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ANNO VII
Direttore responsabile Giuseppe La Placa
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N. 9 - NOVEMBRE 2013
Aurora
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PERIODICO
DELLA
DIOCESI
DI
C A LTA N I S S E T TA
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EDITORIALE
SOPRATTUTTO
NELLE PARROCCHIE
La speranza barca di solidarietà
Per un Natale nella carità e nella solidale fraternità
di Giuseppe La Placa
ra qualche giorno comincia
l'orientamento scolastico.
Lo si fa ogni anno - di questi tempi – per accompagnare gli studenti di terza media alla scelta della
scuola secondaria di II° grado.
Anche il Liceo “P. Mignosi” di Caltanissetta è ai
blocchi di partenza. Il calendario è già pronto. I docenti... pure. Incontreranno i ragazzi delle ultime
classi di scuola media per presentare il “loro” Liceo
paritario. Quello della Scuola Cattolica diocesana.
Sembra strano, ma non tutti sanno che in città
esiste un “altro” Liceo Classico. Pubblico, perché
aperto a tutti, ma non statale, perché gestito dalla
diocesi. Cattolico, perché si ispira ai valori del vangelo, ma non "confessionale", perché tutti lo possono frequentare, non solo chi è “cattolico praticante”.
Eppure il Liceo “Pietro Mignosi” ha un lungo retroterra storico e culturale. Si può dire che esso raccoglie l’eredità - e continua la missione - dell’antica
scuola umanistica del Seminario Vescovile di Caltanissetta, fondata da Mons. Giovanni Guttadauro nel
1859. Legalmente riconosciuto dal 1975, ha ottenuto lo status di scuola paritaria l’8 aprile del 2005.
Una lunga storia di impegno educativo, dunque,
che nel corso degli anni si è sempre più rafforzato,
anche grazie alla lungimiranza di quanti – vescovi,
presbiteri e laici – hanno creduto nel valore della
scuola quale luogo privilegiato per la realizzazione
di un autentico umanesimo integrale.
L’attuale pastore della diocesi, ad esempio, sin
dall’inizio del suo ministero, ha mostrato grande interesse per la “sua” scuola, mettendola “concretamente” nelle condizioni di poter continuare la sua
preziosa “missione” formativa. Questo, mentre altre
istituzioni cattoliche chiudevano i battenti.
D’altronde, sono gli stessi documenti del magistero ecclesiale a ricordare ai vescovi di prestare particolare attenzione alla scuola cattolica che, proprio
dall’appartenenza alla Chiesa locale, deriva il motivo fondamentale della propria identità e della propria esistenza. Ma gli stessi documenti ricordano che
questo, non è solo compito dei vescovi, ma di tutta la comunità cristiana, chiamata ad apprezzare e a
sostenere con ogni possibile sforzo e sacrifico la scuola cattolica, allo scopo di creare condizioni sempre
più favorevoli per una più efficace e dignitosa presenza nel territorio in cui opera.
Se è vero, dunque, - come ci ricordano i documenti magisteriali – che la scuola cattolica è parte
integrante della missione di tutta la Chiesa - oltre
che un bene prezioso e una grande risorsa per quella locale - è arrivato davvero il momento di superare inutili forme di estraneità o di indifferenza verso
di essa e di promuoverla con coraggio ed entusiasmo. Soprattutto nelle parrocchie.
F
P
apa Francesco ha scelto la nostra isola di Lampedusa come
meta del suo primo viaggio
apostolico, deponendo una corona di
fiori in quella liquida tomba della speranza che è il mare Mediterraneo. Da
quel santuario di dolore e di morte il
Papa ha lanciato il suo grido: «Adamo,
dove sei?... Caino, dov’è tuo fratello?...
La cultura del benessere ci rende insensibili al grido degli altri… siamo
caduti nella globalizzazione dell’indifferenza».
Il fenomeno dell’emigrazione non
si può fermare… Questo grande movimento di popoli ci fa capire che la
civiltà del domani sarà una civiltà della “convivenza” fra popoli di culture e
religioni diverse. La terra sta cambiando, il mondo sta cambiando… e
spetta a noi cittadini e cristiani fare in
modo che tutto cambi in meglio. Il
nostro è un tempo di “crisi”, cioè
un’epoca di passaggio; è un tempo in
cui ci è chiesto di sognare e costruire
il futuro, la nuova civiltà dell’amore.
Il nostro è tempo di semina, è il tempo della Speranza crocifissa!
Lo “straniero” non è un hostis, un
nemico da temere, ma un hospes, un
“ospite” da illuminare, e la paura nei
suoi confronti deve cedere il passo all’accoglienza e alla condivisione nella
fraternità universale. Il Signore è il Dio
chinato su ogni “straniero” per asciugarne le lacrime. Potremmo affermare
che «Ama lo straniero come tu sei stato amato quando eri straniero» è il vero comandamento della Bibbia! Sì, «il
Signore rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero» (Dt 10,18-19). L'amore per lo
straniero diviene così imitazione dell’amore di Dio: se Dio ama i deboli –
cioè l'orfano, la vedova, lo straniero –
noi pure dobbiamo amarli.
Il Vangelo impegna noi cristiani ad
essere accoglienti nei confronti dello
straniero e dell’immigrato, per una carità che si fa storia nella diakonia dell’ospitalità, per una speranza che si fa
colloquio nell’esercizio di dialogante
gratuito amore. Perché non c’è amore
senza accoglienza, non c’è fede senza
il servizio della carità.
N.9 - NOVEMBRE 2013
Per essere profondamente vero,
l’amore deve farsi ascolto, accoglienza, dialogo e ospitalità nella prossimità della carità. Perché la diakonia dell’ospitalità nella carità promuove e difende la centralità e la dignità della
persona, di ogni persona senza eccezione alcuna, con la ferma convinzione che «la principale risorsa dell’uomo… è l’uomo stesso!» (Giovanni
Paolo II).
Il Vangelo ci insegna che chi accoglie
l’altro come un fratello accoglie Gesù
stesso. Infatti, Gesù è nel volto bisognoso degli ultimi: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»
(Mt 25,40.45). Perché «ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35).
Affidando tutti e ciascuno alla intercessione e alla protezione materna
di Maria Santissima, auguro un Santo Natale nella carità e nella fraternità solidale.
✠ Mario Russotto
Vescovo
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La speranza barca di solidarietà