ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA ASSOCALZATURIFICI 2014 6 Giugno 2014 Palazzo Parigi – Milano 1 2 Sommario I PARTE– Parte pubblica Intervento di Cristina Tajani Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca, Moda e Design del Comune di Milano Intervento di Mario Boselli Presidente Camera Nazionale della Moda Italiana Intervento di Cleto Sagripanti Presidente Assocalzaturifici Tavola rotonda moderata da Ilaria D’Amico Dario Di Vico, Corriere della Sera Marco Fortis, Economista, Vice Presidente Fondazione Edison Luca Paolazzi, Direttore Centro Studi Confindustria Renato Mannheimer, Presidente ISPO Ricerche Conclusioni di Cleto Sagripanti Presidente Assocalzaturifici II PARTE – Parte Privata Attività dei Laboratori di Assocalzaturifici Relazione di CHARLOTTA BACHINI Delegata dal Presidente per il Laboratorio MODA Relazione di SIRO BADON e CRISTIANO FERRACUTI Vice Presidente, coordinatore e vice coordinatore Laboratorio SCUOLA e FORMAZIONE Relazione di GILBERTO BALLIN Presidente GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI Relazione di RONNY BIGIONI, ALESSIA FABI e MONICA VIRGILI Coordinatore, vice coordinatrice Laboratorio RUSSIA e responsabile PAESI C.S.I. Relazione di ENRICO FRANZINI Consigliere delegato per il MERCATO ITALIA Relazione di MASSIMO MARTINOLI Consigliere delegato per il CIMAC e la NORMATIVA 3 Relazione di DIEGO ROSSETTI e CHARLOTTA BACHINI Vice Presidente, coordinatore e vice coordinatore Laboratorio USA Relazione di ADRIANO SARTOR Consigliere delegato dal Presidente per le RELAZIONI SINDACALI Relazione di LUCA SILVESTRI e GIUSEPPE PIAZZOLLA Coordinatore e vice coordinatore Laboratorio CALZATURE DI SICUREZZA, INNOVAZIONE e TECNOLOGIA Relazione di GIOVANNI TACCETTI e SARA GALLI Vice Presidente, coordinatrice e vice coordinatrice Laboratorio EUROPA Relazione di ANDREA VALLASCIANI e GILBERTO GIUNCHI Coordinatore e vice coordinatore Laboratorio BAMBINO Relazione di ARTURO VENANZI, ALESSIA FABI e MARINO FABIANI Vice presidente, coordinatore e vice coordinatrice Laboratorio ASIA e responsabile PAESI EMERGENTI Relazione di VITTORIO VIRGILI Consigliere delegato per la LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE e il MADE IN ITALY 4 I PARTE PARTE PUBBLICA INTERVENTI 5 Intervento di Ilaria D’Amico Conduttrice e moderatrice Proiezione del Assocalzaturifici. video promozionale Ilaria D’Amico: “Buongiorno a tutti e ben trovati calzaturieri di tutta Italia! E’ un piacere essere qui, soprattutto dopo questo video che ci racconta, con orgoglio, che cosa significa fare il vostro mestiere e farlo così bene da raggiungere un livello e uno stile importante e unico. E’ un dato in controtendenza perché oramai siamo, dal 2008, in una crisi di sistema, così viene definita. Ma voi continuate ad abbattere, ogni volta, dei piccoli e grandi ostacoli per raggiungere gli obbiettivi. Dimostrate in questo momento di avere grinta e grande capacità. Parleremo di voi e del momento economico. Chiamo ora sul palco l’assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca, Moda e Design del Comune di Milano, Cristina Tajani. Benvenuta!” 6 Intervento di Cristina Tajani Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca, Moda e Design Comune di Milano affrontare, compatti, i mercati mondiali, che vedono i prodotti del sistema moda. E’ il fenomeno della creatività italiana. Creatività che è frutto della capacità di coniugare gli aspetti ideativi con il sapere fare manifatturiero, sia industriale che artigianale, come si vedeva dal video, che è veramente l’elemento in più che noi abbiamo. Cioè un’intera filiera in un unico sistema Paese. ” Ilaria D’Amico: “Assessore lei ci sta illustrando come Milano stia cercando di armonizzare le filiere dei settori della moda e del design, ovvero le nostre eccellenze nella produzione per il modo di essere, fare stile in Italia e nel mondo. Voglio ricordare theMICAM, la vostra fiera che porta ogni sei mesi, quindi in un anno 80 mila buyer internazionali a Milano. Come Possiamo sfruttare al meglio questa occasione per la città e per il settore? Cristina Tajani:” Buongiorno e ben trovati. Sono molto lieta e ringrazio il Presidente Sagripanti dell’invito. Oggi non è la prima volta che ci troviamo insieme a condividere degli obiettivi comuni. L’ha dott.ssa D’Amico ha ricordato poco fa il momento difficile che stiamo vivendo, e nonostante tutto, la capacità del sistema del made in Italy di affrontare la crisi, anche facendo delle innovazioni di sistema. Quello che noi stiamo cercando di fare a Milano, che è la vetrina del made in Italy, è di costruire quante più sinergie possibili tra tutti i segmenti che costituiscono i nostri comparti produttivi più innovativi e competitivi. Penso, in particolare, al sistema della moda e del design, di cui mi occupo direttamente. Il nostro obiettivo è, appunto, costruire sinergie anche per Cristina Tajani:”Ne ho parlato, poco fa, con il vostro Presidente. Le fiere e gli appuntamenti promozionali che riguardano il settore calzaturiero sono momenti importantissimi perché portano tanti buyer, che visitano la città, portando ricchezza e movimento. E’ necessario creare un dialogo fra tutti gli appuntamenti fieristici che riguardano il settore della moda. Vedo in platea il Presidente Boselli che testimonierà, immagino, la stessa disponibilità e la stessa volontà. Noi in vista di Expo abbiamo deciso di costruire un palinsesto integrato di tutto quello che succede nella città di Milano, sia eventi di tipo business, sia eventi di natura diversa, in modo da proporre un’offerta integrata ai visitatori proveniente da tutto il mondo. 2 Il palinsesto “Expo città”, che stiamo costruendo per i sei mesi di Expo, si integrerà anche le fiere, mettendo in primo piano Milano e le sue attività.” nostra giornata. In questa assemblea parleremo molto di come affrontare i problemi, e di quali capacità verranno messe in campo per ripartire. Chiedo ora al Presidente della Camera nazionale della Moda, Mario Boselli, di raggiungerci sul palco.” Ilaria D’Amico: “Assessore grazie per il vostro lavoro e per avere aperto la 2 Intervento di Mario Boselli Presidente Camera Nazionale della Moda Italiana della fiera a inizio settembre, io ho un’esperienza splendida di fiere fatte in questo periodo, quando i clienti sono carichi e lavorano con entusiasmo.” Ilaria D’Amico: “Presidente, secondo lei, che cosa si può fare ancora perché la settimana della moda e il settore in generale lavori ancora più compatto?” Mario Boselli: “Sicuramente come abbiamo già detto e fatto, lavorare sulle date del calendario fieristico e poi presentarsi sui mercati internazionali uniti con strategie studiate. Concludo con un argomento che mi sta a cuore, ovvero quello della situazione dei cambi monetari a livello internazionale. Vi ricordo che quando siamo entrati nell’euro il cambio era a 1,1 e, nel tempo, siamo cresciuti fino al 3,83. Stamattina eravamo a 1,36: una cosa folle. Il cambio dovrebbe essere uno a uno. Ogni volta che il sistema imprenditoriale si incontra, secondo me, ha il dovere morale di ricordare questa situazione iniqua e fare qualcosa perché cambi. La Banca Centrale Europea si sta muovendo su questo fronte, ma è ancora poco.” Mario Boselli: “Buongiorno Assessore, buongiorno Presidente e buongiorno a voi tutti. Ringrazio, innanzitutto, l’Assessore Tajani per l’impegno che dedica alle filiera del nostro sistema e, ovviamente, alla città di Milano. Mi felicito per le scelte che la vostra Associazione ha fatto sul calendario fieristico. Le date scelte per la vostra fiera, ovvero i primi di settembre e la metà si febbraio, sono molto buone, perché coerenti con le vendite e con il calendario fieristico internazionale. Con sincerità vi dico di non avere paura Ilaria D’Amico: “Grazie Presidente e buon lavoro. A questo punto signore e signori l’industria calzaturiera italiana!” 2 Cleto Sagripanti Presidente Assocalzaturifici Cleto Sagripanti: LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO “L’importante è che il più grande torneo di tennis si svolga in Inghilterra, non che in finale ci siano giocatori inglesi”. Tony Blair, ex-Primo Ministro della Gran Bretagna. Negli anni 2000, quando pronunciò questa frase, Tony Blair era Primo Ministro Inglese e forse il capo di Stato più influente in Europa. Erano 64 anni che nessun inglese vinceva a Wimbledon, il torneo più antico e prestigioso del Grande Slam. L’idea di Blair si fonda sulla convinzione che un Paese non si debba preoccupare della nazionalità dei giocatori in campo. Tradotto in ambito economico: non conta da dove arrivino le imprese, quale sia la loro proprietà e dove esse producano. Ciò che conta è che sia inglese il torneo che tutti ambiscono a vincere, ovvero che siano inglesi l’infrastruttura che permette a tutti di mettersi in competizione e il mercato di riferimento. Noi non siamo mai stati d’accordo con questa visione dell’economia. Perché c’è una profonda differenza tra un torneo di tennis e un settore economico, a maggior ragione manifatturiero: le imprese che operano all’interno di un territorio o di un distretto si condizionano a vicenda, nel bene e nel male. Non basta giocare la partita del mercato internazionale o assemblare componenti di prodotti, come avviene in altri Stati Europei del Nord. Il significato di un prodotto, soprattutto oggi, conta nella misura in cui sa esprimere i valori propri di chi l’ha costruito e sa comunicarli all’esterno. La forza della nostra industria non sta Proiezione del video di Assocalzaturifici “Calzare valore” Ilaria D’Amico: “Presidente, in questo video ci sono molti giovani, un senso di famiglia e mi sembra di cogliere un ricambio di generazione”. Cleto Sagripanti: “Ci sono molti giovani imprenditori nel nostro settore, ma anche giovani dipendenti professionisti del mestiere, cresciute anche nelle scuole che l’Associazione ha creato nei territori, come in Veneto e nelle Marche. Scuole che ogni anno formano giovani che lavorano nell’industria calzaturiera” Ilaria D’Amico: “Scuole di formazione, specializzazioni, re-shoring. Parleremo di tutto questo anche dopo durante la tavola rotonda .Ti lascio il timone, ci vediamo dopo.” 2 nell’avere lo stile più elegante del mondo, la produzione di qualità massima, i migliori professionisti, la tecnologia meccanica che ha insegnato a tutto il mondo a fare le scarpe. La nostra forza sta nell’avere tutto questo insieme. E ciò è possibile perché la nostra industria si fonda sui distretti, su quel complesso sistema di relazioni economiche, sociali e culturali da cui si genera un tessuto di conoscenze uniche. Questo è il valore dell’industria calzaturiera che la globalizzazione non ha ridimensionato ma, anzi, ha paradossalmente rafforzato. Prima di vendere “bellezza” bisogna aver la cultura della “bellezza” ed essere capaci di trasformare un’idea in un prodotto concreto che sappia far sognare le persone. E questo il mercato globale ha imparato a riconoscerlo. Posso fare un esempio molto concreto sul modello Wimbledon: la nostra fiera. È indubbio che theMICAM abbia vinto la battaglia fieristica continentale. Le altre manifestazioni fieristiche europee si sono dovute posizionare su fasce di mercato diverse oppure rappresentano eventi importanti ma per un mercato più regionale. Se guardiamo a quanti espositori italiani ed internazionali sono presenti a theMICAM dal 2000 ad oggi vediamo che la compagine italiana si aggira sul 60% su un totale che è cresciuto esponenzialmente negli anni. Ciò dimostra da un lato che la nostra manifestazione ha saputo trasformarsi nel “torneo a cui tutti partecipano” e che tutti vogliono vincere, dall’altro che la nostra squadra italiana ha vinto con la partecipazione più numerosa. E c’è un particolare che Tony Blair e molta della tecno-burocrazia europea sottovalutano: siamo diventati un “torneo importante”, se non il più importante nel nostro segmento, perché non abbiamo perso il contatto con l’industria, con il manifatturiero italiano. saper fare LA MANIFATTURA EUROPEA: RITORNO ALL’ANTICO O PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA? Ho richiamato il modello Wimbledon perché quello della “terziarizzazione” dell’economia è stato il paradigma seguito dal Regno Unito ma anche l’impostazione della politica economica dell’Unione Europea degli anni 2000. L’Unione è stata pensata soprattutto come un grande mercato per far circolare le merci, ma solo negli ultimi anni si è cominciato a pensare che l’essere un grande mercato non basta. Un grande e unico mercato ha senso se rinforza anche e soprattutto la propria industria. Il nostro Paese ha scoperto ancora una volta di essere uno dei più europeisti d’Europa. Ciò ci consegna l’importante responsabilità di tutelare l’asset fondamentale attorno al quale si muove lo sviluppo vero, equilibrato e duraturo del nostro continente: la manifattura. “Penso che la Gran Bretagna possa essere meta di ri-localizzazione industriale. In anni recenti tutti abbiamo assistito alla pratica di delocalizzare in Paesi a basso costo di manodopera. Dobbiamo riconoscerlo. E tutto ciò continuerà. Tuttavia, esiste l’occasione per invertire la rotta: c’è ora la concreta possibilità che si creino posti di lavoro”. David Cameron, Primo Ministro della Gran Bretagna. È significativo che a 15 anni di distanza sia ancora un Primo Ministro inglese a marcare una svolta. Ma ci permettiamo di osservare che una parte dell’Europa era già convinta della necessità di non deindustrializzare, come invece si è cercato di fare nell’ultimo ventennio con risultati che stanno sotto gli occhi di tutti: rispetto al 2008, la produzione 2 manifatturiera europea ha perso il 12,4%. Il piano di riportare questa percentuale al 20% del PIL entro il 2020, in soli sette anni, richiede uno sforzo importante e un impegno reale da parte dell’Europa. Porre la manifattura al centro significa non solo mettere in discussione il modello della terziarizzazione assoluta dell’economia, ma riequilibrare il rapporto tra finanza ed economia reale. Non è un auspicio, sia ben chiaro, ma un’assoluta necessità. Come è passata l’ubriacatura del “puntare tutto sui servizi”, siamo sicuri che finirà definitivamente anche l’idea di una finanza che governa e determina l’economia mondiale. Esempi in tal senso sono ormai diversi: penso all’accordo recentemente sottoscritto dalla Svizzera sulla trasparenza bancaria. Il motivo è semplice: un potere eccessivo della finanza sull’economia finisce per mettere a repentaglio l’economia stessa. La finanza arricchisce … ma solo un nucleo ristretto di persone. Eppure assistiamo al paradosso che, in un momento di strumenti finanziari sofisticatissimi, l’industria italiana soffre di una restrizione all’accesso al credito che forse non ha precedenti storici. costo di un sistema che assorbe risorse finanziarie al sistema privato per dirigerle verso il sistema pubblico dei titoli di Stato. La finanza deve invece tornare ad essere al servizio dell’economia reale, della manifattura di qualità su cui si fonda il fattore competitivo del nostro Paese. La battaglia per il made in Abbiamo di fatto da poco ottenuto un importantissimo riconoscimento politico in Europa che ci dimostra quanto sia fondamentale esporre in modo chiaro e coerente le proprie posizioni e fare sistema insieme alle altre organizzazioni industriali italiane ed europee. Da tanti anni Assocalzaturifici, insieme a Confindustria, cerca di spiegare alle istituzioni di Bruxelles che tutelare la manifattura significa prima di tutto approvare una norma che metta in grado i consumatori di sapere dove vengono prodotte le merci vendute sul mercato comunitario. Abbiamo sentito in questi mesi che precedevano il voto dell’assemblea parlamentare le argomentazioni più astruse da parte degli oppositori alla legge: costi aggiuntivi, inutilità per la sicurezza del consumatore, tra le più utilizzate. Il premio alla nostra tenacia e coerenza è stato il voto ancora una volta largamente maggioritario del Parlamento Europeo in favore dell’art. 7 che introduce il made in obbligatorio nel pacchetto legislativo sulla sicurezza dei prodotti destinati al consumo. Un voto che ha dimostrato in modo palese che poche persone, pochi Governi del Centro e del Nord Europa tengono in scacco la gran parte dei cittadini e delle imprese. Questo riconoscimento – seppur parziale, poiché deve ancora esprimersi il Consiglio dei Ministri Europeo – deve riempire il nostro settore di orgoglio. La La finanza al servizio dell’economia La finanza è centrale nello sviluppo economico di un Paese o di un continente. Sappiamo come possa aiutare o distorcere i rapporti di forza tra sistemi produttivi e tra imprese diversi. Lo abbiamo imparato sulle nostre spalle cosa significa non avere un servizio finanziario dedicato alle imprese. Paghiamo ogni giorno un costo altissimo per un debito contratto dai nostri governanti del passato: paghiamo le tasse che servono a ripagare gli interessi e paghiamo il 3 nostra associazione, quando vuole e quando si muove con una prospettiva strategica, viene ascoltata dalle istituzioni. industriali e una possibile caduta degli investimenti in alcuni settori ad alto impiego di manodopera, stanno determinando una rapida erosione del ruolo del