> BIBLOS Tt Portella della Ginestra: il valore della memoria Coincidenza vuole che mi trovi ad essere sindaco del comune di Piana degli Albanesi nell'anno in cui ricorre il 50° anniversario dell'eccidio di Portelia (1947-1997), con tutto il peso e la responsabilità di fare parte del comitato organizzatore delle manifestazioni che si svolgeranno dal 26 aprile al 3 maggio. La strage di Portella e gli avvenimenti attorno a quegli anni offrono diverse chiavi di lettura quali: banditismo e mafia, movimento contadino e potere agrario, mafia e politica, separatismo e autonomia, lotta per il lavoro e modelli di sviluppo, stragismo e misteri (istituzioni deviate), giustizia e verità, tona per il lavoro ieri e oggi Tanti punti di vista per capire, per sapere, per conoscere la verità. Dalla lettura dei giornali e dal dibattito parlamentare dell'epoca, emerge oltre che una responsabilità politicomafiosa, un atteggiamento che, ahimè, è ancora oggi ricorrente. Mi riferisco al fatto che ogni volta che avviene un attentato a rappresentanti sindacali, politici e istituzionali, oltre a chi sincèramente solidarizza con le vittime, vi è chi fa serpeggiare commenti che minimizzano l'accaduto o addirittura il «chissà chifici» o «un si fa l'affari sua». H risultato è quello di isolare ed esporre sempre di più le vittime e non il carnefice. È quanto è accaduto anche per gli attentati che hanno subito dal *94 ad oggi le nuove amministrazioni locali, in particolare quelle progressiste. Oggi, però,la verità giudiziaria emerge chiara ed individua nella mafia la regia di quegli attentati. Spero che oggi, lo Stato, oltre ad avere ottenuto significativi risultati sul piano giudiziario e repressivo, faccia la sua parte nel riconoscere e risarcire il danno subito dalle vittime, contribuendo così ad alimentare la speranza di una piena ed autentica liberazione di questa nostra terra dalla mafia e dalla illegalità. L'obiettivo fondamentale del comitato organizzatore è quello del recupero della memoria evidenziando gli aspetti di attualità delle vicende di allora, che forniscono preziose chiavi di lettura del nostro presente. Il tentativo, per centrare l'obiettivo, si è articolato nella organizzazione di convegni storicie dibattiti politici che si svolgeranno nei comuni di Palermo, Piana degli Albanesi, S. Cipirello, S. G. Jato, Altofonte, Partinico, Montelepre e presso la sede della Provincia Regionale di Palermo garantendo così una diffusione territoriale del ricordo di Portella. n coinvolgimento degli istituti scolastici superiori ed inferiori della provincia di Palermo, per la realizzazione di un componimento su Portella, contribuirà ad una ulteriore diffusione del messaggio nel territorio, ma, soprattutto, il recupero della memoria nelle nuove generazioni. La realizzazione di murales e le manifestazioni musicali testimoniano la capacità delle espressioni artìstiche di ispirarsi ad eventi e di comunicare messaggi a chi li vuole ascoltare. Portella, dopo SO anni, è una ferita ancora aperta, sono ancora vivi mandanti, esecutori, feriti e testimoni della strage; essa potrà rimarginarsi solo facendo luce, avendo finalmente giustizia e soprattutto imparando la lezione che viene da questa vicenda. Cioè avere chiaro che la mafia e le forze più reazionarie intervengono spieiate contro i movimenti o quelle forze che lottano per uno sviluppo nella legalità, per la difesa dei diritti, per l'affermazione dei valori di solidarietà e di libertà. Gli avvenimenti di allora vengono ricordati oggi; lo sforzo che si è fatto in tutte le direzioni per coinvolgere e ricordare insieme, ritengo lo si possa considerare soddisfacente, quello che mi auguro e che in futuro il riconoscimento del valore della memoria anche per il nostro recente passato non sia episodico ma ricorrente. Nino Di Lorenzo Un bradisismo antico Cinquantanni possono essere troppi, pochi o tanti. Sono troppi ptr conoscere una viriti. Questo è il (tostino di quasi tutte le stragi Italiana del dopoguerra. Sono ancora pochi ptr darà una valutario^ storicamente • documentalmente compiuta. Sono tónti si ci si volta indietro a guardare quanta strada faticosamente stata fatta. Una cosa è carta: Portelia i uno di quei luoghi della storia i cui contomi segnano decisamente un prima e un dopo. Valutata con flato corto Portalla pud apparire, e per certi versi lo è, urta sconfitta, una tragedia. L'ennesima. È ormai chiaro, altresì, che da quel luogo è ripresa la lunga marcia del movimento democratico che ora, appunto dopo 60 anni, si presenta al paese come classe dirigente, come parte essenziale della leadership nazionale. Non è un risultato di poco momento né soltanto di questi uttimissimi tempi. È venuto a maturazione il frutto della presenza e del contributo, diversi nel tempo, di tutte le forze che il lavoro ovunqua hanno rappresentato: nelle Istituzioni, nella società, nell'economia, nelle campagne, nelle fabbriche, nelle scuole e nei luoghi della cultura. Un fascio di ceti sociali che da subalterni diventano, nelle diverse forme e gerarchle Istituzionali, protagonisti del governo e delle sortì di un intero paese. Il movimento, tuttavia, è ancora alle prese con due vecchie conoscenze: mafia e disoccupazione. La mafia, vecchio e storico nemico, ha cambiato anch'essa, nel tempo, metodi e eampi d'Interesse, ma non il volto truce e sanguinario di chi basa sulla violenza il controllo del territorio. Anche la questione lavoro si pone in termini diversi: non è più tempo di attese assistenziali, ma i tempo che una pluralità di soggetti, a vario titolo produttori, si pongano assieme alle Istituzioni pubbliche (esclusivamente per la parte che le compete) e del credito, il problema di come creare sviluppo e quindi lavoro in modo articolato e flessibile. È, questo, un salto di qualità culturalmente rilevantissimo che segna, In modo evidenti, II punto di approdo di un bradisismo antico. Pietro Manali Ptoto piino, non tftkjft^o 11 tonno Wrnorti ti Rmi Non tStturtolimo fi tonno oW merà tì tate tS Buòno. Hut» pitta cft» c# ffwrd* * oAr»tot moia con occhi ti «Mo poeto fr» A/»m«i»pne digli ttbori tf*to tòrti, Porte//e cfcrffe G&#*tn» |cfte nomt poetico) Mcn nm eminenti tt*l ungu* M giutà '.'" 