ELEMENTI DI EZIOPATOGENESI DELLE MALATTIE UMANE Corso di Laurea Magistrale in Farmacia Pancreas e patologie Qual’è il ruolo dei carboidrati in natura? servono come riserve energetiche in piante e animali sono i principali componenti strutturali dei tessuti sono costituenti degli acidi nucleici sono coniugati a molte proteine e lipidi si trovano nelle strutture di tutti i coenzimi Nella dieta umana, carboidrati forniscono circa metà dell’apporto calorico totale, ma solo 1% del peso del tessuto è dovuto ai carboidrati La maggior parte dei carboidrati nella dieta umana è utilizzata come combustibile per alimentare il fabbisogno energetico del organismo. MONOSACCARIDI - DISICCARIDI - POLISACCARIDI POLISACCARIDI I polisaccaridi sono polimeri prodotti dall’aggregazione di più di dieci molecole di monosaccaridi. I più importanti per la nutrizione, tutti costituiti da lunghe molecole di glucosio legate fra loro in modo diverso, sono: Amido Glicogeno Cellulosa La quantità immagazzinata è relativamente piccola rispetto al tessuto adiposo e alla massa muscolare. Il GLICOGENO è contenuto nel fegato e nei muscoli come forma di deposito dei carboidrati Proprietà nutrizionali dei polisaccaridi FUNZIONE ENERGETICA: i polisaccaridi rappresentano la fonte principale di energia a rapida utilizzazione e a basso costo FUNZIONE PLASTICA: i polisaccaridi sono costituenti degli acidi nucleici, coenzimi nucleotidici, glicolipidi, glicoproteine, strutture di sostegno e di protezione. FUNZIONE REGOLATRICE: del metabolismo, in quanto determinano un risparmio nell’uso di proteine per scopi energetici. FUNZIONE ANTICHETOGENICA: in carenza di polisaccaridi si ha formazione di corpi chetonici ed acidosi metabolica GLUCOSIO carboidrato monosaccaride (C6H12O6) funzione principale → produzione energia (meccanismo di ossido-riduzione) Tessuti con richiesta obbligata di glucosio come substrato energetico Cervello Tessuto muscolare Tessuto nervoso (soprattutto nel breve termine) Eritrociti GLUCOSIO GLICOLISI GLUCONEOGENESI GLICOGENOSINTESI GLICOGENOLISI IL PANCREAS Il pancreas è una ghiandola di peso di 70-80 g, lunghezza ca. 15 cm, altezza ca. 4 cm e spessore 2 cm; ha forma di lingua, colorito roseo /grigio. Disposto trasversalmente, a livello della I e II vertebra lombare, è mantenuto stabile nella sua posizione a destra dal duodeno che ne accoglie la testa, dal peritoneo parietale posteriore, che ne riveste il corpo, e dal legamento pancreaticolienale, che ne fissa la coda IL PANCREAS Il pancreas è dotato di 3 tipi di cellule: 1) cellule duttali (10%): secernono soluzioni ricche di bicarbonati. 2) cellule acinose (80%): sintetizzano e secernono gli enzimi pancreatici. 3) cellule delle insule (10%): secernono gli ormoni pancreatici: insulina, glucagone, somatostatina, PP. IL PANCREAS Il PANCREAS ha 2 componenti 1. ENDOCRINA costituita da piccoli ammassi di cellule disseminati in esso (nella coda in modo particolare), cellule di Langerhans, che producono e immettono nel sangue gli ORMONI regolatori del metabolismo dei carboidrati e quindi del livello di glucosio: 1. Insulina 2. Glucagone 3. Somatostatina 2. ESOCRINA costituita da piccoli acini rotondeggianti formati da ghiandole piramidali, che elaborano 500-1500 ml di succo pancreatico, al giorno e lo secernono nel duodeno IL PANCREAS frazione enzimatica frazione acquosa, isotonica con il plasma, ricca in bicarbonati (9-18 gr/24h), fondamentali per tamponare l'acidità del materiale parzialmente digerito proveniente dallo stomaco. Ha la funzione di digerire alcune sostanze nell’intestino tenue, mentre l'insulina ed il glucagone hanno la funzione di controllare la concentrazione di glucosio nel sangue. IL PANCREAS esocrino Il succo pancreatico viene secreto dal pancreas nella quantità di 1-2 l durante le 24 ore. Il succo pancreatico è un liquido incolore alcalino (pH 8) ricco di bicarbonato di sodio e di ENZIMI determinanti per la digestione di carboidrati, grassi, proteine e acidi nucleici. IL PANCREAS esocrino glicolitici: amilasi lipolitici: lipasi proteolitici: tripsinogeno, chimotripsinogeno, pro-elastasi, pro-carbossipeptidasi nucleolitici: ribonucleasi, desossiribonucleasi inibitori degli enzimi proteolitici IL PANCREAS esocrino Gli enzimi proteolitici presenti nel succo pancreatico sono secreti come zimogeni, quindi in forma inattiva, per evitare che digeriscano, danneggiando, le stesse cellule che li hanno prodotti (come avviene nelle pancreatiti). Una volta secreti nel lume intestinale tali enzimi vengono attivati e partecipano alla digestione delle proteine; in particolare, il tripsinogeno viene attivato a tripsina da uno specifico enzima duodenale chiamato enteropeptidasi. La tripsina così ottenuta, a sua volta, attiva tutte le altre proteasi, incluso lo stesso tripsinogeno, e la pro-colipasi (coadiuvante nella digestione dei grassi). IL PANCREAS esocrino Tripsina prodotta come zimogeno (tripsinogeno). Attivata dall'enteropeptidasi duodenale. Interviene soprattutto sui legami peptidici che impegnano aminoacidi basici (come arginina e lisina). Chimotripsina prodotta come zimogeno (chimotripsinogeno). Attivata dalla tripsina. Interviene soprattutto sui legami peptidici che impegnano aminoacidi aromatici (come tirosina, triptofano e fenilalanina). Elastasi prodotta come zimogeno (pre-pro-elastasi). Attivata dalla tripsina. Unico enzima capace di attaccare l'elastina e come tale importantissimo per la digestione degli alimenti carnei. Carbossipeptidasi secrete in parte in forma attiva ed in parte in forma inattiva. Intervengono sui legami peptidici posti all'estremità carbossilica della catena amminoacidica. Amilasi interviene nella digestione degli amidi, iniziata nella cavità orale ad opera della ptialina. Lipasi e colipasi interviene nella digestione dei grassi, coadiuvata dalla bile e dal potere emulsionante dei suoi sali biliari. IL PANCREAS esocrino Ghiandola Tubulo-Acinosa Composta Ghiandola composta da acini e da tubuli, in genere ramificati, che convergenti in dotti, che sfociano nel dotto maggiore che porta all’esterno. Producono secrezione sierosa (acini) sia mucosa (tubuli) che IL PANCREAS esocrino Gli acini pancreatici rappresentano le aree anatomiche deputate alla secrezione esocrina; le cellule acinose producono enzimi digestivi in forma inattiva (zimogeni), per poi riversarli, sotto l'influenza di determinati stimoli fisiologici, nel duodeno, dove tali enzimi vengono attivati per svolgere la loro azione chimica. IL PANCREAS esocrino La secrezione pancreatica è stimolata dalla secretina, che favorisce soprattutto il rilascio di un liquido diluito e ricco di bicarbonati, e dalla colecistochinina più attiva sul rilascio di enzimi digestivi. Entrambi questi ormoni sono secreti dal duodeno: il principale stimolo alla secrezione di colecistochinina è dato dalla presenza di grassi ed aminoacidi nel chimo, mentre la secretina viene rilasciata in maniera proporzionale all'acidità del materiale semidigerito proveniente dallo stomaco. Se il succo gastrico è troppo povero di bicarbonati vi è il rischio che l'acidità del chimo produca lesioni più o meno importanti alla mucosa duodenale; quando invece il patrimonio enzimatico è troppo scarso insorgono problemi digestivi come flatulenze e steatorrea (eccessiva presenza di grassi indigeriti nelle feci, che le rendono lucide ed untuose). IL PANCREAS esocrino È un enzima che catalizza le reazioni di idrolisi dell’amido e del glicogeno (rompe i legami a-1,4-glicosidici), in modo da ottenere molecole formate da una o alcune unità di glucosio (glucosio, maltosio e oligosaccaridi). Questo enzima aumenta la velocità della reazione idrolitica di ca. 10-15 volte. IL PANCREAS esocrino Valori di riferimento 10 - 220 U/l Valori superiori a quelli di riferimento -alcolismo, calcolosi biliare, gravidanza extrauterina, insufficienza renale cronica, morbillo, parotite epidemica, pancreatite acuta, ulcera peptica, uso di diuretici, antinfiammatori non cortisonici, steroidi. Valori inferiori a quelli di riferimento -cirrosi epatica, epatite acuta virale, intossicazione, esteri fosforici, necrosi del pancreas. IL PANCREAS esocrino Anche se esistono differenti amilasi, indicate da lettere greche differenti (a, b, g), agiscono tutte su legami α-1,4glicosidici. IL PANCREAS esocrino È la principale forma di amilasi degli esseri umani e degli altri mammiferi. Le α-amilasi sono metallo-enzimi, completamente incapaci funzionare in assenza di calcio. IL PANCREAS esocrino Il termine α si riferisce alla configurazione degli zuccheri prodotti (che presentano infatti una configurazione α), e non al tipo di legame glucosidico che viene scisso. IL PANCREAS esocrino Negli animali è l'enzima digestivo principale. L’α-amilasi è principalmente prodotta nel pancreas (isoamilasi P) e nelle ghiandole parotidee (isoamilasi S) ma anche dal fegato, dall'intestino tenue e dai reni. L'α-amilasi salivare idrolizza l'amido in maltosio e destrina. Questa isoforma è denominata ptialina, che agisce sui legami α(1,4) glucosidici lineari. L'amilasi salivare è inattivata nello stomaco dall’acido gastrico. L'α-amilasi pancreatica idrolizza in modo random i legami α(1-4) glicosidici dell'amilosio liberando destrina, maltosio o molecole di glucosio. IL PANCREAS esocrino Il catabolismo dell'α-amilasi è in parte a carico del sistema reticolo-endoteliale ed in parte (25%) per via renale. Il glomerulo filtra liberamente la molecola per il suo peso molecolare relativamente basso (circa 50 kDa) ma il tubulo la riassorbe poi quasi interamente. IL PANCREAS esocrino Se la molecola si trova sottoforma di un complesso ad alto peso molecolare (macroamilasi) non può essere filtrato dal glomerulo e in questo caso si senza avrà amilasuria necessariamente patologia). iperamilasemia (non associata a IL PANCREAS esocrino Il dosaggio dell’amilasuria é più sicuro dell’amilasemia in seguito ad eventi patologici; deve essere eseguito sulle urine delle 12 ore o meglio delle 24 ore (v. di riferimento: < 400 U/L). IL PANCREAS esocrino pancreatiti acute e recidive: pancreatite cronica e pseudocistiti pancreatiche: amilasemia e amilasuria lieve amilasuria senza amilasemia Tale fenomeno è dovuto ad episodici aumenti dell’enzima plasmatico, spesso non evidenziabili con un solo prelievo, che passa peraltro nelle urine dove è globalmente aumentato nelle 24 ore. IL PANCREAS esocrino La lipasi è un enzima sintetizzato prevalentemente dal tessuto pancreatico e presente in piccola quantità nel siero; agisce a livello intestinale durante l' idrolisi dei grassi. Il dosaggio delle lipasi viene effettuato per valutare la funzionalità del pancreas. Si osserva un aumento dei valori della lipasi in caso di pancreatite, ostruzione del dotto pancreatico (dovuta a calcoli o farmaco-indotta), insufficienza renale, complicazioni in seguito a trapianto di organi, alcolismo e cirrosi. Valori di lipasi e amilasi fino a tre volte superiori a quelli normali compaiono in caso di pancreatite acuta. IL PANCREAS esocrino Le lipasi sono enzimi idrosolubili che catalizzano la digestione dei lipidi alimentari, scindendo il legame estereo che lega i gruppi ossidrili del glicerolo agli acidi grassi a lunga catena. IL PANCREAS esocrino In assenza o in carenza di lipasi, l'assorbimento dei grassi non avviene in maniera corretta ed una parte dei lipidi alimentari passa nelle feci provocando steatorrea (abbondante emissione di escrementi pastosi, di aspetto lucido e brillante). Al contrario delle amilasi, che nel tratto superiore del tubo digerente vengono secrete soltanto dalle ghiandole salivari, le lipasi sono rilasciate sia nel cavo orale che in quello gastrico. Inoltre, la lipasi linguale, che viene secreta nella regione posteriore della lingua, è attiva in un ampio spettro di pH (2-6) e può quindi proseguire la sua attività anche nel pH acido dello stomaco (al contrario della ptialina che opera preferenzialmente a pH compresi tra 6.7 e 7). IL PANCREAS esocrino Le lipasi gastriche e linguali attaccano i trigliceridi (che rappresentano circa il 90-98% dei lipidi alimentari), staccando un acido grasso e producendo, quindi, diacilgliceroli (glicerolo esterificato con 2 acidi grassi) ed acidi