StuvEx ISMA IExT IRMACO News.08 Notiziario 8 giugno 2008 EDITORIALE REACH: la nuova direttiva europea Le aziende si sono appena lasciate alle spalle il periodo di frenesia associato alla normativa ATEX, e già devono confrontarsi con una nuova direttiva europea, REACH. Questo regolamento riguarda la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la limitazione delle sostanze chimiche. In breve, il regolamento REACH stabilisce l’obbligo di registrare tutte le sostanze con cui le persone vengono a contatto, e di definirne gli eventuali effetti nocivi. Ci si riferisce qui alla tossicità, ma anche ai rischi per l’ambiente. Ake Harmanny Senior Consulting Scientist ISMA E i rischi di esplosione? Come ci si potrebbe aspettare, nel gruppo IRMACO vediamo questa direttiva in un’ottica di parte: in quale misura essa stabilisce l’obbligo di definire indicatori del rischio di esplosione per i nuovi prodotti? Spesso vi è il problema che questi indici non sono noti, non soltanto fra gli utenti, ma anche fra i produttori. Naturalmente, i dati richiesti dal regolamento REACH riguardano soprattutto le caratteristiche associate all’ambiente e alla salute; tuttavia esso richiede ad esempio anche (facendo riferimento alla direttiva 94/9/CE, la ATEX 95!) il “gruppo di appartenenza del gas, la temperatura di auto innesco, e così via”. Questo “e così via” naturalmente è piuttosto vago... ma indica comunque che si sono considerati parametri relativi ai rischi di esplosione dei gas. Ciò che ci lascia perplessi è che il regolamento REACH non considera affatto i rischi di esplosione delle polveri. Questa direttiva contiene invece un elenco dei prodotti considerati non pericolosi. Per questi non è richiesta alcuna registrazione. L’elenco, tuttavia, comprende anche prodotti come amido, destrina e maltodestrina. Questi prodotti comportano sicuramente rischi di esplosione. Un’occasione mancata? In breve, possiamo affermare che la legislazione REACH apre uno spiraglio alla registrazione obbligatoria delle caratteristiche di rischio di esplosione dei prodotti. REACH, tuttavia, è ancora lontano dal richiedere ai produttori di fornire tutte le caratteristiche dei prodotti rilevanti per il rischio di esplosione. Un’occasione mancata? Fortunatamente si conoscono le caratteristiche del rischio esplosione di molti prodotti, quindi finché la registrazione non sarà resa obbligatoria ci si può sempre rivolgere a ISMA per ottenere queste informazioni. Grazie alle nostre infrastrutture di prova siamo anche in grado di sottoporre a prova per voi le caratteristiche dei prodotti. Ake Harmanny Senior Consulting Scientist ISMA Il vostro partner per la protezione dalle esplosioni e dagli incendi di processo IRMACO News.08 L’importanza della suddivisione in zone e la scelta delle apparecchiature Soprattutto il settore petrolchimico ha un’esperienza pluriennale con i gas e con la classificazione in zone delle aree. In base alla classificazione in zone si sceglie tuttora il materiale elettrico da utilizzare. Nell’ambito della legislazione ATEX ora occorre eseguire una classificazione in zone delle aree a rischio anche in molti altri settori industriali ove, spesso, l’esperienza è molto inferiore. Anche le industrie “delle polveri” ora devono confrontarsi con il concetto di suddivisione in zone. Le conseguenze di una suddivisione in zone non corretta, inoltre, sono molto più gravi che in passato. La suddivisione in zone, infatti, ora non è utilizzata soltanto per la scelta degli apparecchi elettrici, ma anche di quelli non elettrici. Con l’analisi dei rischi obbligatoria, inoltre, la suddivisione in zone riveste un ruolo di rilievo anche per la definizione dei rischi accettabili. Ciò vale soprattutto per la suddivisione in zone interne degli apparecchi di processo. Abbiamo approfondito questo argomento nel nostro notiziario 07. In questo articolo esamineremo gli aspetti relativi alla scelta della zona sulla base di una serie di esempi pratici. Ci occuperemo quindi anche della scelta degli apparecchi più opportuni. In quale misura, ad esempio, si possono utilizzare apparecchi certificati per una zona diversa da quella cui sono destinati Suddivisone in zone, interno (gas) Nel caso dei contenitori pieni di fluidi infiammabili la suddivisione in zone si effettua generalmente soltanto in base alla temperatura d’ignizione: • Se la temperatura d’ignizione