Vol. 76; n. 3, Supplement 1, September 2004 Founded in 1924 by: G. Nicolich U. Gardini G.B. Lasio Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion SIIC Data Base Urological and Andrological Sciences XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica S.I.E.U.N. Società Italiana di Ecografia Urologica Nefrologica e andrologica Main Topic: Le Neoplasie del Rene e del Surrene Official Journal 9-12 Dicembre 2004 - Trieste of the SIUrO Giuseppe Martorana Presidente S.I.Ur.O Emanuele Belgrano Presidente del Congresso 9 Dicembre 2004 Giornata pre-congressuale dedicata al decennale della scomparsa del Prof. L. Giuliani SIUrO Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano (S.I.Ur.O.) Official Journal of the SIEUN Società Italiana di Urologia Oncologica Urological and Andrological Sciences Official Journal of the SIEUN - Official Journal of the SIUrO Indexed in Medline/Index Medicus EMBASE/Excerpta Medica Medbase/Current Opinion SIIC Data Base Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio XIV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.) Main Topic: Le Neoplasie del Rene e del Surrene Presidente S.I.Ur.O.: Prof. Giuseppe Martorana Presidente del Congresso: Prof. Emanuele Belgrano Trieste, 9-12 Dicembre 2004 Sede del Congresso: Palazzo dei Congressi, Stazione Marittima I Consiglio Direttivo e Scientifico S.I.Ur.O. Presidente Giuseppe Martorana Past President Francesco Boccardo Vice Presidente Giorgio Arcangeli Segretario e Tesoriere Alessandro Bertaccini Consiglieri Michele Battaglia, Oscar Bertetto, Enrico Bollito, Sergio Bracarda, Giario Conti, Domenico Prezioso, Gigliola Sica Comitato organizzatore locale Stefano Bianco Andrea Boltar Umberto Caramuta Sandro Ciampalini Gianluca D’Aloia Giovanni Liguori Diego Marega Gianfranco Savoca Salvatore Siracusano Moreno Tontodonati Carlo Trombetta Il Convegno è organizzato sotto il Patrocinio di: Ministero della Salute – in richiesta Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia Università degli Studi di Trieste Società Italiana di Urologia – S.I.U. Associazione Urologi Italiani – A.U.R.O. Società Italiana di Andrologia – S.I.A. Gruppo Italiano di Uropatologia – G.i.u.p. Associazione Italiana di Radiologia Oncologica – A.I.R.O. Associazione Italiana di Oncologia Medica – A.I.O.M. Società Italiana di Cancerologia – S.I.C. Società Italiana di Psiconcologia – S.I.P.O. Studi Avanzati Malattie Urologiche – S.A.M.U.R. – onlus II Cari Amici e Cari Colleghi, è con grande piacere che Vi do il benvenuto al XIV Congresso della Società Italiana di Urologia Oncologica. Il main topic di quest’anno è il Carcinoma di Rene e Surrene. Le diverse tematiche saranno approfondite e dibattute nei vari aspetti e con il contributo di numerosi esperti anche non urologi. Sarà un vero Congresso multidisciplinare così come è nella storia della Società. Il Congresso, che si articola su tre giornate, è preceduto da una giornata dedicata alla memoria del Professor Luciano Giuliani, figura fondamentale per la nascita e lo sviluppo della SIUrO. Le giornate congressuali prevedono workshop, letture magistrali, simposi, highlight sui tumori di pene, testicoli, prostata e vescica, sessioni di comunicazioni, poster, video e 12 corsi, di cui uno di chirurgia in diretta e tre pratici (hands on). Questi ultimi verranno svolti in contemporanea ma ripetuti per tutte le tre giornate congressuali. Le principali Società Scientifiche con interessi uro-oncologici, a livello nazionale ed europeo (SIU, AURO, EORTC, ESOU, ecc), sono state coinvolte ed hanno partecipato alla definizione del programma scientifico. Sono certo che anche l’interesse delle patologie trattate, lo spessore culturale degli speakers e la formula del Congresso SIUrO Vi offriranno un adeguato e importante momento di aggiornamento! È pertanto a nome di tutti i componenti del Comitato Direttivo SIUrO che rinnovo il benvenuto a questo appuntamento scientifico! Giuseppe Martorana Presidente S.I.Ur.O. Cari Colleghi, è un grande onore per i miei collaboratori e per me ospitare il Congresso di una Società che ha raggiunto un livello scientifico così elevato da rappresentare un sicuro punto di riferimento ed irrinunciabile momento di incontro per tutti gli specialisti interessati alla patologia neoplastica del surrene, dell’apparato urinario e dell’apparato genitale maschile. Nel decennale della scomparsa del Prof. Luciano Giuliani, primo Presidente e fondatore di questa Società sarà un piacere del Prof. Giuseppe Martorana, mio e mi auguro di molti di Voi, ricordarlo con una sessione di “live surgery” e la presentazione di lavori scientifici dedicati alla Sua memoria. Il programma è denso di appuntamenti di grande interesse ma io spero che tutti voi possiate trovare un poco di tempo per visitare qualche angolo della città o dei suoi dintorni. La sede congressuale è situata in una posizione strategica per questo scopo: in pochi minuti a piedi si arriva alle stradine della vecchia Cavana e del Ghetto, ricche di piccoli negozi di artigianato e di antiquariato. In meno di mezz’ora ci si può arrampicare, passando attraverso l’Arco Romano di Riccardo, sino alla Chiesa di San Giusto nella quale si apprezza la continuità dal Luogo Sacro dell’Età Romana con quello Bizantino e via via Romanico che riunisce, perfettamente conservato, in un tutt’uno i differenti edifici, molti dei quali ricoperti da magnifici mosaici. Se si vuole salire ancora un poco, dalle torri del Castello di San Giusto si può apprezzare uno dei più bei panorami a 360° che una città possa offrire. Da lontano si vedono i castelli di Miramare, la cui visita è senz’altro consigliabile a chi ha amore per le cose antiche e per la Storia, e quello di Duino che si può raggiungere attraverso una indimenticabile passeggiata sul ciglio della scogliera dedicata al poeta Rilke. Sono certo che Trieste darà il suo contributo al successo del Congresso con il suo fascino, la sua tradizionale ospitalità, la sua cucina e le sue capacità organizzative. Emanuele Belgrano Presidente del Congresso III Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica PROGRAMMA SCIENTIFICO Giovedì, 9 dicembre 2004 - N° Crediti ECM* Giuliani’s Day 08.00 - 08.15 Compilazione questionario di verifica Sala Saturnia - Corso Chirurgia in diretta 08.15 - 14.15 Dalla Sala Operatoria Moderatori: Lotti T. (Napoli), Rizzo M. (Firenze) Prostatectomia Radicale Laparoscopica (Sala A) Operatore di sala operatoria: Martorana G. (Bologna) Prostatectomia Radicale Nerve Sparing con Linfadenectomia (Sala B) Operatore di sala operatoria: Carmignani G. (Genova) Nefrectomia allargata (Sala B) Operatore di sala operatoria: Belgrano E. (Trieste) Letture su: La prostatectomia video laparoscopica Relatore: Gaboardi F. (Milano) La prostatectomia Radicale Open Relatore: Puppo P. (Genova) La chirurgia del rene Relatore: Giberti C. (Savona) 14.15 - 16.00 Inaugurazione e cocktail di benvenuto Seduta Plenaria - Sala Saturnia 16.00 - 16.45 Corso - La prima chirurgia urologica ModeratorI: Laurenti C. (Roma), Micali F. (Roma) Le vie di accesso in chirurgia urologica Relatore: Giberti C. (Savona) Le derivazioni urinarie Relatore: Gaboardi F. (Milano) 16.45 - 17.30 Corso - Le chirurgie urologiche più recenti ModeratorI: Varaldo M. (Genova), Di Silverio F. (Roma) La chirurgia andrologica Relatore: Trombetta C. (Trieste) La chirurgia della incontinenza urinaria Relatore: Siracusano S. (Trieste) 17.30 - 18.15 Corso - La calcolosi urinaria ModeratorI: Pescatore D. (Sanremo), Polito M. (Ancona) Il primo stone centre: ricordi e attualità Relatore: Bottino P. (Genova) La prevenzione delle recidive e la miniinvasività Relatore: Bottino P. (Genova) L'iperparatiroidismo Relatore: Repetto U. (La Spezia) 18.15 - 18.45 Lettura magistrale - il PONCAP Presenter: Martorana G. (Bologna) La prima esperienza di cooperazione multidisciplinare in uro-oncologia Relatore: Boccardo F. (Genova) 18.45 - 19.00 Compilazione questionario di verifica *Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 IV Venerdì, 10 dicembre 2004 - N° Crediti ECM* 07.45 - 08.00 Compilazione questionario di verifica Seduta Plenaria - Sala Saturnia 08.00 - 09.30 Corso - Patologia delle neoplasie renali (in collaborazione con GIUP) Moderatori: Silvestri F. (Trieste), Bollito E. (Torino) Classificazioni del carcinoma renale Relatore: Montironi R. (Ancona) Cosa c’è di nuovo sulla stadiazione pTNM del carcinoma renale Relatore: Mikuz G. (Innsbruck - Austria) Le patologie pediatriche del rene Relatore: Collini P. (Milano) PEC-oma: aggiornamento Relatore: Pea M. (Verona) 09.30 - 10.00 Lettura magistrale - Giuliani lecture Presenter: Martorana G. (Bologna) "Il futuro dell'urologia" Relatore: Debruyne F. (GA, Nijmegen) 10.00 - 11.00 Workshop - Il ruolo della chirurgia nelle neoplasie renali avanzate Moderatori: Bono A.V. (Varese), Rocco F. (Milano) La trombosi cavale Relatore: Cosciani Cunico S. (Brescia) Le nefrectomie "difficili" Relatore: Zattoni F. (Udine) Il ruolo della linfectomia Relatore: Carmignani G. (Genova) 11.00 - 11.30 Last year highlight Presenter: Bertaccini A. (Bologna) I tumori della prostata Relatore: Prayer Galletti T. (Padova) Sale Oceania A, B, C - Sala Vulcania 1 11.30 - 12.30 Comunicazioni / Comunicazioni selezionate/ Video 12.30 - 13.00 Lettura magistrale Presenter: Bracarda S. (Perugia) Seduta Plenaria - Sala Saturnia Fattori prognostici Relatore: Boccardo F. (Genova) 13.00 - 14.30 Lunch Simposio - ELI LILLY La Gemcitabina nel trattamento delle neoplasie della vescica: dalle forme superficiali alle forme avanzate, novità e conferme Moderatori: Bono A.V. (Varese), Bartoletti R. (Firenze) Razionale di impiego della Gemcitabina nel carcinoma superficiale della vescica Relatore: De Berardinis E. (Roma) L'attività clinica della Gemcitabina nei pazienti con neoplasia vescicale superficiale a rischio intermedio Relatore: Casetta G. (Torino) * Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII. V Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Il trattamento dei pazienti affetti da carcinoma superficiale della vescica refrattario al BCG: esistono nuove opzioni terapeutiche? Relatore: Gunelli R. (Forlì) Stato dell’arte nel trattamento delle forme infiltranti e metastatiche del carcinoma della vescica Relatore: Cortesi E. (Roma) 14.45 - 15.45 Workshop - Recenti progressi nella diagnostica delle masse renali Moderatori: Trombetta C. (Trieste), Bertolotto M. (Trieste) Novità in campo di imaging ecografico con mezzo di contrasto Relatore: Siracusano S. (Trieste) La diagnosi differenziale delle piccole lesioni renali Relatore: Pavlica P. (Bologna) Il ruolo dell'imaging intraoperatorio Relatore: Liguori G. (Trieste) Hall 15.45 - 16.30 Poster - Meet the Authors & Coffee break 16.30 - 17.45 Workshop - Ruolo della chirurgia e della radioterapia nel trattamento delle metastasi delle neoplasie renali ModeratorI: Battaglia M. (Bari), Pizzocaro G. (Milano) Seduta Plenaria - Sala Saturnia Trattamento chirurgico delle metastasi polmonari e stop-flow delle forme inoperabili resistenti alla terapia medica Relatore: Bovolato P. (Brescia) Chirurgia di "parete" nelle metastasi toraciche Relatore: Incarbone M. (Rozzano) Trattamento delle metastasi ossee Relatore: Ippolito V. (Brescia) Il ruolo della radioterapia Relatore: Arcangeli G. (Roma) Sala Oceania C 17.45 - 19.45 Hands on - Corso pratico - Laparoscopia ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano) Introduzione Relatore: Martorana G. (Bologna) Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo) Tecnica chirurgica nella VLRP Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna) Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano) Risultati funzionali ed oncologici della VLRP Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna) Conclusioni del corso Relatore: Guazzoni G. (Milano) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti del Pelvic Trainer Sala Oceania B 17.45 - 19.45 Biopsia prostatica ecoguidata ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 VI Introduzione e presentazione del corso Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso) Indicazioni alla biopsia Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste) Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia) Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso) Biopsia transrettale (film) Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste) Biopsia transperineale (film) Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova) Biopsia doppler guidata (film) Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone) Numero e sede dei prelievi Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza) Le "rebiopsie" Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova) La biopsia dopo radioterapia Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano) La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia; Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia) Lo "specimen" bioptico Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti Sala Vulcania 17.45 - 19.45 Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico Moderatore: Conti G. (Como) Definizione e diagnosi della ripresa locale Relatore: Scattoni V. (Milano) Radioterapia dopo prostatectomia radicale Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese) Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva Relatore: Terrone C. (Orbassano) hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Conti G. (Como) Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Nava L. (Milano) Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano) Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Galosi A. (Ancona) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti 19.45 - 20.00 VII Compilazione questionario di verifica Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Sabato, 11 dicembre 2004 - N° Crediti ECM* 07.45 - 08.00 Compilazione questionario di verifica Seduta plenaria - Sala Saturnia 08.00 - 09.00 Corso - Immunoterapia ModeratorI: Boccardo F. (Genova), Bracarda S. (Perugia) Fattori prognostici per risposta ad IL-2 Relatore: Galligioni E. (Trento) IL-2 ad alte dosi in bolo ed infusione continua Relatore: Ruggeri E. (Roma) IL-2 a basse dosi+INF-alpha Relatore: Bracarda S. (Perugia) Immunoterapia adiuvante, stato attuale Relatore: Passalacqua R. (Parma) 09.00 - 10.00 Corso - Immuno-chemioterapia ModeratorI: Ceccherini R. (Trieste), Manzione L. (Potenza) Interferon e vinblastina Relatore: Cortesi E. (Roma) Schemi con 5-Fluorouracile Relatore: Bertetto O. (Torino) Schemi con gemcitabina Relatore: Guida M. (Bari) Nuovi approcci terapeutici Relatore: Tuveri G. (Trieste) 10.00 - 10.30 Lettura magistrale - Lettura AIEOP Presenter: Schleef J. (Trieste) Il tumore di Wilms Relatore: Burnelli R. (Bologna) 10.30 - 11.30 Simposio satellite - AVENTIS Recenti innovazioni nel trattamento del carcinoma prostatico ModeratorI: Dogliotti L. (Torino), Martorana G. (Bologna) Ruolo di Docetaxel nel trattamento del carcinoma prostatico ormonorefrattario Relatore: Bertetto O. (Torino) Prospettive future derivanti dall'impiego dei nuovi farmaci biologici Relatore: Bracarda S. (Perugia) 11.30 - 12.00 Last year highlight Presenter: Conti G. (Como) I tumori del testicolo Relatore: Salvioni R. (Milano) Sale Oceania A, B, C, Sala Vulcania 1 12.00 - 13.00 Comunicazioni / comunicazioni selezionate / video Seduta plenaria - Sala Saturnia 13.00 - 14.30 Lunch simposio - NOVARTIS Prevenzione degli eventi scheletrici nel carcinoma prostatico: quando e a chi? Discussione di casi clinici Provoker: G. Conti (Como) Panel list: Boccardo F. (Genova), Bertaccini A. (Bologna), Vavassori V. (Varese) * Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 VII VIII 14.45 - 16.15 Corso - Ricerca di base - angiogenesi e proteine di adesione (in collaborazione con SIC) Moderatori: Barone C. (Roma), Sica G. (Roma), Cittadini A. (Roma) Basi cellulari e molecolari dell'angiogenesi Relatore: Presta M. (Brescia) Livelli di IL-6 e VEGF in pazienti con carcinoma renale metastatico sottoposti a trattamento con talidomide Relatore: Bracarda S. (Perugia) Proteine di adesione e tumori dell'apparato urogenitale Relatore: Sica G. (Roma) Sale Oceania A, C, Sale Vulcania e Vulcania 1 16.15 - 17.00 Comunicazioni / video Seduta plenaria - Sala Saturnia 17.00 - 17.30 Lettura magistrale - ESOU lecture Presenter: Bertaccini A. (Bologna) Epidemiologia ed eziologia Relatore: Turkeri L. (Istambul, Turchia) Sala Oceania C 17.30 - 19.30 Hands on - Corso pratico - Laparoscopia ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano) Introduzione Relatore: Martorana G. (Bologna) Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo) Tecnica chirurgica nella VLRP Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna) Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano) Risultati funzionali ed oncologici della VLRP Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna) Conclusioni del corso Relatore: Guazzoni G. (Milano) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti del Pelvic Trainer Sala Oceania B 17.30 - 19.30 Biopsia prostatica ecoguidata ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Introduzione e presentazione del corso Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso) Indicazioni alla biopsia Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste) Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia) Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso) Biopsia transrettale (film) Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste) Biopsia transperineale (film) Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova) Biopsia doppler guidata (film) Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone) Numero e sede dei prelievi Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza) Le "rebiopsie" Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova) IX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica La biopsia dopo radioterapia Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano) La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia; Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia) Lo "specimen" bioptico Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti Sala Vulcania 17.30 - 19.30 Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico Moderatore: Conti G. (Como) Definizione e diagnosi della ripresa locale Relatore: Scattoni V. (Milano) Radioterapia dopo prostatectomia radicale Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese) Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva Relatore: Terrone C. (Orbassano) Hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Conti G. (Como) Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Nava L. (Milano) Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano) Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Galosi A. (Ancona) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti 19.30 - 19.45 Compilazione questionario di verifica Sala Vulcania 08.30 - 13.00 Corso per infermieri (Programma pag. XIII) 19.30 - 20.30 Seduta amministrativa (Nel corso della seduta amministrativa verranno premiate le 4 comunicazioni migliori tra le comunicazioni selezionate) Domenica, 12 dicembre 2004 - N° Crediti ECM* 07.45 - 08.00 Compilazione questionario di verifica Seduta Plenaria - Sala Saturnia 08.00 - 09.30 Corso - Chirurgia delle forme localizzate Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Pagano F. (Padova) Introduzione Relatore: Pagano F. (Padova) La chirurgia a cielo aperto Relatore: Carini M. (Firenze) La chirurgia laparoscopica Relatore: Scarpa R. (Orbassano) Terapie alternative conservative Relatore: Altieri V. (Napoli) * Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 X Il follow-up Relatore: Melloni D. (Messina) Conclusioni Relatore: Belgrano E. (Trieste) 09.30 - 10.00 Lettura magistrale - EORTC Lecture Presenter: Prezioso D. (Napoli) Nuovi protocolli EORTC sui tumori del rene e del surrene Relatore: Kirkali Z. (Izmir, Turchia) 10.00 - 11.30 Workshop - Chirurgia del surrene Moderatori: Motta M. (Catania), Fontana D. (Torino) Inquadramento anatomo patologico Relatore: Scarpelli M. (Ancona) L'incidentaloma surrenalico: trattamento vs osservazione Relatore: Bellantone R. (Roma) Le complicanze mediche e chirurgiche della surrenectomia mono e bilaterale Relatore: Selvaggi F. (Bari) Il carcinoma del surrene: il trattamento delle forme avanzate Relatore: Dogliotti L. (Orbassano) Il follow-up nel feocromocitoma surrenalico Relatore: Nardecchia A. (Bari) 11.30 - 12.00 Lettura magistrale - Genetica Presenter: Battaglia M. (Bari) Il ganglioneuroblastoma ed il feocromocitoma Relatore: Lasorella A. (New York, U.S.A.) 12.00 - 12.30 Last year highlight Presenter: Prezioso D. (Napoli) I tumori della vescica Relatore: Bassi P. (Padova) 12.30 - 13.00 Last year highlight Presenter: Pavone M. (Palermo) I tumori del pene Relatore: Pizzocaro G. (Milano) Hall 13.00 - 13.45 Poster - Meet the Authors & buffet Sala Oceania C 13.45 - 15.45 Hands on - Corso pratico - Laparoscopia ModeratorI: Martorana G. (Bologna), Guazzoni G. (Milano) Introduzione Relatore: Martorana G. (Bologna) Pneumoperitoneo e vie di accesso della VLRP Relatori: Grosso G. (Peschiera del Garda), Disanto V. (Aquaviva delle Fonti), Martina G. (Sondalo) Tecnica chirurgica nella VLRP Relatori: Pansadoro V. (Roma), Cestari A. (Milano), Manferrari F. (Bologna) Tecniche di emostasi e di struttura utilizzabili nella VLRP Relatori: Bianchi G. (Modena), Simonato A. (Milano), Porpiglia F. (Orbassano) Risultati funzionali ed oncologici della VLRP Relatori: Gaboardi F. (Milano), Amenta M. (Peschiera del Garda), Bertaccini A. (Bologna) Conclusioni del corso Relatore: Guazzoni G. (Milano) XI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo da parte dei partecipanti del Pelvic Trainer Sala Oceania B 13.45 - 15.45 Biopsia prostatica ecoguidata ModeratorI: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Introduzione e presentazione del corso Relatori: Fandella A. (Treviso), Guazzieri S. (Belluno) Cenni di fisica degli ultrasuoni - L’effetto doppler ed i mezzi di contrasto ecografici Relatori: Virgili G. (Roma), Faggiano I. (Treviso) Indicazioni alla biopsia Relatori: Bertaccini A. (Bologna), Galosi A. (Ancona), Trombetta C. (Trieste) Tecnica, materiali e preparazione del paziente (antibiotico-consenso-cenni anestesia) Relatori: De Luca S. (Torino), D'Incà G. (Belluno), Drago G. (Treviso) Biopsia transrettale (film) Relatori: Gunelli R. (Forlì), Scattoni V. (Milano), Liguori G. (Trieste) Biopsia transperineale (film) Relatori: Zambolin T. (Brescia), Martino P. (Bari), Milani C. (Padova) Biopsia doppler guidata (film) Relatori: Buttazzi L. (Pordenone), Maruzzi D. (Pordenone) Numero e sede dei prelievi Relatori: Manferrari F. (Bologna), Consonni P. (Castellanza) Le "rebiopsie" Relatori: Introini C. (Genova), Fandella A. (Treviso), Prayer Galletti T. (Padova) La biopsia dopo radioterapia Relatori: Signor M. (Udine), Bortolus R. (Aviano) La biopsia dell’anastomosi dopo prostatectomia; Relatori: Nava L. (Milano), Berté R. (Gorizia) Lo "specimen" bioptico Relatori: Camilot D. (Trieste), Schneider M. (Trieste), Bussani R. (Trieste) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti Sala Vulcania 13.45 - 15.45 Trattamento della recidiva locale di carcinoma prostatico Moderatore: Conti G. (Como) Definizione e diagnosi della ripresa locale Relatore: Scattoni V. (Milano) Radioterapia dopo prostatectomia radicale Relatori: Valdagni R. (Milano), Vavassori V. (Varese) Prostatectomia radicale dopo radioterapia definitiva Relatore: Terrone C. (Orbassano) Hifu: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Conti G. (Como) Brachiterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Nava L. (Milano) Radiofrequenza: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Bergamaschi F. (Melegnano) Crioterapia: indicazioni e limiti nella ripresa locale Relatore: Galosi A. (Ancona) Dimostrazioni tecniche sull'uso delle strumentazioni con utilizzo delle attrezzature da parte dei partecipanti 15.45 - 16.00 Compilazione questionario di verifica Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XI XII PROGRAMMA CORSO INFERMIERISTICO Sabato, 11 dicembre 2004 - 3 Crediti ECM* Sala Vulcania 07.45 – 08.00 Registrazione corsisti e compilazione questionario di verifica 08.00 – 08.15 Saluto Autorità 08.15 – 10.00 I SESSIONE Laparoscopia Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Sanseverino C. (Trieste) Laporoscopia renale: Il punto di vista del chirurgo Relatore: Siracusano S. (Trieste) Laparoscopia prostatica: Il punto di vista del chirurgo Relatore: Savoca G. (Trieste) Aspetto infermieristico di sala operatoria Relatore: Marega R. (Bologna) Aspetto infermieristico di unità operativa Relatore: Russo M. (Torino) Riabilitazione urinaria Relatore: Saurin B. (Udine) Riabilitazione sessuale Relatore: Sanseverino C. (Torino) 10.00 – 11.15 II SESSIONE Endoscopia uretrale Moderatori: Martorana G. (Bologna), Bagagiolo M. (Trieste) Il punto di vista del chirurgo Relatore: Ciampalini S. (Trieste) Aspetto infermieristico di sala operatoria Relatore: Fuk P. (Trieste) Aspetto infermieristico di unità operativa Relatore: Grdina S. (Trieste) 11.15 – 12.50 III SESSIONE Derivazioni urinarie Moderatori: Belgrano E. (Trieste), Federico E. (Trieste) Derivazioni urinarie esterne: Il punto di vista del chirurgo Relatore: Savoca G. (Trieste) Derivazioni urinarie ortotopiche: Il punto di vista del chirurgo Relatore: Siracusano S. (Trieste) Il posizionamento del paziente in sala operatoria Relatore: Ciampalini S. (Trieste) Aspetto infermieristico-enterostomista Relatore: Federico E. (Trieste) Aspetto infermieristico in unità operativa Relatore: Federico E. (Trieste) 12.50 14.00 IV SESSIONE Incontinenza urinaria Moderatori: Di Benedetto P. (Udine), Bevilacqua I. (Udine) Il punto di vista dell’Urologo Relatore: Siracusano S. (Trieste) Il punto di vista del Fisiatra Relatore: Di Benedetto P. (Udine) Aspetto infermieristico Relatore: Bevilacqua I. (Udine) 14.00 – 14.15 Compilazione questionario di verifica * Per le modalità con cui vengono assegnati i Crediti ECM, consultare la Sez. ECM o L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA a pag. XXXII. XIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica TIMETABLES Giovedì, 9 dicembre 2004 - Giuliani’s day (totale ore ECM: 9) 08.00-08.15 Compilazione questionario di verifica ECM 08.15-14.45 SALA SATURNIA Corso: Chirurgia in diretta Letture preliminari agli interventi La prostatectomia video laparoscopica dalla Sala Operatoria A dalla Sala Operatoria B Prostatectomia Radicale Laparoscopica La chirurgia del rene Nefrectomia allargata La prostatectomiaradicale open Prostatectomia radicale nerve sparing con linfadenectomia Discussione 14.15-16.00 16.00-16.45 Inaugurazione e Cocktail de benvenuto SALA SATURNIA Corso: La prima chirurgia urologica Le vie di accesso in chirurgia urologica Le derivazioni urinarie 16.45-17.30 Corso: Le Chirurgie Urologiche più recenti La chirurgia andrologica La chirurgia della Incontinenza Urinaria 17.30-18.15 Corso: La calcolosi urinaria Il primo Stone Centre: ricordi e attualità La prevenzione delle recidive e la mininvasività L’iperparatiroidismo 18.15-18.45 Lettura Magistrale: il PONCAP La prima esperienza di cooperazione multidisciplinare in uro-oncologia 18.45-19.00 Compilazione questionaria di verifica ECM Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Venerdì, 10 dicembre (totale ore ECM: 8) 07.45-08.00 08.00-09.30 Compilazione questionario di verifica ECM SALA SATURNIA Corso: Patologia delle Neoplasie Renali (in collaborazione con GIUP) Classificazioni del carcinoma renale Cosa c’è di nuovo sulla stadiazione pTNM del carcinoma renale Le patologie pediatriche del rene PEC-oma: aggiornamento 09.30-10.00 Giuliani Lecture “Il futuro dell’Urologia” 10.00-11.00 Workshop: Il ruolo della chirurgia nelle Meoplasie renali avanzate La trombosi cavale Le nefrectomie “difficili” Il ruolo della linfectomia 11.00-11.30 Last year Highlight I tumori della prostata 11.30-12.30 12.30-13.00 Lettura Magistrale Fattori prognostici 13.00-14.30 Lunch Simposio - NOVARTIS Prevenzione degli eventi scheletrici nel carcinoma prostatico: quando e a chi? Discussione di casi clinici 14.45-15.45 Workshop: Recenti progressi nella diagnostica delle masse renali Novità in campo di imaging ecografico con mezzo di contrasto La diagnosi differenziale delle piccole lesioni renali Il ruolo dell'imaging intraoperatorio 15.45-16.30 Poster: meet the authors and coffee breack 16.30-17.45 Workshop: Ruolo della chirurgia e della radioterapia nel trattamento delle metastasi delle neoplasie renali Trattamento chirurgico delle metastasi polmonari e stop-flow delle forme inoperabili resistenti alla terapia medica Chirurgia di "parete" nelle metastasi toraciche Trattamento delle metastasi ossee Il ruolo della radioterapia SALA VULCANIA 1 SALA VULCANIA OCEANIA A OCEANIA B OCEANIA C Video Comunicazioni Comunicazioni Comunicazioni Videolaparoscopia di rene prostata e vescica Chirurgia dei tumori della prostata Rene Miscellanea Terapia medica e terapia radiante dei tumori della prostata Comunicazioni Selezionate Ricerca sperimentale e terapia radiante 17.45-19.45 21.00 XV Hands on technologies Trattamento della recidiva loale di carcinoma prostatico Cena di gala Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 Hands on technologies Biopsia prostatica ecoguidata Hands on technologies Laparoscopia XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Sabato, 11 dicembre (totale ore ECM: 7) 07.45-08.00 08.00-09.00 Compilazione questionario di verifica ECM SALA SATURNIA SALA VULCANIA 1 Corso: immunoterapia Fattori Prognostici per risposta ad IL-2 IL-2 ad alte dosi in bolo ed infusione continua IL-2 a basse dosi+INF-α (sc) Immunoterapia adiuvante, stato attuale 08.15-13.00 0.90-10.00 SALA VULCANIA Corso: immuno-chemioterapia Interferon e vinblastina Schemi con 5-fluorouracile Schemi con gemcitabina Nuovi approcci terapeutici Endoscopia uretrale 10.30-11.30 Simposio Satellite - AVENTIS Recenti innovazioni nel trattamento del carcinoma prostatico Ruolo di docetaxel nel trattamento del carcinoma prostatico ormonorefrattario Prospettive future derivanti dall'impiego dei nuovi farmaci biologici Derivazioni urinarie Video 13.00-14.30 Lunch Simposio - ELI LILLY. La gemcitabina nel trattamento delle neoplasie della vescica: dalle forme superficiali alle forme avanzate, Novità e conferme Razionale di impiego della gemcitabina nel carcinoma superficiale della vescica L’attività clinica della gemcitabina nei pazienti con neoplasia vescicale superficiale a rischio intermedio Il trattamento dei pazienti con carcinoma superficiale della vescica refrattario al BCG: esistono nuove opzioni terapeutiche? Stato dell’arte nel trattamento delle forme infiltranti e metastatiche del carcinoma della vescica 14.45-16.15 Corso: Ricerca di base (in collaborazione con SIC) angiogenesi e proteine di adesione Basi cellulari e molecolari dell'angiogenesi Livelli di IL-6 e VEGF in pazienti con carcinoma renale metastatico sottoposti a trattamento con talidomide Proteine di adesione e tumori dell'apparato urogenitale 16.15-17.00 19.30-19.45 19.30-20.30 Comunicazioni Comunicazioni Comunicazioni selezionate Terapia chirurgica e terapia medica Incontinenza Urinaria Last Year Highlight I tumori del testicolo 12.00-13.00 17.30-19.30 OCEANIA C Laparoscopia Lettura AIEOP Il tumore di Wilms 17.00-17.30 OCEANIA B Corso per infermieri Compilazione questionario di verifica 10.00-10.30 11.30-12.00 OCEANIA A Chirurgia open Compilazione questionario di verifica Diagnostica e terapia Biopsia prostatica chirurgica dei tumori del rene Video Miscellanea Comunicazioni Miscellanea Comunicazioni Terapia medica e chirurgica dei tumori della vescica Comunicazioni Prostata ricerca sperimentale ESOU Lecture Epidemiologia ed eziologia Hands on Technologies Trattamento della recidiva loale di carcinoma prostatico Hands on Technologies Biopsia prostatica ecoguidata Hands on Technologies Laparoscopia Compilazione questionario di verifica Seduta amministrativa (nel corso della seduta amministrativa verranno premiate le 4 comunicazioni migliori tra le comunicazioni selezionate) Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XVI Domenica, 12 dicembre (totale ore ECM: 7) 07.45-08.00 08.00-09.30 Compilazione questionario di verifica ECM SALA SATURNIA Corso: Chirurgie delle forme localizzate Introduzione La chirurgia a cielo aperto La chirurgia laparoscopica Terapie alternative conservative Il follow-up Conclusioni 09.30-10.00 EORTC Lecture Nuovi protocolli EORTC sui tumori del rene e del surrene 10.00-11.30 Workshop: Chirurgia del surrene Inquadramento anatomo patologico L'incidentaloma surrenalico: trattamento vs osservazione Le complicanze mediche e chirurgiche della surrenectomia mono e bilaterale Il carcinoma del surrene: il trattamento delle forme avanzate Il follow-up nel feocromocitoma surrenalico 11.30-12.00 Lettura magistrale: Genetica Il ganglioneuroblastoma ed I tumori della vescica 12.00-12.30 Last Year Highlight I tumori della vescica 12.30-13.00 Last Year Highlight I tumori del pene 13.00-13.45 Poster: Meet the Authors and buffet SALA VULCANIA 1 13.45-15.45 15.45-16.00 XVII SALA VULCANIA Hands on technologies Trattamento della recidiva loale di carcinoma prostatico Compilazione questionario di verifica ECM Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 OCEANIA A OCEANIA B OCEANIA C Hands on technologies Biopsia prostatica ecoguidata Hands on technologies Laparoscopia XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SESSIONI Venerdì, 10 dicembre 2004 ore 11.30 -12.30 sala VULCANIA – COMUNICAZIONI - Chirurgia dei tumori della prostata Moderatori: Morgia G., Prezioso D. 88 - CROMOGRANINA A SIERICA PREOPERATORIA NEL PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: QUALE VALORE PREDITTIVO? Masieri L1, Serni S1, Lapini A1, Nesi G2, Carloni M1, Corvino C1, Meliani E1, Carini M1 1 Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M.Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica Università degli studi di Firenze 105 - SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, CON PSA COMPRESO FRA 20 E 100 ng/ml: ANALISI DEI FATTORI PREDITTIVI PREOPERATORI Zaramella S1, Sala M1, Vidali M2, Monesi G1, Kocjancic E1, Gontero P1, Ceratti G1, Favro M1, Marchioro G1, Pisani R1, Frea B1 1 Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Scienze Mediche Università degli Studi del Piemonte Orientale 107 - RISPARMIO DELLE VESCICHETTE SEMINALI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA Mari M1, Ambu A1, Guercio S3, Tamagnone A2, Bollito E2, Bellina M1 1 U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli; 2Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano; 3Clinica Universitaria II, Azienda Ospedaliera Molinette, Torino 137 - TERAPIA NEOADIUVANTE E PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA VALUTAZIONE Mearini L, Mearini E, Zucchi A, Fornetti P, Porena M Clinica Urologica, Università di Perugia 144 - RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA PELVICA (LND) NELLA NEOPLASIA PROSTATICA (CAP) NON AVANZATA Matei DV1, Gandini S2, Longaretti N3, Mariani L2, Rocco B1, Varela R1, Verweij F1, Scardino E1, de Cobelli O1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Biostatistica; 3Data Manager, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 149 - RISULTATI ONCOLOGICI E DI QUALITÀ DI VITA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE vs RETROPUBICA Cai T1, Gacci M1, Travaglini F1, Berdondini E1, Rizzo M1, Bartoletti R1, Nesi G2 1 Clinica Urologic; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze 169 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ADIUVANTE ALLA RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Roscigno M1, Cozzarini C2, Mazzoccoli B1, Scattoni V1, Pasta A1, Bertini R1, Da Pozzo LF1, Montorsi F1, Rigatti P1 1 Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università "Vita e Salute" Ospedale San Raffaele, Milano 178 - LA LINFADENECTOMIA NEL CARCINOMA PROSTATICO: ESTENSIONE DELLE INDICAZIONI Fasolis G, Lacquaniti S, Fasolo PP, Conti E, Sebastiani G, Mandras R, Puccetti L SOC Urologia, Ospedale "S. Lazzaro", Alba (CN) 201 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: UNA PROVATA ALTERNATIVA CHIRURGICA Galli S, Simonato A, Bozzola A, Gregori A, Lissiani A, Radice R, Gaboardi F U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera L. Sacco, Milano 218 - DUE ANNI DI PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI A BREVE TERMINE. Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Garofalo M, Costa F, Viola D, Malizia M, Palmieri F, Severini E, Vitullo G Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna ore 11.30 -12.30 - Sala OCEANIA A - COMUNICAZIONI - Rene Miscellanea Moderatori: Mazza Balbi C. 64 - ESPRESSIONE E SIGNIFICATO FUNZIONALE DEL SISTEMA CD40-CD154 NEL CARCINOMA DI CELLULE RENALI: STUDIO IN 24 PAZIENTI Volpe A1, Bussolati B2, Graziano M.E1, Camussi G2, Ferrando U1 1 S.C. Urologia 3 D.O., A.S.O.; 2Laboratorio di immunopatologia renale, Dipartimento di Medicina Interna e Centro Ricerca Medicina Sperimentale, A.S.O. S.Giovanni Battista Molinette, Torino 93 - CARCINOMA RENALE A CELLULE CROMOFOBE: ANALISI DI 104 CASI DA UN DATABASE MULTICENTRICOEUROPEO Cindolo L1, de La Taille A2, Romis L3, Schips L4, Zigeuner RE4, Ficarra V5, Tostain J6, Artibani W5, Abbou CC2, Lobel B7, Salzano L1, Gallo A8, Patard JJ7 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 3Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University Graz, Austria 94 - ESPRESSIONE DEL CIRCUITO DEI GENI HOX NEL RENE EMBRIONALE, ADULTO E TUMORALE Cindolo L1, Cantile M2, Schiavo G2, D’Armiento M3, Gallo A1, Altieri V4, Napodano G4, Cillo C2 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento; 2Medicina Clinica e Sperimentale, Università “Federico II”, Napoli; 3 Anatomia Patologica, Università “Federico II”, Napoli; 4Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XVIII 126 - STUDIO IMMUNOFENOTIPICO DI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA RENALE IN PRIMA DIAGNOSI. DIMOSTRAZIONE DI UN QUADRO DI PROFONDA IMMUNODEPRESSIONE INDOTTA DAL TUMORE Porta C1,2, Bonomi L1, Paglino C1, Ferrari S1,2, Rovati B1.2, Lillaz B3,4, Mensi M3,5, Danova M1,2, Rovereto B3 1 Istituto di Medicina Interna ed Oncologia Medica; 2Laboratorio di Citometria e Terapie Cellulari; 3 Divisione di Urologia, Università degli Studi di Pavia e I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo di Pavia; 4Divisione di Urologia, Ospedale Regionale di Aosta 132 - WILMS’ TUMOR: PRESENTATION AND TREATMENT. Bunkheila F1, Ntreta M1, Guido A1, Rombi B1, Cammelli S1, Burnelli R2, Neri S1, Barbieri E1 1 Istituto di Radioterapia "E. Barbieri"; 2Oncologia Pediatrica S Orsola, Bologna 145 - CHEMOIMMUNOTHERAPY (CIT) WITH IL-2, IFN-2a AND FLUOROURACIL IN METASTATIC RENAL CANCER: A MONOINSTITUTIONAL CONFIRMATORY STUDY Lo Re1 G, Boccalon1 M, Sangiorgio2 D, Rustici2 C, Lenardon2 O, Merlo2 A, Buttazzi2 L, Talamini3 R, Garbeglio2 A, Tumolo1 S 1 Oncology Unit; 2Division of Urology, G.H. Santa Maria degli Angeli, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistic, CRO Aviano (PN) 155 - RUOLO DELL’ESPRESSIONE DEL RECETTORE CHEMOCHINICO CXCR3-B NELL’ANGIOGENESI DEL CARCINOMA RENALE Lazzeri E1, Gacci M3, Bartoletti R3, Francalanci M2, Lasagni L2, Mazzinghi B2, Serio M2, Romagnani P2, Rizzo M3 1 Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Immunoallergologia; 2Dipartimento di Fisiopatologia Clinica; 3Clinica Urologica, Firenze 159 - LE CORISTIE SURRENALICHE INTRARENALI: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON IL CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE (RCC) NEL RENE DA TRAPIANTARE Peschechera R, Palazzo S, Selvaggio O, Battaglia M, Ditonno P, Selvaggi FP Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di Organo 186 - IL RUOLO DEL CD10 NELLA DIAGNOSI DELLE NEOPLASIE RENALI Vigano' P1, Picozzi S1, Casu M1, Giuberti A1, Bovo G2, Buffa R2, Strada GR1 1 Uo Di Urologia; 2Uo Anatomia Patologica Ospedale San Gerardo, Monza 200 - LA CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE CON INFUSIONE CONTINUA DI FLOXURIDINA E IL-2 SOTTOCUTANEA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA RADICALE Terrone C1, Cracco C1, Aveta P2, Fiori C, Squeo MS2, Cretarola E3, Lancini V3, Conti G3, Rocca Rossetti S1, Fontana D2 1 Urologia Universitaria, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Urologia Universitaria II, Dipartimento di Discipline Medico Chirurgiche A.S.O. Molinette, Torino; 3Unità Operativa di Urologia Ospedale S. Anna, Como, Italy ore 11.30 -12.30 sala OCEANIA B - COMUNICAZIONI Terapia medica e terapia radiante dei tumori della prostata Moderatori: Arcangeli G., Passalacqua R. 34 - SOMMINISTRAZIONE "INTERMITTENTE DI KETOCONAZOLO "LOW DOSE" IN PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ORMONORESISTENTE Meliani E, Lapini A,Corvino C, Farina U, Costanzi A, Melone F, Carini M U.O. Urologia Ospedale S.Maria Annunziata, Firenze 62 - IL SINERGISMO FAS-CELECOXIB POTENZIA L’EFFETTO APOPTOTICO DELL’INIBIZIONE DELLA CICLOOSSIGENASI-2 NELLE LINEE CELLULARI ORMONO-SENSIBILI ED ORMONO-REFRATTARIE DI CARCINOMA PROSTATICO Rinaldi L1, Catalano A2, Milanese G1, Faronato M1, Procopio A2, Muzzonigro G1 1 Clinica Urologica e Dottorato di Oncologia Urologia; 2Dipartimento Patologia Molecolare e Terapie Innovative, Università Politecnica delle Marche, Ancona 67 - METASTATIC HORMONE- REFRACTORY PROSTATE CARCINOMA: THE ROLE OF THE ANTITUMORAL MEDICAL THERAPY Procopio G1, Bajetta E1, De Dosso S1, Ricotta R1, Della Torre S1, Catena L1, Verzoni E1, Bianchini G1, Pedalino M2, Reggio M2 1 Unità Operativa di Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano; 2Clinica Urologica I, Ospedale "S. Marta-S. Venera" di Acireale 72 - L’IMPIEGO DEL RESVERATROLO E DEGLI INIBITORI DELLE COX-2 NELLA RECIDIVA BIOCHIMICA DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE Turini D, Beneforti P, Lazzeri M Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara Firenze 99 - INTRA-OPERATIVE RADIOTHERAPY AFTER RADICAL PROSTATECTOMY (RP) IN PROSTATE CANCER AT HIGH RISK OF LOCAL FAILURE Arcangeli G, Saracino B, De Carli P, Albino G, Soriani A, Marzi S, Petrongari MG, Farella A, Gomellini S, Gallucci G Istituto Regina Elena, Roma XIX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 110 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE POST-PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI CON COINVOLGIMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI (pT3b). Greco C1, Castiglioni S1, de Cobelli O2, Longaretti N1,2, Matei V2, Rocco B2, Scardino E2, Severi G3, Vavassori A1, Verweij F2, Orecchia R1 1 Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia; 3 Divisione di biostatistica ed epidemiologia, Istituto Europeo di Oncologia 121 - USO DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA DEFINIZIONE DEL VOLUME BERSAGLIO IN PAZIENTI CON RECIDIVA MACROSCOPICA DA CA DELLA PROSTATA OPERATO. ESPERIENZA INIZIALE PRESSO L'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA Castiglioni S1, Greco C1, Cattani F2, Cambria R2, Bonomo G3, de Cobelli O4, Orecchia R1,5 1 Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Fisica Medica, Istituto Europeo di Oncologia; 3Divisione di Radiologia, Istituto Europeo di Oncologia; 4Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 133 - ESTRAMUSTINE (E) IN COMBINATION TO ALTERNATING ORAL ETOPOSIDE (VP16) AND WEEKLY VINBLASTINE (VLB) IN METASTATIC (M) HORMONE-REFRACTORY (HR) PROSTATIC CARCINOMA (PC): A MONOINSTITUTIONAL STUDY Boccalon M1, Maruzzi D2, Lo Re G1, Lenardon O2, Rustici C2, Bettin A2, Salamini R3, Garbeglio A2,Tumolo S1 1 Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistics, C.R.O. – IRCCS, Aviano (PN) 135 - INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION NEL CARCINOMA PROSTATICO E TESTOSTERONE Mearini L, Zucchi A, Mearini, Giannantoni A, Lilli P, Porena M Clinica Urologica, Università di Perugia 207 - LA BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA LOCALIZZATO: ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO Beltramo G1, Casetta G4, Guarneri A2, Tessa M1, Ragona R2, Giglioli FR3, Tizzani A5, Ricardi U2 1 SCDU Radioterapia, ASO San Giovanni Battista di Torino; 2SCDU Radioterapia, Università degli Studi di Torino; 3 Dipartimento di Fisica Sanitaria, ASO San Giovanni Battista di Torino; 4SCDU Clinica Urologica I, ASO San Giovanni Battista di Torino ore 11.30 -12.30 sala OCEANIA C - COMUNICAZIONI SELEZIONATE Moderatori: Fandella A., Bollito E., Siracusano S., Beorchia A. 26 - KGF- AND IGF-I-INDUCED PROLIFERATION AND PSA EXPRESSION ARE COUNTERACTED BY A GnRH ANALOGUE IN HUMAN PROSTATIC CANCER CELL LINES Angelucci C, Iacopino F, Capucci S, Urbano R, Sica G Istituto di Istologia ed Embriologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia. 60 - C-REACTIVE PROTEIN: A BIOMARKER OF SURVIVAL IN METASTATIC RENAL CELL CARCINOMA TREATED WITH SUBCUTANEOUS INTERLEUKIN-2-BASED IMMUNOTHERAPY Casamassima A1, Picciariello M1, Berardino R1, Quaranta M1, Lorusso V2, Guida M2 1 Department of Experimental Oncology, Laboratory of Immunology; 2Department of Medical Oncology, Oncology Institute, Bari, Italy 108 - CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE A MEDIO RISCHIO DI RECIDIVA. UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU) Serretta V1, Altieri V2, Morgia G3, Carrieri G4, Di Lallo5 A, Melloni D6, Magno C6, Armenio A7, Vacirca F8, Salzano L9, Cindolo L9, Bizzini A10, D’Elia A11, Motta M12, Sblendorio D13, Vaccarella G14, Zito A15, Selvaggi FP16, Gallo A17, Simone NS18, Aragona F19, Allegro R1, Pavone M1 e Gruppo Studi Tumori Urologici 1 Ist Urol Univ Palermo; 2Ist Urol Univ. Napoli; 3Ist Urol Univ Sassari; 4Osp Urol Matera; 5Osp Urol Campobasso; 6Ist Urol Univ Messina; 7C di C Candela; 8Osp Urol Caltanissetta; 9Osp Urol Benevento; 10Osp Urol Caltagirone; 11Osp Urol Castellaneta (TA); 12Ist Urol Univ Catania; 13Osp Urol Carbonara (BA); 14Osp Cervello Urol Palermo; 15Osp Urol Torre del Greco (NA); 16Ist Urol Univ Bari; 17Int Pascale Urol Napoli; 18Osp Urol Maddaloni (CZ); 19Dpt Disc Chir Anat e Oncol Univ PalermoBenevento 141 - CONSERVATIVE TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER BY RADIOCHEMOTHERAPY. LONG TERM RESULTS Arcangeli G 1, Tirindelli Danesi D2, Cruciani E3, Saracino B1, Mecozzi A3, Altavista P1 1 Istituto Tumori Regina Elena, Div. Radioterapia; 2ENEA C.R. Casaccia, Sez. Tossicologia e Scienze Biomediche; 3 Ospedale Fatebenefratelli, Isola Tiberina, Div. Urologia e Oncologia, Roma 202 - RADIOTERAPIA ADIUVANTE O DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Bortolato B1, Zanni D2, Brambilla MG2, Botturi M1 1 U.O Radioterapia; 2Servizio di Fisica Sanitaria, A.O. Ospedale Niguarda, Milano 215 - CARATTERIZZAZIONE "IN VIVO" DEL TESSUTO PROSTATICO MEDIANTE ELABORAZIONE DEL SEGNALE ULTRASONICO A RADIOFREQUENZA: RISULTATI PRELIMINARI Bertaccini A1, Franceschelli A1, Brunocilla E1, Shiavina R1, Marchiori D1, Ceccarelli F2 Granchi S2, Biagi E2, Masotti L2, Cicchetti G1, Manferrari F1, Martorana G1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XX ore 11.30 -12.30 SALA Vulcania 1 Video VIDEOLAPAROSCOPIA DI RENE PROSTATA E VESCICA Moderatori: Martorana G., Guazzoni G. 90 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA: TECNICHE DI EMOSTASI Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A. U.O. Urologia, Ospedale Luigi Sacco, Milano 173 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: MODIFICHE DI TECNICA PER MIGLIORARE LA CONTINENZA PRECOCE Disanto V., Scalese G. Romano M. , Portoghese F. OSpedale Regionale " Muilli " Acquaviva delle fonti UOC di Urologia Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva 196 - CISTECOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON LINFOADENECTOMIA IN BLOCCO Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F. , Ventura F. , Cotrufo S., Rizzo PL. Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale -F. Miulli- UOC di Urologia - Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva - Direttore: Prof. Vincenzo Disanto - Acquaviva delle Fonti (Ba) 205 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. IL FILM Amenta M.; Grosso G.; Maritati F.; Occhipinti M. Casa di cura "Dott.Pederzoli" presdio ASL 22 regione Veneto U.O Urologia Peschiera del Garda (Verona) 208 - LA NEFRECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE ALLARGATA. TECNICA Amenta M.; Grosso G.; Maritati F.; Occhipinti M. U.O. Urologia Casa di cura polispecialistica "Dott. Pederzoli" Presidio Ospedaliero ASL 22 Regione Veneto Peschiera del Garda (Vr) 220 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE: ESPERIENZA DOPO 100 CASI G. Martorana, F. Manferrari, A. Bertaccini, M. Garofalo, F. Costa, D. Viola, M. Malizia, F. Palmieri, E. Severini, G. Vitullo. Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. 15.45 -16.30 - HALL - Poster Meet the authors Moderatori: Bertaccini A., Rubagotti A., Schips L., Sica G. 13 - ENUCLEORESEZIONE RENALE: STUDIO MULTICENTRICO PIEMONTESE SCUP Studi Clinici Urologici Piemontesi Muto G1, D’Urso L1, Bardari F1, Randone D1, Pierini P1, Vestita E2, Perachino M3, Acanfora F4 1 UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; 1UOA Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino; 1UOA Urologia, Ospedale Civile Biella; 1UOA Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 3UOA Urologia, Ospedale civile Casale M.to; 4UOA Urologia, Ospedale Civile Cir 15 - UN RARO CASO DI METASTASI PLEURICHE DA CARCINOMA RENALE Donelli A, De Mare M, Gogna P, Borrelli C, Conti F, Repetto U Struttura di Urologia Ospedale di La Spezia. 18 - DIAGNOSI DI NEOPLASIA RENALE CON UN NUOVO METODO NON INVASIVO (TRIMprobTM): UNO STUDIO PILOTA DELLO SCUP (Studi Clinici Urologici Piemontesi) D’Urso L1, Bardari F1, Ferrando U1, Vestita E1, Graziano M1, Balma M2, Autino E2, Segnan N3, Muto G1 1 UOA, Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 1UOA, Urologia, Ospedale Molinette; 1UOA, Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 2Galileo Avionica, Caselle T.se, Torino, 3CPO, Ospedale S.Giovanni AS, Torino 24 - RUOLO DELLA "FREE-DENSITY" E DELL’ESPORAZIONE RETTALE NELLA DIAGNOSTICA DEL CARCINOMA PROSTATICO Marchioro G, Baietto S, Zaramella S, Fontana F, Monesi G, Sala M, Gontero P, Kocjancic E, Frea B Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Clinica Urologica Novara 32 - CISTECTOMIA RADICALE CON CONFEZIONAMENTO DI NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA IN PAZIENTE PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTO A BRACHITERAPIA PER ADENOCARCINOMA PROSTATICO Carmignani L1, Maggioni M1, Casellato S2,Ferruti M1, Avogadro A1,Gazzano G3,Rocco F2 1 Clinica Urologica III Ospedale San Paolo; 2Clinica Urologica I IRCCS Policlinico di Milano; 3Anatomia patologica Ospedale San Paolo, Milano 37 - LEIOMIOARCOMA PARATESTICOLARE:CASE REPORT Lupo S, Giannone V, Sangiorgi A, Andrei F, Bordini R, Frigola M, Zama R, Buli P Azienda USL di Bologna, Ospedale SS. Salvatore, U.O Urologia, S. Giovanni in Persiceto (BO) 38 - VALORE PROGNOSTICO DI KI67, P53 E CITOFLUSSOMETRIA NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI A RISCHIO INTERMEDIO ED ALTO: POSSIAMO DARE UNA RISPOSTA DEFINITIVA? Zitella A1, Casetta G1, Greco A1, Rosso D1, De Libero A1, Cortese F1, Vaccino D1, Pacchioni D2, Tizzani A1 1 Urologia 1; 2Anatomia Patologica III, Università di Torino 44 - CARCINOMA RENALE: RECIDIVA LOCALE E METASTATICA A 18 ANNI DALLA NEFRECTOMIA Corvino C, Meliani E, Masieri L, Baldazzi V, Locunto U, Carloni M, Carini M U.O. di Urologi, Ospedale S. Maria Annunziata-Bagno, Ripoli, Firenze XXI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 47 - RANDOMIZED PHASE II STUDY WITH SUBCUTANEOUS LOWW-DOSE INTERLEUKIN-2 +- INTERFERON-ALPHA IN METATSTATIC RENAL CELL CANCER WITH 0-1 POOR PROGNOSTIC FACTORS Colavita M, Marcangeli P, Pizzocaro G Unit of Urology, Istituto Nazionale Tumori, Milan 52 - TRATTAMENTO BRACHITERAPICO DEL CARCINOMA PROSTATICO INTRACAPSULARE: RISULTATI PRELIMINARI NEI PRIMI 100 PAZIENTI Chiono L, Lavagna M, Giberti C Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona 53 - RUOLO PREDITTIVO DELLA NEOPLASIA INTRAEPITELIALE DI ALTO GRADO (PIN3) Chiono L, Cortese P, Schenone M, Giberti C Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona 56 - TUMOR SEEDING POST LOMBOTOMIA CHIRURGICA PER TCC URETERALE Saredi G, Di Pietro C, Spasciani R, De Stefani S, Baisi B, Bianchi G Cattedra di Urologia, Policlinico di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 65 - PTTA/HIFU DELLA RECIDIVA LOCALE SU ANASTOMOSI DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: NOSTRA ESPERIENZA Tasso M, Volpe A, Varvello F, Ferrando U S.C. Urologia 3, San Giovanni Battista, Torino 70 - INTERESSAMENTO DEL PEDUNCOLO RENALE NEI TUMORI DEL SURRENE Turini D1, Rossini S2, Piva F2, Lazzeri M1, Beneforti P1 1 Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze; 2Reparto di Urologia Osp. Civile Rep., San Marino 77 - SOMMINISTRAZIONE ENDOVESCICALE DI BCG IN ASSOCIAZIONE CON DESMOPRESSINA ORALE (DDAVP) : VALUTAZIONE DELLA TOSSICITÀ Siracusano S1, Ciciliato S1, Fandella A2, Tiberio A1, Ricci D1, d’Aloia G1, Knez R1, Pappagallo G2, Belgrano E1 1 U.C.O. di Clinica Urologica Università di Trieste Divisione di Urologia Ospedale di Treviso; 2Dipartimento di Oncologia Ospedale Civile di Noale (Ve) 89 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING: RISULTATI ONCOLOGICI E FUNZIONALI Serni S1, Masieri L1, Locunto U1, Lapini A1, Nesi G2, Carloni M1, Corvino C1, Baldazzi V1, Carini M1 1 Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M. Annunziata; 2Anatomia Patologica Università degli Studi di Firenze, Firenze 98 - LA PREVENZIONE DELLA GINECOMASTIA BICALUTAMIDE-INDOTTA CON TRATTAMENTO RADIANTE ESTERNO (RISULTATI PRELIMINARI) MANDOLITI G1, Pavanato G1, Polico C1 Fellin G2, Mussaris S2, Tomio L2, Greco C3, Castiglioni S3, Orecchia R3 1 Radioterapia Oncologica, Azienda ULSS n 18 Rovigo; 2Radioterapia Oncologica, Ospedale Santa Chiara, Trento; 3 Radioterapia Oncologica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 100 - THALIDOMIDE (Th) AND METRONOMIC DOCETAXEL (D) IN CHEMO-IMMUNOREFRACTORY METASTATIC RENAL CANCER (MRC): A REPORT OF FOUR CASES Boccalon M1, Lo Re G1, Sangiorgio A2, Merlo A2, Rustici C2, Lenardon O2, Buttazzi L2, Garbeglio A2, Tumolo S1 1 Oncology Unit; 2Urology, G.H. "S. Maria degli Angeli", Pordenone 101 - ESAME INTRAOPERATORIO NELLE LESIONI SOSPETTE DEL TESTICOLO Gazzano G1, Carmignani L2, Gadda F2 Nerva F3, Mancini M3, Colpi GM3, Coggi G1, Rocco F2, Bosari S1 1 Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, II Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica, Ospedale San Paolo di Milano; 2II Clinica Urologica Ospedale Maggiore di Milano IRCCS; 3Unità di Andrologia. Ospedale San Paolo di Milano 103 - BLEOMYCIN AND INTERSTITIAL PULMONARY INJURY: A CASE REPORT Morelli F1, Zarrelli N2, Ricci Barbini E3, Ricci Barbini V3, Toma S1 1 2 Dept Oncology; Dept Radiology; 3Dept Urology "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo 104 - "SATURATION BIOPSY" NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: ESPERIENZA NOVARESE Zaramella S, Sala M, Monesi G, Kocjancic E, Gontero P, Ceratti G, Favro M, Marchioro G, Pisani R, Frea B Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro", Azienda ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara 111 - ADENOMA NEFROGENICO DELLA VESCICA CORRELATO AD ABUSO DI ANALGESICI Giubilei G1, Bartoletti R1, Scelzi S1, Crisci A1, Tazioli S2, Mencarini M1, Mondaini N1, Gavazzi A1, Raugei A1 1 Clinica Urologica I di Firenze; 2Clinica Urologica II Firenze 115 - T1b CARCINOMA DELLA PROSTATA: REVISIONE DELLA NOSTRA CASISTICA Giubilei G1,Mondaini N1, Dominici A1, Nesi G2, Raspollini MR2, Palli D3, Saieva C1, Mencarini M3, Raugei A1, Bartoletti R1, Rizzo M1 1 Clinica Urologica I; 2Università di Firenze, Istituto Anatomia Patologica,Università di Firenze; 3Unità Operativa Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale, Firenze 118 - NUOVI MODELLI SPERIMENTALI NELLO STUDIO DELLE METASTASI OSSEE DEL CARCINOMA PROSTATICO Angelucci A1,2, Rucci N2, Gravina GL3, Festuccia C2, Muzi P2, Galassi P3,Teti A2, Vicentini C3, Bologna M1,2 1 Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Dipartimenti di Medicina Sperimentale; 3Dipartimenti di Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila, L’Aquila 119 - PRIAPISMO A BASSO FLUSSO PER LINFOMA DI HODGKIN Giubilei G, Natali A, Bartoletti R, Mondaini N, Nelli F, Vignolini G, Crisci A, Cai T, Rizzo M Clinica Urologica I, Università di Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXII 122 - NEOPLASIA MALIGNA DELLE CELLULE DEL LAYDIG E CONTEMPORANEA NEOPLASIA PROSTATICA. Zaganelli S1, Calderoni M1, Montevecchi R1, Savorelli B1, Tellarini V1, Lorenzini P2, Puccetti M2 1 Unità Operativa di Urologia; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica 127 - CARCINOSARCOMA DELLA PROSTATA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Yehia M1, Fabiani A1, Mantovani P1, d'Anzeo G1, Mazzucchelli R.2, Montironi R2, Muzzonigro G1 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona 131 - ACUTE TOXICITY IN 48 PATIENTS WITH PROSTATE CANCER TREATED WITH CONFORMAL RADIATION THERAPY +/- SURGICAL TREATMENT Ntreta M, Bunkheila F, Guido A, Rombi B, Cammelli S, Barbieri E 1 Divisione di Radioterapia "E. Barbieri" S.Orsola, Bologna 140 - DOSAGGIO DEI LIVELLI URINARI DI ERK 1/2, EGFR ATTIVATO E P53 IN PAZIENTI AFFETTI DA TCC SUPERFICIALE: POSSIBILE INDICE DI PROGRESSIONE E RECIDIVA DI MALATTIA Magno C1, Bonvissuto G2, Fraccica G.1, Minatoli L2, Altavilla D2, Scimone A1, Squadrito F2, Spitaleri G3, Adamo V3, Melloni D1 1 Clinica Urologia; 2Dipartimento di Clinico e sperimentale di Medicina e Farmacologia; 3Clinica Oncologica, Università degli Studi di Messina 143 - ANALISI MICROSATELLITARI E PERDITA DI ETEROZIGOSI NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA. STUDIO PRELIMINARE Parri G1, Turchi C1,2, Milanese G1, Onofri V2, Muzzonigro G1, Galosi AB1 1 Clinica Urologica E Dottorato Di Ricerca In Oncologia Urologica; 2Dipartimento Di Medicina Legale Università Politecnica Delle Marche, Ancona 146 - TERAPIA ENDOCAVITARIA CON GEMCITABINA NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE RECIDIVO REFRATTARIO AL BCG Gunelli R1, Fiori M1, Frassineti L2, Hanitzsch H1, Lilli P1, Saltutti C1, Vivacqua C1, Zenico T1, Bercovich E1 1 UO di Urologia; 2UO di Oncologia Medica, O.C.”G.B. Morgagni - L.Pierantoni”, AUSL di Forlì 148 - VALORE PROGNOSTICO DELLA VALUTAZIONE PRE-OPERATORIA DEL RISCHIO DI POSITIVITÀ LINFONODALE: DUE DIFFERENTI METODICHE TESTATE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO N+ Cai T1, Gacci M1, Travaglini F1, Livi L2, Paiar F2, Detti B2, Giubilei G1, Nesi G3, Rizzo M1, Bartoletti R1 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Radioterapia; 3Istituto di Anatomia Patologica, Firenze 152 - URETERONEOCISTOSTOMIA IN NEOVESCICA ILEALE: LA NUOVA TECNICA ANTIREFLUSSO “GAZZA TECHNIQUE” Gazzarrini O, Gacci M, Cai T, Giubilei G, Berdondini E, Rizzo M, BartolettI R 1 Clinica Urologica, Firenze 153 - ACCURATEZZA DEL MODELLO PREDITTIVO DI ESTENSIONE EXTRACAPSULARE (ECE): VALUTAZIONE SU 192 PAZIENTI A BASSO RISCHIO Gacci M1, Mearini L2, Mearini E2, Cai T1, Zucchi A2, Rizzo M1, Bartoletti R1, Porena M2 1 Clinica Urologica; Firenze; 2Clinica Urologica, Perugia 154 - VALORE PROGNOSTICO DEI LIVELLI URINARI DI UBC® DOPO RESEZIONE ENDOSCOPICA DEI TUMORI TRANSIZIONALI DI VESCICA: VALUTAZIONE PROSPETTICA Gacci M1, Cai T1, Curotto A2, Gallo F2, Ambruosi C2, Dal Canto M1, Rizzo M1, Bartoletti R1, Carmignani G2 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Genova 157 - UTILIZZO DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI COME FATTORE PROGNOSTICO NELLE NEOPLASIE A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Cai T1, Dal Canto M1, Piazzini M2, Gacci M1, Rizzo M1, Bartoletti R1 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Dipartimento di Genetica Medica 160 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA NEL CARCINOMA PROSTATICO DI PAZIENTE CON TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT Stellacci V, Palazzo S, Annunziata G, Saracino A, Selvaggio O, Ditonno P, Battaglia M, Selvaggi FP Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi. Università degli Studi di Bari 163 - ELEVATI LIVELLI DI TESTOSTERONE DURANTE TERAPIA CON LHRH ANALOGHI Baldazzi V, Lapini A, Melone F, Serni S, Masieri L, Carini M Ospedale S.M. Annunziata, Firenze 164 - ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DELLA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) NELLA STADIAZIONE CLINICA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO Porcaro AB1, Montemezzi S2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Pianon R1, Borsato A2, Ghimenton C3, Gortenuti G2, Comunale L1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona 166 - STORIA NATURALE DEI TUMORI UROTELIALI DELLE ALTE VIE URINARIE, DOPO TRATTAMENTO CHIRURGICO Porcaro AB1, Sava T2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Pianon R1, Merlin F2, Ghimenton C3, Bassetto MA2, Cetto GL2, Comunale L1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Oncologia Medica; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona 175 - TECNICA MICOCHIRURGICA DI RISPARMIO DEL PARENCHIMA TESTICOLARE NELLE LESIONI SOSPETTE DEL TESTICOLO Colpi GM1, Carmignani L2, Nerva F1, Piediferro G1, Gadda F2,Castiglioni F1 1 Unità di Andrologia Ospedale S. Paolo; 2Clinica Urologica Università di Milano, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS XXIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 187 - CISTI DERMOIDE DEL TESTICOLO-PRESENTAZIONE DI CASO CLINICO Vigano' P, Picozzi S, Manganini V, Casu M, Giuberti A, Mazza L, Strada GR U.O Urologia Ospedale San Gerardo Monza 195 - UROVYSION:NOSTRA ESPERIENZA SU UN NUOVO TEST PER LA DIAGNOSI ED IL FOLLOW UP DI NEOPLASIE UROTELIALI Graziotti P, Corinti M, Taverna GL, Piccinelli A, Seveso M, Giusti G, Venci A, Bettio D Istituto Clinico Humanitas 204 - EXCLUSIVE RADIOTHERAPY OF BLADDER CANCER: LATE GENITOURINARY AND RECTAL EFFECTS Ferrera G1, Alongi F1, Mortellaro M1, Federico M1, Vella M2, Montemaggi P1 1 Regional Cancer Center M. Ascoli - Palermo; 2Clinica urologica, Università studi di Palermo 209 - METASTASI DEL GIUNTO PIELO-URETERALE DA CARCINOMA MAMMARIO Pola L1, Santoni B1, Mulonia A1, Spinadin R1, Zennaro R1, Pittarello F2, Lodovichetti G3, Fornasiero A4, Gasparella V1 1 U.O. di Urologia O.C. di Piove di Sacco; 2U.O. di Radoiologia O.C. di Piove di Sacco; 3Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Padova; 4U.O. di Oncologia O.C. di Piove di Sacco, Padova 213 - VARIANTE NESTED DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: ESPERIENZA ISTOPATOLOGICA E CLINICA Malizia M, Brunocilla E, Forlani T, Garofalo M, Palmieri F, Schiavina R, Severini E, Vitullo G, Martorana G Clinica Urologica di Bologna “Alma Mater Studiorum” Università di Bologna 221 - ROTTURA SPONTANEA DI ANGIOMIOLIPOMA RENALE ASSOCIATA A SEPSI: CASO CLINICO Cerasoli S.2, Elmi F.1, Galassi P.1, Gerbino G.1, Palucci Q.1, Pasini A.3, Turci A.1 1 Urologia Ospedale M. Bufalini; 2Anatomia Patologica Ospedale M. Bufalini; 3Radiologia Ospedale M. Bufalini, Cesena Sabato 11 dicembre 2004 ore 12.00 - 13.00 OCEANIA A - COMUNICAZIONI - Diagnostica e terapia chirurgica dei tumori del rene Moderatori: Bertolotto M., Fiaccavento G. 49 - NEOPLASIA RENALE PARENCHIMALE IN RENE UNICO Cozzoli A, Zani D, Cosciani Cunico S Divisione Clinicizzata di Urologia Spedali Civili di Brescia 76 - CARATTERIZZAZIONE DELLE MASSE RENALI MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA DI DIFFUSIONE Siracusano S1, Tiberio A1, Ciciliato S1, Cova M2, Squillaci E3, Galla S2, Belgrano M2, Bernabei M1, Pozzi Mucelli R2, Belgrano E1 1 U.C.O. di Clinica Urologica Università di Tieste; 2Istituto di Radiologia, Università di Trieste; 3Clinica Radiologica Università Tor Vergata di Roma 79 - TUMORE DEL RENE E CHIRURGIA CONSERVATIVA: FOLLOW-UP A MEDIO E LUNGO TERMINE. Siracusano S1, Giberti C2, Ciciliato S1, Tiberio A1, Schenone M2, Bernabei M1, Belgrano E1 1 UCO di Clinica Urologica Università di Trieste; 2Divisione di Urologia Ospedale San Paolo di Savona 95 - VALORE PROGNOSTICO DEI TIPI ISTOLOGICI DEL CARCINOMA RENALE. ESPERIENZA MULTICENTRICA SU 4063 PAZIENTI Cindolo L1, Patard JJ2, Ficarra V3, de La Taille A4, Tostain J5, Artibani W3, Abbou CC4, Lobel B2, Mulders PFA6, Wood CG7, Swanson DA7, Figlin RA8, Belldegrun AS8, Altieri V9, Napodano G9, Salzano L1, Pantuck AJ8 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3 Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 4Dipartimento urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 5Dipartimento urologia North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 6University Medical Center Nijmegen, The Netherlands; 7MD Anderson Department of Urology, Houston, Texas, USA; 8UCLA Department of Urology, Los Angeles, California, USA; 9Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia 96 - COMPARAZIONE DELL'EFFICACIA PREDITTIVA DI QUATTRO MODELLI PROGNOSTICI PER IL CARCINOMA RENALE NON METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA: STUDIO MULTICENTRICO EUROPEO Cindolo L1, Patard JJ2, Chiodini P3, Schips L4, Ficarra V5, Tostain J6, de La Taille A7, Altieri V8, Napodano G8, Lobel B2, Zigeuner RE4, Artibani W5, Guillé F2, Abbou CC7, Salzano L1, Gallo C3 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3 Dipartimento di Medicina Pubblica, Clinica e Preventiva, Seconda Università, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University Graz, Austria; 5Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 6 Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 7Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 8Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia 161 - NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: NOSTRA ESPERIENZA Palazzo S1, Annunziata G1, Pezzolla A2, Mancini V1, Lucarelli G1, Bettocchi C1, Veneziano I1, Martino P1, Selvaggi FP1 1 Sezione di Nefrologia Chirurgia e Trapianto di Rene; 2Sezione di Chirurgia Generale IV “Marinaccio”, Universita degli Studi di Bari 162 - CARCINOMA DEL RENE CON TROMBOSI DELLA VCI INTRAEPATRICA, SOVRAEPATICA E/O DELL’ATRIO DESTRO: SELEZIONE DEI PAZIENTI, TECNICA CHIRURGICA E RADICALITÀ ONCOLOGICA Bertini R1, Roscigno M1, Pasta A1, Mazzoccoli B1, Sangalli M1, Da Pozzo LF1, Colombo R1, Lapenna E2, Rigatti P1 1 U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H.San Raffaele, Milano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXIV 165 - IL TRATTAMENTO DEI TUMORI DEL RENE ASSOCIATI AD ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE (AAA) Porcaro AB1, Veraldi GF2, Migliorini F1, Monaco C1, Balzarro M1, Longo M1, De Manzoni G2, Ghimenton C3, Tasselli S2, Pedrazzani C2, Guglielmi A2, Cordiano C2, Comunale L1 1 Divisione di Urologia; 21a Divisione Clinicizzata di Chirurgia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona 193 - IL TRATTAMENTO PERCUTANEO (PCN) CON RADIOFREQUENZA (RITA) DELLE MASSE RENALI< 3 CM: RISULTATI PRELIMINARI Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Pernacchia G, Viola M, De Luca G, Castagnetti G, Simonini G Divisione di Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini Carpi (Mo) 194 - NEPHRON SPARING IN MONORENE. TECNICA CHIRURGICA E RISULTATI A LUNGO TERMINE Maugeri O, Seveso M, Taverna GL, Giusti G, Piccinelli A, Benetti A, Pasini L, Zandegiacomo S, Graziotti P Istituto clinico Humanitas ore 12.00 - 13.00 OCEANIA B - COMUNICAZIONI - Biopsia Prostatica Moderatori: Motta M, Pavlica P 6 - BLOCCO ANESTETICO PERIPROSTATICO ECOGUIDATO NELLA BIOPSIA PROSTATICA TRANSRETTALE: PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INFILTRATIVA CON OTTIMIZZAZIONE DELL’ANALGESIA ALL’APICE PROSTATICO Paulesu A, Conti G Reaprto di Urologia e Andrologia dell'Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como 22 - UTILITÀ DELLA BIOPSIA PROSTATICA MIRATA SULLE AREE IPOECOGENE IN ASSOCIAZIONE AL MAPPAGGIO AD 8 PRELIEVI NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO. De Luca S, Caccia P, Cavallini A, Giargia E, Neira D, Pasquale M, Randone DF Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino 45 - RISULTATI DI UN PROGRAMMA DI DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO CONDOTTO IN SICILIA: STUDIO MULTICENTRICO SU 16298 PAZIENTI Minaldi G1, Pepe P2, Serrao A3, Aragona C4, Orestano F5, Capizzi G6, Dibenedetto G7, Cosentino G8, Paola Q9, Gulletta M10, Nicolosi D11, Raffino S12, Azzarello G13, Raciti G14, Ranno S1, Motta M15, Aragona F2 1 Clinica Urologica Univ Ct; 2U.O.Urologia P.O. Cannizzaro di Ct; 3U.O. Urologia P.O. di Rg; 4U.O. Urologia P.O. di Me; 5 Case di Cura Orestano Pa; 6U.O. Urologia P.O. di Comiso (Rg); 7U.O. Urologia P.O. di S.Cataldo (Cl); 8 U.O. Urologia P.O. di Gela (Cl); 9U.O. Urologia P.O. di Sciacca (Ag); 10U.O. Urologia P.O. di Barcellona P.G. (Me); 11 U.O.Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 12Serv. Ambulatoriale di Urologia Ausl di En; 13Clinica Chirurgica Policlinico Univ di Ct; 14U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 15Clinica Urologica Univ di Ct 83 - NEOPLASIA PROSTATICA INTRAEPITELIALE AD ALTO GRADO (HGPIN), PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA (ASAP) E HGPIN & ASAP ALLA PRIMA BIOPSIA PROSTATICA: QUALE LESIONE È PIÙ A RISCHIO PER RE-BIOPSIA POSITIVA PER ADENOCARCINOMA? Scattoni V, Rossigno M, Freschi M, Fabbri F, Gallina A, Fantini G, Saccà A, Pasta A, Bestini R, Montorsi F, Rigatti P Clinica Urologia, Servizio di Anatomia Patologica, Università “Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano 106 - BIOPSIA ECOGUIDATA DELL’ANASTOMOSI URETRO-VESCICALE DOPO PROSTATECMIA: NOSTRA ESPERIENZA Mari M1, Guercio S1, Mangione F1, Dalle Ore MC1, Bollito E2, Bellina M1 1 U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli; 2Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano, TO 109 - VALORE CLINICO DELLA RIDUZIONE DEL PSA IN SOGGETTI CANDIDATI ALL’AGOBIOPSIA PROSTATICA Serretta V, Galuffo A, Coraci G, Allegro R, Abbadessa D, Ascoli R, Pavone-Macaluso Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo 167 - PARAMETRI PREDITTIVI DI BIOPSIA PROSTATICA POSITIVA: VALORE CLINICO DELLA DENSITÀ BIOPTICA Galosi AB1, Polito M jr1, Milanese G1, Vivani C2, Muzzonigro G1 1 Clinica Urologia; 2Dottorato Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche, Az. Ospedali Riuniti, Ancona 170 - RUOLO DELLA BIOPSIA DELL’ANASTOMOSI NEL PAZIENTE CANDIDATO A RT DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Roscigno M1, Cozzarini C2, Scattoni V1, Bertini R1, Da Pozzo LF1, Mazzoccoli B1, Pasta A1, Montorsi F1, Bolognesi A2, Villa E2, Rigatti P1 1 2 Clinica Urologica; Servizio di Radiochemioterapia, Università "Vita e Salute" Ospedale San Raffaele, Milano 182 - ANESTESIA PERIANALE NELLA BIOPSIA TRANS-RETTALE DELLA PROSTATA: EMLA® VS. PLACEBO Raber M, Scattoni V, Roscigno M, Dehò F, Salonia A, Bua L, Montorsi F, Rigatti P Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute 214 - TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 11-C-COLINA INTEGRATO A UN SISTEMA TC (11-C-CHOLINEPET/TC) NELLA DIAGNOSI DI NEOPLASIA PROSTATICA Schiavina R1, Bertaccini A1, Manferrari F1, Martinelli A1, Franceschelli A1, Malizia M1, Monetti N2, Castellucci P2, Fanti S2, Farsad M2, Nanni C2, Grigioni WF3, D’errico A3, Corti B3, Fiorentino M3, Brunicilla E1, Martoran G1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Servizio di Medicina Nucleare, Centro P.E.T. Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 3Unità Operativa di Anatomia, Istologia e Citologia Patologica, Istituto Oncologico F. Addari, Alma; Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna XXV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ore 12.00 - 13.00 OCEANIA C - COMUNICAZIONI SELEZIONATE Moderatori: Boccardo F., Trombetta C., Bracarda S., Zattoni F. 9 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-ABLATHERM): UN’OPZIONE TERAPEUTICA NELLA RIPRESA LOCALE DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO FALLIMENTO DELLA RADIOTERAPIA Paulesu A, Conti G Divisione di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como 10 - CHEMIOABLAZIONE MEDIANTE GEMCITABINA ENDOVESCICALE NEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DI BASSO GRADO E BASSO STADIO Campodonico F, Canepa G, Capponi G, Bozzo L, Maffezzini M SC Urologia, Ospedale Galliera, Genova 46 - RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA TECNICA DI ENUCLEORESEZIONE DI NEOFORMAZIONI RENALI DI MASSIMO 4 CM DI DIAMETRO ALLA DIAGNOSI Puppo P, Introini C, Calvi P, Naselli A Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 63 - ANGIOGENESIS AS PROGNOSTIC FACTOR IN SMALL RENAL TUMORS Minardi D1, Lucarini G2, Mazzucchelli R3, Natali D2, Milanese G1, Galosi AB1, Montironi R3, Biagini G2, Muzzonigro G1 1 Institute of Urology, Polytechnic University of the Marche Region Medical School, Ancona; 2Institute of MorfologyIstology, Polytechnic University of the Marche Region Medical School, Ancona; 3Institute of Pathology, Polytechnic 66 - A PROPOSITO DI 225 CASI DI NEPHRON SPARING SURGERY, RIVALUTAZIONE ANALISI MATEMATICA E PROSPETTIVE Micheli E1, Zanardi G1, Ranieri A1, Deiana G1, Belussi D1, Pianezza O1, Lembo A1, Perna A2, Dimitrov B2 1 U.O. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo; 2Istituto di Ricerca ed Analisi Statistiche Mario Negri (Villa Camozzi sede di Ranica Bergamo) 139 - EFFETTI DEL NERIDRONATO SUL METABOLISMO OSSEO IN PAZIENTI ANDROGENO DEPRIVATI PER CARCINOMA PROSTATICO Magno C1, Anastasi G1, Pizzo A1, Morabito N2, Frisina N2, Inferrera A1, Melloni D1 1 Cattedra di Urologia; 2Dipartimento di Medicina Interna, Università degli studi di Messina ORE 12.00 - 13.00 SALA: VULCANIA 1 VIDEO Chirurgia “open” Moderatori: Prezioso D., Battaglia M. 41 - CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA. RIPARAZIONE CONSENSUALE DEL PAVIMENTO PELVICO CON RETE IN POLIPROPILENE. Puppo P, Introini C, Calvi P, Naselli A Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 42 - CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA. SUPPORTO POSTERIORE CON LEMBO DI PERITONEO DEL DOUGLAS Puppo P, Introini C, Calvi P, Vigliercio G, Naselli A Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 81 - CHIRURGIA RETROPERITONEALE ESTESA DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO: POSSIBILITA' E RISCHI Tombolini P., Ruoppolo M., Malagola G, Rovera F Unità Operativa di Urologia - azienda Ospedaliera Ospedale San Carlo Borromeo - Milano 92 - NEFROCAPSULECTOMIA RADICALE E TROMBECTOMIA CAVALE CON C.E.C, IPOTERMIA PROFONDA ED ARRESTO DI CIRCOLO IN MINITORACOTOMIA ANTERIORE DESTRA. Bertini R.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2, Rigatti P.1 1 U.O. Urologia, 2U.O. Cardiochirurgia – Università Vita-Salute, H.San Raffaele, Milano. 183 - PROSTATECTOMIA RADICALE ANTEROGRADA MODIFICATA: NOTE DI TECNICA CHIRURGICA S. Serni, L. Masieri, A.Lapini, C. Corvino, U. Locunto, M. Carloni, V.Baldazzi,M. Carini Università degli Studi di Firenze, U.O. Urologia, Ospedale S. M. Annunziata, Firenze 16.15 - 17.00 OCEANIA A - COMUNICAZIONI Terapia medica e chirurgica dei tumori della vescica Moderatori: Lorusso V., Pavone Maccaluso M. 17 - TERAPIA PERCUTANEA DELLA NEOPLASIA UROTELIALE DI BASSO STADIO E BASSO GRADO: FOLLOW UP A LUNGO TERMINE Maggioni M, Grisotto M, Del Nero A, Avogadro A, Ferruti M, Mangiarotti B, Confalonieri S, Marchesotti F, Carmignani L, Montanari E Clinica Urologica III Università degli studi di Milano Az. Ospedaliera San Paolo Milano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXVI 33 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO Di Stasi SM1, Giannantoni A2, Stephen RL3, Capelli G4, Giurioli A5, Zampa G6, Virgili G1, Storti L1, Attisani F1, Vespasiani G1 1 Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica Urologia, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl, Medolla; 4Dipartimento di Scienze, Università di Cassino; 5Unità Operativa di Urologia, Ospedale A. Perrino, Brindisi; 6Unità Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma, Italia 50 - RISULTATI ONCOLOGICI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA SUI PRIMI 10 CASI Simonato A, Gregori A, Lissiani A, Bozzola A, Galli S, Gaboardi F U.O. Urologia, Ospedale "Luigi Sacco", Milano 51 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE Sandri S1, Camazzola M1, Bozzini G2, Marzotto M1 1 UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta 2Clinica Urologica IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano 129 - CISTECTOMIA “SEMINAL VESICLE AND PROSTATIC CAPSULE SPARING” E RADICALITÀ ONCOLOGICA: RISULTATI PRELIMINARI Locunto U, Serni S, Stefanucci S, Lapini A, Baldazzi V, Carloni M, Carini M Osp. S. M. Annunziata - Università degli Studi di Firenze 158 - STUDIO MULTICENTRICO SULL’USO DELLA GEMCITABINA NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG. VALUTAZIONE DELLA TOLLERABILITÀ Morabito F1, Rossi R1 Graziano ME1, Ferrando U1, Lancini V2, Cretarola E2, Conti G2, Luporini AC3, Muto G4, Castelli E4, D’Urso L4, Razionale P5, Lissoni G6, Simone M7, Francesca F7, Sommariva M8, Casu M9, Hurle R10 1 S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino; 2Div. Urologia Ospedale S. Anna, Como; 3U.O. Oncologia Medica Istituto Clinico S. Ambrogio, Milano; 4Div. Urologia Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; 5Div. Chirurgia Ospedale SS. Benedetto e Gertrude, Cuggione (MI); 6Div. Urologia Ospedale Civile di Vimercate (MI); 7Div. Urologia Ospedale S. Chiara, Pisa; 8Div. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta (MI); 9Div. Urologia Ospedale S. Gerardo, Monza (MI); 10 Div. Urologia Ospedale Humanitas Gavazzeni, Bergamo 191 - RADIOTERAPIA PREOPERATORIA + CISTECTOMIA RADICALE VS CISTECTOMIA RADICALE DA SOLA NEL CARCINOMA VESCICALE pT3- T4: RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO. Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Peracchia G, Viola M, De Luca G, Borelli A, Simonini G U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini, Carpi Modena 16.15 - 17.00 OCEANIA C - COMUNICAZIONI - Prostatica Ricerca Sperimentale Moderatori: Sica G., Mustacchi G. 7 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-ABLATHERM) NELLA CURA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: 4 ANNI DI ESPERIENZ Paulesu A, Conti G Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera"S. Anna", Como 27 - VALPROIC ACID INHIBITS PROLIFERATION AND AFFECTS ANDROGEN SENSITIVITY IN PROSTATIC CANCER CELLS Urbano R1, Iacopino F1, Vairano M2, Angelucci C1, Graziani G2, Navarra P1, Sica G1 1 Istituto di Istologia ed Embriologia; Istituto di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore; 2Dipartimento di Neuroscienze, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma, Italia 39 - RNASEL ARG462 IN PAZIENTI ITALIANI CON CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI PRELIMINARI Van Duist MM1, Penachioni J1, Giachino D1, Zitella A2, Destefanis P2, Graziano ME2, Cracco C3, Scarpa R3, Ferrando U2, Fontana D2, Tizzani A2, De Marchi M1 1 Genetica Medica Università di Torino; 2Centro prostata ASO S.Giovanni Battista e Università di Torino; 3 Urologia, ASO S.Luigi, Orbassano 84 - UTILITÀ DELLA CINETICA DEL PSA DOPO LA PROSTATECTOMIA RADICALE Benecchi L1, Cantoni F1, Prati A1, Arnaudi R1, Destro Pastizzaro C1, Savino A1, Uliano N1, Pieri AM1, Martens D1, Potenzoni D1, Passalacqua R2 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona 113 - CORRELAZIONE TRA MARKERS SIERICI NEUROENDOCRINI E RISULTATI IMMUNOISTOCHIMICI NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO Matei DV1, Sandri MT2, Renne G3, Gandini S4, Scardino E1, Rocco B1, Verweij F1, Varela R1, Fazio N5, de Cobelli O1 1 Div. di Urologia; 2Unità di Medicina di Laboratorio. Laboratorio; 3Div. Anatomia Patologica; 5Div. Oncologia; 4Div. Biostatistica Istituto Europeo di Oncologia, Milano, Italia 117 - GEFITINIB (ZD1839) INIBISCE LA PROGRESSIONE METASTATICA NEL CARCINOMA PROSTATICO Angelucci A1,2, Gravina GL3, Festuccia C2, Rucci N2, Muzi P2, Vicentini C3, Galassi P3, Galatioto GP3, Teti A2, Bologna M1,2 1 Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Dipartimenti di Medicina Sperimentale; 3Dipartimenti di Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila XXVII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 138 - ASSOCIATIONE TRA POLIMORFISMO DI CYP17, GSTP1, PON1-55 E PON1-192 E RISCHIO DI CARCINOMA PROSTATICO Mearini E1, Talesa V2, Costantini E1, Antognielli C2, Mearini L2 1 Clinica Urologica, Università di Perugia; 2Dipartimento di medicina sperimentale, Università di Perugia 16.15 - 17.00 VULCANIA - COMUNICAZIONI - Miscellanea Moderatori: Mattioli R., Consonni P. 2 - RUOLO DELLA TUR 2ND LOOK PER UNA CORRETTA STADIAZIONE DEL CA VESCICALE T1 G3 Simone M1, Manassero F1, Salinitri G1, Felipetto R1, Casale P1, Francesca F2 U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 1 25 - UTILIZZO DELLA LINFOSCINTIGRAFIA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA NEL TUMORE DEL PENE Ceratti G1, Gugliemetti S1, Marchioro G1, Fontana F1, Zaramella S1, Maso G1, Gontero P1, Kocjancic E1, Monesi G1, Ridoni M2, Inglese E2, Frea B1 1 Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara; 2U.O.A Medicina Nucleare, Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara. 97 - ESPRESSIONE DELLE PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA Barboro P1, Coradeghini R1, Rubagotti A1,2, Boccardo F1,2, Spina B1, Carmignani G3, D’Arrigo C4, Patrone E4, Balbi C1 1 Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 4Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.) 112 - LEIOMIOMI DELL’ APPARATO GENITOURINARIO. Giubilei G1, Gavazzi A1, Mondaini N1, Ponchietti R2, Vignolini G1, Tazioli S2, Mencarini M1, Raugei A1, Rizzo M1 1 Clinica Urologica I Firenze; 2Clinica Urologica II Firenze; 3Clinica Urologica di Siena 172 - I VANTAGGI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA Disanto V, Romano M, Portoghese F, Scalese G Ospedale Regionale "Miulli" Acquaviva delle fonti UOC di Urologia, Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva 192 - RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE INFILTRANTE (TCC) DELLE VIE ESCRETRICI Brausi M, Verrini G, Gavioli M, Peracchia G, Viola M, De Luca G, Simonini G U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini, Carpi Modena 198 - L’ESPLORAZIONE MICROCHIRURGICA DEL TESTICOLO IN PRESENZA DI NODULO TESTICOLARE NON PALPABILE Rolle L, Tamagnone A, Timpano M, Ceruti C, Destefanis P, Fontana D Divisione Univerisitaria di Urologia II Dipartimento di Discipline Medico Chirurgiche Università degli Studi di Torino Ospedale San Giovanni Battista, Torino Domenica 12 dicembre 2004 ore 13.00 - 13.45 HALL - Poster Meet the Author Moderatori: Galosi A.B., Terrone C., Bertetto O., Prayer Galletti T. 1 - RE-TURP O MAPPING BIOPTICO NEI CASI DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE T1A. QUALE PROCEDURA PIÙ EFFICACE NEL PREDIRE UNA MALATTIA RESIDUA? Simone M, Pomara G, Casale P, Felipetto R, Manassero F, Francesca F U.O. Urologia, SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 4 - LINFOMA RENALE BILATERALE PRIMITIVO TRATTATO CON CHIRURGIA E CHEMIOTERAPIA. Simone M, Casale P, Manassero F, Milesi C, Casarosa C, Francesca F U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 5 - METASTASI PENIENA DA CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA PELVI RENALE. DESCRIZIONE DI UN PRIMO CASO Simone M1, Pomara G1, Pastina I2, Felipetto R1, Casale P1, Manassero F1, Francesca F1 1 U.O. Urologia SSN; 2U.O. Oncologia Medica Azienda Ospedaliera Universitaria, Pisa 8 - TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-Ablatherm) E TURP NEOADIUVANTE Paulesu A, Conti G Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera "S. Anna", Como 12 - FOLFOX-4 IN PAZIENTI PRETRATTATI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Di Lorenzo G1, Autorino R2, Giordano A1, Giuliano M1, Russo A3, Cosentino L2, Pane U2, Di Giacomo F2, D’Armiento M2, Contaldo F3, De Placido S1 1 Cattedra di Oncologia Medica, Dipartimento di Endocrinologia ed Oncologia molecolare e clinica; 2Clinica Urologica, Seconda; 3Medicina Interna, Università degli Studi di Napoli, Federico II, Naples, Italy Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXVIII 16 - ANALISI DEL PROFILO PROGNOSTICO DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO PER RISALITA DEL PSA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Villa S1, Valdagni R2, Bedini N1, Olmi P1 1 Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia; 2Direzione Scientifica, Istituto Nazionale Tumori, Milano 19 - STRATEGIE TERAPEUTICHE NEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: LA SOGGETTIVITÀ DEL PAZIENTE AL CENTRO DEL PROCESSO DECISIONALE Donegani S1, Bosisio M1, Villa S2, Salvioni R3, Tamburini M1, Valdagni R4 2 3 4 1Unità Operativa di Psicologia; Unità Operativa Radioterapia B; Unità Operativa Urologia; Direzione Scientifica Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano 20 - ALTERAZIONI NEOFORMATIVE DELL’UROTELIO IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO RENALE Lasaponara F, Morabito F, Rossi R, Liberale F, Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino 23 - STEREOTACTIC RADIOSURGERY IN CEREBRAL METASTASIS FROM GERM CELL TUMOURS Manno P1, Sava T1, Ria A2, Nicolato A2, Alessandrini F3, Nortilli R1, Franceschi T4, Gerosa M2, Cetto GL1 1 Dept. of Medical Oncology,University of Verona, Verona; 2Dept. of Neurosurgery, University of Verona, Verona; 3Dept. of Neuroradiology, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona; 4Medical Oncology, Mater Salutis Hospital; Legnago, Italy 29 - L’UTILITÀ DELLA "FLUORESCENCE IN SITU HYBRIDATION" (FISH) SU URINE SPONTANEE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE A CELLULE TRANSIZIONALI Capponi G1, Canepa G1, Casarico A1, Campodonico F2, Casazza S2, Turbino L2, Bandelloni R2, Maffezzini M1 1 S.C. Urologia E.O. Ospedali Galliera Genova; 2Servizio di Anatomia e Istologia Patologica E.O. Ospedali Galliera Genova 35 - PIN DI ALTO GRADO: PERCHÈ È GIUSTO UN TRATTAMENTO RADICALE Sangiorgi A1, Andrei F1, Giannone V1, Irianni G1, Lupo S1, Bertoni F1, Buli P1 1 U.O. di Urologia, San Giovanni in Persiceto, AzUSL, Bologna; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica, Ist. Ortopedici Rizzoli, Bologna 36 - ETIOPATOGENESI DEI TUMORI SURRENALICI. IDENTIFICAZIONE DI SEQUENZE DI DNA DI POLIOMAVIRUS ED HERPESVIRUS MEDIANTE REAL-TIME PCR Pomara G1, Barzon L2, Evangelisti S1, Carlino F1, Morelli G1, De Maria M1, Palù G2, Selli C1 1 Unità di Urologia, Dipartimento di Chirurgia, Ospedale S. Chiara, Università di Pisa; 2Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Università di Padova 40 - TECNICA PERSONALE DI BIOPSIA ECOGUIDATA TRANSRETTALE A "TRE VENTAGLI". PRESENTAZIONE DEI RISULTATI NELLA POPOLAZIONE CON PSA SINO A 10 NG/ML Puppo P, Introini C, Calvi P, Vigliercio G, Raggio M, Naselli A Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova 48 - VARIAZIONE DELL‘ ESPRESSIONE DELL‘ INSULIN-LIKE GROWTH FACTOR NEI SOTTOTIPI ISTOLOGICI DI CARCINOMA RENALE Schips l1, Zigeuner R1, Lipsky K1, Langner C1, Rehak P2, Cantoni F3, Pummer K1, Hubmer G1 1 Departments of Urology; 2Pathology; 3Medical Data Processing, University Hospital, Karl Franzens University Graz, Austria 3U.O. Urologia Ospedale di Fidenza, Parma 55 - POSSIBILE RISPOSTA ALL'ANTAGONISTA GNRH DOPO FALLIMEN DELL TRATTAMENTO CON ANALOGO GNRH Rocco B1, Ferrari M2, Scardino E1, Matei DV1, Verweij F1, Varela R1, De Cobelli O1 1 Divisione di Urologia Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Endocrinologia Istituti Clinici Humanitas, Milano 57 - COME INCREMENTARE LA SPECIFICITÀ DI UNA RETE NEURALE PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE PROSTATICO Benecchi L, Cantoni F, Prati A, Arnaudi R, Destro Pastizzaro C, Savino A, Uliano N, Pieri A, Martens D, Potenzoni D Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma 58 - RUOLO DELLA CHEMIO-IMMUNOTERAPIA PER I PAZIENTI (PZ) CON CARCINOMA RENALE AVANZATO (CRA) IN PROGRESSIONE DOPO PRIMA LINEA IMMUNOTERAPICA Sava T1, Pavarana M1, Manno P1, Fraccon AP1, Sabbioni R1, Nortilli R1, Santo A1, Bassetto MA1, Cetto GL1, Franceschi T2 1 Dipartimento di Medicina Sperimentale, Oncologia Medica, Università di Verona; 2Oncologia Medica, Ospedale Mater Salutis, Legnago 59 - CHIRURGIA ORGAN-SPARING PER NEOPLASIA TESTICOLARE BILATERALE METACRONA Annese P1, Corvasce T1,Tolve I2, Caniglia A3, Disabato D1, Carrieri G2 1 Unità Operativa di Urologia Ospedale Madonna delle Grazie Matera; 2Cattedra di Urologia Università degli Studi di Foggia; 3Unità Operativa Anatomia Patologica Ospedale Madonna delle Grazie di Matera 61 - TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO CON HIFU: 3 ANNI DI ESPERIENZA Tasso M, Volpe A, Varvello F, Ferrando U S.C. Urologia 3, A.S.O. S. Giovanni Battista, Molinette, Torino 68 - PANCREATITE ACUTA NECROTIZZANTE CON ESITO LETALE INDOTTA DA LANREOTIDE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA DI PROSTATA ORMONOREFRATTARIO: IL PRIMO CASE REPORT DELLA LETTERATURA Palazzo S, Battaglia M, Ditonno P, Bettocchi C, Ricapito V, Garofalo L, Selvaggi FP Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di organi, Università di Bari XXIX Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 69 - TERMOCHEMIOTERAPIA ENDOCAVITARIA (SYNERGO SYSTEM) CON MITOMICINA C NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI (DATI PRELIMINARI) Lancini V, Cretarola E, Conti G Divisione di Urologia e Andrologia Ospedale S. Anna 73 - INFEZIONE DA POLIOMAVIRUS COME MARCATORE PRECOCE DEL CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA (TCC) Gontero P, Omodeo-Zorini E, Cacciotti P, Sogni F, Fontana F, Galzerano M, Maso G, Kocjancic E, Monesi G, Boldorini R, Monga G, Gaudino G, Frea B University of Piemonte orientale, Dept. of Medical Sciences & DiSCAFF, Novara, Italy 82 - PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY Molinaro MA, Pingitore D, Molè R, Scalfari E U.O Radioterapia Catanzaro, Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy 85 - COME INTERPRETARE AL MEGLIO LA VARIAZIONE DEL PSA NEL TEMPO. Benecchi L1, Cantoni F1, Prati A1, Arnaudi R1, Destro Pastizzaro C1, Savino A1, Uliano N1, Pieri AM 1, Martens D1, Potenzoni D1, Passalacqua R2 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona 86 - HISTOCULTURE DRUG RESPONSE ASSAY (HDRA) NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA Salvestrini F, Coco A, Savino M, Trovarelli S,Tallis V, Curcio C, Leone M, Carlucci M, Ponchietti R Dipartimento Di Chirurgia Generale E Specialistica, Sezione Di Urologia, Università Di Siena 102 - SINGOLA DOSE POST-OPERATORIA DI GEMCITABINA O EPIRUBICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI Ta-T1: STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO Canepag Campodonico F, Capponi G, Maffezzini M S.C. Urologia E.O. Ospedali Galliera, Genova 114 - RUOLO DELLA BIOPSIA PROSTATICA E DEL PSA NEL FOLLOW-UP DEI PAZIENTI TRATTATI CON RADIOTERAPIA PER CARCINOMA PROSTATICO: VALUTAZIONE DEI DATI SULLA RIPRESA DI MALATTIA Virgili G1, Storti L1, Ricci AR2 Forte F1, Sansalone S1, Vannozzi E1, Capozzoli A1, Di Stasi SM1, Vespasiani G1 1 Università di Roma "Tor Vergata", Cattedra di Urologia; 2Ospedale "Sandro Pertini", Roma, Servizio di Anatomia e Istologia Patologica 116 - PRIAPISMO SECONDARIO A METASTASI PENIENA DA CORDOMA SACRO-COCCIGEO Giubilei G1, Mondaini N1, Vignolini G1, Di Loro F1, Gavazzi A1, Ponchietti R2, Rizzo M1 1 Clinica Urologica,Università di Firenze; 2Clinica Urologica Università di Siena 120 - RECIDIVA DI UNA METASTASI VAGINALE DI CARCINOMA TRANSIZIONALE DI VESCICA Giubilei G1, Mondaini N1, Orlando V2, Sarti E1, Gacci M1, Raugei A1, Bartoletti R1 1 Clinica Urologica I; 2Clinica Ginecologica Università di Firenze 123 - NEOPLASIE PRIMITIVE DELL'URETERE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO DI POLIPO FIBROEPITELIALE Tazzioli S, Delle Rose A, Salaris C, Mondaini N, Giubilei G, Gavazzi A, Nicita G, Rizzo M Clinica Urologica Università degli Studi di Firenze 125 - SARCOMA PARATESTICOLARE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Tazzioli S, Delle Rose A, Mondaini N, Crisci A, Giubilei G, Mencarini M, Nicita G, Rizzo M Clinica Urologica Università degli Studi di Firenze 128 - PRESENTAZIONE DI UN CASO DI LEIOMIOSARCOMA DEL PENE Varela R, Scardino E, Matei DV, Rocco B, Verweij F, de Cobelli O Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 130 - TUMORE A CELLULE DELLA GRANULOSA DEL TESTICOLO DI TIPO ADULTO. DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Annunziata G, Palazzo S, Lucarelli G, Stellacci V, Battaglia M, Ricapito V, deCeglie G, Selvaggi FP Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti di Organo 147 - L’ENDOSCOPIA VIRTUALE NELLO STUDIO DELLE NEOPLASIE UROTELIALI Gunelli R1, Fiori M1, Barone D2, Giampalma E2, Hanitzsch H1, Lilli P1, Saltutti C1, Vivacqua C1, Zenico T1, Bercovich E1 1 UO di Urologia, O.C.”G.B.Morgagni-L.Pierantoni”, AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica, O.C.”G.B. Morgagni-L. Pierantoni”, AUSL di Forlì 150 - VALORE PROGNOSTICO DEL CD31 E DELL’INFILTRATO FLOGISTICO INTRALESIONALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA Bartoletti R1, Cai T1, Nesi G2, Dal Canto M1, Travaglini F1, Giubilei G1, Gacci M1, Rizzo M1 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze 151 - SIGNIFICATO DELL’ESAME TRIMPROB NELLA DIAGNOSTICA DEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTI A 2 O PIÙ SEQUENZE BIOPTICHE Bartoletti R, Gacci M, Corvino C, Lapini A, Raugei A, Carini M Clinica Urologica, Firenze 156 - IL TRIMPROB® NELL’ITER DIAGNOSTICO DEL CARCINOMA PROSTATICO: CORRELAZIONE CON I PARAMETRI CLINICI CONVENZIONALI (DRE, PSA, TRUS) E CON I DATI BIOPTICI Lapini A, Gacci M, Corvino C, Bartoletti R, Carini M Clinica Urologica, Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXX 168 - GRUPPI DI RISCHIO DELLA VALUTAZIONE DELLA F/T PSA RATIO NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Saita A, Marchese F, Bonaccorsi A, Burrello M, Giammusso B, Motta M Clinica Urologica II 174 - COMPARATIVE EVALUATION OF THREE HYPOFRACTIONATED RADIOTHERAPY REGIMENS FOR PAINFUL BONE METASTASES IN 10 YEARS OF EXPERIENCE Papaleo A, Cavalera E, Lisi R, Pagliaro E, V. Donato Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di Scienze Radiologiche 176 - PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY: ACUTE AND LATE RECTAL TOXICITY. EXPERIENCE IN U.O. RADIOTHERAPY OF CATANZARO Molinaro MA, Pingitore D, Molè R, Scalfari E U.O. Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy 177 - LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA Lacquaniti S, Fasolo PP, Conti E, Sebastiani G, Mandras R, Puccetti L, Fasolis G SOC Urologia, Ospedale "S. Lazzaro", Alba (CN) 180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DI BELLINI: UN TUMORE RARO Creti S, Mannini D, Potenzoni M, Cuzzocrea DE Unità Operativa di Urologia, Ospedale Maggiore, Bologna 181 - RUOLO PREDITTIVO DI UN SINGOLO MICROFOCOLAIO DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO (<= 1 MM, NON GRADABILE) AL CAMPIONAMENTO AGOBIOTICO, ANCHE RIPETUTO, NEI CONFRONTI DI MALATTIA CLINICAMENTE SIGNIFICATIVA ALLA SUCCESSIVA PROSTATECTOMIA RADICALE Taverna GL, Benetti A, Seveso M, Piccinelli A, Giusti G, Pasini L, Maugeri O, Zandegiacomo S, Colombo P, Graziotti P Istituto Clinico Humanitas 184 - MICROCITOMA DELLA VESCICA; PRESENTAZIONE DI DUE CASI E REVISIONE DELLA LETTERATURA Torcigliani S, Fontana N, Repetti F, Santelli G, Tori F, Aquilini M, Paoluzzi M, Pinzi N U.O. Urologia ASL 2 Lucca Toscana 189 - NEOVESCICHE ORTOTOPICHE: RISULTATI MORFOFUNZIONALI A DISTANZA. NOSTRA ESPERIENZA Dall'Oglio B, Parma P, Luciano M, Bondavalli C Azienda Ospedaliera C. Poma Mantova 190 - LOCALIZZAZIONE CUTANEA DI NEOPLASIA GERMINALE EXTRAGONADICA:PRIMO CASO CLINICO IN LETTERATURA Torelli T1, Piva L1, Biasoni D1, Milani A1, Nicolai N1, Salvioni R1, Colecchia M2, Pizzocaro G1 1 Unità Operativa di Urologia; 2Dipartimento di Patologia, Istituto nazionale dei Tumori, Milano 203 - NEOPLASIA RENALE AVANZATA: RUOLO DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO Zattoni F, De Giorgi G, Luciani LG, Valotto C, Zanin M, Grossetti B Dipartimento di Urologia - Azienda Ospedaliera/Policlinico Universitario, Udine 210 - CHEMIOIMMUNOTERAPIA NEL TUMORE RENALE METASTATICO:CHEMIOTERAPIA CON GEMCITABINA E OXALIPLATINO; IMMUNOTERAPIA CON IL-2 sc A DOSI MEDIE E IFN-alfa NATURALE CON UN RUOLO CHIAVE SUL SINERGISMO E SULLA TOLLERABILITÀ Bobbio Pallavicini E, TacconiF, Grassi M, Incardona S, Bianchessi C, Leidi GL Ospedale Maggiore di Crema 211 - LA CISTECTOMIA RADICALE CON RISPARMIO DELLA CAPSULA PROSTATICA E DELLE VESCICHETTE SEMINALI NEI PAZIENTI GIOVANI PORTATORI DI CARCINOMA DELLA VESCICA Brausi M, De Luca G, Gavioli M,Verrini G, Peracchia G, Viola M, Simonini G U.O. di Urologia, Ospedale S.Agostino-Estense Modena., Ospedale B. Ramazzini Carpi (MO) 212 - QUALITÀ DI VITA DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A DERIVAZIONE URINARIA NON CONTINENTE O NEOVESCICA ORTOTOPICA A SEGUITO DI CISTECTOMIA RADICALE Sandri S, Molho D Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale; ospedale “G. Fornaroli”, Magenta 216 - RUOLO DEL TRIMprob NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Manferrari F, Ronci L, Severini E, Palmieri F, Malizia M, Vitullo G, Sanguedolce F, Viola D, Comerci F, Bertaccini A, Martorana G Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna 217 - SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE DOPO METASTASECTOMIA DA NEOPLASIA RENALE IN STADIO AVANZATO: CASE REPORT Brunocilla E, Lupo S, Malizia M, Schiavina R, Forlani T, Vece E, Martorana G Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna 219 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA DI CONTINENZA IN 80 PAZIENTI CONSECUTIVI Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Garofalo M, Comerci F, Costa F, Malizia M, Palmieri F, Severini E, Vitullo G, Viola D Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum Università di Bologna XXXI Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica XIV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.) Trieste, 9-12 Dicembre 2004 INFORMAZIONI GENERALI Sede Congressuale Segreteria S.I.Ur.O. Palazzo dei Congressi, Stazione Marittima Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.) Molo Bersaglieri, 3 c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna 34124 Trieste Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi Tel. +39 040 304888/303111 Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna Fax. +39 040 310856 Tel. +39 051 6362421 - Fax +39 051 308037 E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] Segreteria Organizzativa Presidente del Congresso Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl Prof. Emanuele Belgrano Via del Pratello, 2/b c/o Clinica Urologica Università degli Studi di Trieste 40122 Bologna Ospedale di Cattinara Tel. +39 051 235993 Strada di Fiume, 447 - 34149 Trieste Fax. +39 051 2914455 Tel. +39 040 3994575 E-mail: [email protected] Fax +39 040 3994895 E-mail: [email protected] QUOTE DI ISCRIZIONE DOPO IL 15 OTTOBRE 2004 E IN SEDE CONGRESSUALE Quote Dopo il 15 Ottobre e in Sede Congressuale € 480,00 + IVA 20% Quota di Partecipazione NON SOCI Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O € 430,00 + IVA 20% Iscrizione giornaliera € 300,00 + IVA 20% 1 Quota per Specializzandi2 € 200,00 + IVA 20% Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri) € 30,00 + IVA 20% Cena Sociale € 60,00 + IVA 20% ESPOSITORI / SPONSOR Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro pagamento di una quota di Euro 20,00 + IVA 20%. Il badge dà diritto alla partecipazione ai Lavori Scientifici, alla Cerimonia Inaugurale, agli Open Lunch e Coffe Station e all’accesso all’Area Espositiva. 1 I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa. 2 L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza. 3 La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota di iscrizione comprende solo la partecipazione ai lavori scientifici e non dà diritto ad altro. La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Open lunch, Coffee Station. Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura. MODALITÀ DI ISCRIZIONE Regole Generali Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare ed inviare la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, debitamente compilata in ogni sua parte, per posta o per fax, allegando la ricevuta dell’ avvenuto pagamento. In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione. Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre venerdì 12 novembre 2004. Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXXII Modalità di iscrizione da parte di Aziende/Agenzie In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopraccitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare. Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie Le aziende/agenzie dovranno obbligatoriamente prendere, contestualmente all’invio delle schede d’iscrizione, un appuntamento con la Segreteria Organizzativa per mercoledì 8 dicembre dalle ore 14.00 alle ore 18.00. In questa sede saranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nomi ed evase nuove iscrizioni. Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà aperto nei giorni: • Giovedì 9 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.00 • Venerdì 10 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30 • Sabato 11 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30 • Domenica 12 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 15.30 Modalità di pagamento iscrizioni: Il pagamento dovrà essere effettuato mediante: • assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a E.V.C.M. srl • bonifico bancario presso Banca Popolare dell’Emilia Romagna - codice conto: B 05387 02400 0989966 - intestato a E.V.C.M. srl - causale XIV SIURO 2004 iscrizione + nome iscritto. Rinunce: Fino a venerdì 5 novembre 2004 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 5 novembre 2004 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto. Cambi nome: Sono permessi fino a venerdì 12 novembre 2004. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite nuova scheda di iscrizione. In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor. Il ritiro delle pre-iscrizioni avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da parte di ciascun preiscritto. Badge: Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati a lui relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso e alle aree dedicate al programma sociale. Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti E.C.M. Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge. Colori di identificazione: Blu - Congressisti Rosso - Giornalieri Verde - Organizzazione Giallo - Stampa Azzurro - Espositori Grigio - Infermieri Orari segreteria organizzativa: Sede: Palazzo dei Congressi - Stazione Marittima Molo Bersaglieri, 3 - 34124 Trieste Giovedì 9 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.00 Venerdì 10 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.30 Sabato 11 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 19.30 Domenica 12 dicembre dalle ore 7.30 alle ore 15.30 Orari congresso Giovedì 9 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 18.45 Venerdì 10 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.45 Sabato 11 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 19.30 Domenica 12 dicembre dalle ore 8.00 alle ore 15.45 XXXIII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica NOTIZIE UTILI Certificati di Partecipazione L’attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre” e “post” valutazione. Lingua ufficiale La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano. Libro degli Abstract Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo. Questionari di “pre” e “post” valutazione I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale. Esposizione tecnico-scientifica Nell’ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico-scientifica alla quale parteciperanno aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali. Assemblea della Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.) La Seduta Amministrativa della S.I.Ur.O. si svolgerà sabato 11 dicembre 2004 dalle ore 19.30 alle ore 20.30. Servizio navette Un servizio navette collegherà gli hotel Colombia, Continentale, Italia, Jolly e Alla Posta con la Sede del Congresso e le Sedi Sociali (Cena Sociale). SEDI ALBERGHIERE COLOMBIA Via della Geppa, 18 Tel. +39 040 369333 CONTINENTALE Via San Nicolò, 25 Tel. +39 040 631717 DUCHI D' AOSTA P.za Unità d'Italia, 2 Tel. +39 040 7600011 ITALIA Via della Geppa, 15 Tel. +39 040 369 900 JOLLY C.so Cavour, 7 Tel. +39 040 7600055 ALLA POSTA P.za Oberdan, 1 Tel. +39 040 365208 STARHOTEL SAVOIA Riva del Mantrucchio, 4 Tel. +39 040 77941 PRENOTAZIONE ALBERGHIERA Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a: Emilia Viaggi Divisione Congressi & Meeting Via del Pratello, 2/b 40122 Bologna Tel. +39.051.235993 Fax +39.051.2914455 E.mail: [email protected] Condizioni di prenotazioni Il termine per l’invio della scheda di prenotazione alberghiera è scaduto il 10 settembre 2004. Le prenotazioni ricevute dopo tale data verranno confermate in base alla disponibilità del momento. L’attribuzione dell’Hotel prescelto è condizionata dalla disponibilità al momento della richiesta. Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più Euro 16,00 (per camera) come diritto di prenotazione, non rimborsabile in nessun caso. I prezzi si intendono per camera, a notte, con inclusa la prima colazione, tasse e IVA. Soggiorno minimo: N. 3 notti . Le prenotazioni che perverranno senza il pagamento allegato non verranno considerate. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXXIV XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica PROGRAMMA SOCIALE Cerimonia Inaugurale Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso. La Cerimonia di Inaugurazione e il Cocktail di Benvenuto si terranno giovedì 9 dicembre 2004 alle ore 14.15, presso il Palazzo dei Congressi - Stazione Marittima; Molo Bersaglieri, 3 (Trieste). L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso. Cena Sociale La Cena Sociale si terrà venerdì 10 dicembre alle ore 21.00 presso il Ristorante “Savoy Inn” c/o lo Starhotel Savoia; Via del Mercato Vecchio,1 (Trieste). La cena sarà preceduta da un Aperitivo alle ore 20.30. La partecipazione alla Cena Sociale prevede una quota di Euro 60,00 più IVA (20%). Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per accedere alla Cena Sociale è assolutamente necessario presentare l’invito che sarà consegnato presso la Segreteria Organizzativa: solo in questo modo potrà essere rilevato l’avvenuto pagamento. Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite l’allegata scheda d’iscrizione. Desk Escursioni Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni, tra le quali: Città di Trieste, Castello di Miramare, Grotte di Postumia e Castello di Duino. In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni e/o prenotazioni. INFORMAZIONI UTILI Posizionato nel centro storico e commerciale di Trieste, a pochi passi dai principali alberghi, il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima dista poche centinaia di metri dalla stazione Ferroviaria e dall’AirTerminal. STAZIONE TRIESTE CENTRALE: distanza 1 km AUTOSTRADA A4 VENEZIA-TRIESTE: casello Montefalcone-Lisert, uscita “Sistiana” (SS 14 ‘Costiera’): distanza dal casello 24 km. AEROPORTO INTERNAZIONALE DI RONCHI DEI LEGIONARI: distanza 33 km. Collegamenti internazionali via Milano e Roma. Un servizio di Bus navetta collega l’aereoporto con il terminal situato in centro città, nei pressi della Stazione Ferroviaria Trieste Centrale. AEROPORTO INTERNAZIONALE MARCO POLO DI VENEZIA: distanza 120 km. INFORMAZIONI SCIENTIFICHE Premi S.I.Ur.O Sono previsti 4 premi SIUrO per le migliori comunicazioni libere dei seguenti argomenti: Terapia Medica, Terapia Radiante, Terapia Chirurgica, Ricerca Sperimentale. I premi saranno assegnati sulla base del giudizio, insindacabile, espresso da una commissione di 4 esperti che modereranno le sessioni delle comunicazioni selezionate. I premi potranno essere assegnati solo se tra gli Autori è presente un socio SIUrO in regola che dovrà essere fisicamente presente al momento della premiazione. La premiazione avverrà nel corso della seduta amministrativa che si terrà sabato 11 dicembre 2004 dalle ore 19.30 alle ore 20.30. ECM O L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa. L’accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione. Al fine dell’attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell’evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale del questionario di verifica e della scheda di valutazione dell’evento formativo. Nei particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell’ organizzatore valutarne la giustificazione e l’ incidenza dell’ assenza sull’ apprendimento. L’attestato ECM verrà inviato dopo l’ evento per posta o e-mail, all’ indirizzo indicato sul Questionario di Verifica dell’ evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell’area congressuale del partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge. Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM: XXXV Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l’evento giovedì 9 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 9; venerdì 10 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 8; sabato 11 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 7; domenica 12 dicembre 2004, il tempo previsto è pari a ore 7; corso per infermieri, tempo previsto pari a ore 6 Restituzione del questionario di valutazione dell’evento, compilato in tutte le sue parti compresa la scheda di valutazione dell’evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici Restituzione del badge Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti formativi da acquisire nel corso dell’anno solare (per il 2003 massimo 10 crediti riferiti ad attività di docenza). I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell’impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un’ora o un’ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi). I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza. L'organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XXXVI La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile la realizzazione del XIV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti. AVENTIS PHARMA CHIRON ITALIA EDAP TECHNOMED ITALIA ELI LILLY ITALIA FIUGGI IPSEN PHYSION KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI MERCK SHARP AND DOHME NOVARTIS PFIZER SPA - SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI SIGMA TAU TECNOGAMMA TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI XXXVII Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004, 76, 3, Supplemento 1 XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica SIUrO ABSTRACTS Società Italiana di Urologia Oncologica Trieste, 9-12 Dicembre 2004 Poster n. 1 RE-TURP O MAPPING BIOPTICO NEI CASI DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE T1A. QUALE PROCEDURA PIÙ EFFICACE NEL PREDIRE UNA MALATTIA RESIDUA? Simone M., Pomara G., Casale P., Felipetto R., Manassero F., Francesca F. U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 1 Introduzione: Il trattamento del carcinoma prostatico (CaP) incidentale è ancora oggi non univoco. È ben noto che i pazienti con CaP di stadio clinico T1a dopo resezione transuretrale (TURP: <5% di tessuto resecato positivo per neoplasia) e Gleason score < 7 (A1 sec. ASS) presentano rischio di progressione a 4 anni del 2%, mentre esso sale al 33% in CaP incidentali di stadio T1b (>5% di tessuto resecato positivo per neoplasia) (1-3). Diventa quindi di fondamentale importanza escludere la possibilità di CaP residuo dopo il primo intervento dal momento che, in caso contrario, il paziente si troverebbe nella categoria T1b. Scopo dello studio è stato quello di confrontare TURP (re-TURP) e mapping bioptico (BxP), relativamente a “detection rate” di malattia residua dopo il primo intervento. Materiali e Metodi: Tra il 1997 ed il 2003, in 30 pazienti sottoposti a TURP, è stata posta diagnosi di CaP T1a. Il PSA totale medio prima dell’intervento era 4.66 ng/ml (range = 0.6-17 ng/ml). Due pazienti con PSA totale > 10 ng/ml avevano eseguito un mapping bioptico per escludere la presenza di neoplasia prostatica. A tre mesi dal primo intervento tutti i pazienti sono stati sottoposti a dosaggio del PSA, mapping bioptico e quindi a TURP second-look del tessuto prostatico residuo. Risultati: Il PSA medio, dopo il primo intervento, era 1.18 ng/ml (range 0-4.02). Tredici pazienti (43%) [PSA medio 1.39 (range 0.4-4.02)] hanno mostrato malattia residua e sono stati quindi sottoposti a prostatectomia radicale. Di questi, 7 pazienti (23%) con PSA medio 1.33 (range 0.8-2) presentavano sia re-TURP che BxP positive; 3 pazienti (10%) con PSA medio 2.4 (range 0.4-1.5) re-TURP positiva e BxP negativa (p n.s.); 3 pazienti (10%) con PSA medio 2.1 (range 0.6-4.02) reTURP negativa e BxP positiva (p n.s.). Conclusioni: Nella nostra casistica il 43% dei pazienti con iniziale diagnosi di CaP T1a ha presentato una malattia residua per cui si è reso necessario un intervento radicale. Questa alta percentuale giustifica la necessità di un second-look diagnostico nei casi di CaP incidentale A1. La re-TURP e la BxP non differiscono in maniera statisticamente significativa in termini di “detection rate”. Il riscontro del 10% di falsi negativi con entrambe le procedure porta a suggerire la loro associazione piuttosto che a preferire l’una rispetto all’altra. Bibliografia: 1. Cheng L, Cancer 1999 2. Ingerman A, Urology 1993 3. Epstein JI, J Urol 1988 Comunicazioni n. 2 RUOLO DELLA TUR 2ND LOOK PER UNA CORRETTA STADIAZIONE DEL CA VESCICALE T1 G3 Simone M., Manassero F., Salinitri G., Felipetto R., Casale P., Francesca F. U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa Introduzione: Circa il 30% dei carcinomi uroteliali della vescica risulta in stadio T1 (1). I tumori T1 di alto grado (G3) sono ad alto rischio di recidiva e progressione, e presentano potenzialità metastatiche e di letalità 10 volte maggiori rispetto agli altri Ta-T1 (2). Il trattamento standard (TUR + BCG) produce sopravvivenza libera da malattia a 5 anni nell’ordine dell’80% (3). Non è sempre evidente se i pazienti che non rispondono a BCG presentino recidiva precoce o malattia residua. Nei T1 una seconda resezione rileva malattia residua in > 30% dei casi (4) e mioinvasività sino al 10% (5). Allo scopo di meglio diagnosticare questa sottopopolazione ad alto rischio abbiamo introdotto nella nostra pratica la TUR second-look nei T1 G3. Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al maggio 2004 abbiamo rilevato 40 casi consecutivi di T1 G3, 31 maschi e 9 femmine, età mediana 72 anni, range 44-85. A 4-6 settimane dall’intervento abbiamo ripetuto la TUR. La tecnica prevede la resezione separata della parte esofitica della neoplasia, dei margini liberi e della base di impianto, includendo la tonaca muscolare (6). Risultati: Di 39 pazienti valutabili, in 13 casi (33%) non è stata evidenziata malattia residua; trattati con BCG, questi pazienti sono negativi per recidiva, con follow-up mediano di 8 mesi (range 2-36). In 26 pazienti (66%) abbiamo riscontrato neoplasia residua alla re-TUR (3 Ta, 5 Tis, 13 T1G3, 5 T2). Tredici di essi (33% del totale) sono stati sottoposti a cistectomia: 3 per riscontro di mioinvasività, 2 per precoce progressione, 8 (T1G3 al 2nd look) per Cis concomitante/mancata risposta al BCG/multifocalità. In 9/13 (69%) lo stadio patologico era T3; 4/13 (31%) risultavano N+. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 1 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: In conclusione, nel T1 G3 la re-TUR può considerarsi mandatoria in ragione dell’elevata percentuale di positività e di mioinvasività a breve e medio termine; in taluni casi non garantisce comunque una diagnosi precoce, testimoniando la potenziale invasività di queste forme di neoplasia “superficiale”. Bibliografia: 1. Herr H, Jakse G. pT1 bladder cancer. Eur Urol 1991; 20:1 2. Borkowski A. Superficial bladder cancer T1 G3: the choice of treatment. BJU International 2002; 89:623 3. Patard JJ, Moudouni S, Saint F et al. Tumor progression and survival in patients with T1G3 bladder tumors: multicentric retrospective study comparing 94 patients treated during 17 years. Urology 2001; 58:551 4. Jakse G, Algaba F, Malmstrom PU, Oosterlinck. A second-look TUR in T1 transitional cell carcinoma: why? Eur Urol 2004; 45:539 5. Schwaibold H, Treiber U, Kubler H, Ley H, Hartung R. Significance of 2nd transurethral resection for T1 bladder cancer. Eur Urol 2000; 37(Suppl 2):11 6. Marberger H, Marberger M., Decristofero A. The current status of transurethral resection in the diagnosis and therapy of carcinoma of the urinary bladder. Int Urol Nephrol 1972; 4:35 Poster n. 4 LINFOMA RENALE BILATERALE PRIMITIVO TRATTATO CON CHIRURGIA E CHEMIOTERAPIA Simone M., Casale P., Manassero F., Milesi C., Casarosa C., Francesca F. U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa Introduzione: Il linfoma renale primitivo (PRL) è una rara malattia, generalmente con prognosi infausta. Il trattamento previsto è la chemioterapia, laddove la chirurgia rappresenta un’opzione aggiuntiva, esclusivamente nelle localizzazioni monolaterali (1). Riportiamo il primo caso di PRL bilaterale trattato mediante estesa escissione chirurgica seguita da chemioterapia, con follow-up a 5 anni negativo per ripresa di malattia. Caso Clinico: Un uomo di 46 anni, con storia di IRC, venne ricoverato per rapido peggioramento della funzione renale, con ipercalcemia. Tre mesi prima una biopsia TC-guidata aveva rilevato uno pseudotumore infiammatorio renale destro. La Risonanza Magnetica rivelò la presenza di noduli multipli (diametro massimo 8 cm) al rene destro e un unico nodulo polare superiore controlateralmente. La biopsia percutanea del rene destro indicò la presenza di alcuni linfociti atipici, suggestivi di malattia linfoproliferativa. Sono state eseguite nefrectomia radicale destra e resezione polare del rene sinistro. Il decorso post-operatorio è stato regolare, con miglioramento progressivo della funzione renale e riduzione dei livelli ematici di calcio e calcitriolo. L’istologia definitiva dimostrava bilateralmente “linfoma a cellule B large” (classificazione REAL), con stadio pT2 (destra) e pT1b (sinistra), N0 Mx. Sei mesi dopo l’intervento è stata rilevata infiltrazione neoplastica del midollo osseo, con traslocazione del gene Bcl2 (evidenziata mediante polymerase chain reaction). Dopo otto cicli chemioterapici (protocollo Pro-MECE-CytaBOM + Flu-Ctx-Idec), è stata ottenuta una condizione tumor-free. A 67 mesi dall’intervento (36 dalla conclusione della chemioterapia) non si dimostra malattia residua, con funzione renale stabile. Commento: Il nostro caso soddisfaceva i criteri diagnostici per identificare un PRL: IRA con aumento volumetrico del rene alla presentazione, rapida ripresa funzionale dopo il trattamento e conferma istologica della neoplasia in assenza di altre localizzazioni. Generalmente l’IR è dovuta ad infiltrazione locale ed ipercalcemia, indotte da iperproduzione di Vitamina D da parte delle cellule linfoidi, presenti per il processo infiammatorio cronico. L’ablazione della massa induce il ritor- 2 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 no a normali valori calcemici, con recupero della funzione renale (2). Data la rarità della malattia, mancano studi randomizzati atti a definire il trattamento più indicato. Occasionalmente, e solo in casi monolaterali, sono stati segnalati long term survivors dopo trattamento combinato chirurgico e chemioterapico (3). La nostra esperienza conferma che la combinazione di chirurgia “aggressiva” e chemioterapia potrebbe rivelarsi efficace nei pazienti affetti da questa patologia rara ma solitamente letale. Bibliografia: 1. Okuno SH, Hoyer JD, Ristow K, Witzig TE. Primary renal Non-Hodgkin’s Lymphoma. Cancer 1995; 75:2258 2. Sebastian Montal L, Batalla Cadira JL, Delas Amat J. Primary renal lymphoma. Apropos of a case. Arch Esp Urol 1998; 51:180 3. O’Riordan E, Reeve R, Houghton JB, O’Donoghue DJ, Waldek S. Primary bilateral T-cell renal lymphoma presenting with sudden loss of renal function. Nephrol Dialysis Transplantation 2001; 16:1487 Poster n. 5 METASTASI PENIENA DA CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA PELVI RENALE. DESCRIZIONE DI UN PRIMO CASO Simone M.1, Pomara G.1, Pastina I.2, Felipetto R.1, Casale P.1, Manassero F.1, Francesca F.1 1 U.O. Urologia SSN; 2U.O. Oncologia Medica Azienda Ospedaliera Universitaria, Pisa Introduzione: Le metastasi peniene da carcinoma a cellule transizionali (TCC) sono estremamente rare e nella maggior parte dei casi originano da tumori localizzati a livello vescicale. Presentiamo un primo caso di metastasi peniena da TCC della pelvi renale sottolineandone le insolite caratteristiche cliniche e biologiche. Caso Clinico: Un uomo di 76 anni si presentava alla nostra osservazione per una tumefazione fungiforme, ulcerata e dolente localizzata a livello del glande. Otto anni prima il paziente era stato sottoposto a nefrectomia radicale sinistra per un TCC della pelvi renale (pT2NxM0G2) in seguito al quale era stato sottoposto a follow-up mediante periodiche valutazioni cliniche, endoscopiche e TAC total-body, senza evidenza di malattia fino alla comparsa della lesione peniena. Il paziente veniva quindi sottoposto a prelievo bioptico della lesione. L’esito istologico definitivo deponeva per “metastasi peniena di TCC”. La TAC total-body evidenziava la presenza di linfoadenomegalie para-cavali ed inguinali profonde associate ad una lesione metastatica del polmone di destra. Dopo aver effettuato sei cicli di mono-chemioterapia (gemcitabina) e 15 sedute di radioterapia loco-regionale, a quattro mesi di follow-up la situazione locale e generale risulta immodificata. Commento: Ad oggi questo è il primo caso documentato di metastasi peniena di un TCC della pelvi renale. Circa un terzo di tutte le metastasi peniene sono diagnosticate in contemporanea al tumore primario mentre nei restanti due terzi la diagnosi viene posta mediamente entro 18 mesi dal tumore primario (Maier U, Transplantation 1994). A probabile dimostrazione di una biologia tumorale inusuale, il periodo libero da malattia nel nostro paziente è stato di 8 anni. Molti autori (Bordeau KJ, Urology 2004; Akman Y, Int J Urol 2003; Miyamoto T, J Urol 2000) considerano le metastasi cutanee da TCC la tardiva manifestazione di una malattia sistemica, ma poiché, nel caso descritto, la diagnosi di malattia metastatica è stata posta dopo la comparsa della metastasi peniena, ci sembra opportuno suggerire un attento esame clinico della cute dei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici per TCC, anche in assenza di accertata malattia sistemica. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni n. 6 BLOCCO ANESTETICO PERIPROSTATICO ECOGUIDATO NELLA BIOPSIA PROSTATICA TRANSRETTALE: PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA INFILTRATIVA CON OTTIMIZZAZIONE DELL’ANALGESIA ALL’APICE PROSTATICO Paulesu A., Conti G. Reparto di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera “S. Anna”, Como Introduzione: L’alta incidenza del carcinoma prostatico ha portato ad un crescente ricorso alla biopsia prostatica transrettale. Per ottenere diagnosi sempre più precoci, finalizzate ad una cura più efficace, sono utilizzati schemi bioptici sempre più aggressivi per numero di prelievi con sensibile incremento del disagio e del dolore patito dai pazienti. Da qui la necessità di eliminare il dolore accompagnato alla biopsia prostatica senza far perdere all’esame peculiarità quali: regime ambulatoriale, rapidità di esecuzione e bassa morbilità. A tali esigenze risponde il blocco anestetico periprostatico transrettale ecoguidato di cui si riporta l’esperienza personale su 526 pz, basata sull’uso routinario di tale tecnica secondo due schemi infiltrativi differenti posti a confronto. Materiali e Metodi: Due gruppi omogenei di pz con sospetto carcinoma prostatico sono stati sottoposti dal medesimo operatore ad agobiopsia prostatica transrettale ecoguidata con sonda biplana BK da 7,5 MHz ed ago tru-cut Bard da 18G X 24 cm. Ciò 3-5 min dopo il blocco anestetico periprostatico transrettale ottenuto infiltrando una soluzione 50/50 di lidocaina 2% e bupivacaina 0,5% con ago tipo Chiba di 22G X 20 cm (BectonDickinson). Profilassi utilizzata: adeguata toilette rettale e ceftriaxone 1g IM/die per 4 gg dal dì dell’esame. Nel primo gruppo di 261 pz (luglio ‘02-giugno ‘03) il blocco anestetico prevedeva l’infiltrazione dei due angoli vescicolo-prostatici (regione dei fasci neurovascolari) con 6ml di anestetico per lato. Nel secondo gruppo di 265 pz (luglio ‘03-giugno ‘04) si è aggiunta l’infiltrazione di altri 5 ml di anestetico sulla linea mediana subito al disotto dell’apice prostatico. La valutazione del dolore è stata effettuata utilizzando la “Visual analogue pain scale” (VAPS) (punteggio: 0-10). 97 dei 526 pz in esame (53 del I e 44 del II gruppo), già sottoposti a biopsia prostatica senza anestesia, hanno attribuito un punteggio anamnestico anche alla procedura senza anestesia, fungendo da gruppo di controllo. Nel I gruppo di pz il numero medio di prelievi bioptici è stato 8,7 (Range: 6-12) e nel II gruppo 9,3 (Range: 6-18). Risultati: Non complicanze precoci o tardive dovute all’infiltrazione anestetica, risultata in entrambi i gruppi indolore, né dovute ai prelievi bioptici. Immediata dimissibilità dei pazienti al termine dell’esame. Tempo medio per l’anestesia: 1 minuto. Osservata una netta riduzione del tono sfinterico anale postinfiltrativa, più marcata nel II gruppo, con migliore compliance dei pz per la sonda ecografica. Il punteggio medio attribuito mediante VAPS dai pz del I gruppo (1,27) è stato superiore a quello del 2 gruppo (0,55). Nel I gruppo si è infatti registrata una certa dolorabilità per i prelievi eseguiti all’apice prostatico, cosa assente nel II gruppo. Il coinvolgimento della zona di transizione non ha determinato in entrambi i gruppi un incremento del disagio per i pz. Il punteggio VAPS medio attribuito dal gruppo di controllo all’esame senza anestesia (5,1) è stato nettamente superiore alla procedura in anestesia (0.80). Conclusioni: Il blocco anestetico periprostatico con schema infiltrativo comprendente l’apice prostatico garantisce una netta riduzione del dolore sopportato dai pz sottoposti ad agobiopsia prostatica transrettale indipendentemente dal numero e dalla sede dei prelievi effettuati. Bibliografia: 1. Nash PA, Bruce JE, Indudhara R, Shinohara K. Transrectal Ultrasound guided prostatic nerve blockade eases systematic needle biopsy of the prostate. J Urol 1996; 155:607 2. Irani J, Fournier F, Bon D, Gremmo E, Dore B, Aubert J. Patient tolerance of transrectal ultasound-guided biopsy of the prostate. Br J Urol 1997; 79:608 3. Taverna G, Maffezzini M, Benedetti A, Seveso M, Giusti G, Graziotti P. A single injection of lidocaine as local anesthesia for ultrasound guided needle biopsy the prostate. J Urol 2002; 176:222 4. von Knobloch R, Weber J, Varga Z, Feiber H, Heidenreich A, Hofmann R. “Bilateral fine-needle administered local anaesthetic nerve bock for pain control during TRUS-guided multi-core prostate biopsy: a prospective randomised trial”. Eur Urol 2002; 41:508 5. Paulesu A, Conti G. Agobiopsia prostatica transrettale: uso routinario del blocco anestetico periprostatico ecoguidato. L’Urologo Informer”, (Hippocrates, Ed. Med. Scient.) n 10/2003, dicembre Comunicazioni n. 7 TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-ABLATHERM) NELLA CURA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: 4 ANNI DI ESPERIENZA Paulesu A., Conti G. Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera”S. Anna”, Como Premessa: La Termo-Ablazione Prostatica Transrettale con “High Intensity Focoused Ultrasound” (PTTA/HIFUAblatherm) si è inserita da alcuni anni fra i trattamenti mininvasivi del carcinoma prostatico. Nel nostro centro abbiamo trattato con questa terapia fino ad oggi 216 pz di cui 167 con carcinoma localizzato, senza precedenti terapie locali; 21 con ripresa locale di malattia dopo fallimento di radioterapia; 25 con neoplasia prostatica localmente avanzata; 3 con recidiva locale dopo prostatectomia radicale. In questa comunicazione si considerano i risultati ottenuti nei pz con carcinoma prostatico localizzato T1-2. Materiali e Metodi: Dal luglio ‘00 al giugno ‘04 abbiamo trattato con PTTA/HIFU-Ablatherm 167pz con carcinoma prostatico localizzato così suddivisi per classi di rischio: 43 pz a basso rischio (T1-T2a e PSA<=10 e Gleason<7); 62 pz a rischio intermedio (T2b o PSA 10-20 o Gleason= 7); 62 pz ad alto rischio (T2c o PSA>20 o Gleason>8) (TNM’92). Dati basali dei pazienti (media±dev.stand): età 72±5,8 anni; vol. prostatico 22±8,2 ml (range: 7,5-50 ml); IPSS 7,4±5; 67 pz ormonotrattati; 69 pz potenti. 133 pz sottoposti a TURP in passato o prima del trattamento; 9 pz con pregressa ATV. Epicistostomia pretrattamento a tutti i pz. Durata media: 120±27 min. Anestesia: periferica (101 pz), generale (66 pz). Controlli clinici e del PSA ogni 3 mesi più biopsia prostatica transrettale ecoguidata (6-8 prelievi) a 6 mesi. Risultati: F.U. medio: 34±9 mesi (range:1-47). Non complicanze intra e perioperatorie. Degenza media: 2 gg dopo PTTA/HIFU e 3 gg dopo TURP+PTTA/HIFU. Rimozione dell’epicistostomia dopo in media 16gg (±10,2 gg). A 3 mesi (145 pz) IPSS medio 2.02 (±3.3); QoL score medio: 2±1. Nei 69 pz potenti, potenza conservata in 40 casi (57,9%). Risultati della biopsia a 6 mesi (137 pz): basso rischio (37 pz): negativa 97,3% (36 pz) e positiva 2,7% (1 pz); rischio intermedio (53 pz): negativa 88,6% (47 pz) e positiva 11,3% (6 pz); alto rischio (47 pz): negativa 78,7% (37 pz) e positiva 21,3% (10 pz). PSA nei pz con biopsia a 6 mesi negativa (120 pz): 0,5 ng/ml (range: 0,00-4,71) con un PSA basale medio 7,81±5,54ng/ml. Come complicanze abbiamo registrato: incontinenza da sforzo in 10pz (5,9%) (lieve in 7 pz e severa in 3 pz); IVU in 3 pz; epididimite in 3 pz; stenosi dell’uretra prostatica in 7pz. Conclusioni: La PTTA/HIFU-Ablatherm consente risultati oncologici di rilievo nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato risultando ben accetta ai pz per la scarsa morbilità e la breve ospedalizzazione. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 3 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Poster n. 8 TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-ABLATHERM) E TURP NEOADIUVANTE: Paulesu A., Conti G. Divisione di Urologia e Andrologia, Azienda Ospedaliera “S. Anna”, Como Premessa: La PTTA/HIFU-Ablatherm, trattamento mininvasivo del ca. prostatico localizzato, si associa ad elevata incidenza di ostruzione cervico-uretrale “De novo” o aggravamento di ostruzione preesistente se non preceduta da intervento disostruttivo. Si è valutata la possibilità di eseguire la PTTA/HIFU-Ablatherm subito dopo TURP (Resezione Prostatica Trans-Uretrale) in unica sessione terapeutica e regime di “One day surgery”. Materiali e Metodi: Dal gennaio ‘03 al giugno ‘04 trattati con TURP+PTTA/HIFU-Ablatherm, in unica sessione, 48 pz consecutivi (età media 70±6 anni) affetti da ca. prostatico localizzato non candidabili a prostatectomia radicale e non sottoposti in precedenza a disostruzione cervico-uretrale: 18pz ormonotrattati, 11pz radiotrattati con ripresa locale di malattia; 19pz senza pregresse terapie. Volume medio prostatico: 27,54±7,87 ml (range: 57-14) prima della TURP; 15,31±4,65 ml (range: 28-6) dopo TURP, con tessuto resecato medio pari a 10,18±6,41 g (range: 31,6-3). A ciascun pz è stato applicato un catetere sovrapubico Foley a 2 vie Ch12 lasciato a dimora alla dimissione ed utilizzato nelle prime ore post-operatorie per cistolusi. L’attenta emostasi in corso di TURP e l’effetto emostatico degli HIFU hanno sempre evitato l’utilizzo di cateteri uretro-vescicali a 3 vie, per cistolusi continua, sia durante il trattamento con HIFU che nel postoperatorio. Durata media dell’intervento: 137±18 min. Risultati: F.U. medio: 9,23±6,24 mesi (range: 24-1). Non complicanze intra e post-operatorie. Costante precocissima mobilizzazione dei pz risultati dimissibili in prima giornata postoperatoria nel 94% dei casi (45 su 48 pz). Epicistostomia rimossa dopo in media 18 gg (±9,3). Conclusioni: La Termo-Ablazione Prostatica Tansrettale con HIFU e TURP neoadiuvante in unica sessione terapeutica si presta come cura miniinvasiva del carcinoma prostatico localizzato, in pz non candidabili alla prostatectomia radicale, anche in regime di “One day surgery”. Comunicazioni selezionate N. 9 TERMO-ABLAZIONE PROSTATICA TRANSRETTALE CON ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA INTENSITÀ (PTTA/HIFU-ABLATHERM): UN’OPZIONE TERAPEUTICA NELLA RIPRESA LOCALE DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO FALLIMENTO DELLA RADIOTERAPIA Paulesu A., Conti G. Divisione di Urologia e Andrologia Azienda Ospedaliera “S. Anna”, Como Introduzione: Le risposte terapeutiche attualmente disponibili in caso di ripresa locale del carcinoma prostatico dopo fallimento della radioterapia (RT) sono molto limitate. La PTTA/HIFU-Ablatherm si propone quale innovativa risorsa in tale situazione. Materiali e Metodi: Dal settembre ‘00 al giugno ‘04 abbiamo sottoposto a PTTA/HIFU-Ablatherm 21 pz con ripresa locale di ca. prostatico dopo RT. L’età media dei pz era: 68,3±5,15 anni. Tutti i pazienti presentavano: graduale innalzamento del PSA; riscontro bioptico di persistenza di carcinoma prostatico; scintigrafia ossea normale. Lo stadio clinico dei pz era così suddiviso: T1b (1 pz), T2a (1 pz), T2b (6 pz), T2c (5 pz), T3 (8 pz). La potenza sessuale era presente in 3 pz e tutti risultavano continenti. L’IPSS basale medio era 12±6,29 ed il Qmax medio 10,13±3,9 ml/sec. Il volu- 4 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 me prostatico medio era: 16±5,7 ml. In 16 pz è stata eseguita una TURP nella medesima sessione terapeutica, immediatamente prima della PTTA/HIFU, asportando mediamente 6,6±3,6 g di tessuto prostatico. 5 pz già sottoposti in passato ad adenomectomia prostatica transvescicale sono stati sottoposti unicamente a PTTA/HIFU. A tutti i pz è stata posizionata un’epicistostomia di tipo Foley a 2 vie Ch12, lasciata a dimora alla dimissione. Controlli clinici e del PSA sono stati effettuati ogni 3 mesi con biopsia prostatica transrettale ecoguidata (6-8 prelievi) a 6 mesi. Risultati: Follow-up medio: 19,6±13 mesi (range: 45-1). Non complicanze intra e perioperatorie. Degenza media: 2gg dopo PTTA/HIFU e 3 gg dopo TURP+PTTA/HIFU. L’epicistostomia è stata rimossa dopo in media 21gg (±10,3 gg). A 3 mesi (20 pz) IPSS medio 7 (±3.5) e Qmax 15,2±4,7 ml/sec; QoL score medio: 2±1. In 5 pz su 21 (23,8%) è comparsa incontinenza urinaria da sforzo (severa in 2 pz; lieve in 3 pz). I due pz con incontinenza severa erano stati sottoposti a nuova TURP a 3 mesi dal trattamento per l’insorgere di stenosclerosi della loggia prostatica. Nei 3 pz basalmente potenti la potenza è stata conservata in 2 casi. Riportiamo i risultati della biopsia a 6 mesi eseguita in 10 pz con FU medio 27,4±12 mesi. Lo stadio clinico di questi pz era: T1b (1 pz), T2a (1 pz), T2b (2 pz), T2c (4 pz), T3 (2 pz). I valori del PSA di questi 10 pz erano: Tabella 1. PSA basale pre RT 6,79±5,66 ng/ml (Range: 19-3) PSA nadir dopo RT 1,07±0,94 ng/ml (Range: 2,69-0,02) PSA pre HIFU 3,74±1,69 ng/ml (Range: 7,6-1,7) PSA a 6 mesi da HIFU 1,02±1,26 ng/ml (Range: 3,44-0,01) Biopsia negativa: 9 pz (90%). Biopsia positiva: 1 pz (Stadio T3). In due dei pz con biopsia negativa si è osservato a 9 mesi dal trattamento l’innalzamento del PSA che è risultato stabile negli altri pz con biopsia negativa. Conclusioni: La PTTA/HIFU offre un’opportunità terapeutica ai pz con carcinoma prostatico persistente dopo fallimento della radioterapia. Tale terapia è caratterizzata da miniinvasività con necessità di breve ospedalizzazione, elevata efficacia e contenuta incidenza di complicanze. La TURP neoadiuvante eseguita nella medesima sessione terapeutica non aggiunge morbilità al trattamento offrendo un sensibile miglioramento della preesistente sintomatologia ostruttiva. Comunicazioni selezionate N. 10 CHEMIOABLAZIONE MEDIANTE GEMCITABINA ENDOVESCICALE NEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DI BASSO GRADO E BASSO STADIO Campodonico F., Canepa G., Capponi G., Bozzo L., Maffezzini M. SC Urologia, Ospedale Galliera, Genova Introduzione e Obiettivi: La gemcitabina (GC) nel trattamento dei tumori vescicali avanzati ha evidenziato uguale efficacia e maggiore tollerabilità rispetto ai farmaci che fanno parte di protocolli standard. Questa evidenza ha sollevato interesse come farmaco anche per la chemioterapia endovescicale nei tumori superficiali. Il nostro scopo è stato quello di valutare efficacia e tollerabilità della GC nel trattamento dei tumori superficiali ricorrenti per via endovescicale in un protocollo di chemioablazione. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Metodi: Sono stati reclutati 26 pazienti con pregressi episodi di neoplasia vescicale ricorrente di basso grado e basso stadio, con citologia urinaria di controllo negativa per atipia di alto grado. Il farmaco è stato utilizzato alla dose di 2000 mg in 50 ml di soluzione fisiologica. Il diametro massimo e complessivo delle lesioni era di 1,5 cm. I pazienti sono stati sottoposti ad 1 instillazione settimanale di GC per 4 settimane. Il farmaco è stato trattenuto in vescica per circa 90 minuti. Sono stati eseguiti controlli ematochimici prima e 48 ore dopo ogni singola instillazione. Dopo 2 settimane sono stati sottoposti a TUR bioptica. Risulati: 20 pazienti hanno concluso il ciclo (Tabella 1); 2 sono usciti per incremento delle transaminasi; 1 per leucopenia; 2 per epigastralgie e nausea; 1 per marcata disuria. Tabella 1. Istologia cm Risposta Follow-up prec. Lesioni Precedenti Durata n. terapie (mesi) TaG1 2 1 NO C 6 TaG1 TaG1 1 0.5 NO C 8 8 TaG1 1 1 NO NR TaG1 1 1 NO C TaG1 1 1 NO RP TaG1 1 0.5 NO TaG1 2 1.5 TaG1 2 TaG1 TaG1 8 8 C - - NO C 6 6 1 SI C 5 5 1 0.5 NO NR TxG1 TaG1 3 1.5 NO C 2 TaG1 2 1 NO NR TaG2 T1G1 2 1.5 SI NR T1G1 TaG2 2 1.5 NO NR TaG2 1 1 NO C 6 6 T1G2 4 1.5 SI C 6 FISH + T1G2 3 1 NO NR TaG1 T1G2 1 0.5 SI NR TaG1 T1G2 1 0.5 NO NR TaG1 T1G2 1 0.5 NO C T1G2 1 1,5 NO NR TaG2 - T1G2 Conclusioni: La somministrazione endovescicale di GC a 2000 mg ha dimostrato una adeguata tollerabilità globale. L’effetto ablativo sulle lesioni ricorrenti di basso grado e basso stadio è promettente. Poster n. 12 FOLFOX-4 IN PAZIENTI PRETRATTATI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Giordano A.1, Giuliano M.1, Russo A.3, Cosentino L.2, Pane U.2, Di Giacomo F.2, D’Armiento M.2, Contaldo F3., De Placido S.1 1 Cattedra di Oncologia Medica, Dipartimento di Endocrinologia ed Oncologia molecolare e clinica; 2Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi Napoli; 3Medicina Interna, Università degli Studi di Napoli, Federico II, Napoli Obiettivo: Nonostante le recenti acquisizioni nel trattamento del carcinoma vescicale avanzato, rimane la necessità di identificare nuovi agenti attivi e con un limitata tossicità. Abbiamo condotto uno studio utilizzando FOLFOX4 (Oxaliplatino, Fluorouracile, Acido Folinico) in pazienti già pretrattati con trattamento a base di composti del platino. Materiali e Metodi: 16 pazienti eleggibili con malattia avanzata sono stati trattati con oxaliplatino (85 mg/mq) in giorno 1 seguito da fluorouracile ed acido folinico (De Gramont schedule) nei giorni 1, 2 ogni 14 giorni fino a progressione di malattia. Tutti i pazienti hanno ricevuto terapia di supporto nutrizionale per aumentare l’introito calorico. Le risposte obiettive e la tossicità sono state valutate. Le risposte biochimiche (riduzione dei markers) e la variazione dei parametri nutrizionali (peso corporeo, albuminemia, ferritinemia, PCR) sono stati inoltre considerati. Risultati: In 3 pazienti si è ottenuta una risposta obiettiva con un tasso globale del 19%. La tossicità ematologica e le stomatiti sono stati i due effetti collaterali più frequenti. In quattro pazienti (25%) abbiamo osservato una riduzione dei markers tumorali (CEA, TPA) ed un miglioramento dei parametri nutrizionali. Conclusioni: A queste dosi e con questa schedula di somministrazione, FOLFOX-4 sembra essere una terapia promettente in pazienti già pre-trattati con composti del platino. Ulteriori studi sono necessari per confermarne un possibile ruolo nel trattamento del carcinoma vescicale avanzato. Poster n. 13 ENUCLEORESEZIONE RENALE: STUDIO MULTICENTRICO PIEMONTESE SCUP STUDI CLINICI UROLOGICI PIEMONTESI Muto G.1, D’Urso L.1, Bardari F.1, Randone D.1, Pierini P.1, Vestita E.2, Perachino M.3, Acanfora F4 1 UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; UOA Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino; UOA Urologia, Ospedale Civile Biella; 2UOA Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 3UOA Urologia, Ospedale civile Casale M.to; 4UOA Urologia, Ospedale Civile Cirié Introduzione: Il tumore renale rappresenta circa il 2-3% di tutti i tumori. La nefrectomia radicale è stata considerata per lungo tempo l’intervento di elezione nel carcinoma renale non metastatico. Attualmente in letteratura il carcinoma renale diagnosticato incidentalmente rappresenta il 25-40% dei tumori renali. Ciò ha portato inevitabilmente ad una migrazione di stadio al momento della diagnosi, con un conseguente declino della mortalità tumore-specifica e ad una modificazione dell’algoritmo terapeutico con estensione delle tecniche nephron-sparing alle neoplasie di volume ≤ 4 cm in pazienti con rene controlaterale sano. Si riportano i risultati di uno studio retrospettivo multicentrico piemontese condotto dallo SCUP. Materiali e Metodi: Nel periodo 1992 - Luglio 2003 133 pazienti sottoposti ad intervento di enucleoresezione renale per riscontro incidentale di una massa renale. Il campione era costituito da 71 maschi e 60 femmine con età mediana alla diagnosi, rispettivamente, di 64 e 63 anni con un followup mediano di 36 mesi (range 7-144). Su questo campione di pazienti è stato condotto uno studio retrospettivo finalizzato a valutare le complicanze precoci e tardive e i risultati oncologici in relazione ai fattori prognostici istopatologici. Nel 95% dei casi trattati la neoplasia era singola. La distribuzione della sede era: Polo superiore: 32,3%; Polo inferiore: 41,3%; mesorenale: 24,8%. Le dimensioni medie erano di 3,40 +- 1,42 cm. In 106/133 casi (79,6%) si trattava di una neoplasia renale parenchimale maligna. L’istotipo più frequente era il carcinoma a cellule chiare (62%). Lo stadio Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 5 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica patologico sec. TNM 2002 era: pT1a: 79%; pT1b: 20%; pT2: 1%*. * Neoplasia cistica a cellule granulari e ossifile di 11 cm. Nei pazienti con neoplasia parenchimale lo stato dei margini chirurgici risultava positivo all’esame istologico definitivo (es. estemporaneo negativo) nel 2,8% dei casi. L’indicazione alla enucleoresezione renale di necessità (paziente monorene) è stata l’1,5% di tutti i casi. Risultati: L’incidenza di complicanze precoci è stata del 4% (1 Emorragia non dominabile esitata in nefrectomia; 1 Fistola av embolizzata; 1 IRA; 1 eiaculazione precoce in paziente con rene a ferro di cavallo). Le complicanze tardive sono: IRC moderata: 6%; IRC severa: 1%; Pielonefrite acuta: 1%). Nei 3 casi con margini chirurgici positivi (2 ca c. chiare- 1 c. granulose) ad un follow-up medio di 41,6 mesi (range 17-91) non sono state riscontrate recidive locali e/o a distanza. In 2 pazienti con ca cellule chiare pT1a G2-G3 margini negativi dopo 24 e 32 mesi è stata riscontrata una recidiva locale isolata. Relativamente al sottogruppo con neoplasia ad istotipo maligno la NED era il 92%, le recidive locali l’1,8% e le metastasi il 6%. La mortalità era dell’8% di cui 4% per progressione di malattia. Il follow-up mediano dei pazienti al momento del riscontro della malattia metastatica era di 51,5 mesi (range 7-120) e in questo sottogruppo l’istotipo era nell’83% ca c. chiare e nel 17% ca. c. oncocitarie. Conclusioni: Pur trattandosi di uno studio retrospettivo non comparativo, l’incidenza di recidive locali e di metastasi è bassa. Infatti, la nostra esperienza ha mostrato come i risultati della chirurgia conservativa siano correlati allo stadio patologico e possano essere comparati a quelli della chirurgia radicale in casi selezionati. Lo stato dei margini chirurgici non è stato associato ad un aumentato rischio di recidiva di malattia. Poster n. 15 UN RARO CASO DI METASTASI PLEURICHE DA CARCINOMA RENALE Donelli A., De Mare M., Gogna P., Borrelli C., Conti F., Repetto U. Struttura di Urologia Ospedale di La Spezia Introduzione ed Obiettivi: Obiettivo del nostro lavoro è contribuire alla casistica delle metastasi da carcinoma renale descrivendo un raro caso di ripetizioni pleuriche. Le sedi più frequenti di disseminazione metastatica sono il polmone e successivamente le ossa, fegato, cervello, rene controlaterale e ghiandola surrenale. La presenza di numerose metastasi pleuriche senza lesioni polmonari è considerata rara. Metodi: Paziente di 75 anni sottoposto a nefrectomia radicale per neoformazione di 7 cm del rene destro risultata un carcinoma a cellule chiare Fuhrmann 3-4 pT1. Alla TC toracica risultavano zone di ispessimento pleurico sinistro sottoposte a biopsia in pleuroscopia con broncoscopio flessibile a fibre ottiche con diagnosi di metastasi da carcinoma renale. Risultati e Conclusioni: Nella nostra esperienza questo rappresenta l’ unico caso di metastasi pleuriche da carcinoma renale. Queste metastasi sono considerate rare anche dalla Letteratura se non sono associate alla presenza di lesioni polmonari. La pleuroscopia con broncoscopio flessibile si è dimostrata una metodica efficace per ottenere una biopsia di noduli pleurici in anestesia locale. Bibliografia: 1. Azuma T, Nishimatsu H, Nakagawa T, Tomita K, Takeuchi ., Homma Y, Tajima A, Kawabe K, Kitamura T. Metastatic renal cell carcinoma mimicking pleural mesothelioma. Scand J Urol Nephol. 1999; 33:140 2. Gwin E, Pierce G, Boggan M, Kerby G, Ruth W. Pleuroscopy and pleural biopsy with the flexible fiberoptic bronchoscope. Chest. 1975; 67:527 6 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Poster n. 16 ANALISI DEL PROFILO PROGNOSTICO DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO PER RISALITA DEL PSA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Villa S.1, Valdagni R2, Bedini N.1, Olmi P.1 1 Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia; 2 Direzione Scientifica, Istituto Nazionale Tumori, Milano Razionale: Il trattamento dei pazienti (pts) sottoposti a prostatectomia (P.R.), che presentano una risalita del PSA, è fonte di grande dibattito poiché non sono disponibili tecniche di imaging che definiscano tempestivamente la sede locale (L), locoregionale (LR) e/o sistemica (S) della ripresa di malattia. D’altra parte, nella pratica clinica quotidiana, il mancato riconoscimento di metastasi candida il pt ad un trattamento L o LR di salvataggio. Tra le varie opzioni, la radioterapia a fasci esterni (ERT) sembra offrire la più elevata efficacia terapeutica, anche se non sono attualmente disponibili casistiche con follow-up sufficientemente lungo e con numero di pts adeguato. Il risultato terapeutico sembra comunque correlato al profilo prognostico pre-ERT. D’altra parte, per quanto in letteratura siano state suggerite indicazioni e timing per i pts candidabili a ERT di salvataggio, ad oggi esiste ancora una vasta discrezionalità da parte del chirurgo nel proporre il caso al radioterapista. Quest’analisi valuta il profilo prognostico dei pts con risalita del PSA dopo P.R., sottoposti a ERT presso l’INT nell’arco di un decennio. Materiali e Metodi: Dal 1994 al 2003, 113 pts con risalita del PSA associata o meno a recidiva clinica, senza evidenza clinico-strumentale di diffusione S, sono stati sottoposti a ERT di salvataggio. L’indicazione a ERT è stata posta per un incremento del PSA dopo un valore di nadir > 0.2 ng/ml (mancato azzeramento) o per risalita del marker dopo nadir ≤ 0.2 ng/ml. Sono stati valutati: PSA pre-ERT, stadiazione post-P.R., GPS operatorio, margini chirurgici (R), presenza o meno di recidiva clinica, intervallo tra P.R. e ERT, associazione con ormonoterapia. Sono stati considerati tre periodi: A) pts trattati dal 01.1994 al 12.1998; B) pts trattati dal 01.1999 al 12.2001; C) pts trattati dal 01.2002 al 12.2003. Risultati: Il numero dei pts nei tre periodi è stato di 20, 43 e 50. La percentuale di pts irradiati per PSA non azzerato è risultata stabile nei periodi A e B (60 vs 60.5%) ma è diminuita in C (50%). Al contrario, dal 01.2002 è aumentata la percentuale di pts irradiati con crescita di PSA dopo aver raggiunto un nadir ≤ 0.2 (50% vs 40% vs 39.5%). Si è osservato un raddoppiamento dell’intervallo tra P.R. e ERT per i pts con PSA non azzerato nel periodo A vs C (18 vs 36 mesi). Per i pts con nadir post-P.R. ≤ 0.2 tale intervallo è rimasto invece sostanzialmente stazionario (37 vs 42 mesi). Il PSA medio pre-ERT si è progressivamente ridotto nei periodi considerati: da 4.7 ng/ml (periodo A) a 2.5 ng/ml (B), a 1.4 ng/ml (C). Si è inoltre osservato un incremento dei pts con margini positivi, passati dal 30% (periodo A) al 74% (C). Infine, è aumentata la quota di pts pT2 R1-2 (25 vs 34%) e si è ridotta quella con GPS >3+4 (35 vs 28%). Conclusioni: Quest’analisi, per quanto eseguita su una casistica limitata, sembra indicare che: 1. il numero di pts sottoposti a ERT di salvataggio è in aumento, in accordo con il trend riferito in letteratura; 2. le caratteristiche prognostiche dei pts attualmente proposti per ERT di salvataggio si stanno avvicinando a quanto suggerito in letteratura (PSA pre-RT ≤ 2.0 ng/ml, GPS < 4+3, R1-2); 3. l’intervallo intercorso tra riscontro della risalita del PSA e avvio della ERT rimane elevato soprattutto nei pts con PSA non azzerato dopo P.R. Bibliografia: 1. Stephenson AJ et al. JAMA 2004; 29:1325 2. Malinverni G et al. Tumori (submitted), 2004 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni n. 17 TERAPIA PERCUTANEA DELLA NEOPLASIA UROTELIALE DI BASSO STADIO E BASSO GRADO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE Maggioni M., Grisotto M., Del Nero A., Avogadro A., Ferruti M., Mangiarotti B., Confalonieri S., Marchesotti F., Carmignani L., Montanari E. Clinica Urologica III, Università degli studi di Milano, Az. Ospedaliera San Paolo, Milano Introduzione: Il gold standard per il trattamento del carcinoma a cellule tradizionali dell’alta via escretrice (TCC) è la nefroureterectomia con resezione del piattello vescicale. Tuttavia sono di uso sempre più frequente approcci mininvasivi: laparoscopia o tecnica endoscopica (URS). La terapia conservativa è di necessità in pazienti a rischio di insufficienza renale e con neoplasia in rene unico o bilaterale, di elezione in pazienti con neoplasia di basso grado e stadio. L’approccio percutaneo garantisce, quando la malattia non risulti trattabile con URS, un accesso ottimale alla cavità pielica: permette una resezione radicale, una stadiazione più precisa, crea l’accesso per un second o third look di followup a breve, predispone ad una terapia topica locale. Obiettivo del nostro lavoro è la revisione tecnica e clinica a lungo termine della nostra esperienza nel trattamento percutaneo della neoplasia uroteliale dell’alta via escretrice di basso grado e stadio. Materiali e Metodi: Dal Marzo 1997 al Luglio 2004 abbiamo trattato n.4 pazienti (5 unità renali), età media pre operatoria 68 anni, diametro min. neoplasia 0.8 cm - max 3.5 cm, Creat. Media pre-intervento 1.4 Tutti i pazienti hanno eseguito staging pre operatorio con imaging tradizionale (Tac/RMN/ Urografia), URS rigida e flessibile, presa bioptica. L’accesso alla via escretrice è stato realizzato mediante puntura ecoguidata e controllo fluoroscopico, posizionamento di guida Terumo 0.035 fatta discendere lungo l’uretere e successiva dilatazione del tramite stesso con tecnica one shot a 26 Ch con rispetto del colletto caliciale, tenuto in sicurezza da camicia di Amplatz. La resezione della neoplasia è stata eseguita con resettore monocanale Olympus 24 Ch a bassa pressione. Al termine dell’intervento è stata posizionata nefrostomia reentry 24 Ch. A 48 ore dalla resezione i pazienti sono stati sottoposti ad instillazione transnefrostomica di Mitomicina C 40mg/1000cc di Fisiologica per 24 ore. In settima giornata i pazienti sono stati sottoposti a nefroscopia second look con biopsia a freddo e successivo posizionamento di nefrostomia 8 Ch, a una settimana dalla revisione a ciclo di induzione (6 instillazioni settimanali transnefrostomiche) con BCG. Nel follow-up citologia e Cistoscopia trimestrale, URS flessibile semestrale, Urografia/TC o Uro RNM annuale. Risultati: Tutti i pazienti da noi curati conservativamente per necessità per carcinoma uroteliale dell’alta via escretrice (pT1G2) sono attualmente vivi con funzionalità renale < 2.0 mg/100 ed oncologicamente liberi da malattia con follow-up medio di circa 65 mesi. Conclusioni: Secondo la nostra esperienza, la resezione percutanea della neoplasia dell’alta via escretrice di basso grado e stadio rappresenta una valida alternativa alla terapia standard rappresentata della nefroureterectomia.Questa tecnica risulta oncologicamente sovrapponibile al trattamento chirurgico, deve esser tuttavia condotta con accorgimenti che ne limitino il rischio di sanguinamento e di insemenzamento del tramite percutaneo, della loggia renale, uroteliale ed a distanza (precisione dell’accesso, dilatazione rapida, isolamento del tramite, rispetto del colletto caliciale e resezione a bassa pressione) e che garantiscano la radicalità del trattamento (stadiazione pre operatoria). La tecnica permette l’eventuale impiego di immu/chemioterapici locali come terapia adiuvante. Poster n. 18 DIAGNOSI DI NEOPLASIA RENALE CON UN NUOVO METODO NON INVASIVO (TRIMPROB): UNO STUDIO PILOTA DELLO SCUP (STUDI CLINICI UROLOGICI PIEMONTESI) D’Urso L.1, Bardari F.1, Ferrando U.1, Vestita E.1, Graziano M.1, Balma M.2, Autino E.2, Segnan N.3, Muto G.1 1 UOA, Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; UOA, Urologia, Ospedale Molinette, Torino; UOA, Urologia, Ospedale Civile Ivrea; 2Galileo Avionica, Caselle T.se (To); 3CPO, Ospedale S.Giovanni AS, Torino Introduzione: Il tumore renale rappresenta circa il 2-3% di tutti i tumori. Attualmente in letteratura il carcinoma renale diagnosticato incidentalmente rappresenta il 25-40% dei tumori renali e ciò ha portato in molti Paesi ad una riduzione dello stadio al momento della diagnosi, con un conseguente declino della mortalità tumore-specifica. Sulla base di questi dati, è stato preso in considerazione un nuovo strumento diagnostico non invasivo, il TRIMprob, per lo screening del tumore renale incidentale. Nel nostro lavoro presentiamo uno studio di fattibilità per verificare l’accuratezza diagnostica del TRIMprob in un piccolo numero di pazienti e valutare così l’utilità di un più ampio studio. Materiali e Metodi: 48 reni, 24 con neoplasie renali e 24 sani sono stati valutati con un generatore elettromagnetico (TRIMprob) nel periodo maggio 2003- settembre 2003 in tre ospedali piemontesi. È stato utilizzato il TRIMprob per produrre un campo elettromagnetico ad energia estremamente bassa e a frequenze multiple. Il TRIMprob veniva passato sulla regione lombare del paziente in ortostatismo di fronte al sistema ricevitore, con l’operatore dal lato opposto a quello del rene in esame. Quando il fascio incidente, durante il suo tragitto nel corpo del paziente, incontra un tessuto patologico, il campo elettromagnetico interagisce con i tessuti a livello molecolare e viene qui focalizzato attraverso un meccanismo di conversione energetica per risonanza. L’improvvisa variazione di segnale in senso negativo, corrispondente ad una improvvisa attenuazione di una o più linee spettrali, costituisce la base per la diagnosi sulle strutture e sui tessuti irradiati. L’esame è stato eseguito da un singolo operatore che non conosceva lo stato del paziente. Sono state analizzate 3 linee spettrali a 465, 930 e 1395 MHz. Risultati: In 20 casi su 24 il sistema ha localizzato correttamente la patologia del paziente nell’area corrispondente. È stata calcolata una sensibilità dell’83% ed una specificità del 67%, con un’accuratezza del 75%, un valore predittivo positivo del 71% ed un valore predittivo negativo dell’80%. Tre falsi negativi su 4 sembrano attribuibili alle dimensioni della neoplasia: in questi casi il diametro delle masse renali era superiore a 6 cm. Per le masse renali ≤ 6 cm, è stata ottenuta una sensibilità del 95%, specificità del 67%, accuratezza dell’80%, un valore predittivo positivo del 70% ed un valore predittivo negativo del 70%. Vale la pena notare che 3 falsi positivi su 8 sembrano essere correlati alla presenza di comorbidità, come calcoli renali, aneurisma dell’aorta addominale e linfoadenopatie addominali. Conclusioni: I risultati interessanti e promettenti di questo studio sembrano fornire una prova sperimentale alla possibilità di diagnosticare le neoplasie renali attraverso i campi elettromagnetici. Poiché le intensità delle onde elettromagnetiche richieste sono molto basse (con energie simili a quelle dei telefoni cellulari), questo sistema è veramente sicuro e non invasivo. I nostri risultati ci portano ad affermare che l’individuazione delle neoplasie renali è molto semplice e sensibile, e a supporre che l’accuratezza dell’esame sia inversamente proporzionale alle dimensioni della lesione. I dati raccolti ci spingono ad intraprendere un apposito studio, estendendo il numero dei pazienti arruolati, per meglio stabilire le effettive potenzialità di questo approccio diagnostico. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 7 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Poster n. 19 STRATEGIE TERAPEUTICHE NEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: LA SOGGETTIVITÀ DEL PAZIENTE AL CENTRO DEL PROCESSO DECISIONALE Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Salvioni R.3, Tamburini M.1, Valdagni R.4 1 Unità Operativa di Psicologia; 2Unità Operativa Radioterapia B; 3 Unità Operativa Urologia; 4Direzione Scientifica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano Introduzione e Obiettivi: Com’è noto, le strategie terapeutiche radicali attualmente disponibili nel carcinoma prostatico localizzato (chirurgia e radioterapia) si equivalgono dal punto di vista dei risultati clinici ma si differenziano per procedure ed effetti collaterali. In questo scenario, la soggettività del paziente e le tematiche relative alla qualità di vita assumono particolare importanza per la definizione del piano terapeutico. Allo scopo di aiutare la persona in questo processo decisionale, abbiamo strutturato un percorso multidisciplinare di decision making counselling con urologo, radioterapista e psicologo con l’obiettivo di: • aiutare il paziente a prendere una decisione aderente ai propri valori e alle priorità individuali; • aiutare il paziente a uscire da una prospettiva temporale sentita senza futuro a causa dalla diagnosi di tumore maligno; • integrare le informazioni a disposizione dei paziente, affrontando le tematiche relative alla qualità di vita. Metodi: • Creazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare, stabile e specifico per il carcinoma prostatico; • Co-presenza del radioterapista e dello psicologo durante la prima consultazione radioterapica, dopo la consulenza urologica; • Colloquio individuale psicologo-paziente con l’analisi delle seguenti tematiche: - Percezione soggettiva del paziente della completezza delle informazioni ricevute e della loro comprensione; - Immaginario del paziente sulle caratteristiche delle diverse terapie proposte e sulle sue aspettative relativamente agli effetti collaterali attesi. Risultati: Da dicembre 2003 a giugno 2004 sono state effettuate 45 visite multidisciplinari che hanno evidenziato nel paziente: • difficoltà a pensarsi nel futuro e quindi a considerare gli effetti a lungo termine della malattia e delle terapie; • preoccupazione relativa alla potenziale compromissione della sessualità; • apprensione legata alle difficoltà derivanti dalla compromissione della funzionalità urinaria perplessità legate all’invasività dell’intervento chirurgico; • vantaggi legati alle caratteristiche proprie dell’intervento chirurgico (es. elimina “concretamente” il cancro); • perplessità legate alle caratteristiche proprie della radioterapia (es. percezione di pericolosità delle radiazioni); • vantaggi legati alle caratteristiche proprie della radioterapia (es. effetti collaterali sentiti come meno gravosi). Conclusioni: Un esauriente momento informativo accompagnato dall’elaborazione dei dubbi e pregiudizi che influenzano inizialmente la presa di decisione del paziente, sembrano essere una garanzia per una consapevole e responsabile scelta e adesione al programma terapeutico. Bibliografia: 1. Lee R, Penson DF. Treatment outcomes in localized prostate cancer: a patient-oriented approach. Seminars in Urologic Oncology 2002; 20:1 2. Valicenti RK, et all. The multidisciplinary clinic approach to prostate cancer counselling and treatment. Seminars in Urologic Oncology 2000; 18:3 3. Casali PG. La decisione clinica e le scelte terapeutiche in Psiconcologia Masson, Milano 2002 8 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Poster n. 20 ALTERAZIONI NEOFORMATIVE DELL’UROTELIO IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO RENALE Lasaponara F., Morabito F., Rossi R., Liberale F., Ferrando U. S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino Introduzione: L’incidenza di neoplasia dopo trapianto renale è significativamente maggiore rispetto alla popolazione non sottoposta a trapianto: la possibilità di sviluppare una neoplasia deve esser tenuta in considerazione al fine di garantire una diagnosi precoce. La quota di incidenza standardizzata (SIR) rispetto alla popolazione generale è 14,2 ed in particolare 3 per la neoplasia vescicale ad follow-up a 15 anni. Materiali e Metodi: Dal 1981 ad oggi presso il nostro centro trapianti sono stati eseguiti 1650 trapianti renali. Nel follow-up di questi pazienti sono state evidenziate 15 alterazioni neoformative uroteliale in 14 pazienti, ad una distanza variabile tra 12 mesi e 11 anni dal trapianto. Si trattava di 4 femmine e 10 maschi, di età compresa tra 39 e 70 anni: Ca uroteliale della vescica in 8 casi (4 pTaG1, 1pTaG2, 1 pT1G3 e 2 pTaG3), della pelvi del rene espiantato per cessata funzione (a 8 anni dal trapianto) in 1 caso, adenoma nefrogenico della vescica in 4 casi e cistite eosinofila in 1 caso. Tutti i pazienti avevano eseguito terapia immunosoppressiva (ciclo AZA e steroide in passato e, più recentemente FK 506). Soltanto 5 degli 8 casi di neoplasia vescicale sono stati trattati con chemioprofilassi endocavitaria (Mitomicina e/o Epirubicina). Al follow-up sono state osservate 5 recidive tra i Ca superficiali della vescica (3 una sola volta, 2 più volte), 1 tra gli adenomi nefrogenici e nessuna per quanto riguarda la neoplasia del bacinetto e la cistite eosinofila. 2 pazienti sono deceduti a distanza di 1 e 6 anni dalla diagnosi di neoplasia vescicale per cause cardiologiche e senza recidiva di malattia. Risultati: Nella nostra casistica non si sono registrati decessi per causa specifica (né nei portatori di alterazioni con caratteristiche di benignità né in quelli con carcinoma). I 2 decessi registrati sono imputabili a cause cardiocircolatorie. Non si è lamentata alcuna perdita di unità funzionali e non si è dovuto ricorrere in nessun caso a terapia demolitiva. In nessun caso si è resa necessaria la sospensione e solo in 2 casi la modulazione posologica della terapia immunosoppressiva. Conclusioni: Le alterazioni uroteliali dopo trapianto renale rivestono evidentemente un interesse urologico specifico: l’urologo che se ne occupa deve avere una competenza peculiare in ambito trapiantistico. Il paziente trapiantato dimostra sensibili differenze anatomiche con importanti significati funzionali e una fragilità derivante, oltre che dalla malattia di base, anche da croniche variazioni metaboliche, nonchè dalla indispensabile terapia immunosoppressiva. Fondamentale risulta la diagnosi precoce ed un follow-up strettissimo al fine di effettuare una terapia quanto più possibile conservativa ed evitare demolizioni che potrebbero compromettere l’esito funzionale del trapianto. Il trattamento endocavitario oncopreventivo post TURB ha dimostrato minore efficacia in corso di immunodepressione ed espone a maggiori rischi in relazione alle alte percentuali di reflusso vescico-ureterale presenti. In conclusione pare opportuno sottolineare come la salvaguardia funzionale del rene trapiantato debba essere un imperativo categorico da rispettare mettendo in atto ogni strategia ed ogni specifica attenzione in relazione alle singole unità patologiche riscontrate. Comunicazioni n. 22 UTILITÀ DELLA BIOPSIA PROSTATICA MIRATA SULLE AREE IPOECOGENE IN ASSOCIAZIONE AL MAPPAGGIO AD 8 PRELIEVI NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F. Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione e Obiettivi: In presenza di aree ipoecogene intraprostatiche non risulta tuttora definita l’utilità di associare al mappaggio prostatico l’esecuzione di biopsie (Bx) mirate sulle zone ecograficamente sospette. In questo studio abbiamo valutato i nostri risultati per quanto riguarda l’esecuzione di Bx selettive sulle aree ipoecogene in associazione ad un mappaggio bioptico con 8 prelievi. Metodi: Dal 6/99 al 11/03 623 pz sono stati sottoposti a Bx prostatica per via perineale ecoguidata con sonda biplana TR (5MHz), di questi 125 (20%,età media 64.9±5.7 anni) hanno eseguito Bx mirate su aree ipoecogene a livello della ghiandola periferica (PZ) o nella zona di transizione (TZ). In tutti i casi è stato associato un mappaggio prostatico sec. il nostro protocollo (8 prelievi alla 1 Bx, 6 classici+2 laterali e 10 prelievi in caso di re-Bx, idem+2 nella TZ). Per il prelievo bioptico è stata utilizzata una pistola automatica con ago Tru-cut 18 Gauge. Tutti i pz presentavano un PSA nella norma od elevato ± una ER dubbia. Risultati: Il diametro medio delle lesioni ipoecogene risultava pari a 7 mm±4.2 mm. Tali aree erano riscontrate nel 88.5% in PZ e nel 11.5% nella TZ (sono state escluse le aree riferibili a formazioni cistiche da ritenzione). Il PSA medio dei pz era di 8.3±5.1 ng/ml, il 48% presentava una ER dubbia. Nel 41% (51/125) è stato riscontrato alla Bx un adenocarcinoma prostatico. Tali pz presentavano un PSA medio statisticamente più elevato (PSA 15.3±9.7 ng/ml) rispetto a quelli con Bx negative (PSA 7.2±3.6 ng/ml) (p<0.0001). Per quanto riguarda il primo gruppo di pz il PSA nel 20% (1/5), nel 30.8% (21/68) e nel 55.7% (29/52) risultava rispettivamente <4 ng/ml, tra 4-10 ng/ml e >10 ng/ml. Nel 12% dei casi (6/51) soltanto la Bx selettiva delle aree ipoecogene è risultata positiva, mentre nel 37% (19/51) è stato riscontrato il tumore esclusivamente nei prelievi random. Nel 51% (26/51) dei pz entrambe le metodiche sono risultate positive. Il valore predittivo positivo (PPV) delle aree ipoecogene è stato del 25.6% (32/125). Conclusioni: La scarsa sensibilità della TRUS, riconducibile anche alla variabilità di presentazione del ca prostatico ne limita l’utilizzo come singolo approccio diagnostico. Dal nostro studio emerge tuttavia che nel 12% dei pz il tumore non sarebbe stato diagnosticato senza le Bx mirate sulle aree ipoecogene. D’altra parte il 37% dei pz con aree sospette alla TRUS presentava Bx positive solo con il mappaggio prostatico. Si conferma quindi l’utilità di associare i prelievi bioptici delle aree ipoecogene a quelli random. Bibliografia: 1. Scattoni V, Roscigno M, Raber M, Consonni P, Freschi M, Montorsi F, Pasta A, Colombo R, Nava L, Bua L, Rigatti P. Role of ultrasonographyguided prostatic biopsy of hypoechoic areas associated with systematic biopsies in patients with normal and high PSA levels. Arch Ital Urol Androl 2002; 74:273 2. Fleshner NE, O’Sullivan M, Premdass C, Fair WR. Clinical significance of small (less than 0.2 cm3) hypoechoic lesions in men with normal digital rectal examinations and prostate-specific antigen levels less than 10 ng/mL. Urology. 1999; 53:356 Poster n. 23 STEREOTACTIC RADIOSURGERY IN CEREBRAL METASTASIS FROM GERM CELL TUMOURS Manno P.1, Sava T.1, Ria A.2, Nicolato A.2, Alessandrini F.3, Nortilli R.1, Franceschi T.4, Gerosa M.2, Cetto G.L.1 Department of Medical Oncology, University of Verona; Department of Neurosurgery, University of Verona; 3 Department of Neuroradiology, Azienda Ospedaliera di Verona, Verona, Italy; 4 Medical Oncology, Mater Salutis Hospital; Legnago, Italy 1 2 Introduction: Radical surgery of residual masses after front line chemotherapy is a basis of the treatment for patients (pts) with poor risk germ cell tumours (GCT). There are no data describing stereotactic radiosurgery for cerebral metastasis from advanced testicular GCT. We describe our experience of 3 cases. Patients: All pts, were stage III poor risk non-seminoma. One had cerebral disease at diagnosis while the other two developed, together with lung lesions, intracranial metastasis at relapse. Brain metastasis were: frontal in two cases (35 and 40 mm), and occipital (25 mm). Two pts were symptomatic: emiparesis and amaurosis. Front line cisplatin-based chemotherapy was the first treatment, obtaining serum tumour markers normalization. Then surgery of the extracranial residual masses was performed. MRI demonstrated a partial remission of brain metastasis after chemotherapy in only one pt. All pts were therefore treated with whole brain radiotherapy: one pt had subsequently a partial response of the frontal lesions. Finally all 3 pts were treated with ã-Knife: the mean tumour volume was 7,3 cc (range: 0,3-19,2 cc). Mean and range values for dose planning were as follows: prescription isodose 56,7% (40%-80%), prescription dose 17,3Gy (15 Gy-21 Gy), maximal dose 32,1 Gy (26,25 Gy- 40 Gy), and number of isocenter 5,33 (range 1-14). Results: at MRI one pt obtained a complete response, the other two had a minimal response which remain stable thereafter. With a follow-up of 30, 72 and 108 months respectively, all 3 pts are alive, free from disease and asymptomatic. All pts had radiological sequelae: radionecrosis was evident at MRI after 12 months. Yet, in two cases the problem was clearly ruled out; the third one was initially misinterpreted as local relapse. Conclusions: • stereotactic radiosurgery is feasible in brain metastasis of GCT; • no major sequelae were observed: all pts are asymptomatic; • none needed neurosurgery or developed local relapse; • with the growing availability of new imaging modalities, such as MR Spectroscopy, diagnostic doubtful may be overcome. Poster n. 24 RUOLO DELLA “FREE-DENSITY” E DELL’ESPLORAZIONE RETTALE NELLA DIAGNOSTICA DEL CARCINOMA PROSTATICO Marchioro G., Baietto S., Zaramella S., Fontana F., Monesi G., Sala M., Gontero P., Kocjancic E., Frea B. Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Clinica Urologica, Novara Imtroduzione e Obiettivi: L’utilità del PSA come marker nella diagnosi di neoplasia prostatica è indiscutibile, sebbene sensibilità e specificità non siano sufficienti per considerare questo parametro un perfetto test di screening. