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Portella della Ginestra: il valore della memoria
Coincidenza vuole che mi trovi ad
essere sindaco del comune di Piana
degli Albanesi nell'anno in cui ricorre il 50° anniversario dell'eccidio di
Portelia (1947-1997), con tutto il peso
e la responsabilità di fare parte del
comitato organizzatore delle manifestazioni che si svolgeranno dal 26
aprile al 3 maggio.
La strage di Portella e gli avvenimenti attorno a quegli anni offrono diverse chiavi di lettura quali: banditismo
e mafia, movimento contadino e potere agrario, mafia e politica,
separatismo e autonomia, lotta per il
lavoro e modelli di sviluppo, stragismo
e misteri (istituzioni deviate), giustizia e verità, tona per il lavoro ieri e oggi
Tanti punti di vista per capire, per
sapere, per conoscere la verità.
Dalla lettura dei giornali e dal dibattito parlamentare dell'epoca, emerge
oltre che una responsabilità politicomafiosa, un atteggiamento che, ahimè, è ancora oggi ricorrente. Mi riferisco al fatto che ogni volta che avviene un attentato a rappresentanti sindacali, politici e istituzionali, oltre a
chi sincèramente solidarizza con le
vittime, vi è chi fa serpeggiare commenti che minimizzano l'accaduto o
addirittura il «chissà chifici» o «un si
fa l'affari sua». H risultato è quello di
isolare ed esporre sempre di più le
vittime e non il carnefice.
È quanto è accaduto anche per gli
attentati che hanno subito dal *94 ad
oggi le nuove amministrazioni locali,
in particolare quelle progressiste.
Oggi, però,la verità giudiziaria emerge chiara ed individua nella mafia la
regia di quegli attentati. Spero che
oggi, lo Stato, oltre ad avere ottenuto
significativi risultati sul piano giudiziario e repressivo, faccia la sua parte
nel riconoscere e risarcire il danno
subito dalle vittime, contribuendo così
ad alimentare la speranza di una piena ed autentica liberazione di questa
nostra terra dalla mafia e dalla illegalità.
L'obiettivo fondamentale del comitato organizzatore è quello del recupero
della memoria evidenziando gli aspetti
di attualità delle vicende di allora,
che forniscono preziose chiavi di lettura del nostro presente.
Il tentativo, per centrare l'obiettivo,
si è articolato nella organizzazione di
convegni storicie dibattiti politici che
si svolgeranno nei comuni di Palermo, Piana degli Albanesi, S. Cipirello,
S. G. Jato, Altofonte, Partinico,
Montelepre e presso la sede della
Provincia Regionale di Palermo garantendo così una diffusione territoriale del ricordo di Portella.
n coinvolgimento degli istituti scolastici superiori ed inferiori della provincia di Palermo, per la realizzazione di un componimento su Portella,
contribuirà ad una ulteriore diffusione del messaggio nel territorio, ma,
soprattutto, il recupero della memoria nelle nuove generazioni.
La realizzazione di murales e le manifestazioni musicali testimoniano la
capacità delle espressioni artìstiche
di ispirarsi ad eventi e di comunicare
messaggi a chi li vuole ascoltare.
Portella, dopo SO anni, è una ferita
ancora aperta, sono ancora vivi mandanti, esecutori, feriti e testimoni della strage; essa potrà rimarginarsi
solo facendo luce, avendo finalmente
giustizia e soprattutto imparando la
lezione che viene da questa vicenda.
Cioè avere chiaro che la mafia e le
forze più reazionarie intervengono
spieiate contro i movimenti o quelle
forze che lottano per uno sviluppo
nella legalità, per la difesa dei diritti,
per l'affermazione dei valori di solidarietà e di libertà.
Gli avvenimenti di allora vengono
ricordati oggi; lo sforzo che si è fatto
in tutte le direzioni per coinvolgere e
ricordare insieme, ritengo lo si possa
considerare soddisfacente, quello che
mi auguro e che in futuro il riconoscimento del valore della memoria anche per il nostro recente passato non
sia episodico ma ricorrente.
Nino Di Lorenzo
Un bradisismo
antico
Cinquantanni possono essere troppi,
pochi o tanti.
Sono troppi ptr conoscere una viriti.
Questo è il (tostino di quasi tutte le
stragi Italiana del dopoguerra.
Sono ancora pochi ptr darà una
valutario^ storicamente •
documentalmente compiuta.
Sono tónti si ci si volta indietro a
guardare quanta strada faticosamente
stata fatta.
Una cosa è carta: Portelia i uno di quei
luoghi della storia i cui contomi
segnano decisamente un prima e un
dopo.
Valutata con flato corto Portalla pud
apparire, e per certi versi lo è, urta
sconfitta, una tragedia. L'ennesima.
È ormai chiaro, altresì, che da quel
luogo è ripresa la lunga marcia del
movimento democratico che ora,
appunto dopo 60 anni, si presenta al
paese come classe dirigente, come
parte essenziale della leadership
nazionale.
Non è un risultato di poco momento né
soltanto di questi uttimissimi tempi.
È venuto a maturazione il frutto della
presenza e del contributo, diversi nel
tempo, di tutte le forze che il lavoro
ovunqua hanno rappresentato: nelle
Istituzioni, nella società, nell'economia,
nelle campagne, nelle fabbriche, nelle
scuole e nei luoghi della cultura.
Un fascio di ceti sociali che da
subalterni diventano, nelle diverse
forme e gerarchle Istituzionali,
protagonisti del governo e delle sortì di
un intero paese.
Il movimento, tuttavia, è ancora alle
prese con due vecchie conoscenze:
mafia e disoccupazione.
La mafia, vecchio e storico nemico, ha
cambiato anch'essa, nel tempo, metodi
e eampi d'Interesse, ma non il volto
truce e sanguinario di chi basa sulla
violenza il controllo del territorio.
Anche la questione lavoro si pone in
termini diversi: non è più tempo di
attese assistenziali, ma i tempo che
una pluralità di soggetti, a vario titolo
produttori, si pongano assieme alle
Istituzioni pubbliche (esclusivamente
per la parte che le compete) e del
credito, il problema di come creare
sviluppo e quindi lavoro in modo
articolato e flessibile.
È, questo, un salto di qualità
culturalmente rilevantissimo che segna,
In modo evidenti, II punto di approdo di
un bradisismo antico.
Pietro Manali
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Mostra documentaria
" Tra storia e memoria
Nei locali dell'Auditorìum Portelia delia Ginestra
in via Matteotti a Piana degli Albanesi, dal 26
aprileaì3maggio1997,sarà proposta una mostra
emerografica e fotografica dal titolo Porte/te della
Ginestra, 50 anni dopo: tra storia e memoria
coordinata e realizzata a cura della Biblioteca
comunale di Palermo con la collaborazione della
Biblioteca comunale «G. Schifò» di Piana degli
Albanesi.