è bassa, la zona è classificata zona 0. • Se la temperatura d’ignizione è elevata, non si effettua la suddivisione in zone. Il limite fra una temperatura bassa e una elevata non è sempre uguale. In Belgio, ad esempio, corrisponde a 50°C, mentre nei Paesi Bassi il valore limite è di 43°C. Si verificano inoltre situazioni frequenti in cui è possibile effettuare una diversa suddivisione in zone. Alcuni esempi: • Se il contenitore in questione è reso inerte, anche con una temperatura d’ignizione bassa in linea di principio non si tratta più di una miscela esplosiva. In questo caso la scelta della zona è determinata dall’affidabilità dell’inertizzazione. Se questa è molto affidabile, non si attua una suddivisione in zone, mentre se è meno affidabile, ne deriva ad esempio una suddivisione in una zona 2. • Nel caso di un deposito all’interno di un edificio che può raggiungere temperature molto elevate al sole, può essere necessario aumentare il valore soglia per la temperatura d’ignizione. • Viceversa, può essere giustificato scegliere una zona meno severa in caso di raffreddamento. Ad esempio, se un serbatoio è raffreddato con ugelli ad acqua quando la temperatura si avvicina a quella d’ ignizione, si può derogare dalla zona 0. La scelta in questo caso è determinata soprattutto dall’affidabilità del raffreddamento ad acqua, come nel caso dell’ inertizzazione. Suddivisione in zone, interno (polveri) Nel caso di un contenitore pieno di polveri (o di prodotti contenenti polvere) si definiva in passato una zona 20. Finché ciò comporta delle conseguenze ad esempio soltanto per la scelta dell’indicatore del livello, non è un grande problema. La probabilità di provocare fonti d’innesco di processo in molti casi si può ridurre notevolmente adottando i provvedimenti corretti, ma spesso non può essere totalmente esclusa. La scelta di una zona 20 significa quindi nella maggior parte dei casi la necessità di una protezione per il contenitore in questione, ad esempio tramite lo scarico della pressione o depressione. Nel caso della suddivisione in zone per le polveri, il fattore determinante per la scelta della zona è che la polvere possa diventare una miscela esplosiva. Ciò non sempre comporta la scelta di una zona 20, come risulta dai seguenti esempi pratici: • In un silo, si assume generalmente che durante il riempimento si generi una nuvola di polvere, quindi la zona corrisponde a 20. Non sempre è necessariamente così. Estese misurazioni effettuate da ISMA all’interno di sili per cereali hanno dimostrato che durante il riempimento si verifica una nuvola di polvere, ma che la concentrazione generalmente è molto inferiore al limite inferiore di esplosione. • Una miscela esplosiva di aria e polvere si crea quando gli elementi filtranti di un filtro sono puliti con un flusso di aria, in particolare vicino ad essi. Nella maggior parte dei casi, quindi, un filtro deve essere considerato appartenente alla zona 20. Questo vale ad esempio anche per un silo con filtro integrato. • Anche la parte interna dei trasportatori a coclea è spesso considerata zona 20. In considerazione del regime di rotazione spesso limitato, tuttavia, raramente si sviluppano polveri. Ciò si può costatare facilmente sollevando la porta d’ispezione durante il funzionamento. Poiché si verificano costantemente depositi di polveri che possono facilmente essere sollevate, tuttavia, si tratta in genere di una zona 21. Soltanto se il prodotto cade nella coclea da una determinata altezza, intorno al punto di caduta si può considerare spesso di una zona 20. • Un caso particolare è costituito dagli elevatori. Durante il trasporto di prodotti granulari la formazione di polveri è spesso limitata, ma si verificano dei depositi. A prima vista, quindi, si tratta anche in questo caso di una zona 21. Ai fini dell’analisi dei rischi, tuttavia, spesso gli elevatori sono considerati zona 20. custodia a tenuta di pressione > < elevatore Si veda a questo proposito il nostro articolo sugli elevatori nel notiziario 02. Data la complessità degli elevatori, e in considerazione del fatto che essi sono spesso coinvolti in esplosioni, è stato ora avviato un gruppo di lavoro europeo incaricato di stabilire una norma specifica sui rischi e la protezione degli elevatori dalle esplosioni di polveri. IRMACO parteciperà al gruppo di lavoro. Vi terremo informati sui risultati. Scelta