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Ui»c/*no cwà&v È p/Wr», ^sco/tìamo / ' • - i " - " Mostra documentaria " Tra storia e memoria Nei locali dell'Auditorìum Portelia delia Ginestra in via Matteotti a Piana degli Albanesi, dal 26 aprileaì3maggio1997,sarà proposta una mostra emerografica e fotografica dal titolo Porte/te della Ginestra, 50 anni dopo: tra storia e memoria coordinata e realizzata a cura della Biblioteca comunale di Palermo con la collaborazione della Biblioteca comunale «G. Schifò» di Piana degli Albanesi. Il Comitato Scientifico è composto da Rlippo Guttuso (Direttore Biblioteca Comunale di Palermo), Pietro Manali (Direttore Biblioteca Comunale «G. Schifò» di Piana degli Albanesi) e Giuseppe Casarrubea per la consulenza storica. Adele Mormino (Direttrice F.F. della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana e Angela Tarantino (Direttrice della Sezione Beni Bibliografici della Soprintendenza ai BB.CC.AA, di Palermo) hanno assicurato il necessario supporto tecnico-organizzativo delle strutture da lorodiretteedei rispettivi cofeboratoriche assieme aibibliotecaridelta Biblioteca comunaledi Palermo hanno fatto opera di ricerca puntuale e minuziosa dei materiali espositivi nonché di studio e approntamento del materiale promozionale (dépliant e catalogo) e delle relative attrezzature per l'esposizione. Il prof. Francesco Renda ha curato la presentazione del catalogo. Il plano della mostra prevede circa 60 pannelli fotografici (cm 70 X100) e alcune bacheche che conterranno documenti emerografici, archivistici e fotografici secondo le seguenti sequenze: - Le forze sociali e i protagonisti (il movimento contadino, le forze di occupazione, il separatismo e gli agrarì, banditismo e mafia); • Porte/te della Ginestra (la strage, il dibattito e la svolta politica, gli assalti alle Camere del Lavoro, le sentenze); - Portelia della Ginestra dopo (quadri, manifesti, testi poetici ecc..). Nei locali espositivi saranno proiettati a ciclo continuo immagini d'epoca. È previsto il lancio in internet e successivamente la riproduzione in CD Rom. La mostra, itinerante, sarà riproposta in Palermo e nei comuni della provincia. A conclusione delle celebrazioni sarà esposta permanentemente nel museo civico NICOLA BARBATO di Piana degli Albanesi in una apposita sezione che sarà dedicata a Portelia della Ginestra. «Portella, 50 anni dopo» Nonostante la sua notorietà, le tragica vicenda di Portello, non ha mai goduto nelle precedenti ricorrenze di uno studio mirato e approfondito. È stata una storia di cui si è parlato e scrìtto, a proposito e a sproposito, nei giornali, negli atti processuali, nei discorsi di politici e sindacalisti. Per la prima volta dal loro verifìcarsi gli avvenimenti di Portella saranno messi a fuoco, nel contesto delle celebrazioni per il Cinquantenario, in un apposito convegno storico coordinato da un comitato scientifico formato dai proff. Francesco Renda, Antonino Buttitta, Eugenio Guccione e Giuseppe Giarrizzo. Il congresso si svilupperà su tre piani di studio: - l'Italia del dopoguerra; - la Sicilia politica, economica, sociale e politica degli anni '40; - Portella della Ginestra. Si cimenterà con questi temi una trentina di studiosi di rilievo regionale e nazionale (v. programma sottoriportato) in sei sedute congressuali che si svolgeranno dal 26 al 30 aprile 1997 a Piana degli Albanesi presso rAuditorium Portella della Ginestra in via Matteotti. Del convegno saranno pubblicati, a cura della Biblioteca comunale «G. Schirò» di Piana degli Albanesi, gli atti e un volume di documenti inediti in collaborazione colprof. Giuseppe Casarrubea. PROGRAMMA DEL CONVEGNO Lunedì - 28 Aprile 1997 Ore 9.00 - 23.00 Presiede: ROSARIO VOLASI (Università di Roma) Saluti inaugurali: A. DlLORENZO (Sindaco di Piana degli Albanesi) Relazióni introduttive: F, RENDA (Università di Palermo) S.LANARO (Università di Padova) L. LOMBARDI SATRIANI (Università di Roma) N. TRANFAGUA (Università di Torino) Ore 1S.30 -19.30 Presiede: GIANNI PVGLJSI (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Palermo M. VERGA (Università di Firenze) nfeudo nella Sicilia dell'età moderna R. MANGIAMELI (Università di Catania) Gli equilibri politici in Sicilia alla fine degli anni '40 S. BVTERA (Economista) L'economia siciliana nell'immediato dopoguerra O. CANGILA (Università di Palermo) -, L'industria siciliana nell'età di Portella & LUPO (Università di Catania) Mafia e banditismo nel dibattito italiano del dopoguerra (19451960) Martedì - 29 Aprile 1997 Ore 9.00 -13.00 Presiede: PAOLO VIOLA (Preside detta Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Palermo) G. ANGIOMI (Università di Cagliari) Fame, terra e contadini nella Sardegna del dopoguerra G, D'AGOSTINO (Università di Palermo) Salvatore Giuliano o del conflitto dei mai A. BvrmTA (Università dì Palermo) Migranti: andata e ritorno A. CUSUMANO Migrazioni in Sicilia. S. D'ONOFRIO (Università, dì Lecce) n 1° maggio in Stàio: il tempo e la festa Ore 15.30 - 29.30 Presiede: SALVATORE NIGOSLA (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università dì Palermo) E. GUCCIONE (Università di Palermo) Alle radici del regionalismo sturbano M. CORSELU (Università dì Palermo) Jl giovane Sfarzo dì fronte alla mafia Ivo BiAGiAtm (Università dì Siena) La questione degli usi civici nel 2° dopoguerra A. BAGLIO ( Ist St Storici G. Salvemini - Messina) Organizzazione sindacale e lotte popolari nella Sicilia orientale del 2° dopoguerra S. FEDELE (Università di Messina) La ricostituzione dei maggiori partiti polìtici dal '43 al '47 a Messina A. LANDOLFI (LVISS - Roma) n PSI dalla sua ricostruzione a Portella della Ginestra Mercoledì - 30 Aprile 1997 Ore 9.00 -13.00 Presiede : GIUSEPPE GIARRIZZQ (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofìa dell'Università di Catania) G. CASARRUBKA (Preside S.M.S. /Hvifera-Partinico) Da Portella della Ginestra alle stragi del 22 giugno 1947. G. Di LELLO (Magistrato) II processo di Vìterbo P. HAMEL (V. Segretario Generale-A.