Paese quale sede produttiva ideale delle filiere globali. Non solo. Il Fondo Monetario Internazionale prevede il declino della popolazione attiva cinese nel giro di pochi anni. Non dimentichiamo poi che la crescita del mercato interno cinese, assecondato dalle nuove politiche economiche della dirigenza del Partito, rappresenta un’altra buona ragione per credere che avverrà una forte crescita dei salari e quindi che la produzione andrà ad alimentare anche la domanda interna. La crescita dell’industria calzaturiera cinese, infatti, sembra guardare più verso l’interno che verso il mercato internazionale: la produzione tra il 2010 e il 2012 è cresciuta del 6%, equivalente a circa 703 milioni di paia. Di questa crescita solo il 20% è uscito dal Paese, mentre il restante 80% è andato a incrementare la domanda interna. Nel 2010 la Cina esportava il 79% della produzione nazionale; nel 2012 solo 76 scarpe su 100 prodotte sono uscite dai confini nazionali. È solo colpa dell’abbassamento della domanda mondiale? No. Si incomincia a intravedere un’inversione di tendenza che sta a testimoniare un primo cambiamento degli assetti mondiali in termini di vantaggi competitivi e un reindirizzamento del made in China dall’Europa ai confini nazionali. Il gigante asiatico diventa quindi un mercato primario anche per le esportazioni del made in Italy calzaturiero. Questo trend è ampiamente testimoniato dai dati in nostro possesso, laddove l’export di calzature dall’Italia è cresciuto anche nel 2013 del 26,5% rispetto all’anno scorso: un La fine di un’era: per una nuova globalizzazione In Europa era dato ormai per scontato che in un mondo globalizzato venissero premiate solo le grandi imprese, quelle che possono puntare su ricerca tecnologica brevettabile, quelle che si strutturano con reti di produzione globali e che trasformano il proprio business manifatturiero in un sistema di servizi prima e di reti finanziarie successivamente. Ma esistono anche nuove idee e nuovi termini che modificano in modo sostanziale il concetto di globalizzazione. Ci sono inequivocabilmente segnali che la filiera produttiva mondiale in taluni casi debba mettere in discussione il proprio assetto e che i sistemi di approvvigionamento globale non sono gli unici strumenti per stare sul mercato in modo vincente e duraturo. La manifattura occidentale, insomma, ha iniziato a innestare la retromarcia per cercare all’interno dei propri confini quelle condizioni di competitività che potrebbero venir meno mantenendo lo status quo. DALLA DELOCALIZZAZIONE ALLA RIALLOCAZIONE DELLA PRODUZIONE Cina: parte la domanda interna. Ci sono innanzitutto una serie di fattori che sembrano preannunciare il ridimensionamento della Cina quale fabbrica del mondo per determinati settori industriali. Le forti rivendicazioni sindacali degli ultimi mesi danno un segnale chiaro dei mutamenti socio-economici che stanno attraversando il gigante asiatico. Un veloce innalzamento dei salari, una compressione dei profitti delle imprese 4 incremento complessivo di oltre il 400% in valore nell’ultimo quinquennio. La Cina è ora la dodicesima nazione di sbocco in valore per l’industria calzaturiera italiana; la settima se si considera l’aggregato Cina + Hong Kong. Assocalzaturifici presidia il mercato con quella che è l’unica manifestazione internazionale dedicata al comparto moda calzature, theMICAMshanghai. Volenti o nolenti questo è il bacino di consumo del futuro, non solo e non più la sede dove andare a produrre per risparmiare sui costi di produzione e manodopera. Nuovi vantaggi competitivi mondiali: una comparazione Cina-USA. Il differenziale di competitività tra Cina e resto del mondo occidentale infatti si sta gradualmente assottigliando. Secondo uno studio di Boston Consulting Group la Cina era del 14% più competitiva degli Stati Uniti, mentre ora lo è solo del 4%. Ciò significa che praticamente, in termini di vantaggi di costo, ormai i due Paesi hanno raggiunto una sostanziale parità e che delocalizzare in Cina per le imprese statunitensi non ha più senso se fatto solo per ridurre i costi. Queste ultime stanno seriamente riconsiderando la decisione di delocalizzare e vi sono segnali chiari in questa direzione; che stia avvenendo, cioè, un re-shoring della manifattura. I risultati di questo fenomeno, tra l’altro, vanno a tutto vantaggio della nostra industria. Il rientro dei livelli produttivi conferisce nuova linfa all’economia e i consumi interni ripartono. Le nostre esportazioni negli USA puntualmente tornano a crescere. Nel 2013 l’export italiano di calzature è cresciuto del 7,4% in valore: si tratta del quarto rialzo consecutivo, che ha portato i livelli attuali a un +20% rispetto al 2008. E i primi due mesi del 2014 stanno confermando questo importante trend positivo: +18,8% in valore, +15,9% in volume. Anche in questo caso è importante mettere in luce questo semplice fatto: rientro dell’industria, crescita dei consumi e maggior benessere per famiglie e imprese. Ma cosa sta facendo l’Europa? Purtroppo i dati non sono confortanti dal punto di vista dei vantaggi competitivi di costo. Europa: cambiare la politica monetaria. Prendiamo la Germania, il paese considerato più competitivo e soprattutto più abile a sfruttare le opportunità date dalla delocalizzazione. Nel 2004 era del 31% meno competitiva rispetto alla Cina, ma nel 2014 il gap si è ridotto di circa 6 punti percentuali, pur rimanendo un differenziale di competitività tra i due paesi pari al 25%. Se invece prendiamo Francia e Italia i dati risultano impietosi. I nostri vantaggi di costo sono peggiorati rispetto agli Stati Uniti, così come rispetto alla Cina. Dieci anni fa, l’Italia era meno competitiva della Cina del 26%, oggi il nostro gap di costo è salito al 27%; siamo peggiorati di 1 punto percentuale rispetto alla Cina ma addirittura di 11 punti percentuali rispetto agli USA. L’industria francese è in una posizione simile alla nostra, ossia meno competitiva di quella americana, anche se nel decennio è peggiorata meno di noi. Nel periodo 2008-2014 in entrambi i casi si assiste ad una svalutazione di euro e dollaro nei confronti della moneta cinese e quindi ad un progressivo guadagno di competitività rispetto alla “fabbrica asiatica”. Ma nel periodo 2004-2008, mentre il dollaro si svaluta, l’euro si rivaluta. Quindi, mentre l’industria statunitense recupera competitività anche grazie al cambio che si svaluta complessivamente del 24,75%, la 5 manifattura europea ha una svalutazione di solo il 13,23% ovvero oltre 11 punti in meno di quella americana. Mentre la politica monetaria e di cambio negli USA ha sostenuto l’industria, in Europa ha finito per favorire gli acquisti dalla Cina. Potremmo anzi dire che la gran parte dei vantaggi competitivi acquisiti negli Stati Uniti sono dovuti proprio alla politica monetaria. Impostare una finanza al servizio dell’economia reale significa anche stabilire una politica monetaria che sia in grado di assecondare la rinascita della manifattura in Europa. Che Europa vogliamo? Le recenti elezioni europee ci hanno presentato un conto salato: la crescita un po’ ovunque dei movimenti antieuropeisti. Certo non sono la maggioranza, ma sono un movimento che sta sempre di più ponendo una questione: quale Europa vogliamo? Noi vogliamo una Europa che rappresenti una rottura con il passato e che finalmente si concentri su crescita e lavoro, non con parole d’ordine ma con politiche effettive. Perché la produzione tornerà in Europa, e non solo perché è un momento propizio; tornerà, però, quando il contesto economico sarà effettivamente favorevole a questo ritorno. La politica reale non può però essere disgiunta dalla politica monetaria. Siamo così occupati a tenere bassi i tassi di interesse, a “convincere il cavallo a bere”, che non ci rendiamo conto che il cavallo è già quasi morto. Non siamo contro il rientro del debito, siamo contro una politica che pensa di produrre un aggiustamento a spese della crescita, delle imprese e dei lavoratori. Non meno evidente è il fatto che la politica commerciale condotta fino ad oggi deve lasciare lo spazio ad una nuova strategia della reciprocità. Non si può pensare di classificare alcune industrie come “terzomondiste” e per questo destinarle a essere pura merce di scambio come è stato fatto negli anni ’90. Se quelle industrie ti portano ricchezza, costituiscono la tua spina dorsale industriale, esportano lo stile italiano nel mondo, le devi difendere chiedendo eque condizioni di scambio. In questa reciprocità ci deve stare un cambio di passo: il made in non è un capriccio di qualche imprenditore ma è una esigenza. Vogliamo sapere dove quel prodotto è stato fatto. Oggi ancora più di ieri e il ritorno della manifattura in Occidente è solo una motivazione in più. La situazione del nostro Paese: ora o mai più. Se questo è il quadro generale in cui oggi ci muoviamo, non bisogna fare l’errore di pensare che il nostro Paese sia automaticamente coinvolto da questo apparente cambio di scenario. La verità è che ancora il deficit competitivo che paghiamo in termini di burocrazia, costi energetici, oneri e rigidità del lavoro, sistema di tassazione elevatissimo e che disincentiva il lavoro e il lavoro ad alta professionalità, è ancora troppo alto. L’Italia assomiglia sempre più ad una tartaruga. La corazza: è il suo sistema burocratico che costituisce una difesa verso il cambiamento, e autogiustifica lo status quo. Siamo un Paese nel quale discutiamo 15 anni di cambiamento, per 10 anni lo progettiamo, in 5 anni proviamo a realizzarlo e, quando cominciamo realmente ad attuarlo, sono passati 30 anni e allora qualcuno dice che forse è meglio ripensarci. Il guscio della tartaruga rappresenta anche la difesa: il ritirarsi di fronte alla prima difficoltà. In questi anni abbiamo visto più volte affrontare i problemi in questo modo. Alta burocrazia di Stato, politici, partiti e istituzioni a loro modo tutti hanno contribuito all’immobilismo italiano, alla difesa del piccolo cortile che ciascuno aveva coltivato. La storia 6 italiana degli ultimi 30 anni è una lista infinita di occasioni mancate o sfruttate male. La lentezza: in un contesto che cambia veloce ci siamo crogiolati nella nostra lentezza. La nostra lentezza ha fatto più danni dei nostri errori. Perché persino l’errore è accettabile, se arriva rapido. Una condanna sbagliata perché ingiusta è un danno; ma una condanna ingiusta e in ritardo è un disastro per un Paese. Un sistema istituzionale che sbaglia impedisce al Paese di crescere, ma un sistema che sbaglia in ritardo, di fatto, è condannato all’eterno immobilismo. La lentezza italiana degli ultimi decenni non è quella di chi va piano per arrivare sano, quella di chi osserva e capisce il proprio contesto e quindi sa approfittare di ciò che ha imparato. È invece la lentezza di chi non sa stare al passo con i cambiamenti e non sa evolvere. È la lentezza di chi pensa che, per il solo fatto di avere un patrimonio culturale e industriale, la ricchezza ci arriverà sempre in modo naturale. In questo senso abbiamo apprezzato il Governo Renzi quando ci sembrava avesse capito che non abbiamo anni di fronte a noi ma mesi, che certe decisioni devono essere prese nel giro di poche settimane o non verranno prese mai più. Nei primi tre mesi del 2014 nel settore calzaturiero, componentistica inclusa, abbiamo perso lo stesso numero di addetti (circa 1.400) che nell’intero 2013. Hanno chiuso altre 100 imprese. Questo non è un dato in contraddizione con quanto si diceva prima sulla possibilità di rilanciare la manifattura italiana ma è l’onda lunga di anni nei quali la nostra industria, come tutta la moda, era considerata settore da terzo mondo e abbandonata al proprio destino. Il nostro successo, la capacità di salire su questo treno che ci passa accanto, non sarà determinato solo dalle caratteristiche favorevoli della nostra filiera, del nostro sistema imprenditoriale, del nostro saper fare manifatturiero. Occorre che la politica industriale italiana, al pari passo con quella europea, liberi finalmente le imprese dai mille vincoli in cui sono oggi imbrigliate. Il settore calzaturiero oggi Le nostre imprese, nonostante i tanti fattori penalizzanti del Sistema Paese – hanno chiuso il 2103 con una sostanziale tenuta sui livelli dell’anno precedente, ma solo grazie – ancora una volta – alle esportazioni. I consumi interni hanno registrato una flessione che, per intensità, non trova riscontri analoghi nella serie storica dell’ultimo ventennio: la spesa delle famiglie continua a essere frenata dalla ristrettezza del reddito disponibile e dall’elevata incertezza sulle prospettive del mercato del lavoro. Due dati su tutti: il nostro settore esporta l’85% della produzione, e nel 2013 l’export è cresciuto del 5,7% in valore raggiungendo gli 8,1 miliardi di euro (contro un +2,6% in quantità e 219,8 milioni di paia) e il saldo commerciale è stato pari a 4,2 miliardi di euro, un ammontare che vale quanto l’IMU delle famiglie, un valore quello del saldo che aumenta a doppia cifra dal 2010. Infatti, il lieve incremento delle vendite in Unione Europea – grazie in particolare ai buoni risultati conseguiti in Francia, +10%, che si è confermata il principale mercato di sbocco – e soprattutto il trend favorevole fuori dai confini comunitari (+8,9% in valore) hanno permesso, per il quarto anno consecutivo, una crescita del +11,4% sul 2012, complice anche lo stallo dei flussi in entrata (altro segno, questo, della debolezza della domanda interna). E a proposito di generare valore: il prezzo medio al paio, attestatosi a 36,73 euro, ha fatto segnare un aumento del 3%; è il più prezzo alto tra i Paesi esportatori a livello mondiale e il 7 più alto nelle serie storiche dell’export italiano. Incrementi generalizzati delle vendite in valore hanno caratterizzato tutte le aree. Se quello registrato nella UE (+2,9%) – dove sono state vendute 7 scarpe su 10 – non ha permesso di compensare quanto perso nel 2012, ben diverso è risultato il trend nei mercati del Far East, cresciuti nel complesso del 12,7%: +26,5% la Cina, +12% Hong Kong e +10% la Corea del Sud. Bene il Nord America, dove hanno trovato conferma i recuperi degli Stati Uniti e del Canada (+7,4% e +15,4% rispettivamente), e segno positivo anche per i mercati di Est Europa e CSI (+8,4% nell’insieme). Ma per i tre più importanti – vale a dire Russia, Ucraina e Kazakistan (che pure segnano a consuntivo +8,7%, +6,7% e +7,8% rispettivamente) – il sentiment degli operatori è mutato: la svalutazione del rublo e la stagnazione del PIL in Russia, nonché le tensioni politiche in Ucraina, hanno indotto un significativo rallentamento nell’ultimo trimestre dell’anno, trasformatosi in vistosa frenata in avvio 2014. Grazie al volano dell’export la produzione nazionale ha raggiungo e superato la soglia dei duecento milioni di paia: 202,1 milioni di paia (+1,8%), per un valore di 7,5 miliardi di euro (+4,9%). Il 2014 si è aperto con un’inversione di rotta rispetto alle dinamiche favorevoli che avevano caratterizzato produzione ed esportazioni nel corso del 2013: per entrambe le variabili si registrano infatti, nei primi mesi 2014, lievi flessioni in volume, accompagnate da limitati aumenti in valore. Il trend della produzione è tornato di segno negativo: il campione di associati indica una riduzione media nel primo trimestre 2014 del -0,3% in volume sull’analogo periodo 2013, con un incremento in valore attorno al +1,5%. Sul fronte dell’export, i primi due mesi presentano una crescita moderata in valore (+3,1%), a fronte però di un calo del -2,8% in volume. L’analisi per macro-aree di destinazione mostra trend ancora negativi nei Paesi dell’Est Europa e della CSI, con arretramenti a doppia cifra: -17,4% complessivo in volume, con Russia 18,3%, Ucraina -7,1% e Kazakistan 4,6%. Performances altalenanti nella UE28 dove tengono Francia e Germania, i nostri principali mercati (+0,2% e +0,7% in volume). Bene Medio Oriente (+21% in quantità), Nord America (+15,6%) e, pur con tassi decisamente più modesti rispetto al recente passato, il Far East (+11,8% in valore, con Cina +7,9%, Hong Kong +17,8%, Giappone +6,2%). Il saldo commerciale del primo bimestre 2014 è risultato in attivo per 786,3 milioni di euro, con una crescita del 6% sul corrispondente periodo 2013. Ulteriore arretramento per i consumi delle famiglie, dopo il crollo subìto nel 2013: sono scesi del -2,4% in volume e -3,7% in spesa nei primi 3 mesi. Si può parlare di ri-localizzazione nelle calzature? Si può parlare di riallocazione della produzione verso l’Europa e in Italia? Ci sono segnali in questo senso ma vorrei prima di tutto ricordare cosa vuol dire la Cina nel nostro settore. Le importazioni italiane dalla Cina nel 1993 erano pari a circa 24 milioni di paia, dieci anni più tardi (nel 2003) sono arrivate a circa 100 milioni di paia, per toccare il picco dei 214 milioni di paia nel 2007, mentre oggi si sono stabilizzate su un livello di circa 122 milioni di paia (2013). Una crescita assolutamente insostenibile che è stata solo mitigata dalle sanzioni anti-dumping mosse dall’Unione Europea nei confronti della Cina, sotto pressione della nostra Associazione. Era evidente il tentativo 8 di spiazzare l’industria