Il Comitato Scientifico è composto da Rlippo
Guttuso (Direttore Biblioteca Comunale di
Palermo), Pietro Manali (Direttore Biblioteca
Comunale «G. Schifò» di Piana degli Albanesi) e
Giuseppe Casarrubea per la consulenza storica.
Adele Mormino (Direttrice F.F. della Biblioteca
Centrale della Regione Siciliana e Angela
Tarantino (Direttrice della Sezione Beni
Bibliografici della Soprintendenza ai BB.CC.AA,
di Palermo) hanno assicurato il necessario
supporto tecnico-organizzativo delle strutture da
lorodiretteedei rispettivi cofeboratoriche assieme
aibibliotecaridelta Biblioteca comunaledi Palermo
hanno fatto opera di ricerca puntuale e minuziosa
dei materiali espositivi nonché di studio e
approntamento del materiale promozionale
(dépliant e catalogo) e delle relative attrezzature
per l'esposizione. Il prof. Francesco Renda ha
curato la presentazione del catalogo.
Il plano della mostra prevede circa 60 pannelli
fotografici (cm 70 X100) e alcune bacheche che
conterranno documenti emerografici, archivistici
e fotografici secondo le seguenti sequenze:
- Le forze sociali e i protagonisti (il movimento
contadino, le forze di occupazione, il separatismo
e gli agrarì, banditismo e mafia);
• Porte/te della Ginestra (la strage, il dibattito e
la svolta politica, gli assalti alle Camere del
Lavoro, le sentenze);
- Portelia della Ginestra dopo (quadri, manifesti,
testi poetici ecc..).
Nei locali espositivi saranno proiettati a ciclo
continuo immagini d'epoca. È previsto il lancio
in internet e successivamente la riproduzione
in CD Rom.
La mostra, itinerante, sarà riproposta in Palermo
e nei comuni della provincia. A conclusione
delle celebrazioni sarà esposta
permanentemente nel museo civico NICOLA
BARBATO di Piana degli Albanesi in una apposita
sezione che sarà dedicata a Portelia della
Ginestra.
«Portella, 50 anni dopo»
Nonostante la sua notorietà, le tragica vicenda di Portello, non ha mai goduto nelle precedenti ricorrenze di
uno studio mirato e approfondito.
È stata una storia di cui si è parlato e scrìtto, a proposito e a sproposito, nei giornali, negli atti processuali,
nei discorsi di politici e sindacalisti.
Per la prima volta dal loro verifìcarsi gli avvenimenti di Portella saranno messi a fuoco, nel contesto delle
celebrazioni per il Cinquantenario, in un apposito convegno storico coordinato da un comitato scientifico
formato dai proff. Francesco Renda, Antonino Buttitta, Eugenio Guccione e Giuseppe Giarrizzo.
Il congresso si svilupperà su tre piani di studio:
- l'Italia del dopoguerra;
- la Sicilia politica, economica, sociale e politica degli anni '40;
- Portella della Ginestra.
Si cimenterà con questi temi una trentina di studiosi di rilievo regionale e nazionale (v. programma
sottoriportato) in sei sedute congressuali che si svolgeranno dal 26 al 30 aprile 1997 a Piana degli Albanesi
presso rAuditorium Portella della Ginestra in via Matteotti.
Del convegno saranno pubblicati, a cura della Biblioteca comunale «G. Schirò» di Piana degli Albanesi, gli
atti e un volume di documenti inediti in collaborazione colprof. Giuseppe Casarrubea.
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Lunedì - 28 Aprile 1997
Ore 9.00 - 23.00
Presiede: ROSARIO VOLASI
(Università di Roma)
Saluti inaugurali:
A. DlLORENZO
(Sindaco di Piana degli Albanesi)
Relazióni introduttive:
F, RENDA
(Università di Palermo)
S.LANARO
(Università di Padova)
L. LOMBARDI SATRIANI
(Università di Roma)
N. TRANFAGUA
(Università di Torino)
Ore 1S.30 -19.30
Presiede: GIANNI PVGLJSI
(Preside della Facoltà di Scienze
della Formazione dell'Università di
Palermo
M. VERGA (Università di Firenze)
nfeudo nella Sicilia dell'età
moderna
R. MANGIAMELI (Università di
Catania)
Gli equilibri politici in Sicilia alla
fine degli anni '40
S. BVTERA (Economista)
L'economia siciliana nell'immediato
dopoguerra
O. CANGILA (Università di Palermo) -,
L'industria siciliana nell'età di
Portella
& LUPO (Università di Catania)
Mafia e banditismo nel dibattito
italiano del dopoguerra (19451960)
Martedì - 29 Aprile 1997
Ore 9.00 -13.00
Presiede: PAOLO VIOLA
(Preside detta Facoltà di Scienze
Politiche dell'Università di Palermo)
G. ANGIOMI (Università di Cagliari)
Fame, terra e contadini nella
Sardegna del dopoguerra
G, D'AGOSTINO (Università di Palermo)
Salvatore Giuliano o del conflitto
dei mai
A. BvrmTA (Università dì Palermo)
Migranti: andata e ritorno
A. CUSUMANO
Migrazioni in Sicilia.
S. D'ONOFRIO (Università, dì Lecce)
n 1° maggio in Stàio: il tempo e la festa
Ore 15.30 - 29.30
Presiede: SALVATORE NIGOSLA
(Preside della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università dì Palermo)
E. GUCCIONE (Università di Palermo)
Alle radici del regionalismo sturbano
M. CORSELU (Università dì Palermo)
Jl giovane Sfarzo dì fronte alla mafia
Ivo BiAGiAtm (Università dì Siena)
La questione degli usi civici nel 2°
dopoguerra
A. BAGLIO ( Ist St Storici G.
Salvemini - Messina)
Organizzazione sindacale e lotte
popolari nella Sicilia orientale del 2°
dopoguerra
S. FEDELE (Università di Messina)
La ricostituzione dei maggiori partiti
polìtici dal '43 al '47 a Messina
A. LANDOLFI (LVISS - Roma)
n PSI dalla sua ricostruzione a
Portella della Ginestra
Mercoledì - 30 Aprile 1997
Ore 9.00 -13.00
Presiede : GIUSEPPE GIARRIZZQ
(Preside della Facoltà di Lettere e
Filosofìa dell'Università di Catania)
G. CASARRUBKA (Preside S.M.S.
/Hvifera-Partinico)
Da Portella della Ginestra alle stragi
del 22 giugno 1947.
G. Di LELLO (Magistrato)
II processo di Vìterbo
P. HAMEL (V. Segretario Generale-A.&S)
La Strage di Portella dette Ginestre nel
dibattito ott'Assemblea Regionale SiciBana,
F. NICASTRO (Giornalista)
La strage in prima pagina
S. DI BELLA (Università di Messina)
La strage dì Portella nel dibattito
att'Assemlea Costituente e nel
Parlamento della Repubblica
Ore 15.30 -19.36
Presiede: FRANCESCO RENDA
C. VALLAUW (Università dì Roma)
n dibattito parlamentare sulla Strage di
Parìglia nella stampa italiana.
