DIAGNOSI STEREOTASSICA DELLE
MICROCALCIFICAZIONI DEL SENO: BIOPSIA
ALL’AGO FINE VERSUS BIOPSIA AL VACUUM
Pablo Picasso
Lavoro di diploma 2004/2005 di Luana Hänni
Lavoro di diploma
Luana Hänni
2004/2005
Indice
1. Introduzione
pag. 5
2. Cenni sull’anatomia del seno
pag. 6
3. Patologia, microcalcificazioni
pag. 7
4. La mammografia
pag. 8
5. Apparecchiature
pag. 9
5.1 Apparecchiatura per la biopsia stereotassica
ad ago fine
5.2 Apparecchiatura per la biopsia al vacuum
5.3 Riflessione
pag. 9
pag. 11
pag. 14
6 Esecuzione delle biopsie
pag. 16
6.1 Biopsia stereotassica all’ago fine:
pag. 17
6.2 Biopsia stereotassica al vacuum
pag. 19
7. Confronto delle due tecniche
pag. 24
7.1 Analisi e tabella
7.1.1 Preparazione della sala
7.1.2 Materiale utilizzato
7.1.3 Accoglienza della paziente
7.1.4 Preparazione della paziente
7.1.5 Posizione della paziente e del seno
7.1.6 Localizzazione delle microcalcificazioni
7.1.7 Tecnica di punzione
7.1.8 Tipo di prelievo e materiale asportato
7.1.9 Manipolazione e controllo del materiale prelevato
7.1.10 Medicazione del seno della paziente
7.1.11 Congedo della paziente
7.2 Prognosi della paziente
7.2.1
7.2.2
Negativa
Positiva
7.3 Conclusioni
pag. 24
p
pag. 25
pag. 25
pag. 26
pag. 26
pag. 26
pag. 27
pag. 27
pag. 27
pag. 27
pag. 28
pag. 28
pag. 28
pag. 28
pag. 29
pag. 29
2
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8. I requisiti del Tecnico di Radiologia
pag. 30
8.1 Conoscenze tecniche e relazionali
pag. 30
8.1.1 Anatomia e patologia
8.1.2 Tipo di radiazione e radioprotezione
8.1.3 Apparecchiature
8.1.4 Nozioni infermieristiche e organizzative
8.2 Sapere essere e comunicazione
8.2.1 Il Tecnico di radiologia e la paziente
8.2.2 Il Tecnico di radiologia e il Medico radiologo e Ginecologo
8.2.3 Il Tecnico di radiologia e l’assistente di studio medico
9. Conclusioni
9.1 Conclusioni tecniche
9.2 Conclusioni personali
pag. 30
pag. 31
pag. 31
pag. 31
pag. 32
pag. 32
pag. 32
pag. 32
pag. 33
pag. 33
pag. 34
10. Ringraziamenti
pag. 35
11. Bibliografia
pag. 36
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Prefazione
In questo lavoro vengono messe a confronto due tecnologie che intervengono quando vi è la
presenza di microcalcificazioni nel seno.
La prima tecnologia è utilizzata già da parecchi anni ed è quella che permette di effettuare la biopsia
stereotassica ad ago fine. Questa tecnica è permessa da un mammografo che presenta delle strutture
semifisse, perciò è collocata nel reparto di radiologia.
La seconda tecnologia, permette di ottenere la biopsia al vacuum. Questa tecnica è una novità per il
Ticino, dato che è stata installata nel reparto di senologia dell’ospedale San Giovanni da soli due
anni.
Grazie ad una breve descrizione dell’anatomia del seno e della patologia in questione, si ha la
possibilità di farsi un idea del sito di intervento di queste due biopsie.
Vengono in seguito spiegate le componenti strutturali delle apparecchiature e l’esecuzione di questi
due esami.
Si prosegue con una differenziazione di questi ed una visuale del ruolo e delle competenze che deve
avere il Tecnico di radiologia per ottenere un buon operato.
Grazie alle domande che sono state poste all’inizio del lavoro, sono presenti delle conclusioni che
rispondono ai quesiti posti.
Queste dimostrano quale delle due tecniche di biopsia risulta migliore per ottenere una buona
diagnosi delle microcalcificazioni del seno e concede una migliore prognosi della paziente.
Quale delle due apparecchiature risulta migliore per la paziente, soprattutto rispetto alla sua
comodità.
Per ultimo, verrà esposto, come varia il ruolo del Tecnico di radiologia durante queste due biopsie.
Nelle conclusioni personali vengono lanciate delle ipotesi, su quale sarà il ruolo futuro del Tecnico
di radiologia nel contesto di questi due esami.
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1.Introduzione
Ho deciso di trattare questo argomento per mettere a confronto due tecnologie differenti che però
vengono utilizzate per indagare la stessa patologia: le microcalcificazioni del seno.
Mi sono interessata a questo tema perché nella struttura ospedaliera dove svolgo lo stage pratico è
arrivato un nuovo apparecchio, che tratta questa patologia, e pur non essendo ubicato nel nostro
servizio di radiologia, ma in senologia, coinvolge noi Tecnici di radiologia. Questo apparecchio
permette di eseguire la cosiddetta “biopsia al vacuum”.
Dopo aver capito che questa nuova tecnologia aveva “ lo stesso scopo “ di quello che utilizziamo
noi in reparto, vale a dire il mammografo che permette di effettuare una biopsia stereotassica ad ago
fine, mi sono incuriosita ed ho deciso di intraprendere il mio lavoro di diploma su questo
argomento.
Inoltre con questo lavoro di diploma ho la possibilità di vedere l’interdisciplinarità che c’è nel mio
posto di lavoro e di arricchire le mie conoscenze tecniche ed operative su questi apparecchi e
soprattutto sul “Mammotome “ essendo una novità tecnologica unica in Ticino.
Per la ricerca delle informazioni utili per la stesura di questo lavoro, mi sono informata attraverso
Internet, appunti scolastici e libri. Molto importante sono state le informazioni che ho ricevuto da
medici e colleghi.
Per iniziare il mio lavoro di diploma ho deciso di seguire un filo ben specifico.
Innanzitutto descrivo l’anatomia del seno, importante per comprenderne la patologia e la
localizzazione delle lesioni. Continuo descrivendo brevemente le microcalcificazioni al seno, per
capire come vengono rappresentate radiologicamente e cosa comportano per la donna.
Molto importante è la descrizione della mammografia: in cosa consiste e quali sono i parametri
radiologici di KV, mA e secondi, come si posiziona il seno per ottenere una buona qualità di
immagine al fine diagnostico. Questo permette a chi legge il mio lavoro di capire il primo punto
dell’esecuzione dei due esami in studio , dato che partono tutti e due da una mammografia.
Proseguo con la descrizione delle due apparecchiature e dell’esecuzione dei due esami andando ad
evidenziare le similitudini, le differenze, i vantaggi e gli svantaggi delle due tecniche sia sul piano
strutturale che sul piano operativo.
Voglio riuscire a capire quali sono le differenze tra queste due tecniche per vedere come mai
esistono entrambe e se in un futuro una potrà escludere l’altra.
Ho l'intenzione di vedere come, e se cambierà, il ruolo del tecnico di radiologia visto che la nuova
tecnologia non è nel nostro reparto ma in quello di senologia. Desidero verificare se ci sono
differenze nell’approccio con la paziente quando si reca nel reparto di senologia e quando viene nel
reparto di radiologia. Non meno importante, quali sono le differenze relazionali con il medico
radiologo.
Grazie ai capitoli descritti in precedenza posso avere una buona rappresentazione di come cambia il
ruolo del tecnico di radiologia confrontato con la paziente con il medico radiologo e con le altre
figure ospedaliere che possono essere presenti durante l’esame, ma soprattutto confrontato con il
suo operato.
Desidero capire quali benefici una e l’altra tecnologia portano alla paziente e perciò quale delle due
tecniche è più efficace o quale delle due tecniche prenderà piede nella diagnosi e nella
pianificazione di un eventuale intervento nel caso specifico delle microcalcificazioni del seno.
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2.Cenni sull’anatomia del seno
Nella descrizione dell’anatomia del seno ho deciso di prendere in considerazione solo le sue
componenti. Non mi sembrava opportuno descrivere il suo sviluppo, dato che quando questo viene
coinvolto in una delle due biopsie, la paziente ha ormai terminato il suo sviluppo. Di norma la
donna ha tra i 50-90 anni.
Il seno è un organo pari e simmetrico situato davanti ai muscoli pettorali. La ghiandola mammaria
si compone di acini mammari ognuno corredati da un tubulo escretore. Acini e tubuli sono riuniti in
lobuli a loro volta raggruppati a formare i lobi il cui numero si aggira normalmente sui 15-20. I
tubuli escretori confluiscono in canali più grossi, i dotti lattiferi o galattofori, che sboccano all’apice
del capezzolo e il cui numero è pari a quello dei lobi. La ghiandola mammaria è sorretta alla cute
grazie ai legamenti di Cooper.
Qui di seguito è rappresentato un immagine del seno. A sinistra la vista antero-posteriore e a destra
laterale.
Figura 1: immagine del seno, Frank Netter, Anatomia del corpo umano, Masson
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3.Patologia, microcalcificazioni
La patologia, che coinvolge l’utilizzo di queste due tecniche, sono le microcalcificazioni.
Le microcalcificazioni sono lesioni non palpabili, indolori e visualizzabili unicamente mediante
raggi X, l’esame sonografico non permette di oggettivare la loro presenza. Ne consegue che la
tecnica più appropriata per la loro visualizzazione è la mammografia. Le microcalcificazioni
possono essere benigne, maligne o sospette. Questa distinzione viene fatta in funzione delle loro
caratteristiche all’esame mammografico tenendo in considerazione il loro aspetto: morfologia,
grandezza, distribuzione ed il numero.
Di solito le calcificazioni di aspetto benigno sono isolate, rotonde e monomorfe1 mentre le
calcificazioni di aspetto maligno sono eterogenee per forma e densità, raggruppate e pleomorfe2.
Le microcalcificazioni possono essere dei segnali di allarme pre tumorali, ¼ dei tumori al seno
viene diagnosticato solo grazie alla presenza di queste lesioni.