europea, e in particolare quella italiana, esportando calzature sottocosto e distruggendo così un competitore per il mercato internazionale. Non dimentichiamo che con dimensioni infinitamente più piccole rispetto alla Cina, il nostro Paese si colloca al secondo posto degli esportatori mondiali in termini di valore e al quarto posto in termini di paia esportate. Abbiamo resistito di fronte ad un’ondata che avrebbe messo chiunque in ginocchio e che altre filiere europee non hanno saputo sopportare. Non solo i costi stanno alla base del reshoring Non sono solo i costi ad essere rilevanti ma esistono diverse ragioni per le quali le imprese possono decidere di riportare la produzione più vicina o dentro i confini nazionali: E sorprendentemente, nonostante tutto, il nostro Paese recupera posizioni, grazie alle nostre imprese, alla nostra capacità di fare sistema nei distretti, al nostro essere oggi più che mai imprenditori, con il camice bianco vicino ai nostri dipendenti al mattino e al pomeriggio in conference call con i mercati più lontani. Deve essere proprio la capacità di applicare appieno i valori del saper fare italiano se, nonostante il deficit competitivo che abbiamo, il nostro Paese risulta al secondo posto per numero di imprese che hanno deciso di far rientrare la produzione nel paese di origine, dietro agli Stati Uniti e davanti alla Germania. Deve essere per questa ragione se, delle 194 riallocazioni produttive europee in tutti i settori analizzate nella ricerca di un consorzio italiano di università , il 41% è italiano, solo il 20% è tedesco. Deve essere per questa ragione se tra tutte le riallocazioni internazionali considerate a livello mondiale (426) l’abbigliamento e le calzature rappresentano il 21% e sono il primo settore davanti all’elettronica (15%) e alla meccanica (13%). Ciò che però risulta chiaro è che non siamo di fronte soltanto ad uno spostamento di produzione legato a vantaggi competitivi di breve periodo; non sono solo i costi del lavoro e dell’energia, le variazioni della produttività e dei tassi di cambio ad essere rilevanti. Sta cambiando il modo di pensare la supply chain. La fornitura snella (lean production) con la riduzione sistematica delle scorte e del magazzino attraverso il collegamento del momento della vendita con quello della produzione e dell’approvvigionamento, non è più sufficiente. Perché imprevedibilità e variabilità del mercato sono tali che la filiera lunga finisce per entrare in crisi. Rigidità nella filiera di fornitura una volta avviata la macchina produttiva Costi crescenti legati ai ritardi nelle consegne Quantitativi minimi necessari Alti livelli di stock di magazzino e costi di immobilizzo capitale Mancanza di efficacia nel rispondere alle richieste del mercato Inefficienze legate alla separazione tra design e produzione del prodotto Rischi politici e sociali nel Paese a basso costo Rischi di cambio Mancanza di tecnici preparati e lavoratori ad elevata competenza Queste sono tutte buone ragioni che i manager delle aziende hanno addotto per sostenere la loro decisione di riportare la produzione in Occidente. Un tratto comune che possiamo trovare in tutte queste motivazioni è che la delocalizzazione ha costi occulti e futuri che spesso inizialmente le imprese non vedono. Produrre calzature in Italia: si può? 9 Diventa allora di nuovo utile una filiera, come quella italiana, capace di essere agile; capace cioè di rendere industriale un prodotto artigianale, trasformare un prodotto unico in una serie vendibile a costi industriali. Ed è proprio grazie alla sua manifattura a rete, la manifattura dei distretti, e alla agilità che ne deriva, che la filiera italiana torna ad essere ancora più competitiva. Ed è proprio un’integrazione più forte di tutte le componenti della filiera la premessa per rendere più efficiente l’industria calzaturiera del Bel Paese. Sono per questa ragione molto lieto di affermare che Assocalzaturifici si rafforzerà come player di rappresentanza e interlocutore istituzionale grazie all’ingresso del comparto degli accessori per calzature. La velocità, la prossimità e i nuovi modelli di impresa. Inoltre, in Italia esiste un vantaggio rispetto ad altri Paesi: il settore calzaturiero vive sul cambiamento. Oggi occorrono qualità e capacità di rispondere rapidamente alle esigenze del mercato. Questa nostra agilità è proprio quella che ci consente di avere una chance competitiva unica e straordinaria, quella che ci rende capace di proporre non solo il lusso ma un lusso accessibile, un prodotto che sa raccontare una storia. La nuova globalizzazione offre quindi nuove chance a chi come l’Italia non ha disinvestito nella manifattura. Qualità, professionalità, artigianalità sono importanti ma non sono le uniche chiavi per rilanciare l’industria manifatturiera in Italia. Il nostro Paese può puntare su un ulteriore fattore critico e distintivo: l’autenticità. Si tratta di quel tratto distintivo per cui la manifattura è un elemento intrinseco della comunità dei nostri territori. È prima di tutto elemento culturale che permea il tessuto sociale di intere regioni, ne ha permesso lo sviluppo in passato e, attraverso processi anche difficili di riorganizzazione e ripensamento, continua ad alimentare l’industria calzaturiera italiana e a conferire ai suoi prodotti quella caratteristica di pregio ed eccellenza riconosciuti in tutto il mondo. La calzatura made in Italy è tale perché è un prodotto sociale e non solo industriale. È la manifestazione di una coesione comunitaria costruita sui valori della famiglia, del lavoro e di relazioni sociali molto forti. Il nostro vantaggio è dunque quello di una forte prossimità culturale che si traduce in molto di più che una semplice prestazione di mano d’opera. L’azienda che produce per un grande marchio è oggi un fornitore di servizio, fornisce un servizio tecnico/creativo oltre che un prodotto. Trasforma un’idea di oggetto in qualcosa di concreto, realizzabile industrialmente, con appeal artigianale e nelle tempistiche utili al mercato. La produzione agile che sembra imporsi sul mercato oggi sembra fatta su misura per la nostra filiera. Velocità, agilità, competizione sono parametri che i nostri distretti interpretano e con cui si confrontano quotidianamente. La forza naturale del distretto è quella di una rete di imprese che competono e collaborano al tempo stesso. Un meccanismo che non si può riprodurre artificialmente – in molti ci hanno provato negli anni ’80 e ’90 – e che nessuno può imitare. Questa forza ci rende pronti a nuove e più impegnative battaglie. Ma questa forza va conservata, tutelata e rafforzata con leggi ad hoc. È fonte di lavoro per i giovani, è fonte di rispetto per il territorio, è fonte di benessere per le nostre comunità, è fonte di futuro per tutti. 10 Questa è la nostra visione del settore, questa è la nostra visione dell’Italia. Rivendichiamo con orgoglio il fatto di esser stata forse l’unica associazione industriale ad aver promosso incontri con i politici non per chiedere aiuti e sostegno, ma per farci conoscere, cioè per raccontare il nostro modo di fare impresa e il nostro contributo all’economia del Paese. Con l’appuntamento annuale dello Shoe Report abbiamo deciso, prima di tutto, che era necessario capire. Prima di chiedere aiuto. Prima di protestare. Per non agire nella direzione sbagliata. Ma soprattutto perché riteniamo che in questa fase noi dobbiamo individuare politiche per sostenere il cambiamento ovvero per aiutare il Paese a comprendere e affrontare le trasformazioni necessarie. Che Italia vogliamo? Pur in una Europa in ripensamento, ci sono ampi spazi di manovra anche per il nostro Paese e per il nostro Governo che necessariamente devono porsi un obiettivo: far ripartire la nostra Italia. Sappiamo che i prossimi 100 giorni saranno vitali perché, è inutile nasconderlo, dopo le elezioni europee è cominciata una nuova fase e la si deve sfruttare appieno. Oltre a completare le riforme promesse, abbiamo bisogno di una politica industriale che non rinneghi le nostre peculiarità italiane ma anzi le trasformi in opportunità. Piccola impresa e distretti, lo si è capito, non sono da rinnegare, ma anzi sono la nostra forza. Una legge ad hoc che aiuti i distretti e la piccola impresa significa rendere più solido l’unico baluardo che ha permesso a moltissimi italiani di non cadere sotto la soglia di povertà. Senza la piccola impresa e senza i nostri territori avremmo visto il disagio sociale esplodere. Dobbiamo trovare strumenti efficaci che rafforzino i nostri territori perché da lì parte la nostra rinascita: siamo disponibili a studiare qualcosa insieme, qualcosa che sia efficace e che non sprechi risorse perché siamo noi convinti per primi che non si può più sprecare un euro. Parliamo, su questo siamo assolutamente concordi con le indicazioni del Presidente Squinzi, di mini-bond per sviluppare le nostre PMI. Parliamo anche e soprattutto di bond di distretto per finanziare le reti di filiera nei territori. Abbiamo inoltre necessità che si riconosca la nostra innovazione, che non è brevettabile ma non per questo è di secondo livello. Quella innovazione che almeno quattro volte l’anno permette di presentare prodotti nuovi al mercato, porta all’Italia tanta ricchezza attraverso le esportazioni. Perché disconoscerla? Aiutiamo anzi le imprese ad investire in questa ricerca attraverso campionari sempre più mirati ma riconosciamo che questo costo è un investimento e non una spesa e come tale trattiamolo, anche attraverso incentivi fiscali sostenibili. Una grande industria però non può rimanere tale senza un mercato interno: noi siamo abituati a viaggiare ed esportare ma la situazione dei consumi interni, in decrescita da anni, è insostenibile. Abbiamo ormai capito che senza una riduzione della pressione fiscale i consumi non ripartiranno e senza la ripartenza dei consumi non può ripartire l’economia. Gli 80 euro non sono molti o pochi, sono saggi. Ma solo se modificano le aspettative, ovvero se sono percepiti come un provvedimento definitivo e l’inizio di una nuova fase di decrescita della spesa pubblica e quindi della tassazione. Infine, più di tutto, abbiamo bisogno di velocità e visione: una visione del mondo più adeguata al nostro Paese e non influenzata da slogan esterofili che poco si adattano alla realtà italiana. Troppo tempo siamo stati fermi; oggi bisogna fare, bisogna cambiare. Anche 11 sapendo che si può sbagliare, ma bisogna correre perché il nostro orizzonte è breve se non brevissimo. Abbiamo, del resto, una base solidissima su cui costruire un altro periodo di sviluppo per le nostre aziende, di benessere per i nostri lavoratori e le nostre famiglie, di crescita e valorizzazione dei nostri meravigliosi territori. Possiamo ancora costruire un solido futuro per il nostro Paese, ma dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione. Insieme.” 12 Tavola rotonda moderata da Ilaria D’Amico Intervengono Dario Di Vico, giornalista Corriere della Sera, Marco Fortis, economista e vice-Presidente Fondazione Edison, Luca Paolazzi, direttore Centro Studi Confindustria, Renato Mannheimer, presidente ISPO Ricerche massima qualità può vivere nei nuovi mercati. Ovviamente è un modo di lavorare e di intendere la produzione tipico di tutti i settori del made in Italy. E’ poi chiaro che una produzione di qualità deve essere sempre accompagnata da mirate strategie di sostegno alle imprese e ai consumi. Mi riferisco, ad esempio, all’incentivo del governo Renzi degli 80 euro in più in busta paga. Si tratta di incentivi che devono veramente essere immessi nell’economia reale, differentemente, potrebbero essere risparmiati e quindi sottratti ai consumi. E’ importante che tutte le aziende del sistema industriale italiano, della moda, del design, del turismo pensino a politiche di incentivo e di attrazione, oltre che ai consumatori stranieri, anche a quelli nazionali. La creatività industriale italiana, oltre che essere una creatività di prodotto, deve essere una creatività di accompagnamento. E questo mio discorso può essere benissimo applicato all’economia delle banche e alla mancanza di credito alle imprese a cui abbiamo assistito, nonostante gli sforzi della Banca Centrale Europea, negli ultimi anni.” Ilaria D’Amico: “Grazie Presidente. Ora è il momento di chiamare sul palco i compagni di viaggio, coloro con i quali affronteremo, riprendendo i vari spunti, i tanti temi messi sul piatto dal Presidente Sagripanti. Chiamo sul palco Dario Di Vico, giornalista del Corriere della Sera, Marco Fortis, economista e Presidente della Fondazione Edison e Luca Paolazzi, Direttore centro studi di Confindustria. Dario Di Vico, abbiamo parlato di reshoring, in Europa e in particolare in Italia, che abbiamo visto essere il secondo Paese dopo gli Stati Uniti che rialloca. Sta succedendo davvero e quali saranno le conseguenze?. Dario Di Vico: “I numeri di re-shoring, che francamente non conoscevo, sono importanti perché sono rappresentativi dei vantaggi competitivi esistenti nel produrre in Italia. Le spiegazioni di natura macroeconomica ve le fornirà il prof. Fortis, secondo me è un ritorno alla cultura manifatturiera italiana. Certamente la crisi ha provocato la ristrutturazione delle aziende, nell’ottica che solo la produzione di Ilaria D’Amico: “Ho l’impressione che altre volte in passato siano stati erogati degli aiuti che però poi non sono stati effettivamente destinati dai consumatori a quanto previsto!” Dario Di Vico: “Certamente. Mi spiego meglio: una nota banca aveva lanciato tempo fa un’idea di premialità di rating, ovvero la banca migliora le condizioni 2 di prestito, se l’azienda lavora in un determinato modo. Lo stesso potrebbe essere replicato con gli imprenditori, ovvero una premialità che aiuti gli imprenditori a mettere in atto comportamenti virtuosi per sé e per il proprio sistema. Ad esempio una multinazionale italiana ha fatto un gesto molto importante: si è presentata presso la sua banca con tutti i suoi fornitori, lasciando intendere alla banca che ai suoi fornitori doveva riservare lo stesso trattamento.” interna, con una crescita costante dell’export. Anche rispetto agli altri settori del sistema moda il sistema pelle è forse quello che ha sopportato meglio la crisi e i dati lo dimostrano. Le nostre quote di mercato hanno tenuto, soprattutto per le calzature in pelle, dove si sono registrati aumenti anche di 3 punti percentuali. Per capirci, le calzature in pelle sono 3 miliardi di dollari di esportazioni, la bilancia dei pagamenti è positiva di 2,8 miliardi di dollari. Gli altri paesi europei esportatori, presi insieme, non arrivano nemmeno a un miliardo di dollari. La filiera pelle è quella su cui dobbiamo puntare, perché la più forte anche grazia all’industria conciaria italiana. Le due industrie si rafforzano a vicenda dando risalto alle reciproche e continue innovazioni di design e di prodotto. La stessa industria pellettiera italiana, comprata in pare dai colossi del lusso francesi, è rimasta in Italia; gli stranieri non sono disposti a spendere se non sanno che il marchio, sia esso francese o inglese, è prodotto in Italia. La forza della nostra manifattura dipende proprio da questa alta considerazione che gli investitori ripongono nel made in Italy.” Ilaria D’Amico: “Grazie, tutto chiaro. Prof. Fortis, parliamo di crisi di sistema e delle calzature.” Marco Fortis: “Negli ultimi 2 anni, a causa politiche di austerità che si sono rese necessarie per migliorare i conti pubblici, recuperare i tassi di credito sui mercati internazionali, i consumi interni sono crollati in misura enorme. Non disponiamo ancora dei dati 2013, tuttavia, basti pensare che dal 2007 al 2012 il valore della produzione calzaturiera italiana nel suo complesso è calato di 140 miliardi di euro, a prezzi correnti. Si tratta del valore della produzione calzaturiera destinata al mercato domestico, perché poi le esportazioni sono aumentate di 25 miliardi. Quindi il grosso problema del nostro Paese, in presenza della spada di Damocle rappresentata dal debito pubblico, è stata la mancanza di investimenti, da parte dello Stato a corto di liquidità e da parte delle imprese private che non ne hanno avvertito la necessità, perché avevano capacità produttiva inutilizzata, causata dalla mancanza di consumi. Ovviamente anche i consumi di calzature in Italia sono diminuiti. Fortunatamente il settore calzaturiero e, più in generale, tutta la filiera della pelle in Italia ha una forte propensione all’esportazione che ha controbilanciato gli effetti negativi della domanda Ilaria D’Amico: “Grazie. Dottor Paolazzi, il Centro Studi di Confindustria, che lei dirige, ha realizzato, anche in collaborazione con Assocalzaturifici, lo studio “Esportare la dolce vita” che scatta una fotografia delle dimensioni e degli andamenti futuri dei mercati esteri amanti dei prodotti italiani belli e ben fatti.” Luca Paolazzi: ”Dal nostro studio emerge che nei mercati esteri dove sono diretti moltissimi prodotti belli e ben fatti italiani, la crescita continua. Se osserviamo la classifica dei paesi più promettenti che lo sono già oggi con quelli che lo saranno in futuro, notiamo 2 che sono quasi gli stessi: la Russia, il Kazakistan, gli Emirati