grassi liberi. Nelle due o tre ore in cui il cibo permane nello stomaco, le lipasi orali e gastriche sono in grado di scindere circa il 30% dei lipidi alimentari. IL PANCREAS esocrino La più importante fonte di lipasi rimane comunque quella pancreatica, motivo per cui la già citata steatorrea è tipica di tutte quelle condizioni che diminuiscono la funzionalità del pancreas. I prodotti finali derivanti dall'azione della lipasi pancreatica sono i monogliceridi (2-acilgliceroli) e gli acidi grassi liberi; al contrario della lipasi salivare, che stacca un solo acido grasso, infatti, la lipasi pancreatica può staccare entrambi gli acidi grassi dagli ossidrili primari (carbonio 1 e 3) del glicerolo. IL PANCREAS esocrino L'attività delle lipasi pancreatiche è coadiuvata dagli enzimi colipasi secreti dal pancreas, che ne favoriscono l'adesione alle goccioline di grasso. Affinché avvenga una digestione ottimale dei grassi è necessario l'intervento della bile prodotta dal fegato, la quale - in sinergia con i movimenti peristaltici - porta all'emulsione dei grassi, scindendo gli aggregati lipidici in goccioline finissime e facilmente aggredibili dalle lipasi. IL PANCREAS esocrino Quella che avviene nell'intestino tenue è una tappa fondamentale nel processo digestivo dei grassi, poiché soltanto i monogliceridi e gli acidi grassi liberi possono essere assorbiti dalla mucosa intestinale. Per quanto detto, si può quindi avere steatorrea anche in presenza di affezioni epatiche o ampie resezioni intestinali. IL PANCREAS esocrino enzimi che attaccano i legami peptidici all'interno della catena aminoacidica, dando origine a frammenti molecolari più piccoli. enzimi che staccano i singoli aminoacidi dalle estremità della catena peptidica IL PANCREAS esocrino IL PANCREAS esocrino Appartengono alla grande famiglia degli enzimi proteolitici e al sottogruppo delle endopeptidasi Tripsina e chimotripsina sono due enzimi chiave nella digestione delle proteine alimentari. Entrambi sono prodotti e secreti come zimogeni, cioè in forma inattiva, dal pancreas; il precursore zimogeno della tripsina è chiamato tripsinogeno, mentre quello della chimotripsina prende il nome di chimotripsinogeno. IL PANCREAS esocrino Le diversità funzionali tra tripsina e chimotripsina riguardano semplicemente la loro specificità, ovvero la capacità di riconoscere e scindere soltanto i legami formati da ben precisi aminoacidi. La tripsina interviene soprattutto sui legami peptidici che impegnano aminoacidi basici (come arginina e lisina), mentre la chimotripsina idrolizza prevalentemente legami che coinvolgono tirosina, fenilalanina, triptofano, leucina e metionina. Grazie ai vari enzimi proteolitici, con il contributo dell'acidità gastrica, le proteine della dieta vengono scomposte in dipeptidi, tripeptidi e aminoacidi liberi, tutte sostanze che vengono facilmente assorbite dai capillari della mucosa intestinale e trasportate al fegato. IL PANCREAS esocrino La determinazione della chimotripsina e della tripsina nelle feci era utilizzata, soprattutto nel passato, come test indiretto della capacità funzionale del pancreas esocrino. Se qualcosa a livello di questa ghiandola non funziona in maniera adeguata è logico aspettarsi una ridotta sintesi di tripsina e chimotripsina, che saranno carenti anche nelle feci. Il test ha buona sensibilità, ma è a rischio concreto di falsi positivi e falsi negativi. L'utilizzo di lassativi, ad esempio, diminuisce la concentrazione degli enzimi nel materiale fecale, mentre l'assunzione di estratti digestivi pancreatici (come la pancreatina) o vegetali (ad es. il gambo d'ananas, la papaia, la papaina e la bromelina) sono causa di risultati falsamente negativi. IL PANCREAS esocrino Anche la flora batterica intestinale influenza leggermente la quantità di tripsina e chimotripsina: - l'uso di antibiotici può produrre falsi negativi; - in presenza di diverticolosi ed altre condizioni che favoriscono la proliferazione batterica, si possono registrare risultati falsamente positivi. IL PANCREAS esocrino Un'applicazione classica del dosaggio della tripsina e della chimotripsina nelle feci, è l'individuazione dell'insufficienza pancreatica nei pazienti affetti da fibrosi cistica. Una delle conseguenze di questa malattia è la compromissione del normale trasporto della tripsina e degli altri enzimi digestivi dal pancreas al duodeno; per questo motivo, alla nascita, le feci del bambino affetto da fibrosi cistica risultano particolarmente compatte, al punto da causare un ostruzione intestinale. Di conseguenza, si registrano quantità particolarmente ridotte di chimotripsina e tripsina nel meconio IL PANCREAS esocrino Gli enzimi appartenenti al secondo gruppo, quello delle esopeptidasi, sono le carbossipeptidasi pancreatiche (A1, A2 e B, che attaccano l'estremità carbossilica), le aminopeptidasi (che attaccano l'estremità aminoterminale) e le dipeptidasi, entrambe prodotte e secrete dalla mucosa dell'intestino tenue. Alcune carbossipeptidasi, come accade per la tripsina e la chimotripsina, vengono secrete dal pancreas in una forma inattiva. In tutti e tre i casi l'enzima coinvolto nel processo di attivazione enzimatica è l'enteropeptidasi, prodotto e secreto dalle cellule della mucosa duodenale. IL PANCREAS endocrino Le isole di Langherans sono agglomerati di cellule, sferici concentrici, altamente vascolarizzati; sono disposte in cordoni cellulari collocati tra una rete di capillari in cui il sangue corre dal centro verso l'esterno. Le isole rappresentano circa 1-2% della massa del pancreas, distribuite nel parenchima. IL PANCREAS endocrino La componente endocrina è composta da vari tipi di cellule: Cellule α: producono GLUCAGONE Cellule β: producono INSULINA cellule δ: producono SOMATOSTATINA Altre cellule … INSULINA E GLUCAGONE CONTROLLANO L’OMOESTASI DEL GLUCOSIO IL PANCREAS endocrino Le isole di Langerhans sono circa un milione. In un individuo adulto la massa insulare ammonta a circa 1-1,5 g Le percentuali secrete dalle cellule delle isole di Langerhans sono: le cellule α (alfa) secernono GLUCAGONE ( 20-25%) le