Microcalcificazioni raggruppate e
pleomorfe
Figura 2: Immagine radiologica delle microcalcificazioni, archivio Ospedale San Giovanni
BI-RADS
benigne
pleomorph
amorph
Figura3: Immagini radiologiche di microcalcificazioni
1
2
Monomorfe: possiedono la stessa forma.
Pleomorfe: molto differenti di forma
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4.La mammografia
La paziente si presenta in radiologia inviata solitamente dal suo ginecologo o dal suo medico
curante.
La mammografia è la tecnica radiologica per eccellenza, utilizzata per l’analisi della ghiandola
mammaria in donne sopra i 40 anni. La mammografia dev’ essere eseguita secondo criteri tecnici
ben precisi: basso chilovoltaggio (25-35 KV) e alto millamperaggio (50-200 mAs) e si imposta un
fuoco grande per la spiralina catodica al fine di diminuire il tempo di esposizione. Si utilizza un alto
amperaggio in quanto la struttura della mammella è molto omogenea. L’aumento di tali dati
permette di avere una buona risoluzione d’ immagine e aumenta la capacità di distinguere le sue
piccole componenti anatomiche.
Fondamentale è il posizionamento della paziente e del suo seno. Bisogna tirare bene la mammella e
comprimerla molto bene per diminuire lo spessore della parte da radiografare. Questo diminuisce la
radiazione diffusa responsabile del rumore di fondo. Una buona compressione permette di
aumentare il campo di esplorazione fino al muscolo pettorale sia nella proiezione cranio-caudale
che in quella obliqua.
I criteri di qualità per una mammografia sono una buona compressione, l’assenza di pieghe cutanee,
la rappresentazione del muscolo pettorale ed una buona esposizione radiologica. Il capezzolo deve
proiettarsi fuori dalla ghiandola mammaria.
La mammografia permette di evidenziare un’asimmetria della ghiandola mammaria, la presenza di
una o più masse, così come la presenza di calcificazioni. Esistono calcificazioni di aspetto benigno
(isolate, rotonde, vascolari) e calcificazioni di aspetto maligno (eterogenee per forma e densità,
raggruppate).
Là dove si riscontrano delle microcalcificazioni sospette si deve decidere quale indagine eseguire
per ottenere una diagnosi definitiva, ovvero la biopsia stereotassica all’ago fine o la biopsia al
vacuum.
CC
Figura 4:Mammografia cranio-caudale, archivio
Ospedale San Giovanni.
OBLIQUA
Figura 5: Mammografia obliqua, archivio
Ospedale San Giovanni.
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5.Apparecchiature
La stesura di questo capitolo verrà spiegato meglio grazie al supporto d’immagini che
rappresentano queste due apparecchi. Vorrei premettere che prendo in considerazione dispositivi
presenti nell’ospedale dove svolgo la formazione pratica.
Procederò con la spiegazione utilizzando un filo logico.
5.1 Apparecchiatura per la biopsia stereotassica ad ago fine
Prima di iniziare con la descrizione tecnica di questa apparecchiatura voglio fare due
considerazioni. Per prima cosa ricordo che questo apparecchio si trova nel reparto di radiologia.
Secondariamente, osservo che quest’apparecchiatura è un mammografo con una componente
specifica che permette di eseguire questo tipo di biopsia.
Per costruire questo capitolo partirò dalla componente che genera i raggi X, all’ago che effettua la
biopsia.
Qui di fianco è rappresentata l’apparecchiatura. Come si può vedere è rappresentato il tubo che
genera i raggi X. Questa componente grazie alle sue
strutture presenti all’interno, permette tramite
l’impostazione dei dati di originare la radiazione.
Impostando i mA caratterizzo la nube elettronica
che si forma dalla spiralina, i Kv creano la
differenza di potenziale tra catodo e anodo che serve
per fare migrare gli elettroni dalla spiralina al anodo
fisso. Come appena visto le componenti del tubo
radiologico sono uguali a uno utilizzato in
radiologia convenzionale, l’unica differenza è che in
questo caso l’anodo è fisso. Le componenti che lo
sostengono gli danno la possibilità di effettuare
delle oscillazioni di +15 e -15 gradi.
Figura 6: Il mammografo con la struttura stereotassica. Ospedale San Giovanni
Proseguo parlando del tavolo di esame. Secondo punto di arrivo dei raggi X dopo il seno della
paziente. Il tavolo di esame possiede diverse funzioni. Una è quella di eliminare parte della
radiazione diffusa grazie alla presenza di una griglia antidiffusione che assorbe la radiazione,
mentre l’altra è quella di sostenere il seno della paziente. Una componente di questo tavolo di
esame è la camera di ionizzazione semi-mobile. La sua funzione è quella di fare si che si ottenga un
esposizione adeguata in rapporto al tessuto esaminato. Questo avviene grazie alla taratura della
camera che fa in modo di arrestare la grafia nel momento in cui al suo interno si sono raggiunte un
numero prefissato di ionizzazioni. Questo permette di non dare una sovradose alla paziente e ad
detettore. Questo dispositivo è molto utile al tecnico di radiologia perché permette di non dover
ripetere l’immagine per un errore di impostazione dei parametri.
La camera di ionizzazione ha la caratteristica di compiere dei movimenti antero-psteriori con il fine
di adattarsi alle dimensioni del seno.
Usciamo assieme alla radiazione X dalla camera di ionizzazione ed arriviamo al sistema di
detezzione. In questo caso è rappresentato da una cassetta che contiene dei fosfori a memori. La sua
funzione è quella di trasformare la radiazione modulata in un immagine. Per effettuare questa
operazione sono presenti dei fosfori a memoria che traducono la radiazione in radiazione luminosa e
memorizzano l’informazione.
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Questo detettore verrà poi inserito in un sistema di lettura che elaborerà le informazioni per ottenere
l’immagine su un monitor.
Proseguo nello spiegare quali sono le componenti strutturali che mi permettono di effettuare una
compressione del seno. Queste sono: il tavolo di esame che è fisso e mi permette di sostenere il
seno ed il piatto di compressione. Quest’ ultimo è mobilie e permette di adattare la pressione da
esercitare sul seno. Su questo piatto è presente una finestra dalla quale passerà l’ago che effettuerà
la biopsia.
Nel proseguire nella descrizione, devo puntualizzare il fatto che per effettuare la biopsia vengono
aggiunte delle strutture che permettono l’installazione, il coordinamento ed il fissaggio dell’ago.
Per quel che riguarda l’installazione ed il fissaggio dell’ago è presente una struttura che lo accoglie
mediante un foro e lo fissa grazie ad un anello intercambiabile. Questa struttura di installazione e
fissaggio è collegata con una componente meccanica che orienta l’ago grazie alle coordinate
ricevute dal computer sulla parte del seno interessata.
Figura 7: Installazione di fissaggio e ago. Ospedale San Giovanni
Il computer permette, dandogli le coordinate mediante le due proiezioni effettuate a +15 e –15
gradi, di elaborare i dati che permettono di spostare e bloccare l’ago proprio nella zona delle
microcalcificazioni.
Per concludere descrivo la parte finale che mi permette di effettuare la biopsia, l’ago.
L’ago che viene utilizzato in questa biopsia è di piccolo calibro, e deve avere una lunghezza
adeguata per arrivare fino al punto dove sono presenti le lesioni.
Per permettere di asportare le cellule interessate, viene utilizzata una siringa che viene introdotta
sull’ago da aspirazione con un porta-siringa. L’insieme di queste
due strutture, permettono al medico radiologo di effettuare un
risucchio manuale delle cellule del tessuto che presenta le
microcalcificazioi. Qui da parte vi mosto un immagine di queste
componenti utili per l’esecuzione della biopsia stereotassica ad
ago fine.
Figura 8: Componenti per la biopsia, Ospedale San Giovanni
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5.2 Apparecchiatura per la biopsia al vacuum
Nel proseguire con il mio lavoro ora vi espongo le componenti principali dell’attrezzatura che
permette di effettuare la biopsia al vacuum.
Come nella descrizione dell’altra tecnica voglio premettere che questa tecnologia è ubicata nel
reparto di senologia. Qui sotto ho collocato la foto dell’apparecchiatura per capire meglio la
descrizione di questo capitolo.
Figura 9: apparecchio per effettuare la biopsia al vacuum, www.fischer.com
Per proseguire la ho deciso di mantenere la stessa logica nel presentare le componenti, in altre
parole percorro il tragitto delle radiazioni. Continuo con il sistema di compressione per il seno, il
computer che elabora i dati e il sistema di biopsia, cioè l’ago. Per ultimo con il sistema che mi
permette di avere il vacuum durante questa biopsia e anche la componente che ospita la paziente
durante l’esame, il lettino.
Come ho appena scritto procedo con le componenti che mi permettono di generare i raggi X.
Questa tecnologia presenta un tubo radiogeno, che come spiegato precedentemente, ha come
funzione quella della generazione dei fotoni. La procedura e le componenti di questa struttura sono
le stesse di quelle dell’apparecchiatura per la biopsia ad ago fine. In questo caso però il tubo
radiogeno è fissato su una struttura che gli permette di effettuare uno spostamento di +180 e –180
gradi. Il movimento di questo, da la possibilità al Tecnico di effettuare le due proiezioni di +15 e –
15 gradi durante l’esame.Proseguo il percorso dei raggi X con il loro arrivo alla piastra di lavoro.
Anche in questo apparecchio la piastra di lavoro è costituita da una griglia anti-diffusione, da una
camera a ionizzazione ed è organizzata inoltre da un sistema di detezione diretto. Il sistema di
detezione diretto permette di ottenere l’immagine radiologica direttamente, appena dopo
l’esposizione, al computer. La funzione di questa piastra è quella di fare punto fisso per permettere
la compressione del seno, migliorare la qualità dell’immagine grazie alla griglia e alla camera di
ionizzazione e quella di ottenere istantaneamente l’immagine su un monitor.
Il sistema di compressione è costituito da un piatto di compressione che presenta un’apertura di 5x5
cm che permette anche in questo caso il passaggio dell’ago che effettua la biopsia. L’altra
componente, come appena detto, è la piastra di lavoro. Qui di seguito è rappresentata un’immagine
che mostra il sistema di compressione.