O. BARRESE (Giornalista)
L'indagine parlamentare su Portella
U. SANTINO (C. S. D. «G. Impastato»
- Palermo)
La Strage di Portello, la democrazìa,
bloccata e il doppio Stallo
G. C. MARINO (Università di Palermo)
L'eccidio di Portello:una strage solo
italiana?
GIUSEPPE GiAKftizzo
Conclusioni
3
La rottura dell'unità autonomistica
[...] e fu, invece, l'inizio di una rabbiosa
reazione agrariomafiosa concretatasi in
una sanguinosissima e inusitata serie di
attentati terroristici contro i capi sindacali
e politici del movimento contadino. [...].
Ben presto, però, risultò meglio evidente
la stretta connessione del disegno terroristico con gli specifici sviluppi della situazione politica generale. Gli appuntamenti
politici più in vista erano le elezioni regionali del 20 aprile 1947 e le elezioni nazionali del 18 aprile dell'anno seguente. [...]
La serie cronologica degli omicidi di sindacalisti e uomini politici, ricostruita sui
dati ufficiali della Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia, costituisce a tal fine una documentazione
inoppugnabile.
[..,]. Dal giugno '45 all'ottobre '46 (...)
caddero assassinati: Nunzio Passafiume,
a Trabia, il 18 giugno 1945; Giuseppe
Scalia, a Cattolica Eraclea, il 25 novembre 1945: Giuseppe Puntarello. a
Ventimi glia, il 5 dicembre 1945; Gaetano
Guarino e Marina Spinelli, a Favara, il 16
maggio 1946; Pino Cammilleri, a Naro, il
28 novembre 1946; Giovanni Casliglione,
ad Alia, il 22 settembre 1946; Giuseppe
Biondo, a Santa Ninfa, il 22 ottobre 1946.
Secondo periodo. Dal 5 novembre '46 al
18 aprile '48 furono abbattuti: Andrea
Raja, a Casteldaccia, il 23 novembre 1946 ;
Paolo Farina, a Comitini, il 28 novembre
1946: Nicolo Azoti, a Baucina, il 21 dicembre 1946; Accursio Mi raglia, a Sciacca.
il 4 gennaio 1947; Leonardo Salvia, a
Partinico e Nunzio Sansone, a Villabate,
il 13 febbraio 1947; Pietro Macchiarella, a
Ficarazzi, il 1 febbraio 1947; Margherita
Cresceri, Giuseppe Di Maggio, Vito
Allotta, Giovanni Grifo, Castrenze
Intravaia, Vincenza La Fata, Filippo Di
Salvo, Serafino Lascari, Giovanni Megna,
Giorgio Cusenza, Francesco Vicari, tutti
a Portella della Ginestra, il 1° maggio
1947; Vincenzo Lo Jacono, a Partinico, il
22 giugno 1947; Giuseppe Casarubea e
Michelangelo Salvia, a Partinico, il 30
giugno 1947; Giuseppe Caiola, a San Giuseppe Iato, il 3 novembre 1947; Vito
Pipitene, a Marsala, l'8 novembre 1947;
Giuseppe Maniaci, a Terrasini, il 25 novembre 1947; Vincenzo Campo, a
Gibellina, il 22 febbraio 1948; Epifanie Li
Puma, a Petralia Sottana, il 3 marzo 1948;
Placido Rizzotto, a Corleone, il 10 marzo
1948; Calogero Cangelosi, a Camporeale,
4
i! 15 aprile 1948.
Dopo il 18 aprile '48, terzo ed ultimo
periodo prolungatosi per oltre un decennio, gli uccisi furono: Nicasio
Triolo, a Trapani, il 10 ottobre 1948;
Leonardo Renda, ad Alcamo, I'8 luglio 1949; Eraclide Giglio, ad Alessandria della Rocca, l'8 marzo 1951;
Gaetano Genco a Montedoro, nel 1952 ;
Vito Montaperto, a Palma di
Montechiaro, il 13 settembre 1954;'
Salvatore Carnevale, a Sciara, il 6
marzo 1955; Giuseppe Spagnolo, a
Cattolica Eraclea, il 13 agosto 1955;
Pasquale Almerico, a Camporeale, il
25 aprile 1957: Vincenzo Di Salvo, a
Licata, il 17 marzo 1958; Paolo
Bongiorno, a Lucca Sicula, il 20 settembre 1960; Carmelo Battaglia, a
Tusa, il '4 marzo 1966.
[... ] In ordine alla qualifica politica, la
maggior pane delle vittime lurono comunisti e socialisti. Ma, circostanza
sfuggita agli osservatori contemporanei, che ne sottovalutarono l'importanza, fra le vittime non mancarono
anche i democratici cristiani,!...].
11 progetto di «sparare sui comunisti»
a PorteJIa della Ginestra, nel corso
della manifestazione celebrativa della
festa del lavoro, il 1° maggio, prese
corpo e fu messo in esecuzione nel bel
mezzo di quella malferma e incerta
situazione, Dai contemporanei però la
coincidenza fra quell'attentato e le scadenze drammatiche della situazione
politica non fu colta pienamente, e
comunque non ne furono evidenziate !e
ìntrinseche connessioni. Da molte parti
fu addirittura posta in discussione la
natura politica della strage. Le causali
del delitto non parvero declinare in
ogni caso, nei senso di un progetto volto
a buttare all'aria la politica di unità
nazionale. Il segno di quella difficoltà
trovò speculare riflesso nella indagine
giudiziaria. La Corte di Assise di
Viterbo, direttamente investita della
complessa questione, e non ostante le
insistenze delle parti civili, non ritenne
di avere gli elementi processuali per
procedere in quel senso. (...) Nella stessa sentenza furono anche precisate quali erano quelle «esteriorità in parte vere,
ma malamente interpretate o piegate a erronee
interpretazioni». Oltre
ai noti rapporti fra
Giuliano e i capi
separatisti; fra Giuliano e alcuni altissimi
funzionar! di polizia
nonché con il procuratore generale della
repubblica di Palermo; fra Giuliano, la
sua banda ealcuni uomini
politici
monarchici e non, in
ordine ai quali il dibattimento aveva fornito non pochi sconcertanti particolari;
oltre anche alla rivelazione fatta durante il dibattimento medesimo dal luogotenente di Giuliano, Gaspare Pisciotta,
circa la identità personale dei personaggi politici da lui esplicitamente e
nominalmente indicati come mandanti
del delitto di Portella della Ginestra; e
oltre ancora alle altre circostanze emerse dal processo, l'elemento più significativo, cui la stessa Corte di Viterbo
dedicò la massima attenzione, fu costituito dalla lettera che, come si legge nella
sentenza, Giuliano ricevette alla vigilia del
1 D maggio:
«Nel pomeriggio di un giorno non esattamente precisato, ma che, si disse, non
possa andare al di là del 27 o 28 aprile,
a Giuliano fu recapitata una lettera dal
cognato Pasquale Sciortino, mentre il
capo dei banditi trovavasi presso la
(contìnua nella pagina seguente)
masseria dei fratelli Giovanni e Giuseppe Genovese, che sono fra gli imputati presenti al dibattimento.,. La lettera
fu letta dal Giuliano e dal cognato, fuori
della presenza di coloro che, pur facendo parte della banda, trovavansi in quel
momento presenti; appena compiuta la
lettura fu bruciata. Giuliano, immediatamente compiuta la lettura e dopo averla
bruciata, chiese a Giovanni Genovese
dove fosse il fratello Giuseppe; Giuliano disse al Genovese le seguenti parole
"è venuta la nostra ora di liberazione";
Giuliano manifestò al Genovese quella
cheeral'ideasua: sparare contro coloro
che avrebbero, nel primo maggio prossimo, preso parte alla festa da svolgersi
in contrada Portella della Ginestra.