dell’attrezzatura corretta per una determinata zona La direttiva europea 1999/92/CE (= ATEX 137), all’allegato IIB, stabilisce in proposito quanto segue: Nella misura in cui il documento di protezione dalle esplosioni non stabilisce altri requisiti basati su un’analisi dei rischi, in tutti i luoghi in cui può verificarsi un’atmosfera esplosiva, devono essere utilizzati apparecchi e sistemi di protezione conformi alle categorie previste dalla direttiva 94/9/CE. In queste zone vengono utilizzate in particolare le seguenti categorie di apparecchi, a condizione che siano idonei per gas, vapori, nebulizzazioni e/o polveri, a seconda del caso: • nella zona 0 o 20, apparecchi di categoria 1, • nella zona 1 o 21, apparecchi di categoria 1 o 2, • nella zona 2 o 22, apparecchi di categoria 1, 2, o 3. Da questo breve testo si possono trarre varie conclusioni: • Le apparecchiature certificate per il gas non possono essere automaticamente utilizzate per le polveri (e viceversa). Spesso si fanno delle eccezioni a questa regola: se l’apparecchio non è disponibile nella versione Ex per le polveri, si sceglie una versione Ex per i gas, con l’assunzione che il gas è più pericoloso delle polveri, quindi se un apparecchio è adatto per il gas, è sicuramente idoneo anche per le polveri. Questo tuttavia è un pericoloso equivoco. Ad esempio, una custodia a tenuta di pressione (Exd) può essere utilizzata per prevenire i rischi di esplosione del gas. Se in questa custodia penetrano delle polveri (una custodia Exd non è necessariamente a tenuta di polveri), tuttavia, si possono verificare dei depositi di polveri che possono dare luogo a fenomeni di combustione. Ciò provoca un marcato riscaldamento della custodia (anche all’esterno), una circostanza non accettabile in una zona di polveri. • È importante scegliere la categoria giusta. Si può sempre scegliere una categoria più severa, ma in linea di principio non una inferiore. • La prima frase (“Nella misura in cui il documento di protezione dalle esplosioni non stabilisce altri requisiti in base a un’analisi dei rischi, …”) è molto importante. Essa offre ad esempio la possibilità di scegliere un altro apparecchio se non se ne trova uno certificato per la zona richiesta. Occorre tuttavia motivare la scelta in base a un’analisi dei rischi. L’apparecchio, quindi, deve essere almeno altrettanto sicuro. Ovviamente l’analisi deve essere corredata di motivazioni scritte adeguate, ed essere inserita nel documento di protezione dalle esplosioni. Un aspetto molto importante, per cui purtroppo non vi è spazio sufficiente in questo breve testo, è che occorre sempre verificare che le condizioni riportate nel certificato in questione corrispondano con le condizioni in cui si intende applicarle. Ad esempio, se si ha un gas con una temperatura minima di innesco pari a 250°C, si dovranno utilizzare materiali della classe di temperatura T3 (temperatura minima di innesco compresa fra 200° e 300°C; ovvero: l’apparecchio non deve superare la temperatura di 200°C). Una classe di temperatura più elevata (ad esempio T4) non è un problema, ma una classe inferiore, ad esempio T2, non è sicuramente ammissibile! Anche per i sistemi di protezione questo aspetto riveste sempre una grande importanza. Molti sistemi di protezione sono certificati soltanto per alcune applicazioni definite, ad esempio per le sostanze con un valore Kst non superiore a 250 bar.m/s. Se per una determinata applicazione si ha un valore Kst di 300 bar.m/s, questo sistema non può essere utilizzato, ovviamente ad eccezione del caso in cui sia possibile motivare perché esso risulta sicuro mediante un’analisi dei rischi. Un altro aspetto che si tralascia regolarmente è che tutti i limiti riportati in un certificato si basano sulle condizioni atmosferiche. Facciamo un altro esempio: Un gas ha una temperatura minima di innesco di 250°C. Si sceglie quindi la classe T3. Nel processo in oggetto, tuttavia, si raggiungono temperature di esercizio di 150°C. Ovviamente occorre stabilire se l’apparecchio in questione è in grado di tollerarle, in base alle specifiche tecniche. Occorre anche verificare che l’apparecchio, quando la temperatura ha già raggiunto 150°C, può superare di molto 200°C (il limite per la classe T4). È molto probabile che a causa delle temperature iniziali elevate l’apparecchio possa scaldarsi molto di più. In breve: • La scelta