cellule β (beta) secernono INSULINA ( 65-70%) le cellule δ (delta) secernono SOMATOSTATINA ( 5%) le cellule PP secernono il PEPTIDE PANCREATICO ( 2) le cellule ε (epsilon) secernono GRELINA ( 1%). IL PANCREAS endocrino La somatostatina è un peptide prodotto dalle cellule di Langherans ed è un potente inibitore della secrezione sia dell’insulina che del glucagone. La secrezione di questo ormone avviene dopo l’assunzione di un pasto normale ed ha come conseguenza un rallentamento dell’assorbimento di tutte le sostanze nutritizie ed in particolare del glucosio. Il meccanismo con cui agirebbe sarebbe quindi un feed-back per prevenire sovraccarico di elementi nutritivi. IL PANCREAS endocrino GLUCAGONE Il GLUCAGONE agisce a livello cellulare attraverso il recettore che si trova sulla membrana degli epatociti. Il legame con esso attiva la via di attivazione degli enzimi della gluconeogenesi e della glicogenolisi IL PANCREAS endocrino Meccanismo di azione GLUCAGONE IL PANCREAS endocrino • Il glucagone è un ormone polipeptidico secreto dalle cellule α delle isole pancreatiche • Insieme col cortisolo, epinefrine e norepinefrine si oppone all’azione dell’insulina • Il glucagone mantiene la glicemia attivando la glicolisi e la gluconeogenesi nel fegato GLUCAGONE IL PANCREAS endocrino GLUCAGONE • La secrezione di glucagone aumenta con bassi livelli di glicemia; diminuisce per aumento di glicemia o di insulinemia • Gli aminoacidi stimolano sia la secrezione di glucagone che di insulina. • La secrezione di glucagone è stimolata da epinephrina e norepinephrina in seguito a stress, trauma, etc. IL PANCREAS endocrino • Il glucagone interviene anche nel metabolismo lipidico, stimolando la mobilitazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo, favorendo la loro ossidazione ed inibendone la sintesi. • Il glucagone può essere iniettato in caso di grave crisi ipoglicemica, causata da una somministrazione eccessiva di insulina o di altri ipoglicemizzanti. • Il maggior stimolo per l'azione del glucagone è dato dal digiuno e dall'attività fisica prolungata di intensità medio alta. GLUCAGONE IL PANCREAS endocrino GLUCAGONE Valori normali nel sangue: 20-100 ng/L. • L'analisi su un campione di sangue è eseguita in caso di aumento anomalo della glicemia, non giustificato dalla presenza di particolari malattie come il diabete (incapacità dell'organismo a regolare la glicemia, a causa della carenza dell'ormone insulina). • L'aumento dei valori di glucagone, infatti, è indicativo di glucagonoma, raro tumore del pancreas, che, per l'appunto, provoca un forte aumento della produzione di glucagone. IL PANCREAS endocrino INSULINA L'insulina è un ormone di natura proteica (PM 6000), prodotto da gruppi di cellule pancreatiche, chiamate "cellule β delle isole del Langerhans". Fu scoperta nel 1921 dall'inglese John James Macleod e dal canadese Frederick Grant Bating, Premio Nobel per la medicina nel 1923. IL PANCREAS endocrino L'insulina è costituita da due catene polipeptidiche (A di 21 AA e B di 30 AA), tenute insieme da ponti disolfuro che si formano tra le cisteine 7 e 20 della catena A e le cisteine 7 e 19 della catena B. INSULINA IL PANCREAS endocrino Biosintesi dell’insulina INSULINA Viene prodotta dalle cellule b, sottoforma di pre-pro-insulina, poi si trasforma in proinsulina e infine in insulina, che viene secreta in granuli secretori contenenti anche Zinco ed un peptide C residuo. IL PANCREAS endocrino INSULINA La pre-proinsulina rispetto alla proinsulina ha una sequenza di amminoacidi che funge da segnale per il suo trasporto, prima nel reticolo endoplasmatico e poi nel Golgi, dove raggiunge la corretta conformazione. IL PANCREAS endocrino L’ Insulina subisce il taglio proteolitico, tramite l’enzima endopeptidasi di un peptide di congiunzione di 33 aa C PEPTIDE. INSULINA IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE Il peptide C è rilasciato durante la maturazione della proinsulina in insulina. Il peptide C espleta alcune importanti funzioni biologiche (aumenta il rilascio di ossido nitrico, interviene nella riparazione della tonaca muscolare delle arterie e protegge l'organismo contro alcune malattie tipicamente associate al diabete). Viene metabolizzato a livello renale e può essere dosato anche nelle urine. IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE L’insulina ed il peptide C vengono secreti in quantità equimolari, ma in virtù della sua maggiore emivita, la concentrazione plasmatica del Peptide C è superiore. Le concentrazioni ematiche di questa molecola riflettono comunque la sintesi endogena di insulina; pertanto, se i livelli ematici di peptide C sono bassi presumibilmente anche la sintesi di insulina è scarsa. Nelle persone diabetiche dovremmo quindi aspettarci bassi livelli di peptide C; in realtà molto spesso è vero l'opposto. IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE Negli stadi precoci del diabete di tipo II l'insulina è normalmente aumentata (iperinsulinemia) e con essa i livelli di peptide C. In tali situazioni più che mancare l'insulina in sé, viene meno la sensibilità delle cellule alla sua azione; si parla, non a caso, di insulino-resistenza. IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE Solo in una fase tardiva, il sovraccarico cronico del pancreas, intento a secernere maggiori quantità di insulina per compensare la scarsa risposta cellulare, porta ad un lento declino funzionale delle cellule β pancreatiche, con diminuzione dell'insulinemia. A questa forma diabetica tipica dell'età senile si contrappone il cosiddetto diabete mellito di tipo I, caratteristico della giovinezza e causato da un importante difetto di secrezione d'insulina conseguente ad un attacco immunitario contro le cellule β pancreatiche. IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE nei pazienti con diabete di tipo I i livelli di peptide C nel sangue e nelle urine sono molto bassi (parallelamente a quelli di insulina, che deve essere somministrata dall'esterno); nei pazienti con diabete di tipo II i livelli di peptide C sono spesso normali o superiori alla