finanza Licol Promossi dalla Cfb È ticinese il primo gestore indipendente svizzero ad avvalersi della Licol. Un esempio di come la nuova legge sugli investimenti collettivi permetta alla piazza finanziaria ticinese di operare su un piede di parità con la concorrenza internazionale, avvalendosi della sorveglianza prudenziale della Commissione federale delle banche. L o scorso primo gennaio è entrata in vigore la Licol, la legge svizzera sugli investimenti collettivi, che come Ticino Management scriveva in una cover story del luglio 2006 - ha riportato la piazza finanziaria della Confederazione al livello della concorrenza estera. Dopo appena 60 giorni il primo gestore indipendente ha ottenuto l’autorizzazione da parte della Commissione Federale delle Banche ad avvalersi di una delle più importanti opportunità offerte dalla Licol, assoggettando a sorveglianza prudenziale la sua attività di private e institutional asset manager. Sorpresa: questo gestore ha sede a Lugano. Sorpresa fino a un certo punto, perché il Ticino, immerso nella realtà italiana, è sottoposto alla concorrenza di Milano, Lussemburgo e LondraDublino, quasi privo di un tranquillo mercato interno. «Non a caso abbiamo riscontrato fin dall’inizio grande interesse da parte della piazza rispetto alle novità introdotte dalla Licol», commenta Marianne Volonté Rüeger, la quale come membro della Commissione Legal & Compliance della Swiss Funds Association, ha favorito l’organizzazione a Lugano di una giornata di presentazione della Licol già nello scorso settembre. «La Legge sugli investimenti collettivi (Licol) ha portato infatti diversi e importanti vantaggi e novità nel settore dei fondi», continua l’avvocato Marianne Volonté Rüeger, «tra le novità di maggiore spessore vi è proprio la possibilità per i gestori indipendenti di richiedere alla Cfb la concessione di un’autorizzazione per esercitare in e dalla Svizzera l’attività di gestione di strumenti collettivi, attività che in precedenza era riservata a intermediari finanziari come banche e commercianti di valori mobiliari, mentre i gestori si dovevano limitare a meri compiti di advisory, appoggiandosi a strutture relativamente complesse e talvolta poco trasparenti». La legge svizzera (Lrd) e quella canto- 106 • Aprile 2007 • nale ticinese sui fiduciari prevedono per i gestori indipendenti (una categoria di intermediari finanziari importante in Ticino) solo una sorveglianza effettuata attraverso diverse associazioni di categoria Oad. Queste associazioni e forme di sorveglianza, per quanto importanti, non sono tuttavia riconosciute a livello internazionale quale sorveglianza prudenziale. In Europa, e non solo, la legge impone che i gestori di fondi di investimento tipo Ucits siano sottoposti alla sorveglianza da parte di un ente che svolge questo ruolo istituzionalmente, come la Consob italiana, la Sec americana o la Commissione Federale delle Banche svizzera. Fino al 31 dicembre scorso un gestore indipendente svizzero non poteva, nemmeno volendo, richiedere questa sorveglianza. Con quali conseguenze? Un numero sempre maggiore di gestori Marianne Volonté Rüeger, membro della Commissione Legal & Compliance della Swiss Funds Association. indipendenti che hanno promosso e di fatto gestiscono una o più Sicav dalla Svizzera rischiava di dover interrompere l’attività svolta per quei prodotti denominati eurocompatibili, ovvero distribuibili al pubblico per esempio in Italia. Insomma, la Sicav doveva venire gestita da un ‘prestanome’? Qualcosa di simile. Vede, una Sicav, soprattutto le Sicav eterogestite, rispondono a una ‘direzione’ (management company). È la direzione a decidere formalmente se aprire o chiudere un comparto o la Sicav stessa, e a prendere tutte le decisioni strategiche e tattiche, comprese le scelte di investimento. I primi della Licol Compass Asset Management è un gestore indipendente che opera a Lugano dal 1998. La società, fondata su iniziativa di due giovani trader provenienti da Londra e di un broker proveniente da Ginevra, partì con poco più di 5 milioni di franchi in gestione. Nel 2002 la Compass ha promosso la nascita della CompAm Fund Sicav, un fondo di diritto lussemburghese comprendente sette comparti collocati soprattutto in Italia attraverso banche, sim, e piattaforme di fondi. «Tra gli investitori di CompAm ci sono anche fondazioni e gestioni patrimoniali di terzi», spiega Gabriele Bruera, 38 anni, direttore generale della Compass Asset Management e membro del board della Sicav. CompAm è una Sicav autogestita, per la quale la Sella Da sinistra, Gabriele Bruera, Antonio De Bustis, Bank Lussemburgo funge da banca Pietro Ugazzi