RESPONSABILITA’ SOCIALE E BILANCIO SOCIALE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Origine storica della rendicontazione sociale d’impresa e diversi significati. Due concezioni della responsabilità d’impresa La pubblica amministrazione e la rendicontazione sociale. Prime esperienze Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. L’apporto degli stakeholder Gli standard nella rendicontazione sociale Lo schema del Bilancio sociale Le aree di rendicontazione del Comune di San Giuliano Terme Origine storica della rendicontazione sociale d’impresa e diversi significati Di valutazione della responsabilità sociale di impresa si comincia a parlare concretamente, in ambienti accademici, professionali e imprenditoriali, intorno alla metà degli anni settanta Le formulazioni, anche da un punto di vista letterale, non sono comunque univoche: nei paesi anglosassoni si parla di “social accounting” (rendicontazione sociale) o “social audit” (controllo sociale, con un’accezione della parola “audit” diversa da quella oggi usata in economia aziendale); in Francia e Germania si usa invece il termine “bilancio sociale”. Da notare che la Francia approva , nel 1973, il primo strumento legislativo in merito al bilancio sociale. In Germania si era avuta un’esperienza addirittura nel 1938, con esperienze di conatbilità aziendale integrata con informazioni e dati sul rapporto con i dipendenti e delle prestazioni fornite alla collettività (AEG) Origine storica della rendicontazione sociale d’impresa e problemi linguistici Dietro le diverse formulazione linguistiche stanno però anche concezioni e pratiche molto differenti della “rendicontazione sociale” di impresa nell’Europa comunitaria si tende a concentrarsi sulla valutazione degli effetti dell’azione di impresa sui propri lavoratori dipendenti e sulle relazioni con le associazioni sindacali nei paesi anglosassoni sono considerati principali interlocutori le associazioni dei consumatori, di ecologisti, di difesa delle minoranze e cosi via, secondo un punto di vista tendenzialmente rivolto a considerare l’impatto aziendale su tutte le aree della società civile. Evidentemente, il punto che tiene unite tutte queste diverse interpretazioni è quello di introdurre uno strumento finalizzato a rendicontare e valutare, rispetto alle conseguenze delle politiche aziendali, ciò che la contabilità economica aziendale non rendiconta e non valuta. Due concezioni della responsabilità d’impresa Questa differenza di “contenuto informativo” tra bilancio economico d’esercizio e “bilancio sociale” corrisponde a sua volta a due concezioni molto diverse della responsabilità di impresa, che ancora oggi si fronteggiano : la prima, considera come unica vera responsabilità dell’azienda quella di produrre profitto per i propri azionisti, sia pur nel rispetto delle regole della competitività del mercato e dell’etica corrente (concezione autorevolmente sostenuta, per esempio, dal premio Nobel per l’economia Friedman). la seconda invece muove dalla considerazione che tra società civile ed impresa vi sia un qualche rapporto più ampio e profondo di “delega” legittimante, che richiede pertanto di rendicontare , con un sistema trasparente e oggettivo, cosa si sta facendo in termini di benefici e costi sociali e ambientali oltrechè di costi e ricavi di esercizio Due concezioni della responsabilità d’impresa La tendenza a sviluppare la responsabilità sociale di impresa e a passare dalle elaborazioni teoriche alle applicazioni pratiche subisce una battuta d’arresto dalla metà degli anni ottanta, quando prevalgono impostazioni e paradigmi di tipo neoliberista, sino all’inizio degli anno novanta, quando le elaborazioni e gli studi riprendono sotto nuovi approcci i quali, in sostanza, arrivano a delineare il quadro generale della rendicontazione sociale come oggi noi lo conosciamo. Due concezioni della responsabilità d’impresa In particolare si fa strada l’opportunità di individuare gli “stakeholder”, cioè i soggetti referenti del comportamento dell’azienda e di prendere in considerazione i loro diritti informativi. Sono per esempio stakeholder, oltrechè naturalmente gli azionisti, i possibili investitori finanziari che selezionano i loro investimenti anche sulla base di considerazioni etiche oppure i consumatori che, sempre su basi etiche, possono arrivare ad aderire a campagne di boicottaggio dei prodotti. In sostanza le aziende si orientano oggi diffusamente a dare dimostrazione del proprio comportamento socialmente ed eticamente responsabile. Due concezioni della responsabilità d’impresa