Quella circostanza, oltre che dalle deposizioni di taluni degli imputati al
processo, fu ulteriormente confermata
da due memoriali inviati alla Corte
dallo stesso Giuliano, e dalla Corte
ritenuti validi ai fini della indagine
giudiziaria.
[... ] La Corte di Viterbo, pur rinunciando ad indagare sui mandanti e sulle
causali politiche della strage, non escluse, tuttavia, che, con intenti diversi da
quelli giudiziali, l'eccidio potesse venire esaminato anche nelle sue connessioni
con il banditismo, la mafia e la politica.
[...] Fu, del resto, la stessa Assemblea
Costituente, e la circostanza ebbe rilievo nella sentenza, a concludere in modo
difforme dalla Corte di Viterbo, votando il 2 maggio 1947, a proposito della
strage di Portella, «un ordine del giorno
in cui si diceva, fra l'altro, che l'Assemblea si attendeva dalle autorità e dal
civismo dei cittadini una energica azione per individuare ed affidare alla giustizia gli autori e i mandanti della strage». Lo storico, quindi, non dovendo
emettere sentenze penali, ma raccontare e interpretare i fatti può, a sua volta,
prendere in considerazione il problema
dei mandanti della strage non per individuarli nominalmente e affidarli alla
giustizia - che non è compito suo, - ma
per inquadrare la strage medesima nel
suo contesto generale e darne il senso e
la portata.
Nella serie degli atti di terrorismo agrario mafioso eseguiti fra il novembre '46
e l'aprile '48, quello di Portella Bella
Ginestra occupò l'ottavo posto. Coloro
che lo concepirono e ne decisero i modi
e i tempi di esecuzione, naturalmente
tennero conto che se l'attentato voleva
essere efficace, e produrre gli effetti
desiderati, doveva avere un rilievo fuori
del comune, e comunque non
raffrontabile ai precedenti; sia perché si
trattava di dare una risposta ad un fatto
straordinario, quale appunto era il fatto
politico elettorale dei 20 aprile: sia perché occorreva che suscitasse una impressione altrettanto straordinaria. La
strage di Portella delle Ginestre in tal
senso intese, dunque, avere il valore di
attentato ad altissimo potenziale terroristico volto a conseguire risultati politici tali da far dire a Giuliano: «è venuta
l'ora nostra della liberazione». Quali
fossero quegli effetti così fragorosi non
fu mai stabilito; e non a dato perciò
ipotizzare quale ne fosse la precisa mira
politica. Che, però, l'eccidio di Portella
della Ginestra abbia avuto come effetto
specifico quello di provocare una deflagrazione politica fuor del comune, come
certo era nella attesa degli esecutori e
dei mandanti, è un fatto che non si
presta a discussione. Nella ricerca delle
causali e dei mandanti della strage,
partiamo quindi non solo da quanto è
emerso dal processo di Viterbo, ma
anche e soprattutto da quel che accadde
in Sicilia e in rutto il Paese in coincidenza diretta con la strage medesima. Ai
fini di tale ricerca, per altro, la
storiografia, oggi, dispone degli apporti concettuali e di metodo conseguiti
nella analisi e interpretazione della più
recente ondata di terrorismo che ha
insanguinato l'Italia. In via generale,
come ipotesi del lavoro storiografico
appare del lutto legittimo applicare al
terrorismo agrario mafioso degli anni
'40-50 il canone interpretativo del terrorismo industriale urbano degli anni
'70-80. La bomba fatta esplodere nella
sede della Banca dell'agricoltura inpiazza Fontana a Milano (o a piazza della
Loggia a Brescia; o alla Stazione ferro
Prarttesai
Storia della Sicilia
d-J 1140 ti 19TO
viaria di Bologna; o sul treno Italicus)
non fu certo un progetto di strage meno
efferato e irrazionale di quello di Portella
delle Ginestre. Dal punto di vista degli
effetti politici e propagandistici, nondimeno, l'attentato che più ebbe ambizioni e finalità analoghe a quelle dell'eccidio del 1 ° maggio 1947 fu senza dubbio
il rapimento (e l'uccisione) del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo
Moro. Come è ormai accertato, i terroristi con quell'atto intesero far saltare
in aria la piattaforma della politica di
solidarietà nazionale, donde i tempi e le
modalità della sua esecuzione. Se a ciò
in tutto non riuscirono, fu perché le
forze politiche interessate, avendone
compreso prontamente il disegno, non
caddero nella trappola.
[...] Gli effetti politici e psicologici della strage, al di là di ogni previsione e di
ogni proposito, furono quindi
dirompenti. Dopo Portella della Ginestra, ogni canale di comunicazione fra
sinistre e DC fu avvelenato, e la situazione politica nazionale, già di per sé
acuta, tese subito a precipitare. In Sicilia, i rapporti si arroventarono a tal
punto, e la rottura fu cosi subitanea e
devastante che la ipotesi di un governo
siciliano con la DC a direzione Blocco
del popolo o anche con la sua semplice
partecipazione divenne manifestamente impraticabile. 11 rifiuto della Democrazia cristiana siciliana risultò evidente prima ancora che, sul piano nazionale, il 13 maggio, De Gasperi si affrettasse ad aprire la crisi di gabinetto, che poi
si concluse, il 9 giugno, con la esclusione dei comunisti e dei socialisti. A
Palermo, comunque, si venne alla scelta dopo che nazionalmente fu spianata
la via, e la soluzione fu una maggioranza di centro-destra, con a presidente
della Assemblea regionale Ettore Cipolla, deputato del Fronte dell'Uomo
qualunque, e a presidente della giunta
di governo Giuseppe Alessi, la personalità più in vista della sinistra democratico-cristiana. Il voto politico del 20
aprile ne fu quindi intieramente
vanificato. [...]