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Figura 10: Sistema di compressione. Ospedale San Giovanni
Anche questa tecnologia è dotata di un computer che permette il calcolo e l’elaborazione delle
coordinate di punzione, questo permette anche di ricevere le immagini detettate grazie alla tecnica
diretta.
Per quel che riguarda la punzione, abbiamo un ago che presenta determinate caratteristiche. Queste
sono: un grosso calibro, lunghezze .., punta chiusa, apertura posta sulla lunghezza con la possibilità
di aprirla e chiuderla, magrini di questa apertura ben affilati.
Figura 11: L’ago e il supporto. Ospedale San Giovanni
La funzione di avere un ago con un grosso calibro è quella di ottenere un prelievo più grande,
voglio dire che il tessuto prelevato viene asportato attraverso il foro presente in tutta la lunghezza di
questo ago. La lunghezza di questo è importante per il fatto che deve arrivare nella zona delle
microcalcificazioni. La punta chiusa permette di forare più facilmente la cute e impedire,
nell’avanzamento dell’ago nella cute, l’entrata di materiale che non interessa. La punta chiusa
permette di non fare diminuire l’effetto del vacuum durante la biopsia. L’apertura dell’ago sulla sua
lunghezza è fondamentale per il prelievo. Questa è lunga 27 mm ed è dotata di un sistema di
chiusura.
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Figura 12: apertura e punta dell’ago. Ospedale San Giovanni
Durante l’entrata nel seno da parte dell’ago l’apertura di questo è chiusa, durante la biopsia e il
vacuum si apre per tagliare e permettere l’entrata del tessuto all’interno dell’ago. I margini affilati
permettono di tagliare il tessuto.Il calibro dell’ago è di 8-11G.
L’ago è fissato su un supporto di guida che ha la funzione di regolare l’ago a seconda delle
coordinate ottenute dal computer e quella di permettere la rotazione dell’ago durante la biopsia.
Figura 13: L’apparecchi vacuum. Ospedale San Giovanni
E’ presente anche un apparecchiatura che permette di avere l’effetto vacuum. Lo scopo di questa è
quella di risucchiare il tessuto tagliato e presente nell’ago. Un'altra funzione è anche quella di
aspirare eventuali liquidi fisiologici che durante l’esame entrano nell’ago, come si dice “fa pulizia”.
Un’altra componente molto importante per l’esecuzione dell’esame e per la paziente è il lettino.
Questo lettino presenta un foro che permette di fare scendere il seno fino al sistema di
compressione. Permette anche una discreta comodità durante l’esecuzione dell’esame per la
paziente. La struttura del lettino permette una rotazione per favorire il posizionamento del seno in
obliquo o laterale.
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5.3 Riflessione
Queste due tecnologie che ho appena spiegato sono in determinate componenti molto simili. In
entrambi i casi ho tralasciato di spiegare la console che permette l’immissione dei dati radiologici.
Solitamente la tecnica utilizzata è quella di esposizione automatica è perciò sulla console vene
immesso dal tecnico di radiologia solo il parametro dei Kv, e la scelta di un fuoco grande. Sarà poi
l’apparecchio che grazie alla camera di ionizzazione che troverà la quantità e la durata
dell’esposizione per garantire una buona immagine.
Come ho appena detto queste due tecniche sono abbastanza simili, la grande differenza non molto
significativa ma molto evidente, è quella che l’apparecchio che effettua la biopsia al vacuum è
specifico per effettuare biopsie. Mentre l’apparecchiatura che effettua la biopsia stereotassica ad
ago fine è una componente che viene aggiunta al mammografo. Val a dire che la sua funzione
primaria non è quella di effettuare questo tipo di biopsia ma quella di fare mammografie.
Entrambe le tecnologie presentano un generatore di raggi X (tubo radiogeno), un sistema di
compressione e di supporto del seno .E un sistema di detezione del tessuto radiografato. Una
tecnologia che permette lo spostamento del tubo per dare la possibilità di effettuare proiezioni con
un incidenza del raggio diversa da zero gradi. Ambedue presentano un sistema di elaborazione dei
dati che permette di calcolare le coordinate necessarie per posizionare l’ago che effettua la biopsia.
Le differenze stanno nel fatto che nella tecnica della biopsia il vacuum è presente , per il
posizionamento della paziente e del suo seno. Questo lettino speciale che permette di assumere una
posizione prona da parte dell’interessata, permette anche grazie ad un foro, di lasciare cadere il seno
verso il sistema di compressione. Dove viene poi posizionato. Mentre per effettuare il
posizionamento della paziente durante la biopsia stereotassica ad ago fine non esiste una struttura
specifica a questa funziona ma viene utilizzata una semplice sedia posta davanti all’apparecchiatura.
Nel sistema di detezione è presente un'altra differenza, nella tecnologia della biopsia al vacuum
troviamo un sistema di detezione diretto, mentre per la tecnologia della stereotassia ad ago fine
come detettore abbiamo una cassetta a fosfori a memoria.
Per quel che riguarda la tecnica che viene utilizzata per l’asportazione del tessuto riscontriamo altre
differenze. La tecnica al vacuum presenta un apparecchio che permette la creazione del vacuum,
questo da la possibilità di asportare il tessuto fuori dal seno. Per l’altra tecnologia è presente un
insieme di componenti ( siringa e porta siringa) che permettono al medico radiologo di effettuare un
risucchio manuale.
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L’ultima differenza la riscontro negli aghi come avete potuto vedere in precedenza il loro calibro è
molto differente , questo perché uno preleva solo delle cellule, mentre l’altro preleva dei frustoli del
tessuto .L’ago della biopsia ad ago fine è classico, mentre quello per la biopsia al vacuum presenta
un apertura che si può anche chiudere sulla parte distale della sua lunghezza.
Il calibro dell’ago utilizzato per la biopsia al vacuum con un calibro di 8-11 Gauge. Per rendere più
chiara l’unità di misura di questi aghi espongo una tabella di conversione Gauge-millimetri:
Tabella 1
www.tnt-audio.com/clinica
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6.Esecuzione delle biopsie
Come discusso precedentemente, l’indicazione di questi due esami parte da una mammografia. nella
quale sono state localizzate delle microcalcificazioni sospette. Vengono considerate sospette quelle
microcalcificazioni che sono raggruppate e pleomorfe per forma e densità.
A questo punto il medico radiologo deve consigliare al medico che ha inviato la paziente quale delle
due tecniche è migliore per ottenere una corretta diagnosi dell’eventuale patologia. Il medico
radiologo per decidere quale delle due biopsie è più idonea, deve tenere conto della grandezza del
seno della paziente e del sito di localizzazione delle microcalcificazioni.
Durante questo capitolo voglio mettere a confronto queste due tecniche a partire da quando la
paziente entra in ospedale fino a quando viene congedata. Prima di iniziare vorrei fare la premessa
che per entrambe le biopsie la paziente è ambulante.
Prima di iniziare qualsiasi dei due esami in questione, in altre parole, prima di prendere a carico la
paziente, bisogna preparare adeguatamente la sala di esame, l’apparecchiatura ed il materiale
necessario per effettuare la biopsia. Questo permette di avere una buona organizzazione nel lavoro e
serve ad evitare che la paziente assisti a questa procedura. Se l’operazione di preparazione viene
fatta davanti alla paziente si rischia, probabilmente, di aumentare il suo disagio e di allungarle i
tempi di attesa,nei quali essa potrebbe incrementare la propria paura.
Dal momento che la sala e l’apparecchiatura sono pronte per l’uso, mi dirigo verso la paziente per
accoglierla.
Accogliendo la paziente devo rendermi conto del suo stato d’animo, devo tenere conto dello stress
emotivo che può essere causato dall’esito dell’esame, dal fatto che dovrà scoprire il seno e che
questo verrà punto. Queste situazioni possono aumentare la sua emotività. L’importanza della
componente emotiva può avere un peso differente a seconda della personalità della paziente, perciò
sono io, Tecnico di Radiologia, a dovermi mettere nella condizione della paziente e adattarmi a lei e
non viceversa. Dopo queste considerazioni mi presento con nome e cognome, spiegandole anche
qual è il mio ruolo. Continuo spiegandole che durante l’esecuzione dell’esame saranno sempre
presenti il medico radiologo e il Tecnico di radiologia, ed eventualmente, dipende da quale dei due
esami eseguiremo; il ginecologo e l’assistente di studio medico del reparto di senologia.
Proseguo informandola sulla durata dell’esame, primo per farsi lei un idea di quanto dovrà restare in
nostra “compagnia” e secondo per informare i suoi possibili accompagnatori.
Vado avanti spiegandole in che cosa consiste esattamente la tecnica per effettuare la biopsia che
farà in seguito. Questo è molto importante perché una paziente ben informata è più tranquilla perché
non si troverà di fronte a brutte sorprese, e di conseguenza è più collaborante.
Prima di iniziare l’indagine informo la paziente su quali indumenti deve togliere per scoprire il
petto e poi le faccio indossare al contrario una camicia dell’ospedale. Questo fa si che la paziente
possa scoprire solo il seno interessato e solo quando si inizia il suo posizionamento.
Alla fine di tutto questo si può iniziare con l’esecuzione dell’esame.
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6.1 Biopsia stereotassica all’ago fine:
Dopo aver preparato tutta la sala, la mammografia, il macchinario tecnomedico ed il materiale
necessario (ossia i vetrini con il nome della paziente, il formulario per mandare il prelievo in
citologia, il Citofix per fissare il preparato sui vetrini, provetta con liquido di trasporto, i guanti
sterili e i guanti mono-uso, delle garze sterili, l’ago per il prelievo, la siringa e la pistola per
aspirare, il cerotto per la medicazione ed il disinfettante) posso accogliere la paziente.
Alla paziente spiego che la biopsia stereotassica all’ago fine consiste innanzitutto nella
localizzazione delle microcalcificazioni sospette in due incidenze radiografiche e tramite un ago
sottile verranno aspirate delle cellule. La rendo attenta anche sul fatto che l’esecuzione di questa
biopsia non comporta effetti collaterali. Potrà sentire solamente una piccola sensazione di dolore,
causata dalla punzione dell’ago, e la informo del fatto che dovrà rimanere per tutta la durata
dell’esame con il seno compresso e il più ferma possibile. Infine la informo sulla durata dell’esame
che si aggira circa a 30 min.