Arabi. Ci sono però anche nuovi Paesi che attualmente non prendiamo in considerazione, come il Cile e la Malesia. Quindi il sistema industriale italiano dovrà sapere guardare, nei prossimi anni, verso questi nuovi mercati che avranno una crescita veloce e intensa. Anche la Cina, ovviamente sarà un mercato molto importante, da presidiare sempre di più, basti pensare che oggi il rapporto tra le nostre esportazioni in Russia rispetto a quelle verso la Cina è di 8 a 2. Siamo quindi troppo sbilanciati verso quest’area e ciò comporta ovviamente un aumento dei rischi. Lo studio “Esportare la Dolce Vita” realizzato anche in collaborazione con Assocalzaturifici ha proprio l’obiettivo di indicare alle aziende nuove strade e progetti per il futuro. Un altro dato che emerge è la crescita di circa il 51% che ci sarà in questi mercati nei prossimi cinque anni per le calzature di fascia medio-alta. Per le aziende italiane, considerando la composizione dei mercati, che appunto abbiamo detto essere meno varia e più rischiosa degli altri, la crescita attesa è leggermente più bassa, intorno al 45%. Possiamo e dobbiamo fare di più per difendere e promuovere i prodotti italiani”. Dario Di Vico: “Innanzitutto dobbiamo approfittare di questo momento di stabilità politica interna. In secondo luogo la nostra attenzione va ovviamente rivolta a ciò che avviene a livello europeo. Dobbiamo sostituire l’ottimo commissario uscente Antonio Tajani e condividere con l’Europa un programma dei lavori. Tornando al nostro governo la prima misura urgente e indispensabile è la riduzione del cuneo fiscale, penso, ad esempio, all’IRAP, ovvero una tassa che va contro l’occupazione. Quindi ci vuole una politica economica di maggior respiro. Molto dipenderà ovviamente dagli esiti di questa discussione europea, oggi francamente indecifrabile. Chiudo con una riflessione sull’importanza della trasmissione dei valori fra le generazioni che si sostanzia nell’insegnare ai giovani un mestiere, importante per loro e per il futuro del nostro Paese.” Ilaria D’Amico: ”Grazie Dario Di Vico. Dott. Paolazzi, ritorniamo sul made in Italy. Come si evolverà in futuro la domanda di prodotto made in Italy?” Luca Paolazzi: “Innanzitutto, come diceva prima Marco Fortis, la forza di un settore nasce dalla forza della sua filiera. Quando si parla di made in Italy l’eccellenza dei prodotti nasce poi anche dall’unione di capacità artigianali con tecniche di produzione industriali, ovvero la raffinatezza del dettaglio unita alla tecnica. Da questo punto di vista noi siamo unici al mondo perché siamo riusciti a mantenere queste capacità che altri paesi importanti, pure nella moda, come la Francia, hanno abbandonato. Vorrei ora sottolineare un paio di aspetti. Dato il nostro elevatissimo debito pubblico, i nostri ritmi di produzione e consumo non possono aumentare più di cosi perché produrre e consumare più Ilaria d’Amico: “Grazie. Torniamo a volgere lo sguardo sul mercato interno. Il mercato italiano è difficile, così come lo sarà in futuro anche quello europeo. A livello di azioni intraprese dal nostro governo abbiamo parlato degli 80 euro in busta paga, ma parliamo anche di riduzione del cuneo fiscale e di ciò che potrebbe comportare la riduzione dell’IRPEF. Quali sono gli aiuti che potrebbero arrivare alle imprese dalla politica in questo momento?” 3 di così significa dare lavoro ad altre popolazioni, ad altri paesi. Noi dobbiamo ridurre i costi del sistema Paese, ovvero diminuire il cuneo fiscale e rilanciare gli investimenti privati e pubblici. In secondo luogo dobbiamo, come sistema, accompagnare il cambiamento, come fanno le associazioni di Confindustria. Le nostre associazioni sono un Giano bifronte: da un lato guardano al sistema politico per cercare di ottenere le misure di cui le nostre imprese necessitano. Dall’altro ascoltano le esigenze degli imprenditori e, al contempo, cercano di spiegare come va il mondo e quali sono le strategie vincenti. Questo è quello che Confindustria, nelle sue varie Associazioni territoriali e settoriali, fa ogni giorno.” esattamente nella direzione opposta perché è il rigore assoluto dei conti pubblici, che ci porta verso una deflazione, e l’enviroment compact che l’Europa cerca da anni con un certo idealismo. L’Europa è l’unica zona al mondo che si è data dei limiti ambientali così rigorosi, che frenano drammaticamente gli investimenti delle società. In questo momento quello che manca all’Unione Europea è una spinta propulsiva che, con politiche economiche, rilanci la domanda interna. Fino al 2008 la domanda interna dei paesi avanzati è stata gonfiata anche dalla bolla del mondo immobiliare finanziario, una bolla creata artificiosamente per far consumare e investire di più, ma che ci ha portato al disastro finanziario che paghiamo tutt’ora. Per risollevarci da quelle bolle dovranno trascorrere almeno venti anni, solo gli Stati Uniti si sono già ripresi. Ma a che prezzo? Hanno sostituito il debito privato con il debito pubblico, tanto è vero che oggi gli Stati Uniti hanno un rapporto debito-PIL che è più alto di quello che l’Italia di Prodi ci ha lasciato nel 2006-2007. Pensate, allora l’Italia era considerato un Paese super indebitato, gli Stati Uniti, oggi, hanno un debito pubblico più alto dell’Italia del 2007 e sono considerati un Paese da ammirare perché il PIL cresce. Cresce perché hanno fatto crescere il PIL con iniezioni di debito pubblico, salvataggi di banche e quant’altro, hanno rimesso in sesto l’economia, in maniera non sana. Allora l’industrial compact europeo, da una parte è necessario, con obiettivi più realistici e si deve trovare un equilibrio con i fiscal e gli environment in maniera tale che non si cannibalizzino l’uno con l’altro per tornare a far crescere la domanda interna. Sono d’accordo con quanto diceva Luca Paolazzi, l’Italia prima consumava troppo e ha creato un enorme deficit, Ilaria D’Amico: ”Grazie davvero, Dott. Paolazzi“, Luca Paolazzi: “Chiedo scusa, ma vi devo salutare perché presenzierò a breve all’Assemblea di Assogomma”. Ilaria D’Amico: “Grazie a Luca Paolazzi e buon lavoro. Chiamo alla tavola il professor Renato Mannheimer. Chiudo con il prof. Fortis: cosa significa per questo settore l’obiettivo che l’Europa si è data ovvero che 20% del PIL deve essere dato dal settore manifatturiero?”. Marco Fortis: ”L’obiettivo dell’Unione Europea è molto ambizioso. Attualmente l’industria pesa per il 14% del PIL europeo, riportare il peso dell’industria al 20% è uno sforzo immane. Sarà difficile per una serie di ragioni: esistono programmi di investimento e rilancio dell’UE ma le risorse messe a disposizione sono limitate. Industrial compact, così lo chiamano, potrebbe essere soffocato da altri due compact: il fiscal compact, che va 4 ora però un minimo di ripresa della domanda interna deve esserci. Oggi tutta l’Europa ha i consumi fermi e giustamente un programma di rilancio degli investimenti, tecnologia, ricerca e sviluppo può essere l’unica soluzione percorribile per dare anima all’industrial compact, perché se non c’è la domanda, l’industria non può produrre. O meglio, non si può produrre solo per esportare. E’ sbagliato, e qui concludo, anche il modello che tutti stiamo idealizzando che bisogna esportare come la Germania. La Germania esporta molto perché ha l’Europa in cui esporta. Non è vero che i due terzi del surplus tedesco è realizzato con i paesi extra UE, per la maggior parte è fatto con l’Europa. Ma se l’Europa non comprasse più ai ritmi oggi, la Germania non starebbe letteralmente in piedi. Allora non solo la Germania deve esportare, tutti devono creare domanda interna affinché tutti i paesi possano tornare a crescita.” personale e della vita economica del Paese. Differentemente rispetto al passato oggi assistiamo a un clima di fiducia leggermente positivo verso il sistema Paese e a un sentimento di preoccupazione rispetto alla propria situazione personale. Se indaghiamo la fiducia dei cittadini verso il nostro attuale governo vediamo che è in leggera salita, frutto anche dei continui cambi di bandiera di una popolazione molto incerta sui partiti e i ruoli dei loro leader. Infime abbiamo chiesto ai cittadini europei: il peggio della crisi è passato? Il 73% dei danesi pensa che il peggio della crisi sia passato, lo pensa il 49% degli inglesi e il 48% dei belgi. In Italia lo pensa solo il 40%. Infine: cosa pensiamo degli 80 euro in più in busta paga? Il 35% degli italiani dice che è un’operazione di facciata e il 39% che è un piccolo aiuto per le persone in difficoltà. Non sembra avere entusiasmato, ma comunque convinto una buona parte delle famiglie. I risultati delle recenti elezioni europee sono in parte sorprendenti, mostrano come gli europei abbiano voglia di stabilità e una speranza nel futuro.” Ilaria D’Amico: ”Grazie a Marco Fortis. Prof. Mannheimer quali le scelte e la fiducia che i consumatori faranno e avranno in futuro?” Renato Mannhemier: “E’ vero che la fiducia è in crescita in particolare sulla situazione economica a livello macro. L’eurobarometro mostra il livello di fiducia nel quadro economico generale dei diversi Paesi dell’UE. Noi, insieme a Grecia, Portogallo e Bulgaria abbiamo una percezione più bassa rispetto agli altri stati dell’Unione. In Italia, come vedete, comunque il clima di fiducia è cresciuto, già dal 2013, ovvero da quando si insediò Letta, è migliorato. Se noi distinguiamo, come fa Istat, il clima economico e il clima personale possiamo individuare due diverse linee, indicatrici dell’andamento della vita Ilaria D’Amico: “Grazie Prof. Mannheimer! In questo clima di speranza e di fiducia si vede che comunque noi siamo ancora con il freno a mano tiratissimo rispetto ai nostri concittadini europei”. Renato Mannhemier: “Le risorse per consumare ci sono, ma una parte rilevante degli italiani ha deciso di rinviare gli acquisti per il terrore della situazione. Quindi una spinta spot psicologica, come quello che sta cercando di dare Renzi, è sicuramente positiva”. Ilaria D’Amico: ”E’ chiaro. Lo fece già Berlusconi. Grazie del vostro contributo. 5 Chiamo il Presidente per concludere la parte pubblica insieme per dare poi inizio alla parte privata. Ripartirei da quanto ci ha raccontato il prof. Mannheimer per fotografare noi italiani, rispetto alle nostre prospettive economiche e di vita personale. Quale situazione invece ci portiamo a casa dopo questo incontro in merito all’Associazione e alla nostra vita personale?”. 6 Cleto Sagripanti Presidente Assocalzaturifici Cleto Sagripanti: “Porto a sicuramente due soddisfazioni. casa La prima: la gioia di avere un’Associazione, come la nostra vivace e costruttiva, fatta da imprenditori che partecipano alla vita associativa e che mi fa piacere vedere tutti qui oggi. Da sempre lavoriamo con coscienza e buon senso, trovando soluzioni ai problemi. In secondo luogo la nostra industria contribuisce al benessere e alla tenuta sociale nei nostri piccoli Paesi.” Ilaria D’Amico: “Presidente, adesso un viaggio con il premier Renzi in Cina, poi theMICAMshanghai, il dossier Made In. Insomma un’agenda fitta di impegni. Vi lascio e vi ringrazio per avermi voluto qui con voi in questa giornata. In bocca al lupo davvero”. Cleto Sagripanti: “Tutti i colleghi che devono partecipare all’assemblea privata attendano in sala. Grazie.” 7 II PARTE PARTE PRIVATA RELAZIONI SULLE ATTIVITA’ DEI LABORATORI ASSOCALZATURIFICI 2 Relazione del Consigliere CHARLOTTA BACHINI Delegata dal Presidente per il Laboratorio MODA moda, il consumatore si è trasformato in protagonista attivo delle nuove tendenze estetiche e culturali. Negli ultimi due anni abbiamo parlato di “trend” o “tendenze” come di metodi per anticipare la moda ed i nostri trend forecasters ci aiutavano a leggere i segnali della moda, ma l’evoluzione dei consumi e la globalizzazione dei mercati ha reso tutto più veloce, caratterizzando con differenti sfaccettature le aziende stesse. Nel settore calzaturiero, dunque, si sono integrati competenze e prodotti legati alla tradizione con nuovi mestieri e prodotti che si sono avvalsi in maniera preponderante di nuove tecnologie. C’è stata, insomma, una sorta di dialogo tra ciò che si indossa e la tecnologia che viene usata. Questo aspetto ha avuto riflessi anche su la “Shopping Experience” in quanto l’idea di andare in negozio a provare e comprare un paio di scarpe si sta trasformando con il mondo digitale e virtuale. Tutti questi nuovi modi di operare e di leggere il mercato, uniti all’evoluzione organizzativa aziendale, ha fatto sì che Assocalzaturifici stipulasse un accordo, nel mese di gennaio 2014, con WGSN per offrire alle aziende un nuovo strumento di informazione moda, retail, visual merchandising, mercati, etc., nell’ottica di intraprendere un percorso di monitoraggio delle dinamiche imprenditoriali. WGSN si avvale di oltre 250 professionisti tra cui designer, ricercatori, giornalisti, esperti della moda e del mercato globale. In virtù dell’accordo stipulato, vengono realizzati seminari tematici che, in questo ultimo semestre, hanno toccato le tendenze moda P./E. 2015 e il nuovo racconto del retail, nel senso dell’analisi Caro Collega, è questa un’area strategica che in Assocalzaturifici ha avuto frequenti modifiche organizzative nel corso degli anni, adattandosi e, ove necessario, prevenendo necessità e richieste aziendali sul fronte moda. Trent’anni fa svolgevano un ruolo predominante ed indispensabile nel panorama moda, i fashion-setting, ossia le organizzazioni specializzate nel lancio delle mode. La moda, quindi, aveva un carattere impositivo sia per l’azienda, specie se piccola e priva di un proprio ufficio stile, sia per il consumatore che mostrava sudditanza nei confronti del creativo. Oggi il consumatore ha una consapevolezza ed autonomia di giudizio, costruisce un proprio stile, esprime una sua personalità e di conseguenza è il “vero” creativo. Da soggetto passivo nei confronti della 3 del comportamento e della comunicazione del consumatore che consente al retail di migliorare il percorso d’acquisto e di consolidare la relazione con il consumatore finale. Le aziende calzaturiere, attraverso l’accordo, hanno anche la possibilità di attivare una password gratuita di accesso a WGSN.com e di poter usufruire di ulteriori password a prezzi agevolati. L’area Moda del sito di Assocalzaturifici ha mantenuto il dialogo digitale con le aziende e con gli operatori e media interessati al settore, attraverso l’aggiornamento mensile di alcune sezioni (reloaded, next designers, report dal mondo, etc.). Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di SIRO BADON e CRISTIANO FERRACUTI Vice-Presidente Assocalzaturifici, coordinatore e vice-coordinatore Laboratorio SCUOLA E FORMAZIONE garantiscano il turnover della manodopera sia di nuove figure professionali e di management. E’ ovvio che non si possono risolvere tutte le criticità formative, ma di certo è necessario porre in essere soluzioni alle esigenze dell’oggi e porre le condizioni per essere pronti a risolvere le richieste del domani. Per consentire tale obiettivo, Assocalzaturifici ha posto la sua azione su diversi livelli. Innanzitutto attrarre l’attenzione degli studenti, fin dalle scuole primarie, verso il settore calzaturiero con azioni di orientamento, prevedendo, dunque, il proseguimento e potenziamento delle azioni concorsuali con MIUR e con Enti interessati. A questo proposito, quest’anno abbiamo avuto una massiccia partecipazione al 15° concorso “Famiglia, lavoro e tempo liberto attraverso la calzatura”, che vede impegnate 115 scuole di ogni ordine e grado. Abbiamo proseguito le collaborazioni con la rivista Rolling Stone Magazine, attraverso il concorso “Foot Rocker”, con A.C.Ri.B. Servizi per il concorso “Scarpetta d’Oro” e con Confartigianato Alto Milanese per il concorso “Scarpa mia bella scarpa”. Abbiamo voluto, altresì, valorizzare le eccellenze formative del settore, prevedendo un contributo economico su azioni di formazione del Politecnico, degli ITS e di agenzie formative interpellate da alcune aree. Il contributo verrà erogato solo a fronte di rendicontazione concernente le spese, la formazione ed occupazione delle risorse interessate dall’attività formativa. E’ proseguita anche l’organizzazione del corso di laurea magistrale della LIUC Caro Collega, la qualità e le competenze delle risorse umane costituiscono da sempre un reale vantaggio competitivo per il settore calzaturiero. Negli ultimi anni, i profondi cambiamenti tecnici e tecnologici nel prodotto e nei processi produttivi hanno apportato, conseguentemente, anche dei forti mutamenti nelle professioni. Questo ha fatto sì che le risorse umane con competenze, conoscenze tecnologiche e qualificazione costituissero un vero e proprio capitale per le aziende che, pertanto, attuano una vera e propria rincorsa per accaparrarsi e trattenere le persone con maggior talento. In definitiva, perché le aziende possano mantenersi competitive a livello internazionale, è necessario che si assicuri ad esse un bacino in continua evoluzione sia di tecnici che 2 “Made in Italy: Management and Entrepreneurship”, il cui primo corso ha avuto 20 iscrizioni. Prosegue, altresì, l’attività in collegamento con i fondi interprofessionali con il termine del progetto “Protodesign” ed il recente avvio del progetto formativo “SIC – Sistema Italia Calzatura”. Ho accennato fin qui alle maggiori iniziative ma molte altre ne sono state realizzate, come potete rilevare consultando il booklet sull’attività annuale di Assocalzaturifici distribuito in cartella. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di GILBERTO BALLIN Presidente GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI maggiore sinergia fra noi giovani, fra i gruppi delle Confindustrie territoriali affinché si possa facilitare lo sviluppo di reti d’impresa, di start up e di nuovi modelli di leadership e management. Noi siamo orgogliosi del passato, delle nostre imprese e dei nostri genitori ma siamo ambiziosi e vogliamo rifiutare un cliché che ci è stato attribuito. Non è una questione di conflitto generazionale, voglio chiarirlo subito, perché fare impresa significa mixare vecchio e nuovo, ma vogliamo concretizzare i nostri sogni, metterci in gioco e costruire il futuro. Sulla base di questo mio modo di pensare, che ho riscontrato anche nei miei colleghi, abbiamo messo a punto un programma di iniziative 2014 che ci vede coesi nel voler contribuire al miglioramento del settore attraverso una maggiore conoscenza di noi stessi nel ruolo che rivestiamo e nell’organizzazione dell’impresa vincente. Quest’anno, pertanto, i seminari saranno tematici, al fine di coinvolgere sempre più giovani e far emergere in ciascuno di noi le nostre attitudini. Aggregazione e coesione, dunque, sono le parole d’ordine del mio mandato per superare gli individualismi personali e territoriali. Mi piace ricordare che il viaggio studio a Londra, organizzato dal collega Paniccià con la collaborazione di SDA Bocconi, è stato occasione di un momento di approfondimento dei nuovi canali virtuali di comunicazione e vendita con il Professor Marco Camisani Calzolari dal quale è emersa l’assoluta necessità di cambiare modo di fare impresa e di comunicare attraverso il mondo digitale: il non farlo equivarrebbe all’oblio. Caro Collega, questo mio primo anno di presidenza del Gruppo Giovani mi ha fatto conoscere più da vicino le dinamiche associative nazionali e soprattutto il tessuto imprenditoriale giovanile del nostro settore. Ho consapevolezza del ruolo di noi giovani imprenditori nel futuro anche perché noi siamo, come ci dicono sempre in tutti i convegni, la leva fondamentale su cui costruire il futuro. Ritengo, però, come avevo preannunciato in occasione della mia elezione, che il gruppo debba costituire il momento e il luogo di approfondimento della conoscenza e dell’amicizia, affinché possa crescere il sentimento della coesione e della collaborazione fra noi imprenditori calzaturieri. La diffusione della cultura di impresa e la valorizzazione delle eccellenze, a mio avviso, passano attraverso una 2 Il primo seminario del 2014 ha riguardato un tema importante per valorizzare la nuova leadership femminile in azienda, mentre il secondo seminario, svoltosi ad aprile, ha avviato un processo di conoscenza interiore per ciascuno di noi ed una modalità nuova di approccio con l’esterno intesa con l’ambiente in genere. In sostanza, la mia ambizione è quella di essere pioniere di un cambiamento nell’atteggiamento per migliorare il presente e costruire un futuro più forte per le nostre imprese e le nostre famiglie. Il prossimo appuntamento è il 20 giugno presso il Politecnico Calzaturiero per approfondire l’impatto sul consumatore da parte della terza rivoluzione industriale della stampa a tre dimensioni. Preso atto che noi dovremo conoscere questo tema sia come fruitori, ossia consumatori, sia come imprenditori che propongono dei prodotti d’avanguardia. L’assemblea del Gruppo Giovani, tutta giocata sul tema della comunicazione e dell’azione, si realizzerà il 18 luglio a Calvagese della Riviera, sul Lago di Garda, in un ambiente che ci permetterà di condividere le nostre riflessioni e quelle dei senior perché mi farebbe molto piacere poter contare sulla partecipazione dei nostri genitori, realizzando quelle che è l’obiettivo dell’anno europeo, ossia la conciliazione tra vita professionale e vita privata. A novembre noi giovani saremo con i senior in Messico nel viaggio studio organizzato in concomitanza con il World Footwear Congress. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di RONNY BIGIONI, ALESSIA FABI e MONICA VIRGILI Coordinatore, vice coordinatrice Laboratorio RUSSIA e responsabile PAESI C.S.I. Le fiere Consumexpo, 20-23 gennaio 2014, Mosca Il padiglione italiano alla mostra Consumexpo, curato da Assocalzaturifici in collaborazione con Bologna Fiere, ha visto la partecipazione di 39 aziende su ca. 800 metri quadrati espositivi complessivamente. Con questi numeri l’iniziativa si è svolta con una leggera perdita economica per ANCI Servizi, computata a valere sul budget Russia dell’associazione, non essendo stata raggiunta la soglia di break-even pari a ca. 1.000 metri quadrati. Pertanto, in virtù della proposta del Laboratorio Russia di Assocalzaturifici, già approvata dall’organo direttivo, l’iniziativa non dovrebbe più essere inclusa nel programma fiere dell’associazione a partire dal 2015. I risultati in termini di affluenza, del resto, hanno confermato il ruolo ormai marginale della mostra nel panorama degli appuntamenti in Russia dedicati al comparto moda calzature. Potrebbero, del resto, emergere ragioni di natura politica – come la richiesta di Expocentr di non abbandonare l’evento – che spingano Assocalzaturifici a supportare l’organizzazione di un padiglione italiano anche l’anno prossimo. In tal caso, qualora non si raggiungesse il numero minimo di aziende partecipanti, l’iniziativa verrebbe cancellata prima di qualsiasi impegno finanziario nei confronti del quartiere fieristico. Caro Collega, in questo ultimo anno il lavoro del Laboratorio Russia e Paesi della C.S.I. si è concentrato soprattutto sul consolidamento delle iniziative più importanti rivolte al trade. Assocalzaturifici ha un programma fieristico estremamente articolato che offre una piattaforma di promozione importante per le imprese associate. In un momento in cui anche i mercati dell’area euroasiatica (Russia, Ucraina e Asia Centrale) soffrono un calo della domanda e vivono un periodo di trasformazione particolare, il Laboratorio ha ritenuto prioritario investire le proprie risorse per rafforzare gli eventi più importanti a Mosca e nei mercati più promettenti dell’area: Kazakistan e Azerbaigian. 3 Obuv Mir Koži, 15-18 ottobre 2013, Expocentr, Mosca Obuv’ Mir Koži, 18-21 marzo 2014, Expocentr, Mosca Obuv’ si conferma la più importante rassegna in Russia dedicata alle calzature italiane di fascia alta. Le due edizioni della mostra svoltesi nel corso dell’ultimo anno hanno registrato nuovamente il sold out a livello di spazio espositivo. Una media di 230 espositori su un’area di 5.600 metri quadrati netti espositivi hanno occupato le sale del Padiglione 7 di Expocentr nella loro totalità, sia al piano superiore che al piano inferiore. Nonostante la manifestazione continui a registrare il tutto esaurito e goda di un fortissimo interesse da parte delle imprese italiane (e straniere, a cui al momento non viene sostanzialmente consentito di esporre), le due ultime edizioni (in modo più marcato l’ultima di marzo) hanno rispecchiato il momento di particolare incertezza che sta vivendo il mercato russo: affluenza in calo, ridimensionamento di ordini e, soprattutto, poca convinzione in fase d’acquisto da parte degli operatori. Diversi sono i fattori che determinano questa situazione. Alla transizione che sta fisiologicamente vivendo la rete distributiva russa verso un consolidamento dei player più importanti e strutturati a danno delle attività commerciali indipendenti, si sono sommati la svalutazione del rublo (che ha perso oltre il 20% del proprio valore rispetto all’euro, salvo risalire leggermente ultimamente) e, soprattutto, la grave crisi politica con l’Ucraina e l’Unione Europea. Tutto questo ha determinato in diversi casi un rinvio delle conferme d’ordine e molta prudenza negli anticipi, mentre molti buyer hanno preferito non presentarsi in fiera. La stagione, del resto, era iniziata già a theMICAM di Milano con un forte calo di presenze russe ed ucraine. Nonostante la difficile congiuntura e il rallentamento che il mercato sta vivendo nelle ultime due stagioni, l’associazione ha in programma un potenziamento delle attività promozionali a sostegno della mostra in collaborazione con ITA. Ciò in ragione del fatto che il bacino russofono rimane e rimarrà un’area di sbocco strategica per le esportazioni di tante piccole e medie imprese calzaturiere. Come di consueto, sono state realizzate alcune importanti azioni promozionali a sostegno della mostra: - Il ristorante italiano in fiera, in collaborazione con ICE-Agenzia ufficio di Mosca - La Campagna promozionale “Il Made in Italy che conquista il mondo” (solo per l’edizione di ottobre 2013) con spot video sui canali satellitari Fashion TV e World Fashion TV in lingua russa, durata 15 gg. con 2 uscite al giorno. Lo spot è visionabile sul sito di Assocalzaturifici. La prossima edizione di Obuv Mir Koži, con la presentazione delle collezioni primavera/estate 2015, è in programma dal 30 settembre al 3 ottobre 2014. Assocalzaturifici e Bologna Fiere, dopo insistite richieste ai vertici di Expocentr nel corso di incontri avvenuti durante le ultime edizioni della mostra, sono infatti riusciti ad ottenere un anticipo delle date di almeno due settimane, in modo tale mantenere un calendario fieristico coerente con le nuove date di theMICAM a Milano. Non è stato possibile, invece, ottenere l’utilizzo del pad. 2 perché l’impegno finanziario minimo di termini di noleggio di area espositiva avrebbe comportato troppi rischi e, in ogni caso, nei periodi strategici al settore la struttura è occupata nella sua totalità (circa 14.000 metri quadrati) da eventi molto più grandi di Obuv’. 2 Workshop della Calzatura Italiana a Baku, Azerbaigian, 3-4 ottobre 2013 L'iniziativa, organizzata da ICE in collaborazione con Assocalzaturifici, ha visto la partecipazione di 15 aziende associate e ha fornito interessanti elementi di valutazione del mercato, che è in fase di significativa espansione e presenta certamente delle potenzialità, limitatamente alle sue dimensioni. Il workshop si è articolato in due giornate: una dedicata all’esposizione e la seconda alla visita ai principali centri commerciali e vie dello shopping della città. Il workshop è stato inserito nel programma promozionale con ICE per il 2014. La seconda edizione si svolgerà nei gg. 18 e 19 ottobre 2014. il cui management, purtroppo, non dava garanzie circa la possibilità di ospitare la mostra nuovamente. L’affluenza alla fiera si conferma buona e in via di consolidamento con la presenza di 300 clienti in visita nel corso dei 3 giorni di svolgimento. La prossima edizione è in programma dal 22 al 24 ottobre 2014. Shoes from Italy, Kiev, Ucraina, 3-4 novembre 2013 Shoes from Italy, Kiev, Ucraina, 7-8 aprile 2014 (cancellata) 30 aziende hanno partecipato alla edizione di novembre 2013, gestita finanziariamente e operativamente da ITA, con il supporto di Assocalzaturifici. È stata scelta, quale nuova sede della mostra, una hall dell’Olimpiyskiy Stadium di Kiev. Anche in questo caso la ragione è stata quella di garantire l'assegnazione a tutte le aziende all'interno di una stessa sala. Nonostante la complessa situazione in cui già versava l’economia del Paese, l’andamento della mostra è stato positivo: un’affluenza maggiore rispetto alle edizioni precedenti ha portato 130 buyer dalle principali città ucraine. La nuova location, rispetto alla precedente, si è rivelata più funzionale ed ha incontrato l’apprezzamento delle aziende. Oltre alla mostra si è tenuto un evento serale con i clienti che ha rappresentato un utile momento di networking. La successiva edizione di aprile è stata cancellata per le note ragioni di instabilità politica nel Paese. Per dare continuità all’azione promozionale di sistema nell’area, nella speranza che possa trattarsi di un’iniziativa episodica e che si ristabiliscano presto le condizioni minime per svolgere la mostra, Assocalzaturifici con il supporto operativo di ITA Kiev ha finanziato l’organizzazione di una delegazione di 18 buyer ucraini alla Shoes from Italy di Almaty. Shoes from Italy, Almaty, Kazakistan, 29-31 ottobre 2013 Shoes from Italy, Almaty, Kazakistan, 2-4 aprile 2014 59 aziende del settore calzature e 10 del settore moda pelletteria (oltre a 20 dell'abbigliamento) hanno partecipato all’edizione di ottobre 2013 la quale aveva inaugurato una nuova location, la Grand Ball Room dell’hotel Royal Tulip di Almaty, per poter ospitare più imprese espositrici in un ambiente monoplanare. La scelta era stata apprezzata dalle aziende e dai buyer per il livello degli ambienti e la loro fruibilità. Ottima è stata anche l’affluenza alla mostra: 300 clienti in visita nei 3 giorni di lavoro. Il buon risultato è stato raggiunto anche grazie al potenziamento del programma di incoming operatori provenienti dalle Repubbliche limitrofe e da altre città kazake. 56 aziende del solo comparto calzature e pelletteria hanno partecipato alla edizione di aprile 2014 che è tornata alla location tradizionale, Dom Priemov, più centrale e piccola rispetto alla prima 3 Shoes from Italy Kiev è in ogni caso inserita nel programma promozionale di settore con ITA del II semestre ed è prevista nei giorni 27 e 28 ottobre 2014. hanno indossato le calzature in uso presso la Press Room di Assocalzaturifici a Mosca. Oltre ad essere una vetrina interessante per il prodotto calzaturiero italiano nei confronti della stampa, l’iniziativa ha avuto ovviamente un valore istituzionale e politico per la nostra associazione. Iniziative di comunicazione Evento in collaborazione con ANICA, 31 ottobre 2013, Mosca L’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali (ANICA), membro di Confindustria, ha contattato Assocalzaturifici per la realizzazione di un evento promozionale in Russia, con il contributo di fondi ministeriali, in collaborazione con Federlegno-Arredo, Altagamma e il supporto operativo di ICE Mosca. L’evento, tenutosi lo scorso 31 ottobre a Mosca, è un stato un momento di promozione del sistema Italia ad una platea di 150 ospiti: giornalisti, produttori cinematografici, opinion leader e top buyer di vari settori industriali, tra cui ovviamente la moda. Il contributo di Assocalzaturifici è stato un set cinematografico, a cura di Greenwill, con attori e modelle che Attività stampa e P.R. in Russia L’iniziativa, in vigore dal 2008 in collaborazione con l’agenzia di stampa russa Greenwill AG, è terminata nello scorso mese di maggio. Su indicazione del Consiglio Direttivo il contratto con Greenwill non è stato rinnovato e l’attività è quindi cessata definitivamente. Le aziende associate che hanno utilizzato il servizio di Press Room a Mosca e a San Pietroburgo nel corso dell’ultimo anno sono state 19. Presso Assocalzaturifici è ovviamente possibile consultare cifre e valori della copertura media generata dalla Press Room per i marchi partecipanti e l’Associazione nel corso di questi sei anni di lavoro. Grazie per l’attenzione. 4 Relazione di ENRICO FRANZINI Consigliere delegato per il MERCATO ITALIA Mercato Italia ha lavorato in questo primo anno di attività e su cui continua a lavorare tuttora: - L’accordo quadro tra UNICREDIT e ANCI Servizi sul finanziamento di imprese italiane per la partecipazione a manifestazioni fieristiche organizzate e/o promosse da Assocalzaturifici - La convenzione tra Assocalzaturifici e RCS Report Consulting Services per la creazione della prima Centrale dei Pagamenti del comparto calzaturiero. Il primo progetto prevede tassi agevolati tra il 2.4% e un massimo del 5% (qualsiasi sia il rating creditizio che l’Istituto affida all’impresa associata) per l’attivazione di un plafond rotativo di breve termine per il finanziamento a imprese che partecipano a theMICAM (e ad altre manifestazioni all’estero organizzate da ANCI Servizi) e del ciclo produttivo da queste generato. Cari Colleghi, ringrazio la Presidenza e tutto il suo team per l’opportunità che mi è stata data di occuparmi a livello associativo di un tema che ritengo – e credo di interpretare a tal proposito il pensiero di molte imprese calzaturiere – fondamentale per il futuro del nostro settore: il mercato italiano. Inutile soffermarsi sulle gravi difficoltà in cui versa tutta la rete distributiva e retail nel nostro Paese. È invece utile e doveroso che un’associazione importante come Assocalzaturifici si attivi con misure concrete per cercare di trovare qualche soluzione, per quanto parziale possa essere, alla drammatica situazione in cui versa il nostro mercato nazionale, soprattutto sul versante del credito. Sono due i progetti su cui l’Area Il secondo progetto è un servizio di informazione commerciale proposto a tutte le aziende associate a condizioni economiche agevolate rispetto al listino ufficiale, con cui andare a costituire la prima Centrale dei pagamenti condivisa dalle imprese del settore calzaturiero in Italia. La Centrale dei pagamenti si articola in due servizi principali: monitoraggio clienti e check-in clienti. Il monitoraggio consente all’impresa di controllare la situazione pagamenti del cliente già in archivio, il quale viene aggiornato sulla base delle segnalazioni 2 che gli aderenti via via inviano al sistema per il recupero del credito. Il check-in è la richiesta di un’informativa più approfondita: la scheda viene anche in questo caso integrata con tutte le informazioni che su un dato cliente il sistema ha acquisito nel tempo da parte delle imprese fornitrici. Evidentemente l’obbiettivo è quello di avere il più alto numero di adesioni in modo tale da costituire un database completo e sempre aggiornato dall’operatività delle singole aziende le quali segnalano di volta in volta i casi di insoluto. Il costo minimo di ingresso è 1.800 euro per un numero illimitato di clienti. Il vantaggio è duplice: quello di creare un monitoraggio di sistema della clientela retail ad uso esclusivamente imprenditoriale (escludendo i gruppi bancari che possiedono gran parte delle società di informazioni commerciali) e quello di ridurre drasticamente i costi di gestione e recupero del credito limitando al massimo i rischi di insoluto. La privacy è garantita dall’anonimato di chi consulta e utilizza il software dedicato. C’è un terzo progetto che è ancora in fase di avvio, ma che mi auguro possa svilupparsi presto in qualcosa di importante e di utile per le nostre imprese. Si tratta della prima mappatura dei punti vendita retail in Italia con uno screening sull’offerta in termini di fasce di prezzo, tipologia di prodotto e altri parametri che Assocalzaturifici sta conducendo in collaborazione con la testata Ars Arpel. L’obbiettivo ambizioso sarebbe quello di creare un database aggiornabile e consultabile da tante imprese associate perché queste ultime possano avere un quadro d'insieme, ma al contempo sufficientemente dettagliato, della rete commerciale nelle principali città italiane. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di MASSIMO MARTINOLI Consigliere delegato per il CIMAC e la NORMATIVA Il Centro, da parte sua, si è trovato sommerso da un extra lavoro che, impegnando tutto il personale su la erogazione di questa utenza, ha distolto l’attenzione da altre tematiche senza escludere, gioco forza, la promozione verso nuovi clienti. Da quanto sopra ne consegue che, ovviamente, nei primi quattro mesi del 2014 si riscontri una flessione del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia per la caduta di domanda da parte dell’utenza di sicurezza che aveva esautorato tutta la sua attività di ricertificazione nel 2013, sia per effetto delle ripercussioni dell’onda lunga della crisi manifestatasi con la fuoriuscita di aziende calzaturiere clienti dal settore. Sappiamo benissimo che il CIMAC è l’indicatore sia dell’andamento del settore a consuntivo che previsionale dello stesso perché capta la crisi e i momenti di difficoltà ma anche il dinamismo creativo tecnologico e non attraverso i comportamenti del mercato e dei suoi clienti. Questo gli permette, pertanto, di anticipare i desiderata dell’utenza settoriale e della filiera. Non ci deve stupire questa asserzione perché il CIMAC è nato proprio per sostenere la produzione del settore e offrire quelle attività che rendono più qualificato il prodotto come si richiede ad un made in Italy. La momentanea e prevista flessione dei primi mesi 2014, dunque, non ci preoccupa perché legata proprio a fattori contingenti ed anche perché in raffronto con gli anni precedenti al 2013 l’andamento è in linea e sono già giunti rumors di una ripresa dell’attività di ricerca nell’ambito della messa a punto delle collezioni e dei materiali Cari Colleghi, il CIMAC nel 2013 ha chiuso l’attività in forte attivo per un massiccio ricorso alle certificazioni da parte delle aziende produttrici di DPI, per effetto della introduzione di nuove direttive su la ricertificazione. Questa normativa, sebbene abbia comportato un forte incremento di fatturato al CIMAC, nota quindi positiva per il nostro bilancio, ha però dato luogo a situazioni controverse e in parte critiche. Le aziende produttrici di DPI infatti, si sono trovate, in un anno già di per sé difficile, ad affrontare notevoli spese ed incombenze burocratiche e questa mole di ricertificazioni ha appesantito sia la loro attività organizzativo-gestionale che le loro “casse”, nonostante il CIMAC sia andato incontro alle loro esigenze anche con tariffe molto vantaggiose. 2 tecnici che rendono all’avanguardia i DPI. L’ andamento dinamico si è già manifestato nel mese di maggio e negli ordini del mese di giugno. Nei laboratori ferve un’intensa attività per la messa a punto di metodi di prova che saranno oggetto di consultazione e collaborazione con gli Enti normativi nazionali, europei ed internazionali. Ci piace ricordare che l’intervento del nostro Centro è stato fondamentale anche nella messa a punto del REACH e nel riconoscimento del Cromo VI fra le sostanze nocive che ha trovato riscontro in tutte le analisi che il CIMAC effettua nel monitorare i prodotti della concorrenza asiatica. Una forte collaborazione in questo senso viene realizzata costantemente con l’Osservatorio Nazionale Tessile Abbigliamento Pelle e Calzature. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di DIEGO ROSSETTI e CHARLOTTA BACHINI Vice-Presidente, coordinatore e vice-coordinatore Laboratorio USA Collettiva di aziende italiane a FN Platform Las Vegas, 19-21 agosto 2013 e 18-20 febbraio 2014, LasVegas Convention Center Fn Platform è la sezione di calzature all’interno del Magic Market Week , realizzata in collaborazione con Footwear News. Fn Platform presenta un ampio ventaglio di calzature (uomo, donna, ragazzi e bambino) di diverse categorie e fasce di prezzo. Sono presenti 1.600 marchi e viene visitata da 8.000 operatori del settore fra cui Bloomingdales; Dillards ; El Palacio De Hierro; Galeries Lafayette Beijing; Hudson Bay Company; La Maison Simons Inc; Lord & Taylor; Macys Inc; Nordstrom. Nelle stesse giornate si sono svolte a Las Vegas diverse manifestazioni organizzate da Avanstar in varie location per il comparto uomo e donna, abbigliamento e accessori. La seconda partecipazione alla fiera FN Platform da parte della collettiva italiana organizzata da Assocalzaturifici si è conclusa positivamente. Alla collettiva hanno partecipato 22 aziende italiane con stand di ca. 9 mq preallestito e personalizzato. Il posizionamento dell’area italiana, è decisamente migliorato dall’ultima edizione (area Cosmo). Lo spazio della collettiva era nell’ambito del “Black Diamond” sezione che raccoglie le aziende di medio-alto livello e che inizia all’entrata del padiglione fieristico. Secondo alcuni espositori, bisogna però dare una maggiore visibilità alla collettiva, magari con della segnaletica sospesa dal soffitto. L’area italiana era decorata con la nuova campagna pubblicitaria Assocalzaturifici e ogni azienda aveva un pannello esterno con il nome dell’azienda ed il proprio logo. Su uno Cari Colleghi, Assocalzaturifici ha intrapreso diverse iniziative a supporto di questo difficile ma importante mercato: gli Stati Uniti. Il Paese pare infatti vivere un momento di rinascita, in cui le preferenze di buyer e consumatori sembrano spostarsi dai grandi brand del lusso a prodotti di fascia subito inferiore, pienamente corrispondente alla tipologia di prodotto Made in Italy. Il laboratorio USA ha proposto di accantonare per ora New York concentrando gli sforzi su Las Vegas, anche alla luce del fallimento della mostra WSA di Las Vegas, partecipando al FN Platform, Rassegna Internazionale dedicata alle calzature che si tiene a Las Vegas due volte l’anno nelle edizioni di febbraio e di agosto. 2 dei pannelli esterni erano riportati tutti i nomi degli espositori. In altre zone del padiglione hanno esposto altre aziende italiane che in questa edizione hanno preferito rimanere nelle loro solite posizioni più centrali o conosciute dai propri clienti. Le aziende potrebbero essere convogliate nell’area italiana per la prossima edizione a patto che la posizione e il design dell’area siano ottimali e che ricevano comunicazione tempestiva dell’iniziativa. L’afflusso dei visitatori è stato discreto nei primi due giorni, in particolare dall’ora di apertura fino a mezzogiorno e nel tardi pomeriggio fino a chiusura. L’ultimo giorno ci sono stati meno visitatori. Anche la partecipazione all’edizione di febbraio della mostra, realizzata in collaborazione con ICE-Agenzia, ha dato buoni risultati. Infatti la fiera con 850 espositori è diventata in poche edizioni una fiera ‘must’, un appuntamento da non perdere anche perché unico del suo genere nella parte Ovest del paese. La maggior parte delle aziende presenti nella nostra collettiva conferma FN Platform come fiera visitata specialmente da buyer provenienti dal centro e ovest degli Stati Uniti. Insieme a Magic Modern Assembly, e Mandalabay è un appuntamento moda inevitabile. La mostra concorrente di Modern Assembly presso il Sands Expo e Venetian/Palazzo, è composta da diverse manifestazioni : Stitch, Liberty, Agenda, Capsule e Market. Quest’ultima ha visto la presenza di una collettiva organizzata da ITA con circa 20 aziende di abbigliamento di buon livello. Alla collettiva italiana di febbraio 2014 hanno partecipato 20 aziende calzaturiere. Per la prossima edizione sono state discusse una serie di azioni per personalizzare e valorizzare l’area italiana. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di ADRIANO SARTOR Delegato dal Presidente per le RELAZIONI SINDACALI Rinnovo CCNL Il 31 marzo 2013 è scaduto il Contratto Collettivo Nazionale di lavoro per i lavoratori addetti all’industria delle calzature del 14 giugno 2010. Sono quindi iniziati gli incontri tra la commissione datoriale, guidata dall’incaricato dr. Mario Levrini, e le O.O.S.S. La linea politica condotta da Assocalzaturifici, nel pieno rispetto del suo ruolo di rappresentanza unitaria nazionale dei vari distretti del comparto calzature, ha previsto per tutta la durata della negoziazione il coinvolgimento completo e costante dei territori. La commissione, composta dai rappresentanti della Riviera del Brenta, dell’area trevigiana, dei distretti fermano e maceratese, di quelli lombardi, toscani e dell’Italia meridionale, ha svolto un lavoro intenso in questo ultimo anno. Fin dal primo incontro Assocalzaturifici aveva esposto ai presenti il quadro del settore, con i dati elaborati dall’ufficio statistiche, per indicare i motivi per cui non sarebbe stato possibile assecondare le numerose richieste di revisione del CCNL avanzate dai sindacati nella piattaforma. Si è convenuto di seguire in successione i vari temi proposti nel documento. Dopo una prima fase in cui sono stati raggiunti accordi sulla gran parte dei temi normativi (apprendistato e percentuali di stabilizzazione, contratti di somministrazione etc. …) alla luce della novità introdotte dalla legge Fornero, si è passati alle negoziazioni sui punti maggiormente critici della trattativa: ferie, elemento di garanzia retributiva in assenza di contrattazione di II livello e parte economica. Cari Colleghi, da un paio d’anni l’Area Economica e Servizi alle Imprese della nostra associazione lavora come segreteria dell’incaricato dr. Mario Levrini, direttore di Confindustria Pisa ed esperto di relazioni industriali, sul delicato tema dei rapporti con le parti sociali, in modo particolare con i sindacati nazionali di categoria. Oggetto della densa attività di tutto quest’anno è stata la negoziazione per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro per i Lavoratori addetti all’Industria delle Calzature che ha interessato Assocalzaturifici e i rappresentanti delle Associazioni Territoriali nell’ambito della commissione datoriale guidata dal dr. Mario Levrini. 3 Il 29 novembre p.v., per la prima volta dopo tantissimi anni, Assocalzaturifici ha quindi raggiunto un accordo con le parti sindacali in linea autonoma rispetto al tessile-abbigliamento. Il testo è attualmente all’esame congiunto delle OO.SS.LL. perché possa essere stampato e distribuito alle imprese associate e alle associazioni territoriali a partire dal prossimo settembre. Grazie per l’attenzione. Questi alcuni dei punti salienti dell’accordo: - aumento di 112 euro (III livello) in rate spalmate sui tre anni di vigenza del nuovo CCNL possibilità di sospensione, cancellazione o riduzione dell’elemento di garanzia contributiva (E.G.R.) in casi di crisi aziendali e di utilizzo dei sistemi di integrazione salariale previsti dalla normativa di legge -modifica della norma del CCNL in tema di ferie consecutive, per cui sarà ora possibile contrattualmente avere solo due settimane di ferie consecutive e concordare aziendalmente la terza e la quarta. È un risultato straordinario duplice, nella misura in cui Assocalzaturifici torna a porsi quale interlocutore diretto nelle relazioni industriali per far valere le proprie specificità ed è stato raggiunto un accordo estremamente innovativo in tema di flessibilità e di mantenimento degli standard di competitività in un periodo estremamente difficile per i livelli produttivi e di profondi cambiamenti dei mercati. Nei primi mesi del 2014 è stata ultimata la riscrittura del testo contrattuale ad opera della commissione datoriale di Assocalzaturifici (in cui operano tutte le associazioni territoriali di Confindustria coinvolte fin dall’inizio nella negoziazione per il rinnovo del CCNL), anche e soprattutto alla luce di diversi interventi legislativi nel frattempo approvati dal Governo in tema di contratti di lavoro a tempo determinato e apprendistato. 2 Relazione di LUCA SILVESTRI e GIUSEPPE PIAZZOLLA Coordinatore e vice-coordinatore Laboratorio CALZATURE DI SICUREZZA, INNOVAZIONE e TECNOLOGIA sulla base dei bandi della Commissione Europea relativamente a Horizon 2020. Per questo motivo tra luglio e dicembre abbiamo diffuso un opuscolo denominato Footwear 2020 da cui si rilevavano le priorità di ricerca delle aziende calzaturiere e le finalità ed i finanziamenti dell’Unione Europea collegati ad Horizon 2020. Abbiamo inoltre attivato nella home page del sito di Assocalzaturifici un box informativo su Horizon 2020 ed il collegamento con la Confederazione Europea della Calzatura-CEC per facilitare le collaborazioni transnazionali. Sul fronte della calzatura di sicurezza Made in Italy e dell’anticontraffazione abbiamo ripreso il nostro progetto di valorizzazione del Made in Italy e del ciclo di vita della calzatura di sicurezza. Tratteremo questo argomento con il Nucleo Speciale Tutela dei Mercati della Guardia di Finanza. Grazie per l’attenzione. Cari Colleghi, come ho già avuto modo di condividere con il Presidente, il Laboratorio di Idee che mi è stato affidato, ossia quello della Calzatura di Sicurezza e dell’Innovazione tecnologica, ha avuto difficoltà ad incontrarsi, nonostante il tema sia di fondamentale importanza per il settore. L’amico Piazzolla ed io, però, ci siamo spesso confrontati per attivare un supporto alle aziende che desiderano approcciarsi a questa tematica. A nostro avviso, infatti, stante la diversità produttiva ed organizzativa delle nostre aziende, reputiamo sia importante canalizzare informazioni su progettualità e start up tecnologiche, creando un circolo virtuoso di idee e progetti che possono essere attivati 3 Relazione di GIOVANNI TACCETTI e SARA GALLI Vice-Presidente, coordinatrice e vice coordinatore Laboratorio EUROPA servizi dedicati a espositori e visitatori nel vasto panorama tedesco costellato da molti gruppi di acquisto locali (ANWR, G&B, Lipsia, etc) e una fiera di riferimento GDS a livello nazionale/internazionale. Sono state programmate diverse iniziative per cercare di sostenere e risollevare una mostra in forte difficoltà, approfittando del ventesimo compleanno, un compleanno importante per MOC, che in occasione dell’apertura della manifestazione ha festeggiato 20 anni con il famoso chef Ernst Knam, dalla trasmissione televisiva “Il Re del Cioccolato”. Sono state organizzate iniziative che vanno a sommarsi ai consueti servizi offerti dalla manifestazione. E’ stato programmato con successo un momento dedicato alle nuove tendenze moda curato dal trend forecaster Aldo Premoli. Alla luce della mostra concorrente Essence, è stata concessa un’agevolazione del 15% per ciascuna delle due edizioni di Moda made in Italy del 2013. E’ stato offerto una catering rafforzato e gratuito per tutti gli espositori, allestito presso uno showroom al piano terra, Servizio navetta gratuito per il collegamento tra l’aeroporto e il MOC ed il centro città a disposizione di tutti i visitatori nei 3 giorni di manifestazione. I mezzi di trasporto sono stati personalizzati per promuovere la fiera. Sono stati offerti 30 pernottamenti gratuiti per i visitatori provenienti da fuori Monaco individuati dall’elenco visitatori presenti all’edizione precedente e da segnalazioni pervenute. E’ stato pubblicato il nuovo sito web Moda Made in Italy in tedesco e in Cari Colleghi, nel corso degli ultimi 12 mesi il Laboratorio ha lavorato con grande intensità sui temi di cui ha la competenza. Riunitosi con frequenza – 4 volte dal giugno 2012 al giugno 2013 – ha discusso e