Francesco Renda
(Tratto da: Storia della Sicilia dal 1860
al 1970, IH, Palermo, Sellerie 1987, pp.
270-284)
PORTELLA DELLA GINESTRA
Microstoria di una strage di stato
La strage di Portella della Ginestra
ha sempre suscitato, nell'opinione pubblica, un interesse notevole. [...] Si trattò, infatti, di una vicenda che [...] ebbe
un'eccezionale risonanza sulla stampa
nazionale e internazionale, animò i dibattiti parlamentari e fu oggetto di vive
attenzioni persine in seno all'Assemblea Costituente. [...] Il carattere torbido dì quell'evento provocò anche una
proposta di inchiesta parlamentare sul
comportamento delle pubbliche autorità e, in particolar modo, delle forze
dell'ordine io Sicilia, nel periodo compreso tra U1943 e il 1951. [...] «Nella
sostanza - scrìvevano i parlamentari - si
è avuta l'impressione che l'onorevole
Sceiba volesse coprire pcrfas et nefas i
suoi funzionali». £, a scanso di equivoci, rispetto al processo che si stava
celebrando, aggiungevano: «...come la
Magistratura non è tenuta a ritenere
vero ai propri fini un ratto affermato
tale dagli organi del potere esecutivo o
dal Parlamento in una sua relazione,
così il Parlamento non è tenuto a ritenere che la verità sia rinchiusa entro i
limiti della 'Verità giudiziale"». Si erano capiti ormai gli orientamenti e i
ritagli operati dai giudici di Viterbo ma,
per tutti gli italiani di buon senso, valeva l'opinione espressa, in quel tempo,
da Giuliano Vassalli, ordinario
nell'Università di Genova. L'eminente
cultore di diritto penale aveva scritto:
«È ancora presto, troppo presto, perché
seriamente si possa formulare un giudizio definitivo sui ratti che tra il 1945 e
il 1950 si svolsero in alcune zone della
Sicilia e la cui realtà appena comincia
ad intravedersi attraverso il processo
che da più di cento udienze si celebra
nella Corte di Assise di Viterbo [.,.].
Ciò che indigna l'opinione pubblica in
questo affare è che .lo Stato italiano
stesso, nel suo potere esecutivo, nei suoi
organi di polizia, talora sinanco in altri
organi ancor più responsabili della tutela della giustizia e della legge, sia
sceso a patti e a sistemi tali da for si che
tutti gli italiani ne debbano portare avvilimento e rossore».
Questo libro ha un'ambizione, semplice nella sua ispirazione di fondo:
dare un fondamento scientifico a un'ipotesi [.-] in base alla quale la strage di
Portella della Ginestra è stata opera non
$
tanto, e non solo, di un gruppo di pastori
analfabeti (versione ufficiale, ancoca
alla data odierna), quanto, in realtà,
della mafia territorialmente competente, di gruppi politici ben precisi, e di
apparati istituzionali interessati, a diversi livelli convergenti, a una particolare gestione dello Stato.
[...] se dalla composizione di vari frammenti di verità, emerge un quadro coerente e leggibile dei fatti, allora si deve
considerare - come è giusto che sia Portella uno dei più gravi atti di terrorismo politico nella storia della nostra
Repubblica,[...] Portella è l'atto di nascita della mafia nella nuova Repubblica. È anche luogo-simbolo della volontà di riscatto del mondo contadino e, al
contempo, di una ragion di Stato cinica
e perversa, frutto di una volontà criminale capace di intrecciare assieme interessi di alcuni ceti privilegiati, settori
del mondo istituzionale, politica regionale e nazionale. Rappresenta anche
una serie di complicità senza precedenti, che hanno consentito non solo
che un crimine tanto efferato potesse
realizzarsi, ma anche che esso fosse
protetto, nel tempo, a diversi livelli: da
quello parlamentare, a quello dei palazzi di giustizia, dai testimoni che sapevano e hanno preferito tacere, alla distorsione della verità, negli atti e nei comportamenti di quanti, forze dell'ordine
ed esponenti delle istituzioni o comuni
cittadini, hanno preferito salvare se stes-
si, tacendo o mentendo.
A distanza di cinquantanni, perciò,
è doveroso sgombrare, attorno alla strage, quell'alone di mistero che molti
hanno voluto costruire, perché la ricerca della verità risultasse ancora difficile, anche se i fatti e i dati della storia, il
contesto* nel quale Portella si verifica
come evento, rappresentano un ritaglio
specìfico, una sorta di continuità territoriale, di violenza strutturata e
connaturata geograficamente e politicamente.
[...] Portella è, perciò, anche la storia
di un processo che non si è mai fatto.
Congiurarono contro i singoli atti istituzionali, e ciò, nonostante la tesi dell'esistenza di mandanti fosse stata decisamente avanzata dalle stesse forze dell'ordine che avevano avviato le prime
indagini, ad un certo punto bloccate da
ragioni di competenza. Alla prima pista, segui subito, nel volgere di qualche
mese, quella più decisiva; si scaricò il
peso penale, morale e politico di quelle
vicende, su un gruppo di persone che
non avevano, per la loro condizione di
classe e per la loro formazione culturale, alcun interesse contrario a quello dei
lavoratori e delle loro organizzazioni
politiche e sindacali. Molte non c'entravano con la strage, altre erano state sì
manovalanza armata, ma non mandanti. [...] Analogamente, la delimitazione
di tutto l'iter processuale riguardò la
negazione del carattere politico delle
stragi, e dei mandanti, il dato di una
supposta inesistenza di documenti probanti circa la connessione tra politici e
criminali. Cosi i giudici di Viterbo agirono in perfetta sintonia con i loro
colleghi palermitani. Chiarisce Di Lellc
che «ciò che rende tragicamente particolari
i palazzi di giustizia» di queste, come di
molte altre città, è «la natura della borghesia tutelata», una sorta di complicità di
classe sorreggente l'intero assetto del potere nazionale. E, di fatto, è lungo il percorso
di costruzione del nuovo Stato che vengono
ad inserirsi, nella specificità della condizione siciliana, la vicenda di Giuliano e le
stragi di Portella e del 22 giugno 1947 [...].
Giuseppe Casarmbea
(Estratto da:, Portella della Ginestra
microstoria di una strage dì Stato, Milano, FrancoAngeli, 1997, pp. 9-15)
Un mistero lungo 50 anni
Sono trascorsi cinquantanni da
quel tragico primo maggio 1947.
