Rinnovabili mobilitazione a Roma per salvare 80 mila imprese e 200 mila installatori a rischio chiusura Il 15 maggio Cna insieme alle altre associazioni di categoria ha promosso a Roma una giornata di mobilitazione per chiedere che venga modificata, e nell'immediato almeno prorogata, la direttiva 28/2011 sulle energie rinnovabili, che di fatto impedisce a decine di migliaia di responsabili tecnici delle imprese impiantistiche di continuare a lavorare, non riconoscendo l’abilitazione acquisita e imposta loro dalla legge 37 del 2008. All’incontro sono intervenuti parlamentari dei diversi schieramenti tra cui gli onorevoli comaschi, che erano stati già coinvolti da Cna Como-Lecco e si erano già attivati con interpellanze e mozioni parlamentari a sostegno della categoria. A portare le istanze del territorio nel capoluogo, il Vice Presidente nazionale e regionale, il lecchese Franco Pozzoni che insieme alle massime rappresentanze delle sigle sindacali dei datori di lavoro ha dialogato con le forze politiche presenti all’incontro. “La situazione è veramente critica – dice Pozzoni- la mobilitazione è stata , infatti, molto partecipata. Era presente una dozzina di parlamentari, tra cui i rappresentanti del nostro territorio e tutti si sono detti interessati a trovare una soluzione che possa scongiurare il peggio”. Ovvero che dal 1° agosto 80.000 imprese di installazione impianti, con circa 200.000 addetti, nel settore delle energie rinnovabili (fotovoltaico, a biomasse, solare termico, pompe di calore e geotermia) non potranno più lavorare. Motivo: il decreto legislativo n. 28 del 2011, che recepisce una direttiva europea e ha lo scopo di incentivare l’uso delle energie rinnovabili, tra i requisiti per poter installare impianti non prevede l’abilitazione oggi riconosciuta dalla legge 37 del 2008 per i responsabili tecnici delle imprese impiantistiche. “In pratica, agli operatori in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro che potrebbero oltretutto insegnare il mestiere – precisa Pozzonisi nega, sia il riconoscimento della qualificazione professionale acquisita e imposta dalla legge del 2008 per operare sugli impianti, sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento. Per la nuova normativa è come se non esistessero. Con il risultato che, dal prossimo 1° agosto, decine di migliaia di installatori di impianti nel settore delle fonti rinnovabili saranno tagliati fuori dal mercato. “Si penalizza uno dei pochi settori che sta resistendo alla crisi – continua il Vice Presidente di Cna Impianti - un settore dinamico e trainante che, anzi, sta portando avanti un’evoluzione della propria attività nel rispetto dell’ambiente e a vantaggio della società e della filiera di mestieri collegata”. Gli Impiantisti di Cna, in particolare sul territorio delle province di Como e Lecco, si stanno battendo da tempo contro le disposizioni del decreto legislativo. “Avevamo già convocato i nostri referenti politici che erano presenti anche ieri all’incontro a Roma, che si sono mossi tempestivamente a tutela della categoria e che per questo ringrazio. Tuttavia finora le richieste di chiarimento e di modifica sono rimaste senza risposta. Con questa ulteriore manifestazione congiunta tra tutte le rappresentanze del comparto speriamo fortemente di essere riusciti a far comprendere la gravità della situazione. Gli esponenti politici con i quali abbiamo interloquito ieri ci hanno promesso un impegno per la proroga dei termini di entrata in vigore del decreto e per l’eventuale riformulazione dello stesso”. "Il Governo e il Parlamento devono garantire a tutti gli installatori abilitati la possibilità di continuare a svolgere la loro attività nel settore delle energie rinnovabili. Si tratta di una questione sociale. E concludo riportando il pensiero del nostro Presidente nazionale Ivan Malavasi che si è espresso dicendo: “Quando si fanno le norme vorremmo che ci chiamaste prima, invece che correre ai ripari dopo”.