Stabilire delle coordinate temporali sulle origini della mafia è pressoché
impossibile… Le prime tracce risalgono al tempo dei Borboni in Sicilia nel
XIX sec.
Però l'occasione favorevole per uscire allo scoperto si presentò solo il secolo
successivo, con lo sbarco degli americani in Sicilia.
Questi per limitare il più possibile le perdite di uomini chiesero aiuto ai
mafiosi italo - americani e siciliani.
I capi mafia capirono che avevano tutto da guadagnare e si misero
immediatamente a disposizione; Lucky Luciano negli Stati Uniti e Calò
Vizzini in Sicilia furono gli uomini di punta dell'operazione.
I mafiosi non solo fornirono dettagliate informazioni agli angloamericani, ma avvenuto lo sbarco, si preoccuparono di tenere sotto controllo
i luoghi dove le truppe alleate dovevano passare.
Intanto una grave crisi politica e sociale regnava in Sicilia; la spaventosa
miseria e lo sfruttamento alimentarono il brigantaggio e la diffusione del
movimento separatista guidato da Andrea Finocchiaro Aprile.
Il movimento si proponeva di rendere la Sicilia indipendente dall'Italia,
ritenuta responsabile dei mali dell'isola. Per la lotta armata fu creato un
esercito l'E.V.I.S (Esercito Volontari Indipendenza Siciliana) ed il bandito
Salvatore Giuliano fu nominato colonnello.
Subito dopo la liberazione della Sicilia, Salvatore
Giuliano, già fuorilegge per aver ucciso un
carabiniere, costituisce una banda ed entra a far
parte dell'esercito separatista, sostenendo conflitti
a fuoco con i soldati e carabinieri. Allorchè tale
esercito viene sciolto, Giuliano rimane isolato con
la sua banda ed è costretto a riprendere la sua
attività di fuorilegge. Uno dei fatti piu' gravi di
questa attività è costituito dall'episodio di
Portella della Ginestra, nel quale numerosi
uomini, donne e bambini furono uccisi dalla
banda. A questo punto viene decisa dalle autorità
una guerra senza quartiere contro Giuliano. Uno
dopo l'altro cedono i capisaldi della sua difesa e la
mattina del 5 luglio 1950 il suo corpo inanimato
viene ritrovato nel cortile di una casa di Castel
Vetrano. Ma la storia non è conclusa. Gaspare
Pisciotta viene avvelenato in carcere e altri
mafiosi che hanno compiuto con lui i misfatti
sono colpiti da mani misteriose.
“verso le ore 22.00 di ieri sera, mentre mi trovavo in Piazza del Carmine ad
ascoltare la musica, udii una forte sparatoria nei pressi del Corso dei Mille,
anzi dico meglio, nel Corso dei Mille stesso”
un testimone
Quella notte del 22 giungo 1948 la sezione del Partito Comunista allora anche
sede della Camera del lavoro era ancora aperta; davanti alla porta sostavano
S. Mancuso, L. Addamo, G. Salvia, G. Casarrubea, S. Patti, A. Mazzurco e
V. Lo Iacono.
Nessuno del gruppo quella sera era voluto andare a Piazza Garibaldi, al
“Teatrino”, per ascoltare la banda musicale.
Era ancora forte l’impressione della Strage di Portella avvenuta l’anno
precedente a discapito dei contadini di Piana, riuniti per la festa del lavoro.
Quando i banditi sbucano dalla via
Pozzo del Grillo, quasi di fronte alla
sezione comunista, non hanno un
attimo di esitazione.
L’azione è rapidissima, i banditi sparano
per uccidere : Casarrubea riportò due
lesioni, l’ultima della quale fu causa
della sua morte.
Il presunto mandante di questo assalto
fu S. Giuliano, la cui firma compare
in un documento –appello che
certamente non era stato scritto o
concepito dallo stesso bandito; come
testimonia l’assenza di errori
grammaticali o sintattici,quali era
solito farne a migliaia il capobanda.
Una delle vittime della strage, Giuseppe
Casarrubea, nato l’1 ottobre 1899, era stato
durante la prima guerra mondiale a
Gorizia e sul fronte carsico, come
volontario, e aveva partecipato nel ’36 alla
spedizione in Etiopia. Fu più volte onorato
al valore militare con diplomi, croci di
guerra, riconoscimenti vari .
Ma le conquiste nazionalistiche e
colonialistiche lo avevano convinto che le
guerre non avevano prodotto alcun
vantaggio per i lavoratori, e anzi li
avevano resi ancora più poveri e privi di
prospettive. Con quei compagni aveva
perciò fondato la locale sezione del Pci.
Le prime origini della Camera del lavoro risalgono al 1 gennaio 1893, quando, nella
temperie dei fasci siciliani, un giovane studente, Salvatore Gallo, al seguito del padre,
si trasferì a Partinico. Qui, assieme al muratore Stefano Noto e più tardi agli studenti
Gioacchino Cannizzo e Pietro Conti, fondò la locale sezione del fascio dei lavoratori, di
stampo socialista.
Tra i suoi scopi statutari, la nuova organizzazione, subito schedata dalla polizia come
‘sovversiva’, prevedeva: l’occupazione dei lavoratori, la loro istruzione e la costituzione
delle cooperative di produzione e consumo.
Nel 1945 si costituì una sezione dell’ANPI (Associazione Nazionale dei Partigiani
d’Italia) della quale fecero parte alcuni giovani partinicesi che avevano partecipato nel
Nord alla guerra di Liberazione.
Nel 1947 il sindacato era pienamente attivo.
Era diretto da alcuni lavoratori che negli anni precedenti avevano condotto le esperienze
più diverse: F. Collica, V. Lo Iacono, L. Addamo, S. Mancuso, G. Salvia, A. Mazzurco,
S. Patti, G. Casarrubea.
Nel meridione la questione non è se manca lo stato o se c’è troppo
stato,questo è un falso problema . Abbiamo bisogno di un “altro” stato
,abbiamo diritto a qualcosa di meglio. Non servono parole di ingenuo
ottimismo ,per sconfiggere la mafia è necessaria una lotta lunga e
difficile e la nostra forza deve essere la nostra consapevolezza..
Pensiamo che la mafia si possa sconfiggere,ma prima dovremmo fare
un’analisi introspettiva accurata, cercando di eliminare ogni traccia di
quegli atteggiamenti mafiosi che, purtroppo senza accorgercene,
possediamo e non perché lo siamo ma perché in questo contesto ci
viviamo e talvolta sono le persone oneste a pagare le conseguenze di
alcuni eventi solo perché vivono accanto a chi l’onestà non la rispetta!
Figlio di Giuseppe Casarrubea
La paura ti rende
prigioniero, la
speranza può
renderti libero.
Dal film “le ali della libertà”
FINE
REALIZZATO DA:
Antonietta Bacarella
Valentina Viola
Rosalinda Pullarà
Daniela Viola
Maria Lorena Maggio
IV F Liceo Scientifico S.Savarino
A.S. 2008/2009
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Giuseppe Casarrubea - il liceo scientifico “santi savarino”