Ma dopo mezzo secolo il mistero
è più fìtto che mai sulla strage di
Portella della Ginestra. L'unica
certezza - amara e impotente • è
rappresentata dal numero del
morti e dei feriti. Per II resto è
buio fìtto se si cerca ancora la
verità su un avvenimento che ha
fortemente condizionato la storia
della prima repubblica d'Italia. E
Questo dopo cinquantanni In cui
si sono accavallati uno dietro l'ai"
tro, senza soluzione di continuità, inchieste giudiziarie e processi, accertamenti e indagini, ricerche storlche, libri e reportages
giornalistici che ormai non si contano più. Teoricamente ci sarebbe materiale sufficiente per scrivere finalmente la parola tcfme»
su questo avvenimento al termine di una ricerca approfondita
quanto documentata. Afa come
dimostrano l'esperienza e le ultime uscite editoriali, in realtà manca sempre qualcosa per poter
definire II «contesto» in cui maturò e fu voluta la strage. Insomma,
il «giallo» è insoluto. Almeno fino
ad oggi.
Resta la speranza del contributo
che potrebbero offrire gli archivi
storici, quando questi, scaduti I
termini, saranno aperti e quindi
disponibili alla ricerca. Intanto
quelli italiani, ma anche di atto
Paesi, soprattutto degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. La verità,
a quel punto, sarà più vicina?
Oppure II mistero che da cln-
quant'annl copre il movente e
l'identità di chi volle quella strage
non troverà mal soluzione?
C'è come un complotto di silenzi,
omissioni, superficialità e confusione che condiziona la verità
sulla strage di Portella della Ginestra. Sembrerà paradossale, ma
cosa sia accaduto quella mattina
tra il Pici i Pelavet e la Kumeta
deve essere ancora ricostruito.
Una ricostruzione «povera», intesa come un «nocciolo duro» attorno al quale stratificare mano a
mano una verità che sia plausibile e accettabile da parte di tutti.
Una ricostruzione limitata alla
successione dei «fotogrammi»
della strage attraverso le testimonianze di quelle migliaia dì persone raccolte attorno al Sasso di
Barbato per commemorare la Festa dei Lavoratori, E non c'è tempo da perdere per raccogliere le
parole e i ricordi che con il trascorrere del tempo sono sempre
più evanescenti e imprecisi nella
mente di chi quel giorno vide e
sentì. Basta la nuova testimonianza di un sopravvissuto per capire
che la dinamica della tragedia
offre tuttora spunti di verità che
non hanno mai trovato sbocchi
in nessun documento ufficiale
dell'inchiesta giudiziaria che fu
condotta nelle ore, nei giorni e
nelle settimane - per non parlare
dei mesi e degli anni - successive
alla strage.
In attesa di conoscere il «contesto» della strage, ricostruiamo
almeno il teatro In cui si compì la
tragedia delle undici vittime innocenti. Non c'è tempo da perdere. Prima che la memoria scompaia. I documenti ufficiali, a questo proposito, sono molto carenti.
Mezzo secolo dopo, quando gli
stessi luoghi non sono più gli
stessi, ci si interroga ancora sul
numero delle postazioni da cui
spararono Salvatore Giullano e
gli assassini della sua banda; sul
numero e sul tipo di armi utilizzate; sul numero dei colpi sparati
attraverso II conteggio del bossoli ritrovati. Elementi, questi,
quasi banali In qualslasl Inchiesta. Eppure per Portella della Ginestra anche questo aspetto non
sarà purtroppo mai chiarito, perché cinquantanni fa sopralluoghi
e accertamenti furono carenti e
confusi. Come se II primo maggio
del 1947 fossero state fatte le prove generali del depistiggio che
ha caratterizzato tutte le a/tre stragi che hanno scandito puntualmente la storia del nostro Paese.
Bisogna ricostruire, dunque, lo
scenario. Anche per sciogliere II
nodo se a Portella, oltre Salvatore Giullano e la sua banda, quei
giorno c'erano altri assassini.
Insomma, cominciare da lì, cinquantanni dopo, a ricostruire,
tassello dopo tassello, II mosaico
che forse disegnerà un quadro di
verità, responsabilità e collusioni
Inconfessabili. Almeno per rendere giustizia ai morti e al feriti.
Giorgio Retta
Adlgnazio Buttìtta: Un ricordo e un omaggio degli Arbèreshe
i Unpopulu
\ a colina
- spugghiatilu
! attupatìd a vucca,
I è ancora libiru,
; Livativi u travaggkìu
; M passapnrtu
; a tavola unni mancia,
i u letta unni dormi
\ ancora rìccu.
>
[ Uìipopulu,
; diventa povìru e servii,
• qttannii ci arrobartnu a
; lingua
\ di patri:
\ persu pi sempri
| Ascoltai per !a prima volta questi versi verso la prima metà degli anii: setffiiìta. Jgr-azio Burina li isc::o con la .- j*
| severa voce dall'alto di un paico ampio, enorme, illuminato a giorno. Era stato innalzato per ospitare il anjppc
: musicale che avrebbe chiuso con la consueta baraonda ritmica l'annuale festa dell'Unità. Tutù, allora aspettavamo
; I 1 esibizione, quando con meraviglia notammo ìa figura di un vecchietto arzillo che saliva salteiiancio i pochi grac:r i
; che lo avrebbero condotto al centro di quel palcoscenico. i;Chi è?", chiedemmo agli organizzatori. ~ J E" lenazi:
} Buttitia il poeta di Baghcria". ci rispose l'addetto ad uno stand. i;N:o, è il poeta della Sicilia", aggiunse irrinìecjata| mente l'altro che io affiancava., "Ho letto quasi tutti i suoi libri". Scrollammo le spalle: Quei fuori-programma e:
j parve inopportuno, e come infastiditi ci allontanammo dal centro delia piazza; gli altri aJoiescen ti assiepati nei pre^i
i del palco ebbero la medesima reazione di disappunto.
! Buttitta notò quei movimenti, e senza scamperei, con voce tonante, ci obbligò a fenr.art il nostre strascicare: "H:.
. ta picciotto1'', ognuno di noi pensò d; essere i! "piccione'' che queiia voce ci chiamava. "Si. tu, picchi ti ni vai; 1^
: ti vogghiu parrari, vogghiu sapiri quanti libri ci sunni; a to casa "'. Tutti ci guardammo con stupore. I libri, era venute
.per chiederci se nelienostre case c'erano libri'? E checosa centrano i libri con unaFetf.adei!'Unrtàecor.ie canzonette?