Se la paziente non ha domande le faccio indossare la camicia dell’ospedale come sopra descritto e
la faccio accomodare su una sedia posta frontalmente al mammografo e le faccio indossare il
grembiulino di protezione. Per rendere la posizione della paziente più chiara, ho riportato
un’immagine.
Figura 14: Posizione paziente.
www.senologia.it
Il medico radiologo prende visione della mammografia e stabilisce in quale quadrante si trovano le
microcalcificazioni. A questo punto il medico radiologo ed il Tecnico di radiologia posizionano il
seno sopra il supporto,facendo in modo che viene esposta solo la parte che presenta le lesioni
sospette e per evitare di esporre alle radiazioni tutto il seno. La prima incidenza del raggio è craniocaudale e permette di localizzare le microcalcificazioni. Il Medico radiologo confronta l’immagine
con la mammografia già esistente, al fine di controllare che tutte le calcificazioni siano presenti
nella proiezione appena effettuata.
Il confronto è importante anche per verificare che il seno e la paziente siano posizionati
correttamente, questo per avere una sicurezza che la biopsia venga effettuata nel sito corretto.
Nel confronto delle due immagini partecipa anche il Tecnico di Radiologia come supporto e
conferma per il medico radiologo.
Quando si è sicuri della posizione il Tecnico di radiologia effettua due proiezioni, sempre senza
spostare la paziente ed il suo seno, con il tubo a + 15 e –15 gradi, queste due incidenze mi
permettono di avere, mediante il computer, le coordinate per effettuare il prelievo nel luogo esatto
del seno.
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2004/2005
Qui di seguito sono rappresentate le immagini che mostrano l’inclinazione del tubo e il computer.
Stereotassia
15° - 15°
Röhre
l
Brust
m
n
Film
b
a xx
b* x
a* x
Bolmgren et al. AJR 1977
Figura 15: L’inclinazione +15 -15.
Presentazione, università
di radiodiagnostica Vienna
Figura 16: Il computer. Ospedale San Giovanni
Una volta localizzate si passa alla disinfezione locale asettica della cute. Il Tecnico di radiologia e il
Medico radiologo posizionano l’ago sull’apparecchio e lo regolano seguendo le coordinate ricevute
in precedenza, affinché l’ago si posizioni nel punto esatto, come viene mostrato nella figura
sottostante.
Figura 17: L’ago. www.senologia.it
Vengono in seguito effettuate due immagini di controllo per verificare che l’ago si trova nella zona
corretta, dove sono presenti le mircrocalcificazioni. Quindi si passa all’aspirazione di cellule tramite
una siringa inserita in un’apposita pistola per l’aspirazione. Le cellule vengono poi depositate su dei
vetrini che vengono strisciati e fissati con il Citofix. Una parte del prelievo viene messo in una
provetta contenente il liquido di trasporto che verrà poi centrifugata. Finito l’intervento viene
asportato l’ago, tolta la compressione sul seno. A questo punto il Tecnico di radiologia medica il
seno della paziente applicandole una piccola medicazione. Insieme, Medico radiologo e Tecnico di
radiologia, congedano la paziente e le comunicano che i risultati saranno disponibili nelle prossime
24/48 ore presso il suo medico che l’ha inviata.
Dopo aver sistemato e pulito la sala, il materiale e il mammografo, il Tecnico di radiologia porta i
vetrini, la provetta ed il formulario in laboratorio per essere consegnati al trasporto dell’istituto
cantonale di citologia per l’analisi.
Ipotesi 1: se la diagnosi del prelievo risulta essere negativa (non patologica). La paziente deve
discutere con il medico che l’ha inviata per effettuare la biopsia, di regola le viene consigliato di
18
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effettuare la mammografia di controllo periodicamente. Questo per permettere di tenere sotto
controllo il seno ed un eventuale cambiamento del tessuto mammario.
Ipotesi 2: se la diagnosi del prelievo è positiva (patologica): la paziente, deve ovviamente discutere
con il suo medico sul da farsi. Di solito torna in radiologia per effettuare una marcatura
stereotassica, che consiste in un ulteriore localizzazione delle microcalcificazioni e in una marcatura
mediante un filo metallico della zona dove sono presenti queste lesioni. Effettuata questa
operazione la paziente deve essere sottoposta ad intervento chirurgico per l’asportazione della zona
che presenta la patologia. Il filo metallico è necessario per il chirurgo, che tramite questo localizza
la zona da asportare.
6.2 Biopsia stereotassica al vacuum
La paziente si presenta nel reparto di senologia, e viene accolta dalla segretaria di quel reparto che
di formazione è assistente di studio medico che la fa accomodare in sala d’aspetto. Precedentemente
l’arrivo della paziente l’assistente di studio medico e il Tecnico di Radiologia hanno preparato la
sala e l’apparecchiatura ed il materiale per effettuare la biopsia ed appeso al negatoscopio la
mammografia della paziente.
La preparazione della sala consiste nel coprire il lettino dove si andrà a sdraiare la paziente con un
lenzuolo, avvolgere il compressore con un sacchetto di plastica di modo che protegga il suolo da
un’eventuale fuoriuscita di sangue durante la biopsia.
Si collega la pompa di aspirazione che è un apparecchio a parte che permette di avere l’effetto
vacuum e di conseguenza autorizza l’asportazione del campione di tessuto e anche dei liquidi
fisiologici che escono dal seno durante il prelievo.
Il Tecnico di radiologia o l’assistente di studio medico preparano un campo sterile dove disporre
delle garze sterili, un bisturi, una pinzetta sterile, l’applicatore della clips metallica e la siringa
contenente l’anestetico. Al di fuori del campo sterile si preparano i contenitori per il resecato3, il
disinfettante e dei guanti monouso .
L’ago che serve per effettuare la biopsia si apre sempre solo quando i medici sono sicuri che
possono effettuare l’esame, questo per una questione di costi, perciò per evitare sprecarne uno
inutilmente.
A questo punto l’assistente di studio medico e il Tecnico di radiologia prendono a carico la
paziente. Le spiegano che l’esame consiste nello sdraiarsi su un lettino che permette di lasciare
cadere il seno che verrà compresso, e che dovrà mantenere questa posizione per tutta la durata
dell’esame che è di circa un ora. Le si spiega che verrà prelevato del tessuto mammario tramite una
ago da biopsia e che le verrà fatta un’anestesia locale per non sentire dolore. Le viene comunicato
che durante l’esame ci sarà anche la presenza del Ginecologo e del Medico radiologo i quali
saranno loro due ad effettuare la biopsia.
Si procede facendo accomodare la paziente in cabina e facendole togliere gli indumenti che coprono
il petto e anche eventuali accessori come gli orecchini che le potrebbero dare fastidio stando in
posizione prono. Le si fa indossare una camicia dell’ospedale al contrario per fare in modo che si
riesca a scoprire il seno interessato più agevolmente.
Nell’attesa che la paziente sia pronta, il Medico radiologo, il Ginecologo e il Tecnico di radiologia
guardano la mammografia per localizzare in che quadrante del seno sono situate le
3
Resecato: Asportato con operazione chirurgica
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microcalcificazioni, questa operazione e molto importante per effettuare un posizionamento del
seno e della paziente corretto.
La paziente viene portata nella sala e le si mostra il letto sul quale dovrà salire in posizione prona, le
si fa scoprire solo il seno interessato e lo si fa cadere nel apposito buco presente su questo lettino.
L’assistente di studio medico si concentra maggiormente sulla comodità della paziente, mentre il
Tecnico di radiologia ed il Medico radiologo si concentrano sulla posizione del seno. L’importante,
nel posizionamento, é la comodità della paziente, dato che durante l’esame deve stare il più ferma
possibile e la durata di quest’ultimo come detto in precedenza è di circa 1 ora. Quando si ha trovato
una posizione comoda il Tecnico di radiologia e il Medico radiologo possono posizionare il seno
effettuando una compressione simile al posizionamento per effettuare al stereotassia all’ago fine .
Se la grandezza del seno non è sufficiente per permettere una posizione adeguata, vale a dire che
non arriva nel sistema di compressione, non si può effettuare questo tipo di biopsia.
La posizione del seno è simile a quella della stereotassia ad ago fine, una differenza primaria è che
la paziente assume una posizione prona, di conseguenza dobbiamo adattare il nostro operato in
funzione dell’orientamento diverso. In funzione della localizzazione delle microcalcificazioni
sospette si può effettuare un posizionamento del seno in cranio caudale, obliquo o in laterale, questo
è permesso grazie al fatto che il lettino può ruotare e di conseguenza si modifica la posizione del
seno.
Le immagini mammografiche che vengono effettuate con questo apparecchio consistono in un
ingrandimento di 5x5 cm. Viene effettuata una prima immagine ortogonale4 per assicurarsi del
corretto posizionamento della zona interessata. vengono in seguito eseguite due esposizioni a +15 e
– 15 gradi rispetto all’incidenza iniziale, questa operazione è necessaria per avere le coordinate dal
computer, questi dati permettono di posizionare e regolare l’ago in maniera corretta. Per poter
eseguire la biopsia il Medico radiologo, assieme al Tecnico di radiologia, deve verificare le
coordinate calcolate dal computer. E’ necessario conoscere lo spessore del seno compresso, la
distanza delle microcalcificazioni dal detettore digitale, la lunghezza dell’apertura dell’ago da
biopsia ed il suo calibro e scegliere l’approccio per la biopsia che può essere ortogonale o laterale.
Se questi dati non rispettano i margini di sicurezza, si corre il rischio di procurare delle lesioni alla
cute della paziente o al detettore digitale o di impedire lo svolgimento della biopsia. Una volta
verificata la fattibilità dell’intervento si annuncia alla paziente che si procede alla biopsia e che
dovrà rimanere ben ferma. A questo punto l’assistente di studio medico prepara l’ago e il suo
dispositivo tecno-medico di supporto .
Il ginecologo ed il medico radiologo regolano l’ago seguendo le coordinate date in precedenza dal
computer, di modo che l’apparecchio è pronto per effettuare l’esame.