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’utilità della PSA density della zona di transizione (TZ), ovvero il rapporto fra PSA tot e volume della TZ, e della esplorazione rettale (DRE) nella diagnostica del carcinoma prostatico. Metodi: Dal Luglio ‘98 al Luglio ‘04 sono stati valutati 2149 pazienti (pz) sottoposti a biopsia prostatica con tecnica a sestante più due prelievi della TZ. Le indicazioni all’esecuzione della biopsia sono state PSA elevato, DRE dubbia, immagine ipoecogena all’ecografia. Eleggibili ai fini dello studio1457 pz, 228 con PSA inferiore a 4 (gruppo A), 721 con PSA tra 4 e 10 (gruppo B) e 508 con PSA superiore a 10 (gruppo C) Risultati: Dei 1457 pz, 575 (39,4%) avevano un carcinoma prostatico e 885 (60,6%) una patologia di tipo benigno. Caratteristiche gruppo A: 51 pz (22,3%) con neoplasia mentre 177 (77,7%) portatori di una patologia di tipo benigno.Nella sottopopolazione di 181 pz con DRE negativa, Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 9 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 19 (10,5%) presentavano una neoplasia maligna. Caratteristiche gruppo B: 230 (32%) con carcinoma prostatico e 491 (68%) con IPB. Nella sottopopolazione di 521 pz con DRE negativa, 137 (23%) erano portatori di neoplasia maligna. Caratteristiche gruppo C: 291 (57,3%) con carcinoma prostatico e217 (42,7%) affetti da una patologia non neoplastica. Nella sottopopolazione di 244 pz con DRE negativa 82 (61%) erano portatori di neoplasia maligna. Sensibilità Specificità Valore Predittivo Positivo Per il gruppo A con un cut-off di 0,3 la PSA density riduce il numero delle biopsie del 67% evidenzia il 53% delle neoplasie con una sensibilità del 53% ed una specificità del 73%.Nel sottogruppo con DRE negativa lo stesso cut-off ridurrebbe il numero delle biopsie del 87%, con una sensibilità del 17% ed una specificità del 88%. Per il gruppo B con un cut-off 0,3 la PSA density riduce il numero delle biopsie del 53% ed evidenzia 66,3% neoplasie con una sensibilità del 66% ed una specificità del 62%. Nella sottopopolazione DRE negativa lo stesso cut-off, riduce le biopsie del 58% con una sensibilità del 55% ed una specificità del 62%. Per il gruppo C il cut-off di 0,3 la PSA density riduce il numero delle biopsie del 16%, evidenzia 93% neoplasie con una sensibilità del 93% ed una specificità del 27%. Nel sottogruppo con DRE negativa lo stesso cut-off riduce il numero delle biopsie del 30% con una sensibilità del 86% ed una specificità del 34%. Conclusioni: La PSA density della TZ si è dimostrato un parametro più specifico del PSA totale nel discriminare il cancro prostatico dalla patologia prostatica non neoplastica nelle fasce di PSA Tot fra 4-10 e maggiore di 10 e nelle relative sottopopolazioni con DRE negativa; mentre non si dimostra di alcuna utilità per valori di PSA Tot inferiori a 4 ng/ml. La PSA density della zona di transizione non può essere utilizzata come unico parametro nella diagnostica del cancro prostatico, ma incrementa in maniera significativa la specificità della diagnostica dello stesso in associazione al PSA Totale. Bibliografia: 1. Zlotta AR et all. Prostate specific antigen density of transition zone. J Urol 1997; 157;1315 2. Maeda HH et all. Prostate specific antigen adjusted for transition zone volume. J Urol 1997; 158:2193 Comunicazioni n. 25 UTILIZZO DELLA LINFOSCINTIGRAFIA PER L’IDENTIFICAZIONE DEL LINFONODO SENTINELLA NEL TUMORE DEL PENE. Ceratti G.1, Gugliemetti S.1, Marchioro G.1, Fontana F1., Zaramella S.1, Maso G.1, Gontero P1., Kocjancic E.1, Monesi G.1, Ridoni M.2, Inglese E.2, Frea B.1 1 Clinica Urologica. Università del Piemonte Orientale, Amedeo Avogadro; 2U.O.A Medicina Nucleare, Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità, Novara Introduzione e Obiettivi: La linfoscintigrafia per l’identificazione del linfonodo sentinella (SLN) è stata convalidata estesamente nel cancro della mammella e nel melanoma. Lo scopo dello studio è valutare questa metodica per l’identificazione dello SLN nel carcinoma del pene Metodi: La linfoscintigrafia è stata effettuata in 6 pazienti (età media: 62,5; 56-71) con carcinoma squamoso N negativo clinicamente. Follow-up medio di 28 mesi (47-8) Somministrazione intradermica peri-tumorale di nanocolloide marcato con di Tc-99 m (dose media 24MBq) in un volume di 0.2- 0.3 ml. Immediata acquisizione di immagini con gammacamera a grande campo e collimatore general-purpose, matrice 64x64 pixels, quindi immagini seriate ogni 20 minuti fino alla visualizzazione del linfonodo sentinella 10 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Risultati: Il SLN è stato individuato nel 100% dei casi (6/6) e sempre monolateralmente, nella regione inguinale di sinistra nel 66,6% dei casi (4/6) e solamente nel 33,3% dei casi (2/6) a destra. Nella totalità dei casi (6/6-100%) si è assistito alla visualizzazione del SLN prima di 30 minuti con individuazione totale di 7 SLN (di cui due SLN a sinistra nel medesimo paziente). In un solo caso, per la morfologia vegetante della neoplasia, la somministrazione del radiofarmaco è risultata difficoltosa. In un caso (16,6%) il SLN asportato è risultato positivo all’esame istologico ed è stata eseguita successivamente pertanto la dissezione linfonodale locoregionale. Durante il follow-up nessun paziente con SLN negativo ha sviluppato metastasi. Conclusioni: La linfoscintigrafia intraoperatoria è una metodica valida e ben tollerata per l’identificazione del SLN e può condurre ad una stadiazione più corretta al fine di evitare la vasta dissezione dei linfonodi nella maggior parte dei pazienti con carcinoma del pene. Bibliografia: 1. Horenblas S et all. Detection of occult metastasis in squamous carcinoma of the penis using a dynamic sentinel node procedure. J Urol 2000; 163: 100 2. Algaba F et all. EAU guidelines on penile cancer. Eur Urol 2002; 42:1999 Comunicazioni selezionate N. 26 KGF- AND IGF-I-INDUCED PROLIFERATION AND PSA EXPRESSION ARE COUNTERACTED BY A GNRH ANALOGUE IN HUMAN PROSTATIC CANCER CELL LINES Angelucci C., Iacopino F., Capucci S., Urbano R., Sica G. Istituto di Istologia ed Embriologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy The prostate-specific antigen (PSA) is an extracellular serine protease, also named human glandular kallikrein 3. PSA is mainly secreted by differentiated, columnar cells of the prostatic epithelium into the seminal fluid where it cleaves the major gel-forming proteins to increase sperm motility. Physiologically, only trace amounts of PSA leak into the bloodstream. However, cytologic and architectural changes in prostate epithelium, which occur in benign prostate hyperplasia and in prostate cancer, enhance the PSA release in circulation. In particular, in prostate cancer PSA is most sensitive and reliable in the detection of a residual tumor, possibly recurrence, or disease progression following treatment, irrespective of the treatment modality. Keratinocyte growth factor (KGF) and insulin-like growth factor I (IGF-I) affect prostatic cell growth even by cross-talk with the androgen receptor signalling pathway which, in turn, influences PSA production. Conflicting data has been published on the ability of such growth factors to simultaneously regulate proliferation and PSA expression in prostatic cells. We have previously demonstrated that a GnRH analogue, Leuprorelin acetate (LA), counteracts or even suppresses growth and PSA gene expression stimulated by 5alphadihydrotestosterone (DHT) or EGF in androgen-sensitive and insensitive prostate cancer cells (LNCaP and PC-3, respectively). Thus, the verified properties of these growth factors and hormones led us to investigate the effects of KGF and IGF-I, alone or in combination with LA or DHT, on the growth and PSA expression of LNCaP and PC-3 cells. The effect of the above treatments on the proliferation of the two models was evaluated by cell counts after 48, 96 and 144 hours, while PSA protein expression was determined by Western blot analysis after 24, 48, 96 and 144 hours. KGF (1-50 ng/ml) and IGF-I (1-100 ng/ml) were ineffective in regulating LNCaP cell growth while they showed a mitogenic effect on PC-3 cells, the stimulation reaching about 40% with respect to control at the highest concentration of KGF, independently of the time inter- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica val. The KGF- and IGF-I-induced stimulation of PC-3 cells was reduced by LA, particularly at its highest doses. The PC3 cells lacked PSA protein expression, which was not induced by treatments. Exposure of PSA-positive LNCaP cells to KGF (10 ng/ml) always enhanced PSA levels (32-53%) while an upregulation (33-92%) by IGF-I (50 ng/ml) was seen after 24 and 96 hours. The stimulatory effect of the two peptides was reduced or completely suppressed in the presence of LA (0.01 and 1000 nM). DHT (1 nM) always produced a strong increase in PSA levels (78-202%) and the association with KGF or IGF-I did not substantially modify this effect. The results concerning the effects of KGF and IGF-I on cell growth and PSA expression in LNCaP and PC-3 cells could be indicative of two independent regulatory pathways controlling these processes. As we have previously reported, LA interferes with growth factor signalling cascades, negatively regulating the proliferation and gene expression induced by the peptides. Data concerning the effect of LA on cell growth of PC-3 cells stimulated with KGF might have a certain relevance in the transition of prostate cancer from androgen-dependence to androgen-independence status. The lack of any additive effect on PSA expression, when growth factors are associated with DHT, suggests cross-talk between their signalling networks. Supported by Takeda Italia Farmaceutici. Comunicazioni n. 27 VALPROIC ACID INHIBITS PROLIFERATION AND AFFECTS ANDROGEN SENSITIVITY IN PROSTATIC CANCER CELLS Urbano R.1, Iacopino F.1, Vairano M.2, Angelucci C.1, Graziani G.3, Navarra P.2, Sica G.1 1 Istituto di Istologia ed Embriologia; 2Istituto di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore; 3Dipartimento di Neuroscienze, Università di Roma, Tor Vergata, Roma, Italy Valproic acid (VA), a drug used as an anticonvulsant and mood stabilizer, has been shown to impair cell growth and evoke cell differentiation in several cell types. In the present study, we investigated the effect of VA on the proliferation of both androgen-sensitive (LNCaP) and -insensitive (PC-3) prostate cancer cells. Moreover, we explored the effect of VA on the androgenresponse of these two models with the aim of establishing whether the drug modulates or induces hormone sensitivity. LNCaP cells were plated at a density of 50,000 cells/ml in RPMI 1640 supplemented with 10% foetal bovine serum (FBS) in 60-mm plastic Petri dishes. Forty-eight h later, the medium was changed with RPMI 1640 supplemented with 5% charcoal-treated FBS (CH-FBS) containing VA (75 microg/ml). PC-3 cells were plated at a density of 25,000 cells/ml in Dulbecco Modified Eaglès Medium (DMEM) supplemented with 5% FBS in 60-mm plastic Petri dishes. Twenty-four h later, the medium was changed with DMEM supplemented with 5% CH-FBS containing VA (75 microg/ml). The medium with the drug was renewed every 48 h and cell counts performed after 2, 4 and 6 days of treatment. In experiments performed to evaluate the effect of VA on androgen sensitivity of LNCaP cells, these cells were pretreated for 48h with VA (75 microg/ml) and subsequently exposed to dihydrotestosterone (DHT) at concentrations ranging from 0.01 nM to 10 microM. Alternatively, cells were treated with VA combined with the above mentioned DHT concentrations. PC-3 cells were also exposed to VA associated with DHT (0.1, 1 and 10 nM). Our data indicate that VA induces a slight inhibition of LNCaP cell proliferation (about 15% with respect to control). Nevertheless, when used in the sequential modality or in combination with 0.1-100 nM DHT, it strongly reduces or suppresses the androgen-promoted cell growth. In addition, it generally amplifies the inhibitory effect provoked by 1 and 10 microM DHT. PC-3 cell proliferation was markedly reduced by VA, the maximum inhibition reaching 40% when compared to control. When DHT, which is ineffective on PC-3 cell growth when used alone, is combined with VA, it is able to counteract the inhibitory action of VA, inducing a slight stimulation of cell growth at 1 and 10 nM. Our findings show that VA reduces cell growth of prostate cancer cells and may interfere with the androgen receptor machinery. Of particular interest is the effect observed in PC3 cells, in which VA seems to induce androgen sensitivity. It is worth noting that, in our experience, PC-3 cells show very low levels of androgen receptors (AR). Work is in progress to verify whether alterations in AR expression are involved in the modulation or induction of androgen sensitivity by VA. Supported, in part, by Contributi UCSC Ricerca Scientifica, 2004. Video n. 28 TASCA ILEOCECALE CONTINENTE Savoia G., Greco U., Schettini M. Azienda Ospedaliera S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona Struttura Complessa di Urologia Salerno Introduzione: La derivazione urinaria continente rappresenta l’opzione ottimale in tutte le situazioni in cui si programma una derivazione eterotopica. La confezione di una tasca continente presuppone particolare destrezza manuale del paziente per la necessità di praticare l’autocateterismo intermittente. Materiali e Metodi: Nel periodo maggio 2000 – maggio 2004 abbiamo realizzato 103 derivazioni urinarie di cui 3 eterotopiche continenti mediante tasca ileocecale; si trattava di 2 pazienti di sesso femminile di 52 e 46 anni e di un paziente di sesso maschile di 44 anni. La prima paziente era affetta da adenocarcinoma uretrale con ritenzione cronica totale di urina ed è stata da noi sottoposta ad intervento di pelvectomia anteriore e susseguente derivazione urinaria eterotopica continente mediante tasca ileocecale con stoma appendicolare. La seconda paziente presentava grave sindrome pelvica postattinica da pregressa radioterapia adiuvante dopo isterectomia radicale per K dell’utero. L’idronefrosi bilaterale con insufficienza renale ingravescente , la piccola vescica attinica e la grave sindrome aderenziale pelvica ci hanno indotto a confezionare una tasca ileocecale continente con stoma ileale cutaneo. Il paziente maschio presentava un carcinoma indifferenziato della prostata con PSA normale , invasione del trigono vescicale e positività dei linfonodi pelvici. Il paziente, cui si riferisce il video,è stato sottoposto ad intervento di pelvectomia anteriore con derivazione eterotopica continente mediante tasca ileocecale e stoma cutaneo appendicolare. Risultati: La prima paziente ha praticato un ciclo di radioterapia conformazionale adiuvante; Esegue con facilità 5 autocateterismi al giorno ed è parzialmente asciutta durante il giorno. La seconda paziente pratica normalmente il cateterismo attraverso lo stoma ileo-cutaneo. Il paziente maschio ha praticato un ciclo di radioterapia adiuvante pelvica; completamente asciutto e pratica 6 autocateterismi al giorno. Conclusioni: L’operazione di tasca ileocecale continente prevede l’utilizzo del cieco come reservoir urinario: la capacità e la compliance dell’organo sono migliorate mediante 6 teniotomie sulle tenie muscolari. Nei casi in cui l’appendice sia presente e abbastanza lunga si sfrutta questo organo per la confezione dello stoma esterno e gli ureteri vengono anastomizzati sul moncone ileale sfruttando così il meccanismo antireflusso della valvola ileocecale . Quando invece l’ appendice non è disponibile si anastomizzano direttamente gli ureteri al cieco abboccando il moncone ileale previamente riconfigurato alla cute. Tale tecnica rende possibile la confezione di un buon serbatoio a bassa pressione con un sufficiente meccanismo di continenza. Noi preferiamo confezionare lo stoma cutaneo in regione iliaca destra in modo da isolare completamente dagli Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 11 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica organi peritoneali il neo apparato urinario. I pazienti praticano l’autocateterismo con l’ausilio di cateteri prelubrificati e in tutti e tre i nostri casi hanno normalmente ripreso le loro abituali occupazioni lavorative. La tasca ileocecale continente rappresenta un’ottima tecnica per la derivazione eterotopica, quando necessaria, soprattutto in pazienti giovani. Bibliografia: 1. Alcini E, Grassetti F, D’Addessi A, Di Noia D, Vacilotto D, Pescatori M, Vincenzoni M. Bladder Replacement by ileocaeco-urethostomy or ileo-urethrostomy with a reservoir after cystoprostato-vesciculectomy for bladder cancer. British J Urol 1989; 63:36 2. Weijerman PC, Schurmans JR, Jop WC, Schroder FH, Bosh JL. Morbidity and quality of life in patients with orthotopic and heterotopic continent urinary diversion. Urology 1998; 51:53 3. Boyd SD, Feimberg SM, Skinner DG, Lieskowsky O, Baron D, Richardson J. Quality of life survey of urinary diversion patients comparision of ileal conduits versus continent Koch ileal reservoirs. J Urol 1987; 138:1386 Poster n. 29 L’UTILITÀ DELLA “FLUORESCENCE IN SITU HYBRIDATION” (FISH) SU URINE SPONTANEE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE A CELLULE TRANSIZIONALI Capponi G.1, Canepa G.1, Casarico A.1, Campodonico F.1, Casazza S.2, Turbino L.2, Bandelloni R.2, Maffezzini M.1 1 S.C. Urologia E.O.; 2Servizio di Anatomia e Istologia Patologica E.O. Ospedali Galliera Genova Tabella 2. Valutazione comparativa della FISH e della Citologia urinaria nella diagnosi del TCC in relazione a Grado e Stadio. GRADO FISH N° positivi (%) Citologia N° positivi (%) ALTO GRADO 29 /31 (93,5%) 27/31 (87,1%) BASSO GRADO 11/17 (64,7%) 6/17 (35,3%) CIS 8/8 (100%) 8/8 (100%) PTa 6/12 (50%) 3/12 (25%) PT1 19/21(90,5%) 15/21 (71,4%) 7/7 (100%) 7/7 (100%) STADIO PT2-T3 Introduzione e Obiettivi: L’uretrocistoscopia e la citologia urinaria sono gli esami utilizzati nella diagnosi del carcinoma vescicale a cellule transizionali (TCC). La citologia urinaria rimane un esame complementare, per la bassa sensibilità verso i tumori a basso grado. Ultimamente è stata introdotta nella diagnosi del TCC la “Fluorescence In Situ Hybridization” (FISH) su urine spontanee . Questo studio valuta comparativamente la FISH e la citologia urinaria nella diagnosi del TCC . Materiali e Metodi: Dal maggio 2003 al maggio 2004 sono stati eseguiti esame FISH (Urovision Vysis Abbot Diagnostics) per la ricerca di aneuploidie a carico dei cromosomi 3, 7, 17 e della perdita omozigotica del locus 9p21, ed esame citologico su urine spontanee di 89 Pazienti (Pz), età media 68,3 aa (3899), 75 (84,3%) maschi, 14 (15,7%) femmine. N 65 (73%) Pz presentavano una precedente diagnosi di TCC, N 24 (27%) Pz hanno eseguito l’esame per sintomatologia disurica e/o ematuria macroscopica. Sono stati sottoposti ad Elettroresezione Vescicale Transuretrale sia i Pz con esame endoscopico positivo o dubbio per TCC che quelli che, con pregressa storia di TCC, presentavano FISH e/o citologia urinaria positiva. Risultati: La presenza di TCC è stata confermata all’esame isto- Discussione e Conclusioni: La citologia urinaria presenta nella diagnosi del TCC eccellente specificità ma insufficiente sensibilità. La FISH migliora rispetto alla citologia la sensibilità nella diagnosi del TCC, in particolare presenta valori di sensibilità doppi rispetto alla citologia nei tumori di basso grado e stadio. La FISH assicura la diagnosi nel 100% dei TCC infiltranti ed è risultata falsamente negativa nei tumori a basso grado e stadio a minore probabilità di ricorrenza e progressione. I 4 casi di falsi positivi FISH presentavano tutti,anamnesi positiva per TCC, ed è stato dimostrato come la FISH possa precedere la diagnosi endoscopica di alcuni mesi. Il Test può infatti identificare alterazioni genetiche in cellule uroteliali con un normale aspetto. Tabella 1. Video N. 30 BIOPSIA DINAMICA DEL LINFONODO SENTINELLA NEL CARCINOMA DEL PENE Torcigliani S., Fontana N., Santelli G., Repetti F., Tori F., Aquilini M., Paoluzzi M, Pinzi N. U.O. Urologia Ospedale civile Lucca Comparazione delle medie di sensibilità, specificità e valori predittivi positivo e negativo di FISH e Citologia urinaria. 12 logico in 48/89 (53,9%) casi. I carcinomi erano così distribuiti per grado e stadio: Basso grado N 17 (35,4%), alto grado N 31 (64,6%), Cis N 8 (16,7%), pTa N 12 (25%), pT1N 21 (43,7%), e pT2-3 N 7 (14,6%). Nei Pazienti affetti da TCC LA FISH è risultata positiva in 40/48 (83,3%) casi la citologia in 33/48 (68,8%) (Tabella 1). I 7 casi con FISH positivi e citologia negativi erano così suddivisi : 3pTaG1, 2pT1G1, 2pT1G3. In nessun caso con citologia positiva la FISH è risultata negativa. Falsa positività è stata riscontrata in 4 casi per la FISH e 1 caso per la citologia. In Tabella 2 sono riportati i valori della sensibilità della FISH e citologia urinaria in relazione al grado e allo Stadio. FISH Citologia Accuratezza 86,5% 82% Sensibilità 83,3% 68,8% Specificità 90,2% 97,1% Valore predittivo positivo 90,1% 97,1% Valore predittivo negativo 82,2% 72,7% Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Bibliografia: 1. Brown FM. Urine cytology: it is still the gold standard for screening? Urol Clin North Am 2000; 27:25 2. Placer J et al. Clinical utility a Multiprobe FISH Assay in Voided Urine Specimens for the detection of Bladder Cancer and its Recurrences , Compared with Urinary Cytology. European Urology 2002; 42:547 Introduzione e Oobbiettivi: La metodica della biopsia dinamica del linfonodo sentinella è divenuta un’importante opzione per la diagnosi delle metastasi linfonodali nei pazienti portatori di neoplasia peniena a rischio intermedio T1-G2/G3 con palpazione inguino crurale negativa. Secondo i dati della letteratura la metodica ha una specificità del 100% e una sensibilità del 78/80% ed ha come obbiettivo quello di evitare di effettuare la linfectomia inguinale, ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica metodica gravata da alta morbilità, in caso di negatività istologica della biopsia Materiali e metodi: Paziente di 53 anni portatore di carcinoma penieno di circa 2 cm localizzato al glande. Egografia negativa per interessamento dei corpi cavernosi con evidenzazione di linfonodi lievemente aumentati di volume di tipo reattivo a livello crurale sx non confermati alla palpazione. Iniezione perilesionale di TC99 0,3 ml, circa 12 ore prima della biopsia. Immagini linfoscintigrafiche statiche sono state prese dai 30 min alle 2h dopo l’iniezione ogni 20 min. Sono stati individuati un linfonodo a livello inguinale dx e due a sx. In sede intraoperatoria l’individuazione dei linfonodi è avvenuta con l’ausilio di gamma camera portatile. Conclusioni: La biopsia è risultata negativa ed il paziente è stato sottoposto ad amputazione parziale del pene con istologico Carcinoma squamoso PT1-G2. A 18 mesi dall’intervento il paziente è libero da malattia. Bibliografia: 1. Kroon BK, Horemblas S, Estourgie SH, Lont AP, Valves Olmos RA, Mieveg OE. How to avoid false negative dynamic sentinel node procedures in penile carcinoma. J Urol 2004;171:2191 2. Horemblas S, Jansen L, Meinhardt W, Hoefnagel CA, De Jong D, Nieweg OE. Detection of occult metastais in squamous cell carcinoma of the penis using a dynamic sentinel node procedure. J Urol 2000; 163:100 Poster n. 32 CISTECTOMIA RADICALE CON CONFEZIONAMENTO DI NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA IN PAZIENTE PRECEDENTEMENTE SOTTOPOSTO A BRACHITERAPIA PER ADENOCARCINOMA PROSTATICO Carmignani L.1, Maggioni M.1, Casellato S.2, Ferruti M.1, Avogadro A.1, Gazzano G.3, Rocco F.2 1 Clinica Urologica III Ospedale San Paolo; 2Clinica Urologica I IRCCS Policlinico di Milano: 3Anatomia patologica Ospedale San Paolo, Milano Introduzione: La brachiterapia, insieme alla radioterapia ed alla prostatectomia radicale, rappresenta una delle opzioni terapeutiche nel trattamento delle neoplasie prostatiche localizzate. Attualmente la tecnica consiste nell’infissione di semi radioattivi con Palladio-103 (Pd-103) o Iodio-125 (I-125) sotto guida ultrasonografica o TAC. In letteratura sono descritte varie complicanze che dipendono dalla tecnica usata e dall’esperienza del chirurgo: complicanze proctologiche 20-25% (diarrea, coliche addominali, proctorragia), complicanze urologiche 10-37% (stenosi uretrale, sclerosi del collo vescicale, fistole uretrali, prostatiti, incontinenza urinaria da stess, RAU), deficit erettile secondario 7%. Caso Clinico: Presentiamo il caso di un paziente di 79 aa affetto da Adenocarcinoma prostatico (Gleason Score 2+3=5 su 4 biopsie con PSA=5.1), ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia in terapia medica. Il paziente è stato sottoposto nel Novembre 2001 a Brachiterapia con posizionamento di n 74 semi radioattivi (I-125) sotto controllo radiologico (attività totale impiantata 25.19mCi) ed a successiva ormonoterapia adiuvante con Bicalutamide 50 mg. A dieci mesi di F-U (PSA=0.1) riscontro di neoformazione solida vescicale sottoposta a TUR-BT con E.I. positivo per TCC ad alto grado di malignità infiltrante il muscolo (pT2). Il paziente rifiutava qualsiasi tipo di derivazione esterna quindi reso edotto dei possibili rischi d’incontinenza è stato sottoposto ad intervento chirurgico di cistectomia radicale ed a confezionamento di neovescica ileale ortotopica. La cistectomia è stata difficoltosa per la presenza di tenaci aderenze fra la fascia endopelvica ed i muscoli elevatori dell’ano, dove sono stati reperiti numerosi semi della precedente brachiterapia. Ai controlli cistografici postoperatori sono state documentati due diversi tragitti fistolosi della neovescica in 15 e 21 giornata rispettivamente in sede posteriore, ed inferiore. Le fistole sono state trattate con il solo catetere a dimora ed il ripristino della terapia parenterale, documentando in 30a giornata la scomparsa definitiva di entrambi i tramiti. A 6 mesi di F-U paziente in benessere, continente. L’ E.I. definitivo del pezzo operatorio ha dimostrato la presenza di TCC pT2b N0 ed Adenocarcinoma prostatico pT2a N0. Durante il campionamento del pezzo sono stati recuperati sia dal parenchima prostatico che dal trigono vescicale tutti i rimanenti dei 74 semi precedentemente impiantati. Conclusioni: La brachiterapia per neoplasia prostatica non ha rappresentato nel nostro caso controindicazione assoluta alla cistectomia radicale con confezionamento di neovescica ileale ortotopica per TCC vescicale metacrono. La fibrosi e le tenaci aderenze generate dalla brachiterapia hanno reso indubbiamente la cistectomia più complessa, ma la neovescica ileale ortotopica ha consentito di ottenere una qualità di vita migliore per il paziente attualmente completamente continente. Comunicazioni n. 33 SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R.L.3, Capelli G.4, Giurioli A.5, Zampa G.6, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1, Vespasiani G.1 1 Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica Urologia, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl, Medolla; 4Dipartimento di Scienze, Università di Cassino; 5Unità Operativa di Urologia, Ospedale A. Perrino, Brindisi; 6Unità Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma Introduzione e Obiettivi: L’instillazione intravescicale di bacillus di Calmette-Guérin (BCG) e mitomicina C (MMC) può rappresentare un’attraente combinazione per il trattamento dei tumori superficiali della vescica ad alto rischio. È stato effettuato uno studio prospettico controllato che ha confrontato gli effetti del BCG intravescicale con la somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata, in pazienti con tumori della vescica in stadio pT1. Metodi: Dal Gennaio 1994 al Giugno 2001, 175 pazienti con tumori della vescica di stadio pT1 sono stati randomizzati in 2 gruppi comparabili. I pazienti assegnati al Gruppo I sono stati sottoposti a 6 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min). I pazienti del Gruppo II sono stati sottoposti a 9 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min) e MMC elettrostimolata (40 mg/20 mA/30 min) secondo il seguente schema: (BCG, BCG MMC) x 3, per un totale di 6 instillazioni di BCG e 3 di MMC. I pazienti non responsivi, dopo elettroresezione e/o biopsie vescicali multiple, sono stati sottoposti ad un secondo ciclo di instillazioni settimanali. I pazienti in remissione completa di malattia sono stati sottoposti ad un programma di trattamento con instillazioni mensili; Gruppo I: 10 instillazioni con BCG; Gruppo II: (MMC, MMC, BCG) x 3, per un totale di 6 instillazioni di MMC e 3 di BCG. Risultati: Gruppo I versus Gruppo II: mediana (IQR o 95% IC): Follow-up (mesi): 65 (44.5) vs 74 (39.7), p=0.089. Recidiva: 52.1% (41.6-62.4) vs 33.7% (24.4-33.9), p=0.013. Intervallo libero da malattia (mesi): 11.5 (9.0-13.5) vs 20.0 (170-32.0), p<0.001. Progressione: 19.8% (12-30) vs 14.3% (8.0-22.8), p=0.343. Tempo alla progressione (mesi): 16.0 (10.0-21.0) vs 37.5 (17.8-58.0), p=0.003. Mortalità malattia-specifica: 10.4% (5.1-18.3) vs 2.0% (0.27.1), p=0.018. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 13 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Gli effetti collaterali, frequenti in entrambi i gruppi di trattamento, hanno interessato prevalentemente il basso tratto urinario. Non sono stati registrati decessi o manifestazioni sistemiche correlate ai trattamenti o casi di vescica retratta. Conclusioni: La somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata è più efficace del solo BCG nel trattamento dei pazienti con tumori superficiali della vescica ad alto rischio. Comunicazioni n. 34 SOMMINISTRAZIONE INTERMITTENTE DI KETOCONAZOLO “LOW DOSE” IN PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ORMONORESISTENTE Meliani E., Lapini A.,Corvino C, Farina U., Costanzi A., Melone F., Carini M. U.O. Urologia Ospedale S.Maria Annunziata, Firenze Introduzione: Nelle fasi iniziali del carcinoma prostatico ormonoresistente il trattamento con ketoconazolo rappresenta una valida opzione. Tale schema terapeutico che può dare risposte anche per tempi lunghi, può essere gravato da importanti effetti collaterali. Riportiamo la nostra esperienza con ketoconazolo “low dose” in associazione a prednisone secondo uno schema di somministrazione “intermittente”. Materiali e Metodi: Dal gennaio 1997 al gennaio 2004, 26 pazienti d’età media 68.8 anni (range 52-80), affetti da carcinoma prostatico ormonoresistente, sono stati sottoposti a trattamento con ketoconazolo 200 mg x 3 e prednisone5 mg x 2. Metastasi ossee erano presenti in 19 casi, linfonodali in 5, epatiche in 5. 6 pz avevano solo rialzo del PSA. La risposta è stata valutata ogni due mesi utilizzando i criteri NPCP per lesioni misurabili, riduzione dei foci d’iperaccumulo scintigrafico, riduzione del PSA al 50% del valore iniziale. Criteri d’inclusione: non precedente chemioterapia, esclusione della withdrawal sindrome, performance status ECOG, funzione renale, midollare, epatica nella norma. La tossicità è stata valutata in accordo ai criteri WHO. Tutti i pazienti hanno eseguito almeno due mesi di terapia. Per risposte di lunga durata la terapia è stata sospesa al 6° mese per poi intraprenderla nuovamente al rialzo del PSA. Risultati: Ad un follow-up medio di 42 settimane (range 6 ¨C 132) si è avuta risposta positiva in 15/26 (57,6%) casi. Gli effetti collaterali più significativi (grado 3 e 4 sec.WHO) sono stati: alterazioni cutanee 4 (15,3%) casi, tachiaritmia 1 (3,8%) caso ed epatotossicità 2 (7,7%) casi. Tossicità di grado 1-2 si è verificata nella quasi totalità dei pazienti. In 7/15 (46,6%) casi si è osservata risposta positiva per oltre 6 mesi (range 8-32 mesi, media 18,2 mesi). Sospendendo il trattamento ed adottando un regime “intermittente” 5 pazienti hanno mantenuto risposta anche per lunghi periodi (14-33 mesi, media 18,8 mesi). Nessun decesso si è verificato durante la terapia. Discussione: Il limite maggiore all’impiego del ketoconazolo è costituito dagli effetti tossici anche di grado elevato legati alla somministrazione continuativa del farmaco. In considerazione della tipologia di risposta osservata attualmente adottiamo un trattamento iniziale continuativo per 4 mesi in modo da valutare i soggetti responders ed il mantenimento della risposta; successivamente si instaura una terapia “intermittente” al fine di ridurre la tossicità dello schema. I nostri dati preliminari sembrano confermare la validità della soluzione proposta. Poster n. 35 PIN DI ALTO GRADO: PERCHÈ È GIUSTO UN TRATTAMENTO RADICALE Sangiorgi A.1, Andrei F.1, Giannone V.1, Irianni G.1, Lupo S.1, Bertoni F.2, Buli P.1 1 U.O. di Urologia, San Giovanni in Persiceto, AzUSL; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica, Ist. Ortopedici Rizzoli, Bologna 14 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Introduzione e Obiettivi: Il dosaggio del PSA ha determinato un incremento notevole del numero di biopsie prostatiche. Esistono quadri istologici “intermedi” di difficile distinzione rispetto al carcinoma prostatico. Tra questi, la neoplasia prostatica intraepiteliale di alto grado (HGPIN) rappresenta l’entità di maggiore impatto sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e sul trattamento del carcinoma della prostata. Gli autori presentano un modello di “gestione” dei pazienti con diagnosi istologica di HGPIN. Metodi: Dal gennaio 2000 al dicembre 2003 abbiamo identificato 13 pazienti con diagnosi iniziale di HGPIN (2% delle biopsie effettuate). L’età media di tali pazienti è risultata essere di 60 anni e i valori di PSA medio di 9,6 ng/ml. I pazienti con una prima diagnosi di HGPIN “ isolata” sono stati sottoposti, a sei mesi, a ripetizione di un mapping bioptico prostatico a ottanti. In presenza di HGPIN si è proceduto ad una ulteriore biopsia a 6 mesi (12 prelievi in ALR). In 6 pazienti, con diagnosi istologica iniziale di HGPIN “multifocale”, è stata eseguita la prostatectomia radicale. Risultati: 7 pazienti con diagnosi iniziale di HGPIN “isolata” presentavano una diagnosi istologica di carcinoma prostatico nel follow-up. Cinque casi sono stati evidenziati alla I rebiopsy, due casi alla II rebiopsy. Nei 6 pazienti con diagnosi istologica di HGPIN “multifocale” sottoposti al trattamento radicale, di età compresa tra 50 e 65 anni e valori di PSA > 10 ng/ml, all’esame istologico del pezzo operatorio risultò associato un carcinoma prostatico. Conclusioni: Le incertezze relative alla storia naturale della PIN e al suo significato prognostico sono dovute alla mancanza di informazioni sull’istologia di tutta la prostata. Nonostante ciò emergono due aspetti: 1) la HGPIN è un precursore del carcinoma prostatico; 2) la HGPIN è una SPIA della concomitante presenza di carcinoma (marker d’area). Il problema fondamentale per l’urologo è legato al follow-up ed all’eventuale trattamento dei pazienti con diagnosi di HGPIN. Il riscontro di HGPIN richiede che il paziente venga informato in modo corretto ed esauriente e sia poi seguito nel tempo evitando il doppio rischio di un atteggiamento negligente o eccessivamente aggressivo. L’approccio terapeutico deve necessariamente tenere in considerazione la spettanza di vita del paziente: quando questa sia inferiore al tempo necessario per lo sviluppo di un carcinoma prostatico sintomatico è comunque auspicabile una politica di watchful waiting. Riteniamo invece che nei pazienti relativamente giovani con diagnosi istologica dopo la 1 seduta bioptica di HGPIN “multifocale” (e PSA > 10 ng/ml), la responsabilità di eventuali complicanze legate alla scelta del trattamento radicale, debba essere fermamente “sostenuta” dall’ urologo, a fronte dei benefici in termini prognostici derivanti al paziente dalla terapia chirurgica. Bibliografia: 1. Bishara T et al. High-Grade Prostatic Intraepithelial Neoplasia on needle biopsy: risk of cancer on repeat biopsy related to number of involved cores and morpho pattern. Am J Surg Pathol 2004; 28:629 2. Haggman MJ et al. The relationship between prostatic intraepithelial neoplasia and prostate cancer : critical issues. J Urol 1997; 158:12 3. Bostwick DG. High grade prostatic intraepithelial neoplasia. The most likely precursor of prostate cancer. Cancer 1995; 75:1823. Poster n. 36 ETIOPATOGENESI DEI TUMORI SURRENALICI. IDENTIFICAZIONE DI SEQUENZE DI DNA DI POLIOMAVIRUS ED HERPESVIRUS MEDIANTE REAL-TIME PCR Pomara G.1, Barzon L.2, Evangelisti S.1, Carlino F.1, Morelli G.1, De Maria M.1, Palù G.2, Selli C.1 1 Unità di Urologia, Dipartimento di Chirurgia, Ospedale S. Chiara, Università di Pisa; 2Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Università di Padova ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: I tumori surrenalici sono frequenti nella pratica clinica ma la loro etiopatogenesi è per lo più sconosciuta. I polioma e gli herpesvirus sono stati associati all’insorgenza di tumori nell’uomo e per alcuni di questi è stato dimostrato il tropismo per il surrene. Ad oggi questa è la prima sistematica ricerca di DNA virale su campioni umani di tessuto surrenalico e su tumori da questo derivanti. Materiali e Metodi: Sono stati studiati mediante tecnica PCR real-time, al fine di individuare sequenze di DNA di poliomavirus (SV40, JCV,BKV) e di Herpesvirus (HSV-1,HSV2,HHV8, EBV, CMV), 53 casi di tumori surrenalici: 7 Adenomi Aldosterone-Producenti (APA), 12 Adenomi/iperplasia Cortisolo-producenti (CPA), 16 Adenomi non secernenti (NFA), 9 Carcinomi adreno-corticali (ACC), 6 Feocromocitomi (1 maligno), 2 mielolipomi ed un caso di Linfoma Non-Hodgkin bilaterale primitivo. Tessuto surrenalico sano era disponibile in 10 casi. Risultati: Il DNA dell’SV40 è stato identificato in grosse quantità nel di feocromocitoma maligno ed in modeste quantità in 1 ACC ed in 2 APA; il DNA per il JCV è stato identificato solo nel Linfoma non-Hodgkin;sequenze di BKV sono state trovate nel 7% dei casi ma non nei tessuti normali. L’EBV è risultato positivo nel 62% dei campioni tumorali (elevata quantità nel Linfoma di Hodgkin) e nel 50% di quelli normali. Le sequenze di CMV erano presenti nel 27% dei tumori benigni ma non nei ACC. La prevalenza di HSV e HHV8 nei campioni è risultata bassa (3%e5% rispettivamente) e non associata al tipo di tumore. La coinfezione (EBV+CMV;CMV+BKV) è stata evidenziata nel 28% dei casi. Il 16% dei casi è risultato negativo. Conclusione: Il surrene è un target per l’infezione da EBV, identificato nel 60% circa dei tessuti normali e tumorali sia solo sia in associazione al CMV. L’SV40 potrebbe giocare un ruolo nella patogenesi del feocromocitoma o dei carcinomi adreno-corticali. Lo studio di questi virus nella tumorigenesi surrenalica andrebbe approfondito. Poster n. 37 LEIOMIOSARCOMA PARATESTICOLARE: CASE REPORT Lupo S., Giannone V., Sangiorgi A., Andrei F., Bordini R., Frigola M., Zama R., Buli P. Azienda USL di Bologna, Ospedale SS. Salvatore, U.O. Urologia, S. Giovanni in Persiceto (BO) Introduzione e Obiettivi: L’incidenza del leiomiosarcoma è rara, variabile dallo 0.05 al 0.1%. Ancora meno frequente è la localizzazione paratesticolare che nel 90% dei casi si presenta a stretto contatto con l’epididimo. Descriviamo un caso di leiomiosarcoma paratesticolare di grado moderato per le implicazioni diagnostiche e terapeutiche. Metodi: Un ragazzo di 30 anni giunge alla nostra osservazione per una lesione solida non dolente localizzata a livello della testa dell’epididimo sinistro. L’ecografia preoperatoria dimostrava una massa solida di 36 mm con lacune fluide a profili bozzelluti a contatto ma separato dalla testa dell’epididimo. Il paziente fu sottoposto ad exeresi della lesione che macroscopicamente appariva come una degenerazione multicistica. Risultati: L’esame istologico definitivo rivelò un nodulo di tessuto giallastro fascicolato compatibile con leiomiosarcoma paratesticolare di grado moderato. La TAC toraco-addominale e la successiva orchifunicolectomia risultarono negativi per secondarismi. Conclusioni: Il leiomiosarcoma dell’epididimo è estremamente raro ed in letteratura ne vengono descritti circa 15 casi con una sopravvivenza cancro-specifica a 5 anni del 50- 80%.Tale lesione risulta di difficile inquadramento clinico in quanto spesso può essere confusa con una lesione nodulare cistica dell’epididimo. Come altri autori noi crediamo che la semplice orchifunicolectomia sia il trattamento di scelta in quanto la radio o chemioterapia adiuvante non influenzano in maniera significativa la sopravvivenza.Tuttavia in letteratura viene riportato un caso di diffusione a livello dei corpi cavernosi e pertanto tali autori suggeriscono la radioterapia adiuvante per ridurre il rischio di recidiva locale malgrado la bassa radiosensibilità del leimiosarcoma. Il caso clinico viene presentato come discussione per la mancanza in letteratura di un trattamento standardizzato. Bibliografia: 1. Cruz Guerra NA, Clemente Ramos L. Paratesticular leiomyosarcoma: report of a new case. Arch Esp Urol 2002; 55:311 2. Bernhard Planz, Kay B. Primary Leyomyosarcoma of the epididymis and late recurrence on the penis. J.Urol 1998; 159:508 Poster n. 38 VALORE PROGNOSTICO DI KI67, P53 E CITOFLUSSOMETRIA NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI A RISCHIO INTERMEDIO ED ALTO: POSSIAMO DARE UNA RISPOSTA DEFINITIVA? Zitella A.1, Casetta G.1, Greco A.1, Rosso D.1, De Libero A.1, Cortese F.1, Vaccino D.1, Pacchioni D.2, Tizzani A.1 1 Urologia 1; 2Anatomia Patologica III, Università di Torino, Torino Introduzione: Presentiamo uno studio di coorte per misurare la capacità predittiva di grado, stadio, focalità, dimensioni, KI67, p53, indice mitotico, DNA index e ploidia sulla prognosi dei carcinomi vescicali superficiali. Metodi: Dal 1990 in tutti i pazienti con un carcinoma vescicale Ta-T1 a rischio intermedio o alto (G2-G3, multifocali o di diametro superiore a 2 cm) trattati con instillazioni di BCG sono stati valutati KI67, p53, e parametri citoflussometrici. Gli end point considerati sono la sopravvivenza globale, causa specifica e libera da progressione. Per il confronto tra le curve di sopravvivenza è stato utilizzato il Log Rank test. L’analisi multivariata è stata eseguita secondo il modello di Cox. Risultati: 345 pazienti, età mediana 72 anni (31-93), followup mediano 34 mesi (1-170), 181 Ta, 139 T1, 23 CIS, 60 G1, 124 G2, 143 G3, 133 monofocali, 205 polifocali, 225 di diametro inferiore a 2 cm, 100 di diametro maggiore di 2 cm, KI67 mediana 22,5% (1-80), p53 mediana 6% (0-80), indice mitotico mediano 3 (0-26), DNA index mediano1,1 (0,4-3,4), 44 euploidi, 52 aneuploidi. Le sole differenze significative nella sopravvivenza globale sono tra i tumori G1-2 e G3. Sulla sopravvivenza causa specifica sono significative anche le differenze tra i Ta più CIS verso i T1. Considerando la sopravvivenza libera da progressione sono significative le differenze per tutti i fattori prognostici eccetto la p53 e la focalità. Nessuno dei parametri citoflussimetrici ha dimostrato valore prognostico significativo. L’analisi multivariata ha confermato un valore prognostico indipendente per il grado, stadio e KI67 per la sopravvivenza globale, solo per gradio e stadio per la sopravvivenza causa specifica e per grado, stadio, focalità e KI67 per la sopravvivenza libera da progressione. Conclusioni: Per la prima volta degli end point come sopravvivenza globale, causa specifica e libera da progressione sono stati utilizzati in uno studio su KI67, p53 e citoflussometria come fattori prognostici. Possiamo concludere che KI67, p53 e citoflussometria non aggiungono ulteriori informazioni prognostiche a quelle già fornite dal grado e dallo stadio. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 15 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni n. 39 RNASEL ARG462 IN PAZIENTI ITALIANI CON CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI PRELIMINARI Van Duist M.M.1, Penachioni J.1, Giachino D.1, Zitella A.2, Destefanis P.2, Graziano M.E.2, Cracco C.3, Scarpa R.3, Ferrando U.2, Fontana D.2, Tizzani A.2, De Marchi M.1 1 Genetica Medica Università di Torino; 2Centro prostata ASO S.Giovanni Battista e Universita di Torino; 3Urologia, ASO S. Luigi, Orbassano Introduzione: Studi sui gemelli indicano che la componente genetica nei tumori prostatici può essere più importante che in altri tumori tuttavia nessun gene principale di suscettibilità è stato al momento identificato.Tra i diversi loci di suscettibilità identificati su diversi cromosomi con studi di linkage, il maggiore sospetto sembra essere HPC1 sul 1q23 dove il gene candidato RNASEL è stato mappato. Questo gene codifica per una ribonucleasi latente 2’-5’ oligoadenilato dipendente costituzionalmente espressa che media le attività antivirali e proapoptotiche del sistema 2-5A inducibile da interferone. Le mutazioni rare inattivanti M1I, 471 del AAAG e E265X sono state descritte in famiglie ad alto rischio mentre studi di associazione del comune polimorfismo R462Q con cancri prostatici sporadici non familiari hanno dato risultati variabili in differenti popolazioni. Al momento questo allele a basso rischio non è ancora stato studiato nella popolazione italiana. Metodi: Abbiamo analizzato campioni di 102 pazienti con carcinoma prostatico afferenti 4 divisioni di Urologia e 165 controlli sani col fine di valutare la frequenza di R462Q nella nostra popolazione e di evidenziare eventuali differenze tra i casi sporadici e familiari. Il genotipo è stato fatto con PCRDHPLC (WAWE Transgenomic). Risultati: La frequenza degli eterozigoti Arg/Gln è lievemente ma non significativamente maggiore tra i malati (51%), in particolare tra coloro con età alla diagnosi < 65 anni (59% vs 44%). La frequenza degli omozigoti Gln/Gln non era differente tra i due gruppi di pazienti (14% se < 65 aa e 13% se > 65 aa) ed i controlli 11,5%. Conclusioni: La diagnosi precoce di carcinoma prostatico è al momento basata sul PSA ma il suo utilizzo per lo screening è discusso. L’identificazione di nuovi geni predisponenti potrebbe contribuire sia per una migliore comprensione della patogenesi molecolare sia potrebbe aprire nuove strade per identificare soggetti a rischio, una strada difficoltosa se il tumore prostatico dipende da molti geni a basso rischio piuttosto che da pochi geni ad alto rischio. Poster n. 40 TECNICA PERSONALE DI BIOPSIA ECOGUIDATA TRANSRETTALE A “TRE VENTAGLI”. PRESENTAZIONE DEI RISULTATI NELLA POPOLAZIONE CON PSA SINO A 10 NG/ML Puppo P., Introini C., Calvi P., Vigliercio G., Raggio M., Naselli A. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova Introduzione: L’obbiettivo del nostro studio è l’aumento del tasso di diagnosi di carcinoma della prostata nella popolazione con PSA sino a 10 ng/mL mediante tecnica personale di biopsia ecoguidata transrettale a 12 prelievi multisettoriale, denominata a “tre ventagli”, rispetto alla tecnica a sestanti standard. Materiali e Metodi: Dal gennaio 2001 al dicembre 2003 con questa tecnica sono state eseguite 128 biopsie in una popolazione con PSA sino a 10 ng/mL. Per ogni procedura sono stati eseguiti 18 prelievi, 6 prelievi della tecnica a sestanti standard e 12 16 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 della tecnica a “tre ventagli” così distribuiti: 4 dal corno laterale destro, 4 dal corno laterale sinistro e 4 dalla regione apicale suddivisi in apicale laterale e mediale destro e sinistro. Le biopsie sono state eseguite in sedoanestesia con respirazione assistita, la dimissione è avvenuta la sera stessa dell’intervento. Risultati: 2 casi di ematuria e 1 caso di iperpiressia che hanno causato il prolungamento del ricovero. Le ragioni per cui è stata eseguita la biopsia sono le seguenti: PSA anormale (valore assoluto, velocità d’incremento annuale > 1.0 ng/mL, valore relativo all’età o alle dimensione prostatiche) 85 pazienti, esplorazione rettale sospetta 17, entrambe le condizioni 26. Età media 64.7, mediana 66, range 49 – 78. 25 diagnosi di carcinoma prostatico (19.5%) in totale. In 18/25(72%) casi la diagnosi è stata fatta su prelievi di entrambe le tecniche, in 7/25(28%) su prelievi della sola tecnica a “tre ventagli”. PSA medio dei pazienti senza carcinoma prostatico 6.8, range 3.7 – 9.7, deviazione standard 1.6. PSA medio dei pazienti con carcinoma prostatico diagnosticato su prelievi di entrambe le tecniche 6.7, range 2.6 – 9.3, Gleason score totale medio 5.4, mediano 5, range 4-8. PSA medio dei pazienti con carcinoma prostatico diagnosticato esclusivamente con prelievi della tecnica personale 6.2, range 3.1 – 8.9, Gleason score totale medio 7.1, mediano 7, range 6-9. follow-up pazienti senza carcinoma prostatico: medio 9 mesi, mediano 7, range 3 – 32. 8 dei pazienti senza carcinoma prostatico nel corso del follow-up sono stati rebiopsiati, 3 associando la TUR prostatica alla biopsia, e una sola diagnosi di carcinoma prostatico è stata eseguita. Conclusioni: La biopsia prostatica a 12 prelievi con tecnica a “tre ventagli” ha incrementato la diagnosi di carcinoma prostatico rispetto alla sestanti standard di 7 pazienti su un totale di 25. L’incremento è del 28%. La tecnica da noi proposta migliora quindi la sensibilità della procedura. Video n. 41 CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA. RIPARAZIONE CONSENSUALE DEL PAVIMENTO PELVICO CON RETE IN POLIPROPILENE. Puppo P., Introini C., Calvi P., Naselli A. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova Introduzione: Nella donna, il deficit di pavimento pelvico è una controindicazione alla derivazione urinaria ortotopica dopo exentaratio pelvica essendo causa di ritenzione cronica urinaria. Presentiamo una soluzione chirurgica per superare questa controindicazione. Materiali e Metodi: Si tratta di una donna di 75 anni con cistocele e prolasso della volta vaginale in stadio III insorta dopo isteroannessiectomia e storia di neoformazione vescicale plurirecidiva. Ultima resezione endoscopica T2/G3. Il collo vescicale è indenne dalla neoplasia. La paziente è in ottime condizioni generali ed è fortemente propensa a una derivazione ortotopica per mantere l’integrità della propria immagine corporea. Si procede a exenteratio pelvica anteriore e ricostruzione del pavimento pelvico con rete in polipropilene fissata tra il promontorio sacrale e la parete anteriore della vagina. La rete è ricoperta da un flap di peritoneo viscerale ricavato dal parete anteriore del cul de sac tra il fondo vaginale e il retto. Il flap è fissato anteriormente ai margini della fascia pelvica e sulla parete anteriore della vagina sotto il moncone uretrale, posteriormente ai margini del peritoneo parietale. La neovescica ileale è appoggiata sul nuovo supporto e anastomizzata all’uretra. Risultati: Dopo un anno di follow up la continenza è completa e la ritenzione cronica evitata. Il residuo postminzionale è costantemente inferiore ai 100 mL. Non si evidenzia prolasso pelvico. Conclusioni: La tecnica utilizzata in questo caso ha permesso di ovviare al problema del deficit di pavimento pelvico in caso di derivazione ortotopica dopo cistectomia radicale nella donna con ottimi risultati. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Video n. 42 CISTECTOMIA RADICALE E NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLA DONNA. SUPPORTO POSTERIORE CON LEMBO DI PERITONEO DEL DOUGLAS Puppo P., Introini C., Calvi P., Vigliercio G., Naselli A. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova Introduzione: Nella donna, la ritenzione cronica è la più importante complicanza a lungo termine della derivazione urinaria ortotopica dopo cistectomia radicale e il prolasso posteriore della reservoir ne è la causa più frequente. Presentiamo una soluzione chirurgica per prevenire tale condizione. Materiali e Metodi: Si tratta di una donna di 72 anni in ottime condizioni generali con diagnosi di carcinoma uroteliale della vescica T2/G3 dopo resezione endoscopica. Il collo vescicale è indenne da neoplasia. Si procede a exenteratio pelvica anteriore e ricostruzione del pavimento pelvico con un flap di peritoneo viscerale ricavato dal parete anteriore del cul de sac tra il fondo vaginale e il retto. Il flap è fissato anteriormente ai margini della fascia pelvica e sulla parete anteriore della vagina sotto il moncone uretrale, posteriormente ai margini del peritoneo parietale. La neovescica ileale è appoggiata sul nuovo supporto e anastomizzata all’uretra. Risultati: Dopo 6 mesi di follow up è stata raggiunta la continenza senza ritenzione cronica. L’angolo neocistouretrale in ortostatismo è praticamente assente. Conclusioni: La tecnica utilizzata in questo caso ha contribuito a prevenire il prolasso posteriore del reservoir e la ritenzione urinaria cronica. Poster n. 44 CARCINOMA RENALE: RECIDIVA LOCALE E METASTATICA A 18 ANNI DALLA NEFRECTOMIA Corvino C., Meliani E., Masieri L., Baldazzi V., Locunto U., Carloni M., Carini M. U.O. di Urologia, Ospedale S. Maria Annunziata-Bagno, Ripoli, Firenze Introduzione: Le recidive tardive del carcinoma renale (RCC) oltre i 10 anni dalla nefrectomia sono rare. Tuttavia sono riportati rarissimi casi di recidiva sino a 45 anni dopo l’intervento radicale. Riportiamo un caso di recidiva locale e metastatica da RCC a 18 anni dalla nefrectomia radicale. Pazienti e Metodi: Un uomo di 75 anni, sottoposto nel 1986 a nefrectomia destra allargata per carcinoma renale a cellule chiare polare superiore (pT1 pN0 M0-G2), è giunto alla nostra osservazione nel dicembre 2003 per controllo clinico-strumentale periodico a distanza di 18 mesi dal precedente, completamente negativo (eco addome/rx torace). L’ecografia addominale e successivamente la TC con mdc evidenziavano una grossolana tumefazione (9 x 6 x 7 cm), a margini irregolari con densità simil-parenchimatosa e impregnazione disomogenea, occupante la loggia surrenalica dx ed in rapporto col margine epatico posteriore dx e la vena cava inferiore. Al controllo Rx torace non erano evidenti processi pleuro-parenchimali in atto con carattere d’attività. La massa, asportata per via chirurgica addominale transperitoneale, misurava 9,5 x 6,0 x 7,0 cm ed appariva di colore giallo ocra con aree necrotico-emorragiche. Il decorso postoperatorio è stato regolare con dimissione del paziente in VII giornata p.o. L’esame istopatologico ha confermato il sospetto clinico d’infiltrazione cancerigna a cellule chiare degli stromi connettivo-adiposi compatibile con RCC. Al controllo clinico-strumentale ad un mese dall’intervento la TC addominale con mdc è risultata negativa mentre le scansioni toraciche hanno evidenziato ripetizioni polmonari nodulari multiple di dimensioni 1cm. Il paziente è stato inserito in protocollo di terapia con _ interferone 3.000.000 u.i./die alterni. Conclusioni: Sebbene le recidive da RCC oltre i dieci anni dalla nefrectomia siano rare, il caso riportato suggerisce la necessità di un follow-up clinico-strumentale anche a distanza di molti anni in modo da favorirne il riscontro precoce e, in caso di recidiva singola, il trattamento potenzialmente curativo. Comunicazioni n. 45 RISULTATI DI UN PROGRAMMA DI DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO CONDOTTO IN SICILIA: STUDIO MULTICENTRICO SU 16298 PAZIENTI Minaldi G.1, Pepe P.2, Serrao A.3, Aragona C.4, Orestano F.5, Capizzi G.6, Dibenedetto G.7, Cosentino G.8, Paola Q.9, Gulletta M.10, Nicolosi D.11, Raffino S.12, Azzarello G.13, Raciti G.14, Ranno S.1, Motta M.15, Aragona F.2 1 Clinica Urologica Univ Ct; 2U.O. Urologia P.O. Cannizzaro di Ct; 3U.O. Urologia P.O. di Rg; 4U.O. Urologia P.O. di Me; 5Case di Cura Orestano Pa; 6U.O. Urologia P.O. di Comiso (Rg); 7U.O. Urologia P.O. di S. Cataldo (Cl); 8U.O. Urologia P.O. di Gela (Cl); 9 U.O. Urologia P.O. di Sciacca (Ag); 10U.O. Urologia P.O. di Barcellona P.G. (Me); 11U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 12Serv. Ambulatoriale di Urologia Ausl di En; 13Clinica Chirurgica Policlinico Univ di Ct; 14U.O. Urologia P.O. Garibaldi di Ct; 15 Clinica Urologica Ii Univ Ct Introduzione: Nel lavoro riportiamo i risultati relativi ad un programma di diagnosi precoce del carcinoma prostatico condotto in Sicilia cui hanno aderito 15 centri ospedalieri. Materiali e Metodi: Dal febbraio 2002 al febbraio 2004 16298 pazienti di età compresa tra i 40 e i 75 anni (mediana 61.6) ed aspettativa di vita superiore a 10 anni sono stati sottoposti ad un protocollo di diagnosi precoce per il carcinoma prostatico (Cap). Sono stati sottoposti ad agobiopsia prostatica i pazienti con:EDR sospetta; PSA>10 ng/ml; PSA<2,5ng/ml, compreso tra 2,6-4 ng/ml e 4,1-10 ng/ml, rispettivamente, con PSA F/T<15%, <20% e 25%. L’agobiopsia è stata eseguita per via transrettale o transperineale secondo lo schema esteso di Ravery. Risultati: 3171/16298 (19,5%) pazienti sono stati sottoposti ad agobiopsia prostatica:82 (2.6%) avevano un PSA <2.5ng/ml, 321 (10.1%) compreso tra 2,6-4 ng/ml, 1629 (51.4%) tra 4.1-10 ng/ml e 1139 (35.9%) >10 ng/ml. Solamente 36/3171 (1,2%) pazienti sono stati sottoposti ad agobiopsia asclusivamente pr la presenza di EDR sospetta. Il risultato istologico ha evidenziato la presenza di CaP in 1171 (37%) casi, di ipertrofia prostratica benigna (IPB) in 1369 (43.2%), di prostatite in 487 (15.3%), di PIN di alto grado in 124 (3.4%) e di ASAP in 20 (0,6%). L’età mediana dei pazienti affetti da Cap era di 62.7. L’incidenza di CaP per fascia di PSA nei pazienti sottoposti ad agobiopsia è risultata pari,rispettivamente, al 22% (PSA<2,5), al 25% (PSA2, 6-4), al 30,7% (PSA 4,1-10) e al 49,6% (PSA>10). IL 51.8% dei pazienti affetti da CaP aveva un PSA inferiore a 10 ng/ml ed il 55,1% uno stadio clinico T1c. Dei 1171 CaP diagnosticati 574 (48,6%) avevano esclusivamente il PSA(totale e/o F/T)patologico, 8 (1,2%) solamente l’EDR, 589 (50,2%) PSA ed EDR. Il Gleason score bioptico è risultato pari a 5.86. Conclusioni: La prevalenza di CaP nella popolazione esaminata è risultata pari al 7%; i fattori di rischio maggiori sono risultati il PSA e l’età. Nella decade tra i 40 e 50 anni valori di PSA >2,5 ng/ml si sono dimostrati altamente predittivi di CaP. Per valori di PSA compresi tra 2;5-10 ng/ml il protocollo ha diagnosticato un’elevata quota di T1c clinici in rapporto al totale delle neoplasie (p 0.001) con una prevalenza pari al 58% per PSA compreso tra 2,6 e 4 ng/ml e al 55% per PSA compreso tra 4,1 e 10 ng/ml. I dati raccolti; infine, in base al PSA e all’età permettono di modulare il timing adeguato per la diagnosi di Cap nel singolo paziente. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 17 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni selezionate N. 46 RISULTATI A LUNGO TERMINE DELLA TECNICA DI ENUCLEORESEZIONE DI NEOFORMAZIONI RENALI DI MASSIMO 4 CM DI DIAMETRO ALLA DIAGNOSI Puppo P., Introini C., Calvi P., Naselli A. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova Introduzione e Obiettivi: Valutazione a lungo termine della tecnica di enucleoresione di neoformazioni renali a contrast enhancement di massimo 4 cm di diametro alla diagnosi. Materiali e Metodi: 94 pazienti, dal 1992 al 2001, sono stati sottoposti a escissione di una neoplasia renale lasciando intorno a essa il minimo strato possibile di parenchima apparentemente sano e il tessuto adiposo della capsula renale. Questa tecnica non è una semplice enucleazione in quanto non si cerca il clivaggio tra la pseudo-capsula tumorale e il parenchima. Non è nemmeno una nefrectomia parziale convenzionale in cui è sacrificato più parenchima sano. I criteri di inclusione sono una neoformazione renale a contrast enhancement di massimo 4 cm senza evidenza di diffusione localmente avanzata o a distanza. Le neoplasie successivamente risultate benigne sono state escluse da questo studio. Lo stadio è stato rivalutato secondo il TNM del 1997 con le modifiche suggerite da Guinon. Il grading è riportato secondo la scala di Fuhrman. I pazienti sono stati seguiti dopo l’intervento con esami del sangue di routine, ecotomografia o tomografia computerizzata addominale e lastra del torace ogni 6 mesi per 2 anni e quindi annualmente. Risultati: L’età mediana dei pazienti è di 63 anni (35-76). 54 (57.4%) uomini e 40 donne (42.6%). 11 pazienti monorene (11.7%). Il clampaggio del peduncolo renale è stato eseguito in 54 casi. La durata mediana dell’ischemia è stata di 18 minuti. Le complicanze maggiori sono state 4 casi di ematomi retroperitoneali di cui 1 solo ha necessitato di esplorazione chirurgica. Le dimensioni medie all’esame patologico della neoplasia renale è di 2.1 cm (1.1-4.5 cm). Lo stadio definitivo era pT1a in 87, pT1b in 4 e pT3a in 3. Il grado era G1 in 14 (14.9%) cases, G2 in 53 (56.4%), G3 in 18 (19.1%), G4 in 9 (9.6%). I margini chirurgici sono sempre stati negativi. La distanza media e mediana dal tumore al margine chinato di tessuto sano è 2.4 e 1.9 mm rispettivamente. La classificazione istologica comprende 77 (81.9%) casi di carcinoma a cellule chiare, 14 (14.9%) di carcinoma papillare e 3 (3.2%) di carcinoma a cellule cromofobe. Il follow-up mediano è di 59 mesi (10128). 8 pazienti sono morti senza evidenza di recidiva neoplastica. 1 paziente con neoplasia in stadio pT3a ha sviluppato metastasi a distanza ed è morto 2 anni dopo la chirurgica senza evidenza di recidiva locale. La sopravvivenza a 5 anni è 97.5% (90/94 pazienti), la sopravvivenza specifica e la sopravvivenza libera da malattia sono il 98.8% (93/94) Conclusioni: La tecnica di enucleoresezione di neoplasia renale di dimensioni alla diagnosi di massimo 4 cm è una tecnica chirurgica sicura e riproduce i risultati oncologici della nefrectomia parziale e radicale. Inoltre nei pazienti monorene la funzionalità renale è stata preservata. Poster n. 47 RANDOMIZED PHASE II STUDY WITH SUBCUTANEOUS LOW-DOSE INTERLEUKIN-2 +- INTERFERON-ALPHA IN METASTATIC RENAL CELL CANCER WITH 0-1 POOR PROGNOSTIC FACTORS Colavota M.1, Marcangeli P.1, Pizzocaro G.1 1 Unit of Urology, Istituto Nazionale Tumori, Milan, Italy Purpose: To assess feasibility, toxicity and clinical activity of subcutaneous (s.c.) low-dose recombinant interleukin-2 (rIL2) +- recombinant interferon-alpha2a (rIFN-alfa2a) in 18 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 patients with metastatic renal cell carcinoma and 0-1 prognostic factors. Material and Methods: Eligibility criteria were: documented metastatic renal cell carcinoma, age 18-75, ECOG performance status 0-1, no more than one of the following poor prognostic factors: symptomatic disease >1 metastatic site, diseasefree interval (DFI) <=2 years. Patients were randomized to receive either s.c. rIL2 alone 4.500.000IU 5 days/week for 6 weeks (double dosage on days 1,2,22 and 23) or same rIL2 dose plus s.c. rIFN-alfa2a 3.000.000IU twice-weekly in weeks 1 and 4 and every other day in weeks 2,3,5 and 6; a 2nd cycle was repeated after 2 weeks rest. After response assessment, two further cycles were administered in non-progressing patients. From April 1993 to September 1996, 94 patients were registered (47 in each therapy arm) 29 patients were excluded beacause of incomplete reports. 27 patients had received rIL2+ rIFNalfa2a and 38 patients rIL2 alone. Results: Toxicity was of WHO grade I-II in both groups, without significant differences except for liver toxicity (higher in rIL2+rIFN-alfa2a group: 42% vs 3%). Tumor response was assessed according to WHO criteria. In rIL2 + rIFN-alfa2a group we observed: 3CR (11%: duration 7, 13 + 22 + months). IN rIL2 groups we observed: 4 CR (10.5% duration 5, 12, 27 + 34 + months), 5 PR (13,2%: 3, 5, 9, 5+ 16 + months) and 9 SD(23.6%: 4, 22, 19 + 21 + 24 + 26 + 33 + 33 + 39 + months). After a median followup of 30 months 11/27 (40%) patients in rIL2 + IFNalfa group and 19/38 (50%) in rIL2 group are still alive. Conclusion: The addition of low dose rIFNalfa2a does not seem increase clinical activity of low dose s.c. rIL2 alone. Poster n. 48 VARIAZIONE DELL’ESPRESSIONE DELL’INSULIN-LIKE GROWTH FACTOR NEI SOTTOTIPI ISTOLOGICI DI CARCINOMA RENALE Schips L.1, Zigeuner R.1, Lipsky K.1, Langner C.2, Rehak P.3, Cantoni F4., Pummer K.1, Hubmer G.1 1 Departments of Urology; 2Pathology and 3Medical Data Processing, University Hospital, Karl Franzens University Graz, Austria; 4U.O. Urologia Ospedale di Fidenza, Parma Obiettivi: Il sistema dell’Insulin-like growth factor gioca un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’organismo ed é stato coinvolto recentemente nella tumorogenesi di diverse neoplasie epiteliali. Lo scopo dello studio era valutare l’espressione del IGF-I, IGF-II in una serie di RCC. Pazienti e Metodi: 188 RCC sono stati valutati con tecnica Multi-Tissue array. 137 carcinomi a cellule chiare, 23 cromofobi, 20 papillari e 8 racinomi renali non classificati. Sono stati prelevati 3 biopsie in ogni tumore in siti differenti. I risultati sono stati valutati con l’immunoistochemia usando anticorpi IGF-I, IGF-II. Immunoreazione è stata valutata in modo semiquantitativo e confrontata con i sottotipi istologici, Stadio T, grado e prognosi. Per l’analisi statistica è stato usato il Fisher exact test. La sopravvivenza è stata valutata con le curve di Kaplan-Meier e con il Log-Rank test. Risultati : 184/188 casi erano valutabili. L’immunoreazione per IGF-I è stata trovata in 110/134 (82,1%) carcinomi a cellule chiare, 8/22 (36,4%) dei cromofobi, 3/20 (15%) papillari e 3/8 (37,5%) dei carcinomi non classificati (p<0.0001). L’espressione dell’IGF-I non era correlato allo stadio tumorale o al grado. I pazienti con carcinomi a cellule chiare positive all’IGF-I mostravano una sopravvivenza libera da malattia migliore rispetto a quelli IGF-I negativi (p=0.05). Al contrario tutti i carcinomi renali mancavano di reazione all’IGF-II cosi come il tessuto renale non neoplastico per entrambi i marker. Conclusioni: Dai dati del nostro studio si evince che l’espressio- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ne dell’IGF-I é frequente nei RCC e può essere considerato un marker sia diagnostico che prognostico. Comunicazioni n. 49 NEOPLASIA RENALE PARENCHIMALE IN RENE UNICO Cozzoli A., Zani D., Cunico S.C. Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia Introduzione: Il trattamento di una neoplasia renale in un rene unico, anatomico o funzionale, deve porsi l’obiettivo della preservazione di una quota di parenchima renale funzionante sufficiente ad evitare l’emodialisi senza trascurare il completo rispetto dei principi di radicalità oncologica. Presentiamo la nostra esperienza relativa a 69 pazienti. Materiali e Metodi: Nel periodo compreso tra il gennaio 1983 ed il dicembre 2003 è stata osservata una neoplasia in rene unico anatomico (congenito o chirurgico) o funzionale in 69 pazienti su 1187 sottoposti a trattamento chirurgico per neoplasia renale parenchimale. In particolare, 42 erano affetti da neoplasia renale bilaterale (sincrona 18, metacrona 24), 9 erano stati in precedenza sottoposti a nefrectomia per altra patologia (benigna in 7 casi, neoplasia transizionale in 2), 5 erano portatori di agenesia renale controlaterale, 13 di un rene controlaterale non funzionante. In 63 pazienti è stata eseguita una chirurgia conservativa di necessità, con indicazione “non estrema” in 35 casi (neoplasie con caratteristiche analoghe a quelle richieste per una chirurgia conservativa in elezione), “estrema” nei restanti 28. In 6 pazienti, a causa dell’impraticabilità di una chirurgia conservativa per le dimensioni e l’estensione della neoplasia, venne eseguita una nefrectomia con la conseguente successiva necessità di trattamento dialitico. Risultati: I pazienti sono stati seguiti per un periodo medio di 53.5 mesi (range 0-239 mesi). La sopravvivenza dell’intero campione è stata pari al 78.2% a 3 anni e del 60.9% a 5 anni dall’intervento. Nei pazienti sottoposti a chirurgia conservativa di necessità “estrema”, ma soprattutto in quelli con rene controlaterale con patologia neoplastica (sincrona o pregressa) si è verificato un netto peggioramento prognostico (sopravvivenza a 3 e 5 anni: conservativa “estrema” vs “non estrema”, 70% vs 91% e 50% vs 74%; rene controlaterale con patologia maligna vs benigna, 72% vs 94% e 43% vs 93%). 3 di questi 63 pazienti (4.7%) sono attualmente in dialisi. Dei 6 pazienti sottoposti a nefrectomia, 3 sono vivi liberi da malattia a 72, 98 e 130 mesi di follow-up, mentre i 3 restanti sono deceduti per complicanze relative all’emodialisi ad 1, 3 (pazienti con metastasi a distanza alla diagnosi) e 38 mesi dall’intervento. Discussione e Conclusioni: L’estensione delle indicazioni comunemente accettate per la chirurgia conservativa di elezione e, in maggior misura, la natura neoplastica (contemporanea o pregressa) della patologia che ha colpito il rene controlaterale comportano un netto aggravamento prognostico nei pazienti sottoposti a chirurgia conservativa di necessità. Nei 6 soli casi in cui non è possibile procedere ad una chirurgia conservativa, nonostante l’esiguità numerica del campione abbiamo avuto, complessivamente, risultati positivi con 2 decessi precoci in pazienti con malattia ad alto stadio, un ulteriore decesso tardivo per complicanze della dialisi in assenza di riprese di malattia, e 3 pazienti vivi liberi da malattia in dialisi (1 in attesa di trapianto renale) ad un congruo periodo di follow-up. In conclusione, nonostante il drastico peggioramento della qualità di vita ed i rischi di complicanze associati alla dialisi (verificatesi nel 50% dei nostri pazienti sottoposti a nefrectomia), tale opzione va considerata qualora non sia possibile il rispetto dei principi di radicalità oncologica con una chirurgia conservativa; non abbiamo verificato un impatto della nota immunodeficienza legata all’emodialisi. Comunicazioni n. 50 LA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI Simonato A., Gregori A., Lissiani A., Bozzola A., Galli S., Acquati P., Gaboardi F. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco” Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale con linfadenectomia pelvica è la terapia di riferimento per il trattamento delle neoplasie vescicali infiltranti. La laparoscopia si è dimostrata in grado di eseguire questo intervento e la tecnica demolitiva sembra ormai codificata da numerosi centri. Tuttavia, nonostante le controversie riguardo l’utilizzo della laparoscopia nel trattamento di neoplasie vescicali non sono ancora stati riportati in letteratura i follow-up (FU) di questi pazienti (pz). Riportiamo il FU oncologico dei nostri primi 10 pz. Metodi: Tra il giugno 2001 e luglio 2002 sono stati sottoposti a cistectomia radicale laparoscopica 10 pz di età compresa tra 63 e 74 anni (media 68.8) con carcinoma vescicale a cellule transizionali (CCT) senza evidenza clinica di metastasi. Due di questi pz con CCT pT1+Cis hanno eseguito una cistectomia ritardata dopo 2 cicli di BCG e tre o più resezioni vescicali. È sempre stata eseguita la citologia del liquido di aspirazione del campo operatorio. Risultati: L’esame istologico ha evidenziato: 2 pT1N0 G3+Ca in situ, 1 pT2aN0 G3+Ca in situ, 1 pT2bN0 G2, 4 pT2bN0 G2-3, 1 pT2bN0 G3, 1 pT3aN0 G3 con margini chirurgici negativi. La citologia del liquido di aspirazione è sempre risultata negativa per la ricerca di cellule neoplastiche. A 30.4 mesi di FU medio (range 23-36), 5/10 pz sono deceduti, 4 per recidiva di malattia ed 1 per altre cause non correlate. La recidiva di malattia si è presentata in 4 su 10 pz rispettivamente a 7, 14, 16 e 28 mesi. Questi pz sono deceduti rispettivamente a 20, 18, 22 e 31 mesi. Un pz è deceduto per altre cause, senza evidenza di malattia. Non abbiamo osservato metastasi delle porte d’accesso né disseminazione intraperitoneale. Gli altri 5 pz sono vivi, liberi da malattia. Conclusioni: La prima impressione è che questi risultati siano peggiori rispetto alla chirurgia tradizionale e pongono alcune perplessità riguardo il trattamento laparoscopico del cancro della vescica soprattutto per la cattiva prognosi dei 2 pz con CCT pT1+Cis. Bisogna ricordare però che questi pz hanno rifiutato per anni la cistectomia radicale ed hanno ricevuto quindi una cistectomia ritardata e la sopravvivenza libera da malattia in questi pz è solo del 62% (2). L’esperienza presentata non è sufficiente per trarre delle conclusioni dal punto di vista oncologico sia per il ridotto numero di pz che per l’imprevedibilità di questa malattia, tuttavia questi risultati non sembrano molto diversi da quelli conosciuti per la chirurgia a cielo aperto. Ci auguriamo di vedere presto i risultati oncologici delle cistectomie eseguite per via laparoscopica degli altri centri per fare un pò di luce su questo discusso argomento. Bibliografia: 1. Moinzadeh A., Gill IS. Laparoscopic radical cystectomy with urinary diversion. Curr Opin Urol 2004; 14:83 2. Stockle M, Alken P, Engelmann U, et al. Radical cystectomy often too late? Eur Urol 1987; 13:361 Comunicazioni n. 51 SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE Sandri S.1, Camazzola M.1, Bozzini G.2, Marzotto M.1 1 UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta; 2Clinica Urologica IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano Introduzione e Obiettivi: La neoplasia vescicale pT1G3 per la sua elevata percentuale di recidive e progressione necessita di una adeguata terapia ed un attento follow-up (FU) successivamenArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 19 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica te alla resezione transuretrale. Questo studio è stato condotto per osservare il comportamento di questa neoplasia di prima osservazione in pazienti che presentano un FU medio di due anni. Metodi: Tra gennaio 2000 e dicembre 2002, 49 pazienti sono stati sottoposti a TUR-BT con una successiva evidenza di un carcinoma a cellule transizionali pT1G3 di prima osservazione. Nel caso di neoplasia multicentrica o di ematuria persistente, la cistectomia radicale è stata l’opzione seguita. I pazienti rimanenti sono stati sottoposti ad un primo ciclo di terapia endocavitaria con BCG (6 settimane) o con Mitomicina 40 mg (8 settimane). I controlli sono stati eseguiti con cistoscopia e biopsia vescicale. Se negativi il paziente ha proseguito con un trattamento di mantenimento con BCG (3 settimane ogni 3 mesi) o Mitomicina (mensile per un anno). Il controllo cistoscopico è stato quindi eseguito a distanza di 6 mesi e, se negativo, di un anno. I pazienti con recidive multicentriche o con patologia in progressione sono stati sottoposti a cistectomia radicale. Risultati: 7 pazienti (14.3%) sono stati sottoposti a cistectomia radicale, ma solo in un caso si è avuta la conferma del pT1 di prima osservazione (invasione della lamina propria); i casi rimanenti sono 4 pT2 e 2 pT4. I restanti 42 pazienti sono stati trattati con instillazioni endocavitarie di BCG (37, 75.5%) o Mitomicina (5, 10.2%). In 7 pazienti (19%) successivamente al ciclo con BCG è stato necessario procedere con una cistectomia a causa della progressione della patologia, con l’evidenza istologica di pT1 in 6 casi e pT3 in un solo caso. 20 pazienti (54%) sono liberi da malattia e 10 (27%) hanno avuto una recidiva monocentrica di pT1G3. 2 pazienti trattati con Mitomicina sono stati sottoposti a cistectomia radicale, 2 sono risultati negativi agli ultimi controlli ed 1 paziente ha presentato una recidiva monocentrica (Tabella 1). Conclusioni: La sola resezione endoscopica di un carcinoma vescicale multicentrico pT1G3, di prima osservazione, sottostima l’istologia della neoplasia. 6 dei 7 casi si sono rivelati pT2 o pT4 come istologia definitiva ed il motivo va ricercato nella resezione incompleta causata da un sanguinamento persistente o da una voluminosa massa tumorale. L’instillazione endocavitaria, accettata come trattamento di prima linea, offre un buon controllo sulla patologia mantenendo pressoché intatta la qualità di vita. I tumori resistenti alla terapia con BCG confermano di essere pT1G3 all’esame istologico post cistectomia. Il trattamento con BCG si è dimostrato superiore a quello effettuato con Mitomicina, riducendo l’incidenza di cistectomia durante il periodo di FU. Tabella 1. BCG Mitomicina Libero da malattia 20 (54%) 2 (40%) Recidiva monocentrica 10 (27%) 1 (20%) Cistectomia 7 (19%) 2 (20%) Poster n. 52 TRATTAMENTO BRACHITERAPICO DEL CARCINOMA PROSTATICO INTRACAPSULARE: RISULTATI PRELIMINARI NEI PRIMI 100 PAZIENTI Chiono L., Lavagna M., Giberti C. Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona Obiettivi: Riportiamo la nostra esperienza relativa al trattamento della neoplasia intracapsulare della prostata con radiotera- 20 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 pia interstiziale tramite impianto di semi di I 125 sotto guida ecografica e con tecnica “real time” . Pazienti e Metodi: Dal 9/1999 al 5/2004 sono stati trattati 100 pazienti, con età media di 65±4.27 anni (range 55-72). I criteri di inclusione erano: PSA 10; gleason score 6; stadio clinico T2; biopsia delle vescichette seminali: negativa; volume prostatico < di 50 gr; flussimetria di 15 ml/sec; I-PPS score < di 10. La terapia ormonale era eseguita quando il peso prostatico eccedeva i 50 gr. Il volume prostatico medio era di 30.8 s 9.56 gr., il PSA di 6.41 s 2.46, il Q max. di 18.4 s 4.01, I-PPS score 4.2 s 2.73, il IIEF-5 score di 13.8 s 10.24. Il numero dei semi variava da 60 a 135. In “real time” veniva eseguito il planning e l’impianto con l’ausilio del software “Varian 7”. La dose di irradiazione di 160 Gy era distribuita al 95% della prostata. Dopo 30 giorni dal trattamento veniva eseguita una TAC pelvica: la D90 di 140 Gy è considerato il cut-off ottimale. Risultati: Le complicanze a breve termine sono state: soffusione emorragica perineale nel 20%; temporanea ritenzione d’urina: 5%; sintomi irritativi uretro-vescicali:70%; a medio termine sono state: disturbi uretro-vescicali: 20%; proctiti: 6,5% ; necrosi puntiforme dell’uretra bulbare in 1 paziente (pregressa TURP). L’espulsione di semi in 8 casi. Nessuna stenosi uretrale, incontinenza, migrazione di semi a livello polmonare. Il follow-up trimestrale il primo anno e successivamente semestrale, ha evidenziato una ER negativa in tutti i casi e un PSA medio di 0.50 s 0.53 (range 0.1-2.9 ng/ml). Al post-planning la D90 è stata > 140 Gy nel 98%, >120<140 nel 9%, >100<120 nel 3%, < 100 Gy nel 2% (pazienti sottoposti a ciclo di RT esterna complementare). Il Q max a 12 mesi dall’impianto è risultato sovrapponibile a quello del pre-trattamento. La media del I-PSS score e del IIEF-5 score era rispettivamente 3,4 e 15,3. Tra i pazienti potenti prima dell’intervento l’87,5% lo erano ancora dopo, di cui il 35,7% con l’uso del sildenafil. Conclusioni: Il follow-up limitato nel tempo non permette conclusioni definitive; il basso numero di complicanze e i dati incoraggianti del post-planning, ci inducono a considerare la brachiterapia come una buona soluzione terapeutica alternativa per il trattamento del carcinoma prostatico intracapsulare. Poster n. 53 RUOLO PREDITTIVO DELLA NEOPLASIA INTRAEPITELIALE DI ALTO GRADO (PIN3) Chiono L., Cortese P., Schenone M., Giberti C. Dipartimento di NefroUrologia, Ospedale San Paolo, Savona Obiettivi: Il PIN 3 della prostata è considerato lo stadio precanceroso della prostata. È riscontrato nelle biopsie con una frequenza del 9% ed è ritenuto avere un alto valore predittivo come markers di adenocarcinoma. Lo scopo dello studio è di valutare, nella nostra esperienza, se questi presupposti ritenuti acquisiti risultino confermati. Materiali e Metodi: 1416 pazienti che dal 01/1997 al 06/2003 sono stati sottoposti a biopsia prostatica per sospetta neoplasia a seguito di un rialzo del PSA nell’84% dei casi o per sospetto clinico all’ER associato all’aumento del PSA (16%). Il numero dei prelievi ha un range di 6-18 con una media di 8.4 prese bioptiche per paziente. L’anestesia locale con bolo unico per via transrettale è stata eseguita solo negli ultimi 211 casi. Le prese bioptiche, con una lunghezza di 1.3 cm in media (range 0.52.1 cm), sono state processate ed esaminate dai medici del Servizio di Anatomia Patologica del Nostro Ospedale. Risultati: L’esame istologico delle 1416 biopsie prostatiche ha evidenziato 759 pazienti (53,6%) con reperti normali (Ipertrofia prostatica e/o flogosi), 489 pazienti (34.5%) con adenocarcinoma prostatico, 118 (8.4%) con PIN3 e 50 con atipia (3.5%). In 49 pazienti (10%) affetti da carcinoma prostatico è stata riscontrata anche la presenza di PIN3. I pazienti con solo PIN 3 sono ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica stati sottoposti a rebiopsia dopo 3 mesi circa di trattamento antiflogistico; se questa risultava negativa il paziente veniva monitorizzato clinicamente (PSA e ER). Il PSA persistentemente in incremento consigliava una rebiopsia. Le rebiopsie per PIN 3 sono state 241 (almeno 1 nel 49%, 2 in 30 casi (12.4%) e 3 in 21 pazienti, (8,7%). Tra i pazienti affetti da PIN3 è stato riscontrato un carcinoma prostatico solo in 3 casi alla terza rebiopsia: in due il gleason score era di 3+3=6 e in uno di 3+4=7. La localizzazione del carcinoma prostatico non correlava in nessun caso con la collocazione del PIN3 precedentemente riscontrato. Questi tre casi rappresentano lo 0.2% rispetto al globale delle biopsie, lo 0.6% rispetto ai carcinomi riscontrati e il 2.5% relativamente ai 118 PIN 3 rilevati con la biopsia prostatica. Conclusioni: Nella nostra esperienza il PIN 3 bioptico non rappresenta un marker di carcinoma prostatico. Il suo riscontro in un paziente sottoposto a una estesa biopsia consiglia un accurato follow-up clinico ogni 3-6 mesi riservando la rebiopsia solo ai pazienti in cui si manifesta un rialzo del PSA o un cambiamento all’ER. to inferiore destro, trattata con oppiodi. A circa 15 giorni dall’intervento il paziente presentava una significativa regressione della sintomatologia dolorosa (FANS al bisogno), valori di Tst inferiori a 0,50 ng/m e PSA in discesa (44 ng/ml). Discussione: La resistenza ai gnRHa in assenza di alterazioni di carattere endocrinologico è stato descritto per la prima volta da M. Smith (J Urol 166, 211, July 2001). Un caso analogo è stato descritto da Curry (J Urol 168 (1), 193 July 2002). Non è chiara, anche alla luce della nostra esperienza, la ragione della resistenza al gnRHa; abbiamo potuto verificare che l’antagonista gnRH ha consentito di ottenere rapidamente valori di Tst a livello di castrazione, ma non abbiamo potuto confermarne l’efficacia a lungo termine (il farmaco non è disponibile in Italia per il cancro della prostata). In conclusione, riteniamo utile il monitoraggio del Tst nei pazienti in trattamento ormonale, in particolare qualora si verifichi un rialzo precoce del PSA e inoltre, che in pazienti non responsivi al gnRHa l’uso degli antagonisti potrebbe essere valutato in futuro, prima di ricorrere alla chirurgia. Poster n. 55 POSSIBILE RISPOSTA ALL’ANTAGONISTA GNRH DOPO FALLIMENTO DELL TRATTAMENTO CON ANALOGO GNRH Rocco B.1; Ferrari M.2, Scardino E. 1, Matei D.V.1, Verweij F.1, Varela R.1, De Cobelli O.1 1 Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia; 2Divisione di Endocrinologia, Istituti Clinici Humanitas, Milano Poster n. 56 TUMOR SEEDING POST LOMBOTOMIA CHIRURGICA PER TCC URETERALE Saredi G., Di Pietro C., Spasciani R., De Stefani S., Baisi B., Bianchi G. Cattedra di Urologia, Policlinico di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Introduzione: Il beneficio della castrazione nel trattamento del cancro della prostata nasce negli anni 40 con gli studi di Huggins. Studi più recenti hanno introdotto la pratica clinica della castrazione chimica invece di quella chirurgica. Riportiamo il caso di un paziente non responsivo al trattamento con analogo gnRH (gnRHa). Case Report: Paziente di 76 anni in buone condizioni generali, con adenocarcinoma prostatico Gleason 3+4=7 metastatico a rachide e bacino, in terapia con triptorelina 11,25 mg e flutamide 750 mg/die ab inizio (PSA iniziale 49,72 ng/ml). Dopo un’iniziale discesa del PSA a 6,1 ng/ml a tre mesi dall’inizio della terapia, il paziente presentava al controllo successivo un rialzo a 11,3 ng/ml. È stato effettuato dosaggio della testosteronemia (Tst), che documentava valori elevati (8,71 ng/ml). L’anamnesi escludeva una scarsa compliance del paziente in merito all’assunzione della terapia prescritta. I valori di PSA successivi risultavano ulteriormente incrementati (18 ng/ml). Veniva quindi effettuato un quadro endocrinologico di base con funzionalità tiroidea e surrenalica nella norma. Gonadotropine e testosteronemia risultavano anch’esse nella norma, nonostante la terapia con gnRHa. Il paziente veniva quindi sottoposto a test provocativi con Etinilestradiolo 1 mg x os con significativa riduzione dei livelli di gonadotropine e Tst. È stato poi eseguito un test con anatagonista gnRh (Cetrorelix) che ha indotto un’ulteriore riduzione dei valori di LH,FSH, Tst. L’esito degli accertamenti consentiva di concludere che il Tst, che risultava elevato nonostante l’uso di gnRHa era per lo più di provenienza testicolare e che non vi erano apparenti alterazioni a carico dell’asse ipotalamo –ipofisario-testicolare. Veniva pertanto sospesa la triptorelina e sostituita con leuprorelina, non essendo ad oggi disponibili sul mercato antagonisti gnRH con indicazione al trattamento del cancro prostatico metastatico. Scintigrafia ossea e Tac non mostravano segni di progressione. Il controllo successivo documentava ad un mese Tst a livelli di castrazione e PSA a 32,65 ng/ml. La Tst, il mese successivo, era nuovamente nel range di normalità (5,65 ng/ml) e il PSA incrementato (51,2 ng/ml). Si decideva quindi di procedere ad orchiectomia subalbuginea bilaterale sec. Huggins anche in seguito a forte sintomatologia dolorosa a carico dell’ar- Introduzione: Le metastasi della muscolatura scheletrica sono rare. In un’analisi retrospettiva eseguita su tutti i pazienti sottoposti a biopsia della muscolatura scheletrica, per sospetto di metastasi, presso un unico centro, sono stati identificati 24 pazienti con metastasi da neoplasia di varia origine e soltanto 5 sono risultate metastasi da carcinoma a cellule transizionali (TCC) da neoplasia vescicale, nessun caso da TCC delle alte vie urinarie (1). I rari casi descritti di metastasi della parete addominale da carcinoma a cellule transizionali (TCC) delle alte vie urinarie, la maggior parte delle quali sono ascritte a tumor seeding dopo nefroureterectomia laparoscopica o dopo posizionamento di nefrostomia percutanea, sono risultate essere sempre localizzazioni del tessuto sottocutaneo (2). Descriviamo un caso di tumor seeding sulla muscolatura della parete addominale verificatosi 18 mesi dopo nefroureterectomia laparotomica per TCC. Caso Clinico: Donna di 63 anni. Sottoposta nel 2002 a nefroureterectomia destra laparotomica per TCC (p T2 G3 M0) in altra sede e successiva TUR per riscontro di TCC vescicale (T1 G3), BCG trattata. Successivi controlli endoscopici negativi. La paziente giunge alla nostra osservazione dopo 18 mesi dall’intervento chirurgico per riscontro di massa palpabile e dolente in parete addominale anteriore destra in corrispondenza delle pregressa incisione chirurgica. TC addome-pelvi con m.d.c.: nella regione del fianco destro, nel contesto della parete addominale, al di sopra della cresta iliaca si apprezza neoformazione solida, a densità eterogenea, del diametro di 5 cm circa, non secondarismi in organi addominali e toracici. Si procede a biopsia ecoguidata della massa suddetta con riscontro di tessuto fibroso infiltrato da carcinoma scarsamente differenziato compatibile con primitività transizionale. La paziente viene sottoposta a escissione chirurgica della massa della parete addominale previa delimitazione ecoguidata della stessa con aghi e ricostituzione della parete addominale con rete in prolene. L’esame istologico ha rilevato la presenza di tessuto fibromuscoloadiposo di 8,5 cm x 6,0 cm x 5,0 cm estesamente infiltrato da carcinoma scarsamente differenziato morfologicamente compatibile con TCC. Attualmente è in corso CHT sistemica con Gemcitabina e Cisplatino. La Tc addome pelvi eseguita Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 21 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica a 4 mesi dall’intervento non ha evidenziato recidiva di malattia a livello della parete addominale ma la comparsa di una localizzazione metastatica a livello epatico Discussione: Metastasi muscolo scheletriche da TCC sono estremamente rare e solitamente si manifestano in stadi avanzati di malattia. Nel nostro caso la lesione metastatica era unica e la sua localizzazione al di sotto della cicatrice depone per un tumor seeding post laparotomia chirurgica. Nonostante la prognosi sia infausta, come riportato in letteratura (1), per la rapida comparsa di diffusione metastatica, riteniamo che l’ asportazione chirurgica della lesione sia di facile esecuzione e possa evitare complicazioni locali. Bibliografia: 1. Nabi G, Gupta NP, Gandhi D. Skeletal muscle metastasis from transitional cell carcinoma of the urinary bladder: Clinicoradiological Features. Clinical Radiology 2003; 58:883 2. Ong AM, Bhayani SB, Pavlovich CP. Trocar site recurrence after laparoscopic nephroureterectomy. J Urol 2003; 170:1301 Poster n. 57 COME INCREMENTARE LA SPECIFICITÀ DI UNA RETE NEURALE PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE PROSTATICO Benecchi L., Cantoni F., Prati A., Arnaudi R., Pastizzaro C.D., Savino A., Uliano N., Pieri A., Martens D., Potenzoni D. Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma Introduzione e Obiettivi: L’utilizzo pratico delle reti neurali (ANN: Artificial Neural Networks) in ambito urologico è ancora limitato rispetto alle potenzialità che tale tipo di elaborazione permette. Scopo del nostro studio è quello di valutare se aggiungendo un ulteriore neurone di ingresso (il dato dell’esplorazione rettale) si può incrementare l’efficacia di una rete neurale basata sul PSA, free PSA, percentuale di free PSA e sull’età. Metodi: Retrospettivamente abbiamo valutato i dati di una serie di pazienti sottoposti a dosaggio del PSA, PSA libero ed a visita urologica. Criteri di inclusione: età maggiore di 45 anni, completamento del percorso diagnostico urologico proposto. Abbiamo escluso i pazienti in terapia con finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche. In totale 579 pazienti sono risultati eleggibili per tale analisi. 362 sono stati sottoposti a biopsia o a mapping prostatico (63%). I pazienti sono stati randomizzati in 3 gruppi: training group 221 pazienti, test group 100 pazienti e validation group 258 pazienti. Abbiamo impostato un ANN basato sul “back propagation learning algorithm” che elaborando i dati presentati ai neuroni di ingresso, attraverso 6 neuroni nascosti presenta il risultato al neurone di uscita. Il neurone di uscita riporta un numero che in una scala da 0 ad 1 indica la “probabilità” di diagnosi di tumore della prostata. Il valore ottenuto è stato analizzato utilizzando la ROC analisi (receiver operating characteristics). Abbiamo confrontato i risultati ottenuti dall’ANN con 4 neuroni di ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di free PSA) con quelli ottenuti dall’ANN con 5 neuroni di ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di free PSA, esplorazione rettale). Risultati : dei 579 pazienti l’età mediana è risultata di 68,4 anni (range 45-92), il PSA mediano di 5,59 ng/ml (range 0,12-63), PSA libero mediano 0,93 ng/ml (range 0,034-6,3). 100 pazienti sono risultati affetti da ca prostatico (17,3%). Per la percentuale del free PSA l’area sotto la curva ROC è risultata di 0,847. Utilizzando l’ANN con 4 neuroni di ingresso l’area sotto la curva ROC è risultata di 0,860, mentre con 5 neuroni di ingresso (aggiungendo il dato dell’esplorazione rettale) si è ottenuto il risultato migliore, infatti l’area sotto la curva ROC è pari a 0,893. All’analisi comparata delle aree sotto la curva in 22 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 corrispondenza del 90% di sensibilità abbiamo riscontrato un differenza statisticamente significativa del risultato ottenuto dal ANN con 5 neuroni di ingresso rispetto sia alla percentuale di free PSA (p<0,005) sia al risultato ottenuto dal ANN con solo 4 neuroni di ingresso (p= 0,0174). Conclusioni: L’aggiunta di un ulteriore neurone di ingresso (il dato dell’esplorazione rettale) migliora le risposte ottenibili da una rete neurale per la diagnosi del tumore della prostata basato su dati clinici di ingresso (età, PSA, free PSA, percentuale di free PSA). Poster n. 58 RUOLO DELLA CHEMIO-IMMUNOTERAPIA PER I PAZIENTI (PZ) CON CARCINOMA RENALE AVANZATO (CRA) IN PROGRESSIONE DOPO PRIMA LINEA IMMUNOTERAPICA Sava T.1, Pavarana M.1, Manno P.1, Fraccon A.P.1, Sabbioni R.1, Nortilli R.1, Santo A.1, Bassetto M.A.1, Cetto G.L.1, Franceschi T.2 1 Dipartimento di Medicina Sperimentale, Oncologia Medica, Università di Verona; 2Oncologia Medica, Ospedale Mater Salutis, Legnago Non ci sono terapie efficaci per i pz con CRA che sviluppano una progressione di malattia in seguito al trattamento con immunoterapia (Interferone (Ifn) e/o Interleukina-2 (IL-2)). La prognosi in questi casi è infausta e né il trattamento immunoterapico né la chemioterapica sembrano comportare un vantaggio in termini di sopravvivenza o di qualità di vita. Abbiamo retrospettivamente analizzato 146 pz sottoposti presso il nostro centro dal 1994 al 2003 ad una prima linea immunoterapica ± chemioterapia (Ifn in genere associato a Vinblastina) per CRA. L’età mediana è risultata 60 (30-80) anni ed il sesso predominante quello maschile (68%). Il 42% dei pz rientrava nella categoria di rischio a buona prognosi secondo la UCLA, il 37% a prognosi intermedia e 21% a cattiva prognosi. La nefrectomia è stata eseguita nel 85% dei pz. Alla progressione di malattia dopo prima linea, 39 pz (27%) sono stati trattati con una seconda linea di trattamento sistemico: immunoterapia (Ifn e/o IL-2) ± chemioterapia (5-Fluorouracile o Antraciclina o Gemcitabina) o terapie sperimentali (Thalidomide, Ac. Retinoico). Abbiamo osservato solo 2 risposte parziali, in entrambi i casi pz trattati con Ifn+IL-2; in 9 casi si è ottenuta una stabilizzazione di malattia durata per più di 6 mesi. Il tempo alla progressione mediano è risultato di 3 mesi. La sopravvivenza mediana, dall’inizio della seconda linea, è risultata di 9 mesi; non sostanzialmente differente neppure per i 2 pz che avevano avuto una risposta parziale. Nessun fattore prognostico esaminato (età, PS, G, timing nefrectomia, numero e sedi metastasi, Hb, ALP, LDH, effetto della prima linea di trattamento) è risultato statisticamente significativo. Conclusioni: I pazienti con CRA che presentano una progressione di malattia in corso o successivamente ad una prima linea di trattamento, non sembrano giovarsi di alcuna immuno- o chemioterapia attualmente disponibile. È necessario sviluppare e sperimentare nuovi farmaci. Poster n. 59 CHIRURGIA ORGAN-SPARING PER NEOPLASIA TESTICOLARE BILATERALE METACRONA Annese P.1, Corvasce T.1,Tolve I.2, Caniglia A.3, Disabato D.1, Carrieri G.2 1 Unità Operativa di Urologia Ospedale Madonna delle Grazie Matera; 2Cattedra di Urologia Università degli Studi di Foggia; 3 Unità Operativa Anatomia Patologica Ospedale Madonna delle Grazie di Matera ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: Descriviamo l’approccio chirurgico conservativo, organ sparing, in un caso di neoplasia testicolare bilaterale metacrona. Materiali e Metodi: In un paziente di anni 27, già sottoposto ad orchiectomia destra per carcinoma embrionario (stadio clinico II B), chemioterapia adiuvante e linfadenectomia retroperitoneale bilaterale, veniva riscontrata, a distanza di 2 anni, una neoformazione del polo superiore del didimo supersiste di circa 2 cm con contestuale incremento dell’AFP (alfa feto proteina). Su richiesta del paziente, dopo averne comprovato il normale assetto ormonale, veniva eseguita una orchiectomia parziale sinistra. La tecnica prevede la enucleo-resezione del tumore, previo clampaggio del funicolo, e multiple biopsie del “letto di resezione” per esame istologico estemporaneo. Biopsie random del parenchima distale devono essere eseguite per escludere la contestuale presenza di T.I.N. L’esame istologico definitivo ribadiva la diagnosi di neoplasia maligna a cellule germinali a componente mista teratomatosa e del tipo carcinoma embrionario. Risultati: A distanza di 12 mesi dall’intervento non è stata riscontrata recidiva neoplastica, con normalizzazione dell’AFP; il paziente non riferisce disturbi della libido e della potenza e presenta un normale assetto ormonale. Discussione: La chirurgia organ-sparing dei tumori del testicolo è indicata per tumori bilaterali, sincroni o metacroni, e per quelli insorti in testicolo singolo, purché organo-confinati e di diametro inferiore a 2,5 cm (1). Tale approccio si propone di preservare la fertilità e la qualità di vita dei pazienti, altrimenti inficiata dalla deplezione androgenica e dallo stress psicologico della castrazione. I rischi di malattia multifocale e di recidiva locale impongono una attenta valutazione intraoperatoria del parenchima residuo ed uno stretto follow-up. Bibliografia: 1. Heidenreich et al. J Urol 2001 2. Kirkalli et al. Int J Urol 2001 Comunicazioni selezionate N. 60 C-REACTIVE PROTEIN: A BIOMARKER OF SURVIVAL IN METASTATIC RENAL CELL CARCINOMA TREATED WITH SUBCUTANEOUS INTERLEUKIN-2-BASED IMMUNOTHERAPY Casamassima A.1, Picciariello M.1, Berardino R.1, Quaranta M.1, Lorusso V.2, Guida M.2 1 Department of Experimental Oncology, Laboratory of Immunology; 2Department of Medical Oncology, Oncology Institute, Bari, Italy Introduction and Purpose: Renal cell carcinoma (RCC) is the most prevalent malignancy within the kidney. Metastatic RCC (MRCC) has a poor prognosis with a median overall survival of about one year (1). There is no standard treatment for MRCC. Chemotherapy is generally ineffective and immunotherapybased regimens are considered of a modest efficacy. Nevertheless, cytokines are the only drugs that have been shown to induce tumour regression in some patients. á-IFN and IL-2 have been found to induce objective response rates from 15% to 20% as monotherapy and are now being investigated as components of combined regimens (2, 3). In our Institution we analysed a panel of pre-treatment bio-humoral and clinical factors to verify their predictive impact on survival and clinical response of patients affected by MRCC treated with three different regimens including low dose subcutaneous IL-2. Methods: A total of 110 patients treated at the Oncology Institute of Bari, Italy from 1992 until 2002, were analysed. Three different therapeutic regimens IL-2-based were used. Pre-treatment total lymphocytes, lactate dehydrogenase (LDH), erytrosedimentation rate (ESR), albumin, C-reactive protein (CRP), and fibrinogen were analysed. Moreover, clinical parameters (performance status, age, sex, prior nephrectomy, number of metastatic sites, disease site, and disease free interval from nephrectomy to metastatic disease (DFI)) were considered. Results: The median survival of all patients was 12 months (33 months for PR+CR, 14 months for SD, 7 months for PRO). Overall response was 24% PR+CR, 37% SD and 39% PRO. In univariate analysis, a good ECOG PS (P=0.0000), prior nephrectomy (P=0.0001), DFI longer than 12 months (P=0.0003), bone disease site (P=0.0013), low number of metastatic site (P=0.0449), normal albumin levels (P=0.0001), low/normal fibrinogen levels (P=0.0140) and low/normal LDH levels (P=0.0430) were related to a better survival. In a final multivariate analysis only CRP (P=0.002; Hazard Ratio=4.12; IC 95% 1.68 – 10.15) and DFI (P=0.0497; Hazard Ratio=0.44; IC 95% 0.20 – 0.99) were found to have an independent role on survival. When we correlated clinical and bio-humoral factors only CRP was found correlated with DFI (P=0.021) and prior nephrectomy (P=0.041). When we carried out a multivariate analysis considering CRP as continuous variable, we confirmed its strong impact on survival (P=0.0003; HR = 1.1 and IC 95% HR 1.04-1.15). Conclusions: Our data confirm that some clinical and biohumoral factors may be strongly related to survival in MRCC patients. The interesting new aspect emerging from this study is the prognostic value of the basal levels of CRP and fibrinogen, which seem to be discriminating factors between a good or bad prognosis. Particularly, in the multivariate analysis CRP resulted the most important independent prognostic factorable of survival. References: 1. Bleumer I, et al. Immonotherapy for renal cell carcinoma. Eur Urol 2003; 44:65 2. Negrier S, et al. Recombinant human inteleukin-2, recombinant human interferon alfa-2a or both in metastatic renal cell carcinoma. N Engl J Med 1998; 333:1272 3. Atzpodien J, et al. Thirteen-year, long-term efficacy of Interferon 2a and Interleukin-2-based home therapy in pazients with advanced renal cell carcinoma. Cancer 2002; 95:1045 Poster n. 61 TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO CON HIFU: 3 ANNI DI ESPERIENZA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. S.C. Urologia 3, A.S.O. S. Giovanni Battista (Molinette), Torino Introduzione: La termoablazione con ultrasuoni focalizzati ad alta frequenza è una opzione terapeutica di crescente interesse nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato in pazienti che rifiutano o per i quali non è indicata la terapia chirurgica tradizionale. Materiali e Metodi: Le indicazioni al trattamento sono state: stadio clinico cT1-2 N0 M0, PSA <20 ng/ml, età >70 anni, volume ghiandolare <50 g, comorbilità significativa, preservazione della potenza (in casi selezionati), rifiuto della chirurgia. Il trattamento viene effettuato per via transrettale in anestesia spinale dopo l’inserimento di un catetere sovrapubico e l’esecuzione di una TURP. La pianificazione del trattamento avviene sotto guida ecografica e le onde di lesione vengono programmate tramite computer. Il catetere transuretrale inserito dopo la TURP viene rimosso durante il trattamento che ha una durata di circa 3 ore. Il paziente viene dimesso il giorno dopo e la cistostomia sovrapubica viene rimossa al primo controllo dopo circa 20 giorni in seguito al ripristino della minzione spontanea. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 23 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: Il trattamento HIFU nel carcinoma prostatico localizzato è una valida alternativa alla chirurgia e alla radioterapia in pazienti che rifiutano o che non sono eleggibili per l’intervento tradizionale. E’ un intervento ben tollerato dai pazienti, con accettabili effetti collaterali, comporta un breve ricovero e non pregiudica la possibilità di eseguire successive terapie in caso di insuccesso. Comunicazioni n. 62 IL SINERGISMO FAS-CELECOXIB POTENZIA L’EFFETTO APOPTOTICO DELL’INIBIZIONE DELLA CICLOOSSIGENASI-2 NELLE LINEE CELLULARI ORMONO-SENSIBILI ED ORMONO-REFRATTARIE DI CARCINOMA PROSTATICO Rinaldi L.1, Catalano A.2, Milanese G.1, Faronato M.1, Procopio A.2, Muzzonigro G.1 1 Clinica Urologica e Dottorato di Oncologia Urologia; 2 Dipartimento Patologia Molecolare e Terapie Innovative, Università Politecnica delle Marche, Ancona Introduzione: L’inibitore della cicloossigenasi di tipo 2 (COX-2) celecoxib, viene attualmente proposto nella chemioprevenzione di varie forme di cancro, grazie alla sua capacità di sensibilizzare le cellule tumorali agli stimoli apoptotici. Tuttavia non sono stati ancora ben individuati i meccanismi che a seguito dell’inibizione del COX-2 inducono all’apoptosi. Abbiamo valutato l’azione antitumorale del celecoxib su due linee cellulari, PC-3 e LNCaP (ormono-resistente ed ormono-sensibile), che costitutivamente esprimono COX-2, e abbiamo valutato contemporaneamente l’espressione di Fas, proteina della superficie cellulare espressa dalle cellule in apoptosi. Materiali e Metodi: La vitalità cellulare delle due linee cellulari PC3 e LNCaP è stata valutata a dosi crescenti di farmaco (6,7, 10, 12,5 e 20 g) e a diversi tempi di coltura (3, 6, 19 e 24 ore; 26g di celecoxib) attraverso conta con trypan-blue. L’effetto apoptotico è stato valutato attraverso colorazione con Hoechst 33342. Saggi di sinergismo celecoxib-FasL sono stati eseguiti aggiungendo alle colture con celecoxib il ligando per il Fas (FasL, clone CH-11). L’analisi con RT-PCR è stata utilizzata per valutare gli effetti dell’apoptosi indotta dall’inibizione di COX2 (Akt e Blc-2). Attraverso RT-PCR e Western blotting è stata valutata l’espressione genica e proteica del Fas. Risultati: Il trattamento con celecoxib determinava una riduzione significativa della crescita cellulare sia di PC3, sia di LNCaP in maniera tempo e dose dipendente. Contemporaneamente si osservava un significativo aumento dell’apoptosi. La correlazione tra riduzione della crescita cellulare e incremento dell’apoptosi risultava alta. Il celecoxib determinava un significativo aumento dei livelli di espressione di Fas nelle linee cellulari trattate rispetto ai controlli, ma non di akt e bcl2. Il celecoxib da solo induceva un aumento dell’apoptosi significativamente maggiore rispetto al FasL da solo. L’aggiunta di FasL al celecoxib induceva un incremento significativo dell’apoptosi, sia rispetto al FasL solo, sia rispetto al celecoxib solo, sia rispetto al controllo in entrambe le linee cellulari. Il sinergismo FasL-celecoxib determinava una riduzione dell’IC50 del celecoxib. Conclusioni: Questo studio dimostra per la prima volta che il celecoxib è coinvolto nell’induzione dell’apoptosi cellulare attraverso il sistema Fas, sistema appartenente alla famiglia del TNF. Questo risultato implica una possibile interazione tra la via degli enzimi COX-2 ed il sistema immunitario sia nelle linee cellulari di carcinoma prostatico ormono-sensibile, sia in quelle ormono-insensibili. La simile risposta apoptotica al trattamento con celecoxib riscontrata nelle linee cellulari PC-3 e LNCaP suggerisce il razionale per l’impiego in vivo di questo farmaco non solo a scopo preventivo, ma anche nella terapia 24 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 delle forme ormono-insensibili. Il dimostrato sinergismo Fascelecoxib ed il conseguente potenziato effetto apoptotico che ne risulta aprono la strada a futuri studi sul possibile effetto immunostimolante del celecoxib nella terapia del carcinoma prostatico. Bibliografia: 1. Song X et al. Cyclooxygenase-2, player or spectator in cyclooxygenase-2 inhibitor-induced apoptosis in prostate cancer cells. J Natl Cancer Inst 2002; 94:585 Comunicazioni selezionate N. 63 ANGIOGENESIS AS PROGNOSTIC FACTOR IN SMALL RENAL TUMORS Minardi D.1, Lucarini G.2, Mazzucchelli R.3, Natali D.2, Milanese G.1, Galosi A.B.1, Montironi R.3, Biagini G.2, Muzzonigro G.1 1 Institute of Urology; 2Institute of Morphology-Histology; 3Institute of Pathology, Polytechnic University of the Marche Region Medical School, Ancona, Italy Introduction: Angiogenesis is a critical step in the growth, invasive progression and metastatic spread of solid tumors and it has been correlated with prognosis in patients with carcinomas, and significant differences in vascular pattern have been observed between benign and malignant lesions. VEGF is the most potent growth factor of tumor vasculature, has been shown to be up-regulated in every tumor studied thus far, and is correlated with tumor stage and progression. Microvessel density (MVD) is correlated with advanced pathological findings and poor clinical outcome in various cancer. VEGF triggers endothelial cell proliferation by binding to tyrosine kinase receptors, termed VEGFR-1 (Flt-1) and VEGFR-2 (Flk-1), in a paracrine fashion. Nephron-sparing surgery has been established as the method of necessity for solid and localized tumors in a solitary kidney, for bilateral tumors, or if chronic renal failure is present or might happen. The objective of our study was to investigate VE-GF, MVD and FLK-1 immunohistochemical expression in a large series of small conventional clear cell renal carcinomas treated by enucleation and to assess the prognostic value of their expression in terms of patients survival in a long follow-up. Methods: Study endpoints were overall survival and diseasefree period, which were measured from the date of surgery. Forty-eight conventional renal cell carcinoma were retrospectively selected among those operated on at our Institute between 1987 and 2000. We selected only cases of RCC in which enucleation was performed. The following parameters were considered when evaluating the cases: patient sex and age, side (right or left kidney), diameter and grading of the tumor, disease free interval, patient survival; tumor grading has been classified in according to Fuhrman grading. All the considered parameters have been correlated with VEGF, MVD and FLK-1 expression. Disease free interval was defined as no evidence of recurrence and/or metastasis at the time of the last follow-up. Results. No statistically significant differences were observed for age and tumour size between the 4 grading groups. The distribution of the intensity of staining for VEGF was significantly different when considering the Fuhrman grading groups; in particular, grouping together the patients with a Fuhrman grade III and IV, it was possible to observe that they showed an higher intensity of staining than patients belonging to grade I and II. The difference of VEGF staining between patients belonging to grade I and II was non significant. The median MVD count wasn’t different between the 4 grading groups, as well as distribution of VEGF staining and FLK1 percentage of the staining. Analysing the distribution of FLK1 intensity of ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica staining in the 4 tumour grade groups, resulted a significant higher percentage of moderate and strong staining in G3 and G4. By the analysis of patients survival in relation to the different considered factors, only Fuhrman grading determined a significant incidence on survival, i.e. patients with grade 1 renal cell cancer showed a 100% survival rate for the considered follow-up, grade 2 showed a 89.7% survival rate, grade 3 and 4 showed 50% survival rate. The increased intensity of expression of VEGF resulted to be significantly associated with a reduced patient survival. Neither VEGF staining nor FLK1 staining extension or intensity of staining resulted in different survival rate. At univariate analysis only grade resulted predictive factor of survival. Grouping grading arbitrarily in low (G1-2) and high grade (G3-4), we observed that high grade group had higher staining of both VEGF and FLK1 compared with low grade group; the other parameters considered (age, size, MVD, FLK1 extension) were not significantly different. Plotting the Kaplan-Meier survival curves, the low and high grading groups (G1-2 vs G3-4) confirmed that there was a different impact on survival (p = 0.009). Conclusion: On the basis of this observation, G1 and G2 Fuhrman grade could (can) be considered at low risk, while G3 and G4 can be considered at high risk for tumor progression and patient survival. Further studies in this sense are in progress to better define early markers of renal cancer cells testifying an initial vascular invasion. Comunicazioni n. 64 ESPRESSIONE E SIGNIFICATO FUNZIONALE DEL SISTEMA CD40-CD154 NEL CARCINOMA DI CELLULE RENALI: STUDIO IN 24 PAZIENTI Volpe A.1, Bussolati B.2, Graziano M.E.1, Camussi G.2, Ferrando U.1 1 S.C. Urologia 3 D.O.; 2Laboratorio di Immunopatologia Renale, Dipartimento di Medicina Interna e Centro Ricerca Medicina Sperimentale, A.S.O. S. Giovanni Battista Molinette, Torino Introduzione. Negli ultimi anni sempre maggiore attenzione è stata rivolta alla comprensione dei meccanismi molecolari che sono responsabili del comportamento biologico dei tumori renali. Nelle cellule neoplastiche il legame tra CD154 ed il suo recettore CD40, una glicoproteina transmembrana della superfamiglia del TNF, è capace di trasmettere segnali che regolano risposte cellulari differenti, che vanno dalla proliferazione e differenziazione all’arresto della crescita ed all’apoptosi. In questo lavoro abbiamo voluto analizzare l’espressione ed il significato funzionale del sistema CD40-CD154 nel carcinoma di cellule renali (RCC). Materiali e Metodi. Abbiamo studiato 24 colture cellulari derivate da carcinomi renali a cellule chiare asportati mediante nefrectomia radicale presso la nostra divisione negli anni 2000-2001. Sono stati eseguiti studi di immunofluorescenza, analisi Western blot, test di proliferazione, di apoptosi e di migrazione cellulare in vitro. Risultati. Abbiamo osservato la coespressione di CD40 e CD154 nella maggior parte delle linee cellulari di RCC. L’espressione del CD154, ma non quella del CD40, è risultata significativamente correlata allo stadio ed al grado tumorale. Il legame del CD40 al CD154 non ha provocato effetti né sull’apoptosi né sulla sopravvivenza delle cellule tumorali. Al contrario il CD154 si è dimostrato in grado di stimolare la proliferazione delle cellule di RCC, la loro mobilità e la produzione di PAF, un fosfolipide mediatore dell’infiammazione dotato di proprietà angiogenetiche. Il PAF sintetizzato dopo stimolazione da parte del CD154 è apparso avere un importante ruolo nell’induzione della mobilità delle cellule di RCC. Conclusioni. I risultati da noi ottenuti indicano che il CD154 è funzionalmente espresso nel RCC, correla con lo stadio ed il grado tumorale ed è in grado di stimolare la proliferazione e la migrazione cellulare. Questo studio identifica quindi nuove proprietà funzionali del CD154, potenzialmente rilevanti per la crescita e la disseminazione delle cellule di carcinoma renale. Poster n. 65 PTTA/HIFU DELLA RECIDIVA LOCALE SU ANASTOMOSI DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: NOSTRA ESPERIENZA Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U. S.C. Urologia 3 Dott. U. Ferrando, San Giovanni Battista, Torino Introduzione: Le opzioni terapeutiche per il trattamento della recidiva locale di malattia dopo prostatectomia radicale consistono classicamente nella radioterapia esterna e nella terapia ormonale. Metodi: Tra il luglio 2002 ed il dicembre 2003 abbiamo eseguito 8 trattamenti HIFU con sistema Ablatherm per recidiva locale di malattia dopo 18-72 mesi dalla prostatectomia radicale. La recidiva è sempre stata confermata istologicamente con biopsia transrettale ecoguidata. L’assenza di altre localizzazioni metastatiche è stata confermata mediante l’esecuzione di PET e scintigrafia ossea total body. Il trattamento è stato effettuato per via transrettale in anestesia spinale e dopo l’inserimento di un catetere uretrale invece che sovrapubico come normalmente avviene nei trattamenti HIFU tradizionali. Risultati: Il numero medio di lesioni HIFU indirizzate sulla lesione è stato 164. I pazienti sono stati tutti dimessi in prima giornata ed il catetere uretrale è stato rimosso mediamente dopo 4 giorni. Il PSA nadir mediano è stato 0,1 ng/ml. Con un follow-up medio di 13,6 mesi, il PSA medio è 0.4 (0.01-0.9). Le biopsie della zona anastomotica eseguite in 4 casi a 6 mesi dal trattamento sono risultate negative. Non è stata evidenziata alcuna complicanza intra o post-operatoria. Conclusioni: Il trattamento HIFU si propone come metodica efficace e sicura per il trattamento della recidiva locale di adenocarcinoma prostatico dopo prostatectomia radicale. Esso viene eseguito in una sola seduta, è ben tollerato dal paziente e presenta minore morbilità rispetto alla radioterapia esterna. Comunicazioni selezionate N. 66 A PROPOSITO DI 225 CASI DI NEPHRON SPARING SURGERY, RIVALUTAZIONE ANALISI MATEMATICA E PROSPETTIVE Micheli E.1, Zanardi G.1, Ranieri A.1, Deiana G.1, Belussi D.1, Pianezza O.1, Lembo A.1, Perna A.2, Dimitrov B.2 1 U.O. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo; 2Istituto di Ricerca ed Analisi Statistiche Mario Negri, Villa Camozzi sede di Ranica, Bergamo Introduzione e Obiettivi: La nephron sparing surgery si sta sempre più affermando come trattamento efficace nella cura dei tumori parenchimali del rene di ridotte dimensioni. La sopravvivenza a lungo termine è paragonabile a quella della nefrectomia radicale; con un tasso di recidiva locale basso.La multifocalità, le dimensioni del tumore e la localizzazione sempre hanno condizionato la scelta dell’approccio chirurgico. Abbiamo rivalutato la nostra casistica operatoria ed analizzato i risultati in collaborazione con un istituto statistico. Metodi: Dal 1988 al 2002, 225 pazienti con età media di 59 anni (range.28-86) sono stati sottoposti ad enucloresezione di neoformazione renale. È stato eseguito un intervento di elezione in 186 pz e di necessità in 39 pz. Il diametro TC delle lesioni era compreso tra 10 mm e 86 mm. In 18 casi il tumore si presentava con localizzazione centro- renale. L’intervento ha richiesto l’utilizzo della tecnica in ischemia calda in 143 pazienti, ischemia fredda in Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 25 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 18 pz e nussun tipo di ischemia in 64 pz.. Il tempo medio di ischemia è stato di 15 minuti (min. 3-max. 58). Risultati: Su 225 pazienti trattati 15 hanno presentato lesioni a carattere benigno (angiomiolipomi, oncocitomi, cisti). 6 pazienti su 210 con carcinoma renale sono deceduti, di questi 5 per progressione della malattia ed 1 per cause diverse. 2 pazienti sono stati successivamente sottoposti a nefrectomia per recidiva locale. Conclusioni: La nostra casistica si presenta come una delle più ampie a livello internazionale per singola Unità Operativa di Urologia. L’analisi matematica e statistica dei dati raccolti evidenzia una significativa correlazione tra diametro TC e diametro patologico atteso. All’aumento delle dimensioni della neoplasia (> 4 cm) sembra corrispondere un rischio maggiore di infiltrazione del grasso perirenale, anche se non è stata raggiunta una piena significatività statistica. I confortanti risultati in termini di sopravvivenza non sembrano porre limiti a questa tecnica chirurgica, le dimensioni (> di 4 cm) e la localizzazione non costituiscono più una controindicazione assoluta al trattamento conservativo. Bibliografia: 1. Kinouchi T, et al . Cancer 1999; 86:2331 2. Schlichter A, et al. Eur Urol 2000; 37:517 3. Wunderlich H, et al. Urol Int 2000; 63:160 4. Novic C, et al. J Urol 1998; 159:1156 5. Novic C, et al. Brithish Journal of Urology 1998; 82 321-324 6. George A, et al. J Surgical Oncology 1999; 72:156 7. Schlichter A, et al. Eur Urol 2000; 5:517 8. AMR F, et al. J Urol 2000; 163:442 9. GonCalves PD, et al. J Urol 2004;172:470 10. Marszalek M, et al. Urol 2004;64:38 11. Best S, at al. Urol 2004; 64:22 12. Van Poppel, at al. Curr Opin Urol 2004; 14:227 13. Duffey BG, at al. J Urol 2004; 172: 63 Comunicazioni n. 67 METASTATIC HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CARCINOMA: THE ROLE OF THE ANTITUMORAL MEDICAL THERAPY Procopio G.1, Bajetta E.1, De Dosso S.1, Ricotta R.1, Della Torre S.1, Catena L.1, Verzoni E.1, Bianchini G.1, Pedalino M.2, Reggio M.2 1 Unità Operativa di Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano; 2Clinica Urologica I, Ospedale S. Marta, S. Venera di Acireale, Italy Background: The androgen blockade remains the critical therapeutic option for the treatment of advanced stage prostate cancer. However, after an initial response, most of the prostate cancers become androgen-independent and progress further, with a fatal outcome. The options for the treatment of hormone-refractory disease include supportive-care or chemotherapy. Novel treatment regimens for androgen-independent prostate cancer are necessary because currently available approaches have not been shown to improve survival. Methods: From December 2002 to March 2004, 40 patients with prostate carcinoma were treated in our department of Medical Oncology. The mean age of patients was 68 years (range 51-80), the mean Gleason Score was 7 (4+3) and the basal PSA had a mean value of 180 ng/mL (range 0-3495). All patients had a good performance status (ECOG 0-1). The previous treatments were surgery alone (2 pts), radiotherapy alone (2 pts), surgery and hormonotherapy (4 pts), radio- and hormonotherapy (5 pts), hormonal therapy alone (11 pts) and all these three therapies (9 pts); of these 33 pretreated patients, 31 had a progressive disease after 26 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 hormonal therapy and antiandrogen withdrawl. 38 patients had a metastatic disease: the most frequent site of relapse was bone (34 pts); only 1 patient was free of disease and in another one the progression was documented only by biochemical failure. Treatment Plan: 28 patients were treated by chemotherapy, with mithoxantrone and prednisone (22 pts) or weekly docetaxel (6 patients); of all them, 13 underwent a methabolic radiotherapy before or after chemioterapy. Results: The most common Grade 2 toxicities were neutropenia, fatigue, nausea and emesis in 18% 40%, 25% and 12% of patients respectively. Grade 3-4 toxicities were haematological (anemia and neutropenia in 30% of pts). Of all 28 chemotherapy-treated patients, 6 had a biochemical response, 2 had an objective partial response and 3 had an objective stabilization of the disease; 10 pts (30%) had an improvement of the disease-related symptoms. Conclusions: Chemotherapy in metastatic hormone refractory prostate cancer is feasible. It’s evident the palliative role of chemotherapy in pts with symptomatic hormone-refractory disease but in advanced stages it doesn’t alter the natural history of the disease. Chemotherapy could have a potential role in the earlier stages of prostate cancer. References: 1. Tannock IF, Osoba D, Stockler MR, Ernst DS, Neville AJ, Moore MJ, Armitage GR, Wilson JJ, Venner PM, Coppin CM, Murphy KC. Chemotherapy with mitoxantrone plus prednicone or prednisone alone for symptomatic hormone-resistant prostate cancer: a Canadian randomized trial with palliative end points. J Clin Oncol 1996; 14:1756 2. Sweeney CJ, Monaco FJ, Jung SH, Wasielewski MJ, Picus J, Ansari RH, Dugan WM, Einhorn LH. A phase II Hoosier Oncology Group study of vinorelbine and estramustine phosphate in hormone-refractory prostate cancer. Ann Oncol 2002; 13:435 3. Samelis GF, Skarlos D, Bafaloukos D, Kosmidis P, Anagnostopoulos A, Aravantino G, Dimopoulos MA. The combination of estarmustine and mitoxantrone in hormone-refractory prostate cancer: a phase II feasibility study conducted by the Hellenic Cooperative Oncology Group. Urology 2003; 61:1211 4. Ferrero J, Berdah JF, Chamorey E, Oudard S, Dides S, Lesbats G, Cavaglione G, Nouyrigat P, Foa C, Guillet P, Kaphan R. A combination docetaxel-capecitabine in patients (pts) with hormone refractory advanced prostate cancer. 2004 ASCO Annual Meeting. Abstract No: 4624 5. Eisenberger MA, De Wit R, Berry W, Bodrogi I, Pluzanska A, Chi K, Oudard S, Christine T, James N, TannockI. A multicenter phase III comparison of docetaxel (D) + prednisone (P) and mitoxantrone (MTZ) + P in patients with hormone-refractory prostate cancer (HRPC). 2004 ASCO Annual Meeting. Abstract No: 4 Poster n. 68 PANCREATITE ACUTA NECROTIZZANTE CON ESITO LETALE INDOTTA DA LANREOTIDE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA DI PROSTATA ORMONOREFRATTARIO: IL PRIMO CASE REPORT DELLA LETTERATURA Palazzo S., Battaglia M., Ditonno P., Bettocchi C., Ricapito V., Garofalo L., Selvaggi F.P Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università di Bari Introduzione: Gli analoghi della somatostatina sono stati utilizzati recentemente nel trattamento del carcinoma di prostata ormonorefrattario con risultati contrastanti. Il Lanreotide è una formulazione a lento rilascio la cui somministrazione è associata a dolore nella sede di iniezione e a disturbi gastro-intestinali (dolore addominale, nausea, vomito e colelitiasi). Esiste evidenza che la somatostatina e i suoi analoghi possano causare un aumento della pressione basale e della contrattilità dello sfintere di Oddi, mediante un’azione diretta sullo sfintere muscolare liscio ed inibendo il rilascio di ormoni deputati al rilassamento dello stesso (1-2). Metodi e risultati: D.F. è un paziente di 76 anni con carcinoma di ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica prostata clinicamente localizzato e sottoposto a prostatectomia radicale nel 1996 dopo un ciclo di tre mesi di terapia neoadiuvante. L’esame istologico rileva la presenza di una neoplasia scarsamente differenziata (gleason 9) con estesi fenomeni di apoptosi legati al trattamento ormonale e con foci di differenziazione neuroendocrina infiltranti i margini di resezione chirurgica. Due mesi dopo la chirurgia per progressione biochimica (PSA:0.61) viene sottoposto prima a radioterapia e poi a blocco androgenico totale. Dopo ulteriore recidiva biochimica e clinica viene sottoposto prima a sei cicli di chemioterapia con mitoxantrone senza benefici clinici, e poi ad un trattamento con Lanreotide 30 mg ogni 28 giorni in associazione a 4 mg di metilprednisolone. La scelta deriva dal rilievo di una forte differenziazione in senso neuroendocrino del tumore dimostrata con metodi immunoistochimici al momento dell’esame istologico e dagli alti livelli sierici di cromogranina A (180 ng/ml) dosati prima dell’inizio della somministrazione di Lanreotide. Dopo un mese il PSA presenta un decremento da 500 a 158 ng/ml e le localizzazioni ossee e polmonari si riducono di numero e di volume. I tests di laboratorio appaiono tutti nella norma ad eccezione della glicemia (130 mg/dl). Dopo 12 ore dalla seconda somministrazione del Lanreotide il paziente presenta un violento dolore addominale a barra associato a diarrea per i quali viene immediatamente ospedalizzato. Gli esami ematochimici mostrano alti livelli di lipasi e amilasi (rispettivamente 1000UI/l e 643 UI/l). La TAC addome dimostra un aumento disomogeneo di volume del pancreas con coinvolgimento dei visceri vicini. Il paziente muore dopo 36 ore e l’autopsia eseguita dopo la morte conferma trattarsi di pancreatite acuta necrotizzante. Conclusioni: L’efficacia degli analoghi della somatostatina nel trattamento del tumore di prostata ormono-refrattario è ancora oggetto di indagine. Noi abbiamo descritto una complicazione letale derivante da questo trattamento verosimilmente dovuta ad uno spasmo dello sfintere di Oddi e successiva attivazione intrapancreatica degli enzimi proteolitici. Riteniamo, quindi, utile un accurato monitoraggio degli enzimi pancreatici sierici in corso di trattamento con analoghi della somotostatina a lento rilascio. Bibliografia: 1. Gradon JD, Schulman RH, Chapnick EK, Sepkowitz DV. Octreotide induced acute pancreatitis in a patient with acquired immunodeficiency syndrome. South Med Journal 1991; 84:1410 2. Velosy B, Madacsy L, Szepes A, Pavics L, Csernay L, Lonovics J. The effects of somatostatin and octreotide on the human sphincter of Oddi. Eur J Gastroenterol Hepatol 1999; 11:897 Poster n. 69 TERMOCHEMIOTERAPIA ENDOCAVITARIA (SYNERGO SYSTEM) CON MITOMICINA C NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI (DATI PRELIMINARI) Lancini V., Cretarola E., Conti G. Divisione di Urologia e Andrologia, Ospedale S. Anna Introduzione: Scopo del lavoro è valutare la possibilità di un nuovo trattamento endovescicale con termochemioterapia (Synergo System) con Mitomicina C in pazienti affetti da TCC vescicale superficiali plurirecidivi già sottoposti in precedenza a trattamenti endocavitari con BCG, Epirubicina e Mitomicina C. Vengono presentati i dati preliminari della metodica. Metodi: Il sistema Synergo è basato su un catetere munito di 3 antenne a radiofrequenza che viene posizionato all’interno della vescica, l’emissione di microonde porta a un riscaldamento controllato e costante delle pareti vescicale (42 C) mentre un sistema di raffreddamento evita un riscaldamento indesiderato del liquido (circolazione continua). Sono stati utilizzati 2 schemi terapeutici: profilattico da utilizzarsi nei Tcc vescicali plurirecidivi Ta-T1 G1, G2 e G3 con l’intento di prevenire recidive ed Ablativo nei TCC plurifocali estesi, in pazienti che non possono essere sottoposti a TUR-B o con residui di malattia in vescica al controllo cistoscopico pre trattamento (da eseguirsi sempre prima di ogni ciclo). Lo schema profilattico consiste nel sottoporre il pz ad un trattamento Synergo alla settimana per 6 settimane alla dose di 40 mg in 2 emiperiodi di 30’ ciascuno, in caso di cistoscopia e citologia urinaria negativa a tre mesi dalla TUR si procede a trattamento di mantenimento (un applicazione ogni 6 settimane per 1 anno). Nell’ablativo si esegue 1 Synergo alla settimana per 4 settimane (dosaggio 40 mg + 40 mg), successiva cistoscopia di controllo, se negativa, si ripete 1 instillazione 1 volta alla settimana per 4 settimane e poi una ogni 6 settimane per 1 anno ad un dosaggio di 20 mg + 20 mg. Risultati: Dall’ottobre 2003 al giugno 2004 sono stati sottoposti a trattamento con Synergo System 12 pazienti, 2 femmine e 10 maschi di età compresa tra 53 e 79 anni. I pazienti trattati con lo schema profilattico sono stati 9 e quelli con intento ablativo 3. I primi 5 pz non hanno completato il ciclo di trattamento per comparsa di contrazioni non inibite con fughe del farmaco durante il trattamento. I successivi 7 pz sono stati premedicati con tolterodina 4 mg con ottimi risultati portando a termine il ciclo di trattamenti. Quattro dei 7 pz che hanno completato il ciclo sono stati trattati con schema profilattico (1 T1G1, 2 T1G2 e 1 T1G3) e 1 su 4 ha recidivato; i restanti 3 pazienti sono stati sottoposti a schema ablativo (3 T1G2) senza recidive. Il follow-up medio è stato di 128 gg (89-167). Conclusioni: È stato possibile completare il ciclo di trattamenti in 7 dei 12 pazienti con la somministrazione di tolterodina 4 mg, di questi 7 uno solo ha avuto una recidiva. Un follow-up più lungo e l’arruolamento di nuovi pazienti sono necessari per confermare l’iniziale validità della metodica. Poster n. 70 INTERESSAMENTO DEL PEDUNCOLO RENALE NEI TUMORI DEL SURRENE Turini D.1, Rossini S.2, Piva F.2, Lazzeri M1, Beneforti P.1 1 Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze; 2Reparto di Urologia, Osp. Civile, Rep. San Marino Introduzione: L’interessamento del peduncolo renale da parte dei tumori surrenalici è raro. Vengono riferiti 5 casi di neoplasia surrenalica comprimente il peduncolo renale. Materiali e Metodi: Cinque pazienti con età compresa da 5 a 67 anni vengono inclusi nello studio. In un caso la diagnosi era stata fatta precedentemente all’intervento, e negli altri casi la diagnosi è stata intraoperatoria. Risultati: In un caso si trattava di un feocromocitoma, di un nefroblastoma surrenalico, due ganglioneuroblastoma. In due casi non è stato possibile conservare il rene. Tutti casi erano a sinistra. In un caso è stato eseguito l’autotrapianto renale in fossa iliaca destra. A distanza di tempo l’autotrapianto è andato incontro a trombosi. L’accesso è sempre stato infracolico e in un caso è stata eseguita la nefrectomia. 4 pazienti sono vivi a 25 anni, 2 sono deceduti per recidiva della malattia. Conclusioni: Riteniamo che l’interessamento del peduncolo renale da parte di un tumore surrenalico rappresenti a sinistra un’evenienza rara, ma che pone delle difficoltà operatorie di rilievo. Comunicazioni n. 72 L’IMPIEGO DEL RESVERATROLO E DEGLI INIBITORI DELLE COX-2 NELLA RECIDIVA BIOCHIMICA DEL CARCINOMA PROSTATICO DOPO INTERVENTO DI PROSTATECTOMIA RADICALE Turini D., Beneforti P., Lazzeri M. Reparto di Urologia Casa di Cura Santa Chiara, Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 27 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: Il ruolo terapeutico degli inibitori della Cox-2 è noto da alcuni anni. Recentemente è stato rilevato come l’aggiunta di resveratrolo riduce la crescita del carcinoma prostatico. Non ci risulta che sia stato eseguito un trattamento con inibitori della Cox –2 nella recidiva biochimica del carcinoma prostatico. Materiali e Metodi: Dieci pazienti operati di prostatectomia stadio pT2a e pT3 hanno avuto dopo un tempo variabile da 2 mesi a sei anni un aumento del PSA che ha raggiunto livelli massimi di 1,8 ng/dl. Non esistevano segni di ripresa di malattia. Tutti hanno fatto la protezione gastrica. Risultati: La somministrazione di inibitori del Cox-2 alla dose di 25 mg al dì per 15 gg al mese per tre mesi e di resveratrolo alla dose di 400 mg al dì ha portato ad una riduzione del psa in 9 . Nessun effetto collaterale è stato rilevato. Conclusioni: Gli autori concludono indicando l’importanza della somministrazione combinata del resveratrolo e degli inibitori delle Cox 2 e la propongono come trattamento adiuvante in tutti casi di carcinoma prostatico. Poster n. 73 INFEZIONE DA POLIOMAVIRUS COME MARCATORE PRECOCE DEL CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA (TCC) Gontero P., Omodeo-Zorini E., Cacciotti P., Sogni F., Fontana F., Galzerano M., Maso G., Kocjancic E., Monesi G., Boldorini R., Monga G., Gaudino G., Frea B. University of Piemonte Orientale, Dept. of Medical Sciences & DiSCAFF, Novara, Italy Obiettivi: I poliomavirus (PV) BKV, JCV ed SV40 possono infettare in modo latente diversi tessuti umani. Un’immunodeficienza primitiva od acquisita potrebbe riattivare questi virus, per i quali è stato suggerito un ruolo oncogeno. Mentre BK e JCV sono stati rilevati in un 20% di tessuti urotaliali normali, SW40 non sembra ancora essere stato studiato nella vescica. Lo scopo di questo studio è stato di verificare la prevalenza di BKV, JCV ed SV40 nei TCC e di indagare il loro potenziale ruolo nello sviluppo e nella progressione di questa neoplasia. Materiali e Metodi: Diciannove pazienti con TCC vescicale sono stati sottoposti a TURV della lesione ed a biopsia di mucosa vescicale macroscopicamente normale. In tutti i campioni tissutali è stata valutata l’amplificazione del DNA genomico virale mediante PCR utilizzando dei primers specifici per i virus. L’espressione proteica virale è stata valutata mediante immunoistochimica. Biopsie vescicali ottenute da 8 pazienti in corso di TURP per IPB sono stati utilizzati come controlli per lo stesso tipo di determinazioni. Sono stati analizzati anche i sieri sia dei casi che dei controlli. I dati sono stati analizzati mediante il test non parametrico di Fisher. Risultati: Tutti i campioni tissutali dei controlli sono risultati negativi per tutti e 3 i genomi virali. La prevalenza di uno o più virus nei pazienti con TCC è risultata del 42% nel tessuto neoplastico e del 68% nella mucosa macroscopicamente normale. Nell’ambito delle cellule neoplastiche la prevalenza virale è risultata significativamente maggiore nei tumori primitivi rispetto a quelli recidivi e nelle forme superficiali rispetto a quelle infiltranti. Conclusioni: Questi risultati preliminari mostrano una significativa associazione tra carcinoma vescicale e la presenza di uno o più virus della famiglia PV. Il riscontro di una più elevata prevalenza virale sia nella mucosa macroscopicamente normale rispetto al tessuto tumorale che nei tumori primitivi e/o superficiali rispetto a quelli recidivi e/o infiltranti sembra suggerire un potenziale coinvolgimento dei virus PV nelle fasi precoci della carcinogenesi vescicale. 28 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Video n. 75 PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA “NERVE SPARING” Lunghi F., Bertelli G., De Benedetto A., Gabbanini M., Martini E., Tammaro R. U.O.C. Urologia, ASL 11 di Empoli, Firenze Introduzione: Attualmente in diversi Centri la prostatectomia radicale laparoscopica (LRP) costituisce il trattamento di scelta nel carcinoma prostatico (cap) in stadio T1 e T2. Materiali e metodi: Da settembre 2003 abbiamo iniziato a eseguire la LRP nei pazienti con cap in stadio T1-T2, PSA < 10ng/ml, Gleason < 7, che non avevano subito interventi o radioterapia sulla pelvi; nei casi che non ricadevano in queste indicazioni abbiamo effettuato la prostatectomia radicale retropubica (RRP). Ad oggi abbiamo operato di LRP 26 pazienti; in 12 di essi, che avevano una normale potenza sessuale, età < 65 anni, PSA < 6ng/ml e non avevano un nodulo palpabile abbiamo effettuato una LRP “nerve sparing” bilaterale. Gli interventi sono stati condotti sempre per via extraperitoneale; la tecnica di dissezione dei fasci vascolo nervosi (fvn) è stata di tipo misto, iniziando con l’isolamento del fvn nel suo tratto prossimale all’apice delle vescicole seminali, poi con l’isolamento del tratto distale all’angolo prostato-uretrale ed infine con l’isolamento del tratto intermedio. Risultati: In relazione alla fattibilità della “nerve sparing” la LRP si è dimostrata superiore alla chirurgia a cielo aperto per la magnificazione delle strutture (particolarmente utile nella “nerve sparing”), per la possibilità di lavorare in stretta vicinanza dei punti di repere e in un campo operatorio più esangue. La LRP consente una riabilitazione andrologica più precoce e i primi rapporti sessuali “assistiti” sono effettuati in media 20 giorni prima rispetto ai pazienti operati mediante RRP. Conclusioni: È dimostrato che i risultati oncologici e funzionali della LRP sono analoghi a quelli della RRP, in particolare quando si pongono indicazioni corrette. Inoltre è evidente che il trend diagnostico del cap si sta modificando in quanto giungono all’osservazione pazienti in età sempre più giovanile e con neoplasie in fase sempre più precoce, di conseguenza anche le indicazioni alla salvaguardia della potenza sessuale sono in costante aumento; i risultati preliminari inducono a ritenere che la chirurgia miniinvasiva sia vantaggiosa anche sotto questo aspetto. Bibliografia: 1. Guillonneau B, Vallancien G. Laparoscopic radical prostatectomy: the Montsouris experience. J Urol 2000; 163:418 2. Gill I, Zippe C. Laparoscopic radical prostatectomies: technique. Urol Clin North Am 2001; 28:423 3. Rassweiler J, Schulze M, Teber D, Seemann O, Frede T. Laparoscopic radical prostatectomy: functional and oncological outcomes. Current Opinion in Urology 2004; 14:75 Comunicazioni n. 76 CARATTERIZZAZIONE DELLE MASSE RENALI MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA DI DIFFUSIONE Siracusano S.1, Tiberio A.1, Ciciliato S.1, Cova M.2, Squillaci E.3, Galla S.2, Belgrano M.2, Bernabei M.1, Pozzi Mucelli R.2, Belgrano E.1 1 U.C.O. di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Istituto di Radiologia Università di Trieste; 3Clinica Radiologica, Università Tor Vergata di Roma Introduzione e Obiettivi: È noto che l’imaging di diffusione mediante risonanza magnetica (RM) consente non solo di ottenere uno studio morfologico ma anche l’acquisizione di informazioni di tipo funzionale mediante la misurazione del coefficiente di diffusione apparente (CDA). Attualmente tale meto- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica dica è utilizzata in ambito neurologico e solo di recente in patologia addominale e pelvica (1,2). Scopo del presente studio è stato quello di caratterizzare le masse renali grazie alla messa a punto di una sequenza specifica. Metodi: Sono stati complessivamente analizzati 38 soggetti di cui 10 volontari sani (età compresa tra 30 e 72 anni, età media 50) quale gruppo di controllo e 28 pazienti (età compresa tra 48 e 81 anni, età media 60) con masse renali note alla TC e ripartite come segue: n 13 lesioni cistiche semplici e n 12 lesioni solide (adenocarcinoma: n 6 – carcinoma cistico multiloculare: n 2 - oncocitoma: n 1 – angiomiolipoma: n 3). Tutti i soggetti sopra considerati sono stati sottoposti a studio RM con sequenze convenzionali assiali e coronali TSE pesate in T2 usando un magnete superconduttivo a 1.5 T. I valori del CDA di un’area circolare di 1 cm, sono stati confrontati mediante il test del “t” di Student tra il gruppo dei volontari sani e quello dei patologici e nell’ambito di quest’ultimo tra ciascun istotipo. Risultati: I valori medi del CDA relativi a ciascun gruppo sono riportati nelle Tabelle 1 e 2. In particolare si apprezza che i valori medi del CDA, appartenenti al gruppo normale differiscono significativamente rispetto al gruppo patologico (p<0.001) come del resto anche i valori medi all’interno del gruppo patologico per ciascun istotipo. Conclusioni I risultati acquisiti ci consentono al momento di affermare che l’imaging di diffusione con RM applicata alle masse renali risulta riproducibile e potenzialmente affidabile. Bibliografia: 1. Chiang IC, Kuo YT, Lu CY, Yeung KW, Lin WC, Sheu FO, Liu GC. Distinction between high-grade gliomas and solitary metastases using peritumoral 3-T magnetic resonance spectroscopy, diffusion, and perfusion imagings. Neuroradiology 2004 2. Yang D, Korogi Y, Sugahara T, Kitajima M, Shigematsu Y, Liang L, Ushio Y, Takahashi M. Cerebral gliomas: prospective comparison of multivoxel 2D chemical-shift imaging proton MR spectroscopy, echoplanar perfusion and diffusion-weighted MRI. Neuroradiology 2002; 44:656 Tabella 1. Gruppo di controllo. Valore medio CDA (x10-3 mm2/s) Polo superiore 2.351±0.20 Mesorenale 2.43±0.19 Polo inferiore 2.47±0.21 Tabella 2. Gruppo patologico. Valore medio CDA (x10-3 mm2/s) Oncocitoma/ adenocarcinoma/ angiomiolipoma 1.82±0.425 Carcinoma cistico multiloculare 2.80±0.325 Cisti semplici 3.11±0.34 recidive di carcinoma superficiale (1). È Stato dimostrato in una serie comprendente tutti i tumori superficiali che con la somministrazione di 81 mg di BCG si ottiene globalmente una attività profilattica sovrapponibile a quella della dose piena (150 mg) (2). Attualmente non è definito se l’aumento del tempo di contatto tra BCG e mucosa vescicale possa incrementare l’intervallo libero da malattia tra la TUR e la comparsa della prima recidiva. Obiettivo del presente studio è quello di verificare se la somministrazione di Desmopressina (DDAVP) orale in associazione al BCG intravescicale a basso dosaggio determina un incremento del tempo di contatto del BCG e se questo sia associato ad una comparsa della tossicità locale. Metodi: Vengono arruolati 29 pazienti maschi (età media 67.4 aa. – mediana 68.5 aa.), non a rischio per patologia cardiovascolare e per l’assunzione di DDAVP, affetti da neoplasia superficiale T1G3 della vescica. I pazienti in oggetto vengono sottoposti a TUR e a successiva profilassi endovescicale con 81 mg di BCG in 50 ml di soluzione fisiologica. Il protocollo di studio ha previsto quanto segue: • 1^ e 2^ settimana di trattamento (T0) : digiuno 6 ore prima dell’instillazione, svuotamento vescicale, instillazione di BCG e minzione alla comparsa dello stimolo improcrastinabile con valutazione tempo di permanenza (Q) del BCG in vescica e del residuo post-minzionale per la stima del volume urinario complessivo (Vo) in corso di terapia (volume minzionale + eventuale residuo post-minzionale meno 50 ml di soluzione fisiologica impiegata per la somministrazione del BCG); • 3^ alla 6^ settimana di trattamento (T1) : nessuna restrizione di dieta o di liquidi. Somministrazione di 0.2 mg di DDAVP 1 h prima dell’instillazione di BCG. Valutazione dei successivi parametri come riportato nella 1^ e 2^ settimana di trattamento. L’osservazione di 8 o più episodi di cistalgia di grado uguale o superiore a 2 sec. NCI-CTC v.2.0 consentiva di considerare non tollerabile il trattamento erogato. La valutazione statistica mediante il test del t di student ed il test di Wilcoxon ha consentito di osservare eventuali differenze relativamente al Q del BCG ed al Vo in corso di terapia in T0 e T1. Risultati: La somministrazione di BCG secondo le modalità T0 e T1 non ha prodotto effetti collaterali. Si è osservata l’assenza di una differenza statisticamente significativa tra T0 e T1 in merito alla media del Vo in corso di terapia (T0 Vs T1 : 125.09 ml Vs 117.92 ml), mentre l’incremento del Q medio del BCG tra T0 e T1 è risultato statisticamente significativo (T0 Vs T1 : 108.36 min Vs 121.28 min). Conclusioni: La somministrazione di BCG secondo T0 e T1 non non è associato a tossicità locale permettendo un prolungamento del tempo di contatto fra BCG e mucosa vescicale. Bibliografia: 1 Morales A, Eidinger D, Bruce AW. Intracavitary Bacillus Calmette-Guerin in the treatment of superficial bladder tumors. 1976. Urol. 2002; 167:891 2. Pagano F, Bassi P, Piazza N, Abatangelo G, Drago Ferrante GL, Milani C. Improving the efficacy of BCG immunotherapy by dose reduction. Eur Urol 1995; 27S:19 Poster n. 77 SOMMINISTRAZIONE ENDOVESCICALE DI BCG IN ASSOCIAZIONE CON DESMOPRESSINA ORALE (DDAVP): VALUTAZIONE DELLA TOSSICITÀ Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Fandella A.2, Tiberio A.1, Ricci D.1, d’Aloia G.1, Knez R.1, Pappagallo G.3, Belgrano E.1 1 U.C.O. di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Divisione di Urologia, Ospedale di Treviso; 3Dipartimento di Oncologia, Ospedale Civile di Noale (Ve) Comunicazioni n. 79 TUMORE DEL RENE E CHIRURGIA CONSERVATIVA: FOLLOW-UP A MEDIO E LUNGO TERMINE Siracusano S.1, Giberti C.2, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Schenone M.2, Bernabei M.1, Belgrano E.1 1 UCO di Clinica Urologica, Università di Trieste; 2Divisione di Urologia, Ospedale San Paolo di Savona Introduzione ed obiettivi: È noto che il BCG somministrato per via intravescicale esplica un azione favorevole riducendo le Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma renale tende a svilupparsi simultaneamente in entrambi i reni in circa 1.8 – 3% dei casi (1, Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 29 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 2). La frequenza del carcinoma renale in rene unico invece non è ben conosciuta specialmente nei casi in cui il rene controlaterale sia stato precedentemente rimosso per cause neoplastiche. Tuttavia da dati necroscopici sembrerebbe che il carcinoma renale metastatizzi nel rene controlaterale in circa il 27% dei casi (3). Attualmente i tumori ≤ 4 cm rappresentano il cut-off dimensionale ottimale per l’effettuazione di una chirurgia renale conservativa di elezione. L’identificazione di questo limite dimensionale deriva essenzialmente dall’esperienza clinica della chirurgia renale conservativa di necessità in tumori > 4 cm. Lo scopo di questo studio è quello di verificare la sopravvivenza libera da malattia in un gruppo di pazienti sottoposto a chirurgia renale conservativa di elezione per tumori ≤ 4 cm. Metodi: Dal 1990 al 2003 sono stati eseguiti 78 interventi di chirurgia renale conservativa per tumore renale in pazienti di età compresa tra 39 e 87 anni (età media 61.7 - mediana 64). In 70 di essi (89.7%) è stata eseguita l’enucleoresezione mentre nei restanti 8 casi veniva effettuata la nefrectomia parziale (10.3%). L’intervento di elezione era effettuato complessivamente in 63/78 (80.8%) casi di cui 56/71 (78.9%) per adenocarcinoma renale ≤ 4 cm. Tutti i pazienti sono stati quindi sottoposti ad un follow-up a medio e a lungo termine. Il test di Kaplan-Meier ha consentito la stima della sopravvivenza libera da malattia. Risultati: Il follow-up riguardante il campione complessivo dei pazienti in rapporto alle dimensioni della neoplasia è riportato in Tabella 1. In particolare nel gruppo di pazienti con lesione ≤ 4 cm la comparsa di recidive è stata osservata, omolateralmente al rene operato, in 3/56 (5.4%) di cui in 2 casi entro i primi 5 anni ed 1 caso dopo i 5 anni. Complessivamente nei 78 casi sottoposti a follow-up la sopravvivenza libera da malattia a 5 e 10 anni è stata del 94% e del 93.6% rispettivamente. Conclusioni: Il cut-off dimensionale ≤ 4 cm costituisce un valido parametro di riferimento per l’effettuazione di una chirurgia “oncologica di sicurezza” anche se la multicentricità della malattia stessa rende talvolta inaspettata la comparsa di una recidiva nel follow-up a breve e medio termine. plasia renale con coinvolgimento esteso dei linfonodi retroperitoneali loco e iuxtaregionali ma senza malattia metastatica a distanza non esiste uno standard terapeutico univoco anche se diversi autori ritengono giustificato un approccio chirurgico aggressivo anche a causa della scarsa efficacia dei trattamenti alternativi proposti. In questo video presentiamo un caso di chirurgia estesa del retroperitoneo con intento locale terapeutico. Caso Clinico: Maschio di 43 anni giunto alla nostra osservazione nel febbraio 2004. Nel settembre 2003 il paziente era stato sottoposto, altrove, a nefrectomia radicale destra con linfoadenectomia esclusivamente ilare per carcinoma a cellule chiare pT3N3M0G3, e quindi trattato con interleukina ed interferone per la malattia linfonodale estesa gia presente al momento della diagnosi. Alla TAC del febbraio 2004 era evidente una colata neoplastica retroperitoneale estesa dalle renali fino alla biforcazione iliaca e quindi all’iliaca esterna destra con convoluto di 4 cm in sede para-retrocavale, di 3 cm in sede paraaortica a livello dell’ilo renale di sinistra e di 4 cm a livello dell’iliaca esterna di destra. Il paziente è stato sottoposto in data 10.03.2004 a reintervento per l’exeresi linfonodale. Dopo la lisi di numerose aderenze epatiche e coliche, esito del precedente intervento, previa legatura dell’arteria mesenterica inferiore si è proceduto ad esposizione ampia del retr! operitoneo. L’exeresi linfonodale è stata effettuata partendo dalla vena renale sinistra e procedendo caudalmente. La dissezione si è dimostrata particolarmente indaginosa e nelle manovre di exeresi si è verificata una lesione incidentale dell’aorta che ha richiesto per la sua riparazione il clampaggio a monte e a livello iliaco del vaso. Un’altra lesione si è verificata a livello cavale mentre a livello iliaco, a causa dell’infiltrazione della parete si è proceduto ad una resezione a piattello della vena iliaca esterna di destra. Risultati: Il paziente ha lamentato nel postoperatorio una disestesia superficiale all’arto inferiore dx. E’ attualmente in trattamento con interferone e vinblastina e libero da malattia Discussione: Nel carcinoma renale infiltrante in mancanza di trattamenti alternativi e complementari, riteniamo, in accordo con altri autori, che in casi selezionati un trattamento chirurgico aggressivo sia l’unica opzione terapeutica proponibile al paziente. Bibliografia: 1. Abeshouses BS,Weinberg T. Malignant renal neoplasms. A clinical and pathological study. Arch Surg 1945; 50:46 2. Moertel CG, Dockerty MB, Baggenstos AH. Multiple primary malignant neoplasm. Cancer 1961; 14:238 3. Bennington JL,Beckwith JB. Tumors of the kidney, renal pelvin and ureter. In: Firminger, Atlas of Tumor Pathology, 2th series, fascicle 12, Armed Forces Institute of Pathology Washington, 1975 Video n. 81 CHIRURGIA RETROPERITONEALE ESTESA DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO: POSSIBILITA’ E RISCHI Tombolini P., Ruoppolo M., Malagola G, Rovera F. Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera Ospedale San Carlo Borromeo, Milano Introduzione: La nefrectomia radicale rappresenta l’intervento d’elezione nel trattamento del carcinoma renale. In presenza di neo- Poster n. 82 PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY Molinaro M.A., Pingitore D., Molè R., Scalfari E. U.O Radioterapia Catanzaro, Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy Introduction: Conformal radiotherapy is becoming the preferred modality of irradiation for localized prostate cancer, because of the increased sparing of rectum and bladder together with the increase of the prescribed dose to the prostate. Purpose: To show the experience so far gained in the treatment of prostate cancer after the implementation of conformal radiotherapy in our institution, fully exploiting the advantages offered by three-dimensional contouring of target volumes and critical organs, use of MLC and comparison of rival plans with DVH evaluation. Tabella 1. N°.Paz. (%) < 3 aa (%) 3 aa.(%) 5 aa. (%) >5 aa. (%) 10 aa. (%) >10 aa. (%) 71 (91) 30 (93.8) 16 (94.1) 7 (100) 11 (78.6) 2 (66.7) 5 (100) 4 – 7 cm 6 (8) 2 (6.2) 1 (5.9) 0 (0) 2 (14.3) 1 (33.3) 0 (0) > 7 cm 1 (1) 0 (0) 0 (0) 0 (0) 1 (7.1) 0 (0) 0 (0) Totale 78 32 17 7 14 3 5 <4 cm 30 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materials and Methods: The following analysis refers to the activity carried out from December 1999 to June 2003. We have treat 252 pts with prostatic cancer , 72 years mean and median age (range, 57-88), 20 patients with T1, 101 patients with T2 and 131 patients with T3, Gleason score 6 mean and 7 median. Distribution according to CTV initial volume was: 15 pts prostate only (P), 47 pts prostate + seminal vesicles (PV), 78 pts prostate + s.v. + periprostatic tissue (L), 112 pts prostate + s.v. + periprostatic t. + internal iliac nodes (PP). Small boost CTV were distributed as follow: 62 pts P, 63 pts PV, 4 pts L. Total prescribed dose according to ICRU was 7000 cGy median (range 66007400). The prescribed dose to large volume before boost was 5000 cGy median (range, 4600-5000). Treatment toxicity has been evaluated according to RTOG/EORTC. Results: Rectum and bladder dose-volume correlation expressed as maximum, mean and minimum dose in each patient has been evaluated. Follow-up duration is 18 months mean, 15 months median. Overall survival so far obtained is 209 out of 230 valuable patients. We have found the following acute toxicity: G.U.-G0 8%, G1 44%, G2 8%, G3 15%; G.I. – G0 2%, Gl 41%, G2 57%. For late toxicity (more than 4 months f.u.) we have find G.U. – G0 65%, G1 21%, G2 14%; G.I. – G0 48%, G1 41%, G2 9%, G3 0%, G4 0%. Higher incidence of late rectal toxicity has been observed in patients who received a mean rectal dose superior to the overall patient population calculated mean value (ie >4800 cGy). Conclusions: In our experience conformal radiotherapy of prostate cancer with three-dimensional reconstruction of target volumes and virtual simulation and 3D dose calculations is an efficacy treatment and reduced acute and late toxicity. Late toxicity observed during this short follow-up period are however within the expected occurrence rate from the literature. A longer followup period is necessary for more solid results evaluation. Comunicazioni n. 83 NEOPLASIA PROSTATICA INTRAEPITELIALE AD ALTO GRADO (HGPIN), PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA (ASAP) E HGPIN & ASAP ALLA PRIMA BIOPSIA PROSTATICA: QUALE LESIONE È PIÙ A RISCHIO PER RE-BIOPSIA POSITIVA PER ADENOCARCINOMA? Scattoni V.1, Rossigno M.1, Freschi M.2, Fabbri F.1, Gallina A.1, Fantini G.1, Saccà A.1, Pasta A.1, Bestini R.1, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 Clinica Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica, Università “Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano Introduzione: Obiettivo dello studio è valutare quanti pazienti presentano una seconda e terza biopsia estesa (12 prelievi) positiva dopo una iniziale biopsia estesa positiva per HGPIN, ASAP e HGPIN associato ad ASAP. Metodi: Da gennaio 95 a marzo 2003, 79 pz con diagnosi iniziale di HGPIN isolata mono/plurifocale, 87 pazienti con ASAP isoltato e 18 pazienti con ASAP associato a HGPIN, dopo una serie di 10-12 biopsie random, sono stati sottoposti a ribiopsia utilizzando lo stesso schema bioptico, in un intervallo di tempo medio di 8,7 mesi per i HGPIN, 7,3 mesi per gli ASAP e 5,5 mesi per gli ASAP + HGPIN (p>0.05). Sono state eseguite almeno 5 biopsie in ciascun lobo prostatico. Oltre alle biopsie a sestanti, sono stati eseguiti prelievi in corrispondenza della porzione più laterale della ghiandola e della zona di transizione, in accordo con il volume prostatico (10 prelievi per prostate <50 mL; 12 per prostate 50 mL). Sono state eseguite biopsie mirate sulle zone positive per HGPIN o ASAP per un numero medio di prelievi di 12.6 alla seconda biopsia. Risultati: Il PSA medio (±SD) è risultato di 7,6±4,2, 8,2±5,6, 5,9±3,5 ng/ml rispettivamente nei pazienti con HGPIN, ASAP e ASAP & HGPIN (p>0.05). La seconda biopsia è risultata positi- va nel 40% con diagnosi di HGPIN, 33% dei pazienti con diagnosi di ASAP e 44% nei pazienti con diagnosi di ASAP & HGPIN (p>0.05). La terza biopsia è risultata positiva nel 38% con diagnosi di HGPIN, 18% dei pazienti con diagnosi di ASAP e 33% nei pazienti con diagnosi di ASAP & HGPIN (p>0.05). Complessivamente i pazienti con diagnosi di HGPIN, ASAP e ASAP & HGPIN hanno una probabilità di avere un tumore dopo due biopsie prostatiche estese rispettivamente del 44%, 37% e 50%. Alla analisi statistica la multifocalità del HGPIN (1 vs 2 o più frustoli positivi) e il volume prostatico (< vs > 60 cc) sono risultati i due fattori predittivi più importanti rispettivamente per i pazienti con HGPIN isolato e ASAP isolato (OR=4,65, p=0.001; OR:0,9, p=0.001). Conclusioni: I pz con diagnosi iniziale di HGPIN & ASAP hanno un rischio più elevato di avere un tumore prostatico rispetto ai pazienti con HGPIN isolato che, a loro volta, hanno un rischio superiore ai pazienti con ASAP isolato. Comunicazioni n. 84 UTILITÀ DELLA CINETICA DEL PSA DOPO LA PROSTATECTOMIA RADICALE Benecchi L.1, Cantoni F1., Prati A.1, Arnaudi R.1, Pastizzaro D.C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1, Passalacqua R.2 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona Introduzione e Obiettivi: Nel 1988 Oesterling ha descritto la determinazione del tempo di dimezzamento del PSA sierico dopo prostatectomia radicale. In letteratura non vi sono indicazioni se un dosaggio precoce del PSA possa suggerire la presenza di tumore residuo. Lo scopo del nostro studio è di valutare se ci sono correlazioni tra la cinetica del PSA dopo prostatectomia radicale rispetto a fattori prognostici come lo stadio clinico, il grado del tumore, la presenza o meno di margini positivi. Materiali e Metodi: Dal maggio 92 al dicembre 03, presso il nostro reparto, sono stati effettuati 339 interventi di prostatectomia radicale per tumore prostatico localizzato. Solo pazienti nei quali era disponibile un risultato di PSA dosabile (effettuato dalla 2 alla 10 giornata postoperatoria) sono stati inseriti nello studio. Abbiamo escluso i pazienti che hanno ricevuto trasfusioni di sangue o albumina durante o dopo l’intervento. Considerando che il decadimento del PSA durante la beta fase è una funzione del tempo (t), l’emivita del PSA può essere calcolato in ogni paziente secondo la seguente formula: emivitaPSA = ln2 * t/[ln(PSA preoperatorio)ln(PSA postoperatorio)]. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi a seconda della presenza oppure assenza di margini chirurgici positivi. Abbiamo utilizzato test non parametrico (Mann-Whitney-U) per valutare la differenza dell’emivita del PSA. La differenza statistica è stata considerata presente per un p minore di 0,05. La sensibilità e la specificità sono state rappresentate in una curva ROC (GraphROC versione 2). Risultati: 116 pazienti sono risultati eleggibili per l’analisi, l’età mediana è risultata di 66.1 (range da 52 a 77 anni). La mediana del PSA totale preoperatorio era di 7.42 ng/ml (range 0.2546.6). Lo stadio patologico era pT0 in 1 paziente, pT2 in 69 pazienti e pT3 in 46 pazienti. Trentanove (33%) pazienti mostravano margini chirurgici positivi. Nel gruppo di pazienti con margini positivi il tempo di dimezzamento del PSA è risultato più elevato rispetto a quello del gruppo dei pazienti con margini chirurgici negativi (p = 0.046). Conclusioni: Abbiamo riscontrato una significativa differenza dell’emivita del PSA durante la beta fase, essa è più lunga nei pazienti con riscontro di margini chirurgici negativi rispetto a quelli con margini chirurgici positivi. Per un utilizzo pratico consigliamo di dosare il PSA in 2 e 3 giornata dopo prostatectomia radicale: se il PSA in 2 giornata è meno della metà di quello preoperatorio allora la proArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 31 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica babilità di margini chirurgici positivi è 1.57 volte minore; se il PSA in 3 giornata è più della metà del PSA preoperatorio allora la probabilità di margini chirurgici positivi è 3.69 volte maggiore. Poster n. 85 COME INTERPRETARE AL MEGLIO LA VARIAZIONE DEL PSA NEL TEMPO Benecchi L.1, Cantoni F1., Prati A.1, Arnaudi R.1, Pastizzaro D.C.1, Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1, Passalacqua R.2 1 Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma; 2Divisione Oncologia, Ospedale di Cremona Introduzione: Il concetto di PSA velocity è stato ripetutamente descritto e codificato da Carter: almeno 3 misurazioni del PSA effettuate nell’arco di almeno un anno. Scopo del nostro studio è quello di confrontare il PSA velocity con l’incremento del PSA nel tempo (dato più semplicemente calcolabile come incremento per anno del PSA tra 2 misurazioni). Materiali e Metodi: Dal database dei pazienti seguiti ambulatorialmente abbiamo selezionati i pazienti sottoposti ad almeno 3 misurazioni di PSA distanziate almeno 6 mesi una dall’altra, i dosaggi sono stati eseguiti presso il nostro laboratorio centralizzato (metodo chemioluminescenza). Criteri di inclusione: età maggiore di 45 anni, sesso maschile. Abbiamo escluso i pazienti sottoposti a terapia con finasteride, i pazienti che non abbiano completato le indagini di 2 livello se proposte, i pazienti con già una diagnosi di ca prostatico. Il PSA velocity è stato calcolato seguendo le indicazioni di Carter ad esempio nel caso di 3 misurazioni di PSA (PSA1, PSA 2, PSA3) è stata applicata la seguente formula: PSA velocity = 0,5 (((PSA2-PSA1)/(tempo in anni)) + ((PSA 3-PSA2)/(tempo in anni))) L’incremento di PSA nel tempo è stato calcolato semplicemente come l’incremento di PSA tra la prima e l’ultima misurazione, applicando all’esempio precedente la seguente formula: Incremento del PSA nel tempo = (PSA3PSA1)/(tempo in anni). I pazienti sono stati suddivisi in 2 gruppi: ca prostata e controlli. Per l’analisi statistica sono stati utilizzati test non paramentrici (Mann Witney U) Risultati: Applicando i criteri di inclusione ed esclusione abbiamo sezionato 236 pazienti. L’età mediana è risultata di 69,55 anni (range 48-88), il PSA mediano di 6,25 ng/ml (range 0,4-47,2), il PSA velocity mediano di 0,03 ng/ml/year (range -89-57,6), l’incremento del PSA nel tempo mediano 0,11 ng/ml/year (range 12-19,2). 34 pazienti sono risultati affetti da ca prostatico. Tra i due gruppi abbiamo riscontrato una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda il dato del PSA, della percentuale di PSA libero, dell’incremento di PSA nel tempo, mentre non abbiamo riscontrato nessuna differenza per quanto riguarda il PSA velocity. L’interpretazione di tale risultato è che il PSA velocity così come proposto da Carter è in realtà il calcolo di una media di una velocità (concetto matematicamente non corretto!). Conclusioni: Dai nostri risultati il PSA velocity così come proposto da Carter oltre ad essere concettualmente non corretto, non ha dimostrato nessuna utilità diagnostica. A differenza il semplice calcolo dell’incremento del PSA per anno calcolato tra il primo e l’ultimo PSA è risultato discriminate tra gruppo controlli e gruppo ca prostata. Poster n. 86 HISTOCULTURE DRUG RESPONSE ASSAY (HDRA) NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA Salvestrini F., Coco A., Savino M., Trovarelli S., Tallis V., Curcio C., Leone M., Carlucci M., Ponchietti R. Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica, Sezione di Urologia, Università di Siena 32 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la possibilità di utilizzare il tesssuto neoplastico raccolto durante la resezione transuretrale di vescica per testare l’efficacia di differenti farmaci antineoplastici ed ottenere un test di chemiosensibilità per ciascun paziente. Materiali e Metodi: Histoculture Drug Desponse Assay (HDRA), come descritto da Hoffman e modificato nel nostro laboratorio, è stato usato per testare la risposta delle cellule di carcinoma uroteliale nei confronti della terapia intravescicale con epirubicina, mitomicina C e gemcitabina alle concentrazioni usualmente impiegate nella terapia endocavitaria. I frammenti di tessuto neoplastico sono posti in provette da 2 ml contenenti 500 microl di soluzione salina HBSS, vengono aggiunti i farmaci antiblastici o soluzione salina (controllo), e poste in un’ incubatrice umidificata CO2. Dopo centrifugazione a 200 X per 5 min, viene aspirato il supernatante, viene lavato il tessuto con 15 ml di HBSS e di nuovo centrifugato. Viene rimosso il supernatante e i frammenti di tessuto sono posti in 12 celle di coltura (transwell) ricoperte con collagene in mezzo RPMI con 20% di siero bovino fetale inattivato al calore. Dopo un’incubazione delle celle a 37 con 5% atm CO2 per sei giorni, 200 microl di una soluzione allo 0.06% di collagenasi tipo I , e 200 microl di MTT in HBSS sono aggiunti a ciascun campione e al controllo e l’incubazione è prolungata per ulteriori 16 ore. L’assorbanza della soluzione risultante è misurata con uno spettrofotometro standard alla lunghezza d’onda di 540 nm. Il tasso di inibizione è calcolato come segue: percentuale di inibizione = (1 – A/B) x 100 dove A e B sono l’assorbanze normalizzate a 1 milligrammo di tessuto trattato e di controllo rispettivamente. Risultati: Il test HDRA per i tumori superficiali della vescica è stato eseguito su 21 pazienti (7 donne e 14 uomini) di prima osservazione. L’età media era 66.8 anni (49-84 anni). Quindici casi erano G1-G2 Ta e sei G2-G3 T1. Le percentuali di vitalità cellulare dopo sei giorni di incubazione sono state: epirubicina 44.48% DS= 19.57 (da 74.7% a 17%) ; mitomicina 22.55% DS= 13.68 (da 56% a 6.7%); gemcitabina 15.66% DS= 6.52 (da 29.7% a 8%). Dai nostri risultati può essere ipotizzato che, in accordo con i differenti comportamenti biologici dei singoli tumori, esiste una sensibilità individuale nei confronti di differenti farmaci antiblastici. Il test HDRA può essere considerato un utile strumento per un migliore approccio terapeutico. Comunicazioni n. 88 CROMOGRANINA A SIERICA PREOPERATORIA NEL PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: QUALE VALORE PREDITTIVO? Masieri L.1, Serni S.1, Lapini A.1, Nesi G.2, Carloni M.1, Corvino C.1, Meliani E.1, Carini M.1 1 Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M. Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica Università degli studi di Firenze Introduzione: La differenziazione neuroendocrina nell’adenocarcinoma prostatico è attualmente oggetto di particolare attenzione per le sue possibili implicazioni prognostiche e terapeutiche. La cromogranina A, una proteina comunemente espressa dalle cellule neuroendocrine, rappresenta il più affidabile marcatore per le neoplasie di tale linea cellulare. Controverso rimane il suo significato prognostico nell’adenocarcinoma prostatico. Scopo del presente studio è stato quello di valutare la correlazione della cromogranina A sierica preoperatoria con lo stadio, il grado, il PSA preoperatorio e la sopravvivenza libera da ripresa biochimica in pazienti con adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato, sottoposti a prostatectomia radicale. Materiali e Metodi: Sono stati inclusi nello studio 100 pazienti di età media 64.3 anni (range 49-75) trattati con prostatectomia radicale e linfectomia pelvica tra maggio 2002 e novembre 2003 per adenocarcinoma prostatico clinicamente localizzato, sottopo- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica sti a prelievo di cromogranina A sierica in sede di preospedalizzazione (mediamente 20 gg prima dell’intervento chirurgico). Criterio assoluto di esclusione è stato la contemporanea presenza di patologie che possono da sole alterare i marcatori neuroendocrini ematici (Ipertensione, S. di Alzheimer, M. di Parkinson, Insufficienza renale, Insufficienza epatica). I pazienti che all’esame anatomopatologico definitivo avevano una infiltrazione neoplastica dei linfonodi sono stai trattati con ormonoterapia adiuvante precoce, tutti gli altri sono stati seguiti con dosaggi trimestrali del PSA. I livelli sierici di cromogranina A preoperatoria sono stati correlati statisticamente (correlazione non parametrica di Spearman) con il PSA preoperatorio, con lo stadio anatomopatologico, con il Gleason score, e con l’incidenza di ripresa biochimica di malattia, considerando quest’ultimo evento come il riscontro di PSA > 0.2 ng/ml in due determianzioni consecutive. Risultati: Il follow-up medio è stato 14.01 mesi (range 6-24, mediana 14). Il PSA preoperatorio medio era 11.9 ng/ml (range 3.25-33.5). L’esame anatomopatologico ha rilevato in 46 pazienti una neoplasia organoconfinata (pT2), in 35 una neoplasia con sola estensione extracapsulare (pT3a), in 11 l’interessamento delle vescicole seminali (pT3b) ed in 8 dei linfonodi (N+). Il Gleason score era 4-6 in 43 pazienti, 7 in 42, 8-10 in 15. In 10/92 pazienti (10.9%) senza metastasi linfonodali, si è avuta ripresa biochimica di malattia. Il valore medio di cromogranina A sierica preoperatoria è risultata 85.7 ng/ml (range 27.7-461.4). In 12 pazienti si sono rilevati valori superiori a 123 ng/ml, limite di normalità dato dal nostro laboratorio (95 percentile). L’analisi statistica di correlazione tra il valore di cromogranina A e rispettivamente il valore di PSA preoperatorio, lo stadio anatomopatologico (pT2, pT3a, pT3b, N+), il Gleason score (4-6, 7, 8-10) e la sopravvivenza libera da progressione (liberi da ripresa biochimica/in progressione biochimica) non ha dato per nessuno dei parametri studiati risultati statisticamente significativi. Conclusioni: Nonostante che la relativa brevità del follow-up imponga cautela nel trarre conclusioni sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica, la mancanza di correlazione con documentati fattori prognostici preoperatori (PSA) e anatomopatologici (Stadio, Grado), su una delle casistiche più cospicue di quelle sino ad oggi pubblicate sull’argomento, fa emergere perplessità sul possibile ruolo prognostico della Cromogranina A sierica nell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato. Poster n. 89 PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING: RISULTATI ONCOLOGICI E FUNZIONALI Serni S.1, Masieri L.1, Locunto U.1, Lapini A.1, Nesi G.2, Carloni M.1, Corvino C.1, Baldazzi V.1, Carini M.1 1 Università degli Studi di Firenze, U.O Urologia Ospedale S.M. Annunziata, Firenze; 2Anatomia Patologica, Università degli studi di Firenze Introduzione: La radicalità oncologica costituisce il fine principale della prostatectomia radicale nel trattamento del carcinoma prostatico clinicamente localizzato. La sfida per l’urologo è rappresentata dalla possibilità di perseguire tale finalità conservando l’integrità delle strutture anatomiche deputate alla preservazione della continenza urinaria e della potenza sessuale. Tra i fattori responsabili dell’insorgenza della disfunzione urinaria ed erettile vi è la tecnica chirurgica. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare i risultati funzionali ed oncologici (margini chirurgici positivi e ripresa biochimica) della prostatectomia radicale retropubica anterograda “nerve sparing” (dissezione dei bundles neurovascoolari dalla base verso l’apice prostatico). Materiali e Metodi: Sono stati valutati retrospettivamente i dati relativi a 114 pazienti (età media 62.9 anni, range 48-72, PSA preoperatorio medio 8.12 ng/ml (range 1.6-13), Gleason score bioptico medio 5.58 (4-7) sottoposti a prostatectomia radicale anterograda “nerve sparing”, per adenocarcinoma prostatico stadio clinico T1-T2, fra gennaio 2001 e giugno 2003. In 98 (85.9%) casi la preservazione dei bundles era stata eseguita bilateralmente, in 16 (14.1%) monolateralmente. La funzione erettile preesistente è stata indagata somministrando ai pazienti il questionario IIEF5. La ripresa biochimica è stata definita come il rilievo di PSA > 0.2 ng/ml in due determinazioni consecutive. Sono stati considerati continenti i pazienti che non necessitavano di alcun presidio sanitario (assorbenti) per svolgere le attività quotidiane. Entro 3 mesi dalla prostatectomia radicale è stata intrapresa una terapia riabilitativa per la ripresa dell’attività erettile mediante iniezione intracavernosa di prostaglandine due volte a settimana. Nei pazienti che successivamente hanno manifestato una ripresa parziale dell’attività erettile spontanea o in caso di intolleranza all’iniezione intracavernosa di alprostadil la riabilitazione è proseguita mediante somministrazione di inibitori della fosfodiesterasi tipo 5 due volte a settimana. La potenza sessuale dopo l’intervento chirurgico è stata indagata tramite colloquio in corso di vista ambulatoriale, somministrando nuovamente il questionario IIEF-5. Risultati: In 7/114 pazienti (6.1%) erano presenti margini chirurgici positivi, 2 in stadio pT2, 4 in stadio pT3a, 1 in stadio pT3b. 9/114 pazienti (7.9%) sono stati sottoposti a terapia adiuvante (TAD). Ad un follow-up medio di 15.37 mesi (mediana 13, range 6-33) tutti i pazienti sono liberi da ripresa biochimica. In tutti i pazienti già a 3 mesi dall’intervento si è riscontrato il completo recupero della continenza. In 35/90 (38.8%) pazienti, sottoposti a prostatectomia NS bilaterale senza TAD, si è ottenuto un recupero completo della funzione erettile tale da permettere soddisfacenti rapporti sessuali, in 11 (12.2%) parziale con necessità di ricorrere alla terapia con inibitori della PDE-5. Tutti avevano un IIEF5 preoperatorio >20 (media 22.1, range 20-25). Dei 15/16 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale NS monolaterale senza TAD si è avuto un recupero della funzione erettile in 5 (33.3%), in 2/15 (13.3%) completa, in 3/15 (2,2%) parziale. L’IIEF5 medio per i 37 pazienti con ripristino completo della funzionalità erettile è risultato di 21.7 (range 17-25) Dei 69 pazienti di età £ 65 anni 41 (59.4%) hanno recuperato completamente o parzialmente la funzione erettile (5 “nerve sparing” monolaterale) rispetto a 10 dei 36 pazienti (27.8%) con età > 65. Conclusioni: Da questo studio si rileva come la prostatectomia radicale retropubica anterograda nerve sparing, consenta un buon recupero della potenza sessuale, già ad un follow-up medio di circa 12 mesi, coadiuvata da terapia riabilitativa specifica, ed il completo e precoce ripristino della continenza urinaria. Tale intervento, che prevede la dissezione dei fasci vascolo-nervosi iniziando dalla base prostatica dove sono maggiormente rappresentati e distanti dalla ghiandola, permette, in pazienti selezionati, di conservare i nervi cavernosi senza compromettere la radicalità oncologica, come dimostrato dalla bassa incidenza di margini chirurgici positivi. Video N. 90 TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA: TECNICHE DI EMOSTASI Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A. U.O. Urologia, Ospedale Luigi Sacco, Milano Introduzione ed Obiettivi: Risolti i problemi oncologici, il punto più critico della chirurgia conservativa dei tumori renali è rappresentato dalla difficoltà di ottenere un’emostasi sicura. Questo problema si ripropone ancora di più nell’approccio laparoscopico. In questo video proponiamo alcune possibili soluzioni per ottenere una buona emostasi. A seconda della profondità, dell’estensione del letto di resezione e della sede della neoplasia possono essere adottate differenti soluzioni che vengono illustrate nel video. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 33 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materiali e Metodi: Viene utilizzato l’accesso transperitoneale per le neoplasie anteriori o antero-laterali di dimensioni inferiori a 4 cm. Viene utilizzato un accesso extraperitoneale per le lesioni esofitiche postero-laterali e polari inferiori di dimensioni inferiori a 3 cm. Per le lesioni parzialmente esofitiche di dimensioni superiori a 2 cm è stato isolato il peduncolo renale ed in alcuni casi provocata una ischemia calda. L’emostasi è stata assicurata mediante punti di sutura, bisturi elettrico bipolare, bisturi ad ultrasuoni, tamponamento mediante tessuto adiposo o Surgicel. Risultati: Nessun intervento è stato convertito. Le perdite ematiche non hanno superato i 500 ml ed i pazienti non sono stati trasfusi. Per le neoplasie prevalentemente esofitiche l’emostasi è stata ottenuta solo con l’elettrocoagulazione bipolare e con punti di sutura. Nelle lesioni con importante componente intraparenchimale che hanno richiesto il clampaggio dell’arteria renale è stato utilizzato tessuto adiposo o Surgicel per rendere più sicura l’emostasi. Il bisturi ad ultrasuoni da solo non si è mai dimostrato sufficiente a controllare l’emostasi. Conclusioni: L’emostasi nella chirurgia conservativa delle neoplasie renali può essere riprodotta con sicurezza anche con la tecnica laparoscopica. L’isolamento del peduncolo renale, l’accurata selezione dei pazienti, la scelta della via d’accesso e la padronanza delle tecniche di sutura fanno sì che la metodica laparoscopica possa essere paragonata alla tecnica a cielo aperto. Video n. 92 NEFROCAPSULECTOMIA RADICALE E TROMBECTOMIA CAVALE CON C.E.C, IPOTERMIA PROFONDA ED ARRESTO DI CIRCOLO IN MINITORACOTOMIA ANTERIORE DESTRA. Bertini R.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2, Rigatti P.1 1 U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H. San Raffaele, Milano Introduzione: Negli ultimi anni la tecnica chirurgica del carcinoma renale (RCC) con trombosi neoplastica della vena cava inferiore (VCI) sovraepatica (SE) e/o dell’atrio dx, grazie all’innovazione tecnologica in ambito anestesiologico e cardiochirurgico (1), è diventata una terapia chirurgica tecnicamente possibile e con una radicalità oncologica quasi sempre perseguibile. Infatti la prognosi di questi pazienti è discretamente migliorata raggiungendo, negli ultimi anni, una sopravvivenza di circa 68% a cinque anni (2). La sternotomia mediana con accesso addominale in CEC, ipotermia profonda (IP) ed arresto di circolo (AC), rappresenta il gold standard nella terapia del RCC con trombosi neoplastica della VCI-SE e dell’atrio dx. Ogni variazione della tecnica chirurgica deve confrontarsi con tale strategia terapeutica. Tecnica Chirurgica: Uomo di 39 aa con RCC dx e trombosi della VCI-SE. Embolizzazione dell’aa. renale dx 24h prima dell’intervento. Indotta l’anestesia, l’ecocardiogramma transesofageo (ECOTEE) conferma la presenza della trombosi neoplastica nella VCI. Tempi chirurgici: 1. Incisione mediana xifo-sottombelicale. 2. Linfoadenectomia interaortocavale. 3. Legatura e sezione dell’aa. renale dx nello spazio interaortocavale. 4. Isolamento del rene che rimane esclusivamente connesso alla VCI attraverso la v. renale dx. 5. Incisione inguinale sx ed esposizione dell’aa femorale sx. 6. Minitoracotomia anteriore dx nel 4 spazio intercostale previa incisione cutanea di circa 7 cm nel solco inframammario. 7. Avvio della CEC, IP ed AC con clampaggio della VCI intrapericardica. 34 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 8. Incisione a “J” della VCI con estremo distale sullo sbocco della v. renale dx dove viene proseguita in modo circonferenziale. 9. Nefrocapsulectomia radicale. 10. Resezione parziale della parete della VCI in corrispondenza dell’ infiltrazione del trombo neoplastico. 11. Doppia sutura (trasversale e longitudinale) della VCI per ottenere un lume cavale più omogeneo e regolare possibile. 12. Ripresa della CEC. 13. ECO-TEE di controllo. Risultati: Tempo operatorio: 510 min. Ipotermia profonda: 18 C Arresto di circolo: 25 min. Perdite ematiche: 1700 cc Esame istologico: RCC pT3b, G2, pN0 Degenza postoperatoria: 9 gg Conclusioni: L’embolizzazione dell’aa renale preop. riduce il sanguinamento intraop. Il clampaggio della VCI intrapericardica aumenta la radicalità oncologica ed evita un’eventuale atriotomia dx di controllo. L’ECO-TEE conferma la pervietà della VCI e dell’ atrio dx. La Minitoracotomia anteriore dx consente un ottimo accesso mininvasivo alla cavità cardiaca. Un campo operatorio esangue risulta essenziale per valutare la presenza di un’eventuale infiltrazione (focale, parziale o massiva) della parete venosa della VCI e per effettuare una toilette chirurgica completa. La nefrocapsulectomia radicale e trombectomia della VCI-SE con CEC, IP ed AC in Minitoracotomia anteriore dx per RCC rappresenta, a nostro giudizio, una valida alternativa alla tecnica chirurgica standard. Bibliografia 1. Vaidya A, Ciancio G, Soloway M. Surgical techniques for treating a renal neoplasm invading the inferior vena cava. J Urol 2003; 169:435 2. Hatcher, P.A., Anderson, E.E., Paulson, D.F., Carson, C.C. and Robertson, J.E.: Surgical management and prognosis of renal cell carcinoma invading the vena cava. J Urol 1999; 145:20 Comunicazioni n. 93 CARCINOMA RENALE A CELLULE CROMOFOBE: ANALISI DI 104 CASI DA UN DATABASE MULTICENTRICO EUROPEO Cindolo L.1, de La Taille A.2, Romis L.3, Schips L.4, Zigeuner R.E.4, Ficarra V.5, Tostain J.6, Artibani W.5, Abbou C.C.2, Lobel B.7, Salzano L.1, Gallo A.8, Patard J.J.7 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 3Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University Graz, Austria; 5Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 6Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 7Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 8Dipartimento Urologia, Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale”, Napoli, Italia Obiettivi: Nel 1985, il carcinoma renale a cellule cromofobe è stato descritto come sottotipo istologico a se stante. A causa della sua rarità non sono disponibili larghe serie chirurgiche. Per apprezzarne l’andamento clinico abbiamo analizzato retrospettivamente i dati di un database europeo di nefrectomie. Metodi: Abbiamo realizzato un database di pazienti nefrectomizzati raccogliendo informazioni circa 3228 soggetti operati tra il 1986 e il 2002 in sei centri europei. I dati clinici e patologici salienti sono stati estratti dai dossier di ogni paziente e sono stati raccolti centralmente. Risultati: 104 casi sono stati identificati (incidenza: 3.2%). Età media alla diagnosi: 57.6 anni (range: 22-83 anni). 51 pazienti (49%) erano maschi e 53 femmine (51%). Il diametro medio era 6.4±3.6 cm. Nel 61.5% dei casi la diagnosi è stata fatta inciden- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica talmente. La nefrectomia radicale è stata realizzata in 88 pazienti (85%). Con un follow-up mediano di 38 mesi (range 1-153) non sono state osservate recidive locali, 5 (4.8%) pazienti sono deceduti per cause non collegate al tumore e 9 (8.6%) per progressione di malattia. Conclusioni: Questo studio conferma il favorevole decorso di tale forma neoplastica, con una scarsa propensione alla recidività e alla progressione. Comunicazioni n. 94 ESPRESSIONE DEL CIRCUITO DEI GENI HOX NEL RENE EMBRIONALE, ADULTO E TUMORALE Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Armiento M.3, Gallo A.1, Altieri V.4, Napodano G.4, Cillo C.2 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento; 2Medicina Clinica e Sperimentale, Università “Federico II”, Napoli; 3Anatomia Patologica, Università “Federico II”, Napoli; 4Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia Introduzione: I geni HOX sono una famiglia di fattori di trascrizione che controllano lo sviluppo embrionale e svolgono ruoli di cruciale importanza nella regolazione delle funzioni delle cellule eucariotiche adulte. Recentemente sono stati descritti, nel topo, gli effetti della perdita completa del paralogo 11 (Hox A11, Hox C11 e Hox D11) con completa assenza di formazione della gemma ureterale. Questi dati suggeriscono che i geni HOX sono importanti elementi nella regolazione dello sviluppo embrionale renale, nella determinazione della localizzazione anteroposteriore per l’induzione del metanefro, nel fornire il corretto valore posizionale e nella regolazione della identità fenotipica cellulare. Materiali: In questo studio abbiamo comparato l’espressione dell’intero circuito HOX nel rene umano fetale (14-38 settimane) ed in coppie di tessuto renale (normale e neoplastico) prelevate dagli stessi pazienti in corso di nefrectomia radicale. Risultati: Il circuito dei geni HOX mostra un pattern di espressione specifico per il rene embrionale dalla 14ima settimana alla 22ima. Dopo questo periodo il rene raggiunge un pattern di espressione simile a quello dell’adulto, con alterazioni prevalentemente a livello dei geni HOX definiti “addominali”. D’altra parte il circuito mostra, nel carcinoma renale a cellule chiare, un pattern di espressione simile a quello degli stadi di differenziazione embrionale precoce (prima della 22ima settimana) e questo è legato prevalentemente alle variazioni dei geni HOX “lombosacrali”. Conclusioni: Il nostro studio appare indicare che, durante la progressione del cancro renale, si osserva un fenomeno di dedifferenziazione del fenotipo cellulare con la reintroduzione di programmi genetici associati con lo sviluppo embrionale renale. Comunicazioni n. 95 VALORE PROGNOSTICO DEI TIPI ISTOLOGICI DEL CARCINOMA RENALE. ESPERIENZA MULTICENTRICA SU 4063 PAZIENTI Cindolo L.1, Patard J.J.2, Ficarra V.3, de La Taille A.4, Tostain J.5, Artibani W.3, Abbou C.C.4, Lobel B.2, Mulders P.F.A.6, Wood C.G.7, Swanson D.A.7, Figlin R.A.8, Belldegrun A.S.8, Altieri V.9, Napodano G.9, Salzano L.1, Pantuck A.J.8 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 4Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 5Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of Saint-Etienne, France; 6University Medical Center Nijmegen, The Netherlands; 7MD Anderson Department of Urology, Houston, Texas, USA; 8UCLA Department of Urology, Los Angeles, California, USA; 9Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia Obiettivo: Scopo del nostro lavoro è stata l’analisi del significato prognostico del tipo istologico in pazienti con neoplasia renale localizzata o metastatica, sulla più larga serie di nefrectomie pubblicata a tutt’oggi. Materiali e Metodi: 4063 pazienti da 8 centri internazionali sono stati inclusi nello studio. In tutti i casi le seguenti variabili sono state valutate: tipo istologico (UICC 1997), età, sesso, stadio TNM, grado di Fuhrman, diametro tumorale, ECOG e overall survival. A causa della relativa rarità del carcinoma dei dotti collettori o dei tumori di istologia non identificabile, lo studio si è basato sui tre tipi predominanti. Le sopravvivenze sono state stimate secondo Kaplan Meier. L’analisi multivariata dei fattori prognostici è stata eseguita con il modello di Cox. Risultati: 2725(67.1%) erano maschi. L’età mediana è stata 61 anni (range 10-93). Il diametro mediano è risultato 6 cm. 1611 (39.7%), 509(12.5%), 1059(26.1%) e 884(21.8%) tumori sono stati classififcati come TNM stadio I, II, III e IV. 3564 (87.7%), 396 (9.7%) e 103(2.5%) neoplasie erano a cellule chiare, papillari e cromofobi. I tre tipi istologici erano strettamente correlati allo stadio TNM e al grado di Fuhrman (p:0.001). All’analisi univariata i carcinomi a cellule chiare mostravano una sopravvivenza significativamente peggiore rispetto alle altre forme (p:0.002), mentre i cromofobi esibivano una prognosi migliore (p<0.001). Tuttavia una volta aggiustati per stadio e grado, i cromofobi avevano una prognosi paragonabile alle altre forme. Inoltre, all’analisi multivariata lo stadio TNM, il grado di Fuhrman, l’ECOG, ma non l’istologia sono stati trattenuti come variabili prognostiche. Conclusioni: La serie presentata rappresenta la più larga serie di nefrectomie mai pubblicata. È basata sullo sforzo collaborativo internazionale europeo e statunitense e ha fallito nel dimostrare un valore prognostico all’istotipo delle neoplasie renali. La prognosi complessiva dei cromofobi è migliore rispetto ai papillari e ai tumori a cellule chiare, tuttavia essi risultano equivalenti quando aggiustati per stadio e grado. All’analisi multivariata il tipo istologico non è emerso come fattore prognostico in grado di influenzare la sopravvivenza. Comunicazioni n. 96 COMPARAZIONE DELL’EFFICACIA PREDITTIVA DI QUATTRO MODELLI PROGNOSTICI PER IL CARCINOMA RENALE NON METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA: STUDIO MULTICENTRICO EUROPEO Cindolo L.1, Patard J.J.2, Chiodini P.3, Schips L.4, Ficarra V.5, Tostain J.6, de La Taille A.7, Altieri V.8, Napodano G.8, Lobel B.2, Zigeuner R.E.4, Artibani W.5, Guillé F.2, Abbou C.C.7, Salzano L.1, Gallo C.3 1 UO Urologia AORN “G. Rummo”, Benevento, Italia; 2Dipartimento Urologia, CHU Pontchaillou, Rennes, France; 3Dipartimento di Medicina Pubblica, Clinica e Preventiva, Seconda Università, Napoli, Italia; 4Dipartimento Urologia University Hospital, Medical University Graz, Austria; 5Dipartimento Urologia, Verona University Hospital, Verona, Italia; 6Dipartimento Urologia, North Hospital, CHU of SaintEtienne, France; 7Dipartimento Urologia, CHU Henri Mondor, Créteil, France; 8Clinica Urologica, Università “Federico II”, Napoli, Italia Introduzione: L’obiettivo di questo studio è stato quello di comparare l’efficacia predittiva di quattro differenti modelli sviluppati nella stima della prognosi di pazienti nefrectomizzati per carcinoma renale non metastatico. Metodi: Le informazioni cliniche e patologiche di 2404 pazienti da 6 centri di tre paesi europei sono stati rivisti retrospettivamente. Per ogni paziente è stato calcolato uno score prognostico come descritto dai modelli originali: Kattan (2001), UISS (2002), Yaycioglu (2001), Cindolo (2003). Le curve di sopravvivenza sono state stimate secondo Kaplan-Meier e comparate con Log-Rank test. L’abilità discriminativa è stata valutata mediante il c-index di Harrell per dati “censored”. L’end point Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 35 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica primario è stata la overall survival (OS); la cancer-specific survival (CSS) e la recurrence-free survival (RFS) sono stati considerati end points secondari. Risultati: 541 soggetti, all’ultimo follow-up, risultarono deceduti per progressione di malattia o per ogni altra causa, con una 5y-OS dell’80% ed una CSS e RFS dell’85% e 78%. Tutti i modelli si sono dimostrati abili nella discriminazione e nella stratificazione dei pazienti (p <0.0001 per ogni modello). I c-indexes di Harrell per la OS sono risultati 0.706 per il nomogramma di Kattan, 0.683 per il modello UISS, 0.589 e 0.615 per le formule di Yaycioglu e Cindolo. Tutti i modelli hanno dimostrato di discriminare meglio per la OS che per la CSS o RFS. Il nomogramma di Kattan, d’altra parte, appare fornire informazioni supplementari nei pazienti definiti a rischio intermedio secondo il modello UISS. Conclusioni: Il nostro studio definisce l’applicabilità dei modelli prognostici pubblicati nella predizione della prognosi dei pazienti nefrectomizzati per neoplasia renale non metastatica.I modelli postoperatori discriminano meglio rispetto a quelli preoperatori. Il nomogramma di Kattan è fondamentalmente il più accurato, mentre l’UISS è leggermente meno affidabile. Comunicazioni n. 97 ESPRESSIONE DELLE PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA Barboro P.1, Coradeghini R.