! Continuò: "Oggi io parru in sicìlianu.e tu picciotto raChiana,carri in aìbanisi.Ma mmani, fra virnanni, fra irintar.r.L
j io e tu. comu amm'a parrari? In siciliana,in albanisi. o forsi torsi in italiana, o magari in ingiisi, corr.u ann'afarichis^ì
i casutta?" Con un gesto deciso, con l'indice puntato verso i! gruppo di musicisti che ascoltava le sue parole. Buttine.
i assunse una posizione diversa, la sua voce divenne più roca e più intensa, più severa, iniziò a recitare i suoi versi
Tutti ci avvicinammo, ci stringemmo al palco, non più incuriositi, ma affascinati e travolti da quel vecchio ;:
Bagh cria. Le sue parole ci colpirono, ci colpi in particolare t'ultima strota, chein molti di noi lasciò unprofondo se mo.
j Buttitta ne recitò tante altre di poesie quella sera, poi aila fine quando scese dal palco ci avvicinammo in rami e )L:
i tornò a raccomandare ad ognuno di noi, con parole ferme e sagge. di non arrenderci, di non diventare "poviru s
{servir', dj difendere ''Alingua/àddulata di patri". Alcuni anni Jopo lessi quelle stesse strofe in due ìibn intitolati San
i Basile: Antologia poetica(1980)e Testi folcìonstici di I-alconara Albanese (1995), entrambi curati da Italo-Albanesi
' che nelle parole dei vecchio poeta di Bagheria avevano ritrovato, più che una ragione d'impegno, una speranza
j quella di mantenersi ricchi e liberi ancora per qualche tempo
Matteo Mandala
Portella delle ginestre
E PARA E MAJIT
Nella terra delle ginestre
odorose
sono rimaste le pietre
e qualche croce.
Solo la primavera Tadorna di fiori
incolti e di cespugli.
Sulla montagna che la sovrasta
figure nere
sono ancora in agguato.
Né mengjes u lind maji
ne mes mijèra flamurèsh té kuq
e rreth djebès muzikantèt
i rane "Himnit té punétorevei".
Zyrtarìsht lindi
pèrqafuar nga Kumeta
pèrkèdhelur nga Picuta
e pati dhénè' emrin
"Purtelja e Gjinestrès",
Mijèra gjinde t'e kremtonin
me bukén te trasta
dhe gazìn ne buzé.
Njémajl947
Bukur te gryk'e spartave valevìtit,
néfushé tekttqe,
shqiponja f ' u sultéhuajve
turq.
ArgatSt ne feste, afBr mala fiftigarét
pergjah.
Gra né late me vani, shtépi
né' lip.
Ka te rinj né radhe tepore
epleq te vrarépérdbe,
Po verni pérpara per nje shoqSrì
Zef Skiro Di Modika
Pushkat t'e kendomn
me gézim ironik.
E para e majit
dite per te lindur
dite per té vdekur.
Kur gazet u shuan
harejaubé lip.
Mbi njè radhè varresh
syte s'kanè me lot.
Perèndimi ka pasqyrime gjaku.
Nesèr do te beje mot i mire?
G. Schifò Di Maggio
Un seculu di storia
/.../ Petfi efangu
pi cu supporta a miseria.
petri efangu
pi chi batti i manu e putenti,
petri efangu
pi cu non metti u coddu
ntafurca da lìbirtà:
u dicu e siciliani,
e mi scatta u cori!
E fu aeri,
(a data non cunta)
io vitti chiànciri i mairi
nto Chiana da Purtedda,
e Savena Megna
addinucchiata supra l'erba
parrari cu so figghiu ammazzate.
Idda ti videva,
io no:
foddi era io
si doppu vitti nèsciri di fossi
tutti i morti pa lìbirtà da Sicilia:
vivi
a migghiara a marùsi,
cufocu nta l'occhi! [.. J
Ignazio Buttitta
TRACCE NELLA MEMORIA
La memoria di un evento tragico, qual
è stato quello verificatosi a Portello
dette Ginestre cinquantanni orsono,
non può essere contenuta nei limiti del
tempo e dello spazio, ma li travalica
ampiamente per diventare eredità di
un popolo vigile nella difesa dei valori
detta sua storia e detta sua civiltà,
detta giustìzia e detta democrazia.
E monito perenne per chi si arrogiti il
diritto di attentare atta vita degli altri,
di stroncare e di spegnere le speranze
degli innocenti, dei deboli, degli
indifesi E innocenti erano Vìto Allotta,
Giorgio Cusenza, Intravaia Castrense
e tutti gli altri lavoratori colti inermi
dalle raffiche dette armi omicide,
n sacrificio dette vittime, cadute nel
fiore degli anni mentre gioiosamente
si disponevano a vivere le ore liete
detta festa dell0 Maggio 1947, appare
- dopo mezzo secolo • terribile nel suo
orrore e inutile a chi, allora bambino
e ora adulto, ancora incredulo e atto~
nito, si chiede il perché di tanta ferocia, il perché di tanta barbarie.
Rallegravano lagjitonia creature come
Margherita Clescerì quando, betta e
fiera madre, scendeva dotto Sheshi
dove abitava; o Giovanni Megna, il
bellissimo ragazzo ventenne che aveva
dipinto sul volto la gioia di vivere; o
ancora Serafino Lascari di appena
quattordici anni. A chi poteva o può
servire la vita di un bambino che già
l'età novella fa innocente? Vìttime
sacrificali di mostri generati dal sonno detta ragione!
Un ricordo grato va at dottar RaccugKa
(Taparella) - medico dei poveri - come
UN MONDO DI COLORI
Nicola Barbato, che non risparmiò
energie e lacrìmenel soccorrere i feriti
- tanti - che quel giorno maledetto
macchiarono di sangue il suo ambulatorio.
Tracce ài memoria indelebili per non
dimenticare finché, non una verità, ma la
verità su PorteUa sia registi-ria netta storia e sia tramandata nei secoli
Tracce ài memoria per riflettere sui
problemi riemergenti - dopo cinquantanni - in tutta la loro drammaticità quali la povertà, la disoccupazione, la solitudine, la depressione, la
caduta dette speranze, la mortificazione delle energie creative e delle
progettualità di tante splendide risorse giovanili vanificate nell'attesa ài
una occupazione gratificante per la
quale sia valsa la pena avere affrontato sacrifici e difficoltà di vario genere.
"Presto che è tardi" è il titolo di un bel
romanzo edito qualche anno fa.
E bisogna fare presto a sanare il
dramma della disoccupazione e dare
la sicurezza del lavoro se non si vuole
che Ì ragazzi passino dalla adolescenza alla vecchiaia senza essere stati
giovani.
Onore ai morti di Portello che - più
buoni di noi • hanno sicuramente perdonato ì loro carnefici e, nel riposo dei
giusti pregano per le loro famiglie e
per tutti coloro che lottano per la pace
e la concordia tra gli uomini, felici,
nella pace del cielo, ài essere rimasti
vivi nel cuore e nella mente della gsnte
di Piana degli Albanesi.
Pio» Ortaggio
Forse più Importante del presente Cinquantesimo anniversario
della Strage di Portella della Ginestra,
è
stato
II
Quarantanovesimo. È l'anno
scorso che si sono visti, direi, a
occhio, i frutti della democrazia e
della libertà, che, insieme con la
giustizia, le vittime della strage di
Portella speravano maturassero
un giorno.