e Corrado Capacci, della Compass depositaria e da amministratore e la Compass asset management ha svolto, Asset Management di Lugano. sino ad oggi, il ruolo di Investment advisor. «L’attività di Compass è cresciuta in modo stabile ma rilevante negli ultimi anni», spiega Bruera, laurea in economia a Torino e master alla London Business School, «portandoci ad ampliare l’organico e definire sempre meglio le mansioni e i processi interni». Oggi la luganese Compass ha un organico di 13 persone: un team di gestione composto da 5 persone, un risk manager, un responsabile It, due persone al marketing e rapporti con istituzionali e reti, un compliance officer, due middle officer e un addetto alla clientela privata. Contemporaneamente cresceva l’esigenza di presentarsi sul mercato come operatore soggetto a una autorità di sorveglianza, al pari delle Sgr italiane per esempio. Paradossalmente questo in Svizzera non era possibile, nemmeno volendo. «Avremmo dovuto diventare una banca, con i costi del caso, oppure accreditarci come negozianti di valori mobiliari. Ma questo non è il nostro lavoro, sarebbe stata una scelta costosa e inappropriata. Mentre valutavamo queste opzioni abbiamo appreso dal nostro legale della Licol, una legge che ci è subito parsa buona e adatta alle nostre esigenze», spiega Pietro Ugazzi, uno dei fondatori di Compass Asset Management, «la Licol è una legge esigente, ma che va nella stessa direzione in cui noi ci stavamo muovendo». Anche per questo Compass è stata la prima società svizzera a sfruttare l’opportunità aperta dalla Licol, qualificandosi come gestore indipendente assoggettato alla sorveglianza della Commissione Federale delle Banche. «Questo ci consentirà di avere visibilità e di soddisfare il nostro desiderio di trasparenza nei confronti degli investitori, attuali e potenziali, dei fondi per i quali la Compass fungerà da Investment manager e per i quali ha sino ad ora svolto il ruolo di Investment Advisor», commenta Bruera. L’operazione ha avuto dei costi, la revisione periodica per esempio sarà più onerosa. «Ma finalmente abbiamo trovato un quadro giuridico che corrisponde alla nostra attività, al modo in cui la svolgiamo», conclude Ugazzi, «e anche alle attuali masse in gestione di Compass, che ammontavano a fine febbraio 2007 a 460 milioni di euro, circa 730 milioni di franchi». 108 • Aprile 2007 • E con quale ruolo figurava il ‘vero proprietario’ della Sicav? Come semplice advisor, consulente. Un ruolo contrattuale e non strutturale. Dal punto di vista formale era quindi un fornitore qualunque... Esattamente. Questo stato di cose determinava una situazione, non dico di scarsa trasparenza, ma perlomeno indiretta e rendeva difficile la creazione di un brand come fund o asset manager. Senza considerare che per un gestore indipendente non soggetto a sorveglianza prudenziale è di norma più difficoltoso proporsi a investitori istituzionali come banche e casse pensione. Insomma, una Fondazione italiana chiedeva al gestore indipendente svizzero: ma tu cosa sei: una Sgr? una Sim? Esatto, e il gestore ticinese non sapeva cosa rispondere. Perfino il rapporto con un broker o un’altra controparte poteva comportare delle difficoltà. Nell’ambito del processo di due diligence molti gestori si sono visti ostacolati nella loro attività di gestione con i broker, soprattutto anglosassoni, che chiedevano loro alla sorveglianza prudenziale di quale autorità fossero assoggettati. Come si poteva uscire da questa situazione? Prima dell’entrata in vigore della Licol, solo diventando una banca o un negoziatore in titoli, operazione costosa e macchinosa dal punto di vista amministrativo e burocratico, soprattutto per realtà mediopiccole o piccole come sono perlopiù i gestori indipendenti. La Licol ha cambiato tutto questo. Sì, perché il gestore indipendente svizzero che gestisce un fondo d’investimento estero ora può richiedere di essere assoggettato alla sorveglianza da parte della Commissione Federale delle Banche esattamente come una Ubs o un broker. Deve gestire almeno un fondo di diritto europeo, americano o di Guernsey e Jersey e rispondere a determinati requisiti organizzativi molto ragionevoli e adeguati alla propria struttura ed attività. Chi gestisce fondi svizzeri invece è obbligato ad assoggettarsi (come in tutti i paesi europei) e deve sostanzialmente soddisfare i medesimi requisiti. Chi invece gestisce solo fondi offshore può ora valutare la possibilità di rimpatriarli in Svizzera, considerando la flessibilità in materia di politica d’investimento dei fondi della categoria ‘fondi in investimenti alternativi’ introdotta dalla Licol, le cui