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1.2, Spina B.1, Carmignani G.3, D’Arrigo C.4, Patrone E.4, Balbi C.1 1 Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2 Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 4Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.) Introduzione: La matrice nucleare (NM) è la struttura di sostegno del nucleo e rappresenta una unità funzionale che si presume possa avere un ruolo fondamentale nel coordinamento spaziale e Figura 1. Elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione delle proteine della matrice nucleare estratte da tessuto non tumorale (A), da carcinomi infiltranti pT2b (B), pT3a (C) e pT4a (D). Le zone dove si osserva un consistente aumento nel numero di proteine passando da tessuto non tumorale a carcinoma a diverso stadio sono riquadrate. Le frecce indicano le proteine che sono neoespresse in modo differenziale durante la progressione verso tumori più aggressivi. temporale degli eventi di attivazione genica. Cambiamenti nel pattern dell’espressione genica che avvengono durante la trasformazione cellulare potrebbero quindi dipendere, in parte, da alterazioni nelle funzioni regolatrici esercitate dalla NM. Obiettivi: Esaminare l’espressione delle proteine della NM nel carcinoma muscolo-invasivo della vescica allo scopo di identificare una costellazione di proteine con possibile significato diagnostico e/o prognostico. Correlarne l’espressione con lo stadio patologico della malattia. Metodi: Lo studio è stato condotto su 2 frammenti autoptici prelevati da vesciche normali, 8 di tessuto non tumorale prelevati in una zona distale rispetto alla sede del tumore e 21 di tessuto tumorale a diverso stadio patologico. Dopo estrazione della NM dai frammenti di tessuto, l’analisi del pattern proteico è stata condotta attraverso elettroforesi bidimensionale (2D) ad alta risoluzione utilizzando nella prima dimensione le immobiline. L’analisi comparativa delle mappe 2D è stata condotta usando un programma specifico (PDQuest, BioRad). Risultati: I patterns elettroforetici delle proteine della NM estratte da tessuto normale e non tumorale sono simili mentre estesi cambiamenti quantitativi e qualitativi sono presenti nel tessuto tumorale (Figura 1). Nei tumori pT2 si ha la comparsa di alcune proteine acide e di un gruppo compreso nell’intervallo di peso molecolare 55-20 kD e di punto isoelettrico 9.0-6.3, probabilmente appartenenti alla classe delle hnRNP (testa di freccia e riquadro 1 in Fig.1B, rispettivamente). Nei tumori pT3 si osserva la stabilizzazione di queste proteine e la comparsa di un nuovo gruppo, con peso molecolare tra 40 e 20 kD e punto isoelettrico tra 6.3 e 5.4 (riquadro 2), e di alcune nuove specie acide (frecce). Infine nei tumori pT4 anche un gruppo di proteine ad elevato peso molecolare (maggiore di 70 kD) è neoespresso (frecce bianche e riquadro 3). Conclusioni: Il carcinoma della vescica è caratterizzato da diverse proteine tumore-specifiche; inoltre nello sviluppo di tumori più aggressivi (pT3-pT4) si ha un aumento della complessità proteica e la stabilizzazione di alcune proteine già presenti, anche se in quantità inferiore, nei tumori meno aggressivi (pT2). Sarà interessante valutare il significato prognostico di queste variazioni. Poster n. 98 LA PREVENZIONE DELLA GINECOMASTIA BICALUTAMIDE-INDOTTA CON TRATTAMENTO RADIANTE ESTERNO (RISULTATI PRELIMINARI) Mandoliti G.1, Pavanato G.1, Polico C.1, Fellin G.2, Mussaris S.2, Tomio L.2, Greco C.3, Castiglioni S.3, Orecchia R.3 1 Radioterapia Oncologica, Azienda ULSS n 18 Rovigo; 2Radioterapia Oncologica, Ospedale Santa Chiara, Trento; 3Radioterapia Oncologica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano Il trattamento ormonale con bicalutamide 150 mg in monoterapia sta consolidandosi come un’importante opzione terapeutica, in pazienti affetti da carcinoma prostatico sia a scopo adiuvante sia in corso di ricaduta biochimica. La ginecomastia e la mastodinia rappresentano un comune effetto collaterale di tale trattamento ed interessa più della metà dei pazienti. Dalla letteratura si evince un vantaggio dall’irradiazione delle ghiandole mammarie nella ginecomastia e mastodinia indotte da bicalutamide. Scopo del presente studio è quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità di una singola frazione di radioterapia con elettroni come trattamento profilattico per prevenire la ginecomastia indotta dalla bicalutamide. Dal maggio 2002 al giugno 2003, presso le Unità Operative di Radioterapia Oncologica dell’I.E.O. di Milano, Rovigo e Trento sono stati radiotrattati a livello del seno bilateralmente 82 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico ed in terapia ormonale con bica- 36 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica lutamide 150 mg. La radioterapia è stata eseguita con elettroni di energia di 6-12 MeV con frazione singola di 1000cGy, con campo unico di dimensioni variabili, in relazione all’anatomia del paziente, per erogare almeno il 90% della dose fra la cute e la gabbia toracica. I pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico ogni 3 mesi per valutare l’eventuale comparsa e l’entità della ginecomastia e della mastodinia. Dopo un followup di almeno 12 mesi 33 pazienti valutabili non presentano attualmente ginecomastia e/o mastodinia; in 4 casi dove il trattamento è stato eseguito con situazione iniziale di ginecomastia e mastodinia, è stata ottenuta la scomparsa del dolore ed una stabilizzazione della ginecomastia. I dati preliminari suggeriscono che il trattamento radiante profilattico delle ghiandole mammarie in corso di ormonoterapia con bicalutamide 150mg riduca significativamente l’insorgenza e l’entità della ginecomastia e della mastodinia in assenza di effetti collaterali radioindotti. In considerazione di questi dati incoraggianti si è ritenuto di attivare uno studio randomizzato teso a confrontare l’efficacia della radioterapia versus Nolvadex nella prevenzione della ginecomastia e mastodinia da bicalutamide. Comunicazioni n. 99 INTRA-OPERATIVE RADIOTHERAPY AFTER RADICAL PROSTATECTOMY (RP) IN PROSTATE CANCER AT HIGH RISK OF LOCAL FAILURE Arcangeli G., Saracino B., De carli P., Albino G., Soriani A., Marzi S., Petrongari M.G., Farella A., Gomellini S., Gallucci G. Istituto Regina Elena, Roma Purpose: The rate of local recurrence after RP ranges from 4% to 23% in T1/2 and is grater than 40% in T3 tumors. Local recurrence occurs more frequently in the bladder-urethral anastomosis (66%), bladder neck (16%) and retro-trigonal area (13%). A high risk of local failure after RP includes patients with one or two risk factors (PSA > 10 ng/ml, Gleason score (GS) 7, positivity in almost 2/3 bioptic specimens, clinical stage T2b). Recent studies established that the ratio in prostate cancer is 1.5-2 Gy, i.d., lower than assumed for late responsive normal tissues. Therefore, the administration of a single dose should represent a more convenient irradiation method. We began a dose-escalation study (based on Fibonacci method) by employing IORT after RP in patients with intermediate risk prostate cancer. Acute and late toxicities following escalating doses were monitored. Materials and Methods: 18 pts received IORT at escalating doses of 16 Gy, 18 Gy and 20 Gy. The inclusive criteria were: age < 75 years, clinical stage N0 and 1 or 2 of the above-said risk factors. As toxicity was absent in further 10 pts treated with 20 Gy, a dose escalation to 22 Gy was carried on, according to the planned strategy. IORT was delivered after RP, bladder-urethral anastomosis manufacture and bilateral obturator nodes sampling, by means of a dedicated Linac (Novac 7 Hitesys, highest energy 9 MeV). The treatment port including the surgical bed and the anastomosis was irradiated through a sterile applicator with a 22 angled edge and diameter of 4-6 cm. The electron energy was selected in order to include all the structures in 90% isodose. An in vivo dosimetry was performed by introducing a Mosfet dosimeter in a rectal catheter and a Mosfet micro-dosimeter placed close to the anastomosis through a Foley catheter. Results and Conclusions: Our cases analysis showed a pathologic upgrade as to the clinical data in 63.9% of cases, while a downgrade or an unchanged stage was seen in 15.3% and 20.8%, respectively. Positive margins were found in only 2 cases (7%). Pathological GS compared to biopsy GS was higher in 43% of cases, lower in 18% and unchanged in a fur- ther 39%. In all cases, in vivo dosimetry showed an absorbed dose to the rectum wall < 1%. The presently available data show that the highest level of dose-finding was well tolerated, without any detectable rectal or vesical toxicity or anastomotic leakage protraction. A longest follow-up is necessary to verify the real impact of IORT in prostate cancer in term of late toxicity and loco-regional control. Poster n. 100 THALIDOMIDE (TH) AND METRONOMIC DOCETAXEL (D) IN CHEMO-IMMUNOREFRACTORY METASTATIC RENAL CANCER (MRC): A REPORT OF FOUR CASES. Boccalon M.1, Lo Re G.1, Sangiorgio A.2, Merlo A.2, Rustici C.2, Lenardon O.2, Buttazzi L.2, Garbeglio A.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”, Pordenone Introduction: The metastatic renal cancer (MRC) is a chemoresistant tumour but represent an immunoresponsive disease. Thalidomide (Th), a sedative drug with anti-angiogenetic properties, has been shown activity in multiple myeloma and solid tumours. Experimental studies of metronomic chemotherapy demonstrate suppression of angiogenesis in animal models and a synergistic anti-angiogenetic activity for Docetaxel (D) combined to monoclonal antibody against VEGF was reported (Sweeney CJ et al., Cancer Res. 2001). Aim of the study: Evaluation of feasibility, toxicity and activity of low dose D in combination to Th in metastatic renal cancer. Patients and Methods: Between 3/03 and 7/03 four patients were treated. Two were male and 2 female. PS was >2 in 3 pts and =2 in one pt. Age was 44,50,54 and 71 years respectively. All patients were pretreated with chemo-immunotherapy (CIT) including IL-2, IFN-a2a and 5-FU (Atzpodien regimen) and 3 pts with Th alone. Sites of metastases were caval thrombosis in 2, liver in 3, lung in 2, lymphnodes, soft tissue and bone in 1 pt respectively. Chronic disseminated intravascular coagulation was present in 2 pts and idiopathic oral mucosal disorder in 1 pt. Treatment: Th was administered at 100-200 mg daily on the night and D 5-20 mg weekly until toxicity or progression. Results: One of 3 pts with poor PS, unresponsive to previous CIT and Th alone, obtained an objective response on soft tissue, platelets and mucosal recovery, LDH normalization and PS improvement. Duration of response was 2 months. Of 3 others pts, two obtained stable disease with subjective response in one and the third patient was unresponsive to therapy. No severe toxicity was encountered. Survival was 1, 3, 3.5 and 7 months respectively. Conclusions: Combination of metronomic D to Th can represent a new way of CT administration in metastatic progressive renal cancer. These preliminary clinical data need a larger evaluation in adequate cohort of patients to verify the clinical translation of the experimental results obtained in the animal models. Poster n. 101 ESAME INTRAOPERATORIO NELLE LESIONI SOSPETTE DEL TESTICOLO Gazzano G.1, Carmignani L.2, Gadda F.2, Nerva F.3, Mancini M.3, Colpi G.M.3, Coggi G.1, Rocco F.2, Bosari S.1 1 Dipartimento di Medicina Chirurgia e Odontoiatria, II Cattedra di Anatomia e Istologia Patologica, Ospedale San Paolo di Milano; 2II Clinica Urologica, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS; 3Unità di Andrologia, Ospedale San Paolo di Milano Introduzione e Obiettivi: Numerosi autori riportano un aumento dell’incidenza di lesioni benigne in particolare nei reperti incidentali di lesione testicolare. Negli ultimi anni si è quindi rafforzato sempre più il ruolo dell’esame intraopeArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 37 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ratorio al congelatore (FSE) nella gestione terapeutica delle lesioni testicolari. Obbiettivo dello studio è stato la valutazione dell’attendibilità dell’esame istologico estemporaneo su una popolazione omogenea con diagnosi clinica e strumentale di sospetta neoplasia testicolare. Materiali e metodi: tra ottobre del 2000 e marzo del 2004, abbiamo effettuato 30 FSE su lesioni testicolari focali. L’analisi, in sede intraoperatoria, è stata condotta sul nodulo interamente asportato e sui margini chirurgici, ottenuti tramite biopsie del parenchima perilesionale. Il campione è stato in prima istanza valutato macroscopicamente e successivamente sono stati allestiti dei preparati, in sezioni seriate, colorati con Ematossilina-Eosina. L’esame ha avuto una durata massima di 15 minuti. In sede intraoperatoria le lesioni sono state classificate in benigne, maligne e dubbie. In tutte le lesioni è stata data la suggestività per l’istotipo. Risultati: L’età dei pazienti era compresa tra 5 e 76 anni (media 41.2). Le dimensioni delle lesioni variavano da 3 a 24 mm. In sede intraoperatoria abbiamo riscontrato 21 casi (70%) con caratteristiche di benignità e 8 (26%) con caratteristiche di malignità. Solo in un caso la risposta intraoperatoria è stata “dubbia” ma suggestiva per malattia linfo-proliferativa. L’analisi microscopica definitiva ha confermato tutte le diagnosi formulate in sede intraoperatoria. Sono stati riscontrati: tumore a cellule del Leydig in 5 casi (23.8%), iperplasia a cellule del Leydig in 3 casi (14.2%), tumore a larghe cellule del Sertoli calcificante in 1 caso (4,7%), tumore adenomatoide in 3 casi (14.2%), periorchite nodulare in 1 caso (4.7%), cisti epidermoide in 1 caso (4.7), fibrosi in 3 casi (14.2%), infarto in 3 casi (14.2%) ed iperplasia mesoteliale in 1 caso (4.7%). Le lesioni maligne erano rappresentate da seminoma in 4 casi (50%) e carcinoma embrionale nei restanti 4 casi (50%). Nel caso suggestivo per malattia linfo-proliferativa l’analisi istologica definitiva ha confermato un linfoma non Hodgkin. In 8 pazienti con diagnosi di neoplasia maligna il testicolo è stato rimosso. Nei tumori a cellule del Leydig e a cellule del Sertoli sono stati valutati, in sede intraoperatoria, come segni di malignità: dimensioni superiori a cm 5, presenza di necrosi, invasione angio-linfatica e numero di mitosi superiori a 3x10HPF. In nessun caso tali parametri venivano riscontrati. Una chirurgia conservativa è stata praticata su 16 (54%) dei 21 pazienti con lesioni benigne e su 1 (3%) suggestivo per malattia linfoproliferativa. Conclusioni: L’elevata incidenza di forme benigne conferma la necessità di un nuovo atteggiamento nei confronti delle lesioni testicolari sospette. I nostri risultati dimostrano una sensibilità dell’esame intraoperatorio a pari al 100% ed indicano tale procedura un valido strumento nella gestione terapeutica di pazienti con lesioni testicolari focali. Poster n. 102 SINGOLA DOSE POST-OPERATORIA DI GEMCITABINA O EPIRUBICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI TA-T1: STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO Canepag, campodonico F., Capponi G., Maffezzini M. S.C. Urologia E.O. Ospedali galliera, Genova Introduzione e Obiettivi: Il trattamento standard del ca vescicale superficiale è rappresentato dalla TUR (resezione transuretrale), tuttavia il 30-70% dei pazienti recidiva (1). Per tale motivo alla resezione è associato un trattamento di chemio/immunoprofilassi endocavitaria. Da una revisione di 22 studi prospettici randomizzati e controllati su 3849 pazienti, solo in 13 studi è stata dimostrata una riduzione delle recidive dopo chemioterapia intravescicale con vari agenti (Thiotepa, Doxorubicina, Mitomicina C, Epirubicina (E), Ethoglucide) (3). La riduzione della recidiva a breve termine è del 14%. L’E ha dimostrato una 38 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 riduzione a due anni superiore al 50% rispetto al controllo (2). La Gemcitabina (G) è un nuovo farmaco efficace endovena per il trattamento delle neoplasie vescicali avanzate (3). Nel trattamento endovescicale la tossicità è stata accettabile e ne è stata raccomandata la somministrazione di 2g (4, 6). Il modello di studio proposto è quello della singola instillazione endovescicale perioperatoria (5-7). L’obiettivo è stato valutare l’efficacia profilattica della G in singolo trattamento endovescicale postoperatorio sui tumori superficiali recidivanti confrontato con il trattamento “standard” in termini di percentuali di recidiva a un anno. Materiali e metodi: Dal 7/2003 al 7/2004 35 pz (pazienti) (età media 72,5±8,89 aa - 29 maschi - 6 femmine) che presentavano recidiva macroscopica di ca vescicale superficiale sono stati sottoposti a TUR e randomizzati nel trattamento singolo endovescicale G o E postoperatorio. La soluzione è stata mantenuta in vescica per 120’. Il f-up (follow-up) prevede cistoscopia trimestrale, es. citologico urinario su 3 campioni e F.I.S.H. Sono state escluse dal trattamento, ma randomizzate, le lesioni vescicali estese. Le lesioni infiltranti all’esame istologico sono state sottoposte a cistectomia radicale ed escluse dal f-up. La comparsa di recidiva al f-up è stata considerata fallimento terapeutico. Risultati: 17 pz sono stati trattati con G e 18 con E. Nessun pz ha presentato eventi avversi seri. Tre pz randomizzati non sono stati trattati per la estensione della lesione resecata. Quattro pz con patologia infiltrante sono stati esclusi dal f-up. I 28 pz hanno un f-up medio di 8± 3 mesi (range 12-3). A 3 mesi il 14.2% dei pz trattati con G hanno recidivato rispetto al 28.2% del gruppo E, a 6 mesi il 20% del gruppo G rispetto al 25% del gruppo E. Nessuna recidiva a 9 e 12 mesi nei due gruppi. Conclusioni: La G ha presentato al pari della E una buona tollerabilità in tutti i pz trattati. L’efficacia va considerata sovrapponibile nei 2 trattamenti per l’esiguità del campione osservato. Lo studio prosegue sia con l’arruolamento costante dei pz sia con il f-up. I risultati appaiono incoraggianti soprattutto per la buona tollerabilità riscontrata. Bibliografia: 1. Bono AV ,et al. Eur Urol 1996; 29:385 2. Lamm DL, et al. J Urol 1995; 153:1444 3. Von der Maase H, et al. J Clin Oncol 2000; 17:3068 4. Dalbagni G et al. Abstract, ASCO 2002 ¡Ù 799 5. Oosterlinck W, et al. J Urol 1993; 149:749 6. Okamura K et al. Cancer 2002; 94:2363 7. Laufer M et al. J Clin Oncol 2003; 21:697 Poster n. 103 BLEOMYCIN AND INTERSTITIAL PULMONARY INJURY: A CASE REPORT Morelli F.1, Zarrelli N.2, Ricci Barbini E.3, Ricci Barbini V.3, Toma S.1 1 Dept of Oncology; 2Dept of Radiology; 3Dept of Urology Casa, Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo, Italy Background: Pulmonary toxicity is a well-known complication observed with several anticancer drugs. The standard chemotherapy for patients with germ cell tumors consists of a combination of bleomycin, etoposide and cisplatin (BEP). A major disvantage of this treatment is the occurrence of bleomycininduced pneumonitis. The reported incidence of this toxicity varies from 0 to 46% of the patients. Fatal pneumonitis occurs in approximately 3% of patients treated with bleomycin. Materials: A.G., 20 years old male, underwent radical orchiectomy on July 2003. The histologic diagnosis was teratoma (90%), embrional carcinoma and yolk sac tumor (10%). The prechemotherapy level of the serum marker alpha-fetoprotein was raised.The staging classification was IS.. The patient recei- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica ved three cycles of BEP. After the end of chemotherapy, the CT scan showed interstitial fibronodular infiltration located in the posterior segment of lower right lobe of the lung. Results: The surgery was performed On December 2003. The single lesion was removed by a mini-thoracotomy. The pathological findings was obliterantis brochitis associated with interstistial pneumonia. The patient is still alive without disease. Discussion: Bleomycin has an effect on the lung vasculature, but different from etoposide and cisplatin. The capillary changes observed using nailfold capillary microscopic examination, the reported cases of Raynauld’s phenomenon, myocardial infarction and pulmonary veno-occlusive disease induced by bleomycin suggest direct effects on the vasculature. The effects occur predominantly in the lung and skin vasculature because this organs are deficient in bleomycin hydrolase which inactivates bleomycin. The alterations of the vasculature are due to induction of free radicals by bleomycin, which causes endothelial damage, followed by an immunological process with infiltration of lymphocytes and alveolar macrophages (1, 2). These cells produce cytokines, which further augment cellular accumulation, proliferation of fibroblasts, production of collagen and finally fibrosis (3). The emergence of pulmonary infiltrates in cancer patients treated with chemotherapy remains a difficult diagnostic problem. Many differential diagnoses have to be discussed including: lymphangitic carcinomatosis, infection, allergy, teratoma. With thre eclusion of all these etiologic factors, drug-induced pulmonary reaction has to be strongly suspected. To avoid this toxicity, treatments with EP were recommended in good prognosis germ cell tumors. Bibliografia: 1. Shrier DJ, Phan SP. Modulation of bleomycin-induced pulmonary fibrosis in the BALB/c mouse by cyclosphosphamide-sensitive T cells. Am J Pathol, 1984; 116:270 2. Shrier DJ, Phan SP. The effects of the nude (NU/NU) mutation on bleomycin-induced pulmonary fibrosis: a biochemical evaluation. Am rev resp Dis, 127: 614-7; 1983 3. Adamson IYR and Bowden DH, The pathogenesis of bleomycin-induced pulmonary fibrosis in mice. Am J Pathol 1974; 77:185 Poster n. 104 “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: ESPERIENZA NOVARESE Zaramella S., Sala M., Monesi G., Kocjancic E., Gontero P., Ceratti G., Favro M., Marchioro G., Pisani R., Frea B. Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara Introduzione e Obiettivi: Nella pratica clinica è frequente il riscontro di elevati livelli di PSA in pazienti con pregressa biopsia negativa, senza sintomatologia prostatitica associata. È intuitivo peraltro che, aumentando il numero di prelievi bioptici, aumenti anche il numero di tumori diagnosticati. In questo lavoro abbiamo analizzato i risultati del nostro schema di biopsie prostatiche estese (saturation needle biopsy), in pazienti con una o più biopsie negative e forte sospetto clinico di tumore prostatico. Metodi: Il nostro schema di saturation biopsy prevede l’esecuzione di 32 prelievi in sedazione, comprendenti la zona periferica, la zona transizionale e la zona anteriore. Dal novembre 2003 al maggio 2004 abbiamo sottoposto a saturation biopsy 33 pazienti, con età media di 66,6 anni, PSA medio di 11.2 (da 4.3 a 31) ng/ml e numero medio di biopsie standard pregresse di 1,6 (da 1 a 5). In 7 pazienti era stato precedentemente riscontrato un PIN ad alto grado. Risultati: In 13 pazienti (39.39%) è stato riscontrato un tumore, mentre in 20 pazienti (60,6%) anche la saturation biopsy è risultata negativa. In numero medio di prelievi bioptici positivi nei pazienti con tumore era di 3,2/32. Un Gleason score basso o medio grado è stato riscontrato in 11/13 pazienti, mentre uno ad alto grado in 2/13 pazienti, nel CAPut % delle procedure si sono osservate complicanze postoperatorie rilevanti (ematuria con coaguli, ritenzione d’urina o prostatite). Stratificando la percentuale di positività per tumore nei pazienti con una, due, tre o più biopsie negative in anamnesi, tale percentuale era rispettivamente del 35, 50, e 40%. Conclusioni: La saturation biopsy rappresenta un valido strumento nella diagnosi di tumore della prostata in pazienti con mappaggio bioptico standard negativo, e con forte sospetto clinico di tumore, mantenendo una alta percentuale di diagnosi anche in pazienti con numerose biopsie negative. Per la non trascurabile frequenza di complicanze, la metodica a nostro avviso, non dovrebbe essere eseguita di routine dopo un singolo campionamento bioptico negativo. Bibliografia: 1. Chrouser KL, Lieber MM. Extended and saturation needle biopsy for the diagnosis of prostate cancer. Curr Urol Rep 2004; 5:226 2. PMID: 15161572 [PubMed - in process] Rabets JC, Jones. Prostate cancer detection with office based saturation biopsy in a repeat biopsy population. J Urol. 2004; 172:94 Comunicazioni n. 105 SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE, CON PSA COMPRESO FRA 20 E 100 NG/ML: ANALISI DEI FATTORI PREDITTIVI PREOPERATORI Zaramella S.1, Sala M.1, Vidali M.2, Monesi G.1, Kocjancic E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1, Favro M.1, Marchioro G.1, Pisani R.1, Frea B.1 1 Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Scienze Mediche Università degli Studi del Piemonte Orientale Introduzione e Obiettivi: Nei pazienti con elevato PSA alla diagnosi, in mancanza a tutt’oggi di una precisa e sicura stadiazione clinica preoperatoria del tumore prostatico, risulta spesso difficile decidere quali pazienti si possono effettivamente giovare della terapia chirurgica. L’obiettivo della nostra revisione è quello di valutare l’outcome dei nostri pazienti sottoposti a prostatectomia radicale con PSA alla diagnosi elevato (fra 20 e 100 ng/ml), allo scopo di definire quali dati preoperatori siano i più utili nel predire i pazienti liberi da malattia dopo l’intervento. Metodi: Dall’ottobre 1998 al giugno 2004, 421 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomie radicali presso la nostra clinica, di questi 48 presentavano un PSA alla diagnosi compreso fra 20 e 100 ng/ml ed un follow-up di almeno 6 mesi, la loro età media era di 65,4 anni, ed il PSA medio di 39,4 ng/ml. Ad un follow-up medio di 36 mesi 20 pazienti (41,6%) sono liberi da malattia (Gruppo A), mentre 28 pazienti (58,3%) presentano segni clinici o bioumorali di persistenza o di ripresa di malattia (gruppo B). Abbiamo confrontato quindi il PSA, il Gleason score, lo stadio clinico e il numero di prelievi bioptici positivi, allo scopo di stabilire quali fra questi sia il più utile nell’individuare preoperatoriamente i pazienti che risulteranno liberi da malattia al follow-up. Risultati: i pazienti del gruppo A presentavano un PSA medio alla diagnosi di 32,5 ng/nl, un numero di prelievi bioptici positivi medio di 3,85 su 8, ed un Gleason score bioptico medio di 5,8. Nei pazienti nel gruppo B il PSA medio era di 42,5 ng/ml, Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 39 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica i prelievi positivi medi erano 6,28 su 8, ed il Gleason score bioptico media di 7,14. Tali differenze all’ analisi univariata, sono risultate statisticamente significative (T test), valutati i dati con un modello di regressione logistica, utilizzando i 4 parametri preoperatori, è possibile individuare preoperatoriamente fino all’86% dei pazienti che saranno liberi da malattia. Inoltre contrariamente all’analisi univariata, solo il PSA, il Gleason score e lo stadio clinico sono fattori predittivi indipendenti per ripresa biochimica di malattia. Conclusioni: Nella nostra esperienza, seppur con un follow-up breve, elevati valori di PSA alla diagnosi non rappresentano una controindicazione assoluta alla prostatectomia radicale, nella nostra esperienza in questi pazienti, il numero di prelievi bioptici positivi, il Gleason score, lo stadio, e lo stesso PSA individuano con buona precisione i pazienti che avranno una precoce ripresa di malattia dai pazienti liberi da malattia. Bibliografia: 1. Partin AW, Kattan MW et al. Combination of prostate-specific antigen, clinical stage, and Gleason score to predict pathological stage of localized prostate cancer. A multi-institutional update. JAMA 1997; 277:1445 2. Han M, Partin AW et al. Biochemical (prostate specific antigen) recurrence probability following radical prostatectomy for clinically localized prostate cancer. J Urol 2003; 169:517 Comunicazioni n. 106 BIOPSIA ECOGUIDATA DELL’ANASTOMOSI URETRO-VESCICALE DOPO PROSTATECTOMIA: NOSTRA ESPERIENZA Mari M.1, Guercio S.1, Mangione F.1, Dalle Ore M.C.1, Bollito E.2 , Bellina M.1 1 U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli, Torino; 2 Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano, Torino Introduzione e Obiettivi: La progressione biochimica dopo prostatectomia radicale rappresenta uno dei principali problemi clinici sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Non esiste un consenso unanime nel definire il livello di “PSA failure”: alcuni Autori propongono un valore di PSA di 0.4 ng/ml, altri, più recentemente, ritengono più appropriato un cut-off di 0.2 ng/ml. Inoltre, sebbene le variabili pre e postoperatorie e la cinetica del PSA possano essere suggestive per una ripresa di malattia locale o sistemica, molti urologi preferiscono la conferma istologica o radiologica della sede della ripresa di malattia per intraprendere il trattamento più indicato. In questo lavoro presentiamo la nostra casistica di biopsie dell’anastomosi uretro-vescicale in pazienti con sospetta recidiva locale dopo prostatectomia. Metodi: Abbiamo eseguito 9 biopsie transrettali ecoguidate dell’anastomosi uretro-vescicale, con ecografo Siemens Adara e sonda endocavitaria con possibile scansione longitudinale e trasversale. La mediana alla progressione sierologia era di 36 mesi (range 4-82). Tutti i pazienti, presentavano PSA > 0.4 ng/ml (mediana 0.7; range: 0.4-3.2). In 6 pazienti lo stadio patologico era pT3a, pT2 negli altri 3 pazienti; i pazienti con margini postivi erano 4/9 (44%). Il Gleason score era 7 in 5 pazienti, 6 in tre pazienti e 8 in un paziente. Un solo paziente presentava una esplorazione rettale positiva. Sono stati eseguiti 7 prelievi bioptici in scansione longitudinale. Risultati: In 6/9 pazienti (66%) abbiamo ottenuto una diagnosi istologica di recidiva di adenocarcinoma prostatico. Non si sono registrate complicanze peri- e post-biopsia. Tutti i pazienti con esame istologico positivo sono stati sottoposti a radioterapia adiuvante con successivo azzeramento dei valori del PSA. Conclusioni: Il prelievo bioptico ecoguidato dell’anastomosi uretro-vescicale, in pazienti sottoposti a prostatectomia radi- 40 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 cale con progressione biochimica, rappresenta una valida metodica per identificare una possibile recidiva locale, sebbene la sua reale utilità sia ancora controversa. Requisito fondamentale per una adeguata accuratezza della metodica è rappresentato dalla possibilità di effettuare il prelievo ecoguidato in scansione longitudinale. L’elevata percentuale di diagnosi, seppure in una casistica limitata, è a nostro avviso dovuta alla tecnica utilizzata, con risultati sovrapponibili a quelli pubblicati da Scattoni e coll. In base anche ai dati della Letteratura, consigliamo di eseguire la biopsia con valori di PSA inferiori a 1 ng/ml, per ottenere le maggiori possibilità di risposta al trattamento radioterapico. Comunicazioni n. 107 RISPARMIO DELLE VESCICHETTE SEMINALI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA. Mari M.1, Ambu A.1, Guercio S.1, Tamagnone A.3, Bollito E.2, Bellina M.1 1 U.O.C. di Urologia Ospedale degli Infermi di Rivoli, Torino; 2 Servizio di Anatomia Patologica Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano, Torino; 3Clinica Universitaria II, Azienda Ospedaliera Molinette, Torino Introduzione e Obiettivi: Poiché l’interessamento delle vescichette seminali rappresenta un fattore prognostico negativo e i nomogrammi basati sul PSA, Gleason score e stadio clinico, ci espongono comunque al rischio di misconoscere un loro coinvolgimento, può essere utile biopsiare, in casi selezionati, anche le vescichette seminali in corso di mapping prostatico (Boccon-Gibod 2002). Hauri e Montie hanno presentato la loro esperienza sul risparmio delle vescichette seminali, in corso di prostatectomia radicale, rilevando, nei pazienti sottoposti a tecnica nerve-seminal sparing rispetto alla sola tecnica nerve sparing, una più precoce ripresa della continenza urinaria e un miglioramento della potenza sessuale e della qualità dell’orgasmo. Walsh ha rilevato che un risparmio anche parziale delle vescichette seminali, consente di minimizzare il danno al plesso pelvico con un miglioramento sia della potenza che della qualità dell’orgasmo (Congresso SIU 2003). In questo lavoro presentiamo l’ esperienza sull’esecuzione della prostatectomia radicale nerve-seminal sparing, eseguita in casi selezionati. Metodi: Da novembre 2001 a dicembre 2003, 23 pazienti con età media di 61 anni (range 50-66) affetti da carcinoma prostatico (monolaterale, Gleason score <6, stadio clinico T1c, n prelievi positivi <4, PSA < 10 ng/ml), senza coinvolgimento delle vescichette seminali alla biopsia ecoguidata, adeguatamente informati e motivati, con valutazione pre e post-operatoria della potenza sessuale (mediante questionario IIEF) e della continenza, sono stati sottoposti a prostatectomia radicale “seminal sparing” bilaterale, “bladder-neck” e “nerve sparing” controlaterale alla sede del tumore. Tutti i pazienti hanno eseguito una riabilitazione sessuale post-operatoria con sildenafil per os. Risultati: La prostatectomia radicale “seminal, bladder neck e nerve sparing” è stata tecnicamente eseguibile in tutti i pazienti. In corso di intervento è stato effettuato un esame istologico estemporaneo sul pezzo chirurgico che non ha evidenziato infiltrazione neoplastica a livello dell’inserzione delle vescichette seminali. In 19/23 (83%) pazienti la neoplasia è risultata intracapsulare all’esame istologico definitivo. In 4/23 (17%) pazienti la neoplasia è risultata extracapsulare monolaterale (pT3a), di cui 2 con margine tatuato positivo focale. In nessun caso l’extracapsularità della lesione o il margine tatuato positivo era in prossimità dell’inserzione delle vescichette seminali. Il follow-up medio risulta di 14.2 mesi (range 6-32). 16/23 pazienti (69%) hanno mantenuto la potenza sessuale, di cui 11 (69%) riferivano inoltre una soddisfacente qualità dell’orga- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica smo. A tre mesi dall’intervento tutti i pazienti risultavano continenti: 8/23 pazienti (35%) hanno ripreso la continenza alla rimozione del catetere vescicale, 15/23 (65%) risultavano continenti dopo una settimana. Conclusioni: La prostatectomia radicale seminal sparing può consentire, in pazienti altamente selezionati, il mantenimento di una attività sessuale soddisfacente anche per quanto riguarda la qualità dell’orgasmo, senza rinunciare a garantire una adeguata radicalità oncologica, purché si attui una accurata selezione dei casi e una tecnica meticolosa. Comunicazioni selezionate n. 108 CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE A MEDIO RISCHIO DI RECIDIVA. UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU) Serretta V.1, Altieri V.2, Morgia G. 3, Carrieri G.4, Di Lallo A.5, Melloni D.6, Magno C.6, Armenio A.7, Vacirca F.8, Salzano L.9, Cindolo L.9, Bizzini A.10, D’Elia A.11, Motta M.12, Sblendorio D.13, Vaccarella G.14, Zito A.15, Selvaggi F.P.16, Gallo A.17, Simone N.S.18, Aragona F.19, Allegro R.1, Pavone-Macaluso M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU) 1 Ist Urol Università di Palermo; 2Ist Urol Università di Napoli; 3 Ist Urol Università di Sassari; 4Osp Civ Div Urol Matera; 5Osp Civ Div Urol Campobasso; 6Ist Urol Università di Messina; 7Casa di Cura Candela; 8Osp Civ-Div Urol Caltanissetta; 9Osp Civ Div Urol Benevento; 10Osp Civ Div Urol Caltagirone; 11Osp Civ Div Urol Castellaneta (TA); 12Ist Urol-Università Catania; 13Osp Civ Div Urol Carbonara (BA); 14Osp Civ Cervello Div Urol-Palermo; 15 Osp Civ Div Urol-Torre del Greco(NA); 16Ist Urol Università di Bari; 17INT Pascale Div Urol-Napoli; 18Osp Civ Div Urol Maddaloni (CE); 19Dpt Disc. Chir. Anat. e Oncol. Università di Palermo Introduzione e Obiettivi: Nell’Italia meridionale è iniziato nel maggio 2002 uno studio randomizzato multicentrico con lo scopo di valutare il ruolo del mantenimento dopo induzione nella chemioterapia endovescicale in una popolazione di pazienti con carcinoma vescicale superficiale (TCCB) a medio rischio di recidiva. E’ stata inoltre analizzata la distribuzione dei principali fattori di rischio ambientale per correlarli con le caratteristiche neoplastiche e con la risposta alla terapia. Metodi: Sono state centralizzate informazioni quali l’età, il sesso, il luogo di nascita, l’ambiente di residenza, l’attività lavorativa, l’esposizione al fumo attivo e passivo, l’uso di tintura per capelli, le risorse idriche. Pazienti con TCCB G1-2 Ta-T1, singoli o multipli, primitivi o recidivanti sono stati sottoposti a TUR e chemioterapia endovescicale con epirubicina (80mg/50ml) entro 24 ore. I pazienti sono stati randomizzati in due bracci: A. induzione settimanale per 6 settimane; B: induzione e mantenimento mensile per complessivi 12 mesi. Risultati: Sono stati sino ad oggi reclutati 583 pazienti, 502 uomini e 81donne. Dei pazienti, 372 (64%) presentano neoplasie primitive e 211 (36%) recidive; 230 (39%) singole e 353 (61%) multiple. L’81% dei pazienti risiede in ambiente urbano. Il 41% dei pazienti lavora nel settore terziario, il 23% nell’industria considerata a rischio, il 20% nel settore agricolo. L’ 8% usa tintura per capelli (periodo medio di esposizione: 16 anni). Il 44% dei pazienti beve solo acqua in bottiglia ed il 31% acqua di acquedotto. Il 43% dei pazienti fuma ed il 32% è ex-fumatore. Il 24% dei pazienti sono risultati esposti al fumo passivo, in ambiente di lavoro il 41%, in ambiente familiare il 45% e in ambedue il 14%. Di 583 pazienti, 59 (10.1%) non sono valutabili. Ad oggi è disponi- bile il follow-up di 322 pazienti (follow-up medio 12 mesi). È stata osservata una recidiva in 53 pazienti (17%) e progressione in 4 (11%). Hanno recidivato 35 pazienti (22%) del braccio A e 18 pazienti (11%) del braccio B. Malgrado emerga perciò un trend a favore del mantenimento non è emersa ad oggi una differenza statisticamente significativa nel tempo libero da recidiva tra i due bracci di trattamento. Una correlazione statisticamente significativa è stata evidenziata invece retrospettivamente tra impiego nell’industria e molteplicità della neoplasie alla diagnosi (p<0.0001) e tra periodo di esposizione al fumo e numero di recidive (p=0.02). È emersa inoltre una interessante correlazione tra fumo, risorsa idrica e tumore vescicale. Nei pazienti non fumatori rispetto ai fumatori l’acquedotto municipale è risultato la risorsa idrica più frequente (p=0.001). È tuttora in corso l’analisi statistica prospettica tra schema di chemioterapia adiuvante, fattori ambientiali e recidiva. Conclusioni: I dati preliminari ottenuti evidenziano retrospetticamente una correlazione significativa tra rischio lavorativo e molteplicità del tumore, tra periodo di esposizione al fumo e recidività della stessa e tra risorsa idrica, fumo e carcinoma vescicale. Prospetticamente emerge un trend ai limiti della significatività statistica a favore del mantenimento. Comunicazioni n. 109 VALORE CLINICO DELLA RIDUZIONE DEL PSA IN SOGGETTI CANDIDATI ALL’AGOBIOPSIA PROSTATICA Serretta V., Galuffo A., Coraci G., Allegro R., Abbadessa D., Ascoli R., Pavone-Macaluso Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo Introduzione ed Obiettivi: I processi infettivi subclinici della prostata sono un fenomeno relativamente comune e responsabile di elevazione del PSA. Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare, in soggetti candidati alla biopsia prostatica, quale sia il valore clinico da attribuire alla riduzione dei valori del PSA dopo un breve ciclo di terapia antibiotica. Metodi: Sono stati inseriti in studio 62 pazienti con esplorazione rettale negativa e PSA compreso tra 4 e 20 ng/ml. Sono stati esclusi pazienti con prostatite cronica clinicamente manifesta, pazienti sottoposti da meno di 3 mesi a terapia antibiotica o in terapia con finasteride. Tutti i pazienti hanno assunto Ciprofloxacina per 21 giorni ed hanno ripetuto il PSA dopo 10 giorni dal termine della terapia. I pazienti sono stati poi sottoposti ad agobiopsia prostatica transrettale (da 8 a 10 prelievi). Risultati: Trentaquattro pazienti (54.8%) hanno presentato una riduzione dei livelli sierici del PSA pari, in media, al 31%. In 6 pazienti (9.6%) il PSA si è ridotto a valori inferiori a 4 ng/ml. È emersa una correlazione inversa tra valore iniziale del PSA e entità della variazione (p=0.0002). Inoltre, emerge una correlazione tra entità della riduzione percentuale del PSA e probabilità di negatività bioptica (p=0.05). La PSA free-ratio non ha mostrato significative variazioni. In 22 pazienti (35%) l’agobiopsia prostatica ha rilevato un adenocarcinoma prostatico. In nessuno dei 6 pazienti con riduzione del PSA a livelli inferiori a 4 ng/ml è stato osservato un adenocarcinoma. I pazienti con agobiopsia prostatica negativa sono stati mantenuti in followup con monitoraggio del PSA ed eventuale ripetizione dell’agobiopsia. Conclusioni: La riduzione del PSA, dopo un breve ciclo di terapia antibiotica, malgrado sia correlata con la probabilità di negatività bioptica non riveste rilevante significato clinico. Invece, la normalizzazione del PSA (< 4 ng/ml) consente di evitare l’agobiopsia e di limitarsi ad un attento monitoraggio in una ridotta percentuale di pazienti. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 41 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni n. 110 RUOLO DELLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE POST-PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI CON COINVOLGIMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI (PT3B) Greco C.1, Castiglioni S.1, de Cobelli O.2, Longaretti N.1,2, Matei V.2, Rocco B.2, Scardino E.2, Severi G.3, Vavassori A.1, Verweij F.2, Orecchia R.1 1 Divisione di Radioterapia, Istituto Europeo di Oncologia; 2 Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia; 3Divisione di biostatistica ed epidemiologia, Istituto Europeo di Oncologia Introduzione e Obiettivi: il coinvolgimento patologicamente documentato delle vescicole seminali (SVI) nel carcinoma prostatico è generalmente considerato un fattore prognostico sfavorevole, predittivo di ricaduta sia locale che a distanza. Il ruolo della radioterapia adiuvante alla prostatectomia radicale (RRP), nei pazienti con SVI, rimane ancora controverso. Lo scopo del presente studio è stato quello di determinare, nei pazienti pT3b-pT4 pN0 con SVI, il beneficio della radioterapia adiuvante alla RRP in termini di controllo biochimico. Metodi: sono stati valutati retrospettivamente 66 pazienti sottoposti a RRP trattati nel nostro Istituto tra il 1995 e il 2002, con SVI e negatività linfonodale. Di questi, 45 hanno ricevuto trattamento radioterapico adiuvante, 22 da solo e 23 in combinazione con la terapia ormonale; i rimanenti 21 non hanno eseguito radioterapia adiuvante. Il trattamento radiante è stato iniziato entro i 4 mesi successivi all’intervento, con tecnica conformazionale con dosi comprese tra 60 e 70 Gy (dose mediana 66 Gy). Il follow-up mediano (dal giorno della chirurgia) è stato di 40.6 mesi (range 12-99). Per ricaduta biochimica è stato considerato il primo valore >0.2ng/mL. Risultati : la percentuale di pazienti liberi da ricaduta biochimica (bNED) a due anni, è stata di 80% nei pazienti sottoposti a radioterapia adiuvante e di 54% nei pazienti senza radioterapia (p=0.036); la bNED attuariale a 5 anni è di 59% e 41%, rispettivamente. Dall’analisi univariata la probabilità di ricaduta è stata associata un PSA dosabile (>0.2ng/ml) prima della radioterapia (p=0.02); nessun altro fattore prognostico (PSA, Gleason score, presenza di margini positivi) si è mostrato significativamente correlato alla bNED. L’analisi multivariata ha confermato un vantaggio significativo (p=0.002) nella bNED nel gruppo di pazienti che ha eseguito trattamento radiante adiuvante. Non è stata evidenziata una differenza statisticamente significativa nei pazienti trattati con radioterapia adiuvante con o senza l’uso di una deprivazione androgenica. La presenza di un PSA indosabile (<0.2 ng/mL) è stata confermata come fattore prognostico indipendente di bNED anche alla analisi multivariata. Conclusioni : i dati del presente studio indicano un vantaggio in termini di bNED, nei pazienti che vengono sottoposti a trattamento radiante adiuvante con vescicole seminali positive e PSA post-operatorio <0.2 ng/ml. Il ruolo dell’ormonoterapia in associazione alla radioterapia rimane ancora da definire. Bibliografia: 1. Epstein JI, Partin AW, Potter SR, Walsh PC. Adenocarcinoma of the prostate invading the seminal vesicle: prognostic stratification based on pathologic parameters. Urology 2000; 56:283 2. Johnson CW, McKiernan JM, Anastasiadis AG, Salomon L, Eaton S, Goluboff ET, Olsson CA, Benson MC. Prognostic indicators for long-term outcome following radical retropubic prostatectomy for prostate cancer involving the seminal vesicles. Urol Oncol 2004; 22:107 3. Valicenti RK, Gomella LG, Ismail M, Mullholland SG, Petersen RO, Corn BW. Pathologic seminal vesicle invasion after radical prostatectomy fon patients with prostate carcinoma: effect of early adjuvant radiation therapy on biochemical control. Cancer 1998; 82:1909 4. Lee HM, Solan MJ, Lupinacci P., Gomella LG, Valicenti RK. Long-term outcome of patients with prostate cancer and pathologic seminal vesicle invasion (pT3b): effect of adjuvant radiotherapy. Urology 2004; 64:84 42 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Poster n. 111 ADENOMA NEFROGENICO DELLA VESCICA CORRELATO AD ABUSO DI ANALGESICI Giubilei1 G., Bartoletti1 R., Scelzi1 S., Crisci1 A., Tazioli2 S., Mencarini1 M., Mondaini1 N., Gavazzi1 A., Raugei1 A. 1 Clinica Urologica I di Firenze; 2Clinica Urologica II, Firenze Introduzione: L’Adenoma Nefrogenico (AN) è una rara lesione metaplastica composta da piccole strutture tubulari che mimano il tessuto renale; l’AN può essere riscontrato lungo tutto l’apparato urinario, più frequentemente nella vescica ed in presenza di fattori di rischio come chirurgia genito urinaria, calcolosi, traumi, trapianto di reni, infezioni delle vie urinarie. Caso Clinico: Un paziente di 53 anni ricoverato per colica renale all’urografia mostrava segni di pregressa necrosi papillare;dopo guarigione persisteva una lieve isufficienza renale. Da un’accurata anamnesi emerge un abuso di analgesici durato almeno 5 anni per la cura di artrite cronica. Un anno dopo il paziente viene visitato lamentando pollacchiuria ed urgenza; l’esame delle urine rivela una microematuria. L’esame obiettivo risultava negativo e nessuno dei fattori di rischio per l’AN era presente nell’anamnesi del paziente. La successiva ecografia vescicale rivelava una lesione iperecogena della parete sx successivamente confermata e biopsiata all’esame cistoscopico; l’esame isto patologico definiva la lesione come un AN. Discussione: Fino ad oggi sono stati descritti in letteratura circa 400 casi di AN la cui lesione è ritenuta essere il risultato di una serie di stimoli irritativi cronici seguiti dalla prolifezione di cellule capaci di sviluppare tessuto renale Circa il 56% di queste lesioni si manifesta macroscopicamente come papillari, il 34% come sessile ed il 10% come polipoidi; la sintomatologia del paziente solitamente riporta disuria, ematuria e frequenza. Questo caso clinico risulta essere unico per il fatto che l’abuso di analgesici risulta essere l’unico fattore di rischio per l’insorgenza della lesione anche se questa relazione eziopatologica rimane da chiarire. L’AN viene considerata una lesione benigna, cio nonostante è importante diagnosticarla sia per una descritta associazione con il carcinoma vescicale che per la capacità di accrescimento della lesione fino ad enormi masse endovescicali. Nella nostra popolazione l’abuso di analgesici è molto frequente, riteniamo sia quindi importante un’accurata anamnesi farmacologica di tale abuso nei pazienti che mostrano LUTS irritativi e microematuria. Comunicazioni n. 112 LEIOMIOMI DELL’APPARATO GENITOURINARIO Giubilei G.1, Gavazzi A.1, Mondaini N.1, Ponchietti R.3, Vignolini G.1, Tazioli S.2, Mencarini M.1, Raugei A.1, Rizzo M.1 1 Clinica Urologica I, Firenze; 2Clinica Urologica II, Firenze; 3Clinica Urologica di Siena Introduzione: I tumori mesenchimali benigni sono raramente riscontrabili a livello dell’ apparato genitourinario. Tra essi il leiomioma è il tipo più frequente. Obbiettivo di questo studio è stato rivedere la nostra esperienza con questo tipo di tumore essendo riportati in letteratura solamente case reports e piccole casistiche, la più grande delle quali, a nostra conoscenza, conta 5 casi di leiomioma (Scand. J. Urol Nephrol 2001 (35): 295-299). Materiali e Metodi: Durante un periodo di 20 anni (1980-2000) presso la nostra clinica 11 pazienti, 6 uomini e 5 donne, sono stati trattati per tale patologia.Tutti i vetrini sono stati rivisti dallo stesso patologo. Per tutti i pz si è proceduto alla revisione dei dati clinici e al follow-up. 3 casi sono risultati essere già stati descritti su riviste internazionali (2 casi C. Selli: Urol Int 1992 e 1995); (1 caso A. Borri: Minerva Urol e Nefrol 2000). Per questi ultimi si è proceduto alla valutazione del solo follow-up. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Risultati: Gli 11 pazienti avevano un età media di 48,9 anni (range 32-65).4 erano a livello testicolare età media 52,5 anni (range 40-65). I sintomi di presentazione sono stati la comparsa di una massa palpabile (4) associata in 1 a dolore, in 1 a moderato idrocele. Le dimensioni del tumore erano mediamente 2,5 cm come diametro massimo (range 2-3). Per 2 si è proceduto in maniera conservativa per 2 in maniera radicale. Al follow-up media 10,5 anni (range 2-20) nessuno presenta recidive locali o metastasi a distanza. 4 erano a livello renale (30 casi in letteratura) età media 50 anni (range 39-64). Sintomi alla diagnosi:dolore al fianco in 3, riscontro occasionale in 1 caso.Le dimensioni erano mediamente 2,8 cm (range 1, 5-4). In tutti si è proceduto ad enucleazione.3 vivi ad un follow-up medio di 9,3 anni (range 7-12), uno perso al follow-up. 2 erano a livello vescica (250 casi in letteratura) età media 39,5 (range 3247).Sintomi alla diagnosi ematuria.Al follow-up medio 12,5 anni (range 12-13) tutti vivi.1 a livello uretra (meno di 40 casi in letteratura), 49 anni, riferiva presenza lesione da 18 anni, poi rimossa attualmente viva ad un follow-up di 9 anni. Conclusioni: L’escissione del tumore seguita dall’esame istologico è al momento attuale l’unica maniera certa per distinguere tale patologia dai tumori maligni.Tali patologie hanno una prognosi eccellente che anche i nostri dati, che rappresentano una casistica unica per dimensioni, confermano. Comunicazioni n. 113 CORRELAZIONE TRA MARKERS SIERICI NEUROENDOCRINI E RISULTATI IMMUNOISTOCHIMICI NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO Matei D.V.1, Sandri M.T.2, Renne G.3, Gandini S.4, Scardino E.1, Rocco B.1, Verweij F.1, Varela R.1, Fazio N.5, de Cobelli O.1 1 Div. di Urologia; 2Unità di Medicina di Laboratorio, Laboratorio; 3 Div. Anatomia Patologica 5 Div. Oncologia; 4Div. Biostatistica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano Introduzione: La dimostrazione della differenziazione neuroendocrina (NE) nel carcinoma della prostata (CaP) ha ricevuto negli ultimi anni un’attenzione sempre maggiore, per le possibili implicazioni nella prognosi e terapia. È stato riportato che l’incidenza del riscontro di cellule NE nel CaP varia dal 10 al 100% con valori significativamente più alti nei pazienti ormonorefrattari (Casella R et al., J Urol, 160, 1998) sia come dato numerico, che come dato quantitativo. Inoltre, studi recenti (Berruti et al., BJU, 91, 2002) hanno individuato nel dosaggio della Cromogranina A sierica (sCgA) il marker sierico più fedele dell’attività delle cellule NE nei pazienti con CaP. Obiettivo: Valutare in un gruppo di 21 pazienti affetti da CaP ormonorefrattaria (HRPC), con prostata in sede, l’assetto immunoistochimico neuroendocrino e correlarlo con il dosaggio della sCgA. Materiali e Metodi: 21 pazienti portatori di HRPC (stadio D3) sono stati sottoposti a biopsia prostatica e a dosaggio della sCgA. Sono state eseguite colorazioni immunoistochimiche (IIC) per definire il pattern NE del tumore: cromogranina A tissutale (tCgA), sinaptofisina, recettori 2 per somatostatina (RSS2) e Ki-67. Di tutti i pazienti si disponeva del valore PSA e testosterone al momento della biopsia come anche delle informazioni cliniche del paziente (età, PSA iniziale, status linfonodale e scintigrafia ossea). Risultati: In 6 casi (28,6%) non è stato trovato tumore nelle biopsie. Il valore del PSA era significativamente più alto nel gruppo di 15 pazienti con biopsie prostatiche positive (P=0.01). La distribuzione dei valori della sCgA non era significativamente diversa tra i due gruppi (P=0.47). 9 pazienti hanno dimostrato valori alterati della sCgA considerando un cut-off di 20ng/ml, mentre considerando un cut-off di 60 ng/ml, solo 3 pazienti potevano essere definiti aventi un pat- tern NE. L’IIC ha mostrato soltanto in due casi la presenza di tCgA, entrambi in pazienti con valori della sCgA<20 ng/ml. Una prevalenza superiore è stata riscontrata per la presenza di RSS2 (9 pazienti, media di espressione quantitativa: 52,2%). I valori di PSA e sCgA non erano significativamente associati alla presenza tissutale o meno dei RSS2 (P=0.48 and P=0.43, rispettivamente). In nessun paziente è stata ottenuta la colorazione positiva per sinaptofisina. Infine il dosaggio di ki-67 ha mostrato un valore medio di 10,7% (3-25%). I valori non correlavano con quelli del PSA, sCgA e i valori quantitativi del RSS2. Conclusioni: Il nostro è il primo studio sistematico dell’espressione NE in una popolazione omogenea di HRPC. La biopsia prostatica è risultata positiva nel 71,4% dei casi. In questi pazienti è stato possibile verificare la correlazione tra markers sierici e tissutali. Nel gruppo analizzato l’espressione sierologia del pattern NE è stata del 42,8% considerando sCgA>20 ng/ml e solo del 14,3% se il cut-off era di 60ng/ml, mentre la prevalenza della tCgA è stata di solo il 9,5%. L’espressione citoplasmatica dei RSS2 è stata del 42,8%. Il fattore proliferante Ki-67 è risultato sostanzialmente alto (media 10,7%). Non sono state trovate correlazioni statisticamente significative tra i dati bioumorali e tissutali ricercati. Ulteriori studi sono necessari per poter valutare la prevalenza del pattern NE in pazienti HRPC e per poter definire più accuratamente il modo di valutazione (umorale e tissutale) di questo pattern. Poster n. 114 RUOLO DELLA BIOPSIA PROSTATICA E DEL PSA NEL FOLLOW-UP DEI PAZIENTI TRATTATI CON RADIOTERAPIA PER CARCINOMA PROSTATICO: VALUTAZIONE DEI DATI SULLA RIPRESA DI MALATTIA Virgili G.1, Storti L.1, Ricci A.R.2, Forte F.1, Sansalone S.1, Vannozzi E.1, Capozzoli A.1, Di Stasi S.M.1, Vespasiani G.1 1 Università di Roma “Tor Vergata”, Cattedra di Urologia; 2Ospedale “Sandro Pertini”, Roma, Servizio di Anatomia e Istologia Patologica Obiettivi: Valutare gli effetti della radioterapia (RT) sul carcinoma prostatico confrontando le biopsie prostatiche pre e posttrattamento e monitorando i tassi di progressione clinica e recidiva biochimica. Metodi: Dal giugno 1998 al giugno 2000, 50 pazienti con adenocarcinoma prostatico (stadio clinico T1-T2-T3a, N0, M0, età </= 75 anni) sono stati trattati con RT convenzionale. Durante il follow-up i pazienti sono stati controllati ogni tre mesi con PSA ed ogni anno con ecografia prostatica transrettale, RXtorace, TC addome-pelvi e scintigrafia ossea. Biopsie prostatiche transperineali ecoguidate (10 prelievi/paziente) sono state effettuate al momento della diagnosi e ripetute 24 mesi dopo RT. Sulle rebiopsie è stata testata immunoistochimicamente la 34BetaE12 citocheratina. Risultati: La dose mediana della RT è stata pari a 70 Gy (CI 95% 68-72), il follow-up mediano è stato di 40 mesi (CI 95% 3648), il Gleason score mediano alla diagnosi è stato 5 (CI 95% 4-8). Il tasso di persistenza di malattia rilevato alle rebiopsie era del 42%, il tasso di recidiva biochimica (criteri dell’American Society of Therapeutic Radiology and Oncology consensus) era del 22% (p=0.003). Non sono state rilevate metastasi. Il Gleason score mediano nei pazienti positivi alla rebiopsia era 6 (CI 95% 4-9); negli stessi alla diagnosi era 6 (CI 95% 4-8) (p=0.098). La negatività della 34BetaE12 citocheratina ha confermato la persistenza di malattia. I livelli mediani di PSA sierico dosati a 3, 6, 9, 12, 15, 18, 21, 24 mesi dal trattamento sono stati: 1.6 (CI 95% 0.9-1.9), 1.1 (CI 95% 0.81.4), 0.9 (CI 95% 0.6-1.1), 0.7 (CI 95% 0.6-0.9), 0.6(CI 95% 0.5-0.9), 0.8 (CI 95% 0.6-1), 1 (CI 95% 0.6-1.1), 1 (CI 95% 0.6-1.3). Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 43 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: Le biopsie prostatiche post-RT non sono da considerarsi un gold standard per la valutazione dell’efficacia del trattamento. L’elevato tasso di persistenza di malattia rilevato alle rebiopsie non si correla ai livelli di PSA sierico durante il follow-up. Bibliografia: 1. ASTRO Consensus Panel. Consensus statements on radiation therapy of prostate cancer: guidelines for prostate re-biopsy after radiation and for radiation therapy with rising prostate prostate-specific antigen levels after radical prostatectomy. J Clin Oncol 1999; 17:1155 2. Crook J, et al. Post-radiotherapy prostate biopsies: what do really mean? Results for 498 patients. Int J Radiation Oncology Biol Phys 2000; 48:355 Poster n. 115 T1B CARCINOMA DELLA PROSTATA: REVISIONE DELLA NOSTRA CASISTICA Giubilei G.1, Mondaini N.1, Dominici A.1, Nesi G.2, Raspollini M.R.2, Palli D.3, Saieva C.1, Mencarini M.3, Raugei A.1, Bartoletti R.1, Rizzo M.1 1 Clinica Urologica I, Università di Firenze, Istituto Anatomia Patologica, Università di Firenze; 2Unità Operativa Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale, Firenze Introduzione: Il carcinoma incidentale della prostata con l’introduzione del PSA si riscontra nel 6% degli interventi per IPB.Mentre il rischio di progressione di malattia a 5 anni per il T1a è del 5%; questo rischio per i T1b è invece molto superiore. Ciò è dovuto anche al fatto che in circa il 30-35% dei casi di T1b la malattia, in casistiche dove è stata eseguita la prostatectomia radicale, è non confinata all’ organo; per il T1a questo avviene nel 5-10%. Obbiettivo del nostro studio è stato rivedere retrospettivamente le terapie adottate in questo stadio e la sopravvivenza considerando un follow-up minimo di 5 anni. Materiali e Metodi: Tra il 1992 e il 1999 sono stati eseguiti presso la nostra Clinica 3628 interventi per IPB. Sono stati riclassificati tutti i vetrini in cui era stata formulata diagnosi di carcinoma incidentale della prostata (T1a,T1b) e su questo periodo abbiamo valutato l’ incidenza di tale patologia. Per i dati clinici (pre e postchirurgici , terapia, sopravvivenza) dei T1b abbiamo considerato quelli del periodo 1992-97 in modo da avere un follow-up minimo di 5 anni. Risultati: In 86/3628 (2,8%) pazienti, età media 69,5 (range 54-86), è stato diagnosticato carcinoma incidentale della prostata (T1a,T1b). 46 (53,4%) T1a e 40 (46,6%) T1b. I T1b nel periodo 92-97 risultano 28 di cui 26 età media 74,6 (range 59-86) eleggibili per lo studio. La sopravvivenza generale a 5 anni è del 65%; a 10 anni del 20%. Tra i deceduti a 5 anni 33,3% sono risultati malattia correlati (tutti Gleason score maggiore 6); e il 40% a 10 anni. Nei 6 (23%) pazienti con età inferiore ai 70 anni 1 solo è morto ad 84 mesi per infarto cardiaco, 3 (Gleason inferiore a 6) watchful waiting tutti vivi a 5 anni; 2 (Gleason superiore a 6) ormonoterapia tutti vivi a 5 anni. Conclusioni: Il gleason score e l’età del paziente si confermano i fattori prognostici più importanti per la decisione sul tipo di terapia da effettuare in caso di diagnosi di T1b. Poster n. 116 PRIAPISMO SECONDARIO A METASTASI PENIENA DA CORDOMA SACRO-COCCIGEO Giubilei G.1, Mondaini N.1, Vignolini G.1, Di Loro F.1, Gavazzi A.1, Ponchietti R.2, Rizzo M.1 1 Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Clinica Urologica Università di Siena 44 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Introduzione: Circa 200 sono i casi di metastasi peniene descritte in letteratura. Nella maggior parte dei casi il sintomo di esordio è rappresentato dal priapismo.Riportiamo il caso di un paziente presentatosi con priapismo, per metastasi da cordoma sacrococcigeo, che a nostra conoscenza non è mai stato descritto in letteratura. Caso Clinico: Uomo di 57 anni si presenta con priapismo insorto 4 giorni prima. Da alcune settimane riferisce dolore a livello penieno. Il paziente è stato operato nell’ 94 per cordoma sacrococcigeo a cui a fatto seguito ciclo di radioterapia.Il paziente ha goduto di buona salute per 2 anni fino a quando ha sviluppato recidiva a livello sacrococcigeo che è stata monitorata fino alla comparsa 2 anni più tardi di metastasi alla coste e polmonari. È stata esguita rimozione chirurgica 5 costa (istologia cordoma), seguita da radioterapia.Il paziente ha rifiutato un nuovo intervento a livello sacrococcigeo. Ha iniziato successivamente terapia antalgica. Da gennaio 2000 comparsa metastasi alla spalla di destra, torace bilateralmente e gluteo sinitra.Biopsia spalla: cordoma. All’esame obbiettivo le lesioni al gluteo e alla spalla sono macroscopicamente visibili. Una recente RMN Encefalo ha evidenziato anche una lesione di 2,5 cm a livello grande ala sfenoide di destra. Interessante evidenziare che 4 anni prima era stato curato per IPP da nodulo 5 mm a livello corpo cavernoso destro a livello III medio-prossimale. Abbiamo proceduto ad esami ematochimici risultati nella norma, ecografia peniena che ha evidenziato neoformazione a livello corpi cavernosi parte prossimale ed intermedia. L’esame è stato seguito da RMN che ha confermato dati ecografia. Il paziente è stato cateterizzato. Si è deciso, visto il tempo trascorso dalla comparsa del priapismo e la situazione generale del paziente, di effettuare radioterapia. Dopo 4 cicli ognuno con frazionamento 500 cGy 2 frazioni a settimana con DTF 20 Gy si è ottenuto una riduzione obbiettiva di circa il 30% della rigidità. È nostra intenzione eseguire ulteriori 2 cicli. Le condizioni generali del paziente sono notevolmente peggiorate. Discussione: In letteratura è descritto un solo caso di metastasi peniena secondaria a cordoma sacrococcigeo (Saltzman Urology: 25 (5) 541-3.1985); il priapismo per tale patologia non è invece mai stato descritto.Tale caso evidenzia l’importanza della visita dei genitali esterni nel follow-up di tali patologie. Comunicazioni n. 117 GEFITINIB (ZD1839) INIBISCE LA PROGRESSIONE METASTATICA NEL CARCINOMA PROSTATICO Angelucci A.1,2, Gravina G.L.3, Festuccia C.2, Rucci N.2, Muzi P.2, Vicentini C.3, Galassi P.3, Galatioto G.P.3, Teti A.2, Bologna M.1,2 1 Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Medicina Sperimentale; 3Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila, L’Aquila Introduzione e Obiettivi: Il fattore di crescita epidermico (EGF) rappresenta un importante promotore della progressione del tumore prostatico, infatti l’attivazione del suo recettore (EGFR) presente sulla membrana delle cellule tumorali prostatiche è evento precoce, capace di stimolare la proliferazione e l’invasività del tumore primario. Gefitinib è un farmaco attivo per via orale in grado di bloccare selettivamente l’attivazione di EGFR, e la sua azione si è rivelata efficace in alcuni trial clinici nel rallentare la crescita di tumori che esprimono apprezzabili livelli di EGFR. Il nostro scopo è stato di verificare l’efficacia dello gefitinib oltre che sulla crescita del tumore in vivo anche sulla inibizione della sua diffusione metastatica. Metodi: I modelli animali da noi usati comprendono topi immunodeficitari a cui sono state inoculate cellule tumorali prostatiche o nel sottocute (modello di crescita locale, xeno- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica graft) o nel ventricolo sinistro (modello di diffusione metastatica). I topi sono stati trattati giornalmente tramite somministrazione orale di gefitinib a diverse dosi per 3 cicli di 5 giorni consecutivi intervallati da due giorni di pausa e monitorati tramite l’esecuzione di radiografie seriate. Risultati: Nel nostro studio abbiamo dimostrato che EGF rappresenta un potente chemioattrattante per le cellule tumorali prostatiche in grado di stimolare la migrazione e l’invasione tumorale in vitro. Il trattamento con gefitinib ha determinato una diminuzione significativa sia della migrazione che dell’invasione delle cellule tumorali anche a dosi che non interferivano con la crescita cellulare. Inoltre, la somministrazione di EGF ha determinato l’attivazione di numerose proteasi, quali MMP-9, MMP-3, Mt-MMP1 ed uPA. L’attivazione di tali proteasi è risultata particolarmente evidente quando le cellule tumorali sono state coltivate in presenza di collagene di tipo I. Gefitinib, usato a dosi che non interferivano con la proliferazione cellulare, ha annullato completamente la secrezione e l’attivazione di proteasi dovuta all’azione di EGF. Il modello di crescita locale in vivo ha confermato un rallentamento della crescita del tumore con una diminuzione in peso della massa tumorale, alla dose più alta (150 mg/kg), di circa il 40% rispetto al controllo. L’inoculo delle cellule tumorali nel cuore dei topi immunodeficitari ha determinato l’insorgenza di metastasi ossee dopo 40 giorni in circa il 75% dei topi inoculati. Il trattamento con gefitinib alla dose di 150 mg/kg ha portato ad una riduzione di circa il 50% del numero di metastasi ossee visibili in radiografia. Conclusioni: Il nostro studio dimostra che gefitinib svolge un ruolo pleiotropico potendo arrestare sia la crescita locale del tumore che la sua capacità di formare metastasi. I dati ottenuti avvalorano l’ipotesi che il trattamento con gefitinib risulti efficace in diverse fasi della progressione tumorale, inibendo già a basse dosi la capacità invasiva. Poster n. 118 NUOVI MODELLI SPERIMENTALI NELLO STUDIO DELLE METASTASI OSSEE DEL CARCINOMA PROSTATICO Angelucci A.1,2, Rucci N.2, Gravina G.L.3, Festuccia C.2, Muzi P.2, Galassi P.3,Teti A.2, Vicentini C.3, Bologna M.1,2 1 Dipartimenti di Biologia di Base ed Applicata; 2Medicina Sperimentale; 3Scienze Chirurgiche, Università Degli Studi dell’Aquila, L’Aquila Introduzione e Obiettivi: la progressione del tumore prostatico è frequentemente associata alla formazione di metastasi ossee. Nonostante gli sforzi compiuti dai ricercatori negli ultimi anni, non esistono a tutt’oggi modelli sperimentali universalmente accettati in grado di ricapitolare i principali eventi molecolari o clinici tipici della progressione di tale tumore. In particolare appare molto importante riuscire a individuare sistemi sperimentali in vivo che rappresentino un affidabile strumento di studio per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Nel nostro lavoro mostriamo le potenzialità di un nuovo modello murino, in grado di simulare la diffusione metastatica delle cellule tumorali attraverso il circolo sanguigno. Metodi: abbiamo utilizzato come modello animale topi immunodeficitari maschi di 4 settimane a cui sono state inoculate 100.000 cellule di carcinoma prostatico (linea tumorale PC3, prelevata da una metastasi ossea umana) all’interno del ventricolo sinistro. I topi sono stati seguiti nel tempo attraverso l’esecuzione di radiografie a scadenze regolari al fine di evidenziare, il più precocemente possibile, l’insorgenza di lesioni metastatiche a carico del sistema scheletrico. Risultati: Dopo 40 giorni dall’inoculo intracardiaco circa il 70% degli animali mostrava la presenza di lesioni metastatiche ossee visibili tramite radiografia, mentre altre sedi di metasta- si, individuate dopo autopsia, risultavano essere i linfonodi (20%) e i polmoni (10%). Le successive analisi effettuate tramite l’esame istologico e la rilevazione di cellule per mezzo di PCR, ha evidenziato che il midollo delle ossa lunghe negli arti inferiori è raggiunto dalle cellule tumorali con alta efficienza (>80%). L’inoculo delle cellule tumorali direttamente all’interno della tibia ha prodotto invece, già dopo 20 giorni, l’insorgenza di metastasi ossee nel 100% degli animali ed in entrambe le zampe posteriori inoculate, dimostrando un’alta affinità delle cellule tumorali prostatiche per la crescita nell’osso. Conclusioni: il nostro lavoro mostra che l’inoculo intracardiaco di cellule tumorali di prostata rappresenta un valido modello che rende possibile lo studio approfondito dei meccanismi molecolari che determinano il tropismo osseo del carcinoma prostatico. Inoltre l’utilizzo di tale modello permetterà di provare l’efficacia in vivo di farmaci anti-metastastici e lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Poster n. 119 PRIAPISMO A BASSO FLUSSO PER LINFOMA DI HODGKIN Giubilei G., Natali A., Bartoletti R., Mondaini N., Nelli F., Vignolini G., Crisci A., Cai T., Rizzo M. Clinica Urologica I, Università di Firenze Introduzione: Riportiamo il caso di un paziente di 51 anni, affetto da “Linfoma di Hodgkin con Piastrinosi Secondaria a Splenectomia Terapeutica” presentatosi presso il nostro centro con un priapismo idiopatico comparso da 24-36 ore. Caso Clinico: L’anamnesi, la valutazione ecocolordoppler e l’emogas analisi immediatamente eseguito ci hanno posto diagnosi di priapismo a basso flusso; si procedeva immediatamente ad aspirazione dei corpi cavernosi e lavaggio degli stessi con soluzione fisiologica e fenilefrina (500 UG/5 min). Dopo due ore in cui il priapismo non si risolveva, si passò ad effettuare uno shunt percutaneo glandulo-cavernoso bilaterale con ago da biopsia prostatica (intervento di Winter) che sembrò determinare una parziale detumescenza, ma dopo altre tre ore il priapismo si ripresentò e fu eseguito uno shunt chirurgico glandulo-cavernoso bilaterale (intervento di Ebbehoj-Al Ghorab) che sembrò risolvere il problema. Dopo tre giorni ripresentandosi nuovamente il priapismo si procedette ad uno shunt safeno-cavernoso bilaterale (intervento di Grayshack), che risolse definitivamente il priapismo, nel senso di una riduzione di circa il 50% della rigidità. A distanza di 3 settimane dall’intervento di shunt safeno-cavernoso bilaterale, è comparsa, a seguito dell’ipossia da stasi realizzatasi nel terzo distale del pene, necrosi della metà destra del glande, con formazione di una fistola uretrale in corrispondenza dell’uretra navicolare. Per tale ragione si procedeva a glandulectomia con ricostruzione dell’asta e del meato uretrale distale. Al follow-up a 2 mesi il paziente, in buon controllo per quel che riguarda la malattia generale, presenta un buon risultato estetico. La DE completa non risulta un problema per il paziente che la riferiva in forma quasi completa da oltre un anno. Conclusioni: Il priapismo a basso flusso è un’urgenza urologica; il rapido intervento potrebbe evitare un’odissea quale quella che abbiamo descritto, in quanto il fattore tempo è essenziale nella risoluzione di tali casi. Poster n. 120 RECIDIVA DI UNA METASTASI VAGINALE DI CARCINOMA TRANSIZIONALE DI VESCICA Giubilei G.1, Mondaini N.1, Orlando V.2, Sarti E.1, Gacci M.1, Raugei A.1, Bartolonetti R.1 1 Clinica Urologica I, Università di Firenze; 2Clinica Ginecologica Università di Firenze Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 45 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: La recidiva vaginale di un tumore vescicale in paziente con anamnesi negativa per pregressa chirurgia pelvica a cielo aperto è un evento estremamente raro riportato solo due volte in letteratura. Il nostro caso è il primo in cui si abbia una recidiva vaginale di un tumore trasizionale gia recidivato in vagina dopo trattamento endoscopico di neoplasia vescicale. Caso Clinico: Una paziente donna di 82 anni con anamnesi positiva di scompenso cardiaco congestizio di classe IIIb sec. classificazione NYHA veniva trattata endoscopicamente nel 1994 per la diagnosi di carcinoma vescicale. L’istologia rivelava un Ta G2 e la paziente veniva sottoposta ad un ciclo di instillazioni vescicali di BCG. Dopo altre due TURBT negli ultimi 7 anni, nel 1999 la paziente viene sottoposta a nefroureterectomia e chemioterapia adiuvante per un coinvolgimento dell’alto tratto urinario da parte del tumore. Nel novembre 2001 la paziente veniva nuovamente sottoposta a TURBT, l’analisi istologica rivelava un Ta G2 e veniva eseguito un ciclo di terapia endocavitaria di BCG. A distanza di un anno la cistoscopia di controllo rivelava una lesione papillare del collo vescicale ed un esplorazione vaginale suggerita dal riscontro di sangue in tale zona rivelava una lesione papillare, che, escissa ed analizzata, risultava essere un carcinoma transizionale G2 con margini di asportazione negativi. La paziente non eseguiva terapie adiuvanti e nel corso di uno stretto programma di controllo a due anni di distanza si riscontrava un’altra lesione vaginale analoga alla precedente. Il follow-up a 6 mesi con TAC, uretrocistoscopia con biopsie random ed esame ginecologico risultava negativo. Discussione: La causa di tale recidiva vaginale sembra essere l’impianto di cellule neoplastiche presenti in vescica dopo la resezione endoscopica che possono essere trasportate in vagina durante la minzione; si conferma l’importanza della terapia adiuvante endocavitaria post-resezione. ne di immagini con la TC di simulazione, per una dose escalation a 76 Gy selettivamente sulla sede di malattia documentata. Metodi: Dal gennaio al giugno 2004 sono stati individuati 5 pazienti esclusivamente affetti da LR biopticamente documentata con PSA medio pre-RT di 1.68 ng/mL (range 0.62- 3.2 ng/mL). I pazienti sono stati sottoposti a RM con tecnica statica (T1 e T2 pesate). L’indagine RM è stata fusa alla TC di simulazione con un programma di fusione di immagini. In tutti i casi è stato possibile accuratamente delineare il volume bersaglio della LR, altrimenti non identificabile alla TC. Il piano di trattamento ha considerato inizialmente un target più ampio, coincidente con l’intera loggia prostatica fino ad una dose di 66 Gy e un boost di ulteriori 10 Gy esclusivamente sulla sede di LR per una dose totale di 76 Gy. Tutti i pazienti sono stati trattati con arco dinamico, in entrambe le fasi di trattamento. Sono stati calcolati gli istogrammi dose-volume, oltre che per i volumi bersaglio, anche per retto e vescica. Risultati: La fusione della RM con la TC di centratura è stata effettuata con successo per tutti i pazienti. La diminuzione del volume di trattamento, dopo 66Gy, alla sola malattia macroscopica, ha permesso la somministrazione della dose prescritta (76Gy), entro i limiti di dose a retto e vescica normalmente rispettati nella nostra pratica clinica (42 e 70 Gy, rispettivamente al 60% e 30% del retto; 70 Gy al 50% della vescica). La tossicità rettale e urinaria acuta è stata trascurabile (Grado 2 secondo i criteri RTOG), ed ha permesso il completamento del trattamento senza interruzioni. Conclusioni: La RM si è rivelata utile per la definizione del volume bersaglio del boost in pazienti con LR macroscopica consentendo una dose escalation a 76 Gy pur rispettando i criteri di tolleranza agli organi critici previsti nella nostra pratica clinica. Bibliografia: Comunicazioni n. 121 USO DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA DEFINIZIONE DEL VOLUME BERSAGLIO IN PAZIENTI CON RECIDIVA MACROSCOPICA DA CA DELLA PROSTATA OPERATO. ESPERIENZA INIZIALE PRESSO L’ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA. Castiglioni S.1, Greco C.1, Cattani F.2, Cambria R.2, Bonomo G.3, de Cobelli O.4, Orecchia R.1,5 1 Divisione di Radioterapia; 2Divisione di Fisica Medica; 3Divisione di Radiologia; 4Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano; 5Università degli Studi di Milano Introduzione e Obiettivi: La radioterapia di salvataggio (SRT) per ricaduta biochimica dopo prostatectomia radicale (RRP) rappresenta una strategia terapeutica ancora non del tutto definita in ordine alle indicazioni e alle modalità esecutive. I pazienti in ricaduta biochimica con PSA < 1.5 ng/mL e con cinetica indicativa di sola ricaduta locale, sembrano essere quelli che meglio rispondono alla SRT alle dosi tipicamente somministrate post-RRP (60-66 Gy), ancorché con biopsia negativa. I pazienti con ricadute locali (LR) clinicamente apprezzabili in assenza di manifestazioni sistemiche documentate rappresentano una categoria che pone delle problematiche peculiari. In tali circostanze appare necessario erogare dosi più elevate, possibilmente dell’ordine dei 76 Gy. Ciò impone tecniche di pianificazione del trattamento più sofisticate per definire accuratamente la sede anatomica della LR e minimizzare l’esposizione degli organi critici circostanti. La risonanza magnetica (RM) è riconosciuta quale metodica di imaging adeguata per la definizione anatomica delle LR in loggia prostatica. L’obiettivo del nostro studio è quello di valutare la utilità della RM, con tecniche di fusio- 46 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 1. Khoo VS, Padhani AR, Tanner SF, et al. Comparison of MRI with CT for the radiotherapy planning of prostate cancer: a feasibility study. Br J Rad 1999; 72:590 2. Sella T, Schwartz LH, Swindle PW, et al. Suspected local recurrence after radical prostatectomy: endorectal coil MR imaging. Radiology 2004; 231:379 3. Greco C, Mazzetta C, Cattani F, et al. Finding dose-volume constraints to reduce late rectal toxicity following 3D-conformal radiotherapy (3D-CRT) of prostate cancer. Radioth Oncol 2004; 69:215 Poster n. 122 NEOPLASIA MALIGNA DELLE CELLULE DEL LEYDIG E CONTEMPORANEA NEOPLASIA PROSTATICA Zaganelli S.1, Calderoni M.1, Montevecchi R.1, Savorelli B.1, Tellarini V.1, Lorenzini P.2, Puccetti M.2 1 Unità Operativa di Urologia; 2Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica G.V. di 77 anni, circa tre mesi fa, è giunto alla nostra osservazione per la comparsa di una tumefazione, aumentata nel tempo, al testicolo destro. L’EO mostrava una tumefazione a carico del testicolo destro di consistenza particolarmente aumentata, dolente. L’ER evidenziava una ghiandola lievemente aumentata di volume, a margini netti di consistenza parenchimatosa. A carico del lobo destro si apprezzava un’area dalla consistenza decisamente aumentata. Nello screening preoperatorio betaHCG, alfaFP, nella norma, PSA t=13,12 e F/T=8%; ca19.9=44 (vn<37). L’ecografia prostatica transrettale ha evidenziato la presenza di aree ipoecogene a carico della porzione periferica del lobo destro. Una ecografia scrotale ha evidenziato una disomogeneità cerebriforme del didimo destro. Una TAC toraco addominale ha evidenziato la presenza di un pac- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica chetto linfonodale di circa 5 cm di diametro a livello dell’emergenza delle vene renali. Il paziente è stato sottoposto ad orchiectofuniculectomia destra ed una biopsia prostatica ecoguidata. L’esame istologico ha evidenziato, a livello testicolare un quadro di neoplasia maligna originante dalle cellule del Leydig con diffusa positività per l’inibina, una positività focale per il Mart-1 e completa negatività per le citocheratine e PSA. A livello prostatico è emerso un adenocarcinoma ben differenziato (Gleason 3+3). È stato impostato un ciclo di chemioterapia, una rxterapia a livello delle metastasi retroperitoneali ed un blocco androgenico totale. Bibliografia: 1. Jimenez L, et al. Malignant Leydig cell tumor. Report of a case and review of the literature. Arch Esp Urol 1999; 52:174 2. Feldman PS, et al. Malignant Leydig cell tumor: clinical, histologic, and electron microscopic features. Cancer 1982; 49:714 Poster n. 123 NEOPLASIE PRIMITIVE DELL’URETERE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO DI POLIPO FIBROEPITELIALE Tazzioli S., Delle Rose A., Salaris C., Mondaini N., Giubilei G., Gavazzi A., Nicita G., Rizzo M. Clinica Urologica, Università degli Studi di Firenze Introduzione ed obiettivi: Le neoplasie primitive dell’uretere sono molto rare, rappresentano meno dell’1% di tutte le neoplasie genitourinarie. Solo il 20% di queste sono benigne, il polipo fibroepiteliale risulta essere l’istotipo più frequente: Descriviamo il caso di un paziente con polipo fibroepiteliale dell’uretere prossimale sinistro. Materiali e Metodi: La paziente di anni 43 è giunta alla nostra osservazione per dolori al fianco sinistro di natura da determinare. All’ecografia era stata evidenziata una idronefrosi di 2 grado con dilatazione del tratto prossimale dell’uretere sinistro. Successivamente la paziente aveva eseguito una urografia che aveva confermato la dilatazione osservata all’ecografia. Al di sotto del giunto pielo-ureterale era stata mostrata inoltre la presenza di una dilatazuione ampia e costante con lume solamente in parte opacizzato nella sua porzione periferica, mentre il centro dell’uretere appariva occupato da materiale radiotrasparente. La paziente era stata in seguito sottoposta a ureteroscopia che aveva evidenziato la presenza di una neoformazione ureterale con caratteristiche morfologiche similpolipoidi. Abbiamo sottoposto la paziente ad intervento chirurgico a cielo aperto di resezione del polipo, attraverso una incisione ureterale al di sotto del giunto. Il polipo aveva una piccola base d’impianto ed una lungheza di circa 6 cm. Risultati: Non vi sono state complicanze postoperatorie e la paziente è stata dimessa in terza giornata. L’esame istologico ha confermato che si trattava di polipo fibroepiteliale. Ad un controllo ecografico effettuato a 3 mesi di distanza dall’intervento erano scomparsi segni di dilatazione dalla via escretrice. Conclusioni: Il polipo fibroepiteliale è una rara neoplasia benigna delle vie escretrici urinarie. Si manifesta spesso con dolore simil colica renale associato talvolta ad ematuria. La diagnosi viene posta con l’ausilio delle tecniche endoscopiche, che nei casi di polipi di piccole dimensioni possono essere terapeutiche; nei casi di polipi di grandi dimensioni l’intervento di elezione risulta essere quello chirurgico. Poster n. 125 SARCOMA PARATESTICOLARE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Tazzioli S., Delle Rose A., Mondaini N., Crisci A., Giubilei G., Mencarini M., Nicita G., Rizzo M. Clinica Urologica, Università degli Studi di Firenze Introduzione ed Obiettivi: I sarcomi paratesticolari sono rari tumori maligni che possono originare dal funicolo spermatico, dall’epididimo o dal contenuto scrotale extratesticolare. I tipi istologici sono rappresentati da: Rabdomiosarcoma, liposarcoma (ben differenziato e a basso e alto grado di dedifferenzazione), leiomiosarcoma, istiocitoma fibroso maligno, mesotelioma. Descriviamo il caso di un uomo di 62 anni giunto alla nostra osservazione per la presenza di una voluminosa massa scrotale sinistra. Materiale e Metodi: Nel gennaio scorso è giunto alla nostra osservazione un paziente di anni 62 con una voluminosa massa scrotale sinistra. Il paziente ci ha riferito che tale massa era presente da circa 3 anni e che è lentamente aumentata di dimensioni nel corso degli anni. Abbiamo sottoposto il nostro paziente ad ecografia scrotale, TC addome in toto con mezzo di contrasto, dosaggio dei markers neoplastici testicolari. Abbiamo successivamente deciso di eseguire intervento chirurgico radicale di asportazione della massa scrotale con orchifunicolectomia. La massa occupava l’intero emiscroto sinistro, aveva un diametro di circa 15 cm ed era adesa al didimo sinistro, senza comunque caratteri di invasività. L’esame istologico intraoperatorio ha dato diagnosi di liposarcoma ben differenziato associato a sarcoma pleomorfo ad elevato grado di malignità (liposarcoma dedifferenziato). Abbiamo asportato in toto la formazione nodulare dell’emiscroto sinistro, il didimo sinistro con il funicolo che è stato sezionato in corrispondenza dell’anello inguinale sinistro. Risultati: Il paziente ha avuto un decorso postoperatorio privo di complicanze ed è stato dimesso in sesta giornata. Si sottopone a periodiche visite di controllo a cadenza trimestrale. Attualmente a 10 mesi dall’intervento il paziente risulta essere in buono stato di salute, è libero da ripresa di malattia senza essere stato sottoposto a terapia adiuvante. Conclusioni: Queste neoplasie si sviluppano dai tessuti molli scrotali, aumentano di volume a simulare una voluminosa ernia inguinoscrotale. Il trattamento, nelle forme localizzate, consiste nell’orchifunicolectomia radicale attraverso un approccio inguinale seguito da stretto follow-up. Risulati: I sarcomi paratesticolari sono tumori molto rari che si sviluppano dal funicolo spermatico nel 75% dei casi, dal contenuto scrotale extratesticolare nel 20% e dall’epididimo nel 5% dei casi. Comunicazioni n. 126 STUDIO IMMUNOFENOTIPICO DI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA RENALE IN PRIMA DIAGNOSI. DIMOSTRAZIONE DI UN QUADRO DI PROFONDA IMMUNODEPRESSIONE INDOTTA DAL TUMORE Porta C.1,2, Bonomi L.1, Paglino C.1, Ferrari S.1,2, Rovati B.1,2, Lillaz B.3,4, Mensi M.3,5, Danova M.1,2, Rovereto B.3 1 Istituto di Medicina Interna ed Oncologia Medica; 2Laboratorio di Citometria e Terapie Cellulari; 3Divisione di Urologia, Università degli Studi di Pavia e I.R.C.C.S., Policlinico San Matteo di Pavia; 4 Divisione di Urologia, Ospedale Regionale di Aosta; 5Divisione di Urologia, Ospedale Civile di Voghera Introduzione: Nonostante il sistema immunitario giochi un ruolo chiave nel controllo del carcinoma renale (RCC) in fase iniziale, a lungo termine la risposta immune diretta contro il tumore diviene inefficace e la malattia finisce inevitabilmente col progredire. Con questo studio abbiamo voluto testare l’ipotesi che i pazienti (pz.) affetti da RCC potessero presentare, già alla diagnosi, disfunzioni immunitarie anche complesse, dipendenti quindi dalla presenza, di per se, della neooplasia. Materiali e metodi: A tal fine abbiamo valutato quantitativamente le principali sottopopolazioni linfocitarie e le cellule dendritiche circolanti totali, oltre alla proporzione dei due Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 47 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica principali subsets di queste ultime, DC1 e DC2, identificandole fenotipicamente nel sangue periferico mediante sensibili metodiche di citometria a flusso. Sono stati oggetto dello studio 47 pz. affetti da RCC di prima diagnosi e come controlli, sono stati utilizzati 40 donatori sani, paragonabili per distribuzione di sesso ed età con i pz. Risultati: Nei pz. affetti da RCC è stata osservata una generica attivazione linfocitaria (cellule CD3/HLA-DR+: mediana pazienti = 21.0% vs controlli = 12.5%, p < 0.0001), oltre che del subset NK CD56+ (mediana pazienti = 90% vs controlli = 46%, p = 0.04) e dei linfociti co-esprimenti gli antigeni CD4 e CD8, popolazione non ancora committed (mediana pazienti = 10.0% vs controlli = 0%, p < 0.0001). Immunologicamente ben più rilevanti si sono invece rivelati i deficit da noi riscontrati, coinvolgenti le cellule T naïve (CD4/CD45RA; mediana pazienti = 184% vs controlli = 409%, p < 0.0001), che danno origine ad una popolazione cellulare effettrice una volta incontrato un antigene bersaglio, le cellule T memory (CD4/CD45RO; mediana pazienti = 204% vs controlli 366.5%, p = 0.003), essenziali nel mantenimento della tumor dormancy, le cellule NK CD16+ (mediana pazienti = 154% vs controlli = 240.5%, p = 0.004), che mediano la citotossicità anticorpo-dipendente, e le cellule dendritiche circolanti totali (mediana pazienti = 0.6% vs controlli = 0.9%, p = 0.0004), essenziali per la presentazione degli antigeni tumorali ai linfociti T citotossici. Conclusioni: Quanto da noi osservato configura un quadro di profonda perturbazione del sistema immune, riguardante diversi livelli di immunocompetenza, sul quale si potrebbe pensare di intervenire da un punto di vista terapeutico; in particolare, pazienti caratterizzati, non solo da un punto di vista patologico, ma anche immunologico-funzionale, come ad alto rischio di recidiva potrebbero beneficiare di un adeguato trattamento immunoterapico adiuvante. Poster n. 127 CARCINOSARCOMA DELLA PROSTATA: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Yehia M.1, Fabiani A.1, Mantovani P.1, d’Anzeo G.1, Mazzucchelli R.2, Montironi R.2, Muzzonigro G.1 1 Clinica Urologica, Univ. Politecnica delle Marche Ancona; 2Istituto di Anatomia Patologica, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona Introduzione: Il carcinosarcoma della prostata è un tumore estremamente raro e clinicamente aggressivo. Dal punto di vista istologico si caratterizza per l’aspetto bifasico con una componente ghiandolare adenocarcinomatosa associata ad una componente sarcomatosa poco differenziata. Presentiamo di seguito il caso clinico di un uomo di 78 anni, già sottoposto a TURP 4 anni prima per BPH e portatore di catetere vescicale a dimora per un problema di ritenzione urinaria cronica, giunto alla nostra osservazione per ricorrenti episodi di ematuria macroscopica. Il PSA al momento del ricovero, era di 10,9 ng/ml. DRE, TRUS. La cistoscopia rivelava l’ostruzione dell’uretra prostatica dovuta alla presenza di una voluminosa lesione solida e sanguinante infiltrante la parete posteriore della vescica. L’esame istologico del campione ottenuto mediante TUR deponeva per una neoplasia prostatica del tipo carcinoma sarcomatoide. Gli esami radiologici di stadiazione risultavano negativi per lesioni di carattere ripetitivo a distanza. Si decideva pertanto di procedere ad intervento chirurgico di elezione. Metodi: L’approccio chirurgico scelto è stato quello di una cistoprostatectomia radicale con derivazione urinaria esterna sec. Bricker (previa intubazione degli ureteri con splint 10 ch) e linfadenectomia pelvica bilaterale. L’esame istologico estemporaneo dei linfonodi pelvici di destra asportati e dell’uretra terminale deponeva per infiltrazione neoplastica. Pertanto, si procedeva ad uretrectomia per via perineale. 