&S) La Strage di Portella dette Ginestre nel dibattito ott'Assemblea Regionale SiciBana, F. NICASTRO (Giornalista) La strage in prima pagina S. DI BELLA (Università di Messina) La strage dì Portella nel dibattito att'Assemlea Costituente e nel Parlamento della Repubblica Ore 15.30 -19.36 Presiede: FRANCESCO RENDA C. VALLAUW (Università dì Roma) n dibattito parlamentare sulla Strage di Parìglia nella stampa italiana. O. BARRESE (Giornalista) L'indagine parlamentare su Portella U. SANTINO (C. S. D. «G. Impastato» - Palermo) La Strage di Portello, la democrazìa, bloccata e il doppio Stallo G. C. MARINO (Università di Palermo) L'eccidio di Portello:una strage solo italiana? GIUSEPPE GiAKftizzo Conclusioni 3 La rottura dell'unità autonomistica [...] e fu, invece, l'inizio di una rabbiosa reazione agrariomafiosa concretatasi in una sanguinosissima e inusitata serie di attentati terroristici contro i capi sindacali e politici del movimento contadino. [...]. Ben presto, però, risultò meglio evidente la stretta connessione del disegno terroristico con gli specifici sviluppi della situazione politica generale. Gli appuntamenti politici più in vista erano le elezioni regionali del 20 aprile 1947 e le elezioni nazionali del 18 aprile dell'anno seguente. [...] La serie cronologica degli omicidi di sindacalisti e uomini politici, ricostruita sui dati ufficiali della Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia, costituisce a tal fine una documentazione inoppugnabile. [..,]. Dal giugno '45 all'ottobre '46 (...) caddero assassinati: Nunzio Passafiume, a Trabia, il 18 giugno 1945; Giuseppe Scalia, a Cattolica Eraclea, il 25 novembre 1945: Giuseppe Puntarello. a Ventimi glia, il 5 dicembre 1945; Gaetano Guarino e Marina Spinelli, a Favara, il 16 maggio 1946; Pino Cammilleri, a Naro, il 28 novembre 1946; Giovanni Casliglione, ad Alia, il 22 settembre 1946; Giuseppe Biondo, a Santa Ninfa, il 22 ottobre 1946. Secondo periodo. Dal 5 novembre '46 al 18 aprile '48 furono abbattuti: Andrea Raja, a Casteldaccia, il 23 novembre 1946 ; Paolo Farina, a Comitini, il 28 novembre 1946: Nicolo Azoti, a Baucina, il 21 dicembre 1946; Accursio Mi raglia, a Sciacca. il 4 gennaio 1947; Leonardo Salvia, a Partinico e Nunzio Sansone, a Villabate, il 13 febbraio 1947; Pietro Macchiarella, a Ficarazzi, il 1 febbraio 1947; Margherita Cresceri, Giuseppe Di Maggio, Vito Allotta, Giovanni Grifo, Castrenze Intravaia, Vincenza La Fata, Filippo Di Salvo, Serafino Lascari, Giovanni Megna, Giorgio Cusenza, Francesco Vicari, tutti a Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947; Vincenzo Lo Jacono, a Partinico, il 22 giugno 1947; Giuseppe Casarubea e Michelangelo Salvia, a Partinico, il 30 giugno 1947; Giuseppe Caiola, a San Giuseppe Iato, il 3 novembre 1947; Vito Pipitene, a Marsala, l'8 novembre 1947; Giuseppe Maniaci, a Terrasini, il 25 novembre 1947; Vincenzo Campo, a Gibellina, il 22 febbraio 1948; Epifanie Li Puma, a Petralia Sottana, il 3 marzo 1948; Placido Rizzotto, a Corleone, il 10 marzo 1948; Calogero Cangelosi, a Camporeale, 4 i! 15 aprile 1948. Dopo il 18 aprile '48, terzo ed ultimo periodo prolungatosi per oltre un decennio, gli uccisi furono: Nicasio Triolo, a Trapani, il 10 ottobre 1948; Leonardo Renda, ad Alcamo, I'8 luglio 1949; Eraclide Giglio, ad Alessandria della Rocca, l'8 marzo 1951; Gaetano Genco a Montedoro, nel 1952 ; Vito Montaperto, a Palma di Montechiaro, il 13 settembre 1954;' Salvatore Carnevale, a Sciara, il 6 marzo 1955; Giuseppe Spagnolo, a Cattolica Eraclea, il 13 agosto 1955; Pasquale Almerico, a Camporeale, il 25 aprile 1957: Vincenzo Di Salvo, a Licata, il 17 marzo 1958; Paolo Bongiorno, a Lucca Sicula, il 20 settembre 1960; Carmelo Battaglia, a Tusa, il '4 marzo 1966. [... ] In ordine alla qualifica politica, la maggior pane delle vittime lurono comunisti e socialisti. Ma, circostanza sfuggita agli osservatori contemporanei, che ne sottovalutarono l'importanza, fra le vittime non mancarono anche i democratici cristiani,!...]. 11 progetto di «sparare sui comunisti» a PorteJIa della Ginestra, nel corso della manifestazione celebrativa della festa del lavoro, il 1° maggio, prese corpo e fu messo in esecuzione nel bel mezzo di quella malferma e incerta situazione, Dai contemporanei però la coincidenza fra quell'attentato e le scadenze drammatiche della situazione politica non fu colta pienamente, e comunque non ne furono evidenziate !e ìntrinseche connessioni. Da molte parti fu addirittura posta in discussione la natura politica della strage. Le causali del delitto non parvero declinare in ogni caso, nei senso di un progetto volto a buttare all'aria la politica di unità nazionale. Il segno di quella difficoltà trovò speculare riflesso nella indagine giudiziaria. La Corte di Assise di Viterbo, direttamente investita della complessa questione, e non ostante le insistenze delle parti civili, non ritenne di avere gli elementi processuali per procedere in quel senso. (...) Nella stessa sentenza furono anche precisate quali erano quelle «esteriorità in parte vere, ma malamente interpretate o piegate a erronee interpretazioni». Oltre ai noti rapporti fra Giuliano e i capi separatisti; fra Giuliano e alcuni altissimi funzionar! di polizia nonché con il procuratore generale della repubblica di Palermo; fra Giuliano, la sua banda ealcuni uomini politici monarchici e non, in ordine ai quali il dibattimento aveva fornito non pochi sconcertanti particolari; oltre anche alla rivelazione fatta durante il dibattimento medesimo dal luogotenente di Giuliano, Gaspare Pisciotta, circa la identità personale dei personaggi politici da lui esplicitamente e nominalmente indicati come mandanti del delitto di Portella della Ginestra; e oltre ancora alle altre circostanze emerse dal processo, l'elemento più significativo, cui la stessa Corte di Viterbo dedicò la massima attenzione, fu costituito dalla lettera che, come si legge nella sentenza, Giuliano ricevette