In caso di mancato recapito inviare al CPO di Caltanissetta per la restituzione al mittente previo pagamento della tariffa resi ANNO VII Direttore responsabile Giuseppe La Placa · N. 9 - NOVEMBRE 2013 Aurora www.diocesicaltanissetta.it ’ l PERIODICO DELLA DIOCESI DI C A LTA N I S S E T TA Registrazione del Tribunale di Caltanissetta n. 202 del 29-12-2006 - Redazione: Via Cairoli, 8 - 93100 CL Poste italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, CNS/Sud 2 - Caltanissetta EDITORIALE SOPRATTUTTO NELLE PARROCCHIE La speranza barca di solidarietà Per un Natale nella carità e nella solidale fraternità di Giuseppe La Placa ra qualche giorno comincia l'orientamento scolastico. Lo si fa ogni anno - di questi tempi – per accompagnare gli studenti di terza media alla scelta della scuola secondaria di II° grado. Anche il Liceo “P. Mignosi” di Caltanissetta è ai blocchi di partenza. Il calendario è già pronto. I docenti... pure. Incontreranno i ragazzi delle ultime classi di scuola media per presentare il “loro” Liceo paritario. Quello della Scuola Cattolica diocesana. Sembra strano, ma non tutti sanno che in città esiste un “altro” Liceo Classico. Pubblico, perché aperto a tutti, ma non statale, perché gestito dalla diocesi. Cattolico, perché si ispira ai valori del vangelo, ma non "confessionale", perché tutti lo possono frequentare, non solo chi è “cattolico praticante”. Eppure il Liceo “Pietro Mignosi” ha un lungo retroterra storico e culturale. Si può dire che esso raccoglie l’eredità - e continua la missione - dell’antica scuola umanistica del Seminario Vescovile di Caltanissetta, fondata da Mons. Giovanni Guttadauro nel 1859. Legalmente riconosciuto dal 1975, ha ottenuto lo status di scuola paritaria l’8 aprile del 2005. Una lunga storia di impegno educativo, dunque, che nel corso degli anni si è sempre più rafforzato, anche grazie alla lungimiranza di quanti – vescovi, presbiteri e laici – hanno creduto nel valore della scuola quale luogo privilegiato per la realizzazione di un autentico umanesimo integrale. L’attuale pastore della diocesi, ad esempio, sin dall’inizio del suo ministero, ha mostrato grande interesse per la “sua” scuola, mettendola “concretamente” nelle condizioni di poter continuare la sua preziosa “missione” formativa. Questo, mentre altre istituzioni cattoliche chiudevano i battenti. D’altronde, sono gli stessi documenti del magistero ecclesiale a ricordare ai vescovi di prestare particolare attenzione alla scuola cattolica che, proprio dall’appartenenza alla Chiesa locale, deriva il motivo fondamentale della propria identità e della propria esistenza. Ma gli stessi documenti ricordano che questo, non è solo compito dei vescovi, ma di tutta la comunità cristiana, chiamata ad apprezzare e a sostenere con ogni possibile sforzo e sacrifico la scuola cattolica, allo scopo di creare condizioni sempre più favorevoli per una più efficace e dignitosa presenza nel territorio in cui opera. Se è vero, dunque, - come ci ricordano i documenti magisteriali – che la scuola cattolica è parte integrante della missione di tutta la Chiesa - oltre che un bene prezioso e una grande risorsa per quella locale - è arrivato davvero il momento di superare inutili forme di estraneità o di indifferenza verso di essa e di promuoverla con coraggio ed entusiasmo. Soprattutto nelle parrocchie. F P apa Francesco ha scelto la nostra isola di Lampedusa come meta del suo primo viaggio apostolico, deponendo una corona di fiori in quella liquida tomba della speranza che è il mare Mediterraneo. Da quel santuario di dolore e di morte il Papa ha lanciato il suo grido: «Adamo, dove sei?... Caino, dov’è tuo fratello?... La cultura del benessere ci rende insensibili al grido degli altri… siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza». Il fenomeno dell’emigrazione non si può fermare… Questo grande movimento di popoli ci fa capire che la civiltà del domani sarà una civiltà della “convivenza” fra popoli di culture e religioni diverse. La terra sta cambiando, il mondo sta cambiando… e spetta a noi cittadini e cristiani fare in modo che tutto cambi in meglio. Il nostro è un tempo di “crisi”, cioè un’epoca di passaggio; è un tempo in cui ci è chiesto di sognare e costruire il futuro, la nuova civiltà dell’amore. Il nostro è tempo di semina, è il tempo della Speranza crocifissa! Lo “straniero” non è un hostis, un nemico da temere, ma un hospes, un “ospite” da illuminare, e la paura nei suoi confronti deve cedere il passo all’accoglienza e alla condivisione nella fraternità universale. Il Signore è il Dio chinato su ogni “straniero” per asciugarne le lacrime. Potremmo affermare che «Ama lo straniero come tu sei stato amato quando eri straniero» è il vero comandamento della Bibbia! Sì, «il Signore rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero» (Dt 10,18-19). L'amore per lo straniero diviene così imitazione dell’amore di Dio: se Dio ama i deboli – cioè l'orfano, la vedova, lo straniero – noi pure dobbiamo amarli. Il Vangelo impegna noi cristiani ad essere accoglienti nei confronti dello straniero e dell’immigrato, per una carità che si fa storia nella diakonia dell’ospitalità, per una speranza che si fa colloquio nell’esercizio di dialogante gratuito amore. Perché non c’è amore senza accoglienza, non c’è fede senza il servizio della carità. N.9 - NOVEMBRE 2013 Per essere profondamente vero, l’amore deve farsi ascolto, accoglienza, dialogo e ospitalità nella prossimità della carità. Perché la diakonia dell’ospitalità nella carità promuove e difende la centralità e la dignità della persona, di ogni persona senza eccezione alcuna, con la ferma convinzione che «la principale risorsa dell’uomo… è l’uomo stesso!» (Giovanni Paolo II). Il Vangelo ci insegna che chi accoglie l’altro come un fratello accoglie Gesù stesso. Infatti, Gesù è nel volto bisognoso degli ultimi: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40.45). Perché «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Affidando tutti e ciascuno alla intercessione e alla protezione materna di Maria Santissima, auguro un Santo Natale nella carità e nella fraternità solidale. ✠ Mario Russotto Vescovo