deliberato diverse iniziative: dal rinnovo di appuntamenti tradizionali con l’adozione di alcune migliorie, al varo di progetti nuovi per arricchire l’attività promozionale in Europa. Gli eventi e le fiere nell’area Europa Moda Made in Italy, MOC La manifestazione costituisce ancora, seppure sempre più sofferente, un punto di riferimento per gli operatori del settore e rappresenta l’occasione ideale per concludere gli ordini alla fine della stagione di vendita, offrendo 2 inglese che verrà ulteriormente ampliato. Interviste con tre riviste: Shuhkurier, Shoez e Shoemarkt per comunicare, oltre che durante la presentazione del primo giorno, anche le iniziative e l’impegno di Assocalzaturifici. Onde accogliere le richieste del mercato abbiamo comunicato con forte anticipo anche le date per il 2014, date che sono state decise da un sondaggio di maggioranza presso gli espositori storici della manifestazione: dal 23 al 25 marzo 2014 e poi dal 10 al 12 ottobre 2014. E’ stata inoltre effettuata da parte dell’agenzia di PR di Assocalzaturifici, durante la manifestazione, una visita alle redazioni con sede a Monaco e sono state fatte pressioni sui capi redazione e direttori per riqualificare l’immagine della calzatura italiana ed avere così un effetto a cascata su tutto il settore calzaturiero Made in Italy, cercando, nel corso di Moda Made in Italy, di comunicare al meglio alla stampa le ragioni delle decisioni di Assocalzaturifici e di gestire al meglio le criticità. Abbiamo cercato di comunicare al mercato tedesco che Assocalzaturifici è una associazione di imprese produttrici che organizza la seconda fiera di successo del settore in Germania, ma le cui strategie vengono dettate dagli imprenditori. A) Investimento in materiale promozionale, messaggi di base: moda, creatività, alta qualità B) Intensificazione dei contatti con i media e blogger. I media sono stati selezionati più severamente ed il contatto con i media principali è stato intensificato. C) Evoluzione del lookbook. Un lookbook in stile rivista per trasmettere il messaggio di moda, creatività e alta qualità D) Sviluppo dello showroom. Più trend e più atmosfera. Presentazione di alta qualità in sintonia con le tendenze della moda, presentazione dell’image tramite schermo piatto e iPad, musica da lounge. E) Relazione con i media: Più moda e più lifestyle. “Modelli di calzatura da image”, scelti a scopi promozionali più vicini alle tendenze F) Stampa Consumer: Riposizionamento di Assocalzaturifici, con il risultato ottenuto di citazioni da neutre a positive nella stampa commerciale. La MPR ha generato per le 19 aziende aderenti al progetto un valore totale di €327.000 in articoli su riviste come Joy, Inshoes, Brigitte, Burda, Petra, Men’s Health, Elle, Vogue, GQ, Glamour, Freundin, etc e una circulation totale di 27 milioni di lettori. Il costo di adesione all’iniziativa, finanziata da Assocalzaturifici, è rimasto invariato nel tempo ed è pari a 500 €/anno. Ricordiamo che il servizio consiste nell’offrire un ufficio stampa a servizio delle imprese associate, il quale affianca le attività di promozione istituzionale a quelle di copertura media per le collezioni delle imprese aderenti al progetto. Press Room in Germania Prosegue il lavoro della nuova squadra della società MPR Dr. Muth per la Press Room di Amburgo. Il nuovo management e un account rinnovato stanno portando nuove idee e nuovi stimoli. La sig.ra Annemarei Blanck nuova responsabile dell’agenzia tedesca MPR Dr. Muth- ha portato al laboratorio nuove idee per rilanciare l’attività della press room Assocalzaturifici di Amburgo, ed in particolare: Press Room in Francia Prosegue positivamente la collaborazione con la nuova agenzia PR di Assocalzaturifici in Francia, Press Concept, agenzia di PR on e offline, 2 specializzata in moda e lingerie donne, bambini e accessori. PressConcept offre ai brand la possibilità di aumentare la propria visibilità sulla stampa per dare impulso alla loro immagine. Reattività, creatività e ritmo sono i motti dell'agenzia. A seguire le attività svolte e i risultati ottenuti: A)Newsletter autunno/inverno 2012201 inviate con le collezioni di tutte le marche inviate a oltre 1.200 giornalisti per la stagione autunno/inverno 20122013. B)Newsletter multi-client allineate perfettamente alle tendenze dei giornalisti. C)Sito web www.pressconcept.com : uno strumento al centro della strategia di pubbliche relazioni con oltre 1.200 foto di ottima qualità e newsletter disponibili per i giornalisti. Uno showroom virtuale disponibile 24 ore al giorno 7 giorni su 7. C) Clipping autunno/inverno 20122013. Panoramica dei clipping durante la stagione autunno/inverno 2012-2013. Circa 130 clipping previsti per la stagione primavera/estate 2013. D)Giornate per la stampa: 27 e 28 novembre 2012 Più di 115 testate rappresentate: web magazine e blog in combinazione, testate femminili: Elle, Femina, Marie Claire, Prima, Biba, Cosmopolitan, Grazia, Closer, Voici,Avantages, Modes&Travaux, Gala, Max, L’Express, Air France Magazine, TGV Magazine, Canal+, France Télévision. E )Lookbook primavera/estate 2013 : creazioni di 500 lookbook che mettono in evidenza le collezioni delle diverse marche attraverso le foto. Grazie per l’attenzione. 3 Relazione del Consigliere ANDREA VALLASCIANI Coordinatore Laboratorio BAMBINO quali concrete opportunità siano disponibili per la vendita di scarpe da bambino per le imprese del laboratorio, elaborare una strategia di ingresso sul mercato ed acquisire contatti utili per una futura attività in loco. Il programma si è articolato in una serie di incontri e di osservazione attiva di negozi di calzature ed abbigliamento bambino presenti in Polonia. I primi tre giorni di attività si sono svolti a Varsavia mentre nel pomeriggio del terzo giorno è avvenuto il trasferimento a Cracovia dove si è concluso lo study tour. Il programma degli incontri e il percorso di osservazione attiva era stato progettato in collaborazione con SDA Bocconi nei mesi precedenti allo study tour. Di seguito si riporta in forma sintetica l’elenco delle attività svolte. 2 dicembre: visita di Plac Trzech Krzyży (luxury kidswear & fashion square), Mokotowska (luxury footwear& fashion street), Vitkac (luxury department store), Likus Concept Store (concept store) - Incontro con Lidia Przybylska (Editor in Chief Moda w Polsce), Jaroslaw Kalisz (Direttore Marketing Moda w Polsce) e Konrad Jakubowski (Key Account Manager LJ Media) – Incontro con Stefano Pedroni (CFO Germany and Poland Prelios Immobilien Management). Caro Collega, il Laboratorio Bambino è stato creato nell’ottobre del 2011 per promuovere il settore delle calzature da bambino, particolarmente colpito dall’odierna crisi economica. Study tour in Polonia, 2-5 dicembre 2013 - Varsavia e Cracovia Da uno studio del mercato delle calzature per bambino realizzato da SDA Bocconi, la Polonia è risultata uno dei mercati più interessanti per l’esportazione delle calzature italiane: per tale motivo, Andrea Vallasciani coordinatore del Laboratorio Bambino e Paolo Borghini – Responsabile Organizzativo di theMICAM - hanno partecipato allo Study Tour in Polonia, organizzato SDA Bocconi, per completare l’analisi esplorativa sul mercato polacco e per comprendere 3 dicembre: visita ad Arkadia (Luxury department stores) Incontro istituzionale ICE (Giuseppe FedericoDirettore ICE Varsavia) - Galeria Mokotów - Natalia Sobecka (Leasing Manager unibail-rodamco Unibail Rodamco Polska sp. z o.o.) - Visita a 4 Zlote Tarasy e a Klif (department stores hogh end e luxury). 4 Dicembre: Incontro con Piotr Kubis (Mr) Senior Leasing Manager, Leasing Department ECE Projektmanagement Polska Sp. z o.o. Visita Moliera 2, e Nowy Swiat per osservazione retail attiva 5 dicembre: Visita Main Square e osservazione negozi con osservazione attiva, Rynek Główny (“Main Square”), Pasaż 13 (luxury department store), Dolci Monelli (kidswear and shoes: Monnalisa, Miss Grant, NY&Non)Incontro con Ryszard Wysokinski (Director Galeria Krakowska (luxury department store) - Visita a Bonarka City Center (premium-luxury department store) Conclusioni preliminari dello studio: Il mercato polacco ha superato il periodo di crisi economica che ha coinvolto i paesi europei in questi anni. I consumi sono in crescita e i consumatori stanno diventando sempre più sofisticati ed esigenti, soprattutto con riguardo al consumo di articoli legati al mondo della moda. L’interesse dei consumatori per le calzature, anche bambino, è molto sostenuto e anche la propensione alla spesa. Il sistema distributivo si è sviluppato molto negli ultimi anni soprattutto intorno agli shopping center mentre è più recente lo sviluppo di location distributive nei centri cittadini. L’osservazione attiva di negozi e prodotti calzaturieri distribuiti in Polonia ha permesso di comprendere che esiste uno spazio di sviluppo del mercato della calzatura bambino di fascia media-mediofine ma che va gestita valutando accuratamente il posizionamento di prezzo sul mercato dove la propensione alla spesa è ancora inferiore rispetto al posizionamento delle calzature da bambino made in Italy. Grazie per l’attenzione. 2 Relazione di ARTURO VENANZI, ALESSIA FABI e MARINO FABIANI Vice-Presidente, coordinatore e vice coordinatrice Laboratorio ASIA e responsabile PAESI EMERGENTI una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, delle attività Assocalzaturifici nell’area e delle tendenze moda della stagione, perfezionata con l’esposizione di calzature prese dalle aziende partecipanti, limitativamente a Seoul e Tokyo. Per le fiere di Aymod, Shanghai, Seoul e Tokyo ANCI è intervenuta abbattendo il costo di partecipazione per le aziende associate. Shoes From Italy Seoul, Corea 27-28 giugno 2013 La seconda edizione della manifestazione si è tenuta presso la sala Sapphire dell’hotel Lotte ed ha visto la partecipazione di 29 aziende, che hanno esposto in stand da 12 mq al prezzo di € 3.000 (€ 1.500 per associati). L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l’ufficio ICE di Seoul che si è occupato dell’invito ai clienti e alla stampa. L’iniziativa è stata decisamente positiva rispetto all’edizione precedente, non soltanto grazie ad un immagine migliorata degli spazi espositivi, ma soprattutto in quanto hanno presenziato tutti gli operatori di riferimento del settore che sono stati invitati (93 aziende per un totale di 228 persone). Parallelamente presso l’hotel Imperial Palace si è svolto il workshop di EMI con 11 aziende partecipanti e che sono interessati ad esporre insieme a noi per la prossima edizione. A corollario degli SFI di Tokyo e Seoul abbiamo organizzato all'apertura degli eventi stessi una presentazione sul Cari Colleghi, abbiamo continuato negli ultimi 12 mesi la nostra azione promozionale in Asia, organizzando con successo mostre autonome e collettive semestrali, realizzate nelle città di Shanghai, Seoul, e Tokyo nonché due edizioni della manifestazione theMICAMshanghai, una missione esplorativa a Singapore e Giacarta, una missione a Blueprint a Singapore e una collettiva alla fiera Aymod in Turchia. Le iniziative di Tokyo e Seoul si sono svolte, come di consueto, in anticipo rispetto a theMICAM come da strategia individuata dal Laboratorio Asia, riscontrando un aumento delle aziende partecipanti. Ancora una volta l’edizione è stata arricchita dalla presenza italiana con 3 made in Italy e le tendenza Moda da parte di Aldo Premoli. Ad oggi non esistono in Cina manifestazioni equiparabili a theMICAMshanghai. Una manifestazione con una completa presenza di imprese internazionali a partire dalla fascia media, alta, fine e lusso. In linea con la scorsa edizione il numero dei visitatori è stato sempre più qualificato e focalizzato sul business. Tra i principali buyer presenti in fiera sono da segnalare retailers, distributori, department stores e centri commerciali provenienti da tutta la Cina, dalla regione di Hong Kong e dalla Corea del Sud. Soddisfatti gli espositori di questa seconda edizione di theMICAMshanghai per qualità dei buyers selezionati, l’internazionalità degli espositori e il livello degli allestimenti. La Cina è un mercato sul quale puntare per crescere: una sfida che richiede grande pazienza e dinamismo imprenditoriale. theMICAMshanghai nasce per agevolare le imprese che difficilmente potrebbero avventurarsi da sole in un mercato così grande e diverso e continuerà a farlo nel futuro. Questa edizione conferma che la manifestazione si sta affermando come la manifestazione B2B di riferimento della calzatura internazionale in questo Paese. Questo importante risultato è frutto di un’intensa attività promozionale e di partnership d’eccezione. Durante i mesi estivi sono stati organizzati un’estesa campagna mediatica e un roadshow che ha toccato le principali città cinesi, quali Pechino, Shanghai, Chengdu e Hong Kong, reso possibile grazie al supporto di ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e internazionalizzazione che, attraverso il proprio network di uffici in Cina, ha selezionato ed invitato oltre 50 buyers ed ha organizzato una serata di promozione "Experiencing Excellence” alla presenza di media, fashionistas e trend setters, con il proposito di Shoes From Italy Tokyo, Giappone 1-3 luglio 2013 La 53ma edizione di Shoes from Italy si è svolta come ormai consuetudine in parallelo alla manifestazione Moda Italia presso l’hotel Westin. Disposte su 6 piani espositivi, hanno partecipato in totale 80 aziende alle due manifestazioni, suddivise in: 75 di abbigliamento, 39 di pelletteria e 66 di calzature. Il costo di una stanza espositiva arredata per tutte le aziende è stato di € 2.800. Lo svolgimento della manifestazione di lunedì ha penalizzato l’afflusso di visitatori nel primo giorno di fiera, ma si ricorda che questa data era stata scelta per consentire sia agli espositori che ai buyer di recarsi a Parigi per la settimana della moda. Purtroppo alcuni buyer erano già a Parigi durante le giornate di svolgimento della manifestazione. Al termine della manifestazione si sono comunque registrati risultati soddisfacenti con 1478 visitatori da 950 ditte. ICE ha organizzato l’incoming di 34 buyer provenienti da altri Paesi asiatici e del Pacifico accompagnati dai trade analyst degli uffici ICE locali (Australia, Singapore, Taiwan, Vietnam, Malesia, Corea) theMICAMshanghai, Cina 11-13 Ottobre 2013 24 – 26 marzo 2014 Si sono tenute la seconda e la terza edizione di theMICAMshanghai pressi i padiglioni dello Shanghai Exhibition Centre. 5.000 metri quadri di spazi espositivi e allestimenti di qualità hanno dato il benvenuto a 260 espositori provenienti da tutto il mondo. Nel contesto internazionale la Cina offre un mercato dalle enormi potenzialità commerciali per le imprese internazionali del comparto. 