alla vigilia del 1 D maggio: «Nel pomeriggio di un giorno non esattamente precisato, ma che, si disse, non possa andare al di là del 27 o 28 aprile, a Giuliano fu recapitata una lettera dal cognato Pasquale Sciortino, mentre il capo dei banditi trovavasi presso la (contìnua nella pagina seguente) masseria dei fratelli Giovanni e Giuseppe Genovese, che sono fra gli imputati presenti al dibattimento.,. La lettera fu letta dal Giuliano e dal cognato, fuori della presenza di coloro che, pur facendo parte della banda, trovavansi in quel momento presenti; appena compiuta la lettura fu bruciata. Giuliano, immediatamente compiuta la lettura e dopo averla bruciata, chiese a Giovanni Genovese dove fosse il fratello Giuseppe; Giuliano disse al Genovese le seguenti parole "è venuta la nostra ora di liberazione"; Giuliano manifestò al Genovese quella cheeral'ideasua: sparare contro coloro che avrebbero, nel primo maggio prossimo, preso parte alla festa da svolgersi in contrada Portella della Ginestra. Quella circostanza, oltre che dalle deposizioni di taluni degli imputati al processo, fu ulteriormente confermata da due memoriali inviati alla Corte dallo stesso Giuliano, e dalla Corte ritenuti validi ai fini della indagine giudiziaria. [... ] La Corte di Viterbo, pur rinunciando ad indagare sui mandanti e sulle causali politiche della strage, non escluse, tuttavia, che, con intenti diversi da quelli giudiziali, l'eccidio potesse venire esaminato anche nelle sue connessioni con il banditismo, la mafia e la politica. [...] Fu, del resto, la stessa Assemblea Costituente, e la circostanza ebbe rilievo nella sentenza, a concludere in modo difforme dalla Corte di Viterbo, votando il 2 maggio 1947, a proposito della strage di Portella, «un ordine del giorno in cui si diceva, fra l'altro, che l'Assemblea si attendeva dalle autorità e dal civismo dei cittadini una energica azione per individuare ed affidare alla giustizia gli autori e i mandanti della strage». Lo storico, quindi, non dovendo emettere sentenze penali, ma raccontare e interpretare i fatti può, a sua volta, prendere in considerazione il problema dei mandanti della strage non per individuarli nominalmente e affidarli alla giustizia - che non è compito suo, - ma per inquadrare la strage medesima nel suo contesto generale e darne il senso e la portata. Nella serie degli atti di terrorismo agrario mafioso eseguiti fra il novembre '46 e l'aprile '48, quello di Portella Bella Ginestra occupò l'ottavo posto. Coloro che lo concepirono e ne decisero i modi e i tempi di esecuzione, naturalmente tennero conto che se l'attentato voleva essere efficace, e produrre gli effetti desiderati, doveva avere un rilievo fuori del comune, e comunque non raffrontabile ai precedenti; sia perché si trattava di dare una risposta ad un fatto straordinario, quale appunto era il fatto politico elettorale dei 20 aprile: sia perché occorreva che suscitasse una impressione altrettanto straordinaria. La strage di Portella delle Ginestre in tal senso intese, dunque, avere il valore di attentato ad altissimo potenziale terroristico volto a conseguire risultati politici tali da far dire a Giuliano: «è venuta l'ora nostra della liberazione». Quali fossero quegli effetti così fragorosi non fu mai stabilito; e non a dato perciò ipotizzare quale ne fosse la precisa mira politica. Che, però, l'eccidio di Portella della Ginestra abbia avuto come effetto specifico quello di provocare una deflagrazione politica fuor del comune, come certo era nella attesa degli esecutori e dei mandanti, è un fatto che non si presta a discussione. Nella ricerca delle causali e dei mandanti della strage, partiamo quindi non solo da quanto è emerso dal processo di Viterbo, ma anche e soprattutto da quel che accadde in Sicilia e in rutto il Paese in coincidenza diretta con la strage medesima. Ai fini di tale ricerca, per altro, la storiografia, oggi, dispone degli apporti concettuali e di metodo conseguiti nella analisi e interpretazione della più recente ondata di terrorismo che ha insanguinato l'Italia. In via generale, come ipotesi del lavoro storiografico appare del lutto legittimo applicare al terrorismo agrario mafioso degli anni '40-50 il canone interpretativo del terrorismo industriale urbano degli anni '70-80. La bomba fatta esplodere nella sede della Banca dell'agricoltura inpiazza Fontana a Milano (o a piazza della Loggia a Brescia; o alla Stazione ferro Prarttesai Storia della Sicilia d-J 1140 ti 19TO viaria di Bologna; o sul treno Italicus) non fu certo un progetto di strage meno efferato e irrazionale di quello di Portella delle Ginestre. Dal punto di vista degli effetti politici e propagandistici, nondimeno, l'attentato che più ebbe ambizioni e finalità analoghe a quelle dell'eccidio del 1 ° maggio 1947 fu senza dubbio il rapimento (e l'uccisione) del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Come è ormai accertato, i terroristi con quell'atto intesero far saltare in aria la piattaforma della politica di solidarietà nazionale, donde i tempi e le modalità della sua esecuzione. Se a ciò in tutto non riuscirono, fu perché le forze politiche interessate, avendone compreso prontamente il disegno, non caddero nella trappola. [...] Gli effetti politici e psicologici della strage, al di là di ogni previsione e di ogni proposito, furono quindi dirompenti. Dopo Portella della Ginestra, ogni canale di comunicazione fra sinistre e DC fu avvelenato, e la situazione politica nazionale, già di per sé acuta, tese subito a precipitare. In Sicilia, i rapporti si arroventarono a tal punto, e la rottura fu cosi subitanea e devastante che la ipotesi di un governo siciliano con la DC a direzione Blocco del popolo o anche con la sua semplice partecipazione divenne manifestamente impraticabile. 