È stata simbolicamente una questione di colori, la festa del I*
Maggio 1996.
Per la prima volta alla sfilata per
(e vie di Piana e alla manifestazione a Portella della Ginestra dello
scorso anno, qua ramano vesimo,
si sono visti sventolare i colorì
delle bandiere di tutti i partiti della nostra Repubblica. Una quasi
incredibile sorpresa! Fra le tradizionali bandiere rosse dei partiti
di sinistra, si mescolavano i colori delle bandiere dei partiti aderenti al Polo delle Libertàl Ogni
sincero democratico avrà gioito
alla vista dei colorì che caratterizzano le varie formazioni politiche. E la logica considerazione è
la seguente: la gente di Piana è
maturata. Non soltanto le «normali» bandiere rosse di tutti gli
anni, ma anche le bandiere multi*
colori di chi sente ormai che
Portella della Ginestra appartiene a tutta la gente di Plana.
È stato un riappropriarsi di qualcosa che fin dall'inizio era stato
di tutti, ma che le lotte politiche
degli anni cinquanta e seguenti
avevano separato e distinto.
C'ò comunque un precedente, il
Quarantesimo anniversario, dieci anni fa, con la partecipazione
dei Sindacati Confederali colorò
d'arcobaleno la folla con le bandiere dei rispettivi sindacati; ma
nulla di paragonabile, anche simbolicamente, a quanto visto lo
scorso anno.
Sono avvenimenti Godesti di immenso valore democratico, che
fanno ben sperare per il futuro
della nostra gente.
Credo che le vittime di Portella
volessero proprio vedere un giorno 11 sullo spiazzo, dove le pietre
hanno sagome quasi umane, volessero vedere un mondo colorato, ma non a caso, de» colorì dell'umanità buona.
G. Schiro Di Maxho
9
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Patto
Territoriale
Un nuovo
governare lo
sviluppo
n; concertazione ssi r'sr.o ;e^
SeiìceeCcrleonese.
Ur.a data importante per Piana e per la zona
:ntersssat£s una occasione di sviluppo da non
perdere, ma soprattutto .a sfida di dimostrare
che proprio in questa zona sì può attivare un
percorso di s\'il!jppc neiia legalità.
il comune d'i piana deci! Aioapesì è i' seggette
orornoìore de! patto terntoriaie dell' Aito BeliceCorleonese un territorio geograficamente di
forma ellittica Mniditè centri rraggiori Monreale
a Nord, e Corleone a Sud e gii afri 16 comuni
attorno a questa direttrice quaìi: Aitofonte,
3isaq'Jinc, Campofionic Campereste, Cefalà
Diana, Chiusa Scialarli, Scorano, Marineo,
Piana degli Albanesi: Prizzi, Roccarnena, San
Cipireiic, San Giuseppe Jat:, Santa Crestina
Gela e Wafrati,
:i gruppo promotore na estuate inoltre uns
raccolta di cati essenzis!; per is lettura del
;errìtorio in ra'aztone aii:are3 dei patto
C!assinc3ncr'ji;inoppcrtLj~:eJl3;stieqLiaf::!Ìve!lc
di istruzione, districuzic.is dalla popolazione
attiva, imprese, occupazione, addetti per
settore, percentuali degli addeni; aziende di
allevamento, aziende agrcoie. sìud: sui
lerritorio, p!animetrie, normative, eiemerìti su!
POR studi pedologici e studio deli'ESA.
•1 motore di sviluppo dei patto può essere
individuato in un modello integrato che sia in
grado di creare sinergie positive tra le varie
caratteristiche dei territorio e che, partendo
dalia compresenza di prodotti tipici alimentari
ed artigianali di sita qualità e dalie potenzialità
ai sviluppo turistico deir area riesca ad integrare
tra loro tali elementi consentendo di sviluppare
una moderna imprenditoria nell'agricoltura e
neii:aiìevamento che faccia da volano
aìi'ifisediamento di attività produttive
manifatturiere e alla vocazione dei territorio
come retroterra dell'area metropolitana di
12
Sol di maggio
un inter.àa attività ai animszic-ne ce! ^:g.9ed
Imprenditoria:! presen:! :-.e'> ter-iioric
••accogliendo entusiastiche adesioni e
Qualificate proposte di Investimenti produttivi
per un totale di circa 290 miliardi, su un
territorio di circa 10S mila ettari e 111 mila
spiranti. Oggi si sta procedendo alia verifica
:e!Ie campatbilità territcriaii dei prcgsttì di
investimentc privato, ai raccordo con ie
infra strutture pubbliche da realizzare ed aiis
preparazione delia concertazione :on ie parti
scciai! finalizzato a! rag giungi mente eie!
orctocolio G intesa cori iì CN£L
Gli investimenti previsti nel tenutone, tra
p jbbiici e privati saranno di circa 180 miliardi
:t! patto territoriale non può ds solo risolvere ,problemi dello sviluppo economico delie aree
depresse, in particolare in Sicilia, se a questo
:mportante strumento non si affianca una
politica di snellimento delle procedure
hurocratiche: di chiarezza di competenze e di
una più rispondente e moderna panJScazicna
territoriale che tenga conto de! ruolo
determinante delle Autonomie Locali.
Di recente questo "Patto Terntoriate". ideato e
coordinato dal Sindaco di Piana degli Afianesi,
è stato scelto dall'Europa come 'Patto Pilota".
Su questi temi, e sui iemi dei lavoro e delio
sviluppo in generaie ; nel!ambite delle
celebrazioni per il Cinquantenario di Portella,
presso l'Auditorium Portella della Ginestra in
via Matteotti: si svolgerà il 2 maggie 1997alie
ere 16.00 il dibattito Lavoro. Dall'occupazione
cteiie 'erre 21 Patti Territoriali cui
parteciperanno: Salvatore Aiarràs.. Claudio
Barone, Pieriuigi Bersani, Cario Borgcmec,
Salvatore Butera, Antonio D'Amato: Nino Di
Lorenzo, Giuseppe Lumia, Emiiio Miceli, Attilio
Orlando e Isaia Saies.
Son fiorite le ginesìre.
già si sente il sol ài maggio
sopra il sasso dì Barbato.
TaniQ voci, solo un coro.
Di gerani le finestre
sono piene ai passaggio
del cortèo che si è formato
per la festa del lavoro.
San fiorite le ginestre,
giù si sente il sol di maggio.
Dopo i lutti della guerra
va per• l'aria il messaggio
dei sorpasso alle aestrs
e le lotte per la terra.
O oooooo
Mai non vìnce la barbale,
non ci piega la temperie,
Ai caduti del lavoro
grato sia il pensiero.
Son fiorile le
già si sente il sol di maggio,
G. Schirò di Modica
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