giusta della zona riveste grande importanza. Ovviamente la classificazione non deve essere inferiore al necessario, ma una suddivisione in zone con classificazioni eccessivamente conservative può comportare costi inutilmente elevati. • Non è sufficiente verificare al momento dell’acquisto se con l’apparecchio o il sistema di protezione è stato consegnato il certificato ATEX. Occorre soprattutto leggere il certificato, comprese tutte le condizioni limitative, per verificare che sia effettivamente idoneo per l’applicazione prevista. • È ammesso utilizzare apparecchi (o sistemi) non certificati per l’applicazione in questione, ma occorre comunque motivare con un’analisi dei rischi la ragione per cui in quel caso specifico è ammesso derogare, e il livello di sicurezza previsto non ne viene compromesso. Ovviamente potete sempre rivolgervi agli specialisti di ISMA per rispondere alle domande relative alla suddivisione in zone o all’applicazione delle direttive ATEX Per ulteriori informazioni [email protected] tel. +32 3 451 01 30 ISMA amplia il suo team Per ISMA, l’ampliamento del suo team riveste un’importanza fondamentale. Ci occorre un numero sufficiente di collaboratori in possesso di una qualifica elevata per continuare a fornire pareri specializzati sui rischidi esplosione e di incendio. Con questi collaboratori aggiuntivi ISMA sarà in grado di svolgere ancora più estensivamente la funzione di consulente per la protezione degli impianti di processo. Filip Peters è ingegnere chimico civile, ed è inoltre abilitato all’insegnamento. Oltre a vari anni di esperienza di insegnamento nelle scuole superiori e di specializzazione, egli ha svolto la funzione di ingegnere di processo e di progetto presso varie industrie nei settori del gas, della refrigerazione e della depurazione delle acque. Dall’ ottobre del 2007 egli collabora con ISMA con la funzione di Consulting Scientist. I suoi principali progetti riguardano la suddivisione in zone di aree con presenza di gas, gli studi di conformità delle macchine e l’elettrostatica. Egli ha inoltre tenuto diversi corsi interni ed esterni sulle esplosioni delle polveri. Filip Peters Mathieu Cuyvers si è laureato nel 2005 in chimica (MSc). Dall’inizio di maggio del 2007 egli collabora con ISMA con la funzione di Consulting Scientist. Lo scorso anno ha svolto vari studi in diversi settori industriali, fra cui l’industria dei polimeri, il settore metallurgico e l’industria agroalimentare. Mathieu Cuyvers StuvEx International apre un ufficio operazioni in Italia Con sede centrale in Belgio e uffici in Francia e nel Regno Unito, dall’aprile del 2008 StuvEx International si espande anche verso il mercato italiano. Con oltre 16 anni di esperienza nel settore specifico della protezione dalle esplosioni, Roberto Dell’Oro, con la funzione di responsabile nazionale, si è assunto il compito di portare StuvEx a rivestire un ruolo di rilievo anche in Italia. Egli rappresenterà inoltre gli interessi di ISMA e IExT in questo mercato. Da oggi il nostro ufficio operazioni, situato in posizione strategica a Milano, è raggiungibile al seguente indirizzo: Indirizzo operativo di StuvEx in Italia Roberto Dell’Oro Corso Plebisciti 9 - 20129 Milano - Italia Tel.: +39 02 70100414 Fax: +39 02 7385763 E-mail: [email protected] www.stuvex.it StuvEx International nv Tel.: +32 3 458 25 52 E-mail: [email protected] - www.stuvex.eu StuvEx operation address France Tel.: +33 240 482 130 E-mail: [email protected] - www.stuvex.eu ISMA nv Tel.: +32 3 451 01 30 E-mail: [email protected] - www.isma.be StuvEx Safety Systems Ltd. Tel.: +44 1932 84 96 02 E-mail:[email protected] - www.stuvex.com StuvEx operation address Italy Tel.: +39 0270100414 E-mail: [email protected] - www.stuvex.it IExT nv Tel.: +32 3 458 27 41 E-mail: [email protected] - www.iext.eu E.R. : Peter Macken, Heiveldekens 8, B-2550 Kontich, Belgio Tutte le aziende facenti parte del gruppo IRMACO adottano un approccio di protezione dalle esplosioni e dagli incendi di processo in base alla propria specializzazione. ISMA è l’esperto per la parte scientifica, le consulenze e la legislazione, StuvEx per l’integrazione della protezione dei processi, la fornitura dei materiali necessari per tali progetti e la progettazione e la consegna di componenti per la protezione degli incendi di processo. IExT è fornitore di materiali standard antiesplosione.