11 rifiuto della Democrazia cristiana siciliana risultò evidente prima ancora che, sul piano nazionale, il 13 maggio, De Gasperi si affrettasse ad aprire la crisi di gabinetto, che poi si concluse, il 9 giugno, con la esclusione dei comunisti e dei socialisti. A Palermo, comunque, si venne alla scelta dopo che nazionalmente fu spianata la via, e la soluzione fu una maggioranza di centro-destra, con a presidente della Assemblea regionale Ettore Cipolla, deputato del Fronte dell'Uomo qualunque, e a presidente della giunta di governo Giuseppe Alessi, la personalità più in vista della sinistra democratico-cristiana. Il voto politico del 20 aprile ne fu quindi intieramente vanificato. [...] Francesco Renda (Tratto da: Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, IH, Palermo, Sellerie 1987, pp. 270-284) PORTELLA DELLA GINESTRA Microstoria di una strage di stato La strage di Portella della Ginestra ha sempre suscitato, nell'opinione pubblica, un interesse notevole. [...] Si trattò, infatti, di una vicenda che [...] ebbe un'eccezionale risonanza sulla stampa nazionale e internazionale, animò i dibattiti parlamentari e fu oggetto di vive attenzioni persine in seno all'Assemblea Costituente. [...] Il carattere torbido dì quell'evento provocò anche una proposta di inchiesta parlamentare sul comportamento delle pubbliche autorità e, in particolar modo, delle forze dell'ordine io Sicilia, nel periodo compreso tra U1943 e il 1951. [...] «Nella sostanza - scrìvevano i parlamentari - si è avuta l'impressione che l'onorevole Sceiba volesse coprire pcrfas et nefas i suoi funzionali». £, a scanso di equivoci, rispetto al processo che si stava celebrando, aggiungevano: «...come la Magistratura non è tenuta a ritenere vero ai propri fini un ratto affermato tale dagli organi del potere esecutivo o dal Parlamento in una sua relazione, così il Parlamento non è tenuto a ritenere che la verità sia rinchiusa entro i limiti della 'Verità giudiziale"». Si erano capiti ormai gli orientamenti e i ritagli operati dai giudici di Viterbo ma, per tutti gli italiani di buon senso, valeva l'opinione espressa, in quel tempo, da Giuliano Vassalli, ordinario nell'Università di Genova. L'eminente cultore di diritto penale aveva scritto: «È ancora presto, troppo presto, perché seriamente si possa formulare un giudizio definitivo sui ratti che tra il 1945 e il 1950 si svolsero in alcune zone della Sicilia e la cui realtà appena comincia ad intravedersi attraverso il processo che da più di cento udienze si celebra nella Corte di Assise di Viterbo [.,.]. Ciò che indigna l'opinione pubblica in questo affare è che .lo Stato italiano stesso, nel suo potere esecutivo, nei suoi organi di polizia, talora sinanco in altri organi ancor più responsabili della tutela della giustizia e della legge, sia sceso a patti e a sistemi tali da for si che tutti gli italiani ne debbano portare avvilimento e rossore». Questo libro ha un'ambizione, semplice nella sua ispirazione di fondo: dare un fondamento scientifico a un'ipotesi [.-] in base alla quale la strage di Portella della Ginestra è stata opera non $ tanto, e non solo, di un gruppo di pastori analfabeti (versione ufficiale, ancoca alla data odierna), quanto, in realtà, della mafia territorialmente competente, di gruppi politici ben precisi, e di apparati istituzionali interessati, a diversi livelli convergenti, a una particolare gestione dello Stato. [...] se dalla composizione di vari frammenti di verità, emerge un quadro coerente e leggibile dei fatti, allora si deve considerare - come è giusto che sia Portella uno dei più gravi atti di terrorismo politico nella storia della nostra Repubblica,[...] Portella è l'atto di nascita della mafia nella nuova Repubblica. È anche luogo-simbolo della volontà di riscatto del mondo contadino e, al contempo, di una ragion di Stato cinica e perversa, frutto di una volontà criminale capace di intrecciare assieme interessi di alcuni ceti privilegiati, settori del mondo istituzionale, politica regionale e nazionale. Rappresenta anche una serie di complicità senza precedenti, che hanno consentito non solo che un crimine tanto efferato potesse realizzarsi, ma anche che esso fosse protetto, nel tempo, a diversi livelli: da quello parlamentare, a quello dei palazzi di giustizia, dai testimoni che sapevano e hanno preferito tacere, alla distorsione della verità, negli atti e nei comportamenti di quanti, forze dell'ordine ed esponenti delle istituzioni o comuni cittadini, hanno preferito salvare se stes- si, tacendo o mentendo. A distanza di cinquantanni, perciò, è doveroso sgombrare, attorno alla strage, quell'alone di mistero che molti hanno voluto costruire, perché la ricerca della verità risultasse ancora difficile, anche se i fatti e i dati della storia, il contesto* nel quale Portella si verifica come evento, rappresentano un ritaglio specìfico, una sorta di continuità territoriale, di violenza strutturata e connaturata geograficamente e politicamente. [...] Portella è, perciò, anche la storia di un processo che non si è mai fatto. Congiurarono contro i singoli atti istituzionali, e ciò, nonostante la tesi dell'esistenza di mandanti fosse stata decisamente avanzata dalle stesse forze dell'ordine che avevano avviato le prime indagini, ad un certo punto bloccate da ragioni di competenza. Alla prima pista, segui subito, nel volgere di qualche mese, quella più decisiva; si scaricò il peso penale, morale e politico di quelle vicende, su un gruppo di persone che non avevano, per la loro condizione di classe e per la loro formazione culturale, alcun interesse contrario a quello dei lavoratori e delle loro organizzazioni politiche e sindacali. Molte non c'entravano con la strage, altre erano state sì manovalanza armata, ma non mandanti. [...] Analogamente, la delimitazione di tutto l'iter processuale riguardò la negazione del carattere politico delle stragi, e dei mandanti, il dato di una supposta inesistenza di documenti probanti circa la connessione tra politici e criminali. Cosi i giudici di Viterbo agirono in perfetta sintonia con i loro colleghi palermitani. Chiarisce Di Lellc che «ciò che rende tragicamente particolari i palazzi di giustizia» di queste, come di molte altre città, è «la natura della borghesia tutelata», una sorta di complicità di classe sorreggente l'intero assetto del potere nazionale. E, di fatto, è lungo il percorso di costruzione del nuovo Stato che vengono ad inserirsi, nella specificità della condizione siciliana, la vicenda di Giuliano e le stragi di Portella e del 22 giugno 1947 [...]