Prima però, dato che l’ago ha un diametro abbastanza importante, il ginecologo deve effettuare una
anestesia locale. Prima di effettuare l’anestesia il medico fa avanzare l’ago, già regolato per pungere
nel punto esatto del seno, facendo una pressione sulla cute della paziente. Questo permette di
localizzare il sito esatto di entrata dell’ago. Si esegue quindi l’anestesia proprio nel punto appena
evidenziato. Effettuata la sedazione locale si attende un paio di minuti di modo che questa faccia
effetto. In questo lasso di tempo tutte le figure presenti intrattengono la paziente per rassicurala . Il
ginecologo effettua grazie ad un bisturi, una piccola incisione sul seno. Questa operazione è
necessaria per fare in modo che l’ago, che ha un diametro di 8 o 11 G entri più facilmente nella cute
della paziente. Effettuata l’incisione il ginecologo fa scorrere l’ago all’interno del seno fino a
quando si blocca, il blocco di quest’ultimo è stato fissato grazie alle coordinate elaborate dal
computer.
4
Ortogonale: Che forma un angolo retto con qualche altro elemento
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A questo punto l’assistente di studio medico ed il tecnico di radiologia effettuano ancora due
proiezioni di + 15 e -15 gradi per avere modo di controllare che l’apertura dell’ago sia nel sito
corretto. Bisogna tenere conto che l’anestetico iniettato può allontanare le microcalcificazioni e
velarle radiologicamente quando si effettuano in controlli radiologici.
Verificato questo si avvisa la paziente che sentirà il rumore di uno scatto che è l’avanzamento finale
dell’ago, per questo bisogna confortarla ed informarla che non sentirà alcun dolore e che è
importante che resti il più ferma possibile.
A questo punto siamo pronti per effettuare la biopsia, il ginecologo si occupa del funzionamento
dell’ago e del sistema vacuum, mentre l’assistente di studio medico si mette di fronte al ginecologo
per raccogliere i frustoli di tessuto. Per avere un visione più chiara dell’ago all’interno del seno,
procedo mostrandovi una foto.
DIE MAMMOTOME®®--BIOPSIE
BIOPSIE
4. Einbringung der Nadel in die Läsion
Figura 18: L’ago nel seno. Presentazione, Università radiodiagnostica, Vienna
Si accende l’aspiratore che permette di avere il vacuum per aspirare il tessuto mammario all’interno
dell’apertura dell’ago. Il ginecologo procede quindi all’apertura dell’ago, grazie ad una lama
tagliente il tessuto mammario viene tagliato e rimane all’interno dell’ago. La macchina grazie
all’effetto vacuum estrae il prelievo dall’interno dell’ago e l’assistente di studio medico dispone il
prelievo in un apposito contenitore con l’aiuto della pinzetta sterile. Il ginecologo procede alla
rotazione dell’apertura dell’ago in senso orario, questa operazione viene replicata spostando
l’apertura dell’ago di un paio di gradi fino a quando non si effettua un giro completo. Di norma si
effettuano in media tre giri di prelievi. Terminati questi tre giri, l’ago viene retratto parzialmente e
si esegue il controllo radiologico dell’asportazione delle microcalicificazioni. Si deve controllare
bene che sono esportate tutte le microcalcificazioni, se questo non risulta si possono ancora
effettuare dei prelievi dato che la paziente in tutto questo tempo è rimasta nella posizione iniziale
con l’ago ancora all’interno del suo seno, perciò ancora idonea per effettuare un prelievo.Voglio
precisare che la paziente non vede l’esecuzione della biopsia, dato che si trova sdraiata sul letto e gli
operatori svolgono la biopsia sotto di questo.
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E’ possibile posizionare un clip metallico, attraverso il lume dell’ago della biopsia, per marcare il
sito di intervento. Questo clip serve come repere qualora si debba procedere ad una escissione
chirurgica successiva e per i successivi controlli mammografici. Il Tecnico di radiologia effettua un
ulteriore controllo radiologico per controllare che la clips sia stata veramente inserita, l’immagine
sottostante mostra come viene rappresentato radiologicamente il repere.
BIOPSIA AL VACUUM
Posizionamento clip
+ 15°
- 15°
Figura 19: il repere. Presentazione, università radiodiagnostica, Vienna
Il medico estrae completamente l’ago e toglie la compressione dal seno. La paziente viene presa a
carico dall’assistente di studio medico e dal Tecnico di radiologia che la posizionano in decubito
dorsale questo permette di eseguire una buona compressione manuale sul seno, questa operazione
favorisce l’arresto del sanguinamento della parte lesa. Dopo un paio di minuti le si applicano degli
steri-strip che hanno la funzione di ridurre la cicatrice dovuta dalla biopsia, di solito quest’ultima
scompare definitivamente così come una medicazione con garza sterile e cerotto. Si spiega alla
paziente che è consigliato mettere del ghiaccio sul seno quando torna a casa per evitare che si gonfi
e che aumenti il dolore. L’assistente di studio medico informa di questo la paziente ed in fine le
fissa un appuntamento in senologia o dal medico inviante per il controllo della ferita e per l’esito
della biopsia.
Alla fine di questi bisogna controllare che i frustoli prelevati contengano tutte le microcalcificazioni
il Tecnico di radiologia posiziona i prelievi sul detettore ed esegue il controllo radiologico. Alla fine
del capitolo, vi è un radiogramma che mostra le lesioni.
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Il materiale prelevato dalla paziente viene impacchettato ed inviato all’istituto cantonale di
patologia insieme al formulario per l’analisi. Di regola ci vogliono 4-5 giorni lavorativi per il
risultato.
PRELIEVI BIOPSIA AL
VACUUM
Preparato radiologico
Figura 20: Radiogramma dei frustoli prelevati. Presentazione, università radiodiagnostica, Vienna
Ipotesi 1: se la diagnosi del prelievo risulta essere negativa (non patologica). Di regola la paziente
viene controllata periodicamente dal ginecologo e mediante la mammografia. La presenza della clip
metallica di repere aiuta il medico radiologo, nella diagnosi delle mammografie successive della
localizzazione di dove è stata eseguita la biopsia.
Ipotesi 2: se la diagnosi del prelievo è positiva (patologica): la paziente, deve ovviamente discutere
con il ginecologo sul da farsi. Di norma viene effettuata una parziale asportazione del tessuto
mammario in sala operatoria. In questo caso la paziente, prima dell’intervento chirurgico, deve
tornare in ospedale per effettuare una marcatura con filo metallico nella zona del prelievo, dove è
presente la patologia
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7. Confronto delle due tecniche
7.1 Analisi
Queste due tecniche hanno la funzione di evidenziare la stessa patologia cioè le microcalcificazioni
al seno,che possono essere di carattere maligno o benigno.
Come ho spiegato precedentemente la tecnica di partenza per effettuare una delle due biopsie è
uguale, nel senso che entrambe le tecnologie per essere eseguite devono avere come riferimento una
mammografia che presenta le lesioni sospette.
Dopo avere descritto singolarmente l’esecuzione delle due tecniche ora voglio evidenziare le loro
differenze principali e capire quale dei due esami porta dei vantaggi o degli svantaggi per quel che
riguarda la diagnosi della paziente ed il ruolo del Tecnico di radiologia.
Per rendere questo capitolo più chiaro ho deciso di iniziare con una tabella che rapporta i punti
principali di questi due esami. Nella prima colonna della tabella sono rappresentati i punti principali
dell’esecuzione degli esami, nella seconda colonna viene rappresentato se esistono differenze tra
questi due, mentre nelle ultime due colonne sono rappresentati i vantaggi e gli svantaggi il quale io
ho associato il tipo di esame che rappresenta queste caratteristiche, abbreviandoli : per biopsia
stereotassica ad ago fine = ago fine mentre per la biopsia al vacuum = vacuum.
Tabella 2: Vantaggi e svantaggi
Punti principali
Differenze
Vantaggi
Svantaggo
Preparazione della sala
Si
Vacuum
Ago fine
Materiale utilizzato
Sì
Vacuum
Ago fine
Accoglienza paziente
Sì
Ago fine
Vacuum
Preparazione paziente
No
Posizione della paziente e
del seno
Localizzazione delle
microcalcificazioni
Tecnica di punzione
SÌ
Vacuum
Ago fine
SÌ
Ago fine
Vacuum
Sì
Vacuum
Ago fine
No
Tipo di prelievo e materiale
asportato
Manipolazione e controllo
del materiale prelevato
Medicazione del seno
SÌ
Vacuum
Ago fine
Sì
Ago fine
Vacuum
Congedo della paziente
No
Prognosi della paziente
SÌ
Vacuum
Ago fine
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Dopo avervi dato un “flash” su questi punti principali dell’esecuzione dei due esami, ora vado ad
svilupparli brevemente per evidenziare esattamente quali sono le differenze e quali sono le
situazioni che mi fanno dire che esistono vantaggi o svantaggi.
7.1.1 Preparazione della sala
Le differenze in questo punto sono molte, una delle ragioni principali è che stiamo parlando di due
apparecchi completamente diversi, voglio dire che l’apparecchio che effettua la biopsia al vacuum
è specifico per questa tipologia di esame, mentre quello che effettua la biopsia stereotassica ad ago
fine è un mammografo che viene strutturato per effettuare questo tipo di esame. Un’altra differenza
consiste nel fatto che queste due tecnologie sono situate in due reparti diversi (Radiologia e
Senologia) e perciò le persone coinvolte nella preparazione delle sale sono differenti.
I vantaggi nella preparazione della sala gli ritrovo nella tecnica della biopsia al vacuum, questo
perché il Tecnico di radiologia collabora, in questa situazione, con l’assistente di studio medico.
Questo da la possibilità ad entrambe le figure di ottenere un aiuto ed una conferma durante il loro
operato di preparazione, e diminuiscono i tempi dato che ci si spartisce il lavoro. Lo svantaggio lo
riscontro nella biopsia ad ago fine perché il Tecnico di radiologia deve effettuare la preparazione
della sala da solo, non ha nessuna conferma del suo operato, ed in questo caso i tempi per effettuare
questo lavoro sono più lunghi, dato che gli svolge una sola persona.
7.1.2 Materiale utilizzato
Le differenze in questo punto le riscontro soprattutto nelle componenti necessari nella raccolta e
spedizione del prelievo effettuato, altre differenze sono presenti negli strumenti necessari per
effettuare la biopsia.