norma. La stessa situazione si verifica nelle persone in cui i valori di glicemia sono elevati ma non ancora tali da parlare di diabete manifesto (si preferisce parlare di insulino-resistenza). IL PANCREAS endocrino C PEPTIDE nei pazienti insulino-dipendenti, il dosaggio ematico del peptide C permette di valutare quanta insulina viene prodotta dall'organismo, dal momento che quella esogena (iniettata) è priva del peptide di coniugazione. Per lo stesso motivo, se la concentrazione di glucosio nel sangue è bassa (ipoglicemia), così come i livelli di peptide C, allora tale condizione è stata presumibilmente generata da una dose eccessiva di insulina o di ipoglicemizzanti orali. Monitorando nel tempo i livelli di peptide C, è possibile stabilire con esattezza l'andamento e l'utilizzo della secrezione residua delle cellule β. IL PANCREAS endocrino GLICEMIA PEPTIDE-C GLICEMIA - C PEPTIDE POSSIBILE CAUSA Alta Alto Diabete di tipo II, diabete gestazionale, pre-diabete, insulino-resistenza (spesso conseguente a sindrome dell'ovaio policistico, sindrome di Cushing ed obesità). Bassa Alto Insulinoma, eccessivo utilizzo di ipoglicemizzanti orali Alta Basso Diabete mellito di tipo I, diabete di tipo II in fase avanzata. Bassa Basso Malattie epatiche, infezioni severe, morbo di Addison, iniezione di una dose eccessiva di insulina. IL PANCREAS endocrino INSULINA Solo l’insulina è l’ormone attivo IL PANCREAS endocrino INSULINA L'insulina viene rilasciata come proteina globulare a catena polipeptidica unica dai poliribosomi; successivamente l'ormone si deposita sotto forma di granuli raggiungendo una forma cristallina visibile al microscopio elettronico. All'aumentare della concentrazione, l'insulina viene aggregata in dimeri e trimeri di dimeri o esameri. IL PANCREAS endocrino INSULINA Una volta riversata nel torrente circolatorio l'insulina passa, per diluizione, alla forma dimerica e monomerica, conformazione, quest'ultima, riconosciuta dal recettore insulinico. Alcuni ricercatori notarono che nell'insulina umana sono presenti delle regioni variabili, in particolare la sequenza degli AA 28 e 29 (Pro-Lys) della catena B; successivamente si scoprì che invertendo tali AA l'insulina passava direttamente allo stato monomerico, saltando quello dimerico. Nacque così la "Lys Pro" o "insulina rapida", un farmaco particolarmente utile se iniettato in prossimità di un pasto abbondante. IL PANCREAS endocrino INSULINA Il recettore per l'insulina è una glicoproteina transmembrana costituita da 4 catene (2α esterne alla cellula e 2β interne alla cellula), fra loro unite da ponti di solfuro. La molecola presenta un'emivita piuttosto breve ed è pertanto soggetta ad un rapido turnover. Anch'essa è sintetizzata come precursore dal reticolo endoplasmatico rugoso e viene poi elaborata nel Golgi. Le 2 catene α sono ricche in cisteine mentre le β sono ricche di AA idrofobici, che le ancorano alla membrana cellulare, e tiroxine, rivolte verso la parte interna al citosol. IL PANCREAS endocrino INSULINA Il legame insulina recettore stimola l'attività tirosinchinasica e porta al dispendio di 1 ATP per tirosina fosforilata. Questo causa una serie di eventi a catena. IL PANCREAS endocrino INSULINA Quando la glicemia si alza, aumenta la quantità di insulina secreta dalle cellule del pancreas. Nelle cellule insulino-dipendenti, il legame insulina-recettore va ad agire su un pool intracellulare di vescicole, liberando il trasportatore del glucosio (GLUT) che viene trasferito alla membrana per fusione. IL PANCREAS endocrino INSULINA Il GLUT porta il glucosio dentro la cellula, causando una diminuzione della glicemia che a sua volta stimola la dissociazione tra l'insulina ed il suo recettore. Questa dissociazione innesca un processo di similendocitosi con il quale il carrier viene riportato all'interno delle vescicole. IL PANCREAS endocrino INSULINA I GLUT sono una famiglia di proteine transmembrana presenti nella maggior parte delle cellule di mammifero. La loro azione permette il trasferimento attraverso le membrane plasmatiche del glucosio che, essendo polare, è incapace di attraversare spontaneamente il doppio strato fosfolipidico cellulare. IL PANCREAS endocrino INSULINA Il trasportatore del glucosio più conosciuto e studiato è il GLUT-4 per la sua sensibilità diretta all'insulina. In condizioni normali, questo carrier si trova in sede citoplasmatica e la sua traslocazione sulla membrana cellulare viene stimolata dal legame dell'insulina con il recettore di membrana. IL PANCREAS endocrino INSULINA Il GLUT-4 è presente soprattutto nel muscolo scheletrico, nel cuore e nel tessuto adiposo bianco e bruno, non a caso definiti tessuti insulino-dipendenti. A livello muscolare la traslocazione dei trasportatori GLUT-4 dai siti intracellulari (vescicole) alla membrana plasmatica è favorita anche dalla contrazione, dall'aumento del flusso ematico e dai bassi livelli di glicogeno che caratterizzano l'esercizio fisico di durata. IL PANCREAS endocrino INSULINA Secrezione dell’Insulina • La secrezione dell’Insulina è stimolata da: – Glucosio (il più importante) – Aminoacidi – Ormoni Gastrointestinali • La secrezione dell’Insulina è inibita da epinephrina (in risposta a stress, trauma, forte esercizio fisico) • L’epinephrina può annullare il rilascio dell’insulina stimolato dalla glicemia INSULINA IL PANCREAS endocrino Secrezione dell’Insulina • L’insulina è immagazzinata in granuli secretori e secreta per esocitosi • L’emivita nel sangue è di 6 min • E’ degradata da l’enzima insulinasi nel fegato e nel rene • Il bilanciamento e l’equilibrio Insulina/glucagone sono strettamente controllati, in modo che la quantità di glucosio prodotto a livello epatico=quantità di glucosio utilizzato dai tessuti periferici IL PANCREAS endocrino INSULINA La regolazione della secrezione di insulina MECCANISMO: FEEF-BACK NEGATIVO stimolata dall’eccesso di alimenti inibita dalla loro carenza aumenta l’assunzione di glucosio da parte delle cellule aumenta l’utilizzazione intracellulare diminuisce la formazione di glucosio Primariamente dalla concentrazione di glucosio Secondariamente da: aumento della concentrazione plasmatica di aminoacidi aumento dell’ormone somatotropo ipofisario del cortisolo surrenale del progesterone e degli estrogeni delle gonadi del glucagone di ioni K+ e Ca+ IL PANCREAS endocrino INSULINA La regolazione della secrezione di insulina le molecole di glucosio entrate nelle cellule vengono demolite ossidativamente con produzione di ATP l’aumento di questo induce la chiusura di particolari canali K+ (ATP-sensibili) cui consegue una depolarizzazione ed apertura dei canali ionici Calcio voltaggio dipendenti. a questo segue la liberazione dell’ormone INSULINA IL PANCREAS endocrino Il glucosio stimola la secrezione insulinica Ca2+ Voltagedependent Ca2+ channel K/ATP channel ↑ATP/ADP Glucose transporter Insulin granules GLP-1 receptor Insulina β Cellula Gromada J et al., Pflugers Arch – Eur J Physiol. 