. Giuseppe Casarmbea (Estratto da:, Portella della Ginestra microstoria di una strage dì Stato, Milano, FrancoAngeli, 1997, pp. 9-15) Un mistero lungo 50 anni Sono trascorsi cinquantanni da quel tragico primo maggio 1947. Ma dopo mezzo secolo il mistero è più fìtto che mai sulla strage di Portella della Ginestra. L'unica certezza - amara e impotente • è rappresentata dal numero del morti e dei feriti. Per II resto è buio fìtto se si cerca ancora la verità su un avvenimento che ha fortemente condizionato la storia della prima repubblica d'Italia. E Questo dopo cinquantanni In cui si sono accavallati uno dietro l'ai" tro, senza soluzione di continuità, inchieste giudiziarie e processi, accertamenti e indagini, ricerche storlche, libri e reportages giornalistici che ormai non si contano più. Teoricamente ci sarebbe materiale sufficiente per scrivere finalmente la parola tcfme» su questo avvenimento al termine di una ricerca approfondita quanto documentata. Afa come dimostrano l'esperienza e le ultime uscite editoriali, in realtà manca sempre qualcosa per poter definire II «contesto» in cui maturò e fu voluta la strage. Insomma, il «giallo» è insoluto. Almeno fino ad oggi. Resta la speranza del contributo che potrebbero offrire gli archivi storici, quando questi, scaduti I termini, saranno aperti e quindi disponibili alla ricerca. Intanto quelli italiani, ma anche di atto Paesi, soprattutto degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. La verità, a quel punto, sarà più vicina? Oppure II mistero che da cln- quant'annl copre il movente e l'identità di chi volle quella strage non troverà mal soluzione? C'è come un complotto di silenzi, omissioni, superficialità e confusione che condiziona la verità sulla strage di Portella della Ginestra. Sembrerà paradossale, ma cosa sia accaduto quella mattina tra il Pici i Pelavet e la Kumeta deve essere ancora ricostruito. Una ricostruzione «povera», intesa come un «nocciolo duro» attorno al quale stratificare mano a mano una verità che sia plausibile e accettabile da parte di tutti. Una ricostruzione limitata alla successione dei «fotogrammi» della strage attraverso le testimonianze di quelle migliaia dì persone raccolte attorno al Sasso di Barbato per commemorare la Festa dei Lavoratori, E non c'è tempo da perdere per raccogliere le parole e i ricordi che con il trascorrere del tempo sono sempre più evanescenti e imprecisi nella mente di chi quel giorno vide e sentì. Basta la nuova testimonianza di un sopravvissuto per capire che la dinamica della tragedia offre tuttora spunti di verità che non hanno mai trovato sbocchi in nessun documento ufficiale dell'inchiesta giudiziaria che fu condotta nelle ore, nei giorni e nelle settimane - per non parlare dei mesi e degli anni - successive alla strage. In attesa di conoscere il «contesto» della strage, ricostruiamo almeno il teatro In cui si compì la tragedia delle undici vittime innocenti. Non c'è tempo da perdere. Prima che la memoria scompaia. I documenti ufficiali, a questo proposito, sono molto carenti. Mezzo secolo dopo, quando gli stessi luoghi non sono più gli stessi, ci si interroga ancora sul numero delle postazioni da cui spararono Salvatore Giullano e gli assassini della sua banda; sul numero e sul tipo di armi utilizzate; sul numero dei colpi sparati attraverso II conteggio del bossoli ritrovati. Elementi, questi, quasi banali In qualslasl Inchiesta. Eppure per Portella della Ginestra anche questo aspetto non sarà purtroppo mai chiarito, perché cinquantanni fa sopralluoghi e accertamenti furono carenti e confusi. Come se II primo maggio del 1947 fossero state fatte le prove generali del depistiggio che ha caratterizzato tutte le a/tre stragi che hanno scandito puntualmente la storia del nostro Paese. Bisogna ricostruire, dunque, lo scenario. Anche per sciogliere II nodo se a Portella, oltre Salvatore Giullano e la sua banda, quei giorno c'erano altri assassini. Insomma, cominciare da lì, cinquantanni dopo, a ricostruire, tassello dopo tassello, II mosaico che forse disegnerà un quadro di verità, responsabilità e collusioni Inconfessabili. Almeno per rendere giustizia ai morti e al feriti. Giorgio Retta Adlgnazio Buttìtta: Un ricordo e un omaggio degli Arbèreshe i Unpopulu \ a colina - spugghiatilu ! attupatìd a vucca, I è ancora libiru, ; Livativi u travaggkìu ; M passapnrtu ; a tavola unni mancia, i u letta unni dormi \ ancora rìccu. > [ Uìipopulu, ; diventa povìru e servii, • qttannii ci arrobartnu a ; lingua \ di patri: \ persu pi sempri | Ascoltai per !a prima volta questi versi verso la prima metà degli anii: setffiiìta. Jgr-azio Burina li isc::o con la .- j* | severa voce dall'alto di un paico ampio, enorme, illuminato a giorno. Era stato innalzato per ospitare il anjppc : musicale che avrebbe chiuso con la consueta baraonda ritmica l'annuale festa dell'Unità. Tutù, allora aspettavamo ; I 1 esibizione, quando con meraviglia notammo ìa figura di un vecchietto arzillo che saliva salteiiancio i pochi grac:r i ; che lo avrebbero condotto al centro di quel palcoscenico. i;Chi è?", chiedemmo agli organizzatori. ~ J E" lenazi: } Buttitia il poeta di Baghcria". ci rispose l'addetto ad uno stand. i;N:o, è il poeta della Sicilia", aggiunse irrinìecjata| mente l'altro che io affiancava., "Ho letto quasi tutti i suoi libri". Scrollammo le spalle: Quei fuori-programma e: j parve inopportuno, e come infastiditi ci allontanammo dal centro delia piazza; gli altri aJoiescen ti assiepati nei pre^i i del palco ebbero la medesima reazione di disappunto. ! Buttitta notò quei movimenti, e senza scamperei, con voce tonante, ci obbligò a fenr.art il nostre strascicare: "H:. . ta picciotto1'', ognuno di noi pensò d; essere i! "piccione'' che queiia voce ci chiamava. "Si. tu, picchi ti ni vai; 1^ : ti vogghiu parrari, vogghiu sapiri