48 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Risultati: Il campione chirurgico era costituito da vescica con mucosa microscopicamente irregolare in corrispondenza della parete posteriore e da prostata con lume uretrale quasi completamente occupato da lesione polipoide della dimensione massima di cm 5,3. L’esame istologico definitivo del pezzo operatorio mostrava un adenocarcinoma prostatico di tipo endometrioide (score di Gleason 4+5=9) associato a componente solida indifferenziata fusocellulare, con focale positività immunoistochimica ai markers per il muscolo liscio, riferibile a carcinosarcoma, con aspetti di diffusione neoplastica endolinfatica, endoduttale, con focolai di PIN di alto grado ed infiltrazione della parete uretrale e della vescichetta seminale di destra. Uno dei 7 linfonodi iliaci e 3 dei 4 linfonodi otturatori destri asportati risultavano metastatici (stadio patologico pT3b N1 L1 V0). Il decorso clinico post-operatorio è stato regolare con dimissione in 20 giornata, dopo rimozione dei drenaggi e degli splint ureterali. Il paziente è stato inserito in un programma oncologico di follow-up a lungo termine. Tuttavia, già a 3 mesi dall’intervento, l’Rx torace ha segnalatato la comparsa di lesioni ripetitive polmonari in evoluzione. Conclusioni: Il caso clinico in oggetto, al di là della rarità e della peculiarità istopatologica caratterizzata da una doppia componente neoplastica, ghiandolare e mesenchimale con variabili aspetti differenziativi, dimostra come il carcinosarcoma della prostata sia estremamente aggressivo con un precoce atteggiamento diffusivo loco regionale e a distanza, attribuendo all’intervento chirurgico con intento radicale un ruolo meramente palliativo. Bibliografia: 1. Lauwers JY, et al. Carcinosarcoma of the prostate. Am J Surg Pathol 1993; 17:342 2. Benchekroun A, et al. Sarcomatoid Carcinoma of the prostate. Prog Urol 2001; 11:327 3. Bricker EM. Bladder substitution after pelvic evisceration. Surg Clin North Am 1950; 30:1511 Poster n. 128 PRESENTAZIONE DI UN CASO DI LEIOMIOSARCOMA DEL PENE Varela R., Scardino E., Matei D.V., Rocco B., Verweij F., de Cobelli O. 74Divisione di Urologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano I tumori del pene di origine epiteliale non sono frequenti, ma ancora più rari sono quelli che si sviluppano dai tessuti di sostegno come la muscolatura striata e liscia, ed i tessuti adiposo, fibroso o vascolare. Il sarcoma del pene, in particolare, rappresenta meno del 5% dei casi, e del sottotipo leiomiosarcoma, ad oggi, sono stati descritti in letteratura circa 30 casi. Riportiamo un caso di leiomiosarcoma del pene giunto all’attenzione della nostra Divisione. Caso Clinico: Paziente di 64 anni sottoposto in agosto/2001 a biopsia di voluminosa lesione dolente, nodulare e di consistenza lignea alla radice del pene. All’esame istologico si evidenziava un quadro di leiomiosarcoma. I linfonodi inguinali erano clinicamente negativi. Alla Risonanza Nucleare Magnetica addominale e pelvica si riscontrava una grossolana tumefazione (diametri di 7x7.8x11.5 cm) che interessava la radice peniena con invasione dei corpi cavernosi. Nel gennaio 2002 è stato sottoposto a penectomia totale e l’esame istologico confermava il dato bioptico di leiomiosarcoma penieno a medio grado di differenziazione infiltrante i corpi cavernosi con uretra indenne. L’immunoistochimica era compatibile con la diagnosi. Dopo un follow-up di 21 mesi compariva una neoformazione nodulare di circa 2 cm paratesticolare sinistra con apparente infiltrazione del funicolo spermatico. Veniva, per- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica tanto, effettuata un’orchifunicolectomia sinistra, con esame istopatologico che confermava la presenza di una recidiva di 2,3 cm di leiomiosarcoma a medio grado di differenziazione senza infiltrazione del funicolo né del didimo. La TAC di stadiazione non documentava altre possibili sedi di malattia macroscopicamente rilevabile. Ad oggi, il follow-up risulta negativo. Discussione: Il leiomiosarcoma del pene è molto raro e tra i pochi casi nella letteratura si possono individuare due tipi di lesioni distinte: • Lesioni superficiali: (LS) generalmente piccole, senza metastasi a distanza, con buona prognosi e recidiva locale frequente. La chirurgia è la terapia di elezione per la lesione primitiva e per le eventuali recidive. • Lesioni profonde: (LP)infiltranti, con metastasi a distanza e mortalità elevata. La terapia è chirurgica, ma il beneficio di una radio o chemioterapia adiuvante non è stato chiarito. Il caso presentato è relativo ad un paziente affetto da leiomiosarcoma penieno, assimilabile al gruppo LPper le sue caratteristiche di aggressività locale (lesione voluminosa ed invasione dei corpi cavernosi), ma con comportamento sistemico assimilabile al gruppo LS (recidiva locale e senza metastasi a distanza). Non ci sono ancora dati sul beneficio di un trattamento adiuvante radiante o chemioterapico in questi rari casi di neoplasia del pene. Il nostro paziente è vivente e senza recidive di malattia a 30 mesi dal primo intervento ed a 9 mesi dall’asportazione della recidiva locale. Risultati: All’esame anatomopatologico sono emerse 9 lesioni pT1 (47,4%), 5 pT2a (26,3%), 3 pT2b (15,8%), 2 pT3a (10,5%). Non si è avuto alcun caso di metatstasi linfonodali. Il follow-up medio è stato di 17 mesi (10-19) con un caso di decesso correlato alla malattia. Non c’è stata alcuna recidiva pelvica od uretrale. A 6 mesi dall’intervento tutti i pazienti hanno raggiunto la continenza diurna e 14/19 (73,7%) quella notturna. Agli esami urodinamici si è evidenziata una capacità cistometrica media di 342 ml (273-510), ed un residuo postminzionale medio 38 ml. In tutti i casi i pazienti hanno avuto rapporti sessuali soddisfacenti senza l’ausilio di farmaci. Conclusioni: I dati fino ad ora a nostra disposizione suggeriscono che la cistectomia seminal sparing non compromette il controllo locale della malattia ed è paragonabile alla cistoprostatovesciculectomia radicale convenzionale. Comprensibilmente i pazienti non sono esenti dal rischio di sviluppare neoplasie prostatiche. I risultati funzionali rilevano una buona ripresa della continenza e della potenza, senza significativo residuo urinario post-minzionale. Bibliografia: 1. Vallancien G, et al. Cystectomy with prostate sparing for bladder cancer in 100 patients: 10 year experience. J Urol 2002; 168:2413 2. Colombo R, et al. Overall clinical outcomes after nerve and seminal sparing radical cystectomy for the treatment of organ confined bladder cancer. J Urol 2004; 171:1819 3. Muto G, et al. Seminal sparing cystectomy and ileocapsuloplasty: longterm followup results. J Urol 2004 172:76 Comunicazioni n. 129 CISTECTOMIA “SEMINAL VESICLE AND PROSTATIC CAPSULE SPARING” E RADICALITÀ ONCOLOGICA: RISULTATI PRELIMINARI Locunto U., Serni S., Stefanucci S., Lapini A., Baldazzi V., Carloni M., Carini M. Osp. S. M. Annunziata, Università degli Studi di Firenze Poster n. 130 TUMORE A CELLULE DELLA GRANULOSA DEL TESTICOLO DI TIPO ADULTO. DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO Annunziata G., Palazzo S., Lucarelli G., Stellacci V., Battaglia M., Ricapito V., deCeglie G., Selvaggi F.P. Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organo Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale rappresenta la scelta più opportuna per la neoplasia vescicale invasiva e per quelle di alto grado, refrattarie alla terapia conservativa, multifocali o che ricorrono frequentemente. Nonostante le tecniche di ricostruzione ortotopica consentano di conservare la fisiologia minzionale e sebbene siano state messe a punto tecniche “nerve sparing”, la cistectomia radicale inficia notevolmente la qualità della vita, soprattutto per quanto riguarda la funzione sessuale. Riportiamo una tecnica personale di cistectomia “seminal vesicle and prostatic capsule sparing” con derivazione ileale ortotopica. Metodi: Sono stati sottoposti a cistectomia seminal sparing 19 pazienti con età media di 56,6 anni (48-62) per carcinoma transizionale vescicale superficiale ad alto rischio (12/19) o infiltrante monofocale (7/14). In tutti i pazienti una preliminare stadiazione endoscopica ha escluso un coinvolgimento del trigono o dell’uretra prostatica e tutti erano esenti da evidenza di tumore della prostata (esplorazione rettale, PSA, ecografia transrettale). L’anamnesi sessuale non ha evidenziato casi di deficit erettile clinicamente rilevante. La tecnica seminal sparing si caratterizza nello sviluppo di un piano fra la vescica e la superficie anteriore del complesso vescicolo-deferenziale. Esposti il collo vescicale e la base prostatica e si procede all’adenomectomia con tecnica tipo Frayer. L’uretra prostatica viene sezionata a monte del veru montanum e vengono rimosse “en bloc” la vescica e la porzione centrale della prostata. I “bundles” neurovascolari adiacenti alla prostata ed alle vescicole seminali sono ampiamente risparmiati Si realizza la neovescica ileale che viene anastomizzata alla capsula prostatica. Contestualmente viene eseguita la linfoadenectomia estesa alla biforcazione dell’arteria iliaca comune. Introduzione: I tumori a cellule della granulosa rappresentano un distinto gruppo nell’ambito dei cosiddetti tumori stromali delle gonadi, e sono suddivisi in due tipi istologici, adulto e giovanile. Il tipo adulto è un tumore molto raro e sino ad oggi solo pochi casi sono stati ben documentati e descritti (1). Case report: Riportiamo il caso di tumore a cellule della granulosa di tipo adulto del testicolo in un uomo di 45 anni, affetto da circa 15 anni da un aumento volumetrico del didimo destro, incrementatosi nel corso degli ultimi mesi ed associato a sensazione di peso scrotale. All’esame obiettivo, il testicolo destro si presentava aumentato di dimensioni, scorrevole sui piani superficiali e non dolente alla palpazione. Gli esami ematochimici ed i markers neoplastici (βHCG, αÁFP, LDH) risultavano nella norma. L’ecografia testicolare mostrava la presenza di una massa dai margini mal definiti, con marcato dimorfismo strutturale e con numerose calcificazioni nel suo contesto. Il paziente veniva, quindi, sottoposto ad orchifunicolectomia totale destra con accesso inguinale. Il polo superiore del testicolo era occupato da una massa ovoidale del peso di 690 gr., e delle dimensioni di cm.16x13,5x10. In sezione, si apprezzava un completo sovvertimento del parenchima testicolare e la presenza di neoformazione giallastra (30% del tumore) di cm. 6.5 x 4.2 a margini netti circondata da tessuto fibrotico biancastro con cavità cistiche all’interno (35% del tumore) e da una vasta area necrotica brunastra che costituiva il restante 35%. Istologicamente si trattava di tumore stromale a cellule della granulosa di tipo adulto del didimo infiltrante la tonaca albuginea con focali aspetti di permeazione neoplastica endolinfatica. L’immunoistochimica era positiva per la vimentina, l’actina muscolo liscio e l’actina muscolare. Negative le reazioni con CK-pool, cromogranina A, desmina, inibina, PLAP, sinaptofisiArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 49 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica na ed S-100. Il paziente, attualmente, viene solo seguito con TAC ogni anno, non essendo prevista alcuna forma di terapia adiuvante. Conclusioni: Esistono solo 21 casi descritti in letteratura di questa rara neoplasia del testicolo. La maggior parte dei pazienti si presenta con massa testicolare. Solo 2 pazienti su 16 di cui, in letteratura, sia disponibile un follow-up a lungo termine (12,5%), sono morti a causa delle metastasi sviluppatesi dopo la chirurgia, in un periodo compreso tra i 5 mesi ed i 14 anni. Nel nostro caso, il paziente era verosimilmente affetto dal tumore da circa 15 anni. La TAC toraco-addomino-pelvica eseguita per stadiazione post operatoria, non ha evidenziato localizzazioni secondarie della malattia. Questa forma istologica, caratterizzata da lenta crescita locale, ma potenzialmente dotata di capacità metastatizzante, necessita di trattamento chirurgico locale ed adeguato follow-up postoperatorio, per tutta la vita. Bibliografia: 1. Al-Bozom IA, El-Faqih SR, Hassan SH, El-Tiraifi AE, Talic RF. Granulosa Cell Tumor of the Adult Type. A Case Report and Review of the Literature of a Very Rare Testicular Tumor Archives of Pathology and Laboratory Medicine 124; 10:1525 Poster n. 131 ACUTE TOXICITY IN 48 PATIENTS WITH PROSTATE CANCER TREATED WITH CONFORMAL RADIATION THERAPY ± SURGICAL TREATMENT Ntreta M.1, Bunkheila F.1, Guido A.1, Rombi B.1, Cammelli S.1, Barbieri E.1 1 Divisione di Radioterapia,”E. Barbieri” Ospedale S. Orsola, Bologna Purpose: To report our experience with 3D conformal radiotherapy for prostate cancer. Material and Methods: We reviewed our first 48 patients with prostate cancer. Mean follow-up was 16.5 months (3-36 m). Mean age 69.6years (54-83). Fourteen patients undergone to radical prostatectomy before 3D conformal radiotherapy and 34 were treated with only radiation therapy. For the first group T stage was: pT2apN0M0=3; pT2bpN0M0=1; pT2cpN0M0=3; pT3apN0M0=3; pT3bpN0M0=3; pT3bpN1M0=1. About the second one T stage was: T1bN0M0=1; T1cN0M0=3; T2aN0M0=4; T2bN0M0=16; T2cN0M0=4; T3aN0M0=5; T3bN0M0=1. Gleason score (GS) 4-6 55,5% and GS 7-8 44,4%. Pretreatment PSA value of <10 ng/ml 54%, 10-20 ng/ml 29,7% and >20 ng/ml 16%. Thirtyfive pts received androgen ablation therapy 2 to 6 months before radiation. 3D conformal radiotherapy was used to allow a smaller amount of rectum and bladder to be in the high dose volume. An 10 and 18 MV linear accelerator was used. The range of dose recommended for adjuvant radiotherapy was 6000cGy-6600cGy and 7000cGy-7400cGy for radical radiotherapy treatment. Results: Symptoms of gastrointestinal and genitourinary toxicity are dose-limiting for pelvic radiotherapy. Existing toxicity registrations (RTOG) are helpful in defining maximal tolerated doses.The percentage of volume receveing more than 50Gy (V50) was calculated for the rectum and bladder. The mean V50 was 55% for the bladder and 60% for the rectum. Based on the RTOG grading (gr) for acute toxicity, there was no gr 3 gastrointestinal (GI) and genitourinary (GU) toxicity. There were 24 pts with gr0 (50%), 2 pts (4.1%) with gr 1 and 22 pts (45.8%) with gr2 GI toxicity. About the GU toxicity there were 21 pts with gr 0 (43.7%), 24 pts with gr 1(50%) and 3 pts with gr2 (6.2%). With our actual follow-up we have 2 late morbidities: 2 pts with gr2 GI toxicity. Conclusion: 3D conformal radiotherapy for prostate cancer at our institution has a good toxicity profile and mirrors that dis- 50 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 cribed in the literature. Longer follow-up is needed to assess late toxicity and clinical outcome in this series. References: 1. Hovdenak N, Karlsdottir A, Sorbye H, Dahl O. Profiles and time course of acute radiation toxicity symptoms during conformal radiotherapy for cancer of the prostate. Acta Oncol 2003; 42:741 2. Michalski JM, Winter K, Purdy J, Perez CA, Ryu JK, Parliament MB, Valicenti RK, Roach M 3rd, Sandler HM, Markoe AM, Cox JD. Toxicity after three-dimensional radiotherapy for prostate cancer with RTOG 9406 dose level IV. Int J Radiat Oncol Biol Phys. 2004; 58:735 Comunicazioni n. 132 WILMS’ TUMOR: PRESENTATION AND TREATMENT Bunkheila F.1, Ntreta M.1, Guido A.1, Rombi B.1, Cammelli S.1, Burnelli R.2, Neri S.1, Barbieri E.1 1 Istituto di Radioterapia “E. Barbieri”; 2Oncologia Pediatrica, Ospedale S. Orsola, Bologna Purpose: Wilms’ tumor is the most common malignant neoplasm of the urinary tract in children. We have managed our patients according to CNR/AIEOP 92 protocols and report our results herein. Material and Methods: Thirteen patients with Wilms’ tumor between June 1995 and October 2000 were analyzed for distributions of age, gender, tumor sites, histology and clinical stages. Patients received individualized multimodality treatment base upon the histology of the tumor and clinicopathologic stage. The treatment included surgery, radiotherapy and chemotherapy. Results: Thirteen patients including 9 girls and 4 boys with the mean age of 44.53 months, ranging from 11 months to 11 years were studied. Tumour involved right kidney in 6, left in 5 and bilateral in 2 patients. Metastatic disease was present at diagnosis in 3 patients (23%); the most common site of involvement is the lung with 66.6% and the bowel loops with 33.3%. Distribution of clinical stage: I= 1 pz (7.6%), II= 1pz (7.6%), III= 4pz (30.7%), IV=5 (38.4%) and V=2 (15.3%). Favorable histology (FH) was diagnosed in 92.3% of patients and anaplasia diffusa in 7.7%. Recurrence of disease occurred in 3 patients (23%), with lungs (100%) the most frequent site of relapse. All the patients underwent primary surgery, chemotherapy and radiation therapy. Four patients received a renal fossa irradiation with a mean dose of 1785 cGy considering that one of them received 3420 cGy because of the unfavorable histology. Four patients received whole abdominal irradiation with mean dose of 1290 cGy and five patients unterwent to a total lung irradiation with a mean dose of 1200 cGy. During and after radiation therapy there was no acute toxicity in the most of patients except two, treated with whole abdominal irradiation, with nausea and vomiting. Four patients died after completion of treatment: two for local reccurence and metastatic disease, one for metastatic disease and the other one for local reccurence disease.The overall mortality was 30.7%: 1 with I stage (7.6%), 2 pts with IV stage (15.3%) and 1 with V stage (7.6%). Conclusion: The presentation of Wilms’ tumor at our institution mirrors that discribed in the literature. Importantly, by following CNR/AIEOP 1992 protocols we have achieved an outcome of survival comparable to the “gold standard”. References: 1. Pianezza ML, Rubin S, Bass J, Chou S, Pike JG, Leonard MP. Wilms’ tumor at the Children’s Hospital of Eastern Ontario. Can J Urol 2004; 11:2151 2. Mahmood A, Ghafoor T, Badsha S. Wilms’ tumor: presentation and treatment. J Coll Physicians Surg Pak 2004; 14:142 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Comunicazioni n. 133 ESTRAMUSTINE (E) IN COMBINATION TO ALTERNATING ORAL ETOPOSIDE (VP16) AND WEEKLY VINBLASTINE (VLB) IN METASTATIC (M) HORMONE-REFRACTORY (HR) PROSTATIC CARCINOMA (PC): A MONOINSTITUTIONAL STUDY Boccalon M.1, Maruzzi D.2, Lo Re G.1, Lenardon O.1, Rustici C.1, Bettin A.2, Salamini R.3, Garbeglio A.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit; 2Urology, G.H. “S. Maria degli Angeli”; 3Unit of Epidemiology and Biostatistics, C.R.O. – IRCCS, Aviano, Pordenone Introduction: Oral VP16 and VLB combined to E were reported (Hudes G. et al., JCO 17, 10,3160-6, 1999; Pienta K.J. et al., JCO 12, 10, 2005-12, 1994) with promising results in M-HRPC. Aims of the study: To evaluate feasibility, activity and toxicity of two alternating regimens and their impact on response duration and survival. Patients and Methods: Between 4/99 and 7/04, 25 patients (pts) entered onto the study. Eligibility criteria required: hystological diagnosis of M-PC, HR, adequate renal, hepatic, bone marrow and cardiac function, PS<2, life expectancy >3 months. Median age was 70 years (range: 51-80); median PS: 1 (0-2); basal median PSA level: 70.9 ng/ml (0.19-623). Bone, nodal and visceral metastases were present in 23, 6 and 1 pts respectively. Eighteen were naive and 7 pretreated pts. Treatment: VLB 4 mg/mq (A) iv was administered on day 1,8,15,22 and after 1 week of rest was followed by oral VP16 50 mg/day for 14-21 days (B). Concomitant oral E 12 mg/kg/twice a day was associated to A/B. Cycle was repeated after one week of rest for 3-6 cycles or until progression. Acenocumarol was administered as prophilactic intent of pulmonary thromboembolism (PTE) and deep venous thrombosis (DVT). Results: In 25 treated pts a total of 60 cycles were administered (range 1-5). Toxicity: neutropenia G3 and gynecomastia in 3 and DVT in 1 pt respectively. On 24 evaluable pts, median nadir of PSA was 48.6 ng/ml (range 0.10-438) with a median reduction of PSA of 48% (range 6-99,9%). PSA response (>50%) was achieved in 11/24 pts (45%). Nine pts experienced a subjective response with pain improvement and reduction of antalgic drugs consumption. Out of 8 pts with misurable disease were obtained 1 CR and 2 PR.Median PFS and OS were 4 and 14.8 months respectively. Six pts are still alive. Univariate analysis demonstrated no correlation between basal PSA values, PSA response, Hb and FAL levels and survival. Conclusions: The combination of E to alternating VP16/VLB is feasible and active in unselected M-HR-PC with acceptable toxicity. In light of these encouraging results on survival in unselected pts, a comparative study with VLB-E is warranted. Comunicazioni n. 135 INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION NEL CARCINOMA PROSTATICO E TESTOSTERONE Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Giannantoni A., Lilli P., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia Introduzione e Obiettivi: La Intermittent Androgen Suppression (IAS) sembra avere non solo effetti positivi in termini di riduzione degli effetti collaterali e dei costi, ma anche nel dilazionare la comparsa della fase di ormonorefrattarietà. La riduzione degli effetti collaterali e la ripresa del meccanismo apoptotico sono strettamente correlati ai livelli di testosteronemia durante le fasi off. Riportiamo la nostra esperienza in un gruppo di 120 pazienti sottoposti a IAS, in cui abbiamo analizzato i livelli di testosterone durante il primo ciclo off, per verificare se tale terapia è realmente intermittente. Metodi: La soppressione androgenica completa iniziava al termine della stadiazione clinica dei 120 pazienti e mantenuta durante la prima fase “ON”; la prima fase “OFF” dello studio iniziava al raggiungimento di un PSA nadir <4 ng/ml. La nuova fase “ON” iniziava per risalita del PSA >10 ng/ml (PSA basale >20 ng/ml) o per PSA >4 ng/ml (PSA basale <20 ng/ml), e così via. Tutti i pazienti venivano seguiti con determinazione trimestrale del PSA e testosterone, TRUS, TC, scintigrafia ossea, rx torace. Risultati: Età media 76.3 anni; follow-up medio 42.99 mesi. Tutti i pazienti hanno completato il I ciclo (I ciclo on + I ciclo off), della durata media di 24 mesi. Il I ciclo off ha rappresentato il 45.4% dell’intero I ciclo, con una durata media di 10.9 mesi. Per ciò che riguarda i livelli di testosterone, 51 pz (42.5%) durante il periodo off non hanno recuperato valori normali di testosteronemia; negli altri casi, il ritorno a valori normali di testosterone ha richiesto una media di 7.2 mesi. Conclusioni: La terapia con analoghi LH-RH produce una riduzione dei livelli di testosterone a valori di castrazione in 10-21 giorni; alla sospensione della terapia, il testosterone dovrebbe tornare a valori normali: nella nostra esperienza il 40% dei pz durante la fase off ha mostrato livelli soppressi di testosterone, e dovrebbero essere considerati come pz in soppressione androgenica continua. Nel rimanente 60% circa dei casi si è avuto un recupero della testosteronemia, mediamente dopo 7 mesi dalla sospensione, e pertanto la durata reale del ciclo off è ridotta a soli circa 4 mesi, rappresentando così solo il 17% dell’intero I ciclo. La valutazione della testosteronemia durante le fasi di sospensione potrebbe avere implicazioni sulla modulazione del periodo off e offrire indicazioni importanti sulla necessità di riprendere la terapia impiegando analoghi LH-RH, inutili quando il testosterone rimane soppresso. Bibliografia: 1. Nejat RJ, Rashid HH, Bagiella E, Katz AE, Benson MC. A prospective analysis of time to normalization of serum testosterone after withdrawal of androgen deprivation therapy. J Urol 2000; 164:1891 Comunicazioni n. 137 TERAPIA NEOADIUVANTE E PROSTATECTOMIA RADICALE: NOSTRA VALUTAZIONE Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Fornetti P., Porena M. Clinica Urologica, Università di Perugia Introduzione: Molti studi hanno dimostrato i potenziali benefici del trattamento neoadiuvante prima della prostatectomia radicale: riduzione significativa del tasso di margini chirurgici positivi e di malattia extracapsulare, anche se ciò non sembra tradursi in un vantaggio in termini di disease-free survival. Riportiamo la nostra esperienza in un gruppo omogeneo di 230 pz, dei quali 154 sottoposti a 3 mesi di terapia neoadiuvante e prostatectomia radicale e 76 sottoposti direttamente a prostatectomia radicale. Materiali e Metodi: Nel periodo 1990-2001 a tutti i pazienti candidati alla prostatectomia radicale veniva proposto un trattamento neoadiuvante di 3 mesi; in base al consenso, 76 pz sono stati sottoposti a prostatectomia radicale da sola (RP), mentre 154 pz sono stati operati dopo 3 mesi di terapia neoadiuvante (ADT). E’ stata utilizzata la classificazione patologica TNM, informando il patologo della manipolazione ormonale. Endpoints primary: PSA failure e cancer-specific survival; endpoints secondary: downstaging, patologico, riduzione dei margini chirurgici positivi e di malattia N+. Risultati: Non vi sono differenze tra i due gruppi per età e staging-grading clinico, mentre i valori basali medi del PSA erano Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 51 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica superiori nel gruppo ADT. follow-up medio: RP 49.1 mesi, ADT 48.3 mesi (NS). Downstaging: 5.2% gruppo RP vs 11.6% (11 pazienti pT=) gruppo ADT (p<0.01). Margini chirurgici negativi: 58% RP vs 67% ADT (p=NS). Percentuale di malattia N+: 23% gruppo RP vs 17% gruppo ADT (p=NS). Tasso di PSA failure: 33% RP vs 29.5% ADT (p=NS); time to PSA failure: 53.2 mesi RP vs 27 mesi ADT (p<0.01). Cancer specific survival: 94% RP vs 93% ADT (p=NS). L’analisi del PSA failure e della cancer-specific survival dei pz stratificati per PSA basale e stadio non ha dimostrato differenze significative. Discussione: Non è ancora chiaro il ruolo della terapia neoadiuvante prima della prostatectomia radicale, poiché in particolare la riduzione del tasso di margini chirurgici positivi non si traduce in un miglioramento della sopravvivenza. Nella nostra esperienza, il tasso di margini chirurgici positivi e di malattia pN+ è analogo nei due gruppi, così come i risultati in termini di PSA failure e di sopravvivenza cancro-specifica. Il downstaging (pT0) e il tasso di margini chirurgici negativi potrebbero essere il risultato di una erronea lettura del pezzo operatorio, giustificando l’incidenza di ripresa biochimica nei pz ADT con margini chirurgici negativi (25%), diversa e superiore alla incidenza nei pz RP con margini chirurgici realmente negativi (18%). Conclusioni: La rilevanza clinica del downstaging patologico a favore dell’ADT (l’unico risultato statisticamente significativo) non è confermata da una minore incidenza di ripresa biochimica o da un beneficio in termini di sopravvivenza. Anche nella nostra esperienza, la terapia neoadiuvante non sembra offrire vantaggi a lungo termine. Bibliografia: Chun J, Pruthi RS. Is neoadjuvant hormonal therapy before radical prostatectomy indicated? Urol Int 2004; 72:275 Comunicazioni n. 138 ASSOCIAZIONE TRA POLIMORFISMO DI CYP17, GSTP1, PON1-55 E PON1-192 E RISCHIO DI CARCINOMA PROSTATICO Mearini E.1, Talesa V.2, Costantini E.1, Antognielli C.2, Mearini L.1 1 Clinica Urologica, Università di Perugia; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università di Perugia Introduzione e Obiettivi: Numerosi fattori genetici sono notoriamente coinvolti nel processo tumorale. Il polimorfismo nel gene CYP17 è già stato associato con un aumentato rischio di carcinoma; il gene GSTP1 codifica l’enzima glutathione S-transferasi, e viene considerato un gene di suscettibilità. Infine, i geni PON1 codificano l’enzima paraoxonasi, che elimina i radicali solubili carcinogenici. Dato che l’espressione dei geni PON1 è variabile, alcuni polimorfismi PON1 potrebbero essere associati ad un aumentato rischio di sviluppare un tumore della prostata. Nel nostro studio abbiamo valutato l’associazione tra polimorfismo genetico e il tumore della prostata. Metodi: Abbiamo condotto uno studio caso-controllo su 96 pz, affetti da carcinoma della prostata e un gruppo di soggetti affetti da IPB per verificare se il polimorfismo dei geni CYP17, GSTP1, PON1 poteva essere associato al rischio di tumore. L’analisi dei polimorfismo è stata eseguita con PCR/RFLP utilizzando il DNA prelevato dai linfociti. Risultati Polimorfismo CYP17: Nei soggetti controllo, 6 (33%) non erano portatori dell’allele mutante (A1A1); 8 (44.5%) erano eterozigoti (A1A2) e 4 (22.2%) erano portatori (A2A2); nei pz con tumore della prostata, 42 (43.8%) erano A1A1, 45 (46.9%) A1A2 e 9 (9.3%) A2A2. Polimorfismo GSTP1: è stato osservato un decremento significativo della omozigosi (Ile/Ile) 52 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 nel gruppo tumore vs controllo (44.8% vs 61.1%), assieme ad una riduzione di omozigosi mutante (ValVal) (2.1% vs 5.6%) e un aumento nella proporzione di eterozigosi (53.1% vs 33.3%). Polimorfismo PON192: è stato osservato un decremento nella frequenza di omozigosi (QQ) nel gruppo tumore vs controllo (51.2% vs 58.8%); una riduzione di omozigosi mutante (RR) (5% vs 17.7%) e un incremento nella proporzione di eterozigosi (43.8% vs 23.5%). Polimorfismo PON55: è stata osservata una riduzione della frequenza di omozigosi (LL) nel gruppo tumore vs controllo (31.2% vs 41.2%), un aumento di omozigosi mutante (MM) (17.6% vs 11.8%) e un aumento di eterozigosi (51.2% vs 47%). Conclusioni: I nostri dati indicano che i 4 polimorfismi analizzati sembrano strettamente associati alla presenza di un carcinoma prostatico. Nei pazienti con tumore della prostata prevale l’eterozigosi genica, che si associa ad una riduzione della attivazione di quei geni coinvolti in generale nel processo di detossificazione e di riparazione biochimica del danno ossidativo, primum movens della carcinogenesi. Bibliografia: 1. Madigan MP, Gao YT, Deng J, Pfeiffer RM, Chang BL, Zheng S, Meyers DA, Stanczyk FZ, Xu J, Hsing AW. CYP17 polymorphisms in relation to risks of prostate cancer and benign prostatic hyperplasia: a population-based study in China. Int J Cancer 2003; 107:271 Comunicazioni selezionate N. 139 EFFETTI DEL NERIDRONATO SUL METABOLISMO OSSEO IN PAZIENTI ANDROGENO DEPRIVATI PER CARCINOMA PROSTATICO Magno C.1, Anastasi G.1, Pizzo A.1, Morabito N.2, Frisina N.2, Inferrera A.1, Melloni D.1 1 Cattedra di Urologia; 2Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Messina Introduzione: I pazienti con ca prostatico trattati con terapia di deprivazione androgenica hanno un turnover osseo elevato ed un significativo decremento di massa ossea che li pone in una condizione di rischio di frattura. Nel nostro studio abbiamo valutato l’efficacia del neridronato, un bifosfonato di terza generazione strutturalmente simile all’alendronato, nella prevenzione della perdita ossea causata dalla terapia antiandrogena. Metodi: Abbiamo arruolato 60 pazienti (età media 75,4 anni), affetti da Ca prostatico non metastatico ed in trattamento, con blocco androgenico totale (30 pazienti-gruppo A), e in monoterapia con bicalutamide 150 mg (30 pazienti-gruppo B). In 15 pazienti del gruppo A (gruppo A1) è stato somministrato calcio (500 mg al dì) e vit. D3 (400 UI die). Nei restanti 15 pazienti del gruppo A (gruppo A2) e stato aggiunto neridronato 25 mg (1 f i.m. ogni 30 giorni). Nel gruppo B sono stati eseguiti gli stessi protocolli terapeutici(Gruppo B1 15 pz calcio 500 mg e vit D3 400 UI- gruppo B2 15 pz calcio, vit D3, neridronato 25 mg). I markers del turnover osseo erano dosati al tempo basale e dopo 6 e 12 mesi di terapia. La BMD vertebrale e femorale veniva valutata al tempo basale e dopo 12 mesi con metodica DEXA. Risultati: Dopo 6 mesi, nei pazienti del gruppo A1, i markers del turnover osseo, sia la ALP che le piridinoline urinarie, incrementano sia rispetto al basale che rispetto al gruppoB1. In contrasto, nei pazienti del gruppo A2 e B2 si assiste ad una riduzione significativa di questi marker. Dopo 12 mesi la BMD del gruppo A1 si riduce del 4,9%± 1,8% (p< 0,0001 vs basale) a livello vertebrale, del 3,1%± 1,5% (p< 0,0001 vs basale) a livello del collo femorale; nei pazienti del gruppo B1 la perdita è più contenuta e non significativa rispetto al basale.. Nel gruppo A2 non si registra alcuna variazione della BMD. rispetto al basale, mentre si assiste ad un incre- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica mento significativo rispetto al gruppo A1; nel gruppo B2 si ha un incremento del 2,1% ± 0,6% (p<0,01 vs basale) a livello vertebrale, e del 1,6% ± 0,4% (p< 0,01 vs basale) a livello femorale. Non si sono evidenziati reazioni avverse in nessun paziente. Conclusioni: La terapia con antiandrogeni accelera il turnover osseo e provoca riduzione della massa ossea, tutto ciò piò essere prevenuto dal neridronato, la cui somministrazione mensile è risultata ben tollerata ed efficace nella prevenzione dell’osteoporosi negli uomini trattati con terapia antiandrogenica per il cancro prostatico. Poster n. 140 DOSAGGIO DEI LIVELLI URINARI DI ERK 1/2, EGFR ATTIVATO E P53 IN PAZIENTI AFFETTI DA TCC SUPERFICIALE: POSSIBILE INDICE DI PROGRESSIONE E RECIDIVA DI MALATTIA Magno C.2, Bonvissuto G.3,Fraccica G.2, Minatoli L.3, Altavilla D.3, Scimone A.1, Squadrito F.3, Spitaleri G.4, Adamo V.4, Melloni D.2 1 Clinica Urologia; 2Dipartimento di Clinico e 3Sperimentale di Medicina e Farmacologia; 4Clinica Oncologica, Università degli Studi di Messina Introduzione e Obiettivi: Molti studi hanno dimostrato che diversi markers biomolecolari sono correlati allo sviluppo ed alla crescita neoplastica e possano servire come indicatori di recidiva e di efficacia terapeutica. Lo scopo dello studio è stato analizzare; per verificare il loro valore predittivo di proliferazione e progressione, alcuni markers molecolari come l’ERK 1/2, l’EGFR attivato e la P53 nel sedimento urinario di pazienti affetti da TCC superficiali, recidivi o di prima diagnosi trattati con gemcitabina dopo TUR. Materiali e Metodi: I prelievi urinari sono stati raccolti da un gruppo di controllo (3 maschi e 2 femmine) mai stati affetti da TCC e da un gruppo di 20 pazienti affetti da TCC superficiale (pTa-T1; G1-G3) a 0, 3, e 6 mesi. I pazienti sono stati suddivisi i 4 gruppi: (A) 5 pazienti più volte recidivati dopo TUR e trattamenti endovescicali immuno e chemioprofilattici , ultimo dei quali con Gemcitabina per 6 mesi; (B) 5 pazienti recidivati dopo TUR ed un ciclo di trattamento per 6 mesi con Gemcitabina; (C) 6 pazienti recidivati dopo TUR e trattamenti endovescicali immuno e chemioprofilattici ma liberi da malattia dopo un ultima TUR seguita da terapia con Gemcitabina per 6 mesi;(D) 4 pazienti con prima diagnosi di TCC superficiale e liberi da malattia dopo TUR e terapia con Gemcitabina. L‘ERK 1/2, l’EGFR attivato e la P53 sono stati analizzati con metodica Western Blot. Risultati: I valori di ERK 1/2, EGFR attivato e P53 sono risultati vicini a 0 nel gruppo di controllo e nei gruppi C e D, composti da pazienti che non hanno recidivato con Gemcitabina, a 0 (dopo TUR), 3 e 6 mesi di terapia. I valori di questi markers erano vicini allo 0 anche nei pazienti dei gruppi A e B subito dopo la TUR, ma si sono alzati notevolmente a 3 e 6 mesi durante la terapia con gemcitabina. Conclusioni: Soltanto nei pazienti che hanno recidivato sono stati rilevati elevati valori di ERK 1/2, EGFR attivato e P53. La presenza di ERK nel sedimento urinario di pazienti affetti da TCC superficiali non è stata fino a questo momento riportata in altri studi, e noi riteniamo che il suo dosaggio possa rappresentare un valido ausilio per identificare pazienti affetti da TCC superficiali, sottoposti a trattamento profilattico endovescicale, e maggiormente a rischio di recidiva. Ciò potrebbe essere correlato all’osservazione in colture cellulari che la motilità delle cellule dei tumori superficiali della vescica sembra essere influenzata dall’ERK1/2. Comunicazioni selezionate N. 141 CONSERVATIVE TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER BY RADIOCHEMOTHERAPY. LONG-TERM RESULTS Arcangeli G.1, Tirindelli Danesi D.2, Cruciani E.3, Saracino B.1, Mecozzi A.3, Altavista P.2 1 Istituto Tumori Regina Elena, Div. Radioterapia; 2ENEA C.R. Casaccia, Sez. Tossicologia e Scienze Biomediche; 3Ospedale Fatebenefratelli, Isola Tiberina, Div. Urologia e Oncologia, Roma Introduction and Objectives: Organ preservation has been investigated in muscle-invasive bladder cancer over the past decades as an alternative to radical cystectomy. The results of the large majority of studies suggest that trimodal schedules, including transurethral resection of bladder tumor, radiotherapy and chemotherapy, are a feasible and safe organ-sparing approach without deferring the survival probability. However, the best combination of radiotherapy and chemotherapy is not yet well defined. This study was aimed at evaluating the long term results of a schedule of concurrent cisplatin (cDDP) and 5-fluorouracil (5-FU) administered as protracted intravenous infusions (PVI) during hyperfractionated radiotherapy (HFRT) with organ-sparing intent in infiltrating transitional cell carcinoma of the bladder (TCCB). Methods: Seventy-seven patients with T2-T4a, N0, M0 TCCB were enrolled in this study. After a complete transurethral resection (TURB) and bladder mapping, 42/77 patients were submitted to two cycles of induction chemotherapy (CT) according MCV schedule. All 77 patients underwent HFRT and cDDP (4-6 mg/sqm/day) + 5-FU (180-220 mg/sqm/day) as concomitant PVI (RCT). Six to eight weeks after RCT, response was evaluated by computed tomography, urine cytology and TUR. In the case of complete response (CR) patients were followed up at regular intervals. In case of residual or recurrent invasive tumor salvage cystectomy was recommended. Results: Seventy-two patients were evaluable for response : 65 had CR (90.3%) and 7 (9.7%) partial response (PR). No significant difference was observed according to different prognostic factors, except for stage (T2 95.7% vs T3-T4a 80.0%, p=0.04). The observed toxicity, mainly haematological, was higher in the group of patients treated by induction CT, even though the difference was not statistically significant. After a median follow-up of 82.2 months (range: 30-138 months), 44/65 (57.1%) CR patients are alive, of them 33 with their tumor-free bladder. Five-year overall, bladder intact, tumor-specific, disease-free and cystectomy-free survival were 58.5%, 46.6%, 75.0%, 53.5% and 76.1%, respectively, considering all 77 patients. Conclusions: The data suggest that this combined treatment provide high response rates and can be offered as an alternative option to radical cystectomy in selected patients who refuse or are unsuitable for surgery. References: 1. Tirindelli Danesi D, Arcangeli G, Cruciani E, et al. Cancer 1997; 80:1464 2. Rodel C, Grabenbauer GG, Kuhn R, et al. J Clin Oncol 2002; 20:3061 3. Shipley WU, Kaufman DS, Tester WJ, et al. Cancer 2003; 97 (8 Suppl):2115 Poster n. 143 ANALISI MICROSATELLITARI E PERDITA DI ETEROZIGOSI NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA. STUDIO PRELIMINARE Parri G.1, Turchi C.1,2, Milanese G.1, Onofri V.2, Muzzonigro G.1, Galosi A.B.1 1 Clinica Urologica e Dottorato di Ricerca in Oncologia Urologica; 2 Dipartimento di Medicina Legale, Università Politecnica delle Marche, Ancona Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 53 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Scopo dello studio: Le alterazioni microsatellitari sono state frequentemente associate a diversi tipi di cancro. La perdita di eterozigosi (LOH) e l’istabilità microsatellitare (MSI) sono le alterazioni più studiate. Abbiamo valutato 15 microsatelliti (STRs) per individuare LOH presenti e correlarli al grading e allo stadio di presentazione della malattia. Materiali e Metodi: Da 35 pz consecutivi con prima diagnosi di carcinoma uroteliale della vescica abbiamo prelevato un campione di urine, un prelievo venoso, tessuto sano e tessuto tumorale ottenuto tramite metodica TURV e cistectomia. Lo stadio patologico della malattia è stato delineato in base alla classificazione TNM 2002. Dopo l’estrazione del dna e l’amplifficazione contemporanea, di 15 STRs, è stata effettuata l’elettroforesi capillare per verificare la presenza di LOH in ogni STRs studiata. Risultati: La media più alta nel rapporto LOH/pz è risultata quella presente nelle urine confrontado la frequenza di LOH osservata tra urine e tessuto sano si osservava una differenza statisiticamente significativa in 4 STRs (D16S539 con p=0,004, D2S1338 con p=0,003, D3S1358 con p=0,005, D8S1179 con p= 0,011) con frequenza più alta nelle urine; anche nel confronto tra tumore e tessuto sano si è osservata una differenza statisticamente rilevante, a favore del tumore, in 4 STRs (CSF1P0 con p= 0,014, D18S51 con p= 0,039, D3S1358 con p= 0,007, FGA con p= 0,008); nel confronto tra urine e tumore, risultati statistici significativi si sono trovati in 2 STRs (D16S539 con p= 0,012, D8S1179 con p=0,014) con frequenza maggiore nelle urine. Correlazione con il grading è stata rilevata per 2 STRs, cioè correlazione diretta tra LOH in FGA del tessuto tumorale con il grado, mentre una correlazione inversa è stata riscontrata tra LOH in vWa del tessuto sano e grado; nessuna correlazione è stata rilevata con lo stadio della malattia. Conclusioni: Il nostro studio conferma l’elevata espressione urinaria di LOH. Alcuni loci cromosomici presentano un’elevata frequenza di LOH sia nelle urine che nel tessuto tumorale. Lo studio dei geni adiacenti a tali loci potrebbe fornire ulteriori informazioni sulla progressione di malattia, tanto da poter ipotizzare un loro utilizzo a scopo prognostico nel follow-up dei pz affetti da carcinoma uroteliale della vescica. Comunicazioni n. 144 RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA PELVICA (LND) NELLA NEOPLASIA PROSTATICA (CAP) NON AVANZATA Matei D.V.1, Gandini S.2, Longaretti N.3, Mariani L.2, Rocco B.1, Varela R.1, Verweij F.1, Scardino E.1, de Cobelli O.1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Biostatistica; 3Data Manager, Istituto Europeo di Oncologia, Milano Introduzione: La prostatectomia radicale (PR) è la terapia di elezione per il CaP localizzato. La presenza di metastasi linfonodali (LN) è associata ad alto rischio di progressione. A causa della migrazione naturale dei pazienti [pz] verso stadi più bassi e grazie alla selezione migliore dei pz, il tasso di interessamento LN è significativamente diminuito negli ultimi anni: la maggior parte dei pz potrebbe, pertanto, non trarre beneficio dalla LND. La previsione dello stadio pN potrebbe evitare di eseguire la LND soprattutto nei pz con basso rischio di coinvolgimento LN, dal momento che essa è gravata da morbilità non trascurabile. Il ruolo della LND nel caP è controverso: acuni lavori sembrano suggerire un ruolo terapeutico; ciònonostante, altri autori riportano, che nei pz pN0 con progressione biochimica vi sia una prevalenza di metastasi occulte (documentata a posteriori, mediante PCR) significativamente superiore rispetto a pz liberi da malattia. Obiettivo: Lo studio si propone di analizzare l’effetto della LND sull’outcome dei pz sottoposti a PR. Materiali e metodi: Dal 54 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 05/97 al 06/2004, 511 pz sono stati sottoposti a trattamento chirurgico per pCa: 10 LND, 273 PR±LND pelvica modificata; 228 solo PR, in quanto considerati a basso rischio di coinvolgimento LN (PSA alla diagnosi [iPSA]<15ng/ml, Gleason Score [GS]<7, cT<3). I pz sono stati riclassificati in base all’esame istologico definitivo. Abbiamo comparato la sopravvivenza libera da malattia (PSA<=0,2) con o senza LND. È stato costruito un propensity score (PS) per classificare i soggetti in 4 categorie di rischio determinate dai seguenti fattori: pT, iPSA, GS. Esso rappresenta un’approssimazione ad un esperimento randomizzato controllato. I dati sono stati quindi aggiustati includendo nell’analisi la situazione dei margini ed il ricorso ad eventuali terapie adiuvanti [TA] (ormono o RT). Il Cox proportional hazards model, stratificato per il PS, è stato utilizzato per verificare la significatività del possibile effetto della LND pelvica sul controllo della malattia. Per valutare la correlazione tra l’esecuzione della LND ed il ricorso a TA è stato usato il metodo chi-quadro. Risultati: 39 pz (7,63%) sono risultati pN1; 67 pz (23,67% dei pz sottoposti a LND) hanno riportato complicanze correlabili alla procedura (p<0,001). In 312 pz (184 pN0 / 128pNx), con follow-up mediano 22 mesi (6-79), l’analisi statistica non ha documentato alcun beneficio statisticamente significativo della LND pelvica modificata sul controllo di malattia (hazard ratio 1,7;CI 95%: 0,74-4,28)(p=0,2). L’associazione tra l’esecuzione della LND e il ricorso a TA è risultata statisticamente significativa sia sull’intero pool di 312 pz (p=0,009) che in un sottogruppo di 105 pz con caratteristiche favorevoli (pT<3, iPSA<=10ng/ml, GS<7), indicando che la TA è stata prescritta in base ad altri fattori prognostici (gli stessi che hanno indicato l’esecuzione della LND) e non allo status LN. Conclusioni: Il nostro studio sembra indicare che: • nella casistica considerata, la LND non offra alcun vantaggio in termini di controllo della malattia -nei pazienti con iPSA <15ng/ml e GS<=7 la LND non offra ulteriori vantaggi, nemmeno come fattore predittivo; • nei pazienti a basso rischio di coinvolgimento LN, la LND pelvica potrebbe essere effettuata solo al fine di valutare la presenza di metastasi occulte per poter in seguito verificare la correlazione di tale evenienza con gli altri fattori prognostici. Comunicazioni n. 145 CHEMOIMMUNOTHERAPY (CIT) WITH IL-2, IFN_2A AND FLUOROURACIL IN METASTATIC RENAL CANCER: A MONOINSTITUTIONAL CONFIRMATORY STUDY Lo Re G.1, Boccalon M.1, Sangiorgio D.2, Rustici C.2, Lenardon O.2, Merlo A.2, Buttazzi L.2, Talamini R.3, Garbeglio A.2, Tumolo S.1 1 Oncology Unit; 2Division of Urology, G.H. Santa Maria degli Angeli, Pordenone; 3Unit of Epidemiology and Biostatistics, CRO Aviano, Pordenone Introduction: Advanced metastatic renal cancer is a fatal disease and immunotherapy is a treatment of choice. As IL-2 employed in i.v. route (bolus,continuous infusion), required the hospitalization, the subcutaneous (sc) administration, explored by Atzpodien J, Kirchner H et al (1195 ASCO 1998), showed the feasibility on oupatient setting with good results, confirmed also in randomized study between the two modalities of IL-2 employment (Yang et al, JCO 2003). Aims of the Study: To explore the feasibility, toxicity and activity of Atzpodien regimen in mixed modalities (in -outpatient) with hospitalization in the I,IV week of treatment. Patients and Methods: Between 1998 to 2004, 39 patients entered onto the study. Elegibility criteria are: hystological or clinical diagnosis of renal carcinoma, metastatic disease, age less ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica than 75 years, PS<=2, non steroidal tratment, non neurological desorders, good organ functions, non other malignancies except in situ carcinoma of the cervix or basocellular carcinoma of the skin. Twentyfour are male, and 15 are female, median age was 56 years (range 19- 74), median PS = 1 (0-2); sites of metastases were lung (28), liver (8), nodes (16), visceral (9), soft tissues (4), bone (8), local recurrence (6). The Palmer risk cathegory was 0 in 2 , 1 in 9, 2 in 17 and 3 in 11 pts respectively. Nefrectomy was performed before CIT in 35/39 and after in 1 pt. Treatment: Combinations treatments of IL-2, IFN alfa sc and FU iv according to Atzpodien J, Kirchner H et al. regimen for four tiomes or until progression. Results: In 35/39 evaluable pts (4 unevaluable for toxic death in 2 too early in 1 and cardiac toxicity in 1) were obtained 4 CR, 9 (PR, 12 SD and 10 PRO. The overall reponse rate was 37% (C.L.95% 21-53%). Eight pts underwent surgery (lung in 5, spleen in 2, ovary , local recurrence and brain in 1) for residual disease or progression with CR in 5 pts..Duration of surgical CR was 7, 9, 9+, 14+ and 21 mths. Toxicity: flue-like syndrome were experienced by all patients. G3-4 WHO toxicity: infections in 3, renal in 4, bone marrow in 4, liver in 1, cardiovascular in 5, diarrhoea and mucositis in 2 pts respectively. Six pts developed autoimmune hypothiroidism. Median progression-free survival was 6 (range 1-32) mths and median overall survival was 21 mths (range 1-73). Conclusions: The treatment can be considered feasible in in-outpatient modality and active in metastatic renal cancer with comparable results to Atzpodien experience. Severe toxicity encountered must recommend treatment in experienced groups. A longer follow-up is needed to evaluate the impact of treatment on survival in 4 Palmer’s risk pts subgroup. In our opinion the inpatients treatment of induction IL-2 is justified to stand-out and to treat the toxicity. Poster n. 146 TERAPIA ENDOCAVITARIA CON GEMCITABINA NEL CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE RECIDIVO REFRATTARIO AL BCG Gunelli R.1, Fiori M.1, Frassineti L.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia, O.C.; 2UO di Oncologia Medica, O.C. “G.B. Morgagni - L.Pierantoni”, AUSL di Forlì Introduzione e Obiettivi: La resezione endoscopica è il trattamento di elezione delle neoplasie vescicali superficiali (Ta-T1), ma circa i due terzi dei casi recidivano con rischio di progressione verso forme invasive (50% nelle forme G3). Sulla base dei risultati di efficacia e tollerabilità della Gemcitabina (GEM) per via sistemica nel carcinoma vescicale avanzato e sulla scorta di uno studio da noi condotto in vitro su linee cellulari (MCR e HT1376) e su culture primarie di carcinoma vescicale è stato disegnato uno studio di fase II per la terapia di pazienti con ca superficiale della vescica recidivo dopo BCG per definire la miglior schedula di somministrazione di GEM endovescicale,. Metodi: Lo studio prevede l’arruolamento di 45 pazienti affetti da ca vescicale superficiale di grado intermedio-elevato con ripresa di malattia dopo BCG. Attualmente sono stati reclutati 26 pazienti (14 T1G2 multifocali e 12 T1G3). Il protocollo prevede 2 instillazioni settimanali (giorno 1 e giorno 3) con 2000 mg di Gemcitabina diluiti in 50 ml di soluzione fisiologica per 6 settimane consecutive. È stata valutata la tollerabilità sistemica e la tossicità locale. Il follow-up previsto per il primo anno è costituito da un controllo citologico delle urine, ecografia apparato urinario e cistoscopia ogni 3 mesi. Risultati: Tutti i pazienti hanno completato il ciclo di instillazioni ed il follow-up medio è di10,2 mesi. Un paziente dopo 15 mesi ha presentato progressione ad una forma infiltrante e 5 pz hanno presentato recidive di grado inferiore (T1G2) alla neoplasia di partenza (T1G3). La tollerabilità è stata buona, in particolare è comparsa iperpiressia transitoria (<38) in 6 pazienti e tossicità locale con disuria di grado moderato in 7. Un paziente, per l’intensa tossicità locale di grado 3, ha dovuto ridurre il dosaggio del farmaco, come peraltro previsto da protocollo. Non sono state evidenziate alterazioni ematologiche di rilievo prima e dopo il trattamento. Conclusioni: L’attività del trattamento, anche se il follow-up mediano è a tutt’oggi limitato, risulta essere incoraggiante soprattutto considerando il fatto che i risultati positivi sono ottenuti su pazienti recidivati dopo terapia endocavitaria con BCG. Il protocollo da noi disegnato, in particolare per quanto riguarda lo scheduling di somministrazione ed il dosaggio di Gemcitabina utilizzato, risulta pertanto, pur nella limitata casistica , fattibile senza effetti collaterali di rilievo. Bibliografia: 1. Zoli W, Ricotti L, Tesei A, Ulivi P, Gasperi Campani A, Fabbri F, Gunelli R, Frassineti GL, Amadori D. Schedule-Dependet cytotoxic interaction between epidoxorubicin and gemcitabine in human bladder cancer cells in vitro. Clin Cancer Res 2004; 10:1500 Poster n. 147 L’ENDOSCOPIA VIRTUALE NELLO STUDIO DELLE NEOPLASIE UROTELIALI Gunelli R.1, Fiori M.1, Barone D.2, Giampalma E.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1 1 UO di Urologia ; 2UO di Radiodiagnostica, O.C. “G.B. MorgagniL. Pierantoni”, AUSL di Forlì Introduzione ed Obiettivi: La valutazione endoscopica dell’apparato urinario, a tutt’oggi, è una metodica relativamente invasiva e, pertanto, non sempre ben accetta dai pazienti. Una nuova tecnica, l’endoscopia virtuale (VE), comincia a dare dimostrazione di una utilità pratica in ambito urologico. Presentiamo la nostra esperienza nell’utilizzo di tale metodica nello studio delle neoplasie uroteliali, paragonandone i risultati alla radiologia tradizionale. Metodi: Sono stati studiati 12 pazienti (3 neoplasie pelviche, 5 neoplasie vescicali, 2 stenosi ureterali post-chirurgiche, 2 sospette neoplasie ureterali). Gli esami sono stati condotti utilizzando una spiral CT ed eseguendo sezioni di 3 mm di spessore. La ricostruzione tridimensionale è stata eseguita utilizzando il software Navigator della GE Medical System, simulando una esplorazione endoluminale delle cavità pieloureterali. Risultati: Sono stati confrontati i risultati della indagine radiografica tradizionale (spiral CT) con quelli della VE, osservando come quest’ultima sia stata in grado di identificare correttamente le patologie in studio. La VE non è stata influenzata dalla presenza di sanguinamento ed ha permesso di evidenziare l’assenza di neoformazioni in uno dei due casi sospetti alla spiral CT, anticipando correttamente il risultato della ureteroscopia. Lo studio delle stenosi ureterali post-chirurgiche (pz con esiti di cistectomia radicale con derivazione sec. Bricker) è stato ottimale sia prima che dopo trattamento percutaneo, concedendo un agevole follow-up. Conclusioni: La validità dell’endoscopia virtuale, anche se in attesa di maggiore casistica, è apparsa evidente in termini di facilità e rapidità di esecuzione e la capacità di evidenziare la presenza/assenza di lesioni è risultata per lo meno pari a quella delle indagini standard. Possiamo sperare che tale metodica possa divenire un utile step nell’iter diagnostico e nel followup delle neoplasie uroteliali, evitando così l’invasività delle metodiche endoscopiche tradizionali, rendendo mininvasive le Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 55 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica tecniche diagnostiche al pari delle più moderne tecniche chirurgiche. Bibliografia: 1. Mundy AR.The future of Urology. Br J Urol Int 2003; 92:337 2. Takebayashi S, Hosaka M, Kubota Y, Noguchi K, Fukuda M, Ishibashi Y, Tomoda T, Matsubara S. Computerized tomographic ureteroscopy for diagnosing ureteral tumors. J Urol 2000; 163:42 Poster n. 148 VALORE PROGNOSTICO DELLA VALUTAZIONE PRE-OPERATORIA DEL RISCHIO DI POSITIVITÀ LINFONODALE: DUE DIFFERENTI METODICHE TESTATE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO N+ Cai T.1, Gacci M.1, Travaglini F.1, Livi L.2, Paiar F.2, Detti B.2, Giubilei G.1, Nesi G.3, Rizzo M.1, Bartoletti R.1 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Radioterapia; 3Istituto di Anatomia Patologica, Firenze Introduzione: La valutazione pre-operatoria del rischio di positività linfonodale basata su stadio clinico, PSA preoperatorio e Gleason bioptico venne proposta da Oesterling 10 anni fa. Attualmente, i nomogrammi di Kattan (2003) vengono adottati dalla maggior parte dei centri urologici nel mondo. Scopo del presente lavoro è testare le due metodiche in una popolazione di pazienti pN+, sia da un punto di vista predittivo che prognostico rispetto alla ripresa biochimica di malattia. Pazienti e Metodi: Tra gennaio 1988 e dicembre 2002 83 pazienti (età media: 62.3, r: 45-77) sottoposti a prostatectomia radicale con linfoadenectomia sono risultati N+, con margini chirurgici negativi (tutti in terapia ormonale). Per ogni paziente è stato calcolato il rischio relativo con le due metodiche; i risultati sono stati correlati con la lateralità dell’interessamento linfonodale (monolat. o bilat.) e con la percentuale d’interessamento linfonodale (PLP: <25% o >25%). Inoltre, è stata valutata la progressione libera da malattia, distinguendo tra pazienti a basso (<10%) ed alto (>10%) rischio di positività linfonodale con le due metodiche. Risultati: Non è stato riscontrata nessuna correlazione tra alto rischio di positività linfonodale (calcolato con entrambe le metodiche) e interessamento linfonodale bilaterale o PLP >25%. Inoltre, non è stata riscontrata alcuna differenza prognostica, in termini di ripresa biochimica di malattia tra i gruppi di pazienti N+ con rischio di positività linfonodale <10% e >10% (Oesterling: p=0.8422; Kattan: p=0.8129). Conclusioni: I due modelli previsionali hanno dato risultati sovrapponibili; confrontando i rischi calcolati nei due modi è stato raggiunto un significativo livello di correlazione (p< 0.0001). Questi modelli, pur permettendo di calcolare con una certa approssimazione il rischio di positività linfonodale, non sono in grado di prevedere né l’estensione della patologia linfonodale (mono o bilaterale; alta o bassa PLP) né la prognosi, in termini di ripresa biochimica di malattia; risultano pertanto molto efficaci in fase pre-operatoria e altrettanto inutili in fase post-operatoria. Comunicazioni n. 149 RISULTATI ONCOLOGICI E DI QUALITÀ DI VITA DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE VS RETROPUBICA Cai T.1, Gacci M.1, Travaglini F.1, Berdondini E.1, Rizzo M.1, Bartoletti R.1, Nesi G.2 1 Clinica Urologica; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze Introduzione: L’utilizzo di nomogrammi e algoritmi analitici preoperatori permette oggi di evitare la linfoadenectomia nei pazienti a basso rischio di positività linfonodale. In questi casi, 56 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 la prostatectomia radicale perineale (RPP) può rappresentare una valida opzione terapeutica. Scopo del presente studio è valutare i risultati oncologici e di qualità di vita a medio termine di un gruppo di pazienti sottoposti a PRP rispetto ad un gruppo di pazienti sottoposti a prostatectomia radicale retropubica (RRP). Materiali e Metodi: Dal 1998 al 2004 due chirurghi hanno eseguito 37 RRP e 32 RPP presso il nostro centro. Il PSA pre-operatorio medio era 15.32 ng/ml e 8.81 ng/ml rispettivamente per il gruppo RRP e RPP; lo stadio clinico era 26 pT1 e 43 pT2 mentre il gleason bioptico era 7.7 RRP e 5.7 RPP. Il rischio medio di positività linfonodale era di 0.042 per il gruppo RRP e 0.028 per il gruppo RPP. Il follow-up medio è stato di 57 mesi. I risultati oncologici sono stati valutati in termini di margini chirurgici positivi (M.chir.), di ripresa biochimica di malattia (R. Bioch.) e di decessi per neoplasia (Dec. CaP), mentre la qualità di vita (QoL) è stata valutata mediante l’UCLAPCI (UF: Sintomo urinario, BF: Disturbo Urinario, SF: Sintomo Sessuale, SB: Disturbo sessuale, BF: Sintomo intestinale, BB: Disturbo Intestinale) Risultati: I risultati oncologici e di qualità di vita sono riportati nelle Tabelle 1. Tabella 1. Risultati. M.Chir. R. Bioch. Dec. CaP RRP 2 (6,25%) 5 (15,62%) 0 RPP 8 (21,62%) 16 (43,24%) 0 0.026 - Pvalue 0.096 UF UB SF SB BF BB RRP 237 285 128 55 90 20 RPP 331 290 178 70 95 27 0.051 0.087 0.062 0.062 0.092 0.072 Pvalue Conclusioni: La ripresa biochimica di malattia significativamente maggiore nel gruppo RPP, nonostante la differenza non significativa di margini chirurgici risulta probabilmente dovuta a diffusione linfonodale della malattia. La valutazione del rischio pre-operatorio in questi pazienti sembra aver sottostadiato la malattia locoregionale. Dal punto di vista della QoL, i due gruppi non hanno presentato differenze significative. Poster n. 150 VALORE PROGNOSTICO DEL CD31 E DELL’INFILTRATO FLOGISTICO INTRALESIONALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE DELLA VESCICA Bartoletti R.1, Cai T.1, Nesi G.2, Dal Canto M.1, Travaglini F.1, Giubilei G.1, Gacci M.1, Rizzo M.1 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Firenze Introduzione: L’ipossia tumorale è da sempre considerata il sistema regolatorio di fattori di crescita angiogenetica i quali rappresentano a loro volta elementi prognostici negativi di progressione e/o recidiva della malattia. Scopo del presente studio è valutare comparativamente i dati ottenuti dall’analisi quantitativa della densità microvascolare tumorale (MVD) su una piccola coorte di pazienti con tumore vescicale ad un follow-up di 74 mesi e 10 anni, ai risultati clinici di 318 pazienti sottoposti a resezione transuretrale di neoplasia vescicale superficiale ad un follow-up di 10 anni. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Materiali e Metodi: È stata effettuata un’ analisi immunoistochimica con CD31 su inclusi paraffinati di 27 pazienti operati 10 anni fa per tumore della vescica con un follow-up clinico sulla recidiva della malattia e sulla sopravvivenza . I risultati ottenuti hanno indotto ad un’ulteriore valutazione retrospettiva di 318 pazienti operati di resezione transuretrale per neoplasia superficiale nel corso dell’anno 1995 (12 Tis, 155 pTaG1, 88 pTaG2, 13 pTaG3, 1 pT1G1, 19 pT1G2, 30 pT1G3), in una parte dei quali era stata individuata la presenza di flogosi associata al tumore (casi con almeno 10 aree con più di 100 cellule per high power field – HPF). Risultati: Della prima coorte di pazienti, 4/15 con malattia superficiale erano deceduti per cause non correlate, 5/15 deceduti per progressione e 6/15 viventi liberi da malattia. La MVD evidenziava una miglior prognosi nei pazienti con valori >20 (p=0.024). Fra i tumori infiltranti 6/14 erano deceduti durante il 1 anno, 3/14 durante il 2, 2/14 durante il 3 e 1/14 durante il 4 . Solo 2/14 erano deceduti per cause non correlate. La MVD dimostrava un incremento direttamente proporzionale al tempo di sopravvivenza (valore medio 1 anno 24,17 rispetto al 28,94 del 3 anno) (p=0.001). Nel gruppo di 318 pazienti valutati retrospettivamente, 99 (31.1%) presentavano flogosi nel contesto della neoplasia . Al follow-up di 9 anni, è stata riscontrata una correlazione significativa fra presenza di flogosi ed il numero delle recidive (p=<0.0001). Il rischio relativo di avere 2 o >2 recidive in coloro che non presentavano flogosi associata al tumore era di 2.234 (95% CI 1574-3430), rispetto a coloro che presentavano flogosi. La flogosi è stata inoltre associata a tempi alla recidiva più lunghi rispetto ai controlli (26,3 mesi vs. 11,5 mesi: p<0.0001 sec. MannWhitney). Discussione: L’espressione di fattori angiogenetici quali la MVD possono essere correlati non solo alla neoangiogenesi tumorale ma alla reazione flogistica intesa come meccanismo autoimmune nei confronti del tessuto alterato. Il nostro studio preliminare contraddice quanto atteso dai dati della letteratura che correlano la neoangiogenesi alla prognosi infausta. Ne è la dimostrazione il follow-up a circa 10 anni di un consistente numero di pazienti. Ciò induce ulteriori approfondimenti sia sulla caratterizzazione della flogosi nei pazienti con MVD elevata che sul meccanismo di azione dei farmaci somministrati per via endocavitaria. Poster n. 151 SIGNIFICATO DELL’ESAME TRIMPROB NELLA DIAGNOSTICA DEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTI A 2 O PIÙ SEQUENZE BIOPTICHE Bartoletti R., Gacci M., Corvino C., Lapini A., Raugei A., Carini M. 1 Clinica Urologica, Firenze Introduzione: L’uso clinico del TRIMprob® (Tissue Resonance Interfero-Meter Probe) è attualmente da considerare in integrazione alle metodiche classicamente impiegate nella diagnostica del carcinoma prostatico. In particolare la biopsia rimane il golden standard per la determinazione della natura della patologia. Una consistente percentuale di questi pazienti richiede peraltro biopsie ripetute nel tempo, spesso in relazione a livelli crescenti di PSA totale. Abbiamo valutato la significatività diagnostica del Trimprob in un gruppo di pazienti già sottoposti ad una o più sequenze bioptiche per sospetto clinico di carcinoma prostatico. Materiali e Metodi: Ventisette pazienti sono stati selezionati per lo studio Trimprob prima della ripetizione della biopsia prostatica. Presentavano tutti rilievo ingravescente dei livelli di PSA totale. Nove di essi erano stati sottoposti ad almeno una serie di biopsie random precedenti (PSA medio 11,26), 8 pazienti a 2 biopsie (PSA medio 10.8) e 10 a 3 o più biopsie (PSA medio 11,3). L’esame Trimprob è stato condotto da due operatori indipendenti ed il risultato reso noto prima della valutazione patologica della biopsia. Risultati: Diciassette pazienti risultavano positivi al Trimprob (62,9%) e solo 9 (33,3%) risultavano positivi alla biopsia prostatica. In particolare, dei pazienti già sottoposti a 1 biopsia, 11 erano Trimprob positivi, con corrispondenza bioptica positiva in 4; dei pazienti sottoposti a 2 biopsie 4 erano Trimprob positivi, dei quali due con biopsia positiva . Infine dei pazienti con 3 o più biopsie precedenti 2 risultavano positivi al Trimprob e corrispondevano a biopsie positive. Solo 1/27 (3,7%) pazienti risultavano negativi al Trimprob e positivi alla biopsia. La sensibilità della metodica Trimprob è stata del 88,9% e la specificità del 50%. Il Valore Predittivo Positivo 47% (CI 26,2-69) e 90% (CI 59,6-99,5) quello Negativo.Il rapporto di verosimiglianza positivo 1,777 (CI 1,061-2,980), mentre quello negativo 0,222 (CI 0,033-1,493). Discussione: Il Trimprob ha dimostrato una ottima sensibilità diagnostica nei confronti del carcinoma prostatico, di gran lunga superiore ai risultati ottenuti con metodiche non invasive classiche quali il dosaggio del PSA totale, l’esplorazione rettale e l’ecografia transrettale. I limiti di specificità possono essere legati sia all’esperienza dell’operatore che alla possibile ottimizzazione dell’apparecchiatura. La standardizzazione della metodica potrebbe già consentire di ottenere un sensibile miglioramento dei parametri di rilievo della patologia. Poster n. 152 URETERONEOCISTOSTOMIA IN NEOVESCICA ILEALE: LA NUOVA TECNICA ANTIREFLUSSO “GAZZA TECHNIQUE” Gazzarrini O., Gacci M., Cai T., Giubilei G., Berdondini E., Rizzo M., BartolettI R. 1 Clinica Urologica, Firenze Introduzione: Le tecniche di riempimento ureterale in neovescica ileale sono spesso gravate da complicanze quali l’ostruzione, la stenosi, il reflusso, la completa detubularizzazione dell’ ansa, dunque la presenza di bassa pressione all’ interno del serbatoio. Il reflusso è riscontrabile soprattutto in fase attiva , in circa il 20% dei casi (range 6-39). L’impiego della tecnica di Ghoneim, su neovescica ileale tipo Hautmann, ha invece messo in evidenza l’ assenza di complicanze di rilievo nonostante la complessità di confezionamento. Abbiamo recentemente adottato una nuova tecnica chirurgica, variante della tecnica di Gonheim in grado di garantire ottimi risultati,semplificando le procedure di confezionamento chirurgico. Materiali e Metodi: Dal 1997 al 2000, 8 pazienti affetti da neoplasia vescicole T2-3 a-b No Mo sono stati sottoposti a chirurgia radicale con successivo confezionamento di neovescica ileale secondo Hautmann. Il reimpianto degli ureteri è stato effettuato con la Gazza technique che consiste nella creazione di una doccia sierosa in corrispondenza della plicatura e sutura posteriore della neovescica con punti passanti in dexon 3-0 coinvolgenti i 2/3 della superficie sierosa anteriore dell’ uretere con preservazione del sistema vascolare autoctono per una estensione longitudinale di circa 5 volte il diametro dello stesso. La creazione del neo ostio ureterale avviene in prossimità dell’angolo di plicatura secondo la tecnica di Ghoneim sfruttando la plicatura dell’ ansa sui tre quarti inferiori della circonferenza ureterale per l’anastomosi muco-mucosa. Con l’impiego di questa tecnica, al riempimento e alla distensione della neovescica , corrisponde una compressione ab-extrinseco dell’ultimo tratto di uretere con riduzione della probabilità di reflusso neovescico-ureterale. Il coinvolgimento della sola Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 57 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica parete anteriore dell’uretere riduce peraltro il rischio ostruttivo sull’alta via escretrice urinaria. Risultati: A due mesi dalla rimozione dei tutori e del catetere non sono state evidenziate dilatazioni delle cavità calico pieliche nei 16 ureteri reimpiantati, mentre il controllo cistografico retrogrado ha evidenziato la presenza di reflusso in fase minzionale neovescico pielico senza dilatazione dell’ alta via escretrice in 1 su 16 ureteri (0.6%). Conclusioni: Recenti studi di Siracusano et al. hanno proposto una variante alla tecnica di reimpianto secondo Ghoneim scevra da complicanze significative. La nostra tecnica risulta a nostro avviso più semplice nella procedura ed in grado comunque di garantire ottimi risultati. Poster n. 153 ACCURATEZZA DEL MODELLO PREDITTIVO DI ESTENSIONE EXTRACAPSULARE (ECE): VALUTAZIONE SU 192 PAZIENTI A BASSO RISCHIO Gacci M.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Cai T.1, Zucchi A.2, Rizzo M.1, Bartoletti R.1, Porena M.2 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Perugia Introduzione: Il calcolo pre-operatorio del rischio di penetrazione capsulare può rappresentare un valido strumento di valutazione preoperatoria, soprattutto per programmare una preservazione o un’escissione dei fasci neurovascolari periprostatici. Scopo del presente studio è valutare l’accuratezza di un modello predittivo di estensione extracapsulare (ECE) messo a punto da Scardino [J Urol, May 2004], in pazienti affetti da adenocarcinoma a basso rischio di penetrazione capsulare. Materiali e Metodi: Presso due differenti Istituti sono stati selezionati 192 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico, con stadio clinico < T3, PSA < 10 e Gleason bioptico < 7, sottoposti a prostatectomia radicale con linfoadenectomia tra il 1988 ed il 2002 (F-Up medio 58 mesi). Per ciascun paziente è stato calcolato retrospettivamente il rischio di ECE ed è stata effettuata un’accurata rivalutazione dello stato capsulare sulla prostata rimossa. Risultati: E’ stato utilizzato un cut off di 10% e di 25%; al Fisher’s exact test questi valori sono risultati significativi (p=0.001 e p=0.003). Abbiamo quindi confrontato il modello previsionale con il dato anatomopatologico; i risultati sono riportati nella Tabella 1. Tabella 1. 31 Pz Atteso Reale <10% 8.4% (2.6/31) 19.4% (6/31) p=0.078 >10% 161 Pz 29.6%(47.7/161) 36% (58/161) p=0.231 <25% 110 Pz 15.5%(17/110) 21.8%(24/110) p=0.791 >25% 82 Pz 40.2%(32.9/82) 48.8%(40/82) p=0.983 Discussione: La valutazione del nomogramma di Scardino su pazienti a basso rischio ha mostrato una costante sottostima del dato; la differenza tra risultato atteso e risultato reale è stata più significativa nella popolazione di pazienti con rischio più contenuto; in particolare, il rilievo di malattia extracapsulare in pazienti con un rischio < 10% è stato il doppio rispetto al dato atteso (19.4% vs 8.4%). Alla luce di questi dati, il modello predittivo ci sembra inadeguato per questa popolazione di pazienti. 58 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Poster N. 154 VALORE PROGNOSTICO DEI LIVELLI URINARI DI UBC® DOPO RESEZIONE ENDOSCOPICA DEI TUMORI TRANSIZIONALI DI VESCICA: VALUTAZIONE PROSPETTICA Gacci M.1, Cai T.1, Curotto A.2, Gallo F.2, Ambruosi C.2, Dal Canto M.1, Rizzo M.1, Bartoletti R.1, Carmignani G.2 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Clinica Urologica, Genova Introduzione: L’UBC (Urinary bladder cancer) è un marker tumorale urinario proposto a scopo diagnostico o di follow-up per pazienti affetti da tumore vescicale a cellule transizionali (TCC). Scopo del presente studio è valutare se tale marker è utilizzabile anche a scopo prognostico dopo resezione transuretrale del tumore (TURBT). Materiali e Metodi: Tra marzo 2003 e maggio 2004, 46 pazienti affetti da TCC, sottoposti a TURBT, sono stati selezionati presso 2 centri Universitari. 22 erano in stadio pTa, 17 pT1 e 7 pT2; 5 erano G1, 22 G2 e 19 G3. Per ogni paziente è stato raccolto un campione d’urina il giorno prima dell’intervento, in 3 , 7 e 30 giornata dopo l’intervento; su ogni campione d’urina è stata eseguita un’analisi citologica ed un dosaggio radioimmunologico dell’UBC. I pazienti sono stati rivalutati con citologie urinarie e cistoscopie ogni 3 mesi per un followup medio di 10.4 mesi. Risultati: I dati più significativi dal punto di vista prognostico sono stati quelli del confronto tra valori preoperatori e della 30 giornata; in particolare, considerando a basso rischio di recidiva i pazienti che presentavano valori di UBC in 30 giornata inferiori a quelli pre-operatori e comunque non superiori a 12 (cut off standard), i valori di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo sono stati rispettivamente 57.1%, 75%, 80% e 50%. La citologia urinaria, valutata prima dell’intervento ed in 30 giornata, ha riportato i seguenti valori di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo: 96.4%, 70.3%, 58.7%, 97.8%. Ad una prima valutazione, i dati in 3 e 7 giornata sono risultati inutilizzabili dal punto di vista prognostico. Conclusioni: Il presente studio ha dimostrato una significativa differenza tra UBC e citologia urinaria, per quanto riguarda il Valore Predittivo Positivo (80 vs 58.7); pertanto, l’esecuzione dell’UBC ad 1 mese dall’intervento, sembra potenzialmente utile nell’individuare pazienti a rischio maggiore di recidiva precoce. Comunicazioni n. 155 RUOLO DELL’ESPRESSIONE DEL RECETTORE CHEMOCHINICO CXCR3-B NELL’ANGIOGENESI DEL CARCINOMA RENALE Lazzeri E.1, Gacci M.3, Bartoletti R.3, Francalanci M.2, Lasagni L.2, Mazzinghi B.2, Serio M.2, Romagnani P.2, Rizzo M.3 1 Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Immunoallergologia; 2 Dipartimento di Fisiopatologia Clinica; 3Clinica Urologica, Firenze Introduzione: Alcune chemochine giocano un ruolo inibitorio nel controllo della crescita tumorale. La recente scoperta di un nuovo recettore chemochinico derivato dallo splicing alternativo del gene CXCR3 (CXCR3-B), in grado di legare tutte le chemochine angiostatiche (CXCL4, CXCL9, CXCL10, and CXCL11), ha permesso di comprendere come queste molecole siano in grado di svolgere un’importante azione antitumorale su modelli sia in vitro che in vivo. Abbiamo voluto verificare se l’espressione di CXCR3-B e dei suoi ligandi giochi un ruolo importante nella progressione e diffusione del carcinoma renale. Materiali e Metodi: 41 pazienti affetti da ETP renale (RCC) sono stati sottoposti a nefrectomia radicale. Sono stati prelevati campioni tumorali, congelati in azoto liquido e quindi stoccati a -80 C da ogni rene asportato. Successivamente, è stato effettuato il dosaggio dei livelli di mRNA di CXCR3-B, CXCL9, CXCL10 e ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica CXCL11 mediante “Taq-Man Real Time Quantitative RT-PCR”; inoltre, è stata valutata con tecnica immunoistochimica l’espressione di CXCR3-B, CXCL9, CXCL10 e CXCL11 ed è stata effettuata l’ibridizzazione in situ. Risultati: L’immunoistochimica ha permesso di identificare l’espressione di CXCR3-B soprattutto a livello delle cellule endoteliali dei vasi tumorali. L’ibridizzazione in situ e l’immunoistochimica hanno dimostrato l’espressione di CXCL9, CXCL10 and CXCL11 in tutti i campioni tumorali, soprattutto a livello delle cellule tumorali e delle cellule dell’infiltrato infiammatorio. L’analisi quantitativa dell’espressione di mRNA di CXCR3-B è risultata molto eterogenea; per valutare il tasso di vascolarizzazione di ogni singolo campione neoplastico è stata effettuata un’analisi con RT-PCR quantitativa per identificare l’mRNA del marker di cellule endoteliali vWf (von Willebrand factor). Nei campioni analizzati abbiamo riscontrato una significativa correlazione inversa tra l’espressione dell’mRNA di CXCR3-B e la vascolarizzazione tumorale (R2=0.19, p<0.01), mentre non è stata riscontrata alcuna associazione con la quantità di CXCL9, CXCL10 e CXCL11. Conclusioni: I nostri risultati dimostrano che il recettore per le chemochine CXCR3-B può essere considerato un nuovo marker altamente sensibile nella valutazione l’angiogenesi tumorale nei tumori renali a cellule chiare. Poster n. 156 IL TRIMPROB® NELL’ITER DIAGNOSTICO DEL CARCINOMA PROSTATICO: CORRELAZIONE CON I PARAMETRI CLINICI CONVENZIONALI (DRE, PSA, TRUS) E CON I DATI BIOPTICI Lapini A., Gacci M., Corvino C., Bartoletti R., Carini M. Clinica Urologica, Firenze Introduzione: Il TRIMprob® (Tissue Resonance Interfero-Meter Probe) è stato recentemente introdotto, in fase sperimentale, nella diagnostica del carcinoma prostatico, quale metodica integrativa a quelle classicamente conosciute (DRE, PSA, TRUS). Scopo del presente studio è correlare i dati clinici di pazienti candidati alla biopsia prostatica con i risultati ottenuti con TRIMprob e i dati patologici della biopsia. Materiali e Metodi: Tra aprile e giugno 2004, 42 pazienti con sospetto di ETP prostata sono stati sottoposti a TRIMprob prima della biopsia prostatica. 36 presentavano un rialzo del PSA (Media: 9 ± 7ng/mL), 25 un’esplorazione positiva e 12 un’immagine ipoecogena all’ecografia transrettale. L’esame TRIMprob è stato effettuato in cieco rispetto ai parametri clinici, così come la biopsia è stata effettuata in cieco rispetto ai dati del TRIMprob. Risultati: Tutti i pazienti, ad eccezione di uno sono risultati positivi al TRIMprob. In 12 pazienti su 25 (48%) il TRIMprob ha rilevato un sospetto di CaP nella stessa sede dell’esplorazione rettale positiva; in 5 su 12 (41.6%) il TRIMprob è risultato positivo nella sede in cui era presente un’area ipoecogena sospetta. 16 pazienti (38%) sono risultati positivi alla biopsia, mentre 26 (62%) sono risultati negativi. La sensibilità, la specificità, il valore predittivo positivo e negativo e l’efficienza delle singole metodiche sono riportati nella Tabella 1. Tabella 1. Sensib Spec. VPP VPN Efficienza DRE 62.5 37.5 40.0 60.0 47.5 TRUS 25.0 73.1 36.4 61.3 54.8 PSA 87.5 3.8 35.9 33.3 35.7 TRIM 100 3.8 39.0 100 40.5 Conclusioni: Il TRIMprob si è dimostrato un interessante strumento da affiancare alle metodiche diagnostiche convenzionali, nell’iter diagnostico del carcinoma prostatico. Sono necessari studi randomizzati al fine di valutare le reali potenzialità dell’apparecchio in ambito diagnostico e di screening. Poster n. 157 UTILIZZO DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI COME FATTORE PROGNOSTICO NELLE NEOPLASIE A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA Cai T.1, Dal Canto M.1, Piazzini M.2, Gacci M.1, Rizzo M.1, Bartoletti R.1 1 Clinica Urologica, Firenze; 2Dipartimento di Genetica Medica Introduzione: Le sequenze microsatelliti (SM) sono segmenti di DNA ripetuto ampiamente e regolarmente distribuiti nel genoma umano. Esse rappresentano un mezzo estremamente sensibile per analizzare le alterazioni legate ai danni ambientali o ai difetti del sistema di riparazione del DNA. Tali alterazioni sono state messe in evidenza anche nel carcinoma a cellule transizionali della vescica (TCC) dove vengono impiegate per l’analisi dell’evoluzione di questo tumore; appare, inoltre, sempre più evidente che possiedono sensibilità e specificità tali da suggerirne un impiego clinico. L’amplificazione in PCR delle SM è stata, infatti, utilizzata da vari autori, fra cui alcuni della nostra clinica, per la diagnosi precoce dei TCC. Rimane controverso il significato prognostico di tali alterazioni. Scopo del presente lavoro è valutare, in una serie di pazienti affetti da TCC e sottoposti a trattamenti terapeutici diversi, l’influenza che queste sequenze microsatelliti hanno sulla risposta alla terapia endocavitaria, sul tempo alla prima recidiva e sulla sopravvivenza. Materiali e Metodi: Tra febbraio 1997 e marzo 2003, 61 pazienti affetti da TCC, sottoposti a TURBT e ad eventuale terapia adiuvante endovescicale, sono stati selezionati presso la Clinica Urologica di Firenze. Dei 61 pazienti 55 erano maschi e 6 femmine, con un’età media di 69.1 (r: 45-92, SD 9.2). 48 erano in stadio pTa, 11 pT1, 1 pT2 ed 1 pT4; 25 erano G1, 21 G2 e 15 G3. Per ogni paziente è stato raccolto un campione d’urina e di sangue prima dell’intervento e del tessuto neoplastico durante la TURBT. Sul sedimento urinario e sul tumore è stata eseguita un’analisi in PCR delle SM, utilizzando il DNA dei Linfociti circolanti come controllo. I pazienti sono stati rivalutati con citologie urinarie e cistoscopie ogni 3 mesi per un follow-up medio di 52.8 mesi. Risultati: In relazione alle frequenze delle alterazioni microsatelliti ed alla distribuzione di queste nella popolazione dei pazienti, abbiamo considerato un cut-off di 2 nel numero delle SM alterate, distinguendo un gruppo con < o = 1 alterazione ed un gruppo con > 2 alterazioni. L’analisi effettuata con le curve di Kaplan-Meier ha mostrato i seguenti risultati: nessuna correlazione significativa tra il numero delle SM alterate ed il tipo di terapia endocavitaria utilizzata (p = 0.876); nessuna correlazione significativa tra il numero delle SM alterate ed il tempo alla prima recidiva e la sopravvivenza (p = 0.295, p = 0.304). Una correlazione più evidente, ma comunque sotto la significatività (p = 0.189), è osservabile confrontando i dati del follow-up al solo sbilanciamento allellico o alla sola instabilità. Discussione: L’amplificazione in PCR-multiplex di un pannello di SM conferma la loro efficienza nell’individuazione dei TCC. Seppur marcata, la differenza nel tempo di recidiva fra il gruppo di soggetti con < o = 1 alterzione e quello > 2 alterazioni non è statisticamente significativa. Tale risultato appare ancor più evidente nel confronto con lo sbilanciamento allelico e l’instabilità. Non sembra quindi che il pannello di sequenze analizzate possa fornire informazioni sulla prognosi in questo gruppo di pazienti. Tuttavia l’individuazione di nuove SM più specifiche dei TCC e ad elevato tasso di eterozigosi potrebbe Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 59 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica fornire informazioni utili non solo per la diagnosi precoce ma anche come fattore prognostico per la pianificazione di un piano terapeutico efficace e personalizzato. Comunicazioni n. 158 STUDIO MULTICENTRICO SULL’USO DELLA GEMCITABINA NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG. VALUTAZIONE DELLA TOLLERABILITÀ Morabito F.1, Rossi R.1, Graziano M.E.1, Ferrando U.1, Lancini V.2, Cretarola E.2, Conti G.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, Castelli E.4, D’Urso L.4, Razionale P.5, Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10 1 S.C. Urologia 3 D.O. Ospedale Molinette, Torino; 2Div. Urologia Ospedale S. Anna, Como; 3U.O. Oncologia Medica Istituto Clinico S. Ambrogio, Milano: 4Div. Urologia Ospedale S. Giovanni Bosco, Torino; 5Div. Chirurgia Ospedale SS. Benedetto e Gertrude, Cuggione, Milano; 6Div. Urologia Ospedale Civile di Vimercate, Milano; 7Div. Urologia Ospedale S. Chiara, Pisa; 8Div. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta, Milano; 9Div. Urologia Ospedale S. Gerardo, Monza, Milano; 10Div. Urologia Ospedale Humanitas Gavazzeni, Bergamo Introduzione e Obiettivi: Il trattamento di elezione delle neoplasie transizionali (TCC) superficiali della vescica è la resezione endoscopica, seguita o meno da trattamenti chemio/immunoterapici endocavitari oncopreventivi. Esiste un gruppo di pazienti (nei quali le recidive di TCC sono più frequenti e l’intervallo libero da malattia risulta molto breve), che non risponde ai comuni trattamenti chemio/immunoterapici e pertanto risulta più esposto a rischio di progressione della malattia. In questi casi il trattamento più indicato è la cistectomia radicale. Questo studio si pone come obiettivo principale quello di valutare l’efficacia della Gemcitabina endovescicale nel prevenire la recidiva e/o la progressione delle neoplasie con eventuale diminuzione del numero delle cistectomie per TCC superficiale della vescica. Altro obiettivo importante è la valutazione della tollerabilità e della sicurezza di questo trattamento in un gruppo di pazienti già trattati con ripetute TURB e chemio/immunoprofilassi, quindi potenzialmente più esposti ad eventuali effetti collaterali. In questo lavoro preliminare riferiremo esclusivamente dati sulla tollerabilità. Metodi: Sono stati selezionati nello studio 63 pazienti, dei quali 61 valutabili (range di età 46-84 anni), con TCC superficiale della vescica pTa-1 G1-3 plurirecidivo. Tutti i pazienti erano già stati sottoposti a più trattamenti endovescicali con antiblastici (Mitomicina, Epirubicina) e/o immunoterapia (BCG). Il protocollo prevedeva 1 instillazione endovescicale alla settimana di 2000 mg di Gemcitabina in 50 cc di soluzione fisiologica, per 8 settimane. Sono stati valutati i disturbi oggettivi e soggettivi eventualmente accusati dai pazienti, sia di tipo locale che sistemico. Risultati: 53 pazienti su 61 (86,9%) hanno completato il ciclo. Gli effetti collaterali si sono evidenziati in 14 pazienti (22,9%), 8 dei quali (13,1%) hanno dovuto sospendere il trattamento. Gli effetti collaterali responsabili della sospensione sono stati sistemici in 4 pazienti (1 edema generalizzato, 1 malessere associato ad alterazioni del gusto, 1 iperpiressia con grave stranguria, 1 rialzo dei valori delle transaminasi e concomitante astenia) e locali in 4 pazienti (urgenza minzionale grave, associata a ematuria ed incontinenza urinaria in 2 dei 4 pazienti). In 6 pazienti (9,8%) si è avuta la comparsa di dolore pelvico, ematuria, stranguria ed IVU di media entità che non ha impedito di completare il ciclo di trattamento. Conclusioni: Riteniamo che gli effetti collaterali gravi (sia locali che sistemici) tali da richiedere la sospensione del tratta- 60 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 mento siano da ascrivere principalmente all’aumentata sensibilità vescicale in questo gruppo di pazienti pluritrattati. Nella nostra esperienza gli effetti collaterali responsabili di sospensione si sono manifestati all’inizio della terapia in 7 casi su 8 (87,5%). Dalla valutazione dei dati in nostro possesso la Gemcitabina somministrata per via endovescicale appare ben tollerata anche in pazienti già sottoposti a plurime TURB e successiva chemio/immunoterapia endocavitaria. Bibliografia: 1. Laufer M, et al. Intravesical Gemcitabine Therapy for Superficial Transitional Cell Carcinoma of the Bladder: A Phase I and Pharmacokinetic Study. J Clin Oncol 2003; 21:697 2. Dalbagni G et al. Phase I Trial of Intravesical Gemcitabine in Bacillus Calmette-Guèrin-Refractory Transitional-Cell Carcinoma of the Bladder. J Clin Oncol 2002; 20:3193 Comunicazioni n. 159 LE CORISTIE SURRENALICHE INTRARENALI: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON IL CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE (RCC) NEL RENE DA TRAPIANTARE Peschechera R., Palazzo S., Selvaggio O., Battaglia M., Ditonno P., Selvaggi F.P. Dipartimento dell\’Emergenza e dei Trapianti di Organo Introduzione: La presenza di coristie surrenaliche intrarenali è un quadro difficilmente quantificabile perché dimostrabile solo in corso di esame autoptico o bioptico di rene. Il riscontro di minute formazioni subcapsulari in corso di preparazione al banco di rene da sottoporre a trapianto pone ulteriori problemi diagnostici, poiché la diagnosi differenziale fra ectopie surrenaliche intrarenali e minuti focolai di carcinoma renale a cellule chiare può risultare difficile sia dal punto di vista macroscopico che in seguito ad esame istologico estemporaneo. Descriviamo la nostra esperienza negli ultimi 3 anni, periodo in cui l’elevato utilizzo di reni da donatori ultrasessantenni ha reso più pressante l’esigenza di una diagnosi istologica certa delle formazioni micronodulari riscontrate in sede subcapsulare in corso di chirurgia renale da banco. Materiali e Metodi: Da gennaio 2002 a giugno 2004, sono stati preparati al banco 210 reni prelevati da 105 donatori cadaverici. In 12 casi, riferiti a 12 distinte donazioni (7 maschi, 5 femmine, di età media 61 anni, 10 deceduti per accidenti cerebrovascolari; 2 per trauma cranico) si è evidenziata la presenza di neoformazioni subcapsulari di aspetto micronodulare e colorito giallastro, che hanno richiesto l’esame istologico estemporaneo, per il rischio che si potesse trattare di un RCC. Le neoformazioni, di diametro compreso fra 0,3 e 1,2 cm, erano localizzate al polo superiore del rene in esame, tranne uno in cui la neoformazione occupava il 1/3 medio. Risultati: La diagnosi di ectopia surrenalica è stata confermata in 4 casi dall’esame istologico definitivo. Sono state messe in evidenza cellule chiare con rare cellule con citoplasma granulare eosinofilo e provvisto di nuclei rotondeggianti di piccole e medie dimensioni, talora ipercromici e con micronucleoli. La diagnosi di carcinoma renale a cellule chiare, che ha comportato la non idoneità al trapianto degli organi prelevati e che è stata formulata 5 volte, è stata confermata dall’esame istologico definitivo 3 volte (focolai nodulari di cellule chiare con evidenti dismorfie nucleari ed anisonucleosi, a volte frammiste a cellule con citoplasma granuloso eosinofilo). In 2 casi, la diagnosi fatta al congelatore (carcinoma renale a cellule chiare), è stata smentita dall’esame definitivo e dalle indagini di immunoistochimica (negatività alle reazioni II C per CK pool, CK 7, CD 10 ed EMA) che hanno stabilito la natura surrenalica delle lesioni in esame. Nei restanti 3 casi, l’aspetto era macroscopicamente eterogeneo e l’esame istologico definitivo ha confer- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica mato l’origine neoformativa solo in 1 caso (angiomiolipoma), trattandosi, negli altri 2 casi, di fenomeni regressivi conseguenti a microaree infartuali. Discussione: Il riscontro di minute formazioni subcapsulari di colorito giallastro o giallo-ocra in corso di back-table per trapianto di rene impone sempre l’accertamento istologico “estemporaneo” per il rischio dell’RCC. Spesso, tuttavia, ci possono essere problemi diagnostici, data la scarsa affidabilità dell’esame al congelatore nel distinguere un carcinoma renale a cellule chiare da una eterotopia surrenalica, o da altre neoplasie del parenchima renale. Nel dubbio, è opinione condivisa non impiegare quell’organo a scopo di trapianto per il rischio della multicentricità dell’RCC, che in un soggetto immunosoppresso potrebbe esitare in una diffusione della neoplasia. L’utilizzo di metodiche fast per l’esecuzione dell’esame istologico sul pezzo fissato in formalina probabilmente permetterà una corretta diagnosi differenziale tra patologie benigne e micro-carcinomi del rene da trapiantare, evitando di scartare organi, peraltro, assolutamente normali. Poster n. 160 LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA NEL CARCINOMA PROSTATICO DI PAZIENTE CON TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT Stellacci V., Palazzo S., Annunziata G., Saracino A., Selvaggio O., Ditonno P., Battaglia M., Selvaggi F.P. Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università degli Studi di Bari Introduzione: Le casistiche più recenti non dimostrano un aumentato rischio di neoplasia prostatica dopo trapianto di rene rispetto alla popolazione generale (1-2). Nell’ultima decade, essendo cresciuto il numero di riceventi di un rene di età superiore a 50 aa., cominciano ad essere segnalati casi di carcinoma della prostata anche in questa particolare popolazione di pazienti. Anche in questo gruppo di soggetti, la prostatectomia radicale resta la migliore opzione terapeutica. Il tipo di approccio è controverso (3), anche se la via trans-perineale è preferibile per il minor rischio di ledere l’uretere trapiantato, specialmente nei tumori in stadio precoce 2-3. Materiali, Metodi e Risultati: Paziente di 62 anni, sottoposto nel 1999 a trapianto renale da donatore cadavere in fossa iliaca sinistra con ureteroneocistostomia secondo Lich-Gregoire. A Marzo 2004, per sintomatologia disurica ed al riscontro di valori di PSA di 7 ng/ml, veniva sottoposto a biopsia di prostata, con diagnosi di adenocarcinoma prostatico scarsamente differenziato (Gleason 8: 4+4). Veniva, quindi, effettuata prostatectomia radicale retropubica con linfadenectomia iliaca ed otturatoria destra. L’istologia definitiva evidenziava una neoplasia in stadio T2bN0M0 con margini positivi. Nel corso della dissezione chirurgica si verificava lesione accidentale dell’uretere trapiantato che veniva, quindi, anastomizzato all’uretere nativo sx mediante anastomosi T-L intubata. In 6a giornata, in seguito all’insorgere dapprima di un voluminoso urinoma retroperitoneale e quindi di peritonite urinosa, il paziente veniva sottoposto a pieloneocistoanastomosi con plastica vescicale che veniva ancorata al grasso peripielico ed al peritoneo parietale dello scavo pelvico. L’anastomosi era intubata con un stent doppio J n 6 ch. La cistografia retrograda, eseguita in 21a giornata, non dimostrava filtraggio di urine attraverso la neoanastomosi pielo-vescicale e dopo la rimozione del catetere vescicale il paziente non presentava idronefrosi né incontinenza urinaria, con parametri di funzionalità renale stabili. Conclusioni: L’intervento chirurgico di prostatectomia radicale resta il trattamento di elezione delle neoplasie localizzate anche nei pazienti sottoposti a trapianto renale. Per motivi legati all’anastomosi vascolare ed alla neocistostomia, la chirurgia, effettuata con accesso retropubico, può risultare non radicale o gravata da complicanze a carico del rene trapiantato. Dalla nostra esperienza si evince che l’anastomosi pielo-vescicale diretta è da preferirsi in caso di lesione dell’uretere trapiantato. Bibliografia: 1. Whang M, Geffner S, Khachikian Z, Kumar A, Bonomini L, Mulgaonkar S. Renal Trasplantation and Prostate Cancer: Guidelines for Screening and Treatment. Transplantation Proceedings 2002; 34:3196 2. Schonberger B, Giessing M, Vogler H, Budde K, Loening SA. Relevance and Meaning of Prostate Cancer in Kidney Trasplantation. Transplantation Proceedings 2002; 34:2225 3. Yiou R, Salomon L, Colombel M, Patard JJ, Chopin D, Abbou CC. Perirenal Approach to Radical Prostatectomy in Kidney Trasplant Recipients with localized Prostate Cancer. Urology 1999; 53:822 Comunicazioni n. 161 NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: NOSTRA ESPERIENZA Palazzo S.1, Annunziata G.1, Pezzolla A.2, Mancini V.1, Lucarelli G.1, Bettocchi C.1, Veneziano I.1, Martino P.1, Selvaggi F.P.1 1 Sezione di Nefrologia Chirurgia e Trapianto di Rene; 2Sezione di Chirurgia Generale IV “Marinaccio”, Università degli Studi di Bari Introduzione: Nell’ultima decade, la nefrectomia laparoscopica si è sempre più affermata come via di accesso per il trattamento di patologie renali non maligne, e per neoplasie renali senza infiltrazione locoregionale e di diametro inferiore a 10 centimetri. Questo tipo di approccio confrontato al classico accesso lombotomico sec. Turner-Warvick presenta numerosi vantaggi, tra cui il minor rischio operatorio, la minore degenza, il minor uso di farmaci antidolorifici post-operatori e permette una più rapida ripresa dell’attività lavorativa. Materiali e Metodi: Da novembre 2001 a luglio 2004, presso il Nostro Centro sono state effettuate 30 nefrectomie laparoscopiche, in 17 donne e 13 uomini, di età compresa tra i 24 anni ed 82 anni(età meia: 48 aa) In 13 casi è stata effettuata una nefrectomia destra ed in 17 casi una nefrectomia sinistra. Per le nefrectomie destre sono stati realizzati 4 accessi, mentre a sinistra sono state utilizzate 3 porte. In 15 pazienti (50%) è stata effettuata una nefrectomia radicale con asportazione dei linfonodi locoregionali ed in 6 casi (20%) una Nefroureterectomia per neoplasia papillare della pelvi renale. Nei restanti 9 casi si trattava di patologia renale benigna: 2 reni multicistici, 3 reni idronefrotici affetti da calcolosi, 3 reni grinzi pielonefritici, 1 rene pelvico escluso. Delle 15 nefrectomie effettuate per neoplasia in 8 casi è stato utilizzato un hand-assisted-device (53%) poiché le dimensioni (> 8 cm) o la posizione della neoplasia rendeva difficile l’accesso laparoscopico puro. In tutti i pazienti il device è stato applicato con una breccia chirurgica di 7.5 cm sec. un accesso tipo Gibson a livello dello scavo pelvico omolaterale alla neoplasia. Risultati: La degenza media ospedaliera è stata di 5.5 giorni (range 4-14 giorni). In 2 casi si è effettuata una colecistectomia oltre la nefrectomia per la presenza di calcoli della cistifellea diagnosticati incidentalmente Solo in un caso siamo stati costretti a convertire l’intervento chirurgico a causa di sanguinamento non controllabile laparoscopicamente. In un caso si è avuto il decesso di una paziente di 82 anni a causa delle complicanze derivate da una lesione iatrogena del duodeno che ha creato nell’immediato post-operatorio una peritonite stercoracea, con decesso per sepsi. Solo un paziente ha necessitato di una trasfusione post-operatoria a causa di una massiva perdita intraoperatoria per la lesione accidentale di un vaso lombare. In termini di acquisizione della tecnica abbiamo notato un miglioramento della curva di apprendimento con una netta Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 61 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica diminuzione dei tempi operatori passando dalle 3.5 ore nelle prime esperienze a 55 minuti nelle ultime nefrectomie. Conclusioni: La nefrectomia laparoscopica nei casi selezionati mostra chiari vantaggi rispetto alle vie classiche di accesso. L’hand assisted-device in determinati casi può risultare utile e facilitare l’intervento chirurgico. In termini di degenza, costi, utilizzo di farmaci analgesici e trasfusioni la nefrectomia laparoscopica ha mostrato chiari vantaggi rispetto all’accesso classico lombotomico. Comunicazioni n. 162 CARCINOMA DEL RENE CON TROMBOSI DELLA VCI INTRAEPATICA, SOVRAEPATICA E/O DELL’ATRIO DESTRO: SELEZIONE DEI PAZIENTI, TECNICA CHIRURGICA E RADICALITÀ ONCOLOGICA Bertini R.1, Roscigno M.1, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Sangalli M.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1, Lapenna E.2, Rigatti P.1 1 U.O. Urologia; 2U.O. Cardiochirurgia, Università Vita-Salute, H. San Raffaele, Milano Obiettivi: In presenza di carcinoma renale (RCC) con trombosi della vena cava inferiore (VCI) intraepatica (IE), sovraepatica (SE) e/o dell’atrio dx. (ADx) la terapia chirurgica persegue 2 obiettivi: radicalità oncologica e profilassi dell’embolia polmonare (1). Tali obiettivi possono essere raggiunti, con margine di sicurezza accettabile per il pz., se la nefrocapsulectomia radicale (NR) e la trombectomia cavo-atriale sono effettuate in CEC, ipotermia profonda (IP) ed arresto di circolo (AC). Infatti solo un campo operatorio esangue, durante l’AC, consente una chirurgia radicale nel caso di una infiltrazione della parete venosa della VCI (2). Metodi: Fra il 1990 ed il Luglio 2004 abbiamo valutato 32 pz. affetti da RCC con trombosi della VCI-IE, SE e/o dell’ADx. Abbiamo sottoposto a NR, linfoadenectomia e trombectomia cavo-atriale in CEC, IP ed AC, in collaborazione con una equipe cardiochirurgia, 28 pz.: 18M e 10F, età media di 60 (R 3974) e con sede a dx in 17 pz. ed a sx in 11. 4 pz. sono stati esclusi per PS > 2. In 5 pz. l’estensione craniale del trombo interessava la VCI - IE, in 12 pz. la VCI- SE, in 3 raggiungeva la VCI intrapericardica ed in 8 giungeva all’ADx. Le metastasi cliniche erano 7 polmonari, 1 cutanea e 2 epatiche. Per definire il limite craniale del trombo neoplastico abbiamo effettuato una angio-RM ed un ecocardiogramma transesofageo per valutare la funzionalità cardiaca e la cavità atriale. In 3 pz. è stata effettuata una dissezione per infiltrazione focale della parete venosa della VCI; in 4 pz. è stata effettuata una resezione parziale della VCI per una infiltrazione parziale ed in 2 pz. per infiltrazione massiva della VCI è stata necessaria la resezione del carrefour reno-cavale. Sono state eseguite 9 atriotomie; In 3 pz. abbiamo effettuato una minitoracotomia anteriore dx. in sostituzione della sternotomia mediana. Risultati: Il tempo mediano di CEC è stato di 185 min. (R 95247); il tempo mediano di AC è stato di 30 min (R:9-58) e la temperatura mediana di 18 C (R 17,6-20 C) con una mortalità intraoperatoria nulla. La durata mediana dell’intervento è stata di 505 min (390-720 min). L’esame istologico ha dimostrato: 19 pT3b; 8 pT3c; 1pT4; 17 G2 e 11 G3; 16 pN0, 7 pN1, 2pN2, 3pNx.. 4 pz. (14%), 2 dei quali con cardiopatia grave e 2 con PS >2 sono deceduti nel perioperatorio per Multi Organ Failure (MOF). Complicanze si sono verificate nel 29% dei casi (7/28). Nei 12 pz pN0 M0 la sopravvivenza media è stata di 39 mesi (R 5-137). Nei 3 pz. pN+ M0 valutabili la sopravvivenza media è stata di 24 mesi (R 20 -33). La sopravvivenza media è stata particolarmente ridotta negli 8 pz. pN± M+ di 9,7 mesi (R 2-41). Conclusioni: La NR in CEC, IP ed AC nel trattamento del RCC 62 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 con trombosi della VCI- SE e/o dell’ADx rappresenta il gold standard.Il ricorso alla CEC con IP ed AC permette una chirurgia accurata della VCI, in caso di infiltrazione neoplastica della parete venosa, con una radicalità oncologica quasi sempre perseguibile (3), risultando prognosticamente favorevole nei pz pN0M0. L’indefinibilità clinica della consistenza del trombo e/o della infiltrazione della parete venosa (focale, parziale o massiva) ci fanno preferire questa metodica anche nella trombosi della VCI-IE in pz. con alta aspettativa di vita. Una cardiopatia grave ed un PS >2 costituiscono una controindicazione assoluta. La presenza di MTS cliniche è un fattore prognostico altamente sfavorevole. Bibliografia: 1. Glazer AA, et al. J Urol 1996; 2. Welz A, et al. Eur J Cardiothorac Surg 1997 3. Chiappini B, et al, J Thorac Cardiovasc Surg 2002 Poster n. 163 ELEVATI LIVELLI DI TESTOSTERONE DURANTE TERAPIA CON LHRH ANALOGHI Baldazzi V., Lapini A., Melone F., Serni S., Masieri L., Carini M. Ospedale S.M. Annunziata, Firenze Introduzione: Riportiamo un caso di mancata risposta alla terapia con LHRH analoghi in termini di discesa del livello del testosterone. Materiali e Metodi: Paziente di 57 anni giunge alla nostra osservazione nell’ottobre 1998 con diagnosi di carcinoma prostatico Gleason Score 3+3, in stadio D2, con PSA:168 ng/ml e testosterone:22,8 nMoli/l. Inizia una terapia con blocco androgenico intermittente (nilutamide + buserelin) secondo un protocollo di studio allora intrapreso nel nostro centro. Il paziente presenta una regressione del PSA e del testosterone a livello di castrazione durante i periodi in cui esegue la terapia. Nei periodi di sospensione il testosterone risale rapidamente a livelli di normalità consentendo al paziente di recuperare l’attività sessuale. Per tutto il periodo dello studio si mantiene un livello basso di PSA e la malattia presenta un ottima risposta clinica (regressione di lesioni polmonari, riduzione di lesioni ossee). Terminato lo studio nel maggio 2001 il paziente viene mantenuto in blocco androgenico con LHRH agonisti e fino all’aprile 2002 risulta respondere alla terapia (PSA: 0,06 ng/ml). A luglio 2002 presenta innalzamento del PSA (5,5 ng/ml), per cui viene deciso di effettuare un blocco androgenico totale. La risposta si mantiene fino al marzo 2004, quando il PSA risale a 14,45 ng/ ml. In tale circostanza il paziente torna nuovamente alla nostra osservazione. Effettuando una indagine retrospettiva si è potuto evidenziare come, dal termine dello studio precedentemente indicato, si è verificato un incremento progressivo del testosterone, fino a valori ai limiti superiori del range di normalità, riscontrati nel marzo 2004 (27,6 nMoli/l). Il dato relativo al testosterone è confermato dal fatto che il paziente durante tutto il tempo della terapia ha mantenuto una normale attività sessuale. È stata effettuata una valutazione di tutte le possibili cause di iperproduzione di testosterone (adenoma ipofisario, leydigoma testicolare, iperproduzione surrenalica, alterazione delle proteine leganti il testosterone), ma tutte con risultati negativi. È stata instaurata per 2 mesi una terapia con Ketoconazolo che ha portato a una riduzione del PSA significativa, ma non parimenti del testosterone. Nello stesso tempo è stata effettuata sostituzione di leuprorelina con goserelin con risultati modesti in termini di riduzione del testosterone. Vista la progressione di malattia e la mancata risposta alle terapie effettuate si è prospettata l’orchiectomia, al momento rifiutata dal paziente. Conclusioni: Il monitoraggio del testosterone durante la terapia ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica con LHRH risulta di fondamentale importanza prima di definire un paziente ormonoresistente. Devono inoltre essere valutate le possibili cause di mancata riduzione del testosterone nei pazienti in terapia con LHRH, tra cui la mancata o non corretta somministrazione del farmaco, la presenza di leydigomi testicolari e di tumori dell’adenoipofisi, l’iperproduzione surrenalica, e resistenza alla terapia con LHRH. Bibliografia: 1. Oefelein MG, Cornum R. Failure to achieve castrate levels of testosterone during luteinizing hormone releasing hormone agonist therapy: the case for monitoring serum testosterone and a treatment decision algorithm. J Urol 2000; 164(3 Pt 1):726 2. Curry EA 3rd, Sweeney CJ. Resistance to luteinizing hormone releasing hormone agonist therapy for metastatic prostate cancer. J Urol 2002; 168:193 Poster n. 164 ACCURATEZZA DIAGNOSTICA DELLA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) NELLA STADIAZIONE CLINICA DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO Porcaro A.B.1, Montemezzi S.2, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Pianon R.1, Borsato A.2, Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Comunale L.1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è studiare l’accuratezza diagnostica della ER-MRI nel rilevare l’estensione extraghiandolare nel carcinoma prostatico clinicamente localizzato. Materiali e Metodi: 70 pazienti con neoplasia clinicamente localizzata della prostata sono stati sottoposti a prostatectomia radicale, dopo essere stati stadiati con la ER-MRI. L’età media dei pazienti era 66 anni (range: 51-77). Il PSA medio preoperatorio era 10 ng/mL (range: 1–54). Il valore medio del Gleason score bioptico era 6 (range: 4-8). La stadiazione ERMRI è stata praticata almeno 45 giorni dopo l’esecuzione delle biopsie prostatiche, utilizzando il Magnetom Symphony 1.5 Tesla. La stadiazione patologica è stata eseguita secondo il protocollo di Standford. I risultati della ER-MRI sono stati correlati statisticamente con quelli della stadiazione patologica. Risultati: 53 pazienti (76%) sono risultati in stadio patologico pT2 e 17 (24%) pT3. Il Gleason score patologico medio è risultato 6 (range 3-8). La ER-MRI ha stadiato 55 pazienti (78.5%) come cT2 e 15 (21.5%) come cT3. La sensibilita, la specificità, il valore predittivo positivo, il valore predittivo negativo e l’accuratezza sono risultati rispettivamente 88%, 100%, 100%, 96% e 97%. Conclusioni: Nella nostra esperienza preliminare la ER-MRI si è dimostrata efficace nel rilevare l’estensione extraghiandolare del carcinoma prostatico clinicamente localizzato. Comunicazioni n. 165 IL TRATTAMENTO DEI TUMORI DEL RENE ASSOCIATI AD ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE (AAA) Porcaro A.B.1, Veraldi G.F.2, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Longo M.1, De Manzoni G.2, Ghimenton C.3, Tasselli S.2, Pedrazzani C.2, Guglielmi A.2, Cordiano C.2, Comunale L.1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione Clinicizzata di Chirurgia; 3 Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona Introduzione: L’associazione fra AAA e cancro del rene non è un evento molto frequente e pone problemi di timing operatorio e di tecnica chirurgica, che sono oggetto della presente ricerca. Materiali e Metodi: Nel periodo fra ottobre 1988 ed il maggio 2004 sono stati trattati 889 pazienti affetti da AAA; in 57 casi (6,4%) si è riscontrata l’associazione con una neoplasia solida, di cui 11 (1,2%) con carcinoma renale. Il trattamento dell’AAA è stato determinato in base alla morfologia, alle dimensioni, all’estensione dell’aneurisma e alle condizioni generali del paziente. Il trattamento della neoplasia renale è stato deciso in base alle dimensioni del tumore, alla sede, alle condizioni generali del paziente, alla funzionalità renale e alla possibilità di eseguire una procedura “nephron sparing”, se indicata. Risultati: Tutti i pazienti erano di sesso maschile, con un’età media di 70,3 anni (range: 51-85 anni). Il diametro medio dell’AAA è stato di 5,8 cm (range: 4,6-8) e in 3 casi si sono associati anche aneurismi delle arterie iliache comuni. In 8 casi gli aneurismi erano localizzati in sede sottorenale, in 3 erano iuxta-renali. In 8 casi si è proceduto ad aneurismectomia dell’aorta addominale ed innesto protesico aorto-aortico, in 2 casi ad innesto aorto-bis-iliaco ed in 1 caso ad innesto aorto-bisiliaco esterno, con reimpianto di entrambe le arterie iliache interne. Il diametro medio dei tumori renali è stato di 5,4 cm (range: 1,5-9) e in 6 casi il tumore era localizzato a destra, in 5 nel rene di sinistra, in nessun caso bilaterale. In 8 casi è stata eseguita una nefrectomia radicale ed in 3 casi un’enucleoresezione. In 9 casi si è proceduto al trattamento di entrambe le affezioni in tempo unico, eseguendo dapprima l’aneurismectomia e in seguito la procedura sul rene. In 2 casi si è proceduto invece in 2 tempi. Non vi è stato alcun decesso intraoperatorio e non si sono avute complicanze chirurgiche. Al controllo anatomo-patologico, le neoplasie asportate si sono rilevate tutte a cellule chiare, con diametri compresi tra 1,5 e 9 cm. Il followup medio è stato di 28 mesi (range: 4-146). Conclusioni: L’associazione fra AAA e cancro del rene è abbastanza rara, ma più frequente rispetto al passato, in seguito all’aumento dell’età media della popolazione e del miglioramento delle metodiche di imaging radiologiche. Le due malattie possono essere trattate con approccio chirurgico “onestage”, eseguendo dapprima l’una o l’altra procedura, senza rischi significativi per il paziente cui viene evitata una seconda procedura maggiore che può risultare densa di insidie. Poster n. 166 STORIA NATURALE DEI TUMORI UROTELIALI DELLE ALTE VIE URINARIE, DOPO TRATTAMENTO CHIRURGICO Porcaro A.B.1, Sava T.2, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Pianon R.1, Merlin F.2, Ghimenton C.3, Bassetto M.A.2, Cetto G.L.2, Comunale L.1 1 Divisione di Urologia; 2Divisione di Oncologia Medica; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona Introduzione: I tumori uroteliali della pelvi renale e dell’uretere sono relativamente rari. Obiettivo dello studio è analizzare la storia naturale nei pazienti con neoplasia uroteliale delle alte vie escretrici, dopo trattamento chirurgico. Materiali e Metodi: Sono stati valutati retrospettivamente 63 pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per neoplasia dell’alta via escretrice. L’età media è stata di 67 anni (range: 33-89) con una predominanza per il sesso maschile (71,5%). Il 71% dei pazienti è risultato forte fumatore. La sede del tumore primitivo è stata riscontrata nella pelvi renale nel 46% dei casi, nell’uretere nel 35% ed in entrambe le sedi nel 19%. In 8 pazienti è stata riscontrata una neoplasia vescicale sincrona. Alla diagnosi, 7 pazienti hanno presentato malattia metastatica. Risultati: Il 30% dei pazienti (19 su 63) ha sviluppato una neoplasia vescicale metacrona in un tempo medio di 16 mesi (range: 1-142). Il 33% dei pazienti è andato incontro a progressione sistemica di malattia, dopo un tempo medio di 6 mesi (range 1-23). Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 63 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica 64 Le principali sedi di metastasi sono stati i linfonodi, i polmoni, le ossa ed i tessuti molli. Il 30% dei pazienti è deceduto per progressione di malattia (sopravvivenza 70%). Il 19% dei pazienti ha sviluppato un secondo tumore non uroteliale. Conclusioni: I pazienti con neoplasia uroteliale della via escretrice, sottoposti a trattamento chirurgico, presentano un alto di neoplasia sincrona o metacrona della vescica. Inoltre tali pazienti presentano un rischio importante di sviluppare una seconda neoplasia non uroteliale. La storia naturale di questa malattia giustifica pertanto uno stretto follow-up. Conclusioni: In pazienti non sottoposti a screening con PSA inferiore a 10 ng/ml, la biopsia mirata di un’area ipoecogena con sonda end-fire determina un’alta capacità diagnostica, anche con volumi prostatici >50 ml. In assenza di noduli ecografici o palpabili, la detection rate è in relazione al numero di biopsie per volume ghiandolare. La Densità Bioptica rappresenta un parametro predittivo statisticamente significativo, inoltre è clinicamente utile perché si correla al volume ghiandolare, al volume tumorale, al numero delle biopsie e definisce in maniera riproducibile l’accuratezza del mappaggio bioptico. Comunicazioni n. 167 PARAMETRI PREDITTIVI DI BIOPSIA PROSTATICA POSITIVA: VALORE CLINICO DELLA DENSITÀ BIOPTICA Galosi A.B.1, Polito M. jr1, Milanese G.1, Vivani C.2, Muzzonigro G.1 1 Clinica Urologia; 2Dottorato Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche, Az. Ospedali Riuniti, Ancona Poster n. 168 GRUPPI DI RISCHIO DELLA VALUTAZIONE DELLA F/T PSA RATIO NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Saita A., Marchese F., Bonaccorsi A., Burrello M., Giammusso B., Motta M. Clinica Urologica II Obiettivo: La densità bioptica è un nuovo parametro che mette in relazione il numero dei prelievi bioptici ed il volume ghiandolare. Abbiamo valutato il valore predittivo della densità bioptica e dei tradizionali parametri clinici in una coorte consecutiva di pazienti sottoposti a biopsia prostatica ecoguidata. Metodi: Abbiamo analizzato dalla casistica del nostro Istituto, 504 pazienti consecutivi sottoposti a biopsia prostatica nel periodo maggio 2000 - dicembre 2002. Non sono stati considerati i casi con precedente diagnosi di carcinoma, mentre sono esclusi quelli con dati mancanti (28). Oggetto della revisione 476 pazienti: età media 68,4 anni (45-93, DS 8,5), PSA totale medio 13,2 (0,5-280, DS 23,7), percentuale media di PSA libero 16,0 (1-56, DS 8,0, n. 309), volume prostatico 55,4 cc (15-250, DS 30,4), volume della zona di transizione 28,8 cc (4-112, DS 18,7), PSA density 0,29 (0,01-8,0, DS 0,65). Il numero medio di prelievi bioptici è stato 6,88 (2-19, DS 2,6). Sono stati analizzati dal patologo 13,9mm di tessuto in media per ogni biopsia (7-18mm). Il 31% dei pazienti aveva esplorazione rettale positiva, nel 66% era stata rilevata all’ecografia un’area ipoecogena. Le biopsie sono state eseguite per via transrettale da urologi dedicati utilizzando ecografo Esaote Eidos o Astro, sonda end-fire 7.5Mhz Hitachi, ago Max Core Bard, 18g. I frammenti sono stati inviati separatamente al patologo con la tecnica Sandwich [Ann N Y Acad Sci. 2002 963: 218-220]. Analisi statistica dei dati con SPSS 11.5. Risultati: Abbiamo diagnosticato tumore nel 44,5% dei casi. Per i sottogruppi di PSA compreso tra 4-10ng/ml la capacità diagnostica era del 40,6% (104/256), per PSA ≤4 ng/ml pari a 27,0% (20/74). La diagnosi di carcinoma con PSA 4-10 è influenzata dal volume ghiandolare (39cc vs 66cc), dalla presenza di area ipoecogena (81,7% vs 34,6%) ed esplorazione positiva (40,1% vs 18,1%). Lesione ipoecogena aveva Valore Predittivo Positivo (VPP) di 80,9%, e VPN del 70,4%. Nel 31% dei 476 veniva identificata all’esplorazione una lesione palpabile, la cui presenza risultava avere un VPP dell’82,4% e VPN 39,9%. Il VPP dell’area ipoecogena e DRE non variavano signicativamente stratificando i dati per range di PSA 0-4 e 410ng/ml. Il numero assoluto di biopsie eseguite non modifica la capacità diagnostica, infatti i pazienti risultati negativi avevano eseguito un numero medio di biopsie significativamente maggiore rispetto ai positivi (7,3 vs 6,3; p<0,0001), mentre valutando il numero assoluto di biopsie per il volume prostatico (n biopsie /vol ghiand x100, da noi definita come Densità Bioptica-DB) osserviamo che i casi positivi avevano una DB significativamente maggiore rispetto ai negativi (17,6% vs 13,7%; p<0,0001). Abbiamo osservato un aumento della capacità diagnostica fino ad oltre il 60% per un BD superiore al 30% (es.: 10 biopsie/ vol. 32 ml = 0,31 x 100). Introduzione e Obiettivi: L’avvento del PSA ha portato nell’ultimo decennio ad un incremento della diagnosi precoce di Ca Prostatico. Esso esiste nella forma libera e complessata. Il ruolo del Psa nella detezione del CA. prostatico, in una popolazione non screenata, rimane da determinare. L’obiettivo dello studio è quello di valutare l’utilità del rapporto f/t PSA ratio nella diagnosi precoce del CA. prostatico e nell’individuare forme clinicamente significative. Materiali e Metodi: Dall’aprile 2003 al maggio 2004 abbiamo arruolato 127 pazienti sottoposti a biopsia prostatica ecoguidata transrettale. Tutti i pazienti hanno eseguito PSA totale, libero, ratio ed esplorazione digitorettale. Sono stati suddivisi in tre gruppi in relazione a fascia di PSA e Ratio: Gruppo A costituito da 5 pazienti (età media 60 ±9) con PSA < a 2.5 e ratio <15%. Gruppo B costituito da 13 pazienti (età media 64.7 ± 6.2) con PSA compreso tra 2.6 e 4 e ratio <20%. Gruppo C costituito 109 pazienti (età media 60.4 ± 18.6) con PSA compreso tra 4 e 10 e ratio <25%. Le biopsie sono state eseguite secondo lo schema di Ravery. Nei tre gruppi è stato valutato il Gleason bioptico. Risultati: Nei tre gruppi sono stati rilevati i seguenti dati. Nel gruppo A il PSA medio è stato di 1.3 ±1.18 con ratio media di 9 ±3%. la percentuale di biopsie positive è stata del 1.2% con un Gleason bioptico di 4. Nel gruppo B il PSA medio è stato di 3 ± 0.5 e ratio media di 12.3 ± 3.04%. La percentuale di biopsie positive è stata di 2.3% con Gleason bioptico del Gleason 6. Nel gruppo C il PSA medio è stato di 6.4 ± 3.4 con ratio media di 16 ± 6.2. La percentuale di biopsie positive è stata 34.6% con un Gleason bioptico di 6. Conclusioni: dai dati rilevati dal nostro studio si evince che il rapporto f/t PSA ratio può essere utile nel ridurre il numero di biopsie non necessarie. Inoltre mantiene elevata la sensibilità clinica nella ricerca dela Ca Prostatico. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Comunicazioni n. 169 RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ADIUVANTE ALLA RADIOTERAPIA DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Mazzoccoli B.1, Scattoni V.1, Pasta A.1, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Montorsi F.1, Rigatti P.1 1 Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università “Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano Obiettivi: La radioterapia (RT) sulla loggia prostatica è indicata nei pazienti(pz) con recidiva locale dopo prostatectomia radicale(RRP). L’utilità della ormonoterapia in caso di RT di salvataggio (SalvRT) è ancora controverso. (1-2). Scopo dello studio ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica è valutare il ruolo della ormonoterapia adiuvante alla RT di salvataggio(SalvRT). Materiali e Metodi: Da gennaio 92 a giugno 2001, 86 pz con recidiva bioumorale (due determinazioni consecutive di PSA sierico > 0.2 ng/mL dopo RRP) sono stati sottoposti a SalvRT sulla loggia prostatica alla dose mediana di 70.2 Gy (range:58.4-73.8 Gy). In 50/86 pz era stata ottenuta conferma istologica di recidiva(BxPOS). In 36 casi la malattia era extraprostatica,intracapsulare nei restanti. Tutti i pz erano pN0. In 63 casi il Gleason score (GPS) era<8, 8-10 nei restanti casi. In 45 casi era stata impostata una terapia ormonale (OT) adiuvante alla RT della durata mediana di 13,5 mesi (range 3-46 mesi). Mediante analisi uni e multivariata è stato valutato l’impatto prognostico sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica (bNEDs) dei seguenti parametri: biopsia dell’anastomosi, PSA pre-RT, PSA doubling time(PSADT), tempo alla PSA failure, stadio patologico(T), GPS, margini chirurgici(MR), blocco ormonale adiuvante alla SalvRT e dose di RT. Risultati: Con un follow-up mediano di 55 mesi (range 18.2120.3mesi) la analisi univariata non ha evidenziato una bNEDs attuariale a 6 anni significativamente diversa fra i pz sottoposti a RT + OT ed i pz sottoposti a sola RT (bNEDs 63% Vs. 53%; p=0,56). Il PSA medio era di 1,7 ng/mL e di 2,1 ng/mL rispettivamente nei gruppi RT+OT e sola RT (differenza non significativa). La analisi multivariata ha confermato l’impatto prognostico indipendente sulla bNEDs della conferma istologica della recidiva (p=0.01), del PSA pre-RT, inteso sia come variabile continua (p=0.01) che come variabile dicotomica (PSA <=1,5 ng/mL Vs. > 1,5 ng/mL), e dello stadio clinico (pT2 vs. pT3a vs. pT3b; p=0.04), mentre la OT non è risultata essere fattore prognostico indipendente considerando l’intera popolazione di pazienti. Tuttavia, nel sottogruppo di pz. con PSA > 1,5 ng/mL la OT, intesa come variabile continua (durata in mesi del trattamento) è risultata essere fattore prognostico indipendente di bN EDs (p=0,03) all’analisi multivariata. Il PSADT ed il tempo alla PSA failure non hanno dimostrato all’analisi multivariata alcuna correlazione significativa con il decorso post SalvRT. Conclusioni: In pz. con recidiva bioumorale dopo RRP, candidati a SalvRT, sembra necessario associare una terapia ormonale adiuvante alla RT della durata >= 12 mesi in caso di valori di PSA pre RT > 1,5 ng/mL, probabilmente per il rischio di concomitante malattia micrometastatica. Per bassi valori di PSA pre RT, l’ormonoterapia non sembra invece influenzare la bNEDs dopo SalvRT. recidiva bioumorale(due determinazioni consecutive di PSA sierico >0.2 ng/mL dopo RRP)sono stati sottoposti a SalvRT sulla loggia prostatica alla dose mediana di 70.2 Gy (range: 58.4-73.8 Gy). In 50/86 pz era stata ottenuta conferma istologica di recidiva (BxPOS), mentre in 16 le biopsie erano risultate negative (BxNEG); 20 pz erano stati avviati alla SalvRT senza eseguire la biopsia (NoBio). In 36 casi la malattia era extraprostatica,intracapsulare nei restanti. Tutti i pz erano pN0. In 63 casi il Gleason score (GPS) era<8, 8-10 nei restanti casi. Mediante analisi uni e multivariata è stato valutato l’impatto prognostico sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica (bNEDs) e libera da malattia sistemica (DFS) dei seguenti parametri: biopsia dell’anastomosi, PSA pre-RT, PSA doubling time(PSADT), tempo alla PSA failure, stadio patologico(T), GPS, margini chirurgici (MR), trattamento ormonale adiuvante alla SalvRT e dose di RT. Risultati: Con un follow-up mediano di 60,1 mesi (range 18.2120.3 mesi) la analisi univariata ha evidenziato una bNEDs a 6 anni significativamente superiori nei pz BxPos rispetto ai pz NoBIO e a quelli BxNEG (bNEDs 62%Vs.27%Vs.41%; p=0,05). L’analisi multivariata ha confermato l’impatto prognostico indipendente sulla bNEDs della conferma istologica della recidiva (p=0.01), oltre che del PSA pre-RT come variabile continua(p=0.01) e dello stadio clinico (pT2 vs. pT3a vs. pT3b; p=0.04). Analizzando, tuttavia, il ruolo prognostico della biopsia dell’anastomosi in base ai valori di PSA, la biopsia positiva è risultata indipendentemente correlata ad un miglior outcome dopo SalvRT solo per valori di PSA > 0,8 ng/mL (p=0,04). Il PSADT ed il tempo alla PSA failure non hanno dimostrato all’analisi multivariata alcuna correlazione significativa con il decorso post SalvRT. Conclusioni: In caso di recidiva bioumorale dopo RRP, la biopsia dell’anastomosi può non essere eseguita qualora la SalvRT sia effettuata per bassi valori di PSA. In caso invece di PSA più elevato (> 0,8 ng/mL), la negatività della biopsia deve indurre ad una più attenta valutazione dell’indicazione alla SalvRT o all’associazione di un trattamento ormonale adiuvante, nella non trascurabile probabilità di una malattia anche micrometastatica. Bibliografia: 1. Rogers R, et al. J Urol 1998;160:1748 2. Koppie TM, et al, J Urol 2001; 166:111 3. Leventis AK. J Clin Oncol 2001; 19:1030 Bibliografia: 1. Katz MS, et al. J Clin Oncol 2003; 21:483 2. Stephenson AJ, et al. JAMA 2004; 291:1322 Comunicazioni n. 170 RUOLO DELLA BIOPSIA DELL’ANASTOMOSI NEL PAZIENTE CANDIDATO A RT DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Scattoni V.1, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Mazzoccoli B.1, Pasta A.1, Montorsi F.1, Bolognesi A.2, Villa E.2, Rigatti P.1 1 Clinica Urologica; 2Servizio di Radiochemioterapia, Università “Vita e Salute”, Ospedale San Raffaele, Milano Obiettivi: La radioterapia (RT) sulla loggia prostatica è indicata nei pazienti(pz) con recidiva locale dopo prostatectomia radicale(RRP). L’utilità della biopsia dell’anastomosi nei pazienti con PSA failure dopo RRP e candidati a RT di salvataggio (SalvRT) (1-3) è controversa. Scopo dello studio è valutare il ruolo prognostico della biopsia dell’anastomosi in pz candidati a SalvRT ed il ruolo dell’ormonoterapia adiuvante alla SalvRT. Materiali e Metodi: Da gennaio 92 a giugno 2001,86 pz con Comunicazioni n. 172 I VANTAGGI DELLA CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA Disanto V., Romano M., Portoghese F., Scalese G. Ospedale Regionale “Miulli”, Acquaviva delle fonti, UOC di Urologia Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva Introduzione e Obiettivi: La cistectomia radicale laparoscopica è entrata nella nostra pratica chirurgica dopo una fase di training nel 2001. Abbiamo eseguito 36 interventi e le derivazioni sono state: ureterocutaneostomia monolaterale con nefrectomia consensuale (8 p.), ureterocutaneostomia transileale sec. Bricker (8 p.), neovescia ileale (8 p.). Avendo superato la fase di training siamo oggi nelle condizioni di poter valutare i vantaggi e gli svantaggi di una tale soluzione: Metodi e Risultati: Sono stati presi in considerazione i seguenti parametri: durata dell’intervento (240-420 minuti con una mediana di 320 minuti); b) perdita ematica (300-1500 cc con una mediana di 600 cc); complicanze perioperatoie (nessuna); d) canalizzazione intestinale (mediamente 4-5 giorni nelle derivazioni con interessamento intestinale), e) levata dal letto (sempre molto precoce; quasi sempre in 1 giornata); f) comArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 65 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica plicanze postoperatorie (nessuna complicanza maggiore); g) degenza postoperatoria (da 7 a 25 giorni con una mediana di 11 giorni); h) follow-up oncologico (5 pazienti sottoposti a cistectomia di salvataggio sono deceduti per progressione di malattia dopo 2-6 mesi. Non localizzazione sulle porte né sulla minilaparotomia. Conclusioni: La cistectomia laparoscopica è fattibile. I tempi e le complicanze sono analoghe a quelle della chirurgia open. Più tardiva è la canalizzazione intestinale in derivazioni con coinvolgimento intestinale. Più precoce la levata dal letto e il recupero fisico. Non differenza relativamente alla progressione oncologica. Video n. 173 PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA : MODIFICHE DI TECNICA PER MIGLIORARE LA CONTINENZA PRECOCE Disanto V., Scalese G., Romano M., Portoghese F. OSpedale Regionale “Muilli” Acquaviva delle fonti UOC di Urologia Centro di Chirurgia laparoscopica e mininvasiva Quattro fasi dell’intervento sono ritenute di grande importanza nel migliorare i risultati della continenza precoce: a) Emostasi del Santorini con integrità dei pubo-prostatici. b) Accurato e completo isolamento dell’apice prostatico prima della sezione dell’uretra. c) Punti sull’uretra prima di sezionare l’uretra. d) Sutura uretro-vescicale con esclusivo interessamento dell’uretra escludendo ogni coinvolgimento del piano perineale. Da quando attuiamo questi 4 accorgimenti di tecnica abbiamo osservato una continenza completa alla rimozione del catetere in 8 pazienti su 13. Il dato è da ritenersi di grande interesse. Nel video vengono illustrate le 4 fasi dell’intervento. Poster n. 174 COMPARATIVE EVALUATION OF THREE HYPOFRACTIONATED RADIOTHERAPY REGIMENS FOR PAINFUL BONE METASTASES IN 10 YEARS OF EXPERIENCE Papaleo A., Cavalera E., Lisi R., Pagliaro E., V. Donato Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di Scienze Radiologiche Purpose: Bone metastases (BM) are common in patients with cancer (50% of patients with advanced disease have skeletal metastases). Seventy-five percent of patients with BM have pain, and 80% of these patients have > 1 painful site. Lung, breast and prostate cancers are most likely to spread to the bone. The morbidity of BM can be significant, due to pain and pathological fractures, compromising the quality of life. Management of pain in patients with bone metastatic disease is a clinical problem. Radiotherapy plays a major role in the palliation of pain in patients with BM. Several schedules with hypofractionated are used in clinical practice. We retrospectively evaluated the efficacy of three short fractionated schedules of 8 Gy in 1 fraction or 20 Gy in 5 fractions or 30 Gy in 10 fractions in relieving pain in patients with multiple uncomplicated BM. This review discusses the role of different fractionation schedules in treatment of bone metastasis. Methods and Materials: Between 1994 and 2004, at the division of Radiotherapy of the University of Rome “La Sapienza”, 658 patients (401 men and 257 women, median age 65 range 19-87) with painful BM were treated with palliative localized radiation therapy. The most common primary tumor sites were lung (36%), breast (26%), prostate (11%), colon-rectum (8%), kidney and urinary bladder (7%), liver (2%), unknown (2%) and others (8%). All patients were trea- 66 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 ted using linear accelerators; the fractionation schedules were: 37% of patients received 4 Gy x 5 fractions, 33% of patients received 8 Gy x 1 fraction and 30% of patients received 3 Gy x 10 fractions. Conclusion: Our results confirm those observed in the literature. There were no differences between the three fractionation schedules used in our study with regard to pain relief and use of analgesics. With regard to pain response these data justify a recommendation for the use of a more simple and convenient 8 Gy single fraction for the palliation of uncomplicated BM. Poster n. 175 TECNICA MICROCHIRURGICA DI RISPARMIO DEL PARENCHIMA TESTICOLARE NELLE LESIONI SOSPETTE DEL TESTICOLO Colpi G.M.1, Carmignani L.2, Nerva F.1, Piediferro G1, Gadda F.2, Castiglioni F.1 1 Unità di Andrologia, Ospedale S. Paolo; 2Clinica Urologica Università di Milano, Ospedale Maggiore di Milano IRCCS Introduzione e Obiettivi: Il riscontro sempre più frequente di patologie testicolari benigne, particolarmente nella popolazione infertile, rende necessario un approccio chirurgico più rispettoso del parenchima testicolare. Obbiettivo dello studio è la descrizione di una tecnica di asportazione microchirurgica delle lesioni sospette del testicolo con risparmio del parenchima testicolare e la descrizione della nostra casistica . Materiali e Metodi: Tecnica chirurgica: la lesione testicolare viene identificata ecograficamente prima dell’intervento con delle coordinate tridimensionali per facilitare l’identificazione intraoperatoriaL’incisione cutanea avviene come tradizionalmente a livello inguinale, viene clampato il funicolo a livello subinguinale senza l’apertura del canale. Si isola il testicolo sezionato il gubernaculm testis. Si identifica ecograficamente la lesione con sonda ecografia intraoperatoria. Utilizzando microscopio si procede su campo separato a incisione equatoriale dell’albuginea con risparmio dei vasi sottotonacali. Si identifica la lesione che viene asportata totalmente con circa 1 mm di tessuto sano. Nei pazienti infertili che lo necessitano questa tecnica consente inoltre un prelievo di tessuto per TESE con tecnica microscopica. Quattro pazienti sono giunti alla nostra osservazione con lesioni ecografiche del testicolo. In un paziente la lesione era palpabile. Le dimensioni variavano dai 3 ai 6 mm. Ecograficamente le lesioni si presentavano ipoecogene e in due casi miste ipo e anecogene. Risultati: I pazienti sono stati sottoposti a intervento microchirurgico secondo le modalità descritte, in due pazienti infertili si è inoltre proceduto a microtese. L’istologia ha evidenziato 1 caso di seminoma 1 caso di atrofia, 1 di normalità nelle forme incidentali e in 1 caso delle cisti complicate dell’albuginea. Nel follow-up dei pazienti sottoposti a chirurgia conservativa non è stato possibile vedere ecograficamente la zona cicatriziale sull’albuginea. Il paziente affetto da seminoma si presenta a un anno libero da malattia. Conclusioni: L’aumento della diagnosi di lesioni testicolari e l’aumento della popolazione infertile richiedono un approccio più rispettoso del parenchima testicolare. Pensiamo che la tecnica microchirurgica debba essere la tecnica di prima scelta nelle lesioni testicolari nei pazienti infertili. Poster n. 176 PROSTATE CONFORMAL RADIOTHERAPY: ACUTE AND LATE RECTAL TOXICITY. EXPERIENCE IN U.O. RADIOTHERAPY OF CATANZARO Molinaro M.A., Pingitore D., Molè R., Scalfari E. U. O. Radioterapia e Radiobiologia, Catanzaro, Italy ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduction: Conformal radiotherapy is becoming the preferred modality of irradiation for localized prostate cancer, because of the increased sparing of rectum and bladder together with the increase of the prescribed dose to the prostate. Purpose: To show the experience so far gained in the treatment of prostate cancer after the implementation of conformal radiotherapy in our institution, fully exploiting the advantages offered by three-dimensional contouring of target volumes and critical organs, use of MLC and comparison of rival plans with DVH evaluation. Materials and Methods: The following analysis refers to the activity carried out from December 1999 to June 2003. 256 prostate cancer patients were treated with 3D conformal radiation therapy (RT). Median follow-up was 31 months (12-69mo). 78% received short-term hormone therapy (HT) prior to and during radiation therapy, 22% were treated with AT alone. Median dose was 70Gy to the prostate and 50Gy to the seminal vesicles. Acute toxicity was graded according to CTC criteria, and late toxicity according to a modified RTOG/EORTC score. Any macroscopic rectal bleeding was regarded at least as a Grade II toxicity (II). Results: Acute rectal toxicity was as follows: 43% I , 25% II, 4% III, 0% IV. Late toxicity: 12% I, 20% II, 2% III, 0% IV. The most frequent late toxicity was rectal bleeding (18% II, 1% III). Bleeding was mostly minor not disturbing the patients daily life and not necessitating any therapy. Patients with combined therapy (HT and RT) had less late toxicity than those with RT alone. Conclusions: In our experience conformal radiotherapy of prostate cancer with three-dimensional reconstruction of target volumes and 3D dose calculations is an efficacy treatment and reduced acute and late toxicity. Neoadjuvant hormona ablation seems to have a beneficial effect on late rectal toxicity presumably because of regression of the prostate size resulting in a smaller irradiated target volume. Poster n. 177 LINFADENECTOMIA LAPAROSCOPICA NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA Lacquaniti S., Fasolo P.P., Conti E., Sebastiani G., Mandras R., Puccetti L., Fasolis G. SOC Urologia, Ospedale “S. Lazzaro”, Alba (CN) Introduzione e Obiettivi: L’indicazione alla linfadenectomia (LND) e la sua estensione sono argomenti aperti nel dibattito urologico. La corretta stadiazione linfonodale del ca. prostatico è possibile solo con la LND. Scopo dello studio è individuare il ruolo della LND laparoscopica. Metodi: Dall’ottobre 2001 al marzo 2004, 22 pazienti consecutivi non candidati a PR, avevano rischio superiore al 20% di metastasi (mts) linfonodali. L’età media era 66,8 aa. ± 4,5, il PSA medio 47,4 ng/ml ± 18,4, il Gleason medio 7, lo stadio clinico in 3 casi cT2b, in 7 cT2c, in 7 cT3a, in 5 cT3b. TC negativa per mts linfonodali. In questi pazienti abbiamo eseguito LND laparoscopica transperitoneale, in quanto utile a fini terapeutici. Abbiamo considerato il rischio di mts linfonodali superiore al 20% qualora lo stadio clinico fosse > o = T2c o PSA > o = 20 ng/ml o Gleason score > o = 7. L’ accesso è avvenuto mediante 1 trocar di Hasson ombelicale per la telecamera, posizionato per primo, con tecnica a cielo aperto e da 1 set da 4 trocars 5-11 mm disposti a semicerchio nei quadranti addominali inferiori. Materiale monouso. Risultati: La durata media dell’intervento era 148,4 min. ± 25,2, le perdite ematiche 158 ml ± 20, il numero medio linfonodi asportati 27,9 ± 8,4, il riscontro di mts in 13 pazienti (59%), il numero medio di mts 3. Nessuna conversione a cielo aperto. Analgesia postoperatoria non necessaria. Mobilizzazione, canalizzazione e ripresa alimentazione in I giornata, per 21 /22 pazienti. Degenza media: 3 giorni per 21/22 pazienti. Una perforazione misconosciuta del cieco che ha richiesto intervento laparotomico esplorativo in terza giornata post operatoria, con rafia del cieco. Ormonoterapia in pazienti N+; RT in 7 e PRR in 2 negli N-. Conclusioni: La LND laparoscopica è metodica efficace, a bassa morbilità, mininvasiva, ma non scevra di possibili complicanze maggiori. Comunicazioni n. 178 LA LINFADENECTOMIA NEL CARCINOMA PROSTATICO: ESTENSIONE DELLE INDICAZIONI Fasolis G., Lacquaniti S., Fasolo P.P., Conti E., Sebastiani G., Mandras R., Puccetti L. SOC Urologia, Ospedale “S. Lazzaro”, Alba (CN) Introduzione ed Obiettivi: Il razionale per ridurre il numero di linfadenectomie (LND) in corso di PRR è basato sulla bassa percentuale di metastasi (mts) linfonodali in presenza di Stadio clinico T1 e Gleason < o = 7 oppure Gleason 6 senza un campo 4 e PSA < o = 10. Scopo del lavoro è stato quello di rivedere la nostra casistica confrontandola con i dati della letteratura. Metodi: Periodo di tempo compreso dal 01/09/1997 al 31/03/2004, 259 pazienti con diagnosi di adenoca. prostata sono stati sottoposti ad intervento di PRR e LND classica, presso la nostra divisione. Risultati: L’età media era 66 aa ± 5 aa, il PSA medio alla diagnosi di 12,6 ng/ml (± 14,2). Lo stadio clinico era T1c in 122, T2a e T2b in 115, T2c in 16 e T3a in 6. Il Gleason score clinico medio era 5. Lo stadio patologico era T2a in 38 pazienti (14,7%), T2b in 37 (14,3%), T2c in 95 (36,7%), T3a in 50 (19,3%), T3b in 31 (12%), T4 in 8 (3%). Il Gleason score patologico medio era 6. Il numero di linfonodi asportati era 30,3 ± 11,8. 27/259 pazienti (10,4%) era N+: 20 avevano 1 linfonodo positivo, 5 avevano 2 linfonodi e 1 aveva più di 2 linfonodi. La sede di mts era otturatoria destra in 14 casi, otturatoria sinistra in 12, iliaca esterna destra in 7 ed iliaca esterna sinistra in 5. Sei pazienti su 27 (22%) avevano stadio clinico T1c, PSA < o = 10 e Gleason < 0 = 7. Conclusioni: Se avessimo limitato la LND in base ai criteri proposti in letteratura avremmo sottostadiato 6 pazienti su 27. Nella nostra casistica, per evitare la sottostadiazione linfonodale, il cut off delle tre variabili avrebbe dovuto essere: stadio clinico T1 e PSA < o = 10 e Gleason al MPE < o = 5. In effetti è stato recentemente dimostrato che il parametro “istituto di provenienza” è una variabile significativa nel predire lo stato linfonodale. Confrontando i nostri risultati con i dati della letteratura, riteniamo di poter ridurre il numero di LND, ma solo in quei pazienti che rispettino criteri più restrittivi. Bibliografia: 1. Karakiewicz P, Eastham JA, Ohori M, Rabbani F, Gerigk C, Reuter V, Graefen M, Hammerer PG, Erbersdobler A, Huland H, Kupelian P, Klein E, Quinn DI, Henshall SM, Grygiel JJ, Sutherland RL, Stricker PD, Morash CG, Scardino PT, Kattan MW. A preoperative nomogram identifying decreased risk of positive pelvic lymphnodes in patients with prostate cancer. J Urol 2003; 170:1798 Poster n. 180 CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DI BELLINI: UN TUMORE RARO Creti S., Mannini D., Potenzoni M., Cuzzocrea D.E. Unità Operativa di Urologia, Ospedale Maggiore, Bologna Introduzione: I carcinomi del rene rappresentano il 2% di tutti i tumori dell’organismo e nel 90% dei casi sono adenocarcinomi che originano dal tubulo contorto prossimale. Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini è un tumore di raro riscontro clinico rappresentando il 0-4-2% delle neoplasie renali. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 67 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Metodi: Paziente di sesso maschile di 78 anni affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva con fibrotorace monolaterale; da alcuni mesi algia lombare sinistra che ha motivato gli accertamenti diagnostici tra cui Angio-TC addome: lesione solida ipervascolarizzata del III superiore del rene sinistro senza linfoadenopatie retroperitoneali. È stato sottoposto ad intervento chirurgico di nefrectomia radicale sinistra, il cui esame istologico ha evidenziato: carcinoma scarsamente differenziato dei dotti collettori, con aspetti anaplastici diffusamente infiltrante il parenchima renale, la pelvi e il seno renale. La capsula è raggiunta dalla neoplasia ma non infiltrata. Il margine di resezione ureterale ha mostrato un’infiltrazione pagetoide carcinomatosa. In considerazione del suddetto dato istologico, si è proceduto a ureterectomia sinistra con resezione di una porzione parietale vescicale e linfoadenectomia loco-regionale. L’analisi microscopica non ha evidenziato infiltrazione carcinomatosa e linfoadenite cronica. Il follow-up a sei mesi dall’intervento non segni evidenti di ripresa della malattia. Risultati: E’ considerato facente parte dei carcinomi renali e solo un’attenta indagine immunoistochimica che possa valutare le citocheratine a basso ed in particolare ad alto peso molecolare, tipiche di questo carcinoma, permette di definire l’istoembriogenesi di questa neoplasia. Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori di Bellini ha maggiore incidenza nei pazienti giovani ed esprime un’elevata aggressività con un coinvolgimento sia locale che a distanza. Infatti, in molti casi all’esordio sono già presenti metastasi. In considerazione della prognosi sfavorevole, possiamo affermare che l’approccio chirurgico radicale è sempre elettivo, ma non curativo così come il ruolo della chemioterapia e/o immunoterapia non ha un significato terapeutico apprezzabile. Possiamo dire che la diagnosi precoce può essere l’unico metodo di prolungamento della sopravvivenza del paziente. Poster n. 181 RUOLO PREDITTIVO DI UN SINGOLO MICROFOCOLAIO DI ADENOCARCINOMA PROSTATICO (<= 1 MM, NON GRADABILE) AL CAMPIONAMENTO AGOBIOTICO, ANCHE RIPETUTO, NEI CONFRONTI DI MALATTIA CLINICAMENTE SIGNIFICATIVA ALLA SUCCESSIVA PROSTATECTOMIA RADICALE Taverna G.L., Benetti A., Seveso M., Piccinelli A., Giusti G., Pasini L., Maugeri O., Zandegiacomo S., Colombo P., Graziotti P. Istituto Clinico Humanitas Introduzione: L’obiettivo dello studio è verificare il ruolo predittivo al campionamento bioptico, anche ripetuto, di un singolo microfocolaio di adenocarcinoma prostatico (<= 1 mm, non gradabile) nei confronti della malattia clinicamente significativa alla successiva prostatectomia radicale e se esistano, inoltre, eventuali variabili pre operatorie utili in tal senso. Materiali e Metodi: 65/1060 pazienti hanno evidenziato la presenza di un un singolo microfocolaio di adenocarcinoma prostatico <1 mm, non gradabile al campionamento agobioptico a sestante modificato in anestesia locale, anche ripetuto. Sono stati analizzati PSA, RatioF/T e PSAD pre trattamento di tutti i pazienti che, decisa la strategia terapeutica, sono stati suddivisi in: 5/65 (7.6%) vigile osservazione, 9/65 (13.8%) radioterapia conformazionale, 10/65 (15%): rebiopsie seriate e 41/65 (63%) prostatectomia radicale retropubica. Il gruppo di pazienti sottoposti a prostatectomia radicale è stato ulteriormente suddiviso in 3 sottogruppi a seconda che l’intervento sia stato eseguito dopo 1 riscontro di microfocolaio non gradabile (GRUPPO A), dopo 2 successivi riscontri di microfoco- 68 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 laio non gradabile (GRUPPO B) o successivamente a riscontro di malattia gradabile al campionamneto bioptico seguente (GRUPPO C). Risultati: 5/65 (7.6%) pazienti in vigile osservazione sono vivi. 3/5 (60%) sono in follow-up con PSA stabile. 2/5 (40%) presentano un rialzo progressivo del PSA. 9/65 pazienti (13.8%) sottoposti a RT sono in regressione di malattia (follow-up mediano:15 m. PSA < 1 ng/ml). 10/65 (15%) sono stati sottoposti nel tempo a ulteriori 4 rebiopsie (2-6- 12 –18 m.) risultate negative. 6/10 pz hanno PSA stabile; 4/10 pz presentano un incremento lento del PSA. Dei 41/65 (63%) sottoposti a PXR e suddivisi in 3 sottogruppi, risultati sovrapponibili per età, PSA medio e PSAD, malattia clinicamente significativa è stata riscontrata globalmente in 25/41 pazienti (60.9%). Specificatamente è stata osservata malattia clinicamente significativa in: 8/14(57.1%) GRUPPO A; 7/13 (53.8%) GRUPPO B; 10/14(71.4%) GRUPPO C. I 3 sottogruppi sono risultati sovrapponibili per età, PSA ed il PSAD. Paradossalmente l’unica variabile tra i 3 sottogruppi ha riguardato la Ratio F/T che è risultata 11.9% nel gruppo A, 13.1% nel gruppo B e 19.2 nel gruppo C. (p=0,02). PSA, ratioF/T, e PSAD non hanno evidenziato alcun valore predittivo sia globalmente che per singoli sottogruppi e l’apparente differenza tra i gruppi A-B ed il gruppo C in termini di malattia clinicamente significativa non è comunque statisticamente significativa (p: 0.604). Conclusioni: Dalla letteratura non emergono parametri predittivi solidi ed il rischio di sottoporre un paziente a trattamento radicale per malattia clinicamente non significativa è del 9-48%. La nostra esperienza evidenzia che il 30-40% dei pz ha presentato malattia non clinicamente significativa alla successiva PXR, che non sono stati riscontrati valori predittivi preoperatori e che non è stato confermato il supposto valore predittivo delle re-biopsie. Comunicazioni n. 182 ANESTESIA PERIANALE NELLA BIOPSIA TRANS-RETTALE DELLA PROSTATA: EMLA® VS. PLACEBO Raber M., Scattoni V., Roscigno M., Dehò F., Salonia A., Bua L., Montorsi F., Rigatti P. Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Milano Introduzione e Obiettivi: Molti studi hanno dimostrato l’efficacia della anestesia locale mediante iniezione periprostatica di lidocaina nel campionamento bioptico prostatico trans-rettale (1-3). Il razionale di questa metodica anestesiologica è il blocco dell’innervazione viscerale rettale e prostatica. È stato riportato che il dolore somatico secondario all’introduzione della sonda ecografica ed i suoi movimenti durante la procedura, può essere avvertito come insopportabile anche più del dolore relativo alle punture bioptiche (4). Il razionale del nostro studio è il blocco anestesiologico delle fibre somatiche del canale anale. In uno studio prospettico randomizzato in doppio cieco versus placebo abbiamo studiato l’effetto anestetico topico di una miscela eutetica di lidocaina e prilocaina (EMLA®) somministrata prima del campionamento bioptico prostatico trans-rettale. Metodi: Sono stati consecutivamente sottoposti 200 pazienti a campionamento bioptico prostatico trans-rettale. I pazienti sono stati randomizzati in un gruppo anestetizzato (100 pt) ed in un gruppo placebo (100 pt.). In tutti i casi sono state eseguite 12 biopsie con un identico schema a sestanti. Al termine della procedura è stato somministrato un questionario “Visual Analog Scale” per il livello di dolore, tenesmo rettale e vescicale. I pazienti che eseguivano una re-biopsia venivano inoltre invitati a confrontare secondo una scala a tre livelli (peggio, uguale e meglio) l’esperienza attuale e quella precedente. Risultati: I pazienti sottoposti ad anestesia hanno riferito livelli ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica di dolore significativamente inferiori vs. placebo (1,8333 vs 3,2048 p=0,0006). Il numero dei pazienti che hanno riportato un qualsiasi grado di dolore è risultato significativamente inferiore nel gruppo anestetizzato vs. placebo (37 vs. 52 p=0,0033). I pazienti più giovani (età <67 anni) hanno confermato questa differenza (p=0,0003) mentre questa non si è dimostrata statisticamente significativa nel gruppo di pazienti più anziani (>68 anni). Non è stata dimostrata alcuna differenza statisticamente significativa nei livelli di tenesmo rettale e tenesmo vescicale nei due gruppi. Re-biopsie sono state eseguite in 17 pazienti del gruppo EMLA ed in 24 pazienti del gruppo placebo. 12 pazienti (70,1%) del gruppo EMLA hanno giudicato il campionamento meno doloroso in confronto agli 8 pazienti (33%) del gruppo placebo. L’ipotensione vaso-vagale è stata registrata in 2 pazienti del gruppo EMLA ed in 4 pazienti del gruppo placebo. Conclusioni: L’anestesia locale ottenuta mediante blocco delle fibre somatosensitive del canale anale riduce significativamente il dolore durante il campionamento bioptico prostatico trans-rettale. Bibliografia: 1. Soloway MS, Obek C. Periprostatic local anesthesia before ultrasound guided prostate biopsy. J Urol 2000; 163:172 2. Seymour H, Perry MJA, Lee-Elliot C, Dundas D, Patel U. Pain after transrectal ultrasonography-guidedprostate biopsy: the advantages of periprostatic local anaesthesia. BJU International 2001; 88:540 3. Addla SK, Adeyoju AA, Wemyss-Holden GD, Neilson D. Local anaesthetic for transrectal ultrasound-guided prostate biopsy: a prospective, randomized, double blind, placebo-controlled study. Eur Urol 2003; 43:441 4. Luscombe CJ, Cooke PW. Pain during prostate biopsy. The Lancet 2004; 363:1840 Video n. 183 PROSTATECTOMIA RADICALE ANTEROGRADA MODIFICATA: NOTE DI TECNICA CHIRURGICA Serni S., Masieri L., Lapini A., Corvino C., Locunto U., Carloni M., Baldazzi V., Carini M. Università degli Studi di Firenze, U.O. Urologia, Ospedale S. M. Annunziata, Firenze Introduzione: Il miglioramento delle conoscenze anatomiche delle strutture periprostatiche ed il maggior numero di interventi eseguiti in pazienti giovani ha portato l’urologo a disporre della possibilità di spaziare da un intervento “nerve sparing” bilaterale alla ampia resezione dei bundles neurovascolari a seconda e del rischio di extracapsularià e delle caratteristiche cliniche del singolo paziente. E’ stato dimostrato in letteratura il possibile ruolo della prostatectomia radicale anterogreda nel minimizzare l’incidenza di margini chirurgici positivi in pazienti ad alto rischio preoperatorio di malattia extracapsulare. Proponiamo l’evoluzione della nostra tecnica personale di prostatectomia radicale anterograda puntualizzando i dettagli chirurgici sia della resezione ampia dei bundles neurovascolari, sia nel risparmio degli stessi quando si voglia effettuare un intervento “nerve sparing”. Tecnica chirurgica: Previa linfectomia pelvica iliaco-otturatoria si procede all’incisione laterale della fascia endopelvica ed allo scollamento dei tessuti sottofasciali, alla sezione dei legamenti puboprostatici e alla legatura del complesso della vena dorsale del pene con punti trasfiggenti, che nel caso di una prostatectomia radicale nerve-sparing deve essere effettuata evitando di coinvolgere i bundles neurovascolari. L’intervento prevede ora l’incisione della giunzione vescicoprostatica che ove indicato effettuiamo con tecnica di conservazione del collo vescicale, procedendo all’isolamento del tratto iniziale dell’uretra prostatica ed alla sua sezione. Si svi- luppa quindi il piano di dissezione posteriore alla ghiandola guadagnando il tessuto adiposo che circonda i vasi deferenti e le vescicole seminali fino al loro completo isolamento. Dopo la sezione dei deferenti è possibile trazionare verso l’alto il complesso prostato vescicolare ed esporre la fascia di Denonvilliers che viene aperta cranialmente. Si procede ora con lo scollamento posteriore del piano prostato-rettale fino all’uretra. Al termine di questa fase è possibile trazionando verso l’alto la prostata e inferiormente il retto visualizzare agevolmente i peduncoli prostatici che possono essere ampiamente resecati. Nel caso si effettui una prostatectomia nerve sparing si procede allo scollamento craniocaudale dei bundles neurovascolari previa apertura laterale della fascia di Denonvilliers. Effettuata la sezione dei peduncoli la ghiandola prostaica è attaccata solamente a livello apicale. Questo consente la palpazione diretta dell’apice prostatico così da valutare la sua precisa conformazione anatomica e quindi evitare margini chirurgici positivi in tal sede. Tale manovra inoltre permette di scollare accuratamente i bundles neurovascolari prima di completare la prostatectomia quando si effettui un risparmio di queste strutture. Si procede quindi all’isolamento dell’uretra ed alla sua sezione, e previa sezione del muscolo retto-uretrale alla rimozione del complesso prostatovescicolare. Si procede quindi all’anastomosi vescico uretrale su catetere tipo Foley 18 Ch. Poster n. 184 MICROCITOMA DELLA VESCICA: PRESENTAZIONE DI DUE CASI E REVISIONE DELLA LETTERATURA Torcigliani S., Fontana N., Repetti F., Santelli G., Tori F., Aquilini M., Paoluzzi M., Pinzi N. U.O. Urologia, ASL 2 Lucca, Toscana Introduzione: Riferiamo di due casi di carcinoma a piccole cellule della vescica, una rara forma descritta in letteratura in circa 200 casi. È una neoplasia ad elevata aggressività probabilmente originatasi da cellule multipotenti, da cellule del sistema APUD presenti a livello della lamina basale di tutti i tessuti epiteliali o da metaplasia di cellule tumorali altamente sdifferenziate. Materiali e Metodi: Due pazienti maschi di 56 e 63 anni sono giunti alla nostra osservazione nel 2000 e nel 2003 per macroematuria. La diagnostica per immagini ha evidenziato la presenza di neoformazioni vegetanti multiple localizzate a livello del trigono in un paziente e a livello della pareti laterali nell’altro. Entrambi sono stati sottoposti a TURB stadiativa con diagnosi istologica di carcinoma a piccole cellule infiltrante la parete muscolare. La TC era indicativa in entrambi i casi per linfoadenomegalia monolaterale senza infiltrazione dei tessuti perivescicali. Sono stati sottoposti entrambi a cistectomia radicale con confezionamento di ileal conduit. L’istologico definitivo ha confermato la diagnosi pT2b,N1,M0. Sono stati sottoposti successivamente a chemio+radioterapia in adiuvante. Risultati: Un paziente è deceduto a 6 mesi dall’intervento con metastasi epatiche e polmonari, l’altro è vivente a nove mesi dall’intervento con recidiva pelvica inglobante il pavimento perineale. Conclusioni: Il Microcitoma della vescica è una rara neoplasia molto aggressiva che si presenta come massa di oltre 5 cm con vaste aree di necrosi. Dati sulla sopravvivenza sono disponibili per 134 pazienti. Da una dettagliata revisione della letteratura pubblicata da Soloway la sola cistectomia non sembra essere Migliori risultati sono stati ottenuti con la chemioterapia adiuvante (27 mesi) e con la radioterapia adiuvante (29.2 mesi) anche se l’esiguo numero di pazienti non consente di definire un trattamento ideale. Sono stati descritti solo 2 casi di tumori in stadio T1 all’istologico dopo TURB senza peraltro dati di Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 69 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica followup e non consente perciò di stabilire se la sola TURB sia un trattamento efficace nelle forme superficiali. Bibliografia: 1. Small cell carcinoma of the urinary bladder. Cheng L et al; Cancer 101:957 Comunicazioni n. 186 IL RUOLO DEL CD10 NELLA DIAGNOSI DELLE NEOPLASIE RENALI Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Bovo G.2, Buffa R.2, Strada G.R.1 1 Uo Di Urologia Ospedale San Gerardo, Monza; 2Uo Anatomia Patologica Ospedale San Gerardo, Monza Introduzione: Le neoplasie renali rappresentano il 3% dei tumori dell’adulto, colpendo più frequentemente la 5 e 6 decade di vita con rapporto m:f di 2:1. Istologicamente sono rappresentate da adenocarcinomi nell’85% dei casi, con numerosi istotipi: carcinoma a cellule chiare, ca. papillare e a cellule cromofobe, con diversi gradi di malignità e oncocitoma, considerato benigno. Il CD10 è una proteina di membrana del gruppo delle metallopeptidasi, espresso sulla membrana delle cellule linfoidi. di recente si è individuato anche sulla membrana di cellule epiteliali tra cui i tubuli renali. In letteratura sono riportati lavori sull’utilizzo di tale antigene in neoplasie renali, su sezioni criostatate. Scarse sono invece le documentazioni sull’utilizzo del cd10 su materiale paraffinato di routine. Scopo del lavoro è documentare l’utilità dell’anticorpo anti cd10 nella diagnosi differenziale di neoplasie renali su sezioni paraffinate. Materiali e Metodi: Abbiamo riesaminato, da materiale archiviato, 450 neoplasie renali dal 1985 al 2000. Abbiamo selezionato 55 casi in base ad alcuni criteri: diagnosi di certezza all’e-e, buona qualita dei preparati, disponibilità di materiale paraffinato, presenza di parenchima normale, proporzioni di casi simile tra istotipi, contenimento dei costi. Sono stati selezionati: 7 oncocitomi, 9 ca a cellule cromofobe, 13 ca papillari, 26 ca a cellule chiare di cui 15 a basso grado e 11 di alto grado (sec Fuhrman). La reazione immunoistochimica con anticorpo anti cd10 è stata sviluppata mediante immunocoloratore automatico, quindi la riesamina dei casi con microscopia a testata multipla. sono stati valutati i seguenti parametri: intensità di colorazione,% cellule positive, tipi di cellule positive (neoplastiche e di accompagnamento), distribuzione intracellulare del cromogeno. Risultati: Abbiamo ottenuto una reazione positiva nel 100% dei ca a cellule chiare, sia a basso che alto grado, con caratteristica distribuzione sulla membrana; nel ca papillare risposta positiva nell’83% dei casi; nessuna risposta nel ca a cellule cromofobe; 29% di positività nell’oncocitoma, peraltro con interpretazione dubbia. Conclusioni: Dal nostro lavoro si evince che l’uso dell’anticorpo anti cd10 puo essere di utilità nella diagnostica differenziale tra i vari istotipi di neoplasia del rene, con una metodica routinaria, semplice e a costi contenuti. Poster n. 187 CISTI DERMOIDE DEL TESTICOLO: PRESENTAZIONE DI CASO CLINICO Viganò P., Picozzi S., Manganini V., Casu M., Giuberti A., Mazza L., Strada G.R. U.O Urologia Ospedale San Gerardo, Monza Introduzione: La cisti dermoide del testicolo è una particolare forma di teratoma cistico, benigno e assai raro, analogo alla 70 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 forma ovarica. nella maggior parte dei casi si individua nei giovani e più raramente nei bambini. l’esordio è di solito rappresentato da una massa testicolare. Macroscopicamente è di solito riscontrabile una singola cisti che può contenere peli o capelli e materiale caseoso. Microscopicamnete la parete della cisti è composta da epitelio squamoso stratificato con unita pilio-sebacee. unulteriore rivestimento fibroso può contenere ghiandole, muscolo liscio, ossa, cartilagine ed altri tessuti. In molti casi la cisti dermoide è associata ad una reazione lipogranulomatosa del parenchima circostante. Case report: Giunge alla nostra osservazione un ragazzo di 19 anni. In anamnesi precedente appendicectomia ed ernioplastica inguinale destra, in buona salute con massa al polo inferiore del didimo destra. Il controllo ecografico dimostra lesione ipoecogena di circa 15 mm al polo inferiore del testicolo destro. Tale lesione era presente in precedente ecografia del 1997 seppur di dimensioni inferiori (8 mm). Gli esami preoperatori con gli usuali markers per patologia testicolare erano nei limiti. Normale la radiografia del torace. Abbiamo sottoposto il paziente a esplorazione del testicolo per via inguinale con clampaggio preventivo del funicolo, exeresi della massa e valutazione estemporanea dell’istologico. Alla diagnosi di cisti dermoide (confermata poi all’istologia definitiva) ha permesso una terapia conservativa del testicolo. Il decorso post operatorio è stato regolare con dimissione nelle 24 ore dopo l’intervento. Ad un primo follow-up di 6 mesi il paziente gode di buona salute, presenta obiettività locale nei limiti. Bibliografia: 1. Burt et all. Dermoid Cyst Of The Testis. Scott Med J 1998 2. Dockerty. Dermoid Cysts Of The Testis. J Urol 2002 Poster n. 189 NEOVESCICHE ORTOTOPICHE: RISULTATI MORFOFUNZIONALI A DISTANZA. NOSTRA ESPERIENZA Dall’Oglio B., Parma P., Luciano M., Bondavalli C. Azienda Ospedaliera C. Poma, Mantova Introduzione e Obiettivi: La neoplasie vescicali infiltranti e le forme non infiltranti ad alto grado plurirecidive, richiedono l’asportazione totale della vescica e prostata nell’uomo e di vescica utero e annessi nelle donne. Le percentuali di sopravvivenza a lungo termine (maggiore di 5 anni) non superano il 30%. Lo scopo di questo lavoro è di valutare il rispetto dell’alto apparato urinario, la continenza e più in generale il “confort” delle neovesciche ortotopiche nei nostri pazienti sopravvissuti a una neoplasia vescicale infiltrante. Metodi: Dal 1990 al 1999 presso la divisione Urologica dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova sono state eseguite 230 cistectomie totali per neoplasia uroteliale infiltrante. In 155 di questi casi l’intervento si è concluso con derivazione ortotopica. L’anastomosi uretero-intestinale è stata eseguita con tecnica antireflusso a seconda dei segmenti intestinali: Le Duc nell’ileo e tunnel sottomucoso nel colon. Gli ureteri sono sempre stati stentati per 10 giorni e il catetere è stato mantenuto in sede per almeno 14 giorni. Attualmente sono sopravvissuti 37 che vengono valutati in questo studio: 34 uomini e 3 donne. Risultati: I 37 pazienti studiati hanno un follow –up minimo di 5 anni e massimo di 13 (medio di 8 anni). Di essi 16 hanno ricevuto una derivazione urinaria sec. Hautman, 11 sono state le VIP, 4 le neovesciche sigmoidee sec. Reddy, 3 neovesciche sec. Studer e 3 secondo Camey II. Incontinenza notturna è presente in tutti i pazienti; la continenza diurna è completa in tutti i pazienti. Cinque pazienti (4 uomini e 2 donne) sono in autocateterismo per incontinenza da rigurgito e vescica distesa. Quattro pazienti hanno sviluppato una distensione delle vie urinarie alte da stenosi dell’anastomosi uretero-vescicale e in due casi si è avuta una ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica calcolosi vescicale multipla. Nonostante le differenze tecniche previste per realizzare le varie neovesciche ortotopiche, il risultato ci sembra sostanzialmente sovvrapponibile. 32 pazienti hanno mantenuto uno svuotamento vescicale soddisfacente di giorno con incontinenza notturna. L’esame cistografico ai 5 anni difficilmente permette di riconoscere la tecnica utilizzata, tutte hanno una conformazione sferoidale e solo le Studer presentano la tipica appendice (tratto intestinale non detubolarizzato). L’esame urodinamico, eseguito in 8 pazienti a scopo di studio, a circa 3 anni dall’intervento, non ha mostrato differenze significative tra le varie tecniche. Anche la qualità delle minzioni non è parsa variare a seconda delle scelte del tipo di neovescica ortotopica. Conclusioni: Pur in presenza di casistica modesta e variegata la impressione è che la qualità delle minzioni non vari a seconda della tecnica usata per confezionare una neovescica ortotopica. Poster n. 190 LOCALIZZAZIONE CUTANEA DI NEOPLASIA GERMINALE EXTRAGONADICA: PRIMO CASO CLINICO IN LETTERATURA Torelli T.1, Piva L.1, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1,Salvioni R.1, Colecchia M.2, Pizzocaro G.1 1 Unità Operativa di Urologia; 2Dipartimento di Patologia, Istituto nazionale dei Tumori, Milano Introduzione: I tumori germinali del testicolo sono, nel maschio giovane, la neoplasia più frequente. il 5% di essi ha origine extragonadica. Quest’ultimi colpiscono la ghiandola pineale, il mediastino, il retroperitoneo e la regione sacro-coccigea, posti lungo la cosidetta “cresta germinale”. La localizzazione iniziale al di fuori di tale cresta è rarissima ed a prognosi infausta, come mostra il caso del paziente da noi seguito, oggetto della comunicazione. Caso clinico: M.M., 22 anni, giunse alla nostra osservazione per una localizzazione cutanea al fianco destro di teratoma immaturo, accertato istologicamente nel febbraio 2003. I markers (AFP, beta- HCG) erano negativi. La TC toracoaddominale mostrava solo adenopatie pelviche ed inguinali destre. L’ecografia testicolare era normale. Vennero eseguiti due cicli di chemioterapia PEB (Cisplatino, Etaposide e Bleomicina) senza alcuna risposta. Nell’aprile 2003 furono effettuate la escissione della massa cutanea e la linfoadenectomia inguino-pelvica destra con istologia di teratoma maturo ed immaturo. Dopo due mesi una TC toraco-addominale mostrò la ripresa di malattia a livello lombare destro e mediastinico. Entrambe le localizzazioni furono asportate chirurgicamente con riscontro della stessa istologia, senza anomalie cromosomiche. Taxolo e doxorubicina si mostrarono inefficaci in vitro. Nel settembre 2003 i markers si positivizzarono debolmente (AFP= 11.95; beta-HCG= 10.92) con la presenza di adenopatie intercavoaortiche ed inguinali. Vennero eseguiti tre cicli di chemioterapia TIP (Taxolo, Ifosfamide, Cisplatino), senza alcuna risposta né clinica né biochimica. Vennero quindi asportate le adenopatie con riscontro istologico di teratoma con focolai di tumore del sacco vitellino. La progressione di malattia continuò sino al decesso, nel luglio 2004, senza alcuna risposta ai vari tentativi di terapia. Discussione: La peculiarità del caso clinico presentato è legata alla sede iniziale di malattia (cute) al di fuori della cresta germinale. In letteratura sono descritti rarissimi casi analoghi (1). La spiegazione data è legata alla possibile colonizzazione da parte di cellule gonadiche primordiali in molti organi e tessuti al di fuori della cresta germinale, la cui funzione è sconosciuta (2). Inoltre nel nostro caso erano assenti le anomalie cromosomiche spesso presenti nei tumori ger- minali (3). Dato clinico interessante e non facilmente spiegabile è l’innalzamento tardivo dei markers associato alla contemporanea comparsa di tumore del sacco vitellino. Probabilmente si tratta di un effetto selettivo o di de-differenziazione della chemioterapia su cloni cellulari inizialmente occulti. La prognosi infausta accomuna il nostro caso a quelli descritti in letteratura (4). Essa non è mai stata modificata dalle varie terapie adottate ed è caratterizzata dall’alto tasso di recidive in sedi normalmente non interessate dalle neoplasie germinali. Bibliografia: 1. Schmoll HJ. Extragonadal germ cell tumors. Ann Oncol 2002; 4:265 2. Goss E. Extragonadal germ cell tumors. Cancer 1994; 73:1971 3. Chaganti RSK. Origin of adult male mediastinal germ cell tumors. Lancet 1994; 343:1130 4. Manivel JC. Germ cell tumor-like neoplasms occuring outside the anatomic midline. Sem Diagn Path 2003; 20:260 Comunicazioni n. 191 RADIOTERAPIA PREOPERATORIA + CISTECTOMIA RADICALE VS CISTECTOMIA RADICALE DA SOLA NEL CARCINOMA VESCICALE PT3- T4: RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Peracchia G., Viola M., De Luca G., Borelli A., Simonini G. U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e Ramazzini, Carpi, Modena Introduzione ed Obiettivi: La sopravvivenza a lungo termine nei pazienti con carcinoma a cellule transizionali della vescica (TCC) in stadio pT3-pT4 è scarsa, nonostante la chirurgia radicale o la radioterapia esterna. La radioterapia pre-operatoria seguita da cistectomia radicale nei pazienti affetti da neoplasia vescicale localmente avanzata è stata considerata da diversi autori. Tuttavia nessuno studio finora ha provato, in modo convincente, il ruolo di tale trattamento nel prolungare la sopravvivenza. Gli obiettivi di questo studio prospettico sono stati quelli di valutare a 5 e 10 anni la sopravvivenza , la recidiva locale e a distanza e gli effetti collaterali, nei pazienti trattati con RT preoperatoria + cistectomia vs la sola cistectomia. Materiali e Metodi: Sono stati inclusi 54 paz. con TCC pT3-pT4. 30/54 paz. hanno ricevuto 40-44 GY sulla pelvi in 4-5 settimane prima dell’intervento di cistectomia (gruppo A). 24/54 paz. sono stati sottoposti a sola cistectomia radicale (gruppo B). Nel gruppo A l’età media è stata di 62.7 anni, l’intervento chirurgico è stato eseguito 20-30 giorni dopo la RT; abbiamo eseguito una linfoadenectomia bilaterale estesa (LN iliaci esterni, interni ed otturatori) con cistectomia radicale e derivazione urinaria sec. Bricker. Nel gruppo B l’età media è stata di 61.1 anni, 17/24 paz. sono stati sottoposti a cistectomia con linfoadenectomia estesa, 7 paz. sono stati sottoposti soltanto a cistectomia. La derivazione urinaria sec. Bricker è stata eseguita in tutti i paz. Stadio e grado patologico: nel gruppo A: T3 = 28/30 paz. (93.3%), T4 = 2/30 paz. (6.7%). G2 =4/30 paz.,G3=26/30 paz. Nel gruppo B: T3=19/24 paz. (79.2%), T4 = 5/24 paz. (20.8%). G3 = 16/24 paz. G2= 8/24 paz. Gruppo A: N0=26/30, N+=3/30, Nx 1/30 paz. Gruppo B: N0 = 11/24 paz., N+ =5/24, NX = 8/34 paz. Risultati: Il follow-up minimo è stato di 10 anni. Nel gruppo A 18/30 paz. (60%) hanno avuto sottostadiazione della neoplasia dopo RT. A 5 e 10 anni la sopravvivenza malattia specifica (DSS) è stata rispettivamente del 55.1% e del 27.5%. La sopravvivenza a 5 anni per i paz. pT4 o N+ è stata 0; 14/30 paz. (47%) hanno presentato progressione: in 2 casi locale e in 12 a distanza, in un tempo medio di 29.4 mesi. La percentuale di complicanze è stata del 43.3%: proctite ed enterocolite sono stati gli effetti collaterali Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 71 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica più frequenti, 2 pazienti sono morti per fistole stercoracee e in 3 casi si è reso necessario un nuovo intervento chirurgico(2 stenosi ureterali, 1 derivazione fecale temporanea). Nel Gruppo B la sopravvivenza a 5-10 anni malattia specifica (DSS) è stata del 33.3% e del 25%. A 5 anni la sopravvivenza per i T4 è stata 0, per N+ è stata del 20% (1/5). 13/24 paz. (54.1%) hanno avuto progressione : 8 a distanza e 5 sia locale che a distanza. Il tempo medio di progressione è stato di 10.2 mesi. La percentuale di complicanze è stata del 17% con 2 paz. che hanno richiesto reintervento a cielo aperto. Conclusioni: La RT+C rispetto alla C da sola non prolunga la DSS a 10 anni nei pazienti con pT3-T4. Tuttavia il tempo di progressione è significativamente prolungato nei pazienti che hanno ricevuto la RT preoperatoria (29.4 mesi vs 10.2 mesi). La percentuale di recidiva locale è lievemente ridotta nel gruppo A (RT+C) rispetto al gruppo B (47% vs 54%). Gli effetti collaterali sono stati importanti e maggiormente presenti nei pazienti trattati con RT (gruppo A) rispetto al gruppo B (43.3% vs 17%). Poster n. 192 RUOLO DELLA LINFOADENECTOMIA NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE INFILTRANTE (TCC) DELLE VIE ESCRETRICI Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Peracchia G., Viola M., De Luca G., Simonini G. U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e Ramazzini, Carpi Modena Introduzione e Obiettivi: L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare il valore prognostico della linfoadenectomia retroperitoneale (RPNLD) dopo la nefroureterectomia nei pazienti con TCC infiltrante delle alte vie escretrici. Metodi: Nel nostro studio sono stati inclusi, nel periodo 19872002, 80 pazienti con TCC infiltrante delle alte vie escretrici. L’età media era di 67.7 anni. 56 pazienti erano maschi e 14 femmine. In 45/80 paz. la neoplasia era localizzata a livello della pelvi renale, in 28 a livello ureterale e in 7 paz. era localizzata in entrambe le sedi. STADIO: 36/80 paz. erano pT2, 36/80 =pT3 e 8 = pT4. GRADO: 44/80 pazienti erano G2, G3= 36 paz. Status Linfonodale. pN0= 24 paz., pN+=16, pNX=40. In 77/80 paz. è stata eseguita nefroureterectomia, in 3/80 paz. è stata eseguita solo nefrectomia parziale. 40/80 paz. hanno ricevuto linfoadenectomia retroperitonelae (RPLND) con l’asportazione di più di 5 LN (gruppo 1) e 40/80 paz. non hanno ricevuto RPLND (gruppo 2). Il follow-up medio è stato di 48.6 mesi. Il valore prognostico della RPLND unitamente allo stadio patologico T (2 vs 3-4), allo status LN (0 vs 1-2 vs X), al grading (2 vs 3), all’età (< 65 vs > 65 anni), al sesso, al tempo di recidiva e alla sopravvivenza sono stati valutati con le curve del log-rank test. Risultati: Il tempo medio di recidiva e la sopravvivenza globale sono state rispettivamente di 51.2 e 52.5 mesi nel gruppo 1, mentre per il gruppo 2 sono state 18.5 e 21.2 mesi. In tutti e due i gruppi non vi sono state differenze in termini di morbidità o in tempi di ospedalizzazione. Ad un’analisi univariata RPNLD, T,N status (N0 vs N+) erano significativamente correlati al tempo di recidiva (p 0.0009, p 0.008 e p 0.009 rispettivamente), e sopravvivenza (p 0.0000006, p 0.003 e p 0.003), RPNLD e T (cox proportional azard model) sono stati i soli 2 fattori indipendenti significativi per la sopravvivenza globale (p 0.04 e p 0.008 rispettivamente), mentre nessuna delle variabili analizzata singolarmente, è stata in grado di predire la recidiva Conclusioni: I risultati del nostro studio evidenziano il ruolo curativo della RPNLD nel trattamento dei paz. con TCC infiltrante delle alte vie escretrici. 72 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Comunicazioni n. 193 IL TRATTAMENTO PERCUTANEO (PCN) CON RADIOFREQUENZA (RITA) DELLE MASSE RENALI < 3 CM: RISULTATI PRELIMINARI Brausi M., Verrini G., Gavioli M., Pernacchia G., Viola M., De Luca G. , Castagnetti G., Simonini G. Divisione di Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense, Modena e Ramazzini Carpi, Modena Introduzione: La radiofrequenza si è dimostrata una tecnica semplice ed efficace per il trattamento mini-invasivo dei tumori del rene. L’accesso percutaneo eseguito in anestesia locale, sotto guida TAC o ecografia appare molto interessante. Gli obiettivi del nostro studio sono stati quelli di valutare la fattibilità della RITA, e la risposta al trattamento percutaneo e di segnalare gli effetti collaterali. Materiali e Metodi: Dal febbraio 2002 ad oggi abbiamo trattato con RITA 22 paz.. 8 pazienti sono stati trattati a cielo aperto e 14 paz. per via PCN che fanno parte di questa analisi. Tutti i tumori sono stati diagnosticati con Eco e TC. L’età media è stata 78.5 anni, il diametro tumorale medio è stato di 2.5 cm. Il trattamento con RITA è stato eseguito in anestesia locale in 13/14 paz. attraverso il puntamento ecografico. In un caso il tumore non è stato ben rilevato all’esame ecografico e il paziente non è stato trattato. Il tempo di trattamento è variato da 18’ a 30’. Il follow-up medio è stato di 7.7 mesi. 2/13 pazienti non hanno raggiunto i 3 mesi di follow-up. 11/13 paz. sono stati valutati ogni 3 mesi con TAC Risultati: Il tempo di ospedalizzazione medio è stato di 24 ore, 2/13 paz. hanno avuta risposta completa con scomparsa della massa dopo 15-15 mesi, 2/13 paz. hanno avuto una stabilizzazione del quadro TC. Effetti collaterali: 1/13 nausea, 1/13 dolore che ha richiesto anestesia generale. Conclusioni: Il trattamento PCN delle masse renali con RITA sotto guida ecografia è efficace, semplice e non richiede anestesia generale. La RITA può essere considerata una valida metodica mini-invasiva in alternativa alla chirurgia per il trattamento dei tumori del rene. Ulteriori dati ed un più lungo follow-up sono assolutamente necessari. Comunicazioni n. 194 NEPHRON SPARING IN MONORENE: TECNICA CHIRURGICA E RISULTATI A LUNGO TERMINE Maugeri O., Seveso M., Taverna G.L., Giusti G., Piccinelli A., Benetti A., Pasini L., Zandegiacomo S., Graziotti P. Istituto clinico Humanitas Introduzione: La chirurgia conservativa renale è ormai riconosciuta come valida opzione terapeutica alternativa alla nefrectomia radicale per le lesioni di piccole dimensioni. Scopo di questo studio è stata la valutazione dell’efficacia terapeutica di questa metodica nella nostra esperienza applicata a pazienti affetti da neoplasia renale bilaterale o in rene funzionalmente unico, esaminando sia i risultati oncologici che la funzionalità renale dopo adeguato follow-up. Materiali e metodi: Dal gennaio 1997 all’luglio 2004 abbiamo sottoposto a chirurgia nephron sparing 124 pazienti. Di questi 19 presentavano una indicazione di necessità in quanto funzionalmente o anatomicamente monoreni (primo caso operato nel marzo ‘98). I pazienti, in età compresa tra i 37 e i 75 anni (mediana 54), erano 11 maschi ed 8 femmine. Ad eccezione di 2 pazienti, tutti presentavano pre-operatoriamente una creatininemia inferiore a 1,4 mg/dL. L’accesso è stato sempre lombotomico extraperitoneale. 