1998;435:583-594.; Mac Donald PE et al. Diabetes. 2002;51:S434-S442. IL PANCREAS endocrino EFFETTI METABOLICI DELL’INSULINA INSULINA IL PANCREAS endocrino SOMATOSTATINA È un ormone di natura proteica sintetizzato dall'ipotalamo e a livello pancreatico dalle cellule delle isole di Langerhans. Grazie all'interazione con i suoi cinque recettori questo importante ormone regola numerose funzioni corporee. IL PANCREAS endocrino SOMATOSTATINA La somatostatina esercita infatti un potente effetto inibente sulla secrezione di somatotropina (GH, ormone della crescita) e prolattina, a cui è deputata l'ipofisi anteriore. Oltre a ciò, la somatostatina ha un effetto inibitorio sulle secrezioni pancreatiche di insulina e glucagone, su renina, ormoni tiroidei e cortisolo. IL PANCREAS endocrino SOMATOSTATINA La somatostatina esercita un effetto inibente anche sulla secrezione gastrica di colecistochinina, secretina, acido cloridrico e gastrina. Derivati di sintesi della somatostatina, atti a prolungarne la brevissima emivita plasmatica, sono utilizzati con successo nel trattamento farmacologico dell’acromegalia e dei tumori neuroendocrini del tratto gastroenterico, soprattutto di quelli secernenti somatotropina. IL PANCREAS endocrino POLIPEPTIDE PANCREATICO Il polipeptide pancreatico (PP) è un ormone prodotto principalmente dalle cellule endocrine del pancreas disposte alla periferia delle isole, chiamate cellule PP. Il PP è formato da 36 amminoacidi e contiene molti residui di tirosina. IL PANCREAS endocrino POLIPEPTIDE PANCREATICO l'iperglicemia e la somatostatina secrezione di PP L'ipoglicemia indotta da insulina, la distensione gastrica, la stimolazione del nervo vago Aumento di concentrazione plasmatica di PP viene riscontrato con relativa frequenza in pazienti affetti da tumore insulare, in pazienti con neoplasie endocrine multiple e, talora, in pazienti con tumori intestinali o bronchiali. GLICEMIA La glicemia rappresenta la quantità di glucosio presente nel sangue (mg/dl) Valori glicemia a digiuno (mg/dl) (mmol/L) 70-99 3.9 - 5.5 Alterata 100-125 > 5.5 - <7.0 Diabete >126 > 7.0 NORMALE GLICEMIA I valori glicemici a digiuno si attestano normalmente intorno a 70-99 mg/dl mentre nella fase postprandiale salgono a 130-140 mg/dl. Glicemia dopo 120' dal carico orale di glucosio (mg/dl) (mmol/L) <140 <7.8 Alterata >140<200 >7.8 <11.1 Diabete >200 >11.1 NORMALE GLICEMIA La presenza di glucosio nel sangue è essenziale per la vita, esso è infatti un nutriente essenziale per tutte le cellule dell'organismo. L'organismo umano possiede un sistema di regolazione intrinseco che consente di mantenere relativamente costante la glicemia durante l'arco della giornata. In soggetti sani che seguono una dieta mista la glicemia si mantiene, durante la giornata, generalmente tra i 60 e i 130 mg/dl, con un valore medio di riferimento di 90 mg/100 ml (5 mM) GLICEMIA Mantenere costante la glicemia è importante per assicurare il normale apporto energetico al cervello. A differenza di altri organi e dei muscoli il cervello non è in grado di immagazzinare riserve di glucosio dalla cui disponibilità dipende direttamente. Se si escludono le condizioni di digiuno prolungato, il glucosio ematico è l'unico substrato energetico utilizzabile dal cervello. GLICEMIA Valori troppo bassi di glicemia (ipoglicemia) e valori troppo alti (iperglicemia) sono potenzialmente pericolosi per l'organismo e, se protratti per lunghi periodi, possono portare a conseguenze molto gravi (coma e diabete) GLICEMIA INSULINA Concentrazioni di glucosio e insulina nei soggetti normali GLICEMIA INSULINA Concentrazioni di glucosio e insulina GLICEMIA INSULINA Concentrazioni di glucosio e insulina IL PANCREAS endocrino INSULINA/GLUCAGONE Il sistema di regolazione della glicemia è mediato principalmente dall'azione di due ormoni: l'insulina ed il glucagone IL PANCREAS endocrino INSULINA/GLUCAGONE La regolazione della secrezione di insulina IL PANCREAS endocrino INSULINA/GLUCAGONE La regolazione della secrezione di insulina IL PANCREAS endocrino INSULINA/GLUCAGONE L'insulina è un ormone ipoglicemizzante perché promuove l'abbassamento della glicemia, mentre il glucagone ha effetti contrari (iperglicemizzante). Un abbassamento dei livelli glicemici stimola la secrezione di glucagone, un ormone che riporta la glicemia a valori normali (stimola la produzione di glucosio a partire dal glicogeno e favorisce l'utilizzo cellulare di grassi e aminoacidi, risparmiando glucosio). LE PATOLOGIE IPERGLICEMIA IPOGLICEMIA • diabete I • diabete II • esogena • endogena IPOGLICEMIA Esogena da: • insulina somministrata • digiuno • iperattività • alcool • ipoglicemizzanti orali Trattamento: 1) Somministrazione di zucchero 2) Iniezione di glucagone glicemia < 40 mg/dl Endogena da: • eccesso d’insulina secreta • eccesso sost. insulino-simili • tumori insulari • tumori epatici • malassorbimento • glicogenosi • galattosemia • intolleranza al fruttosio • diabete renale • anomala sintesi di altri ormoni • ipoglicemia reattiva IPOGLICEMIA Diagnosi Definizione gruppo esperti WHO (world health organization) (1999) DIABETE MELLITO Gruppo di patologie metaboliche caratterizzate da iperglicemia e dovute: 1. ad un difetto