quanti libri ci sunni; a to casa "'. Tutti ci guardammo con stupore. I libri, era venute .per chiederci se nelienostre case c'erano libri'? E checosa centrano i libri con unaFetf.adei!'Unrtàecor.ie canzonette? ! Continuò: "Oggi io parru in sicìlianu.e tu picciotto raChiana,carri in aìbanisi.Ma mmani, fra virnanni, fra irintar.r.L j io e tu. comu amm'a parrari? In siciliana,in albanisi. o forsi torsi in italiana, o magari in ingiisi, corr.u ann'afarichis^ì i casutta?" Con un gesto deciso, con l'indice puntato verso i! gruppo di musicisti che ascoltava le sue parole. Buttine. i assunse una posizione diversa, la sua voce divenne più roca e più intensa, più severa, iniziò a recitare i suoi versi Tutti ci avvicinammo, ci stringemmo al palco, non più incuriositi, ma affascinati e travolti da quel vecchio ;: Bagh cria. Le sue parole ci colpirono, ci colpi in particolare t'ultima strota, chein molti di noi lasciò unprofondo se mo. j Buttitta ne recitò tante altre di poesie quella sera, poi aila fine quando scese dal palco ci avvicinammo in rami e )L: i tornò a raccomandare ad ognuno di noi, con parole ferme e sagge. di non arrenderci, di non diventare "poviru s {servir', dj difendere ''Alingua/àddulata di patri". Alcuni anni Jopo lessi quelle stesse strofe in due ìibn intitolati San i Basile: Antologia poetica(1980)e Testi folcìonstici di I-alconara Albanese (1995), entrambi curati da Italo-Albanesi ' che nelle parole dei vecchio poeta di Bagheria avevano ritrovato, più che una ragione d'impegno, una speranza j quella di mantenersi ricchi e liberi ancora per qualche tempo Matteo Mandala Portella delle ginestre E PARA E MAJIT Nella terra delle ginestre odorose sono rimaste le pietre e qualche croce. Solo la primavera Tadorna di fiori incolti e di cespugli. Sulla montagna che la sovrasta figure nere sono ancora in agguato. Né mengjes u lind maji ne mes mijèra flamurèsh té kuq e rreth djebès muzikantèt i rane "Himnit té punétorevei". Zyrtarìsht lindi pèrqafuar nga Kumeta pèrkèdhelur nga Picuta e pati dhénè' emrin "Purtelja e Gjinestrès", Mijèra gjinde t'e kremtonin me bukén te trasta dhe gazìn ne buzé. Njémajl947 Bukur te gryk'e spartave valevìtit, néfushé tekttqe, shqiponja f ' u sultéhuajve turq. ArgatSt ne feste, afBr mala fiftigarét pergjah. Gra né late me vani, shtépi né' lip. Ka te rinj né radhe tepore epleq te vrarépérdbe, Po verni pérpara per nje shoqSrì Zef Skiro Di Modika Pushkat t'e kendomn me gézim ironik. E para e majit dite per te lindur dite per té vdekur. Kur gazet u shuan harejaubé lip. Mbi njè radhè varresh syte s'kanè me lot. Perèndimi ka pasqyrime gjaku. Nesèr do te beje mot i mire? G. Schifò Di Maggio Un seculu di storia /.../ Petfi efangu pi cu supporta a miseria. petri efangu pi chi batti i manu e putenti, petri efangu pi cu non metti u coddu ntafurca da lìbirtà: u dicu e siciliani, e mi scatta u cori! E fu aeri, (a data non cunta) io vitti chiànciri i mairi nto Chiana da Purtedda, e Savena Megna addinucchiata supra l'erba parrari cu so figghiu ammazzate. Idda ti videva, io no: foddi era io si doppu vitti nèsciri di fossi tutti i morti pa lìbirtà da Sicilia: vivi a migghiara a marùsi, cufocu nta l'occhi! [.. J Ignazio Buttitta TRACCE NELLA MEMORIA La memoria di un evento tragico, qual è stato quello verificatosi a Portello dette Ginestre cinquantanni orsono, non può essere contenuta nei limiti del tempo e dello spazio, ma li travalica ampiamente per diventare eredità di un popolo vigile nella difesa dei valori detta sua storia e detta sua civiltà, detta giustìzia e detta democrazia. E monito perenne per chi si arrogiti il diritto di attentare atta vita degli altri, di stroncare e di spegnere le speranze degli innocenti, dei deboli, degli indifesi E innocenti erano Vìto Allotta, Giorgio Cusenza, Intravaia Castrense e tutti gli altri lavoratori colti inermi dalle raffiche dette armi omicide, n sacrificio dette vittime, cadute nel fiore degli anni mentre gioiosamente si disponevano a vivere le ore liete detta festa dell0 Maggio 1947, appare - dopo mezzo secolo • terribile nel suo orrore e inutile a chi, allora bambino e ora adulto, ancora incredulo e atto~ nito, si chiede il perché di tanta ferocia, il perché di tanta barbarie. Rallegravano lagjitonia creature come Margherita Clescerì quando, betta e fiera madre, scendeva dotto Sheshi dove abitava; o Giovanni Megna, il bellissimo ragazzo ventenne che aveva dipinto sul volto la gioia di vivere; o ancora Serafino Lascari di appena quattordici anni. A chi poteva o può servire la vita di un bambino che già l'età novella fa innocente? Vìttime sacrificali di mostri generati dal sonno detta ragione! Un ricordo grato va at dottar RaccugKa (Taparella) - medico dei poveri - come UN MONDO DI COLORI Nicola Barbato, che non risparmiò energie e lacrìmenel soccorrere i feriti - tanti - che quel giorno maledetto macchiarono di sangue il suo ambulatorio. Tracce ài memoria indelebili per non dimenticare finché, non una verità, ma la verità su PorteUa sia registi-ria netta storia e sia tramandata nei secoli Tracce ài memoria per riflettere sui problemi riemergenti - dopo cinquantanni - in tutta la loro drammaticità quali la povertà, la disoccupazione, la solitudine, la depressione, la caduta dette speranze, la mortificazione delle energie creative e delle progettualità di tante splendide risorse giovanili vanificate nell'attesa ài una occupazione gratificante per la quale sia valsa la pena avere affrontato sacrifici e difficoltà di vario genere. "Presto che è tardi" è il titolo di un bel romanzo edito qualche anno fa. E bisogna fare presto a sanare il dramma della disoccupazione e dare la sicurezza del lavoro se non si vuole che Ì ragazzi passino dalla adolescenza alla vecchiaia senza essere stati giovani. Onore ai morti di Portello che - più buoni di noi • hanno sicuramente perdonato ì loro carnefici e, nel riposo dei giusti pregano per le loro famiglie e per tutti coloro che lottano per la pace e la concordia tra gli uomini, felici, nella pace del cielo, ài essere rimasti vivi nel cuore e nella mente