Nella biopsia ad ago fine si devono preparare dei vetrini con il nome della paziente, dove verrà
strisciato il prelievo. Una provetta contenente formalina dentro il quale verrà inserita una parte del
prelievo. Il formulario per la spedizione al laboratorio di citologia compilato con i dati della
paziente e del prelievo effettuato. Mentre per la biopsia al vacuum sono necessari degli appositi
contenitori, dove verranno adagiati i frustoli prelevati, ed il formulario di spedizione compilato con
i dati della paziente e i dati del prelievo effettuato, per il laboratorio di istologia. Per quel che
riguarda la raccolta del materiale rientra anche l’utilizzo di una pinzetta sterile nella biopsia al
vacuum, che permette la manipolazione del materiale prelevato.
Per quanto riguarda le differenze del materiale presente sui campi di lavoro, per la biopsia ad ago
fine non sono presenti bisturi ed il clip metallico e la siringa con l’anestesia, e la necessità di avere
un campo sterile.
Il vantaggio, per quanto riguarda il materiale utilizzato, lo riscontro nella tecnica della biopsia al
vacuum. Il motivo è dato che, a controllare che tutto il materiale preparato sia corretto e completo,
sono presenti due presone, il tecnico di radiologia e l’assistente di studio medico.
7.1.3 Accoglienza della paziente
Anche in questo punto riscontro delle differenze cagionate dalle differenti figure ospedaliere
presenti durante l’esecuzione dei due esami.
Nella biopsia ad ago fine la paziente si presenta nel reparto di radiologia. Dove le viene spiegata
l’esecuzione dell’esame solo dal Tecnico di radiologia, mentre nella biopsia al vacuum la paziente
si presenta nel reparto di senologia e viene presa a carico dall’assistente di studio medico e dal
tecnico di radiologia. In questo caso entrambe le figure informano la paziente sull’esecuzione
dell’esame.
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Lo svantaggio sta proprio in questo tipo di tecnica, perché essendoci due persone che spiegano, si
rischia che la paziente crei della confusione. La difficoltà consiste che il tecnico di radiologia e
all’assistente di studio medico si devono chiarire ed accordarsi prima, su chi da quali informazioni.
Questo permette di trovare un metodo più corretto e chiaro per informare la paziente.
Appunto il vantaggio lo riscontro nella tecnica ad ago fine dato che è solo il tecnico di radiologia ad
informare la paziente. Evitando di creare delle situazioni di non chiarezza da parte della paziente.
7.1.4 Preparazione della paziente
In questo punto non ho riscontrato differenze, vantaggi o svantaggi, dato che con entrambi le due
tecniche la paziente deve scoprire il petto, togliere eventuali accessori che le potrebbero dare
fastidio durante l’esecuzione dell’esame. In fine in entrambi i casi deve indossare una camicia data
dall’ospedale.
7.1.5 Posizione della paziente e del seno
Nel posizionamento della paziente la differenza consiste nel fatto che per la biopsia ad ago fine la
paziente si deve mettere seduta su una sedia rivolta davanti all’apparecchio, mentre per la biopsia al
vacuum la paziente si sdraia in posizione prono su un lettino apposito incorporato nell’apparecchio.
In entrambi i casi il seno viene compresso come per effettuare una mammografia mirata.
Il vantaggio lo riscontro nella tecnica della biopsia al vacuum dato che la paziente risulta in una
posizione più comoda, anche rispetto alla durata dell’esame, e grazie a questa posizione non può
vedere l’esecuzione della biopsia. In poche parole non vede come viene punto il suo seno (
soprattutto il calibro dell’ago, che può risultare suggestivo). Mentre lo svantaggio lo riscontro nella
biopsia ad ago fine dato che la paziente è seduta davanti al suo seno ed ha la possibilità di
visualizzare tutta l’esecuzione dell’esame.
7.1.6 Localizzazione delle microcalcificazioni
In entrambi i casi la localizzazione delle microcalcificazioni viene effettuata in un primo momento
sulla mammografia precedente, in un secondo momento vengono effettuati degli ingrandimenti
della zona interessata con delle incidenze di + 15 e – 15 gradi. Queste due incidenze permettono per
entrambe le tecniche di ottenere le coordianate elaborate dal computer.
7.1.7 Tecnica di punzione
In entrambi i casi si punge la paziente. La differenza, sotto un certo aspetto riguarda la paziente, per
il fatto che per la biopsia al vacuum, l’ago che viene utilizzato, è di calibro( 8-11 G) perciò
abbastanza rilevante. Questa caratteristica comporta una piccola incisione con il bisturi prima
dell’entrata di questo ago nel seno della paziente. Nel caso della biopsia ad ago fine questo non è
necessario perché il calibro dell’ago utilizzato è di piccolo calibro. In questo caso il vantaggio è più
sentito dalla paziente dato che nella tecnica con l’ago fine non deve essere incisa in precedenza da
un bisturi. Per quel che riguarda la qualità del tessuto asportato rilevo dei vantaggi nella tecnica al
vacuum. Questo è dato dal fatto che grazie alle caratteristiche dell’ago si riesce ad asportare molto
più materiale.
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7.1.8 Tipo di prelievo e materiale asportato
In questo caso le tecniche sono completamente differenti, uno perché nella biopsia ad ago fine si
esegue un’aspirazione del materiale con una tecnica manuale da parte del medico radiologo, mentre
nella biopsia al vacuum l’aspirazione del materiale viene effettuata grazie al vacuum, creato
dall’apparecchio.
Il vantaggio principale in quest’ultima tecnica sta nel fatto che grazie al grosso calibro dell’ago, alla
sua apertura sulla lunghezza distale, dei bordi taglienti di questa e della possibilità di ruotarlo, ci
permette di asportare dei frustoli. Queste strisce di tessuto contengono tutte le microcalcificazioni
con il rispettivo tessuto adiacente. Ciò ci porta alla conclusione di avere un estrazione completa
delle lesioni.
Un altro vantaggio è che la quantità di tessuto prelevato permette di avere dal laboratorio di
istologia una diagnosi più corretta.
Nella tecnica ad ago fine invece, l’aspirazione delle lesioni non è completa anche perché il calibro
dell’ago è fine, il medico radiologo riesce a prelevare solo una piccola quantità di tessuto. Il
materiale prelevato consiste in una piccola quantità di cellule che si trovano a nella zona dove sono
presenti le microcalcificazioni. Anche in questo caso la quantità del materiale è fondamentale per
effettuare una buona diagnosi da parte del laboratorio di citologia. Purtroppo non sempre si riesce a
prelevare quantitativi di cellule soddisfacenti per una diagnosi corretta.
7.1.9 Manipolazione e controllo del materiale prelevato
La differenza del controllo e della manipolazione del materiale prelevato sta nel fatto che con la
biopsia al vacuum ho la possibilità di radiografare i frustoli asportati e controllare, contando, che
tutte le microcalcificazioni siano presenti nel prelievo. Se questo non sussiste ho la possibilità di
ripetere o riprendere istantaneamente la biopsia. Mentre per quanto riguarda la biopsia ad ago fine
non ho la possibilità di controllare il materiale che il medico ha prelevato nella zona interessata e
perciò bisogna solo sperare che il medico abbia asportato un quantitativo di cellule sufficienti per
effettuare la diagnosi.
Per quanto riguarda la manipolazione del materiale prelevato il Tecnico di radiologia effettua i
controlli radiologici dei frustoli, mentre l’assistente di studio medico gli manipola durante
l’esecuzione della biopsia adagiandoli nei contenitori appositi, queste operazioni non comportano
rischi che potrebbero falsare il risultato del laboratorio. Dopo avere verificato che la biopsia sia
terminata l’assistente di studio medico controlla che tutto il materiale di spedizione sia controllato e
lo invia al laboratorio di istologia. Nella manipolazione delle cellule prelevate, il medico deve fare
attenzione di strisciarle correttamente sui vetrini, se questa operazione non viene effettuata in
maniera corretta si rischia di compromettere l’esito dell’esame. Il tecnico di radiologia deve
assicurarsi di imballarli in modo corretto, controllare che tutto il formulario per il laboratorio di
citologia sia compilato correttamente e spedire il tutto.
7.1.10 Medicazione del seno della paziente
Nel caso della biopsia ad ago fine la medicazione consiste nel fatto di applicare una piccola
medicazione sul punto della punzione dell’ago, mentre nella tecnica con il vacuum la medicazione
consiste all’inizio con una compressione manuale della parte del seno punta, si procede con
l’applicazione di cerotti speciali ( steri-streep ) che permettono di evitare eventuali cicatrici, si
applica poi una medicazione ed in fine si consiglia alla paziente di applicare del ghiaccio ( non
direttamente, ma avvolto in un panno) sul seno quanto si reca a casa .
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Il vantaggio in questo caso sta nella tecnica ad ago fine dato che i tempi per la medicazione sono
più brevi e che la lesione causata dalla biopsia consiste solo in un piccolo forellino. Lo svantaggio
presente nell’altra tecnica consiste nel fatto che i tempi per la paziente si allungano e che la lesione
causata dalla biopsia è più importante e probabilmente più dolente.
7.1.11 Congedo della paziente
In questo punto non riscontro differenze importanti, principalmente consiste nella spiegazione di
eventuali complicazioni che di solito sono i dolori a livello della punzione al seno appena effettuata.
Nel caso della biopsia al vacuum le si fissa un appuntamento con il ginecologo che ha effettuato la
biopsia, per darle l’esito dell’esame e per controllare la ferita sul seno. Mentre per la biopsia
stereotassica ad ago fine le si dice di fissare un appuntamento con il medico che l’ha inviata per
farsi comunicare i risultati delle analisi. Mi sembrava importante evidenziare il fatto che facendo
una biopsia al vacuum i risultati del laboratorio arrivano in 4-5 giorni, mentre con l’altra tecnica gli
riceviamo dopo 24-48 ore. Questo periodo di tempo è molto importante per la paziente perché
probabilmente più si accorciano i tempi dei risultati meno si aggrava il suo stato d’animo.
7.2 Prognosi della paziente dopo la diagnosi
7.2.1
Diagnosi negativa
Se la diagnosi della paziente ricevuta dopo la biopsia risulta negativa. In entrambi i casi la paziente
deve effettuare periodicamente delle mammografie di controllo. Nel caso della biopsia al vacuum il
medico radiologo è aiutato, nella comparazione con l’esame precedente, dalla presenza della clip
metallica. Nel caso del controllo mammografico dopo la biopsia ad ago fine il medico radiologo
deve fare più attenzione nel comparare l’esame con quello precedente, dato che non è stato inserito
un sistema di repere, che permette la localizzazione esatta di dove è stato effettuato il prelievo.