12 pazienti sono stati operati con clampaggio dell’arteria renale ed ischemia fredda con ghiaccio sterile variante dai 12 ai 45 minuti (media 24 minuti) preceduto dalla somministrazione in bolo e.v. di 15 grammi di man- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica nitolo. Le lesioni avevano un diametro compreso tra i 2 ed i 14 cm (media 4.5 cm) In 7 casi la via escretrice è stata formalmente aperta con posizionamento anterogrado di uno stent doppio J rimosso in 14 giornata. Il controllo della creatininemia , emocromo ed elettroliti plasmatici è stato effettuato quotidianamente fino alle dimissioni e quindi trimestralmente. Risultati: Il nostro follow-up è risultato compreso tra 2 e 64 mesi (mediana 23). All’esame istologico definitivo, 12 pazienti sono risultati affetti da carcinoma renale a cellule chiare, 4 carcinoma a cellule papillari, 1 oncocitoma e 2 angiomiolipomi. La degenza post-operatoria è stata di 6.2 giorni (range 59). L’emotrasfusione è stata necessaria in 2 pazienti. Non abbiamo registrato complicanze peri-operatorie maggiori ad eccezione di un caso di ileo paretico e una infezione della ferita. Nessun paziente ha richiesto un provvedimento dialitico nel decorso post operatorio. È stato rilevato 1 margine chirurgico positivo. All’attuale follow-up 16 pazienti presentano una normofunzionalità renale mentre 3 pazienti hanno valori di creatininemia rispettivamente di 1,8, 2,1 e 2,3 mg/dL. Non abbiamo rilevato alcun caso di proteinuria ascrivibile ad iperfiltrazione. Non abbiamo inoltre riscontrato casi di progressione della neoplasia o decessi per cause intercorrenti. Conclusioni: La chirurgia conservativa con indicazione di necessità, grazie alla efficiente radicalità chirurgica locale e ai buoni risultati relativi alla funzionalità renale, costituisce una valida alternativa alla chirurgia radicale seguita dalla emodialisi e/o trapianto. Nella nostra casistica, così come già riportato in letteratura, le complicanze chirurgiche, sono risultate trascurabili, le degenze brevi e soprattutto contenuta è stata l’invasività per i pazienti con una minima incidenza di insufficienza renale associata ad un irrinunciabile controllo oncologico. Poster n. 195 UROVYSION: NOSTRA ESPERIENZA SU UN NUOVO TEST PER LA DIAGNOSI ED IL FOLLOW-UP DI NEOPLASIE UROTELIALI Graziotti P., Corinti M., Taverna G.L. , Piccinelli A., Seveso M., Giusti G., Venci A., Bettio D. Istituto clinico Humanitas Introduzione e Obiettivi: Lo studio è stato effettuato per verificare la affidabilità della ibridazione fluorescente in situ (FISH) nelle urine nella diagnosi e follow-up di neoplasie uroteliali. Materiali e Metodi: Abbiamo preso in esame 34 pazienti selezionati in base alla sintomatologia (disuria, ematuria macro o microscopica) o in base al riscontro clinico di un urotelioma vescicale. Abbiamo impiegato e confrontato i due criteri di positività più comuni: il primo, da noi definito maggiore, è quello raccomandato dalla Vysis, casa produttrice del test, consistente nella identificazione di 4 o più cellule su 25 con acquisto di 2 o più cromosomi 3,7,17 nella stessa cellula oppure uguale o maggiore a 12 cellule su 25 con perdita omozigote della regione 9p21. Abbiamo invece definito come minore il criterio riportato da Bubendorf et al. (2001) che considera il test positivo quando ci siano più di due cellule anomale, considerando come anomala una cellula con 3 o più copie di cromosomi 3-7-17 e regione 9p21, o con delezione eterozigote o omozigote della regione 9p21. Risultati: Utilizzando i primi criteri abbiamo avuto una specificità del 100%, mentre una sensibilità del 47% peraltro con lesioni tutte G1 ad eccezione di un caso di G2. Molto più interessanti sono risultati i dati desumibili dai criteri minori con un netto incremento della sensibilità 93% a scapito della specificità ridotta all’84%. Particolare nota meritano ulteriori 6 pazienti con storia di neoplasia vescicale nel cui follow-up la FISH ha mediamente anticipato una recidiva di malattia (4 G1,1 G2 e 1 G3) di circa 8 mesi. Conclusioni: Nonostante l’esiguità della casistica, siamo dell’avviso che il test FISH, in particolare se applicato con i criteri meno selettivi, offra una sensibilità tale da poter essere inserito nell’algoritmo di follow-up di una neoplasia uroteliale con il vantaggio di poter sensibilmente ridurre il numero delle indagini endoscopiche. Video n. 196 CISTECOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON LINFOADENECTOMIA IN BLOCCO Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F., Ventura F., Cotrufo S., Rizzo P.L. Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale - F. Miulli - UOC di Urologia, Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva, Acquaviva delle Fonti (Ba) Introduzione: La cistectomia radicale laparoscopica è stata realizzata negli ultimi anni da numerosi AA. La tecnica da noi utilizzata negli ultimi due anni mira a ripetere in corso di laparoscopia quello che viene eseguito con tecnica open. Ciò non solo nella fase di rimozione della vescica, prostata e vescichette seminali ma anche nella linfoadenectomia che viene eseguita in blocco con il pezzo operatoio. Tecnica: Paziente in Trendelenburg spinto. Si posizionano 5 porte. Il primo tempo è l’incisione lungo gli assi iliaci isolamento dei linfonodi iliaci comuni, iliaci esterni e otturatori che vengono lasciati adesi alla vescica. L’arteria ipogastrica viene isolata in tutta la sua lunghezza e i suoi rami vengono clippati e sezionati. La fase successiva è la incisione del Douglas e l’isolamento della Denonvilliers dal retto. La dissezione quando possibile viene spinta fino all’uretra. La ulteriore fase è l’accesso allo spazio prevescicale previa incisione del peritoneo parietale . Incisione bilaterale delle fascie endopelviche, legatura del Santorini con nodo extracorporeo, sezione dell’uretra e rimozione del pezzo previa sezione degli ureteri. Il pezzo viene posto in endobag ed estratto attraverso incisione sott’ombelicale di circa 7 cm. Conclusioni: La tecnica laparoscopica permette di assicurare gli stessi risultati della tecnica open con minor perdita ematica e migliore accettazione da parte del paziente. I tempi di guarigione , il decorso postoperatorio, e i tempi dell’intervento, superata una prima fase di apprendimento, sono risultati buoni . Video n. 197 PROSTATECTOMIA RADICALE E DIVERTICULECTOMIA VIDEOLAPAROSCOPICA Disanto V., Scalese G.A., Romano M., Portoghese F., Ventura F., Cotrufo S., Rizzo P.L. Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale - F. Miulli - UOC di Urologia, Centro di Chirurgia Laparoscopica e Mininvasiva, Acquaviva delle Fonti (Ba) La coesistenza di un carcinoma prostatico e di un diverticolo vescicale di notevoli dimensioni rappresenta una evenienza non frequente. Eseguire contemporaneamente la rimozione del diverticolo e la prostatectomia radicale pone difficoltà non facilmente risolvibili se si decide per una tecnica di chirurgia open o per una prostatectomia radicale laparoscopica extraperitoneale. Il problema diventa ancora più complesso se,come nel caso da noi osservato, il diverticolo ha sede retrotrigonale. La tecnica da noi attuata sfrutta l’accesso laparoscopico transperitoneale. Con tale tecnica l’intervento è risultato abbastanza agevole e di semplice realizzazione. L’accesso transperitoneale laparoscopico inoltre ci ha consentito di associare la linfoadenectomia. Il video inizia con Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 73 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica una tac in cui è chiaramente evidente il diverticolo posteriormente alla vescica. Alcune immagini endoscopiche documentano l’aditus diverticolare e la presenza di numerosi calcoli. L’intervento si svolge iniziando con la linfoadenectomia e la diverticulectomia. Segue quindi la prostatectomia radicale laparoscopica secondo i classici tempi che consistono nell’accesso allo spazio prevescicale e al Retzius,la incisione della fascia endopelvica,la legatura delSantorini,la incisione del collo vescicale e l’isolamento dele vescichette seminali, la sezione dei peduncoli prostatici, del Santorini e dell’uretra. L’intervento si conclude con l’anastomosi uretro-vescicale eseguita,come è nostra prassi consolidata, con una continua. Scopo del video è quello di illustrare una associazione patologica non frequente e i vantaggi della tecnica laparoscopica transperitoneale. Comunicazioni n. 198 L’ESPLORAZIONE MICROCHIRURGICA DEL TESTICOLO IN PRESENZA DI NODULO TESTICOLARE NON PALPABILE Rolle L., Tamagnone A., Timpano M., Ceruti C., Destefanis P., Fontana D. Divisione Universitaria di Urologia II Dipartimento di Discipline Medico-Chirurgiche Università degli Studi di Torino Ospedale San Giovanni Battista, Torino Introduzione e Obiettivi: Il sempre più diffuso ricorso alla diagnostica ecografica, svolta come accertamento di I livello, ha comportato un aumento dei riscontri incidentali di neoformazioni ipoecogene sospette, asintomatiche, non palpabili, a livello gonadico. Se in altri distretti più indagini radiologiche confortano il clinico nella decisione di procedere all’intervento, a livello testicolare l’unico ausilio strumentale è fornito dai marker sierologici, con i ben noti limiti che li caratterizzano. Trattandosi generalmente di soggetti giovani, in cui un intervento potrebbe anche compromettere la fertilità, i dubbi decisionali del clinico di fronte al riscontro ecografico di noduli ipoecogeni testicolari intraparenchimali, con negatività obiettiva e sierologica, aumentano. Metodi: 3 soggetti di età compresa tra i 33 e i 40 anni (età media 36.3) con riscontro ecografico di nodi testicolari, non palpabili all’esame clinico e con markers tumorali negativi, sono stati sottoposti ad intervento esplorativo scrotale. Tali lesioni sono state identificate a livello intraprenchimale con l’ausilio del microscopio operatore, sotto la cui vista sono stati asportati. La diagnosi è stata ottenuta con l’esame istologico estemporaneo di sezioni al congelatore. Risultati: Le lesioni sono state incidentalmente rilevate all’ecografia scrotale, eseguita nell’ambito del follow-up per pregressa neoplasia testicolare (2 casi, di cui 1 azoospermico, in storia di criptorchidismo) o per orchialgia. Tutte le suddette lesioni si presentavano ipoecogene. L’esame istologico estemporaneo delle sezioni al congelatore ha permesso di individuare: a) parenchima testicolare sano; b) iperplasia multinodulare di cellule di Leydig; c) neoplasia intratubulare di cellule germinali. In quest’ultimo caso si è proceduto a completare l’orchifunicolectomia. L’esame istologico definitivo ha confermato in tutti i casi la diagnosi intraoperatoria. Discussione: Nella nostra esperienza, la ricerca con l’ausilio del microscopio operatore con tecnica microchirurgica di lesioni nodulari testicolari impalpabili rilevate all’ecografia, appare sicura ed efficace. Questo approccio ha consentito di riconoscere lesioni nodulari del testicolo altrimenti non rilevabili all’esame obiettivo, dando la possibilità di preservare il testicolo quando la lesione è benigna. In caso di pazienti monorchidi, questo approccio potrebbe consentire l’asportazione selettiva di piccole lesioni maligne. Inoltre, in presenza di soggetti dispermici (in particolare, azoospermici) è possibile ese- 74 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 guire contestualmente una micro-TESE per il tentativo di recupero di spermatozoi da destinare a tecniche di fecondazione assistita. Comunicazioni n. 200 LA CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE CON INFUSIONE CONTINUA DI FLOXURIDINA E IL-2 SOTTOCUTANEA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA RENALE METASTATICO DOPO NEFRECTOMIA RADICALE Destefanis P.2, Terrone C.1, Cracco C.1, Aveta P.2, Fiori C.2, Squeo M.S.2, Cretarola E3, Lancini V.3, Conti G.3, Rocca Rossetti S, Fontana D.2 1 Urologia Universitaria, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Urologia Universitaria II, Dipartimento di Discipline Medico-Chirurgiche A.S.O. Molinette, Torino; 3Unità Operativa di Urologia, Ospedale S. Anna, Como Introduzione ed Obiettivi: Il carcinoma renale in stadio avanzato presenta una prognosi infausta con una sopravvivenza media di 6-9 mesi. La chemioterapia convenzionale e la radioterapia non hanno dimostrato risultati soddisfacenti. L’obiettivo di questo studio è di valutare l’efficacia dell’infusione continua di FUDR da sola o in associazione all’IL-2 sottocutanea nella terapia dei pazienti con carcinoma renale metastatico. Metodi: dal 1987 al 2002, 189 pazienti con carcinoma renale metastatico sono stati trattati con FUDR in infusione continua cronomodulata (89 pazienti) o con associazione di FUDR e IL-2 per via sottocutanea (100 pazienti). Tutti i pazienti ad eccezione di 2 erano stati sottoposti a nefrectomia radicale. Per la somministrazione della Floxuridina è stato impiegato un cronoinfusore totalmente impiantabile (Synchromed-Medtronic), programmabile dall’esterno ed in grado di infondere il farmaco con ritmi circadiani. Il FUDR è stato somministrato per 15 giorni consecutivi seguiti da 15 giorni di pausa. Nel trattamento combinato, nel periodo di intervallo del FUDR, l’IL-2 è stata somministra per 5 giorni alla settimana al dosaggio 4,5 milioni IU/die. Il dosaggio iniziale del FUDR era di 0,15 mg/kg/die e in assenza di effetti collaterali veniva incrementato di 0,025 mg/kg/die ogni due cicli fino ad un massimo di 0,3 mg/kg/die. La terapia veniva effettuata a domicilio. Metastasi sincrone e metacrone erano presenti in 77 e 112 pazienti, rispettivamente. I pazienti sono stati suddivisi in diverse classi di rischio seguendo la classificazione di Palmer. I pazienti trattati con FUDR+IL-2 avevano fattori prognostici peggiori. La sopravvivenza causa specifica è stata valutata mediante il metodo di Kaplan-Meyer mentre le curve di sopravvivenza sono state comparate mediante il log-rank test. Risultati: La sopravvivenza causa specifica mediana è stata di 19 mesi. I pazienti con metacrone sincrone hanno dimostrato una sopravvivenza significativamente superiore (p = 0.002). Non c’è stata una differenza statisticamente significativa fra la sopravvivenza dei pazienti trattati con solo FUDR rispetto a quelli che hanno ricevuto FUDR+IL-2. Gli effetti collaterali sia della monoterapia con FUDR che della terapia di associazione sono stati modesti così come le complicanze relative all’impianto del cronoinfusore. Conclusioni: La terapia con FUDR in cronoinfusione continua da sola o in associazone con IL-2 è ben tollerata e permette di ottenere soddisfacenti risultati nel trattamento del carcinoma renale metastatico. Comunicazioni n. 201 PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: UNA PROVATA ALTERNATIVA CHIRURGICA Galli S., Simonato A., Bozzola A., Gregori A., Lissiani A., Radice R., Gaboardi F. U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera L. Sacco, Milano ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione ed Obiettivi: La prostatectomia radicale laparoscopica è un intervento praticato da circa 5 anni. Nelle casistiche dei centri con maggiore esperienza non sono riportate significative differenze dal punto di vista oncologico rispetto alla tecnica a cielo aperto (1, 2). In questo lavoro sono stati valutati i risultati oncologici e funzionali ottenuti nei pazienti operati di prostatectomia radicale laparoscopica presso il nostro centro negli ultimi 3 anni. Pazienti e Metodi: Sono stati considerati 150 pazienti (pz) consecutivi operati di prostatectomia radicale laparoscopica trans peritoneale. L’età media era di 64 anni ed il PSA medio di 10,4 ng/ml (range 1,5-58). In 47 (31,3%) è stata eseguita una linfadenectomia pelvica regolata di stadiazione per valori di PSA > o = 10 ng/ml e/o Gleason bioptico > 6. Tutti i pazienti si sono dichiarati continenti pre-operatoriamente. Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 210 min, le perdite ematiche medie 353 ml, la degenza media 5 giorni ed il catetere è stato rimosso mediamente dopo 8 giorni. Complessivamente i margini positivi sono stati 41 (27,3%); di questi 26 (63,4%) erano singoli e 15 (36,6%) plurimi. I fattori di rischio significativi per la presenza di margini positivi sono stati lo stadio > pT2 (Chi-quadro < 0.001), il Gleason definitivo > 7 (Chi-quadro < 0.01) ed un PSA > 20 (Chi-quadro < 0.001). 17 pz (11,3%) presentano una recidiva biochimica o clinicamente rilevabile. Tra questi 12 (70,6%) sono risultati in stadio pT3a o superiore, 13 (76,5%) presentavano margini positivi (di questi 8 erano singoli e 5 plurimi) ed infine 15 (88,2%) avevano un Gleason definitivo > 7. Il tasso di continenza è stato 44,3% alla rimozione del catetere, 55% ad 1 mese, 73,8%, 87,9% e 91,8% rispettivamente a 3, 6 e 12 mesi. Conclusioni: La prostatectomia radicale laparoscopica si è dimostrata una tecnica sicura ed in grado di offrire risultati sovrapponibili alle tecniche a cielo aperto. Oggi non può quindi più essere considerata una terapia sperimentale ma un intervento ben codificato con risultati riproducibili. Pertanto i pazienti affetti da carcinoma prostatico localizzato possono scegliere con sicurezza anche tale nuova terapia chirurgica. Bibliografia: 1. Guillonneau B, et al. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation after 1,000 cases a Montsouris Institute. J Urol 2003; 169:1261 2. Rassweiler J, et al Laparoscopic radical prostatectomy: functional and oncological outcomes. Curr Opin Urol 2004; 14:75 Comunicazioni selezionate N. 202 RADIOTERAPIA ADIUVANTE O DI SALVATAGGIO DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE Bortolato B.1, Zanni D.2, Brambilla M.G.2, Botturi M.1 1 U.O Radioterapia; 2Servizio di Fisica Sanitaria, A.O. Ospedale Niguarda, Milano Introduzione: Il ruolo della radioterapia nel carcinoma prostatico sottoposto a chirurgia radicale è ancora controverso. Abbiamo analizzato in termini retrospettivi la nostra casistica per individuare l’esistenza di un vantaggio, in termini di sopravvivenza libera da progressione biochimica di malattia, tra pazienti portatori di adenocarcinoma prostatico operati radicalmente e sottoposti a radioterapia subito dopo la chirurgia (RT adiuvante) o trattati solo alla comparsa della recidiva (RT di salvataggio). Materiali e Metodi: Tra l’ottobre 1992 ed il dicembre 2003, abbiamo trattato con radioterapia 126 pazienti (pz.) consecutivi precedentemente sottoposti a prostatectomia radicale ± linfoadenectomia iliaco-otturatoria bilaterale. Abbiamo suddiviso il campione in due gruppi sulla base del timing della RT: il Gruppo A costituito da 74 pz. (58.7%) sottoposti a RT adiuvante, (età media 62.1 anni, min 47 – max 76), ed il Gruppo S comprendente 52 pz. (41.3%) avviati al trattamento solo alla ripresa biochimica e/o macroscopica di malattia, (età media 67.4 anni, min 55 – max 81). I due gruppi erano così distribuiti per stadio T: Gruppo A, 11 pz. (14.9%) T2R+, 30 pz. (40.5%) T3a, 29 pz. (31.1%) T3b, 4 pz. (5.5%) T4; 9/74 pz. (12.1%) erano N+; Gruppo S: 26 pz. (50%) T2R+, 12 pz. (23%) T3a, 12 pz. (23%) T3b; 2 pz. (4%) erano N+. Il PSA medio pre-chirurgia dei due gruppi risultava dall’analisi: Gruppo A 18.74 ng/ml (min 4.1 – max 100) e Gruppo S 17 ng/ml (min 1.95 – max 100). In 71/74 pz (96%) del Gruppo A ed in 48/52 pz (92.4%) del Gruppo S è stato possibile valutare il Gleason Score sul pezzo operatorio e pertanto: Gruppo A GS 2-7 57 pz. (77%), GS 8-10 14 pz. (19%); Gruppo S GS 2-7 37 pz. (71.2%), GS 8-10 11 pz. (21.2%). Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a radioterapia sulla loggia prostatica con dose totale media di 60 Gy (min 59.40 – max 66.60) per il Gruppo A e di 61.80 Gy (min 59.60 – max 66.60) per il Gruppo S. Nel Gruppo A, 18/74 pz. (24.3%) e nel Gruppo S 26/52 (50%), avevano iniziato un trattamento ormonosoppressivo adiuvante dopo l’intervento chirurgico. Nel Gruppo A 14 pz. (19%) mostravano un PSA > 0.1 ng/ml prima dell’inizio della radioterapia, pertanto il PSA medio pre-RT del Gruppo A è stato di 0.6 ng/ml (min 0 – max 12.4), mentre per il Gruppo S di 1 ng/ml (min 0.1 – max 6.4). In entrambi i gruppi le tossicità gastrointestinale (GI) e genitourinaria (GU) acute e tardive non sono state mai superiori al grado 2 secondo RTOG. I pazienti sono entrati in un programma di follow-up (FU) clinico-strumentale presso l’Ambulatorio di Radioterapia. Risultati: Nel Gruppo A, il FU medio è risultato di 40 mesi (min 6 – max 139), mentre nel Gruppo S di 34 mesi (min 6 – max 140). Nel Gruppo A si sono verificati 4 decessi (6,3%) per cause non correlate alla malattia e un decesso (1.3%) per progressione di malattia ossea, mentre nel Gruppo S solo un paziente ha sviluppato una neoplasia del sigma sei anni dopo il trattamento RT. Abbiamo quindi valutato la progressione di malattia biochimica secondo i criteri ASTRO analizzando i dati dal punto di vista statistico con il test chi quadro. Nel Gruppo A, 11/69 pz.(15.9%) hanno mostrato progressione di malattia; in due casi le indagini strumentali hanno documentato una progressione di malattia a distanza (scheletro e linfonodi, rispettivamente). Nel Gruppo S, 22/52 pz. (42.3%) hanno manifestato un aumento del PSA e tra questi 2 pz. hanno metastasi scheletriche. Cinquantotto pazienti (84.1%) del Gruppo A e 30 (57.7%) del Gruppo B non presentano attualmente evidenza di malattia biochimica. L’analisi dei due gruppi ha mostrato una differenza statisticamente significativa (p<0.001) a vantaggio dei pazienti sottoposti a RT adiuvante rispetto a quelli trattati con RT di salvataggio in termini di sopravvivenza libera da progressione biochimica. Conclusione: Il trattamento radiante con finalità adiuvante sembra portare un vantaggio in termini di sopravvivenza libera da progressione rispetto alla radioterapia di salvataggio. Bibliografia: 1. Taylor N, et al. Adjuvant and salvage radiotherapy after radical prostatectomy for prostate cancer. IJROBP 2003; 56:755 2. Hagan M. Comparison of adjuvant versus salvage radiotherapy policies for postprostatectomy radiotherapy. IJROBP 2004; 59:329 3. Catton C, et al. Adjuvant and salvage radiation therapy after radical prostatectomy for adenocarcinoma of the prostate. Radiotherapy and Oncology 2001; 59:51 4. Sanguineti G, et al. Radiotherapy after prostatectomy. Tumori 2002; 88:445 Poster n. 203 NEOPLASIA RENALE AVANZATA: RUOLO DEL TRATTAMENTO CHIRURGICO Zattoni F., De Giorgi G., Luciani L.G., Valotto C., Zanin M., Grossetti B. Dipartimento di Urologia, Azienda Ospedaliera/Policlinico Universitario, Udine Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 75 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione: La nefrectomia radicale nei pazienti con neoplasia renale avanzata ha un ruolo incontrovertibile in termini di palliazione dei sintomi, nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita, mentre il suo ruolo è ancora controverso dal punto di vista oncologico. I migliori risultati dovrebbero comunque essere garantiti dalla possibilità di integrare la terapia chirurgica con una terapia sistemica. Gli Autori riportano la loro esperienza riguardo alla nefrectomia radicale nel trattamento della neoplasia renale metastatica/avanzata. Materiali e Metodi: Dal gennaio 1997 al settembre 2004, 23 pazienti (età mediana 62 – range 38-79) affetti da neoplasia renale metastatica o con trombosi venosa cavale sono stati sottoposti a nefrectomia radicale presso il nostro Centro. Dodici pazienti presentavano voluminosa neoplasia renale con localizzazione secondaria polmonare (n=9), epatica (n=2), ossea (n=2), cerebrale (n=1); 3/12 (25%) pazienti avevano anche trombosi neoplastica cavale. Undici pazienti presentavano una neoplasia renale con coinvolgimento cavale: 4 con trombosi cavale sopradiaframmatica sono stati sottoposti a sternotomia per un migliore accesso alla vena cava sopraepatica; 2 di essi sono stati sottoposti ad atriotomia in CEC per una trombosi intra-atriale. Sette pazienti presentavano trombosi neoplastica cavale sottodiaframmatica. Nel periodo postoperatorio i pazienti con malattia metastatica con un performance status accettabile sono stati sottoposti a immunoterapia. Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 5 ore, le perdite ematiche sono state sui 2400 ml. Non si è verificata mortalità intraoperatoria. Dei pazienti con metastasi a distanza, 8 sono morti dopo un follow-up mediano di 6 mesi (range 2-36); 3 sono vivi e liberi da malattia a 15 mesi, un paziente con malattia metastatica e trombosi neoplastica atriale è deceduto ad un mese dall’intervento per infarto intestinale. Degli 11 pazienti con trombosi cavale 4 sono vivi e liberi da malattia a 36 mesi, 3 vivi ed in progressione sistemica a 33 mesi, 3 sono deceduti per malattia a 22 mesi, uno è stato perso al follow-up. Conclusioni: La prognosi della neoplasia renale avanzata rimane indubbiamente sfavorevole; il coinvolgimento venoso non rappresenta di per sè un elemento particolarmente sfavorevole di prognosi ma si associa in una porzione significativa di pazienti a malattia metastatica sincrona o metacrona. Il significato della nefrectomia radicale nel trattamento del tumore renale metastatico va in ogni caso individuato nel contesto di una terapia multimodale in combinazione con immunoterapia sistemica. Poster n. 204 EXCLUSIVE RADIOTHERAPY OF BLADDER CANCER: LATE GENITOURINARY AND RECTAL EFFECTS Ferrera G.1, Alongi F.1, Mortellaro G .1, Federico M.1, Vella M.2, Montemaggi P.1 1 Regional Cancer Center “M. Ascoli”, Palermo; 2Clinica Urologica, Università degli Studi di Palermo Purpose: To describe long term bladder and rectal toxicity after radical radiotherapy in patiens with invasive bladder cancer. Materials and Methods: Between 1991 and 2004 a total of 36 patients, median age 70.1, with biopsy (trans uretral resection) proven invasive bladder cancer, underwent radical radiotherapy. Patients were treated with a CT based four field isocentric with shaped anterior, posterior and two opposed lateral fields to irradiate the bladder and pelvic lymph- nodes. The mean dose was 57± 6.26 Gy with a daily dose fraction of 1.82 Gy five days/week. No patients underwent chemoterapy. Late toxicities were based on the LENT-SOMA scale tables. Results: After radiation therapy fifteen patients (41,6%) have been non evidence of desease and were evaluated for late genitourinary and rectal toxicity, with median follow-up of 84 months. Only 7% of the patients described urogenital symptoms 76 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 of grade 3 and 93% grade 1-2 and so without negative impact on daily activities; none of them underwent cystectomy because of a shrinking bladder. No patients experienced late gastrointestinal toxicity grade 4 and only 5% had mild diarrhea. Conclusion: Morbidity of preserved bladder is not relevant with a well functioning bladder likewise rectal toxicity was not relevant. Radical radiotherapy is a reasonable treatment option for patients unfit for cistectomy and in selected cases for patients seeking an alternative to radical cistectomy. Video n. 205 TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. IL FILM Amenta M., Grosso G., Maritati F., Occhipinti M. Casa di cura “Dott.Pederzoli” presdio ASL 22 regione Veneto U.O Urologia Peschiera del Garda, Verona) Introduzione: L’affinamento delle metodiche d’immagine ha portato a un incremento nella diagnosi precoce, spesso “incidentale” delle neoplasie renali. La nefrectomia radicale è ad oggi considerata il “gold standard” nel trattamento del carcinoma renale mentre la chirurgia “nephron sparing” rimane l’opzione terapeutica “di necessità”. Le neoformazioni renali esofitiche, di limitate dimensioni, non coinvolgenti la via escretrice, subcliniche rappresentano la modalità di sempre più frequente presentazione dei tumori renali. In tal senso la tumorectomia diviene indicazione in elezione. L’approccio laparoscopico nella chirurgia renale conservativa, presenta a nostro parere netti vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale. In particolare abbiamo osservato una netta riduzione della morbilità peri e post-operatoria, della degenza ospedaliera e una precoce ripresa delle normali attività socio-lavorative. Sovrapponibili i risultati oncologici. Materiali e Metodi: Posta l’indicazione alla enucleoresezione renale utilizziamo esclusivamente la via laparoscopica. Prediligiamo la via retroperitoneoscopica a eccezione delle neoplasie del labbro renale anteriori più facilmente aggredibili per via trans-peritoneale. Il video illustra i passaggi fondamentali della tecnica laparoscopica retropertioneale: 1. posizionamento dei trocars e accesso al retroperitoneo; 2. incisione della fascia di Gerota e penetrazione al versante posteriore del rene e al seno renale; 3. clampaggio preventivo dell’arteria renale; 4. esposizione della capsula renale vera ed isolamento della massa; 5. enucleoresezione con bisturi a ultrasuoni e individuazione del margine di sicurezza; 6. biopsia della base lesionale; 7. tecniche di emostasi del letto lesionale; 8. rimozione della neoformazione in endobag. Eseguiamo l’ischemia calda qualora la diagnostica per immagini suggerisca un’importante neo-circolo della massa o in caso di emorragia arteriosa intraoperatoria. Video N. 208 LA NEFRECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE ALLARGATA. TECNICA Amenta M., Grosso G., Maritati F., Occhipinti M. U.O. Urologia Casa di cura polispecialistica “Dott. Pederzoli” Presidio Opspedaliero ASL 22 Regione Veneto Peschiera del Garda (Vr) Introduzione: La nefrectomia radicale rappresenta la terapia di scelta del carcinoma renale. La perfetta riproducibilità della tradizionale procedura a cielo aperto e i risultati oncologici sovrapponibili fanno dell’approccio laparoscopico una valida alternativa alla chi- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica rurgia open. Ciò premesso e considerati i vantaggi ampiamente documentati e riconosciuti della laparoscopia appare implicito come tale tecnica abbia avuto negli ultimi anni cosi ampia diffusione. Il concetto di radicalità oncologica non viene altresì inficiato dalla scelta della via retroperitoneoscopica ove vengano ripettati i canoni della chirurgia oncologica renale. I vantaggi di tale approccio sono, a nostro parere, costituiti dal più immediato controllo dell’arteria renale e un’anatomia intraoperatoria più semplice. Lo svantaggio principale è costituito dall’esiguo spazio di lavoro. Abbiamo creduto nella laparoscopia retroperitoneale anche nel trattamento delle neoplasie renali. Dal gennaio 2000 ad oggi abbiamo effettuato oltre 200 interventi. Abbiamo codificato l’intervento radicale laparoscopico retroperitoneale. Materiali e Metodi: Il video illustra i passaggi più importanti dell’intervento: 1. posizionamento dei trocars, accesso al retroperitoneo ed esposizione del seno renale; 2. scheletrizzazione, chiusura e sezione dell’arteria renale e della vena renale; 3. sezione dell’uretere; 4. nefro-surrenectomia radicale (compreso il grasso perirenale); 5. controllo dei vasi accessori; 6. posizionamento dell’organo in endobag; 7. minilaparotomia (sec. Gibson) e rimozione dell’organo. Comunicazioni n. 207 LA BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA LOCALIZZATO: ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO Beltramo G.1, Casetta G.4, Guarneri A.2, Tessa M.1, Ragona R.2, Giglioli F.R.3, Tizzani A.5, Ricardi U.2 1 SCDU Radioterapia, ASO San Giovanni Battista di Torino; 2 SCDU Radioterapia, Università degli Studi di Torino; 3 Dipartimento di Fisica Sanitaria, ASO San Giovanni Battista di Torino; 4SCDU Clinica Urologica I - ASO San Giovanni Battista di Torino; 5SCDU Clinica Urologica I, Università degli Studi di Torino Introduzione e Obiettivi: I dati della letteratura relativi alla brachiterapia interstiziale, alla radioterapia esterna e alla prostatectomia radicale nel carcinoma della prostata localizzato, evidenziano, a 5 anni, risultati sovrapponibili in termini di controllo locale e sopravvivenza libera da malattia. Lo scopo dello studio è valutare la fattibilità e l’efficacia della brachiterapia interstiziale nel trattamento del carcinoma della prostata in stadio localizzato. Metodi: Dal luglio 2000 al luglio 2004, presso l’Istituto di Radioterapia dell’Università di Torino nell’ambito del Progetto Prostata, sono stati sottoposti a brachiterapia interstiziale con semi di 125I 55 pazienti affetti da adenocarcinoma della prostata clinicamente localizzato. Dal punto di vista clinico i criteri di eleggibilità sono: PSA < 10 ng/ml; Gleason score ≤6; Stadio T1c-T2b. Inoltre, in termini di ulteriore selezione clinica i pazienti eleggibili devono rispettare le seguenti caratteristiche: IPSS ≤8, volume prostatico < 40cc, flusso urinario max < 15 ml/s. L’età media dei pazienti in studio è stata di 69.3 anni (range 50-77). La brachiterapia è stata adottata come monoterapia nel 30% dei pazienti, associata a terapia ormonale neoadiuvante per 3 mesi nel restante 70% dei casi. Tutti i pazienti sono stati seguiti con follow-up clinico-strumentale. Risultati: Dall’analisi dei dati emerge un tasso di controllo locale del 96%, in assenza di recidiva tumorale clinicamente evidente. I risultati ottenuti sono del tutto sovrapponibili a quelli degli altri approcci terapeutici impiegati nel trattamento del carcinoma della prostata localizzato. La tossicità al trattamento brachiterapico è stata moderata, con sintomatologia minzionale irritativa lieve (20% dei casi), importante (20%), ritenzione urinaria (10%), macroematuria (8%), deficit della fun- zione erettile (46%). Non si sono registrati casi di incontinenza urinaria, stenosi uretrale o proctite. Conclusioni: La brachiterapia interstiziale, con tecnica eco-guidata ed impianto a perdere, rappresenta, in pazienti selezionati, una valida alternativa terapeutica alla prostatectomia radicale e alla radioterapia esterna. Ulteriori progressi terapeutici, in relazione alla sempre più crescente disponibilità di sofisticate apparecchiature e software dedicati, consentiranno di implementare ulteriormente il livello qualitativo degli impianti interstiziali. Bibliografia: 1. Ash D, et al. ESTRO/EAU Urological Brachytherapy Group: EORTC Radiotherapy Group. ESTRO/EAU/EORTC raccomendation on permanent seed implantation for localized prostate cancer. Radioth Oncol 2000; 57:315 Poster n. 209 METASTASI DEL GIUNTO PIELO-URETERALE DA CARCINOMA MAMMARIO Pola L.1, Santoni B.1, Mulonia A.1, Spinadin R.1, Zennaro R.1, Pittarello F.2, Lodovichetti G.2, Fornasiero A.3, Gasparella V.1 1 U. O. di Urologia O.C. di Piove di Sacco; 1U.O. di Radiologia O.C. di Piove di Sacco; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Padova; 3U.O. di Oncologia O.C. di Piove di Sacco, Padova Introduzione e Obiettivi. Il carcinoma mammario è uno dei tumori più frequenti nel sesso femminile. Il suo andamento nel tempo è imprevedibile e la ripresa di malattia si può presentare anche a distanza di molti anni. Le sedi più frequenti sono il fegato, i polmoni e nei casi ancor più avanzati il peritoneo (carcinosi peritoneale). L’uretere è una sede quantomeno anomala di metastasi da parte della neoplasia mammaria. Materiali, Metodi e Risultati: Giunge alla nostra attenzione una Paziente di 67 anni latrice di una ecografia renale e pelvica documentante la presenza di una modesta idronefrosi sinistra ( 61638; antero-posteriore della pelvi di 2 cm), asintomatica. La Paziente era stata sottoposta nel 1989 a mastectomia destra per un carcinoma mammario. In seguito (nel 2000) per la comparsa di una lesione epatica e di alcune lesioni polmonari era stata avviata con successo, ad una chemioterapia sistemica, in plurimi cicli. Al momento della nostra valutazione la funzionalità renale risultava ai limiti superiori della norma (creat=145 mmol/l). La Paziente è stata pertanto studiata con una TAC addomino-pelvica evidenziante la presenza di lesioni epatiche morfovolumetricamente stabili rispetto ai precedenti controlli, assenza di linfadenopatie e di masse retroperitoneali che potessero comprimere “ab exstrinseco” l’uretere. Si confermava la presenza di idronefrosi sinistra in un quadro ascrivibile a stenosi del giunto pielo-ureterale. L’angiofotoscintigrafia renale sequenziale con MAG 3 e test al diuretico documentava una funzionalità del rene sinistro del 35% con una curva di escrezione in accumulo. All’urografia e.v. il giunto pielo-ureterale sinistro risultava stenotico, con una inserzione alta della pelvi, l’uretere si seguiva in tutto il suo decorso debolmente iniettato di mezzo di contrasto. L’urinocoltura era persistentemente positiva per E. Coli. In considerazione del buon performance status, dell’aspettativa di vita della paziente e dell’apparente completa risposta alla chemioterapia si è optato per un trattamento chirurgico conservativo della stenosi. La paziente è stata dunque sottoposta ad intervento di pielo-ureteroplastica sec. Anderson-Hynes. All’atto operatorio il giunto pielo-ureterale si presentava stenotico, con tenaci aderenze; alla sezione del giunto si è assistito alla fuoriuscita di materiale purulento da idropionefrosi. Il decorso post-operatorio è stato del tutto regolare con dimissione della Paziente in 8^ giornata. L’esame istologico documentava la presenza di infiltrazione ab-exstrinseco della parete ureterale sino alla tonaca muscolare da parte di carcinoma mammario, la mucosa uroteliale era indenne. Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 77 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: La presenza di una infiltrazione della parete ureterale da parte di metastasi da carcinoma mammario è estremamente rara e pochi sono i casi descritti in letteratura; a nostra conoscenza sono meno di dieci casi. In questa Paziente possiamo inoltre supporre la presenza di una malattia del giunto pielo-ureterale pre-esistente aggravata dalla infiltrazione di metastasi da carcinoma mammario che ha precipitato una ostruzione latente. La necessità di conservare la funzionalità renale, l’età e l’aspettativa di vita della paziente ci hanno comunque indotto a scegliere un atteggiamento chirurgico conservativo al fine di permettere eventuali cicli di chemioterapia sistemica. Poster n. 210 CHEMIOIMMUNOTERAPIA NEL TUMORE RENALE METASTATICO: CHEMIOTERAPIA CON GEMCITABINA E OXALIPLATINO; IMMUNOTERAPIA CON IL-2 SC A DOSI MEDIE E IFN-ALFA NATURALE CON UN RUOLO CHIAVE SUL SINERGISMO E SULLA TOLLERABILITÀ Bobbio Pallavicini E., Tacconi F., Grassi M., Incardona S., Bianchessi C., Leidi G.L. Ospedale Maggiore di Crema Introduzione: Nonostante i numerosi sforzi e i differenti approcci terapeutici impiegati dai ricercatori, il carcinoma renale metastatico è una malattia resistente alle cure mediche ed ha una sopravvivenza di 8-10 mesi. Razionale e Metodi: Attualmente si può considerare che: il trattamento immunoterapico con IL-2 e IFN-alfa è la terapia di riferimento per questi pazienti; l’IFN-alfa naturale ha mostrato capacità di indurre la regressione di tumori solidi ed ematologici e di aumentare la sopravvivenza del paziente affetto da tumore renale metastatico, con ridotta iperpiressia mialgia e sindrome depressiva rispetto all’IFN-alfa ricombinante; i modificatori della risposta biologica determinano un incremento dell’efficacia antitumorale ei chemioterapici; la chemio-immunoterapia con 5-FU più IL-2 e IFN-alfa ha dato risultati contradditori; la Gemcitabina e l’Oxaliplatino in monoterapia hanno dimostrato una certa efficacia in studi di fase II ed è ampiamente dimostrato il sinergismo tra di essi e rispettivamente con IFN e IL-2. Su queste basi abbiamo avviato un trial clinico per verificare l’attività e la tossicità della seguente schedula di chemio-immunoterapia: Gemcitabina 1200 mg/mq ev, il giorno 1; Oxaliplatino 85 mg/mq ev, il giorno 1; IL-2 4,5 MUI sc nei giorni 2-5, 8-12, 15-19; IFN-alfa naturale 3 MUI i giorni 5, 8, 12, 15, 17, 19. Il trattamento viene ripetuto ogni 4 settimane. Pazienti. Abbiamo arruolato 12 pazienti affetti da carcinoma renale in fase avanzata (4 femmine e 8 maschi; con età media di 61,2 anni), con un performance status < o = 2. Il 75% dei pazienti presentava più di 2 siti metastatici. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad almeno 6 mesi di cura (9 mesi di media, range 6-12), per un totale di 110 cicli. Risultati: Abbiamo ottenuto un 33% di risposte obiettive (2 complete e 2 parziali); nel 43% dei casi abbiamo osservato una stabilizzazione di malattia. 9 pazienti sono ancora in trattamento. La sopravvivenza media è di 17,4 mesi (range 6-34+). Tutti i pazienti sono stati valutati per la tossicità: in nessun caso si è reso necessaria una riduzione di dose; la tossicità ematologica, renale, neurologica e cardiaca sono risultate < al grado 2 WHO. La febbre è sempre risultata moderata, ben controllata dalla premedicazione con Paracetamolo 500 mg 1-2 cp/die. Un clinical benefit, relativo a riduzione del dolore e miglioramento o mantenimento del performance status, è stato osservato in tutti i casi. Conclusioni: In questo studio sono da considerare positivi, rispetto alla letteratura, i dati di risposta obiettiva e di sopravvivenza. L’IFN-alfa naturale si è dimostrato essere una valida alternativa all’IFN-alfa ricombinante in quanto efficace e ben tollerato dai pazienti: ci ha consentito di ridurre gli effetti collaterali assicurando la corretta applicazione della schedula di 78 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 somministrazione e di ottenere migliori risultati in termini di sopravvivenza. Poster n. 211 LA CISTECTOMIA RADICALE CON RISPARMIO DELLA CAPSULA PROSTATICA E DELLE VESCICHETTE SEMINALI NEI PAZIENTI GIOVANI PORTATORI DI CARCINOMA DELLA VESCICA Brausi M., De Luca G., Gavioli M.,Verrini G., Peracchia G., Viola M., Simonini G. U.O. di Urologia, Ospedale S.Agostino-Estense Modena, Ospedale B. Ramazzini Carpi, Modena Introduzione: La cistectomia radicale è considerata la terapia standard dei tumori infiltranti della vescica, tuttavia nei pazienti giovani con tumore superficiale ad alto rischio può essere considerata un’opzione terapeutica. Il mantenimento della continenza e della funzione sessuale dopo cistectomia sono sicuramente obiettivi richiesti dal paziente e ricercati dagli urologi. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare i risultati della cistectomia radicale con preservazione delle vescichette seminali e della capsula prostatica in pazienti giovani, selezionati affetti da CA della vescica. Materiali e Metodi: Dal marzo 2000 all’agosto 2004 11 pazienti affetti da carcinoma transizionale superficiale della vescica (10) ed infiltrante (1) sono stati sottoposti presso il Nostro Centro ad intervento di cistectomia radicale con preservazione della capsula prostatica, delle vescichette seminali e dei fasci vasculo-nervosi. L’età media dei pazienti è stata di 52 anni. Prima dell’intervento e durante il follow-up è stato somministrato il questionario sulla qualità di vita Q 30 EORTC internazionalmente validato. L’intervento chirurgico è stato preceduto da TUR prostata della parte centrale con esame anatomopatologico estemporaneo. In caso di patologia prostatica negativa è stata eseguita la linfoadenectomia pelvica bilaterale con cistectomia per via extraperitoneale preservando i deferenti e le vescichette seminali e le neuro-vascular bundles bilateralmente. La neovescica ortotopica è stata confezionata in 8 casi utilizzando la tecnica di Mansura (W- Shaped) ed in 3 casi con una variante della tecnica di Studer (Brausi) ed è stata anastomizzata alla capsula prostatica. Risultati: La degenza media è stata di 16 giorni e le complicazioni importanti sono state minime. La continenza diurna e notturna è stata raggiunta in 10/11 pazienti. 1 paziente ha lamentato per circa 3 mesi incontinenza notturna risoltasi spontaneamente. La funzione erettile era presente in tutti i pazienti. La qualità di vita è stata molto soddisfacente ad un follow-up medio di 20 mesi. Conclusioni: L’approccio chirurgico descritto deve essere considerato una valida opzione per i pazienti giovani con tumori superficiali ad alto rischio o infiltranti che desiderino mantenere la funzione sessuale; una selezione scrupolosa deve essere considerata basilare. Poster n. 212 QUALITÀ DI VITA DEL PAZIENTE SOTTOPOSTO A DERIVAZIONE URINARIA NON CONTINENTE O NEOVESCICA ORTOTOPICA A SEGUITO DI CISTECTOMIA RADICALE Sandri S., Molho D. Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale; Ospedale “G. Fornaroli”, Magenta Obiettivi: Negli ultimi anni si è assistito a notevoli avanzamenti nella concettualizzazione della salute e nei metodi di misurazione della stessa. La salute è ormai considerata come una condizione complessa, legata al benessere generale della per- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica sona, alla condizione di completa efficienza psico-fisica dei suoi organi e apparati e ad un equilibrio generale dell’individuo nel contesto in cui è inserito. Nell’ambito di patologie croniche assume poi particolare importanza la nozione di salute autopercepita rilevabile da strumenti attendibili e validati come il test SF-36. In ambito urologico appare importante valutare la qualità di vita relativa alla salute (HRQoL) dei pazienti sottoposti a cistectomia radicale, a cui è stata effettuata una derivazione urinaria non continente, oppure una ricostruzione ortotopica della vescica. Pazienti e Metodi: Lo studio, preliminare e conoscitivo data l’esiguità dei numeri, ha incluso 20 soggetti sottoposti a cistectomia radicale per neoplasia infiltrante della vescica, ai quali è stata effettuata una derivazione urinaria non continente (Bricker – Wallace) in 14 casi, e una ricostruzione ortotopica della vescica (VIP) in 6 casi. La HRQoL è stata valutata utilizzando il test Short Form-36 (SF-36) contenente 36 domande su otto aspetti, comprendenti funzionalità fisica, funzionalità fisica in base al ruolo (da svolgere), dolore somatico, stato di salute generale, vitalità, rapporti sociali, funzionalità emotiva e salute mentale. Queste otto aree sono distribuite progressivamente per misurare il livello di salute fisica e mentale. Il test è stato effettuato in un periodo compreso tra i 10 e i 18 mesi dalla data dell’intervento, e i risultati dovrebbero quindi fornire un outcome terapeutico dell’intervento stesso. Tutti i pazienti intervistati risultavano liberi da malattia al follow-up oncologico. Le medie dei risultati ottenuti sono state confrontate statisticamente (test Effect – Size) con quelli della popolazione generale, della stessa classe d’età e dello stesso sesso dei soggetti intervistati. Risultati: I risultati hanno rilevato che in entrambi i gruppi (soggetti con neovescica e con derivazione non continente) la qualità di vita è all’interno dei valori medi della popolazione di riferimento. In alcune aree: ad esempio “Sg” (salute in generale), “Vt” (vitalità), si è addirittura osservato che le medie dei risultati dei pazienti (di 56 e 55 punti rispettivamente) sono state significativamente superiori rispetto ai valori normativi che corrispondono ad una media di 50 punti. Infine, in linea con quanto riportato in letteratura, non sembrano esservi significative differenze nei risultati dei punteggi fra i pazienti con neovescica e quelli con derivazione urinaria non continente. Discussione: I dati indicano che la qualità di vita del paziente sottoposto a cistectomia è sovrapponibile a quella della popolazione di riferimento. Il fatto che in alcune aree i risultati dei pazienti siano superiori a quelli medi della popolazione di riferimento, indica che la QoL è influenzata, non tanto dal proprio grado di compromissione psicofisica, quanto dalla percezione soggettiva del proprio stato di salute, percezione legata per esempio alla consapevolezza di avere superato una grave malattia. Questi dati infine permettono di cogliere meglio il significato e l’importanza di un’adeguata comunicazione con il paziente nella fase preoperatoria, affinchè egli sia informato e consapevole delle conseguenze dell’atto chirurgico. Poster n. 213 VARIANTE NESTED DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: ESPERIENZA ISTOPATOLOGICA E CLINICA Malizia M., Brunocilla E., Forlani T., Garofalo M., Palmieri F., Schiavina R., Severini E., Vitullo G., Martorana G. Clinica Urologica di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Università di Bologna Introduzione ed Obiettivi: La variante Nested (NV) è una neoplasia estremamente rara, in letteratura ne sono stati descritti solamente 69 casi. Questa variante del TCC (carcinoma a cellule Transizionali), pur presentandosi con un pattern istopatologico apparentemente benigno è caratterizzata da un decorso clinico particolarmente aggressivo. La tipizzazione istologica di questa neoplasia impone infatti la diagnosi differenziale con alcune patologie benigne vescicali quali la cistite cistica e ghiandolare, la metaplasia nefrogenica, il papilloma invertito ed il paraganglioma. Riportiamo in questo lavoro la nostra esperienza di 8 casi. Metodi: Tra il gennaio 2000 e l’ottobre 2003 presso il nostro istituto sono state eseguite 115 cistectomie per neoplasie vescicali. In 8 pazienti (6,9%) l’esame istologico definitivo ha evidenziato la presenza di NV-TCC, già presente in 7 casi all’esame istologico della resezione endoscopica precedente l’intervento chirurgico radicale. Risultati: Degli 8 pazienti trattati, 7 erano uomini ed 1 donna con età media di 69 anni (range 55-81). La diagnosi clinica di TCC è stata effettuata mediante cistoscopia in 6 pazienti e nei 2 pazienti rimanenti con urografia ed ecografia. Il NV-TCC si presentava all’esame endoscopico come una lesione piatta in tre pazienti, papillare in 2 e come una lesione sessile ulcerata in un paziente. Lo stadio patologico dopo cistectomia radicale è risultato pT2G3 in 2 pazienti, pT3G3 in 5 pazienti e pT4G3 in un paziente. In tutti i pazienti era presente coinvolgimento linfonodale con linfangite carcinomatosa. Dopo la chirurgia radicale 5 pazienti furono sottoposti a chemioterapia adiuvante con cisplatino e gemcitabina. Il tempo medio di follow-up dopo la cistectomia è stato di 23 mesi (range 12 – 34 mesi). 5 pazienti sono morti per progressione della malattia primaria dopo un tempo medio di 16,3 mesi (range 6-30). 3 pazienti sono liberi da malattia rispettivamente a 28, 22 e 14 mesi. Conclusioni: Attualmente non esistono linee-guida circa il trattamento di questa rara variante di TCC sia per l’esiguità del numero dei casi descritti, sia per l’assenza di studi randomizzati. Nella nostra esperienza, nonostante il breve follow-up e l’esiguità dei casi, la strategia terapeutica ottimale è risultata essere l’intervento chirurgico radicale seguito dalla chemioterapia adiuvante. Particolare importanza ha la diagnosi della NVTCC al momento della resezione endoscopica, infatti nella nostra esperienza il paziente con prognosi peggiore è risultato quello in cui l’esame istologico di NV-TCC è stato eseguito dopo l’intervento radicale (deceduto dopo 6 mesi). Bibliografia: 1. Jere B, Stern JB. Unusual Benign Bladder Tumor of Brunn Nest Origin. Urology 1979; 14:288 2. Holmang S and Johansson SL. The Nested Variant of Transitional Cell Carcinoma. A rare neoplasm with poor prognosis. Scand J Urol Nephrol 2001; 35:102 3. Liedberg F, Chebil G, Davidsson T, Gadaleanu V, Grabe M, Mansson W. The nested variant of urotelial carcinoma: a rare but important bladder neoplasm with aggressive behavior. Three case reports and a review of the literature. Urol Oncol 2003; 21:7 Comunicazioni n. 214 TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 11-CCOLINA INTEGRATO A UN SISTEMA TC (11-C-CHOLINEPET/TC) NELLA DIAGNOSI DI NEOPLASIA PROSTATICA Schiavina R.1, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Brunocilla E.1, Martinelli A.1, Franceschelli A.1, Malizia M1, Monetti N.2, Castellucci P.2, Fanti S.2, Farsad M.2, Nanni C.2, Grigioni W.F.3, D’errico A.3, Corti B.3, Fiorentino M.3, Martorana G.3 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum; 2Servizio di Medicina Nucleare, Centro P.E.T. Alma Mater Studiorum;3Unità Operativa di Anatomia, Istologia e Citologia Patologica, Istituto Oncologico F. Addari, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 79 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Introduzione e Obiettivi: Valutare la PET/TC con 11-C-Colina nella diagnosi del tumore prostatico. Metodi: Abbiamo valutato in maniera retrospettiva il risultato della PET/TC eseguita in 31 pz sottoposti a prostatectomia radicale con linfectomia per tumore clinicamente localizzato (gruppo A). Abbiamo inoltre valutato 6 pz controllo operati di cistoprostatovesciculectomia per neoplasia vescicale infiltrante e sottoposti preoperatoriamente a PET/TC (gruppo B). Ogni accumulo focale del radiofarmaco a livello prostatico è stato segnalato. Per ogni accumulo focale è stato misurato il SUV max (standard uptake value massimo) e per ogni prostata è stato calcolato il SUV di fondo (relativo al tessuto prostatico). Come gold-standard diagnostico abbiamo utilizzato il campionamento completo del pezzo operatorio (sezioni ogni 4 mm), con descrizione dettagliata delle aree di tumore, delle aree di PIN ad alto grado (HGPIN) e di quelle con prostatite acuta. Per la corrispondenza tra aree tumorali e immagini radiologiche, l’analisi è stata condotta suddividendo ogni specimen chirurgico e ogni immagine in sestanti (186 sestanti). Risultati: Gruppo A: L’età media è di 64 aa, il PSA medio di 11,2 ng/ml. Gli stadi patologici sono risultati: pT2c in 14, pT3a in 12 pz, pT2a in 2 pz, pT3b in 2 pz, pT2b in 1 pz. Il Gleason primario è risultato: G3 in 25 pz, G4 in 4 pz, G1 in 1 pz, G2 in 1 pz. Due pz sono risultati N+. La PET/TC è risultata positiva (almeno 1 accumulo focale) in 29 pz su 31. In 2 pz (pT3a Gs4+3 e pT2b Gs3+3) la PET/TC è risultata completamente negativa mentre in altri 2 (pT2b Gs 4+3 e pT2b Gs 3+3) la PET/TC è risultata positiva solo in sede di HGPIN ma negativa nella sede controlaterale del tumore: pertanto la PET/TC ha identificato correttamente la presenza di almeno un focolaio di tumore in 27 pz su 31. In 10 sestanti sede di HGPIN e in 3 sede di prostatite acuta la PET/TC è risultata positiva. Analizzando ogni sestante (113/186 sestanti con tumore) la sensibilità è stata del 50%, la specificità del 82%, l’accuratezza del 62%, il valore predittivo positivo del 83%, il valore predittivo negativo del 49%. Il SUV max delle aree tumorali è risultato 5.2, il SUV max delle aree positive e sede di HGPIN è risultato 5.1 mentre il SUV di fondo è risultato 2.8. Nei pz N+ la PET/TC non ha visualizzato il coinvolgimento linfonodale. GRUPPO B: Nel gruppo controllo (età media: 67 aa, PSA medio: 4.1 ng/dl) è stato riscontrato HGPIN in 6/6 pz e in nessun caso carcinoma prostatico; la PET/TC è risultata positiva in 4/6 pz. Analizzando ogni sestante (36 sestanti), in 8 vi è stato accumulo focale di radiofarmaco, 7 dei quali sede di HGPIN. Il SUV max delle aree PET/TC positive e sede di HGPIN è risultato 4.4, il SUV di fondo 2.7. Il 5 casi su 6, la PET/TC ha visualizzato anche il tumore vescicale. Conclusioni: I dati ottenuti denotano buona sensibilità della PET/TC con 11-C-Colina nei confronti del tumore prostatico. La scarsa capacità localizzatoria intraprostatica (solo la metà dei sestanti sede di tumore è positivo alla PET/TC), è in parte dovuta al basso potere di risoluzione proprio della TC nei confronti della prostata. Servono invece studi prospettici su numerosi pz e con lungo follow-up per confermare l’elevata specificità. Infine in alcuni casi, da un punto di vista metabolico, il HGPIN sembra avere un comportamento analogo a quello del tumore con accumulo focale di radiofarmaco ed elevato SUV max. Comunicazioni selezionate N. 215 CARATTERIZZAZIONE “IN VIVO” DEL TESSUTO PROSTATICO MEDIANTE ELABORAZIONE DEL SEGNALE ULTRASONICO A RADIOFREQUENZA: RISULTATI PRELIMINARI Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Cicchetti G.1, Manferrari F.1, Martorana G.1 1 Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2 Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze 80 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 Introduzione e Obiettivi: L’ecografia prostatica transrettale (TRUS), unitamente all’esecuzione delle biopsie, rappresenta l’indagine principale nella diagnosi del tumore della prostata. Tuttavia l’esame ecografico, come noto, presenta dei limiti sia in termini di sensibilità che specificità. Negli ecografi attualmente in uso viene “sfruttata” solo una parte del segnale ultrasonico di ritorno al trasduttore (segnale a radiofrequenza- RF) fornendo le tipiche immagini in scala di grigi del B-mode; in questo lavoro presentiamo una nuova metodica ecografica definita RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS), basata su una elaborazione del segnale a RF, che possa meglio caratterizzare “in vivo” il tessuto prostatico e essere di ausilio alla esecuzione della biopsia prostatica. Metodi: Lo studio è stato condotto utilizzando l’ecografo digitale Megas dell’Esaote S.p.a. connesso alla piattaforma F.E.M.M.I.N.A. (Fast Ecographic Multi-parametric MultiImage Novel Apparatus, che acquisisce, elabora e visualizza direttamente il segnale a RF), e alla sonda endocavitaria Esaote EC123. Sono stati valutati 39 pazienti (pz) con sospetto clinico-laboratoristico di neoplasia prostatica. Tutti sono stati sottoposti ad ecografia transrettale tradizionale, con scansioni apico-basali e latero-laterali, al fine di evidenziare eventuali aree ipoecogene sospette. La procedura è stata poi ripetuta effettuando l’acquisizione e l’elaborazione del segnale a RF attraverso la piattaforma F.E.M.M.I.N.A. Sono state eseguite quindi le biopsie prostatiche con un numero di prelievi compreso tra 6 e 14, in base ad età, volume prostatico, precedenti mapping o presenza di lesioni sosopette. Il risultato della biopsia è stato quindi confrontato con le informazioni ecografiche derivate dalla metodica RULES al fine di valutarne sensibilità e specificità. Risultati: L’elaborazione del segnale a RF tramite RULES dà origine ad un’immagine cromatica di agevole visualizzazione che viene sovrapposta all’immagine in scala di grigi. In 14/39 pz (35.9%) è stato posta diagnosi di neoplasia prostatica; dei 14 pz positivi alla biopsia, 13 sono risultati positivi alla metodica in studio e 1 negativo (sensibilità: 91.1%). Dei 25 pazienti negativi alla biopsia, 21 sono risultati negativi alla metodica e 4 positivi (specificità: 98.4%) mentre i valori di sensibilità e specificità della TRUS negli stessi pz sono stati rispettivamente del 35.4% e del 94.5%. Il Valore predittivo positivo e negativo del metodo RULES è risultato rispettivamente del 70.5% e del 98.3%, mentre per la TRUS del 46.1% e del 91.6.%. Conclusioni: I risultati ottenuti col metodo RULES sono incoraggianti sebbene il numero di pazienti studiati sia limitato; in particolare, mostrando un aumento sia di sensibilità che specificità rispetto alla TRUS, può essere uno strumento di ausilio alla biopsia prostatica soprattutto al fine di ridurre sia il numero di mapping eseguiti inutilmente sia il numero di prelievi eseguiti per ogni mapping. Poster n. 216 RUOLO DEL TRIMPROB‚ NELLA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO Manferrari F., Ronci L., Severini E., Palmieri F., Malizia M., Vitullo G., Sanguedolce F., Viola D., Comerci F., Bertaccini A., Martorana G. Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione: Il carcinoma prostatico ha un impatto sociale ed economico di rilevanza estrema. La sensibilità e la specificità delle metodiche strumentali e di laboratorio, attualmente in uso nella pratica clinica, per la diagnosi di tale patologia (PSA, DRE e TRUS) non sono elevate, soprattutto se valutate singolarmente. La scoperta del TRIMprob‚ copre attualmente un ruolo importante nella diagnosi precoce del carcinoma prosta- ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica tico se integrato alle metodiche convenzionali ed ha, come fine ultimo, quello di ottimizzare la scelta dei pazienti candidati all’esecuzione di biopsie prostatiche. Materiali e Metodi: Tra maggio e luglio 2004 sono stati valutati 38 pazienti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, che presentavano un sospetto di carcinoma prostatico in almeno uno degli esami clinico-laboratoristici convenzionali (PSA, DRE, TRUS), intesi come: PSA >10 ng/ml o rapporto F/T ≤18 (nella zona grigia tra 4 e 10 ng/ml), presenza di noduli palpabili o aumento di consistenza alla DRE, aree ipo/iperecogene sospette alla TRUS. L’età media dei pazienti era di 66 anni e il PSA medio di 9,6 ng/ml. Pazienti portatori di pace maker, in trattamento con inibitori della 5 alfa reduttasi, con patologie neoplastiche pelviche di altra natura o recentemente sottoposti a biopsia prostatica, sono stati esclusi dalla valutazione. Tutti i pazienti sono stati sottoposti in doppio cieco, rispettivamente, ad esame TRIMprob‚ e a biopsia prostatica; quattro pazienti sono risultati positivi per lesioni preneoplastiche della ghiandola e, pertanto, sono stati esclusi dalle ulteriori valutazioni. Risultati: L’accuratezza diagnostica TRIMprob‚ risulta del 61,7%, la sensibilità del 33,3%, la specificità del 88,2%, il valore predittivo positivo dell’ 75% ed il valore predittivo negativo del 55,5%. Sei pazienti su 38 sono risultati positivi contemporaneamente all’esame con TRIMprob‚ e alla biopsia. In questi 6 pazienti sia l’esame istologico che quello con TRIMprob‚ hanno concordato sulla sede della neoplasia. Conclusioni: È possibile asserire, secondo questa esperienza, che la metodica diagnostica, basata sulla interferenza di onde a radiofrequenza, sviluppata mediante il sistema TRIMprob‚ potrebbe integrare la diagnosi precoce, mirata e non invasiva del carcinoma prostatico. Richiede, tuttavia, un’accurata esecuzione, correlata al rispetto delle condizioni ambientali e all’esperienza dell’operatore. Sono in corso approfondimenti riguardo allo studio su un numero maggiore di pazienti per valutare le reali potenzialità nel percorso diagnostico del carcinoma prostatico. 1. Jonathan L, Chi MD, Robert E, Reiter MD. Current Urology Reports 2004; 5:157 2. Meessen A, Working pronciple of a disease EM detector, Galileo Avionica Technical Report no: 1109354D. 3. Franco Bistolfi, Campi Magnetici in Medicina, Edizioni Minerva Medica, Torino, 1986 4. Foster KR., Epstein BR, Gealt MA. Resonances in the dielectric absorption of DNA? Biophys. J 2003; 52:421 5. Brevetto Clarbruno Vedruccio N° WO 01/07909A1 ancora controverse. Riportiamo un caso di sopravvivenza a lungo termine dopo una terapia combinata con modificatori di risposta biologica (BRM) e terapia chirurgica di salvataggio. Case Report: Un uomo di 47 anni è stato sottoposto a nefrectomia radicale destra e linfoadenectomia con trombectomia cavale per una massa renale di 10 cm con trombosi tumorale interessante la vena cava inferiore sottodiaframmatica per 2 cm. L’esame istologico mostrava un carcinoma a cellule chiare grado II sec Fuhrman (pT3b N0 Mx sec 1997 TNM classification). Dopo 3 mesi dall’intervento è stata intrapresa una terapia adiuvante con INF-γ2 (9 MIU tre volte la settimana) per 6 mesi. Cinque anni dopo il trattamento chirurgico un controllo TC ha rilevato una massa al surrene di sinistra di 4 cm ed una lesione di 2 cm della XI costa destra: si è quindi proceduto ad escissione della metastasi surrenalica e di quella ossea con successiva terapia medica sostitutiva per la deprivazione surrenalica. L’esame patologico definitivo ha confermato la diagnosi di carcinoma renale a cellule chiare di grado III. Il paziente ha poi intrapreso un ciclo di Tumor-infiltrating linfociti (TILs), isolati a fresco dalle metastasi asportate, associati ad IL-2. Questa terapia vaccinica è stata interrotta dopo 2 settimane per la comparsa di effetti collaterali, caratterizzati da iperpiressia grave ed astenia. Due anni dopo al controllo TC addome vengono evidenziate due lesioni ripetitive, di cui una a carico del rene sinistro di 1,5 cm di diametro ed una a carico dei tessuti muscolari in sede lombare destra di 1 cm. Si è proceduto ad enucleoresezione renale sinistra ed a metastatectomia della lesione paravertebrale destra (carcinoma renale a cellule chiare G2 a livello del rene e G3 a livello muscolare). A due anni dall’ultima metastasectomia il paziente è in buone condizioni con un intervallo libero da malattia di 9 anni. Discussione: Le modalità di trattamento per TCC metastatici sono limitate. Molti studi suggeriscono vantaggi in termini di sopravvivenza dopo metastatectomia, con un periodo libero da malattia superiore a 24 mesi. La terapia con BRM può estendere il periodo libero da recidiva in pazienti in stadio avanzato. In accordo con la letteratura, questo caso conferma che la metastatectomia per lesioni non solitarie può essere indicata, come nel caso di metastasi solitarie, in pazienti selezionati con buoni risultati a lungo termine. In questo caso fattori prognostici favorevoli come l’età, le buone condizioni generali, l’asincronismo delle metastasi e il lungo intervallo libero dalla comparsa delle metastasi hanno giustificato una terapia chirurgica aggressiva con una sopravvivenza cancro specifica superiore a 9 anni. Il trattamento chirurgico di metastasi multiple asincrone può essere preso in considerazione in pazienti selezionati per la natura intrattabile del tumore renale in stadio avanzato. Poster n. 217 SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE DOPO METASTASECTOMIA DA NEOPLASIA RENALE IN STADIO AVANZATO: CASE REPORT Brunocilla E., Lupo S., Malizia M., Schiavina R., Forlani T., Vece E., Martorana G. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna Comunicazioni n. 218 DUE ANNI DI PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI ONCOLOGICI A BREVE TERMINE Martorana, G. Manferrari F., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Viola D., Malizia M., Palmieri F., Severini E., Vitullo G. Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione: Riportiamo un caso clinico di carcinoma renale avanzato con metastasi asincrone e sopravvivenza a lungo termine dopo metastasectomia e immunoterapia maggiore di 9 anni. Nel 60-70% dei pazienti con RCC si sviluppano metastasi nel corso della malattia. Il tasso di sopravvivenza libero da malattia a 5 anni nei pazienti con RCC in stadio avanzato è inferiore al 15%. I siti di metastasi tipici sono il polmone, i linfonodi, il fegato, l’osso ed il cervello. I pazienti con metastasi ossee mostrano una prognosi peggiore rispetto alle altre sedi. Le modalità di trattamento per il carcinoma metastatico sono Introduzione ed Obiettivi: Abbiamo valutato la positività dei margini chirurgici ed il valore del PSA con un follow-up medio di 11 mesi (range 2-19 mesi) dei primi 100 Pazienti (Pz) sottoposti a prostatectomia radicale laparoscopica (PRL) presso il Nostro Istituto. Metodi: Tra novembre 2002 e luglio 2004 (19 mesi) 100 Pz, di età media 64.6 anni (46-78), con adenocarcinoma prostatico clinicamente confinato, sono stati sottoposti ad intervento di PRL sec. la tecnica proposta da Montsouris, 29 dei quali eseguiti con intento nerve-sparing (NS), 20 monoloterale e 9 bila- Bibliografia: Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 81 ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica terale. La stadiazione preoperatoria ha evidenziato la seguente distribuzione in stadi clinici: 2 Pz T1a (2%), 1 T1b (1%), 56 T1c (56%), 35 T2a (35%), 4 T2b (4%) e 2 T2c (2%). Risultati: Lo stadio patologico dopo PRL è risultato: in 14 Pz pT2a (14%), in 12 pT2b (12%), in 29 pT2c (29%), in 29 pT3a (29%), in 12 pT3b (12%) ed in 1 pT3c (1%); 3 Pz (3%) hanno presentato microfocolai di adenocarcinoma (2 G1, 1G3). In 33 Pz (33%) all’esame istologico definitivo sono stati riscontrati uno o più margini di resezione positivi, così distribuiti per stadio: pT2a 2 Pz (6%), pT2b 4 Pz (12%), pT2c 8 Pz (24%), pT3a 14 Pz (42%), pT3b 5 Pz (16%). La localizzazione dei margini positivi è risultata: 6 margini positivi apicali, 22 laterali e 6 multipli; in nessun caso si è riscontrato un coinvolgimento del collo vescicale. In 47 Pz (47%) operati di PRL è disponibile il follow-up del PSA a 12 mesi, in 36 Pz (36%) a 6 mesi e nei restanti 17 Pz (17%) è disponibile il PSA ad un mese dall’intervento. In 13/100 Pz si è riscontrato un valore di PSA superiore a 0,1 ng/ml, nei rimanenti il valore è rimasto inferiore a 0,1 ng/ml. Conclusioni: La percentuale di margini positivi ed il follow-up medio a 11 mesi nella nostra iniziale esperienza con la tecnica laparoscopica sono risultati sovrapponibili a quella riportati in letteratura a fronte di una bassa percentuale di complicanze intra- e peri-operatorie. Bibliografia: 1. Guillonneau B, el-Fettouh H, Baumert H, et al. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation after 1,000 cases a Montsouris Institute. J Urol 2003; 169:126 2. Giuseppe Martorana, Fabio Manferrari, Alessandro Bertaccini, Michele Malizia, Fabiano Palmieri, Enrico Severini,Giovanni Vitullo. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation in the early phase of the learning curve comparing to retropubic approach. Arch It Urol Androl 2004; 76 3. Guillonneau, B., Cathelineau, X., Doublet, JD, Vallancien, G. Laparoscopical radical prostatectomy: the leassons learned. J Endourol 2001; 15:441 Poster n. 219 PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA DI CONTINENZA IN 80 PAZIENTI CONSECUTIVI Martorana G., . Manferrari F, Bertaccini A., Garfalo M., Comerci F., Costa F., Malizia M., Palmieri F., Severini E., Vitullo G., Viola D. Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione e Obiettivi: I tassi di incontinenza urinaria dopo prostatectomia radicale variano molto in base alla definizione, al metodo e al tempo di valutazione dopo l’intervento e alle popolazioni di pazienti esaminate. La prostatectomia radicale laparoscopica (LRP), grazie ad una migliore e più precisa visualizzazione dei dettagli anatomici, dovrebbe permettere una più accurata dissezione apicale, con migliore preservazione del complesso dello sfintere uretrale esterno. Riferiamo la nostra esperienza sul recupero della continenza urinaria in 80 pazienti consecutivi sottoposti a LRP. Metodi: Dei 100 pazienti sottoposti a prostatetctomia radicale laparoscopica secondo la tecnica di Montsouris presso il nostro Istituto dal Novembre 2002 al Luglio 2004, abbiamo valutato i tassi di continenza urinaria in 80 pazienti consecutivi con almeno 6 mesi di follow-up. L’età media dei pazienti era 64.3 anni (46-76), e l’analisi prospettica è stata condotta mediante il questionario autosomministrato ICS-male questionnaire. I pazienti sono stati valutati ogni 2 mesi a partire dalla rimozione del catetere vescicale, mediante esame obiettivo e questionario, fino al raggiungimento della continenza, 82 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 definita come l’assenza di utilizzo di protezione diurna o notturna. Il follow-up medio è risultato di 12.9 mesi (6-22). Risultati: Prima dell’intervento chirurgico nessun paziente era incontinente. Il recupero della continenza diurna e notturna è stato rispettivamente dell’81.2% e del 90% con un follow-up medio di 12.9 mesi. Il tempo medio di recupero della continenza diurna è stato di 88.1 giorni; ad 1 mese dall’intervento erano continenti 19 pz (23.7%), a 3 mesi 46 pz (57.5%), a 6 mesi 59 pz (73.7%) e ad 1 anno 65 pazienti (81.2%). Dei 15 pazienti con incontinenza diurna, 6 (7.5%) usano non più di 1 pad/die, mentre 9 (11.3%) più di 1 pad/die (2-6): in questi due gruppi il follow-up medio è stato di 7.8 (6-10) e 8.5 mesi (6-17) rispettivamente. Degli 8 pazienti con incontinenza notturna 6 (7.5%) usano un pad solo per precauzione, mentre 2 (2.5%) usano 1 pad per notte. Conclusioni: La prostatectomia radicale laparoscopica offre risultati sovrapponibili a quelli della chirurgia open anche per quel che riguarda l’incontinenza urinaria, con il possibile vantaggio di una maggiore precocità nel recupero della continenza. Bibliografia: 1. Rassweiler JJ, Schulze M, Teber D, Seeman O, Frede T. Laparoscopic radical prostatectomy: functional and oncological outcomes. Curr Opin Urol 2004; 14:75 2. Anastasiadis AG, Salomon L, Katz R, Hoznek A, Chopin D, Abbou CC. Radical retropubic versus laparoscopic prostatectomy: a prospective comparison of functional outcome. Urology 2003; 62:292 Video N. 220 PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE: ESPERIENZA DOPO 100 CASI Martorana G., Manferrari F., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Viola D., Malizia M., Palmieri F., Severini E., Vitullo G. Clinica Urologica, Osp. Malpighi, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Introduzione ed Obiettivi: Abbiamo valutato la positività dei margini chirurgici ed il valore del PSA con un follow-up medio di 11 mesi (range 2-19 mesi) dei primi 100 Pazienti (Pz) sottoposti a prostatectomia radicale laparoscopica (PRL) presso il Nostro Istituto. Metodi: Tra Novembre 2002 e Luglio 2004 (19 mesi) 100 Pz, di età media 64.6 anni (46-78), con adenocarcinoma prostatico clinicamente confinato, sono stati sottoposti ad intervento di PRL sec. la tecnica proposta da Montsouris, 29 dei quali eseguiti con intento nerve-sparing (NS), 20 monoloterale e 9 bilaterale. La stadiazione preoperatoria ha evidenziato la seguente distribuzione in stadi clinici: 2 Pz T1a (2%), 1 T1b (1%), 56 T1c (56%), 35 T2a (35%), 4 T2b (4%) e 2 T2c (2%). Risultati: Lo stadio patologico dopo PRL è risultato: in 14 Pz pT2a (14%), in 12 pT2b (12%), in 29 pT2c (29%), in 29 pT3a (29%), in 12 pT3b (12%) ed in 1 pT3c (1%); 3 Pz (3%) hanno presentato microfocolai di adenocarcinoma (2 G1, 1G3). In 33 Pz (33%) all’esame istologico definitivo sono stati riscontrati uno o più margini di resezione positivi, così distribuiti per stadio: pT2a 2 Pz (6%), pT2b 4 Pz (12%), pT2c 8 Pz (24%), pT3a 14 Pz (42%), pT3b 5 Pz (16%). La localizzazione dei margini positivi è risultata: 6 margini positivi apicali, 22 laterali e 6 multipli; in nessun caso si è riscontrato un coinvolgimento del collo vescicale. In 47 Pz (47%) operati di PRL è disponibile il follow-up del PSA a 12 mesi, in 36 Pz (36%) a 6 mesi e nei restanti 17 Pz (17%) è disponibile il PSA ad un mese dall’intervento. In 13/100 Pz si è riscontrato un valore di PSA superiore a 0,1 ng/ml, nei rimanenti il valore è rimasto inferiore a 0,1 ng/ml. ABSTRACTS XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica Conclusioni: La percentuale di margini positivi ed il follow-up medio a 11 mesi nella nostra iniziale esperienza con la tecnica laparoscopica sono risultati sovrapponibili a quella riportati in letteratura a fronte di una bassa percentuale di complicanze intra- e peri-operatorie. Bibliografia: 1. Guillonneau B, el-Fettouh H, Baumert H, et al. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation after 1,000 cases a Montsouris Institute. J Urol 2003; 169:1261 2. Martorana G, Manferrari F, Bertaccini A, Malizia M, Palmieri F, Severini E, Vitullo G. Laparoscopic radical prostatectomy: oncological evaluation in the early phase of the learning curve comparing to retropubic approach. Arch It Urol Androl 2004; 76:1 3. Guillonneau B, Cathelineau X, Doublet JD, Vallancien G. Laparoscopical radical prostatectomy: the leassons learned. J Endourol 2001; 15:441 Poster n. 221 ROTTURA SPONTANEA DI ANGIOMIOLIPOMA RENALE ASSOCIATA A SEPSI: CASO CLINICO Cerasoli S.2, Elmi F.1, Galassi P.1, Gerbino G.1, Palucci Q.1, Pasini A.3, Turci A.1 1 Urologia Ospedale M. Bufalini; 2Anatomia Patologica Ospedale M. Bufalini; 3Radiologia Ospedale M. Bufalini, Cesena Introduzione: L’angiomiolipoma renale (AML) è un tumore relativamente raro (0,3-3% di tutte le neoplasie renali), generalmente benigno. È clinicamente significativo l’AML di diametro superiore a 4 cm per la tendenza alla rottura spontanea con successivo sanguinamento. In letteratura sono riportate poche decine di casi di AML emorragico. Non risulta descritto l’AML emorragico associato a stato settico. Caso clinico: F.A., di a. 28, viene ricoverato d’urgenza per lombalgia acuta dx associata a massa palpabile e febbre a 39,4°. All’ingresso HB 14,8, GB 16900, es. urine e urocoltura negative, creatininemia nella norma. Viene iniziata antibioticoterapia con ciprofloxacina e.v. Dopo 12 ore l’HB è 10,9, la febbre rimane superiore a 39°. Vengono associati alla ciprofloxacina l’imipenem e la teicoplanina; sono eseguite TAC e RM che mostrano una neoformazione "ad iceberg", con una piccola parte intrarenale e una maggior parte esofitica, di 8x 5,5 cm, dislocante il rene(che è normalmente funzionante) in senso antero-inferiore; è presente una voluminosa raccolta ematica perirenale e pararenale posteriore. Viene ipotizzata la diagnosi di AML renale sanguinante con ematoma retroperitoneale. Nei giorni successivi l’HB rimane stabile, mentre lo sfebbramento del paziente risulta torpido (37,5-38°), con persistenza della lombalgia. Gli indici laboratoristici di flogosi sono elevati. Ecograficamente la massa al centro mostra aspetti colliquativi, il tessuto renale appare ipoecogeno. Si decide di sottoporre il paziente ad intervento chirurgico esplorativo, nel sospetto di un ascesso perirenale. Il rene dx risulta racchiuso in una grossolana cotenna cartonacea , a tratti lignea, fortemente adesa al peritoneo all’esterno, alla capsula renale all’interno, alla ghiandola surrenale superiormente; all’interno della cotenna materiale necrotico ed ematico di vecchia data. Al polo superiore del rene è presente una lesione crateriforme spontaneamente sanguinante. Escissa completamente la cotenna si pratica resezione cuneiforme della lesione renale. Nel post-operatorio poliuria (fino a 8.000 cc) da decompressione renale. Le TAC eseguite a distanza mostrano una ripresa pressochè completa della funzionalità renale. Es, istologico: angiomiolipoma renale con aree necrotico-emorragiche e flogosi suppurativa. Conclusioni: L’indicazione chirurgica è scaturita dall’ipotesi di ascesso, non risolvibile con la terapia antibiotica. Il peduncolo vascolare dell’AML era a livello del cratere sanguinante, per cui la massa asportata era necrotica. L’intervento chirurgico ha evacuato una massa necrotica a contenuto settico, decompresso il parenchima renale e asportato l’AML. Pertanto è stata risolta in breve tempo una patologia multifattoriale che avrebbe potuto determinare, a lungo andare, conseguenze d’organo e sistemiche. Bibliografia 1. Farina LA. Renal angiomyolipoma: diagnostic difficulties and surgical indications in 20 surgically treated patients. Actas Urol Esp 1994; 18:639 2. Hellstrom PA. Spontaneous subcapsular or perirenal haemorrage caused by renal tumours. A urological emergency. Scand J Urol Nephrol 1999; 33:17 3. Nelson CP. Contemporary diagnosis and management of renal angiomyolipoma. J Urol 2002; 168 (4pt 1):1315 Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1 83 INSTRUCTIONS TO AUTHORS The publication is free of charge. Authors’ responsibilities Manuscripts are accepted with the understanding that they have not been published or submitted for publication in any other journal. It is however permitted that preliminary or partial results be already published elsewhere. Prior abstract presentation should be described in a footnote to the title. Authors must submit the results of clinical and experimental studies conducted according to the Helsinki Declaration on clinical research and to the Ethical Code on animal research set forth by WHO (WHO Chronicle 1985; 39:51). The Authors must obtain permission to reproduce figures, tables and text from previously published material. Written permission must be obtained from the original copyright holder (generally the Publisher). Manuscript presentation Authors must submit the text on floppy disk (MAC and WINDOWS Microsoft Word are accepted) with two copies of the manuscript and two sets of illustrations. Manuscripts must be written in English language in accordance with the “Uniform Requirements for Manuscripts submitted to biomedical journals” defined by The International Committees of Medical Journal Editors (Ann Intern Med 1988; 258). Manuscripts in Italian language can be published if translated (expense for translation will be charged to the Authors). As a general rule, manuscripts and illustrations are not returned, whether published or not. Manuscripts should be typed double spaced with wide margins. They must be subdivided into the following sections: Title page It must contain: a) title; b) a short (no more than 40 characters) running head title; c) first, middle and last name of each Author without abbreviations; d) University or Hospital, and Department of each Author; e) last name and address of the corresponding Author; d) e-mail and/or fax number to facilitate communication; f) acknowledgement of financial support; g) list of abbreviations. Summary The Authors must submit a long English summary (300 words, 2000 characters). Subheadings are needed as follows: Objective(s), Material and method(s), Result(s), Conclusion(s). After the summary, three to ten key words must appear, taken from the standard Index Medicus terminology. Text For original articles concerning experimental or clinical stud-ies and case reviews, the following standard scheme must be followed: Introduction - Material and methods - Results - Discussion - Conclusions - Summary - References - Tables - Legends Figures. Size of manuscripts in the Index Medicus. Only studies published on easily retrieved sources can be quoted. Unpublished studies cannot be quoted, however articles “in press” can be listed with the proper indication of the journal title, year and possibly volume. References must be listed as follows: Journal articles All Authors if there are six or fewer, otherwise the first three, followed by “et al.”. Complete names for Work Groups or Committees. Complete title in the original language. Title of the journal following Index Medicus rules. Year of publication; Volume number: First page. Example: Starzl T, Iwatsuki S, Shaw BW, et al. Left hepatic trisegmentectomy. Surg Gynecol Obstet 1982; 155:21 Books Authors - Complete title in the original language. Edition number (if later than the first). City of publication: Publisher, Year of publication. Example: Bergel DIA. Cardiovascular dynamics. 2nd ed. London: Academic Press Inc., 1974. Book chapters Authors of the chapters - Complete chapter title. In: Book Editor, complete Book Title, Edition number. City of publication: Publisher, Publication year: first page of chapter in the book. Example: Sagawa K. The use of central theory and system analysis. In: Bergel DH (Ed), Cardiovascular dynamics. 2nd ed. London: Academic Press Inc., 1964; 115 Tables Tables must be clearly printed and aimed to make comprehension of the written text easier. They must be numbered in Arabic digits and referred to in the text by progressive numbers. Every table must be typed on a separate sheet and accompanied by a brief title. The meaning of any abbreviations must be explained at the bottom of the table itself. Figures (graphics, algorithms, photographs, drawings) Figures must be submitted in duplicate as well, they must be numbered and quoted in the text by number. On the back side of each figure the following data must appear: figure number; title of the paper, name of the first Author, an arrow pointing to the top of the figure. Figure legends Figure legends must all be collected in one or more separate pages. The meaning of all symbols, abbreviations or letters must be indicated. Histology photograph legends must include the enlargement ratio and the staining method. Manuscript review Only manuscript written according to the above mentioned rules will be considered. All submitted manuscripts are evaluated by the Editorial Board and/or by two referees designat-ed by the Editors. The Authors are informed in a time as short as possible on whether the paper has been accepted, rejected or if a revision is deemed necessary. The Editors reserve the right to make editorial and literary corrections with the goal of making the article clearer or more concise, without altering its contents. Submission of a manuscript implies acceptation of all above rules. Literature reviews, Editorials and Original articles concerning experimental or clinical studies should not exceed 20 typewritten pages including figures, tables, and reference list. Case reports and notes on surgical technique shouid not exceed 10 type written pages (references are to be limited to 12). Letters to the editors should be not longer than 1000 words. Proofs References Reprints The Author is responsible for the accuracy of the references. References must be sorted in order of quotation and numbered with arabic digits between parentheses. Only the references quoted in the text can be listed. Journal titles must be abbreviated as A copy of the issue in which the article appears will be provided free of charge. Reprints are not provided. The cost to obtain the PDF file of the article (on a 3.5-inch disk) is Euro 50. Authors are responsible for ensuring that all manuscripts are accurately typed before final submission. Galley proofs will be sent to the first Author. Proofs should be returned within seven days from receipt. GENERAL INFORMATION Aims and Scope BUSINESS INFORMATION Subscription details “Archivio Italiano di Urologia e Andrologia” publishes Annual subscription rate (4 issues) is Euro 52 for Italy and US $130 for all other Countries. Price for single issue: Euro 13 for Italy US $32,5 for all other Countries. Issues will be sent by surface mail; single issues can also be sent by air mail at an extra charge of US $12. papers dealing with the urological, nephrological and andrological sciences. Original articles on both clinical and research fields, reviews, editorials, case reports, abstracts from papers published elsewhere, book rewiews, congress proceedings can be published. Papers submitted for publication and all other editorial correspondence should be addressed to: Subscription orders should be sent to: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini 41 20133 Milano - Italy Tel. +39 0270608091 - Fax +39 0270606917 e-mail: [email protected] [email protected] Via Bassini 41 20133 Milano - Italy Tel. +39 0270608091 - Fax +39 0270606917 e-mail: [email protected] [email protected] Copyright Payments should be made by bank cheque to: Edizioni Scripta Manent s.n.c. For Italy: conto corrente postale n. 20350682 intestato a Edizioni Scripta Manent s.n.c. Papers are accepted for publication with the understanding that no substantial part has been, or will be published elsewhere. By submitting a manuscript, the authors agree that the copyright is transferred to the Publisher if and when the article is accepted for publication. The copyright covers the exclusive rights to reproduce and distribute the article, including reprints, photographic reproduction and translation. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, without thr prior written permission of the Publisher. Registrazione: Tribunale di Milano n.289 del 21/05/2001 Direttore Responsabile: Pietro Cazzola Direzione Marketing: Armando Mazzù Sviluppo e Nuove Tecnologie: Antonio Di Maio Consulenza grafica: Piero Merlini Impaginazione: Felice Campo Stampa: Parole Nuove s.r.l. - Via Garibaldi 58 20047 Brugherio, Milano - Italy Claim for missing issues should be made within 3 months from publication for domestic addresses, otherwise they cannot be honoured free of charge. Changes of address should be notified Edizioni Scripta Manent s.n.c. at least 6-8 weeks in advance, including both old and new addresses. The handling of personal data concerning subscribers is managed by our electronic data base. It is in accordance with the law 675/96 regarding the tutorship of personal data. The use of data, for which we guarantee full confidentiality, is to keep our readers up to date with new initiatives, offers and publications concerning Edizioni Scripta Manent s.n.c. Data will not be released or disseminated to others and the subscriber will be able to request, at any time, variation or cancellation of data. Advertising For details on media opportunities within this journal please contact Mr. Armando Mazzù (Advertising Manager) at +39 0270608060. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. - Via Bassini, 41 - 20133 Milano