Piero Portaluppi,
Civico Planetario Ulrico Hoepli,
Milano, 1929-1930.
Progettato dall’architetto Piero Portaluppi e realizzato
in meno di un anno all’interno dei Giardini pubblici
di Porta Venezia, il Planetario viene inaugurato il 20
maggio del 1930; è donato alla città dall’editore Ulrico
Hoepli, di origini svizzere ma milanese d’adozione,
che già dalla fine dell’Ottocento si era distinto per le
numerose pubblicazioni tecnico-scientifiche. Le forme
dell’edificio, che rimandano ad una classicità arcaica e
severa, e i materiali utilizzati – il ceppo di Albino e il
marmo di Crevola d’Ossola – ne fanno uno degli episodi
architettonici più originali e rappresentativi realizzati
a Milano tra le due guerre. Un’architettura che trova
nella sapiente ed eccentrica giustapposizione di forme
pure e nella contemplazione del passato l’autentica
rappresentazione del tema monumentale, valorizzato
dallo schema a pianta centrale e dalla sequenza
classica di atrio e aula. A dominare l’edificio è la grande
cupola emisferica di quasi 20 m di diametro, rivestita
esternamente in rame, sulla cui superficie interna
vengono proiettate dallo strumento planetario le
immagini delle costellazioni e della volta celeste. Attorno
alla sala, lungo tutta la base interna della cupola, è
intagliato un profilo continuo della città di Milano che
ne riproduce lo skyline all’inizio degli anni Trenta: sono
riconoscibili il Duomo, la Galleria e molti altri edifici
monumentali della città, mentre non sono presenti,
perchè all’epoca non ancora realizzate, due icone
dell’architettura milanese come la Torre Velasca e il
Grattacielo Pirelli. La sala ha una capienza di 375 posti;
disposte secondo un andamento circolare e concentrico,
le robuste sedie Thonet, in gran parte originali e
montate su basi girevoli, permettono allo spettatore
di osservare in ogni punto le proiezioni effettuate
sulla calotta interna: l’effetto ottenuto è quello di uno
spettacolo illusionistico in cui si perdono i riferimenti
spaziali, dove le pareti lasciano il posto alla dinamica del
movimento silenzioso delle stelle.All’esterno una breve
scalinata d’ingresso conduce ad un pronao con quattro
colonne ioniche scanalate e senza base che sorreggono
un elegante timpano, richiamando l’immagine e il
carattere di un tempio classico. La cupola, di grande
impatto figurativo, emerge da un volume ottagonale
che definisce il perimetro dell’edificio all’interno dei
giardini. L’idea di un Planetario a Milano nasce dopo
l’istituzione, nel 1928, del Planetario di Roma, il primo ad
essere costruito in Italia; alla realizzazione dell’edificio
milanese collabora come responsabile scientifico
l’astronomo Emilio Bianchi, direttore dell’Osservatorio
di Brera, nel segno di una continuità che ha visto la
città ambrosiana primeggiare fin dal XVIII secolo
negli studi astronomici. Il Planetario, considerato uno
dei luoghi d’eccellenza per la divulgazione astrofisica
e astronomica, è stato più volte ristrutturato dopo
il secondo conflitto mondiale; nel 1968 il vecchio
strumento ottico-meccanico planetario Zeiss modello
II viene sostituito dal modello IV, tuttora in funzione,
e negli anni Novanta viene affiancato da un sistema di
proiezione multimediale, oggi ulteriormente potenziato
per ottenere una maggior versatilità nelle conferenze,
nei seminari scientifici e negli eventi in programma.
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