restrizioni equivalgono a quelle generalmente adottate dagli hedge fund domiciliati offshore. Quali sono i requisiti che deve soddisfare un gestore indipendente? La legge su questo punto è abbastanza generica. Al di fuori delle esigenze di capitale proprio (200 mila franchi) e di mezzi propri (un quarto dei costi fissi dell’anno precedente), la Commissione Federale delle Banche dispone e disporrà di una grande discrezionalità nel definire i criteri. Sulla base di quanto riscontrato finora devo riconoscere che la Cfb, pur essendo abituata a lavorare con la realtà delle banche e dei broker, ha capito che non è necessario né possibile porre condizioni troppo onerose ai gestori indipendenti. Si può pertanto affermare che l’autorità ha dimostrato un’attitudine pragmatica, tenendo in considerazione il fatto che un gestore non effettua di norma operazioni in proprio, non eroga crediti, e pone insomma profili di rischio inferiori a quelli di una banca. E cosa chiede la Cfb ai gestori indipendenti? In pratica chiede che all’interno della società ruoli e funzioni siano ben definiti e ricoperti da personale competente. Persone diverse devono occuparsi di mansioni differenti. In particolare la gestione, l’amministrazione e la commercializzazione devono essere svolte da persone distinte. Si pretende inoltre che la società possa garantire un’organizzazione adeguata in materia di compliance e risk management. Pensando alla piazza ticinese, sono requisiti a cui tutti i gestori indipendenti possono adattarsi? Tanti, non tutti. Io credo che un gestore indipendente debba disporre di almeno sette/otto collaboratori a seconda della massa gestita e dell’attività svolta, in particolare se gestisce oltre fondi anche clientela privata. Ma questo è l’aspetto quantitativo. Sotto il profilo organizzativo il gestore deve avere definito con chiarezza ruoli, compiti e processi. Insomma, una sorta di certificazione Iso 9000... Qualcosa di simile. Ma attenzione: non deve trattarsi soltanto di procedure, ma anche di comportamenti, altrimenti sia la Cfb sia la società di revisione, che oltre ai bilanci della società deve valutare all’inizio e successivamente annualmente questa realtà organizzativa, potrebbero esprimere il loro parere di mancata conformità. Ritengo che un certo rigore nella separazione di poteri e funzioni sia principalmente nell’interesse dell’intera struttura e di conseguenza anche del cliente. Il primo gestore ad aver ottenuto l’assoggettamento alla sorveglianza di Cfb è ticinese. Quanto tempo ha dovuto investire per darsi l’organizzazione necessaria e per l’iter burocratico? Prerogativa essenziale del gestore è la motivazione del management stesso, che già da tempo seguiva e cercava sempre più e meglio di applicare quei principi di organizzazione e definizione che la Cfb desidera vedere attuati. Senza questa motivazione e mentalità non sarebbe stato possibile concludere l’iter in due mesi. Ho avuto il piacere di accompagnare la società nell’iter della pianificazione, preparazione e realizzazione della procedura di richiesta Cfb. È stato molto interessante, perché la Cfb non aveva ancora concretizzato i criteri previsti dalla nuova normativa e li ha definiti sostanzialmente lavorando sulla nostra pratica. Insomma, avete aperto un varco. Vi entreranno altri gestori ticinesi? Sicuramente sì. Molti gestori ticinesi hanno delle Sicav lussemburghesi o fondi in altri Paesi con una sorveglianza equiparabile a quella svizzera. L’ottenimento dell’autorizzazione permette al gestore di assoggettare al controllo prudenziale della Cfb anche fondi offshore e perfino la gestione dei clienti privati. Tra l’altro questo status permette anche di svolgere la funzione di distributore e di rappresentante di fondi esteri senza dover richiedere ulteriori autorizzazioni. A suo parere la nuova legge faciliterà il ruolo dei fondi nel private banking? Questo non è necessario perché i fondi d’investimento hanno già conquistato l’asset allocation. È un treno in corsa che va talmente veloce che non è possibile neanche volendo accelerarlo. Influirà invece sulla professionalità dei manager e sulla organizzazione dei gestori indipendenti. Vede, molti gestori nascono da una cultura del trading che per avere successo deve affiancarsi a una cultura dei processi e dell’organizzazione e la Licol, premiando con la sorveglianza di Cfb chi si muove in questa direzione, catalizza il processo. I vantaggi che offre l’assoggettamento alla Cfb in termini di reputazione sono tali che assisteremo a un processo di crescita qualitativo e organizzativo anche in questo segmento della piazza finanziaria ticinese. Alberto Pattono