2 affermare ulteriormente l'esclusività del prodotto italiano. A Shanghai non sono mancati diversi “seminari” che hanno coinvolto molti visitatori, buyers e giornalisti. Tra i protagonisti: Orietta Pelizzari e Aldo Premoli, che hanno affrontato soprattutto il tema del fashion legato al made in Italy. Nonostante l’approvazione unanime del CD a co-finanziare con ICE il Workshop in Sud Africa non è stato raggiunto il numero minimo di 15 adesioni per poter procedere con l’organizzazione dell’Evento. ICE ha proseguito indipendentemente nell’organizzazione dell’iniziativa con 5 aziende partecipanti. Per la terza edizione si è dichiarato soddisfatto anche l’amministratore delegato di Fiera Milano Enrico Pazzali: “L’edizione di theMICAMshanghai tenutasi dal 24 al 26 marzo scorso ha chiuso i battenti con 5000 presenze di buyer registrati. Gli espositori che hanno esposto alla terza edizione di Shanghai sono stati 154 con una leggera maggioranza di espositori stranieri (84 stranieri rispetto alle 70 aziende italiane). Si conferma l’esito positivo a livello di presenze anche grazie al potenziamento della comunicazione e programmi di marketing da parte di HMFS e theBlenders che hanno implementato la presenza di buyer anche con il contributo di ITA. I costi di partecipazione per la terza edizione non hanno subito alcun aumento e sono stati riproposti al costo di euro 310,00 euro al mq per lo stand preallestito ed euro 280,00 al mq per l’area nuda. La tassa di registrazione è anch’essa di euro 250,00 e la tassa cinese del 6% da calcolarsi sul totale dei mq e la tassa di registrazione. Per gli espositori che hanno esposto per la seconda volta è stato riconosciuto uno sconto del 5% da scontarsi sul costo del mq mentre per gli espositori che hanno esposto per la terza volta lo sconto è stato del 10%. Per tutte le aziende associate è stato previsto uno sconto del 10% indipendentemente che fossero alla 1^, 2^, 3^ o 4^ edizione. Missione Esplorativa Singapore, Giacarta, Kuala Lumpur Nel mese di dicembre si è svolta una missione esplorativa a Singapore, Indonesia e Malasia al fine di individuare delle location per un eventuale workshop. E’ stata ritenuta valida e potenzialmente interessante Singapore ed è prevista l’organizzazione di un Workshop da organizzarsi nel mese di ottobre 2014 presso la ballroom di un prestigioso hotel per circa 15 aziende e a seguire nel maggio 2015 la presenza di una collettiva di aziende alla Fiera Blueprint evento più importante della zona con oltre 150 espositori del settore pelle e accessori moda. Shoes From Italy Tokyo, Giappone 5-7 febbraio 2014 Si è conclusa positivamente la 54ma Shoes from Italy che si è volta come ormai di consueto in parallelo con la fiera Moda Italia su 7 piani espositivi dell’hotel Westin. Entrambe le manifestazioni sono organizzata da ITA (ex ICE) con fondi pubblici. Si è registrato un record di partecipanti con 207 aziende nel complesso, di cui 69 calzature, 37 pelletteria, 101 abbigliamento. Il costo di una stanza espositiva singola è stato di € 2.800. Il primo giorno di fiera si è svolta la conferenza stampa di apertura alla presenza dell’ambasciatore Domenico Giorgi e la presentazione tendenze moda di Aldo Premoli per il settore calzature e Ornella Bignami per l’abbigliamento. Workshop Johannesburg e Cape Town, Sud Africa, 5 -8 maggio2014 3 Le azioni promozionali realizzate sono state: -invito di delegazioni straniere di buyer provenienti da Taiwan (11), Australia (4), Singapore (4), Malaysia (3), Vietnam (6). -Mailing a oltre 13.000j operatori e giornalisti selezionati dalle banche dati di ICE; -14 uscite pubblicitarie su quotidiani e riviste specializzate -catalogo in lingua giapponese con i profili delle aziende partecipanti -comunicato stampa e notizie sulle Mostre e sulle aziende partecipanti a 200 giornalisti -inserzione sul sito internet (www.icetokyo.or.jp) che registra oltre 50.000 contatti all’anno, di una pagina dedicata alle Mostre, con specifico link al sito delle aziende Durante i tre giorni di esposizione, 2.264 operatori giapponesi del trade, in rappresentanza di 1.515 aziende, hanno visitato la mostra “Moda Italia”. Alla mostra “Shoes From Italy”, svoltasi sempre nello stesso hotel Westin, sono stati registrati altri 1.534 visitatori, in rappresentanza di 1.011 aziende. Si sono registrate vendite leggermente in calo a causa del cambio con la moneta giapponese, della situazione economica e di una maggiore cautela legata al prossimo aumento della tassa al consumo passata dal 5 all’8% dal 1 aprile. Tale tassa passera fra una anno e mezzo al 10%. partecipato con una collettiva di 34 aziende dell’abbigliamento all’interno del progetto. Si è svolta una conferenza stampa di apertura con presentazione delle tendenze moda a cura di Aldo Premoli. Il primo giorno di fiera si è svolto anche un networking dinner con i rappresentanti della Associazioni di categoria, vip buyer, stampa locale che sono stati accompagnati in una visita privata dell’evento che è rimasto aperto in via eccezionale fino alle 18.30 . La presentazione dell’evento è stata migliorata in termini di allestimenti ed ha riscontrato un buon successo di pubblico (circa 350 visitatori, 32 giornalisti, e 30 altri visitatori da associazioni e istituzioni). Assocalzaturifici è intervenuta aggiungendo alcune mensole all’allestimento standard previsto da ICE per consentire un’adeguata superficie espositiva. Aymod, Istanbul 6-9 novembre 2013 23-26 aprile 2014 Vista l’importanza crescente che questo mercato può offrire e alla luce del sempre più sofferente mercato Italiano, è stata proposta e organizzata una collettiva in occasione della edizione di Aymod a Istanbul dal 6-9 novembre 2013. Aymod è la fiera più grande e importante nel settore calzaturiero in Turchia e la terza nel mondo, comprendente 400 espositori da 20 diversi paesi. Sono stati esposti più di 1000 marchi. Ogni anno cresce il numero di visitatori, 4.430 operatori stranieri, in totale 47.733 visitatori professionali. Il cinquantesimo anniversario di Aymod, con un numero di espositori e visitatori in crescita, ha sottolineato l’importanza della fiera nel paese e a livello internazionale. Hanno partecipato 19 aziende italiane provenienti dalle seguenti regioni : Italy with style Seoul, Corea, 10-11 febbraio 2014 La terza edizione della mostra di calzature a Seoul si è svolta interamente con fondi pubblici rivolti a tutto il comparto dell’accessorio Made in Italy, che ha consentito la partecipazione gratuita del settore accessorio moda/persona: calzature (36 aziende) pelletteria (10 aziende) occhialeria (8 aziende), pellicceria (10 aziende), oreficeria (5 aziende), cosmetica (7 aziende). Anche EMI ha 4 Marche, Lombardia e Veneto che hanno esposto per quattro giorni la loro collezioni primavera\estate. Gli espositori sono stati posizionati nel nuovo padiglione 2, dedicato all’area italiana, in stand personalizzati e allestiti con grafici di Assocalzaturifici. L’ area occupata era di 240 m2, composta di 20 stand di 12 m2 cad. Uno stand è stato riservato all’associazione per informazioni e servizi dedicati agli espositori. Quasi tutte le aziende presenti nella collettiva italiana sono rimaste contente dei risultati ottenuti durante la fiera e sperano di partecipare anche alla prossima edizione. Verrà proposta una posizione più centrale nei migliori padiglioni (Pad.6) e stand con diverso allestimento, adeguato ai requisiti dei nostri prodotti. tutti i marchi esposti. Uno stand è stato riservato all’ associazione per informazioni e servizi dedicati agli espositori. Servizi proposti per gli espositori: Informativa sulla fiera Aymod e mercato turco con statistiche inviate agli espositori partecipanti alla fiera; Proposta di viaggio e soggiorno; Pagina pubblicitaria della collettiva italiana nel catalogo ufficiale di Aymod; Pubblicità su pannelli autoportanti della collettiva italiana con indicazione della posizione all’ingresso dei padiglioni principali; Servizio di divulgazione – mailing e invito di Assocalzaturifici a più di 1000 operatori provenienti da: Turchia, Russia, Ucraina, Grecia, Georgia, Armenia, Azerbaijan, Cipro. Servizio di divulgazione con lettera di presentazione preparata da ICE Istanbul accompagnata dall’invito di Assocalzaturifici a tutti gli operatori turchi del settore; Servizio Interpreti: tre interpreti turcoitaliano altamente qualificati e consigliati da ICE Istanbul a disposizione degli espositori; Servizio Shuttle: Hotel Gonen – Fiera – Hotel; Wi.fi – accesso internet per gli espositori dell’area italiana; Cartelloni preparati per gli espositori con l’informativa della fiera, il mercato turco e le statistiche del settore nel paese; Cataloghi della collettiva italiana distribuiti nelle aree strategiche. La seconda partecipazione della collettiva italiana ad Aymod si è svolta dal 23 al 26 di aprile 2014. Ogni anno cresce il numero di visitatori: 4.430 operatori stranieri, in totale 50.000 visitatori professionali di cui la maggior parte dalla Russia, Romania, Bulgaria, Arabia Saudita, Paesi Bassi, Germania, Grecia, Inghilterra, Francia, Italia, Stati Uniti, Azerbaijan, U.A.E., Iran, Iraq, Spagna, Israele, Polonia, Siria, Bosnia Erzegovina, Libano, Pakistan, Cina, Slovenia, Egitto, India, Kazakhstan, Ucraina, Algeria, Tunisia. Hanno partecipato 20 aziende italiane provenienti dalle seguenti regioni: Marche, Lombardia e Veneto. Hanno esposto per quattro giorni le loro collezioni autunno\inverno 2014\2015. Gli espositori sono stati posizionati nella galleria principale in nuovi stand personalizzati e allestiti con grafici di Assocalzaturifici. L’ area occupata era di 352 m2, composta di 22 stand di 12 m2 cad. ed il corridoio interno. Il corridoio interno è stato previsto per concentrare l’area italiana e rendere più facile visitare Visiti i positivi risultati ottenuti dalla partecipazione alla manifestazione, molte aziende hanno già confermato la partecipazione all’edizione successiva. Queste le loro aspettative: • Mantenere la stessa centralissima posizione per le prossime edizioni; • Allargare il corridoio interno per il flusso dei visitatori. 5 La collettiva verrà riproposta nell’edizione che si terrà dal 5 al 8 novembre 2014. secondo gli schemi abituali e comunque con il supporto dell’ufficio locale di ITA. Singapore è un mercato con un prezzo medio molto alto, circa 96 euro al paio ma dove ancora non vendiamo molte calzature. Ma è un mercato con quasi 650.000.000 di persone racchiuso nel bacino del sud est asiatico. Una volta valutati i risultati di questo workshop si potrebbe prendere in considerazione di organizzare a Singapore, e possibilmente durante la fiera Blueprint di Singapore di maggio 2015, un workshop o theMICAM. Una domanda che è emersa è se il timing di maggio possa essere utile ai buyers e agli espositori. La fiera Blueprint, al di la delle considerazioni della qualità degli allestimenti e di dimensione, è una fiera più d’immagine che commerciale. Questo anche alla luce del fatto che a Singapore esiste una sola stagionalità, quella estiva, dove gli acquisti vengono effettuati a marzo e ottobre. Blueprint presenta d’altro canto il vantaggio di avere, in un mercato con un numero limitato di clienti, la possibilità di usufruire del flusso di visitatori che questa fiera porta, l’importanza strategica, e i contatti delle istituzioni legate alla stessa manifestazione. Qualora ci fossero poche adesioni potremmo cercare di proporre l’iniziativa anche al settore abbigliamento cosi come fatto per Corea e come stiamo cercando di fare per theMICAMshanghai. E’ da decidere se sia indispensabile la tappa di Giacarta, alla luce di un mercato molto ristretto, e se investire i fondi su una tappa sola per invitare buyers dall’Indonesia e da paesi limitrofi come suggerito da ICE. Qualora si decidesse di fare due tappe il tutto si potrebbe organizzare in una settimana, prevedendo 2 giorni a Singapore e due a Giacarta con un Missione esplorativa presso la Asian Fashion Week, Singapore Lo scorso dicembre durante la missione esplorativa nel sudest asiatico, è stata effettuata, insieme a Fiera Milano e al loro partner locale, una tappa a Singapore e una a Giacarta. A seguito della missione abbiamo proposto al Consiglio Direttivo la visita all’edizione di Asia Fashion week a Singapore, 15-18 Maggio 2014 per Blueprint ed Emporium e una visita veloce a Giacarta per valutare gli hotel e incontrare ICE per eventualmente gettare le basi di una mostra autonoma di due tappe (Singapore/Giacarta) dal 13-17 ottobre 2014. Questi workshop sarebbero utili a sviluppare un avvicinamento al mercato, che sappiamo essere staccato da quello cinese, per poi valutare a maggio 2015 la partecipazione alla fiera Blue Print come unico momento e per valutare l’organizzazione di una mostra theMICAM Singapore. Le conclusioni potrebbero essere quelle di organizzare, eventualmente intorno alla metà di ottobre 2014, un workshop nella ballroom di un hotel prestigioso a Singapore come il Grand Hyatt o il Sands veicolando con azioni di incoming i clienti più importanti dai paesi limitrofi. La collettiva di ottobre 2014 a Singapore, utilizzando il format di Collettiva Autonoma o Shoes From Italy, sarebbe molto utile per pianificare anche le future azioni nell’area. Abbiamo nel frattempo inserito questa iniziativa tra le richieste di fondi aggiuntivi proposti ad ITA, anche se i tempi di approvazione potrebbero non arrivare in tempi utili. Nel qual caso sarebbe opportuno organizzare l’iniziativa in privatistica 6 giorno per il transfer (ci vuole solo 1 ora e mezza di volo). I costi di tale evento saranno simili a quanto speso in Corea, organizzando la collettiva in una ballroom di un prestigioso hotel a 5 stelle. Gli hotel che potrebbero essere validi e che hanno delle sale tipo ballroom adatte per questi eventi sono diversi per Singapore (anche se sono molto adatti il Grand Hyatt o il Marina Bay Sands), mentre per Giacarta sicuramente il Grand Hyatt da quanto visto, anche se con sala di dimensioni utili per poche aziende. Una volta organizzato questo workshop ad ottobre 2014 Singapore e/o Giacarta, ed in base al risultato, si potrebbe poi prendere in considerazione la possibilità, di organizzare l’evento fieristico solamente a metà Maggio 2015 in contemporanea ed in collaborazione con la fiera Blueprint di Singapore e prevedendo delle azioni di incoming sul portafoglio clienti venutosi a creare e invitando operatori dai paesi limitrofi. Grazie per l’attenzione. 7 Relazione del Consigliere VITTORIO VIRGILI delegato per la LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE La nostra associazione ha già interessato questi sportelli ad alcuni casi segnalatici dalle imprese associate di barriere protezionistiche all’ingresso. Studio sulla contraffazione online – settore calzature e occhialeria L’iniziativa Assocalzaturifici ha ottenuto che la Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione del Ministero dello Sviluppo Economico finanziasse uno studio ad hoc sulla contraffazione sul web nel settore calzaturiero. Questo studio, condotto dall’agenzia Convey, è iniziato nel febbraio 2013 e si è concluso a luglio dello stesso anno. L’analisi è stata condotta partendo da un campione di 54 marchi calzaturieri, suddivisi secondo il segmento di prezzo e la presenza sui mercati nazionali ed internazionali, e monitorando la frequenza con cui tali marchi vengono contraffatti prima in ambienti web 1.0 e poi all’interno di sistemi web 2.0, quali social network e piattaforme B2B. Assocalzaturifici ha poi direttamente finanziato un approfondimento dello studio – costituitosi quindi come prima parte, modulo marchi, di una ricerca più ampia – volto a raccogliere informazioni su come la contraffazione di marchio venga affiancata dalla falsa indicazione di origine, o falso made in Italy, e sulle principali modalità con cui tale fenomeno si manifesta negli ambienti web 1.0 e 2.0. Questa seconda indagine, chiamata modulo made in Italy in continuità con il primo studio finanziato dal MISE, ha permesso di mettere in evidenza come la falsa indicazione di origine sia lo strumento principale con cui i contraffattori cerchino di appropriarsi indebitamente di quelle caratteristiche di pregio riconosciute al prodotto italiano dai consumatori in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi emergenti (Cina, in modo particolare). Il danno, inevitabilmente, riguarda soprattutto le produzioni di qualità che non sono accompagnate da brand, ovvero il cuore dei prodotti delle piccole e medie imprese calzaturiere italiane. Caro Collega, la nostra associazione continua ad essere un interlocutore importante ai tavoli istituzionali in Italia ed in Europa sul tema della lotta alla contraffazione. Assocalzaturifici è componente del Comitato Tutela del Made in Italy e Lotta alla Contraffazione di Confindustria e del rinnovato Centro Nazionale Anticontraffazione presso la Direzione Generale Lotta alla Contraffazione – Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico. Riattivazione dei desk anticontraffazione del MISE Assocalzaturifici ha salutato positivamente la riattivazione della rete di desk Anticontraffazione all’estero presso gli uffici ITA (ex-ICE) di Pechino, Istanbul, New York e Mosca dopo la chiusura nel 2011. Estremamente importante, inoltre, è l’allargamento delle competenze di questi desk anche al campo degli ostacoli al commercio, laddove il nostro settore presenta diversi casi di squilibrio nelle condizioni competitive in alcune aree strategiche (Stati Uniti, Cina, Russia citando solo i Paesi sede dei desk) e vere e proprie chiusure del mercato (Mercosur in primis). 8 Il 22 gennaio scorso, presso la sede di Unioncamere a Roma, sono stati presentati alla stampa, alle istituzioni e a tutti gli stakeholder economici del Paese i risultati dello studio sulla contraffazione online dei settori calzature e occhialeria. Il 14 maggio l’Associazione ha partecipato al convegno, organizzato da Convey, “Contraffazione in internet: dallo studio del fenomeno alla sua repressione”. Durante l’incontro è stata presentata in anteprima l'edizione 2014 della Guida Convey-ItaliaOggi, dedicata al tema della "lotta alla contraffazione in Internet", con alcune pagine speciali a cura di ASSOCALZATURIFICI sul tema del falso nel comparto moda calzature alla luce dei risultati dello studio sulla contraffazione online modulo made in Italy. Perché finanziare uno studio sulla contraffazione online? Al di là dei risultati interessanti per imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e autorità di vigilanza a cui ha condotto lo studio, questo tipo di analisi – mai condotta né in Italia né in Europa a livello così approfondito – è un momento importante di quel percorso di accreditamento della nostra associazione quale player politico e istituzionale di primo piano sullo scenario nazionale. Le priorità che Assocalzaturifici all’attenzione dei tavoli istituzionali: porta - tutela del made in Italy e adozione di una politica di contrasto efficace contro la falsa indicazione di origine - attivazione di politiche di sensibilizzazione nei confronti del consumatore e realizzazione di campagne informative ad hoc - lotta al internet. falso sulle piattaforme Grazie per l’attenzione. 9 COMITATO DI PRESIDENZA BIENNIO 2013/2015 PRESIDENTE Cleto Sagripanti Siro Badon Giovanni Taccetti Diego Rossetti Arturo Venanzi VICE PRESIDENTI TESORIERE Giuseppe Piazzolla PAST PRESIDENT Vito Artioli 10 PRESIDENTE G.G.I. Gilberto Ballin Edito da: Assocalzaturifici via Monte Rosa 21, 20149 Milano Telefono +39 02 43829.1 Fax +39 02 48005833 [email protected] www.assocalzaturifici.it Redazione a cura dell’Area Economica e Servizi alle Imprese 1