della gsnte di Piana degli Albanesi. Pio» Ortaggio Forse più Importante del presente Cinquantesimo anniversario della Strage di Portella della Ginestra, è stato II Quarantanovesimo. È l'anno scorso che si sono visti, direi, a occhio, i frutti della democrazia e della libertà, che, insieme con la giustizia, le vittime della strage di Portella speravano maturassero un giorno. È stata simbolicamente una questione di colori, la festa del I* Maggio 1996. Per la prima volta alla sfilata per (e vie di Piana e alla manifestazione a Portella della Ginestra dello scorso anno, qua ramano vesimo, si sono visti sventolare i colorì delle bandiere di tutti i partiti della nostra Repubblica. Una quasi incredibile sorpresa! Fra le tradizionali bandiere rosse dei partiti di sinistra, si mescolavano i colori delle bandiere dei partiti aderenti al Polo delle Libertàl Ogni sincero democratico avrà gioito alla vista dei colorì che caratterizzano le varie formazioni politiche. E la logica considerazione è la seguente: la gente di Piana è maturata. Non soltanto le «normali» bandiere rosse di tutti gli anni, ma anche le bandiere multi* colori di chi sente ormai che Portella della Ginestra appartiene a tutta la gente di Plana. È stato un riappropriarsi di qualcosa che fin dall'inizio era stato di tutti, ma che le lotte politiche degli anni cinquanta e seguenti avevano separato e distinto. C'ò comunque un precedente, il Quarantesimo anniversario, dieci anni fa, con la partecipazione dei Sindacati Confederali colorò d'arcobaleno la folla con le bandiere dei rispettivi sindacati; ma nulla di paragonabile, anche simbolicamente, a quanto visto lo scorso anno. Sono avvenimenti Godesti di immenso valore democratico, che fanno ben sperare per il futuro della nostra gente. Credo che le vittime di Portella volessero proprio vedere un giorno 11 sullo spiazzo, dove le pietre hanno sagome quasi umane, volessero vedere un mondo colorato, ma non a caso, de» colorì dell'umanità buona. G. 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Ur.a data importante per Piana e per la zona :ntersssat£s una occasione di sviluppo da non perdere, ma soprattutto .a sfida di dimostrare che proprio in questa zona sì può attivare un percorso di s\'il!jppc neiia legalità. il comune d'i piana deci! Aioapesì è i' seggette orornoìore de! patto terntoriaie dell' Aito BeliceCorleonese un territorio geograficamente di forma ellittica Mniditè centri rraggiori Monreale a Nord, e Corleone a Sud e gii afri 16 comuni attorno a questa direttrice quaìi: Aitofonte, 3isaq'Jinc, Campofionic Campereste, Cefalà Diana, Chiusa Scialarli, Scorano, Marineo, Piana degli Albanesi: Prizzi, Roccarnena, San Cipireiic, San Giuseppe Jat:, Santa Crestina Gela e Wafrati, :i gruppo promotore na estuate inoltre uns raccolta di cati essenzis!; per is lettura del ;errìtorio in ra'aztone aii:are3 dei patto C!assinc3ncr'ji;inoppcrtLj~:eJl3;stieqLiaf::!Ìve!lc di istruzione, districuzic.is dalla popolazione attiva, imprese, occupazione, addetti per settore, percentuali degli addeni; aziende di allevamento, aziende agrcoie. sìud: sui lerritorio, p!animetrie, normative, eiemerìti su! POR studi pedologici e studio deli'ESA. •1 motore di sviluppo dei patto può essere individuato in un modello integrato che sia in grado di creare sinergie positive tra le varie caratteristiche dei territorio e che, partendo dalia compresenza di prodotti tipici alimentari ed artigianali di sita qualità e dalie potenzialità ai sviluppo turistico deir area riesca ad integrare tra loro tali elementi consentendo di sviluppare una moderna imprenditoria nell'agricoltura e neii:aiìevamento che faccia da volano aìi'ifisediamento di attività produttive manifatturiere e alla vocazione dei territorio come retroterra dell'area metropolitana di 12 Sol di maggio un inter.àa attività ai animszic-ne ce! ^:g.9ed Imprenditoria:! presen:! :-.e'> ter-iioric ••accogliendo entusiastiche adesioni e Qualificate proposte di Investimenti produttivi per un totale di circa 290 miliardi, su un territorio di circa 10S mila ettari e 111 mila spiranti. Oggi si sta procedendo alia verifica :e!Ie campatbilità territcriaii dei prcgsttì di investimentc privato, ai raccordo con ie infra strutture pubbliche da realizzare ed aiis preparazione delia concertazione :on ie parti scciai! finalizzato a! rag giungi mente eie! orctocolio G intesa cori iì CN£L Gli investimenti previsti nel tenutone, tra p jbbiici e privati saranno di circa 180 miliardi :t! patto territoriale non può ds solo risolvere ,problemi dello sviluppo economico delie aree depresse, in particolare in Sicilia, se a questo :mportante strumento non si affianca una politica di snellimento delle procedure hurocratiche: di chiarezza di competenze e di una più rispondente e moderna panJScazicna territoriale che tenga conto de! ruolo determinante delle Autonomie Locali. Di recente questo "Patto Terntoriate". ideato e coordinato dal Sindaco di Piana degli Afianesi, è stato scelto dall'Europa come 'Patto Pilota". Su questi temi, e sui iemi dei lavoro e delio sviluppo in generaie ; nel!ambite delle celebrazioni per il Cinquantenario di Portella, presso l'Auditorium Portella della Ginestra in via Matteotti: si svolgerà il 2 maggie 1997alie ere 16.00 il dibattito Lavoro. Dall'occupazione cteiie 'erre 21 Patti Territoriali cui parteciperanno: Salvatore Aiarràs.. Claudio Barone, Pieriuigi Bersani, Cario Borgcmec, Salvatore Butera, Antonio D'Amato: Nino Di Lorenzo, Giuseppe Lumia, Emiiio Miceli, Attilio Orlando e Isaia Saies. Son fiorite le ginesìre. già si sente il sol ài maggio sopra il sasso dì Barbato. TaniQ voci, solo un coro. Di gerani le finestre sono piene ai passaggio del cortèo che si è formato per la festa del lavoro. San fiorite le ginestre, giù si sente il sol di maggio. Dopo i lutti della guerra va per• l'aria il messaggio dei sorpasso alle aestrs e le lotte per la terra. O oooooo Mai non vìnce la barbale, non ci piega la temperie, Ai caduti del lavoro grato sia il pensiero. Son fiorile le già si sente il sol di maggio, G. Schirò di Modica