7.2.2
Diagnosi positiva
Se la diagnosi dopo la biopsia è positiva, in entrambi i casi la paziente deve sottoporsi ad un
intervento chirurgico che permette di asportare il tessuto malato. Nel caso dopo biopsia al vacuum
la paziente si reca in sala operatoria. Il chirurgo grazie alla clip metallica sa già dove effettuare
l’asportazione del tessuto. Mentre nel caso dopo la biopsia stereotassica ad ago fine la paziente di
deve ripresentare in radiologia per effettuare una marcatura al seno. Questa consiste
nell’applicazione, nella zona che presenta la patologia, di un filo metallico. Questo permette al
chirurgo durante l’operazione di riconoscere il punto esatto dove deve effettuare l’asportazione del
tessuto.
7.3 Conclusioni
Dopo avere analizzato i punti principali dell’esecuzione dei due esami posso giungere alle mie
conclusioni.
Come mostra la tabella rappresentativa (Tabella 2) i vantaggi della biopsia al vacuum sono
numericamente maggiori.
Come viene evidenziato dal testo sovrastante la biopsia al vacuum risulta essere più vantaggiosa
rispetto alla biopsia stereotassica ad ago fine. Gli aspetti di questo sono soprattutto legati al confort
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paziente ed alla riuscita di una biopsia qualitativa. Si può ben notare che la paziente risulta molto
più comoda per quel che riguarda la biopsia al vacuum, secondo me un aspetto molto importante.
Mediante questa tecnica si ha la possibilità di asportare anche in modo radicale le
microcalcificazioni.
Grazie al posizionamento della clip metallica durante la biopsia al vacuum sorgono dei vantaggi che
coinvolgono sia la paziente che il medico radiologo.
Questi vantaggi sono dati dal fatto che nei radiogrammi di controllo dopo la biopsia, questo punto
di repere permette al medico di essere sicuro di controllare in maniera più accuratamente la zona
dove sono stati asportati i frustoli di tessuto. Questo punto di repere è molto importante anche
quando la paziente deve tornare per marcare il seno con il filo metallico prima di andare in sala
operatoria. Il repere da la possibilità di individuare la zona esatta dove è presente la patologia, senza
questo sarebbe molto difficile, dato che le lesioni che caratterizzavano la patologia del tessuto sono
state asportate in precedenza.
Nei controlli radiologici, dopo la biopsia stereotassica ad ago fine, non sono presenti punti che
permettono la visualizzazione della zona dove è stato effettuato il prelievo. La comparazione
dell’esame di controllo con quello precedente può diventare più laborioso per il medico. Questo è
comportato dal fatto che non salta subito all’occhio la zona dove è stata eseguita la biopsia.
Penso che rispetto alla paziente, alla qualità del tessuto prelevato e alla prognosi della paziente,
dopo queste considerazioni, risulta più efficace la biopsia al vacuum.
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8. I requisiti del Tecnico di Radiologia
Prima di tutto voglio evidenziare il fatto che dal momento che un Tecnico di radiologia esegue degli
esami in generale, deve avere ben in chiaro ciò che ruota attorno ad essi. Questo permette di
ottimizzare la qualità del lavoro e la capacità di sapersi adattare in qualsiasi variante. Per questo in
questo capitolo voglio evidenziare le conoscenze nell’ambito dell’anatomia e patologia, del tipo di
radiazioni che vengono utilizzate e ciò che concerne la radioprotezione, negli approcci
infermieristici e organizzativi e nelle apparecchiature utilizzate.
Continuerei con l’evidenziare le capacità comunicative e di saper essere che quest’ ultimo deve
avere per avere una buona relazione con la paziente, il medico radiologo, il ginecologo e l’assistente
di studio medico.
8.1 Conoscenze tecniche e relazionali
8.1.1 Anatomia e patologia
Secondo me per riuscire ad avere una buona qualità del lavoro e una buona collaborazione con il
medico radiologo, il Tecnico di radiologia deve avere delle buone conoscenze nell’anatomia del
seno. Deve anche essere in grado di riconoscere eventuali lesioni, patologie, e soprattutto in questo
caso le microcalcificazioni.
Ci sono molti aspetti che migliorano la qualità e l’efficienza del lavoro quando il Tecnico di
radiologia presenta questi requisiti.
Posso dire che queste conoscenze vengono già applicate quando l’operatore esegue la mammografia
di controllo di una paziente. L’operatore è il primo che visualizza l’esame, e perciò avendo le
conoscenze, quando si reca per mostrare la mammografia al medico radiologo può già renderlo
attento su eventuali anomalie presenti nel seno.
Un'altra situazione dove si necessita questo tipo di conoscenze è durante l’esecuzione dei due esami
in questione. Il Tecnico di radiologia deve essere in grado di riconoscere le microcalicificazioni e
identificarle spazialmente nel seno.
Questo è molto utile quando il Medico radiologo mediante la mammografia visualizza le lesioni e le
situa topograficamente nel seno (cioè nei quadranti). Questa operazione è necessaria nel
posizionamento del seno durante i due esami. Il sapere riconoscere questa localizzazione è molto
importante per il tecnico di radiologia dato che collabora con il medico durante questa azione.
Posso continuare evidenziando il fatto che queste conoscenze insorgono anche durante i controlli
che vengono eseguiti nel corso dei due esami e nel caso della biopsia al vacuum durante il controllo
dei frustoli e il controllo dell’asportazione totale del materiale asportato.
Non per ultimo la conoscenza dell’anatomia del seno e dei suoi componenti è fondamentale e
permette al Tecnico di radiologia di impostare i dati radiologici adeguati al tipo di situazione
anatomico-strutturale.
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8.1.2 Tipo di radiazione e radioprotezione
Per iniziare voglio evidenziare il fatto che un Tecnico di radiologia diplomato e anche un allevo
Tecnico di radiologia dopo il secondo anno scolastico, ha il certificato di radioprotezione. Questo
consegue che è a conoscenza sulle norme che riguardano questa disciplina. Questo lo rende attento
e consapevole sui danni biologici che le radiazioni possono causare.
Le nozioni principali che un Tecnico di radiologia deve avere sono quelle sulle radiazioni X, che
sono appunto quelle che mi interessano parlando della biopsia ad ago fine e della biopsia al
vacuum.
Queste nozioni riguardano il sapere che le radiazioni X sono delle onde elettromagnetiche definite
ionizzanti, sono meglio specificate come onde elettromagnetiche indirettamente ionizzanti. Questo
significa che esse interagiscono con la materia cedendo la loro energia a particelle cariche. Saranno
poi queste, grazie all’energia rilasciata dai fotoni X, ad andare a ionizzare la materia.
Molto importante è la conoscenza dei parametri che caratterizzano questo tipo di radiazione. Prima
di approfondire ogni singolo parametro tengo a precisare che essi devono essere vissuti
contemporaneamente dato che sono intrinseci e non vanno vissuti separatamente. Questi sono i Kv,
che mi caratterizzano ,soprattutto, la durezza del fascio in altre parole la capacità di penetrazione
del fascio X nel materiale in esame. Questo parametro contribuisce alla formazione della radiazione
diffusa, che è dannosa per la paziente e anche per la qualità dell’immagine. E’ dannosa in quanto
essa si propaga verso molteplici direzioni. I mA mi determinano la quantità di fotoni X emessi dal
tubo radiogeno . La quantità dei fotoni mi caratterizza soprattutto contrastano l’immagine essi
contribuiscono a determinare la radiazione assorbita. Il terzo parametro sono i secondi, questi vanno
a determinare il tempo di esposizione di una radiografia.
L’adeguata manipolazione di questi parametri permette al Tecnico di radiologia di lavorare con i
criteri di radioprotezione e qualitativi per l’immagine.
8.1.3
Apparecchiature
Per lavorare in modo corretto e ottimale il Tecnico di radiologia deve conoscere le apparecchiature
che utilizza.
Queste conoscenze gli permettono di ottimizzare al massimo il suo operato. Per quel che riguarda i
due apparecchi che effettuano le biopsie in questione, la loro conoscenza strutturale, le loro
componenti e la capacità di variare queste permettono di adattare la macchina nel miglior modo
possibile per effettuare una buona biopsia.
La conoscenza di queste strutture danno la possibilità al Tecnico di radiologia, in caso di guasto o
mal funzionamento, di interagire e collaborare con il tecnico che ripara questi apparecchi. Con
l’eventuale possibilità di risolvere il problema anche per via telefonica.
8.1.4
Nozioni infermieristiche e organizzative
Durante l’esecuzione della biopsia al vacuum e della biopsia ad ago fine il tecnico di radiologia è
coinvolto nella preparazione di campi sterili, nella preparazione di siringhe, nella disinfezione
asettica e nella gestione del materiale.
Voglio evidenziare il fatto che le competenze di questo punto vengono acquisite durante la
formazione scolastica e vengono poi applicate sul posto di lavoro.
Il saper maneggiare correttamente il materiale sopraccitato è molto importante per evitare una
contaminazione e le relative conseguenze che possono insorgere.
L’esecuzione di questi esami comporta la manipolazione di materiali sopra citati e per tanto è
importante la loro organizzazione. Una buona sistemazione ed un buon ordine migliorano la qualità
del lavoro.
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La gestione dei tempi permette di rendere l’esame più sicuro e confortevole.
Un buona gestione del materiale, da parte del Tecnico di radiologia, asportato mediante le biopsie è
fondamentale, questo permette di evitare di contaminare o compromettere l’esito finale dell’esame.
8.2 Sapere essere e comunicazione
8.2.1 Il Tecnico di radiologia e la paziente
Voglio specificare che secondo me il Tecnico di radiologia è una figura molto importante per la
paziente. Questo per due motivi, uno per il fatto che una delle prime persone che vede la paziente
quando entra in ospedale è il Tecnico di radiologia. Quest’ ultimo poi la seguirà per tutta la durata
dell’esame. Il secondo motivo dell’importanza del Tecnico per la paziente è perché spesso fa da
tramite tra lei e i medici.