della secrezione di insulina 2. ad un difetto dell’azione insulinica 3. ad entrambi i meccanismi A lungo termine l’iperglicemia cronica si associa a danni, a disfunzioni e ad insufficienza di vari organi (in particolare occhi, reni, nervi, cuore e vasi sanguigni). ADA 1998 DIABETE MELLITO DIABETE MELLITO DI TIPO I Il Diabete mellito di tipo 1 è dovuto a distruzione delle cellule delle isole β del pancreas • include i casi attribuiti ad un processo autoimmune, con distruzione delle cellule β e tendenza alla chetoacidosi (produzione di corpi chetonici a partire da trigliceridi, scissi per produrre energia in mancanza di glucosio, il cui passaggio nel sangue provoca una caduta del ph) • non include quelle forme che riconoscono cause specifiche come fibrosi cistica o alterazione mitocondriale. DIABETE MELLITO DI TIPO I Il Diabete mellito di tipo 1 è dovuto a distruzione delle cellule delle isole β del pancreas • Il diabete mellito di tipo 1 è la forma più grave di diabete, deficienza insulinica assoluta, in cui l’insulina è richiesta per la sopravvivenza per prevenire lo sviluppo della chetoacidosi, del coma e della successiva morte. • Nella maggior parte dei casi l’esordio avviene in età inferiore ai 20 anni per questo motivo in passato era detto “diabete giovanile”. • Accanto alla più comuni forme di diabete mellito autoimmune si hanno delle forme prive di un’eziologia nota, denominate “idiopatiche”. DIABETE MELLITO DI TIPO II Il diabete mellito di tipo 2 è caratterizzato da disordini dell’azione e della secrezione insulinica, con conseguente aumento di glucosio nel sangue • A differenza del tipo 1, il deficit di insulina nei pazienti è relativo. Queste persone sono spesso resistenti all’azione insulinica, tuttavia per la maggior parte della loro vita non hanno bisogno del trattamento insulinico per la sopravvivenza. • Questa forma di diabete può rimanere non diagnosticata per molti anni, poiché l’iperglicemia non è severa al punto da dare sintomi evidenti di diabete e non c’è distruzione autoimmune delle cellule del pancreas. DIABETE MELLITO DI TIPO II • La maggioranza dei pazienti con diabete mellito di tipo 2 è obesa e questo o è causa in sé o aggrava l’insulino-resistenza. • Anche se i pazienti rivelano livelli di insulina nella norma, l’iperglicemia dovrebbe comportare valori di insulina ancora maggiori, per questo la secrezione insulinica è insufficiente a compensare l’insulinoresistenza. • Dato l’aumento del rischio con l’età, in passato era detto diabete dell’età matura, ed è spesso associato ad una forte predisposizione familiare. DIABETE MELLITO DIABETE MELLITO DIABETE MELLITO Caratteristiche cliniche differenziali del diabete tipo 1 e tipo 2 TIPO 1 TIPO 2 Prevalenza Circa 0,3% Circa 5% Sintomatologia Sempre presente Spesso eclatante e a inizio brusco Spesso modesta o assente Tendenza alla chetosi Presente Assente Peso Generalmente normale Generalmente in eccesso Età all’esordio Più comunemente <30 anni Più comunemente >40 anni Comparsa di complicanze croniche Non prima di alcuni anni dopo la diagnosi Spesso presenti al momento della diagnosi Insulina circolante Ridotta o assente Normale o aumentata Autoimmunità Presente Assente Terapia Insulina necessaria sin dall’esordio Dieta, farmaci orali, analoghi GLP-1, insulina DIABETE MELLITO Caratteristiche principali tipo 1 tipo 2 0,1 % prevalenza + ereditarietà fenomeni autoimmunitari +++ secrezione insulinica insulino resistenza + insulino dipendenza obesità 2-5% +++ + - (+) + Il diabete tipo 2 Il diabete tipo 2 patogenesi sistemica DIABETE MELLITO Complicanze DIABETE MELLITO complicanze acute CHETOACIDOSI DIABETICA Si verifica quasi esclusivamente nel D.M. 1. E’ legata alla carenza di insulina (mancata somministrazione oppure maggiore richiesta per stress fisici, ad esempio nei bambini) ed al coesistente eccesso di ormoni contro-regolatori (glucagone, catecolamine, ormone della crescita) DIABETE MELLITO complicanze acute STATO IPER-OSMOLARE NON CHETOSICO Si verifica in genere nel diabete tipo 2 ed è legato non solo alla carenza di insulina ma soprattutto ad un inadeguato apporto idrico rispetto alla elevata poliuria che consegue alla iperglicemia. Questo stato si verifica in genere per ridotta idratazione nell’anziano, nel post-operatorio, in caso diuresi abbondante ed è precipitato da fattori scatenanti che permettono la ulteriore perdita di liquidi (sepsi, febbre, eccessiva sudorazione, etc.). DIABETE MELLITO complicanze acute IPOGLICEMIA Digiuno - Iperattività fisica - Sovradosaggio di insulina per errore posologico o per doppia somministrazione DIABETE MELLITO complicanze tardive MICROANGIOPATIA retinopatia nefropatia neuropatia MACROANGIOPATIA patologia cardiovascolare DIABETE MELLITO complicanze tardive Martin MJ, Hutley SB, Browner WS, et al. Serum cholesterol, blood pressure and mortality: implications from a cohort of 361.662 men. Lancet 1986; 2:933-36. DIABETE MELLITO complicanze tardive 1. VASCULOPATIA - Iperglicemia ossidazione delle LDL favorisce l’aterosclerosi - Iperglicemia adesività piastrinica trombosi 2. CORONAROPATIA, CLAUDICATIO INTERMITTENS, IMPOTENZA ORGANICAi 3. RETINOPATIA - Aumento permeabilità capillare - Microaneurismi - Emorragie Cecità 4. NEFROPATIA - Nefroangiosclerosi - Principale cause di morte - Evoluzione verso l’insufficienza renale - Microalbuminuria Proteinuria 5. NEUROPATIA - Alterata vascolarizzazione, perdita del rivestimento mielinico - Sensitiva e motoria (mono e polineuropatia) 6. ULCERE DIABETICHE (piede) - Vasculopatie e/o neuropatie ulcere amputazione DIABETE MELLITO complicanze tardive disabilitanti DIABETE MELLITO Diagnosi LA SEMEIOTICA DEL DIABETE ANAMNESI familiare Ereditarietà ANAMNESI personale Fisiologica/patologica ESAME OBIETTIVO Osservazione, peso, pressione, ecc.. ESAMI 1°LIVELLO Diagnosi, monitoraggio ESAMI 2° LIVELLO Monitoraggio, complicanze, prognosi ALTRI ESAMI Controllo oculistico, dermatologico, ecc. DIABETE MELLITO Diagnosi DIABETE MELLITO Diagnosi I SINTOMI: dipendono dal tipo di Diabete DIABETE TIPO I alterazione della temperatura, pollachiuria e poliuria