACA presentano però minori problemi di presenza della bolla di separazione laminare e sono quindi preferibili. Sono profili in grado di coprire le esigenze di alte velocità nelle prove di distanza e basse velocità nelle termiche; questo grazie alla posizione arretrata della camber, che permette di utilizzarli come sezioni alari a profilo variabile. Per fare ciò la parte finale della coda viene incernierata, così da permettere piccole rotazioni della stessa modificando la linea di camber; rispetto ai profili NACA a 4 e 5 cifre una rotazione della coda non crea una spezzata nella linea ma si ottiene un raccordo continuo, che permette di volare variando largamente il Cl senza compromettere di molto il valore del Cd. Sono nati per usi dove il numero di Reynolds è compreso fra 700.000 e 3.000.000. Se operanti sotto i Re di progetto, presentano problemi di isteresi allo stallo dovuti al passaggio da un regime subcritico ad uno ipercritico; in particolare ciò sarà dovuto alla esplosione di una Bolla di Separazione Laminare confinata sul naso (Bubble Burst). Il numero di Re critico tende a crescere con lo spessore e con l’arretramento della Camber max. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Benché i profili Laminari riescano a ridurre sensibilmente la Skin Friction Drag a bassi angoli di attacco risultano invece non particolarmente interessanti ad alti angoli di attacco. E’ ovvio così che il loro utilizzo deve essere concentrato principalmente all’interno della zona di Pozzetto Laminare. Qualora la superficie esterna del profilo non venisse realizzata con un grado elevato di finitura si potrebbe verificare un passaggio in Transizione dello strato limite, ciò vanificherebbe tutto il lavoro fatto in quanto porterebbe ad un annullamento del Pozzetto Laminare. Pozzetto Laminare Il grafico mostra chiaramente come il coefficiente di resistenza su di un NACA 66---venga drasticamente influenzato dalla rugosità superficiale. Soprattutto ad alti numeri di Reynolds, ossia al ridursi dello spessore dello strato limite, l’effetto della rugosità diventa via via più importante. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Profili alari derivati dai Wortmann soffrono sull’estradosso di uno spostamento in avanti del punto di transizione che localmente porta ad una riduzione della portanza. Successivamente la stessa ricomincia a salire grazie all’instaurarsi di uno strato limite turbolento stabile. Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 In alcuni casi un prolungamento del flusso Laminare può essere ottenuto anche con profili la cui linea di Camber presenti un flesso: è il caso dei PROFILI REFLEX. Tale distribuzione di camber porta ad una particolare distribuzione della pressione sia sull’estradosso che sull’intradosso; nel primo la zona in depressione risulta spostata in avanti mentre nel ventre del profilo la depressione si sposta verso il bordo di uscita. A causa di tutto ciò il coefficiente di momento, calcolato rispetto al quarto di corda, risulta nullo o positivo; come vedremo più in avanti questo effetto può essere favorevolmente utilizzato per migliorare la stabilità longitudinale statica di un velivolo, fino ad eliminare del tutto la presenza del piano di controllo orizzontale (stabilizzatore). Tecniche per il controllo dello strato limite – A1 Il fatto che un profilo sia di tipo reflex non implica che l’angolo di portanza nulla debba essere maggiore di zero, cosa che per altro non accade praticamente quasi mai, fatta eccezione per alcuni profili di grande spessore . In genere il valore di Cl è modesto e la polare di Eiffel risulta in genere traslata verso il basso. Si hanno poi delle resistenze maggiori dovute alla curvatura nella parte retrostante dell’intradosso che può indurre separazione. Tecniche per il controllo dello strato limite – A2 L’Aspirazione rimuove le particelle a Bassa energia sostituendole con altre ad energia maggiore (ritardando così la transizione a Turbolento) e riduce inoltre lo spessore dello strato limite L’Aspirazione dello Strato Limite può essere realizzata sia a mezzo di superfici porose che mediante fori effettuati sulla superficie del profilo. Tecniche per il controllo dello strato limite – A3 I generatori di vortici hanno lo scopo di mescolare strati a bassa quantità di moto con altri a quantità di moto maggiore e ciò funge sia da acceleratore di Transizione che come metodo di controllo della Separazione. A differenza di questi i Turbolatori hanno lo scopo di favorire la formazione dello Strato Limite Turbolento per rallentare il distacco; essi si presentano come veri e propri nastri adesivi, tagliati a frange triangolari, e di spessore diverso a seconda della tipologia di strato limite che è chiamato a destabilizzare. Tecniche per il controllo dello strato limite – A3 Tecniche per il controllo dello strato limite – B1 L’aspirazione dello strato limite può essere favorevolmente utilizzata anche per rimuovere i fenomeni di separazione locale, Bolla Laminare, o globale, Stallo. E’ evidente che in quest’ultimo caso l’energia meccanica necessaria alla rimozione della zona separata può essere elevata ma è altrettanto vero che si riescono a raggiungere angoli di attacco molto alti, con conseguente incremento della portanza. Tecniche per il controllo dello strato limite – B2 Lo scopo del Soffiamento di aria nello Strato Limite è quello di sostituire le particelle a bassa quantità di moto con altre a quantità di moto più elevata. Il soffiamento può essere realizzato in modo naturale, collegando alcune zone dell’estradosso a zone del velivolo in cui sussiste una pressione maggiore, oppure artificialmente, iniettando dell’aria in pressione attraverso fori realizzati nell’estradosso del profilo. Quest’ultimo caso permette di raggiungere prestazioni più elevate.