La relazione iniziale che si instaura tra queste due figure è quando il tecnico accoglie la paziente e
le spiega l’esecuzione dell’esame. La capacità dell’operatore sta nello spiegare in modo chiaro e
preciso lo svolgimento dell’esame, non deve utilizzare un linguaggio troppo tecnico perché si può
rischiare che la paziente non capisca.
E’ molto importante che il tecnico tenga conto dello stato d’animo della paziente e si adatti alle sue
esigenze, questo secondo me permette di mettere più a suo agio la paziente e di conseguenza avere
una migliore collaborazione.
Il Tecnico di radiologia deve essere in grado di entrare in sintonia con la paziente, perché durante
l’esecuzione di questi esami le vengono poste delle domande molto intime e personali.
8.2.2 Il Tecnico di radiologia e il Medico radiologo e Ginecologo
Il Tecnico di radiologia deve essere in grado di comunicare e collaborare in modo corretto con
queste due figure mediche.
Per fare in modo che questo avvenga il Tecnico di radiologia deve avere i requisiti che ho descritto
nel capitoletto precedente cioè le conoscenze tecniche.
Queste permettono che la comunicazione tra queste figure avvenga in modo corretto, questo perché
si utilizza un linguaggio professionale.
Il rapporto e la comunicazione con i medici risulta essere di estrema importanza anche durante lo
scambio di informazioni sull’anamnesi che il Tecnico di radiologia ha ottenuto di rettamente dalla
paziente.
8.2.3
Il Tecnico di radiologia e l’assistente di studio medico
La relazione tra queste due figure sanitarie viene riscontrata esclusivamente durante l’esecuzione
della biopsia al vacuum.
Queste due figure durante la biopsia lavorano a stretto contatto e perciò è importante che si instauri
un buon rapporto con il fine di ottenere una buona collaborazione.
L’importanza di andare d’accordo è anche quella di riuscire, oltre ad instaurare un buon rapporto
lavorativo, quello di stabilire un buon rapporto di fiducia.
Questo perché il tecnico di radiologia e l’assistente di studio medico si dividono i compiti durante
quest’ esame.
Un buon rapporto tra le due figure fa aumentare il senso di agio alla paziente perché tutto diventa
più armonico.
E’ importante che tutte le figure che ho appena citato abbiano una buona comunicazione per
garantire un buon esito dell’esame.
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9. Conclusioni
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Per rendere più chiare le mie conclusioni ho deciso di suddividere il capitolo in due parti, la prima
con le conclusioni tecniche mentre la seconda con le mie conclusioni personali.
9.1 Conclusioni Tecniche
Dopo avere steso questo lavoro ho la possibilità di rispondere ai quesiti che mi sono posta prima i
iniziare questa ricerca.
Vorrei premettere che durante questi mesi di ricerca nel mio lavoro, l’organizzazione e le tecniche
utilizzate nella diagnosi e nella terapia di un seno che presenta delle microcalcificazioni è cambiata
molto velocemente.
Inizialmente mi ero domandata, quale delle due tecnologie è più performante nella diagnosi e
nell’intervento delle microcalcificazioni del seno e perciò quale risulta più vantaggiosa per la
paziente. Un altro quesito che mi ero posta, era visualizzare le differenze ed il futuro del Tecnico di
radiologia durante questi due esami.
Nella stesura di questo lavoro, analizzando l’esecuzione e le componenti strutturali che queste
apparecchiature presentano, ho potuto fare delle considerazioni.
Per quel che riguarda la diagnosi e l’intervento sulla patologia, ho constatato che la tecnica con
della biopsia al vacuum è nettamente migliore. Questo da la possibilità al medico che la effettua, al
contrario della biopsia stereotassica ad ago fine, di asportare radicalmente le lesioni ed il tessuto
circostante. Questo comporta un vantaggio per effettuare la diagnosi e modifica in positivo la
prognosi della paziente. Questo perché dopo la biopsia al vacuum viene posizionata, nel luogo del
prelievo, una clip metallica di repere. La presenza di questa struttura permette di visualizzare il
punto esatto dove è stato eseguito il prelievo durante gli esami radiologici di controllo. La sua
importanza la si riscontra, anche nel caso, che la paziente deve effettuare l’intervento chirurgico, se
il risultato dell’esame risulta positivo.Questo perché quando torna a marcare il seno è più facile
localizzare il punto dove è presente la malattia, dato che con la biopsia si erano tolte tutte le
microcalcificazioni. Un altro vantaggio che riscontra la paziente è dato dalla posizione più comoda
durante la biopsia al vacuum. Questa è data dalla presenza di un lettino .
Per quei che riguarda il Tecnico di radiologia, il suo operato durante la biopsia stereotassica ad ago
fine riveste un ruolo più attivo. Il motivo è dato dal fatto che è l’unica persona, che con il Medico
radiologo, deve gestire l’esame e la paziente. Nella biopsia al vacuum il suo ruolo passa un po’in
secondo piano , dato che collabora con l’assistente di studio medico.
Dopo aver analizzato questi punti risulta che la tecnica al vacuum è migliore, soprattutto per quel
che riguarda la diagnosi e la prognosi della paziente. Per quel che riguarda il ruolo del tecnico di
radiologia come ho già menzionato, risulta meno attivo nell’esecuzione della biopsia mediante
l’apparecchio presente in senologia.
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9.2 Conclusioni personali
Durante la stesura del mio lavoro di diploma ho riscontrato delle difficoltà nella ricerca del
materiale. Ho potuto vedere che questa nuova tecnologia permette di sostituire anche la biopsia
stereotassica ad ago fine che viene, o meglio dire veniva, eseguita in radiologia. Questo perché
durante il periodo della mia ricerca, il reparto ha fatto adattare la nuova apparecchiatura che effettua
la biopsia al vacuum, anche per biopsie con ago fine. Questo ha portato ad uno spostamento fisico
di questa biopsia dato che ora mai si effettua con la stessa macchina di quella al vacuum.
Tutto questo per dire che il lavoro del TRM va sempre più verso una collaborazione con le figure
che lavorano nel reparto di senologia. Di conseguenza penso che dovrà amplificare la sua abilità nel
collaborare e relazionare con altre figure ospedaliere.
Il settore legato alla ricerca e alla prevenzione delle patologie al seno, oggi giorno, è in completa
evoluzione. Perciò non posso dire con certezza come sarà in futuro il ruolo del TRM in questo
campo. Sono comunque sicura che se questo si aggiorna ed è capace di adattarsi all’evoluzione il
suo operato sarà sempre presente e dinamico durante questi esami.
Sono molto contenta del tema che ho scelto perché mi ha dato la possibilità, essendo un argomento
oggi giorno molto importante, di approfondire le mie conoscenze professionali. Questo grazie anche
alla relazione che ho avuto con le differenti persone coinvolte cioè medici pazienti e l’assistente di
studio medico del reparto di senologia dell’ospedale San Giovanni.
Durante la ricerca delle informazioni per l’esecuzione del mio lavoro ho avuto la possibilità di
assistere ad una conferenza aperta al pubblico che trattava il problema del tumore al seno. Durante
questa conferenza sono stati menzionati i temi del mio lavoro di diploma, ma soprattutto la
relazione e lo stato d’animo di una donna coinvolta con la patologia del seno. E’ stato evidenziato il
fatto che tutte le persone che ruotano attorno alla paziente, oltre ad essere professionali al fine di
ottenere una buona prognosi, devono essere in grado di instaurare un buon rapporto con la paziente.
In queste persone ovviamente rientra anche il Tecnico di radiologia. Durante questo incontro, ed
alle informazioni che ho trovato realizzando il mio lavoro di diploma ho fatto tesoro di tutte le
informazioni trovate. Grazie a questo lavoro mi sento più arricchita sia sul lato professionale che su
quello personale.
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10. Ringraziamenti
Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno assistita e sopportata durante la stesura del mio
lavoro di diploma.
Voglio ringraziare innanzi tutto la Dottoressa Elena Cauzza che mi ha seguito durante tutto il mio
lavoro. L’assistente di studio medico del reparto di senologia dell’Ospedale San Giovanni che mi ha
dato la possibilità di trovare il materiale che mi serviva e mi ha dato la possibilità di effettuare delle
fotografie all’attrezzatura.
Ringrazio i miei colleghi, soprattutto il Tecnico di radiologia Laura Leoni che mi ha aiutata per lo
svolgimento di questo lavoro.
Tengo a ringraziare anche il docente che mi ha assistita in questa avventura che è Stefano Busi, e
voglio ringraziare anche i docenti di attrezzature che mi hanno fornito del materiale, Mario Bertolio
e Damiano Gatti.
Un ringraziamento particolare alla mia compagna di classe e amica Caterina Iannibelli che nei
momenti di blocco mi ha sostegno morale per terminare il mio lavoro di diploma.
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11. Bibliografia
-
DIR,dizionario italiano ragionato, g. D’anna.Sintesi, Firenze, 1989
-
Medicina Le grarzantine, Garzanti, Milano, 2000
-
Anatomia e fisiologia, Gary A. Thibodeau Kevin T. Patton, Ambrosiana, Milano,
2002
-
DVD il cancro del seno un affare di famiglia, ORCA production Novartis oncology,
2002
-
Operator’s manual, cytoguide, Philips medical Sistem, Germania
-
Guida rapida al sistema Mammotest plus, Fisher, Ginevra, 2003
-
Ecografia diagnostica ed interventistica della mammella. Michelin J., Levy L.,
Verducci, Roma, 2001
-
Appunti attrezzature, il mammografo, Damiano Gatti, Locarno, II anno
-
Appunti attrezzature, componenti radiologiche, Mario Bertolio, Locarno, I II anno
-
Appunti trattamento immagine e radioprotezione, Paolo Barro, Locarno, I II anno
-
Anatomia del Gray. i Warwick-Williams.,Zanichelli, Bologna 1980.
-
Radiologia.II volume, AUTORI: LAGALLA R. & Coll., Idelson-Gnocchi, 2000
-
www.fisher.com
-
www.jnj.com
-
www.senologia.it
-
www.breastbiopsy.com
-
www.imagins.com
-
www.winthrop.org
36
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Lavoro di diploma di Luana Hänni SSMT, 2005.