astenia perdita di peso pelle secca e disidratata maggiore frequenza di infezioni. DIABETE TIPO II Sintomi insidiosi e meno evidenti, graduali e lievi astenia lieve o malessere diffuso. pollachiuria in particolare durante la notte polidipsia e polifagia vista leggermente sfocata guarigione più lenta di infezioni intorpidimento di mani e piedi DIABETE GESTAZIONALE Non offre particolari sintomi e in genere sparisce dopo il parto DIABETE MELLITO Diagnosi Poliuria (diuresi abbondante) Perché? il glucosio nel sangue filtra completamente a livello glomerulare ma è anche tutto riassorbito dai tubuli renali, per cui normalmente non c’è glicosuria, cioè glucosio nelle urine. Quando però i livelli di glucosio nel sangue sono elevati, come nel caso del diabete, il glucosio che giunge ai tubuli non può essere del tutto riassorbito (soglia renale del glucosio) e quindi è escreto con le urine (glicosuria). La soglia renale del glucosio è superata quando la glicemia è oltre 180 mg/dl. Poiché il glucosio ha elevate capacità osmotiche esso “trascina” con sé l’acqua e quindi la diuresi è abbondante. Polidipsia (aumento del senso della sete) Perché? è una conseguenza della poliuria ed è il tentativo dell’organismo di ripristinare un adeguato equilibrio idrico. Polifagia (aumento del senso della fame) Perché? le variazioni glicemiche sono frequenti nel soggetto diabetico e le frequenti ipoglicemie inducono il paziente a mangiare DIABETE MELLITO Diagnosi DIABETE MELLITO Diagnosi GLICEMIA E' il tasso di glucosio nel sangue. Il suo valore medio normale è di 70-110 mg/dl, subisce solo piccole variazioni nel corso della giornata e in dipendenza dei pasti. L’aumento (iperglicemia) o la diminuzione (ipoglicemia) si manifestano con gravi turbe funzionali, fino alla morte GLICOSURIA Presenza di glucosio nelle urine quando il rene non è più in grado di riassorbirlo CHETONURIA Presenza di chetoni nelle urine, associata a glicosuria è segno di uno squilibrio glicemico DIABETE MELLITO Diagnosi DIABETE MELLITO Diagnosi GLICEMIA GLICOSURIA La “soglia” renale al glucosio • La soglia renale al glucosio rappresenta il livello plasmatico di glicemia, raggiunto il quale si “satura” il meccanismo di riassorbimento del glucosio a livello del tubulo renale: mediamente attorno a 180 mg/dl GLICOSURIA si verifica quando viene superata la soglia di riassorbimento renale del glucosio. Se abbondante determina aumento del volume urinario poliuria (diuresi > 2500 cc/24h circa ) GLICEMIA GLICOSURIA GLICEMIA CHETONURIA Presenza di CORPI CHETONICI nelle urine La CHETOSI è uno stato patologico dovuto ad accumulo di corpi chetonici (acetone, acetoacetato, b-idrossibutirrato), prodotti durante la degradazione dei grassi. Insorge quando, per carenza di insulina, non si utilizza il glucosio come fonte di energia Gli acidi grassi intervengono allora come sostituti energetici, liberando corpi chetonici in grande quantità. La CHETOACIDOSI insorge quando la quantità di corpi chetonici è superiore alla capacità di eliminazione urinaria. Se non curata prontamente porta a coma e morte. DIABETE MELLITO Diagnosi Prove dinamico funzionali Sono indagini fondamentali perché permettono di discriminare fra soggetti normali, con ridotta tolleranza al glucosio e con diabete. Prendono in considerazione uno o più parametri in condizioni di stimolo provocato e misurato, al fine di creare una condizione di stress metabolico riportabile a quella che l’individuo incontra nella sua vita quotidiana. Iperglicemia provocata per via orale Iperglicemia provocata per via orale con doppio carico di glucosio DIABETE MELLITO Diagnosi Iperglicemia provocata per via orale OGTT (Orale Glucose Tolerance Test) o Curva da carico con glucosio Esecuzione della prova Viene prelevato un primo campione di sangue dopo digiuno di almeno 12 ore; successivamente si fa ingerire glucosio in un tempo non inferiore a 5 min; si raccolgono i campioni di sangue ogni 30 min. La prova può essere sensibilizzata con la raccolta delle urine. Risultati dell’ OGTT Nel soggetto normale la glicemia si eleva fino ad un massimo che viene raggiunto al 30° min o al 60° min per tornare poi al valore di partenza: dopo 3 o 4 ore si hanno valori più bassi di quello basale senza raggiungere l’ipoglicemia. DIABETE MELLITO Diagnosi PROTOCOLLO PER LA PROVA DA CARICO (OGTT) Dopo digiuno (da almeno 8 ore), prelievo (tempo 0), al paziente viene somministrata (in 3-5 min) una soluzione di glucosio pari a 75 gr/300 cc. di acqua Prelievo successivo dopo 2 ore, oppure si fanno gli altri prelievi (ogni 30 min) per le due ore successive. DIABETE MELLITO Diagnosi OGTT DIAGNOSTICO = oral glucose tolerance test OGTT DIAGNOSTICO Prelievo a tempo 0’ - a tempo 120’ 1)Almeno nei tre giorni precedenti l’esame non deve essere seguita terapia dietetica (devono essere assunti almeno 150 g di carboidrati/die) 2)Durante l’esame il paziente deve: stare seduto, non deve dormire, mangiare, bere, fumare 3)Effettuare il prelievo al tempo 0’ quindi somministrare 75 gr di glucosio da bere in pochi minuti 4)Al tempo 120’ effettuare secondo ed ultimo prelievo DIABETE MELLITO Diagnosi Risultati dell’ OGTT Normale Ridotta tolleranza Diabete Glicemia basale < 110 mg/dl 110-125 mg/dl ≥ 126 mg/dl Glicemia a 30, 60, 90 min < 200 mg/dl 140 -199 mg/dl ≥ 200 mg/dl < 140 mg/dl 140 -199 mg/dl ≥ 200 mg/dl Glicemia a 120 min DIABETE MELLITO Diagnosi Iperglicemia provocata per via orale con doppio carico di glucosio È stata introdotta con l’intento di sensibilizzare la prova standard e discriminare i casi dubbi. Nel soggetto normale una 2° somministrazione di glucosio al momento del picco iperglicemico indotto con un carico orale non modifica, o lo fa lievemente, la parte discendente della curva. Quando si verifica un aumento della glicemia è lieve e sempre inferiore al primo. Nel soggetto normale l’insulinemia provocata dal primo carico è sufficiente per utilizzare il glucosio presente in circolo e quello proveniente da un’ulteriore somministrazione . Nel soggetto diabetico invece si ha la comparsa di un secondo picco iperglicemico superiore al primo.