Ovviamente la questione di quanto un tale atteggiamento sia interpretabile in chiave strumentale e in funzione di incrementare comunque la redditività e la competitività aziendale di lungo periodo e dunque sia, fondamentalmente, uno strumento di pubbliche relazioni e quanto invece esso dipenda da una presa d’atto di principio dei diritti di tutti gli stakeholder sociali , è una questione aperta, ma non è strettamente rilevante ai fini di una ricostruzione della caratteristica fondamentale dello strumento della rendicontazione sociale Bisogna dire peraltro che non ha torto chi sostiene che la seconda interpretazione, quella dei diritti di principio, non esclude il contestuale verificarsi degli effetti di incremento della redditività presi in considerazione dalla prima. Sta di fatto che, come detto, negli anni novanta si diffonde la pratica aziendale del bilancio sociale, ovvero di una rappresentazione attendibile delle prestazioni sociali di impresa La pubblica amministrazione e la rendicontazione sociale. Prime esperienze Per capire come l’idea e la pratica della rendicontazione sociale abbia cominciato a diffondersi dal settore delle aziende private alla pubblica amministrazione, bisogna riflettere sul fatto che all’origine del fenomeno sta, sia nel campo privato che in quello pubblico, una fase storica di crisi di legittimazione Nei primi anni settanta si trattava di fronteggiare (anche in maniera non puramente strumentale) la forte critica all’operato delle grandi aziende rivolta da gruppi auto-organizzati della società civile, associazioni, minoranze ecc., che, comunque, riusciva ad influenzare in modo consistente l’opinione pubblica, condizionandone i comportamenti sul piano dei consumi Negli anni novanta invece , da un lato la crisi dei soggetti della rappresentanza politica (partiti) , l’irreversibile decadenza del modello burocratico di amministrazione e le difficoltà crescenti della comunicazione politica e, dall’altro, la crescita delle aspettative della cittadinanza in merito alla qualità, all’efficienza e all’efficacia dei servizi pubblici, inducono a ricercare nuovi modelli relazionali tra governanti e governati, nuove regole sulle quali fondare il “patto” e la “delega La pubblica amministrazione e la rendicontazione sociale. Prime esperienze Le risposte che più hanno segnato questo periodo che, appunto, si è aperto dieci-quindici anni fa sono state di due tipi: la risposta istituzionale (modifica del sistema elettorale, elezione diretta del Sindaco, con conseguente presentazione di un programma di mandato, ecc.); la risposta manageriale, cioè la creazione di un modello fondato sulla responsabilità “manageriale”, che non va confusa semplicemente con la responsabilità dei “manager” o dirigenti pubblici , che pure hanno avuto trasferite responsabilità che prima erano proprie della politica, ma consiste in un modello che richiede agli amministratori di ricercare risultati effettivi in termini di offerta di servizi, di efficienza e di efficacia La pubblica amministrazione e la rendicontazione sociale. Prime esperienze Ma proprio le innovazioni di cui sopra e la crisi della funzione di mediazione dei partiti, richiedevano, e richiedono, che si realizzi uno “scambio” comunicativo su basi nuove tra chi esercita, con uno spazio più grande di delega e responsabilità, l’attività di governo e chi tale responsabilità conferisce, cioè i cittadini. Il problema che viene colto è quello di arrivare a superare l’assimmetria informativa tra gli addetti ai lavori che decidono e chi subisce le decisioni La pubblica amministrazione e la rendicontazione sociale. Prime esperienze E’ così che nascono le prime esperienze locali di rendicontazione sociale e prima fra tutte quella del Comune di Bologna nel 1996 (rivolta in particolare agli utenti dei servizi sociali), e poi il Comune di Milano , nel 2000, il Comune di Venezia, per stare ai comuni maggiori. Una fioritura particolare di esperienze di bilancio sociale si ha poi negli ultimi tre-quattro anni quando a Comuni di grandi dimensioni si aggiungono comuni medio-piccoli (tra i quali, con esperienze pionieristiche, il Comune di Cesano Maderno (MI), Copparo (FE), Caravaggio (BG), ognuno con una propria autonoma interpretazione del bilancio sociale Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. Ma in che cosa consiste realmente la rendicontazione sociale in un ente locale ? Si può dire che il paradigma della responsabilità sociale d’impresa si tramuta, per le pubbliche amministrazioni locali nel principio seguente : gli amministratori devono dare conto ai cittadini non solo dei risultati in termini finanziari o magari in termini di opere o interventi realizzati ,che potremmo chiamare “output” ( cioè ciò che si produce) e che possiamo già oggi rilevare dagli ordinari strumenti di rendicontazione, ma degli effetti reali e congiunti della loro azione su tutte le dimensioni che caratterizzano l’agire pubblico e cioè: Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. • la dimensione etico-politica • la dimensione sociale • la dimensione ambientale • • La dimensione economica. Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. Queste dimensioni sono viste e trattate nella loro interazione reciproca, in modo tale che ciò che si realizza in certo ambito sia rendicontato e valutato anche per quello che produce negli altri ambiti connessi. Per esempio, ciò che ha prodotto o produce maggiore occupazione deve essere trattato anche per gli effetti prodotti sull’ambiente, oppure le decisioni in materia di traffico nei centri storici devono essere prese anche alla luce degli eventuali effetti sulle attività commerciali e cosi via. Più che le azioni realizzate, il bilancio sociale mostra dunque gli effetti prodotti (i cosiddetti “outcome”) da tali azioni, ci informa sui miglioramenti effettivi che si sono, o non si sono, ottenuti, o magari, i peggioramenti indotti in una particolare dimensione del vivere collettivo. Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. Il bilancio sociale consente dunque il controllo dei cittadini sui reali risultati dell’ amministrazione locale, il confronto delle azioni realizzate con i bisogni e le aspettative, anche in termini di valori, della collettività, dei gruppi e dei singoli . Come efficacemente è stato detto, il bilancio sociale serve così a ricostituire la catena di senso dell’amministrare pubblico che si può descrivere come una linea continua che : parte dalla VISIONE POLITICA (fatta di valori e principi), continua con gli OBIETTIVI E LE STRATEGIE per poi arrivare a considerare le RISORSE ALLOCATE e GLI INTERVENTI REALIZZATI e , successivamente, a valutare i RISULTATI OTTENUTI, per poi concludere con la considerazione degli EFFETTI PRODOTTI. Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome. Non è più quindi sufficiente comunicare gli interventi realizzati e le risorse allocate (cioè la spesa sostenuta) che rappresentano i due anelli centrali della catena, ma è necessario connettere questi due elementi da una parte, con i valori, le politiche e gli obiettivi dichiarati e dall’altra con i risultati ottenuti e gli effetti prodotti. Se questi sono i principi fondamentali della rendicontazione sociale, si tratta di definirne allora le modalità concrete con la quale si realizza e come il processo deve essere organizzato. Sotto questo aspetto, la scelta del Comune di San Giuliano Terme, è quella che tenta di esprimere il maggior grado di coerenza con l’ispirazione del bilancio sociale e con tutte le sue implicazioni, comunicative, di controllo strategico, di partecipazione, come vedremo. Le diverse dimensioni dell’agire amministrativo. Output ed outcome Abbiamo visto che la responsabilità sociale si esprime pienamente se si rende conto degli effetti che l’agire pubblico ha avuto sulle dimensioni fondamentali della vita collettiva, sui bisogni dei gruppi e degli individui . Possiamo quindi individuare una dimensione territoriale-ambientale (il bisogno di un ambiente dove si vive bene , sia dal punto vista della salubrità ambientale, sia dal punto vista dei servizi sociali a disposizione del territorio), una dimensione economico-occupazionale (che corrisponde al bisogno di lavoro e occupazione, possibilmente stabile ), una dimensione culturale (collegata al grado di istruzione e al bisogno di strumenti culturali di comprensione della realtà) e ancora, una dimensione istituzionale-amministrativa (collegata al bisogno di una amministrazione pubblica trasparente e a misura del cittadino Lo stato della comunità rispetto a tali dimensioni del vivere collettivo dovrà essere rendicontato attraverso precisi indicatori quantitativi preventivamente individuati. Attorno a questi indicatori dovranno essere formulati gli obiettivi e le strategie e , successivamente la rendicontazione sociale, che si articolerà annualmente, tenendo conto degli effetti delle azioni e degli interventi realizzati nel periodo preso in considerazione. L’apporto degli stakeholder Come si individuano di fatto gli stakeholder ? Teoria anni ’60: sono stakeholder i soggetti senza il cui supporto l‘impresa non è in grado di sopravvivere: I clienti, i fornitori, i finanziatori (banche e azionisti), i collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni come i residenti di aree limitrofe all‘azienda o gruppi di interesse locali. secondo questa teoria, il processo di una generica azienda deve soddisfare delle soglie critiche di costo, servizio e qualità che sono diverse e specifiche per ogni stakeholder. Al di sotto di una prestazione minima, il cliente cambia fornitore, e manager e operatori si licenziano, e i processi materialmente non possono continuare L’apporto degli stakeholder Anni ’80: prevale il concetto “etico” si definiscono stakeholder tutti i soggetti che possono influenzare oppure che sono influenzati dall'impresa l'impresa deve tener conto anche di quanti non hanno potere diretto su processi e profitti, ma ne subiscono le conseguenze (come un impatto ambientale negativo). Il dibattito si spinge oltre, dicendo che non solo l'impresa non deve calare il benessere attuale delle persone, ma deve accrescere la ricchezza generale, e tener conto anche dei portatori d'interesse "passivi" che non sono in grado di condizionarla lo stakeholder è il soggetto il cui raggiungimento degli obiettivi personali dipende dall'impresa (rovesciamento). l'impresa è intesa come luogo di mediazione fra gli interessi talora contrastanti degli stakeholder, e camera di compensazione in cui ciascuno raggiunge i propri fini. I diritti della società (collettività) prevalgono sui diritti di proprietà degli azionisti (gruppi , singoli cittadini) L’apporto degli stakeholder Non bisogna confondere gli stakeholder con le forme nelle quali gli stessi si organizzano o istituzionalizzano. Le associazioni, i comitati, i sindacati ecc. sono da considerarsi “mediatori” nella relazione tra impresa (od amministrazione pubblica) con i veri titolari di interesse. I mediatori sono spesso fondamentali per la comunicazione con gli stakeholder e qualche volta imprescindibili (sindacati). Altre volte sono solo dei facilitatori. Per esempio gli interlocutori titolari della comunicazione sociale nel campo politiche e alle strategie in materia di minoranze etniche, di sesso, o religiose, non sono da individuarsi nelle associazioni per i diritti civili, bensì nelle minoranze stesse . La stessa mediazione può manifestarsi tra l’altro anche in maniera non organizzata ed informale (opinione pubblica, media ecc,), Questo principio fa sì che si contrasti l’insorgere di una concezione strumentale (mirante a mantenere i “buoni rapporti”) e verticistica della rendicontazione sociale. L’apporto degli stakeholder Un aspetto fondamentale da sottolineare è che la rendicontazione sociale, per essere efficace, non può limitarsi a fornire a cose fatte il proprio rendiconto alla collettività (anche se formulato sulle nuove basi comunicative che gli sono proprie), ma deve realizzare la partecipazione degli stakeholder anche durante la costruzione del sistema e delle modalità di rendicontazione. Quali sono gli aspetti e le informazioni da prendere in considerazione, quali i fenomeni da misurare e valutare per meglio mettere in evidenza lo stato della comunità in relazione a un bisogno, un interesse, un valore etico ? E’ evidente che se lo scopo è quello di realizzare un canale informativo rivolto ai cittadini, bisognerà che le informazioni che diamo siano proprio quelle che loro vogliono, altrimenti ricadiamo, in parte in una visione verticistica e burocratica. Dunque dovrà essere organizzato un rapporto costante e collaborativo con gli stakeholder anche sulla verifica degli indicatori prescelti e da utilizzare per la rendicontazione sociale. Gli standard nella rendicontazione sociale Si è detto che, negli anni novanta si diffonde la pratica aziendale del bilancio sociale, ovvero di una rappresentazione attendibile delle prestazioni sociali di impresa secondo l’ispirazione “etica”. La stessa diffusione delle pratiche di rendicontazione e la crescita dell’attenzione e della sensibilità dei soggetti interessati alla rendicontazione sociale, impongono rapidamente lo sviluppo di un altro fenomeno di grande interesse: quello della predisposizione di regole e linee guida per la rendicontazione. L’interesse sta nel fatto che tale istanza di “sistemazione” formale, nasce e si sviluppa al fine di garantire trasparenza, oggettività e completezza alla rendicontazione ed è portata avanti e reclamata, se così si può dire, dalla società civile, intesa come insieme dei referenti, non pubblici, esterni all’impresa In pratica si tratta di uno schema di certificazione dal basso, sociale e civile (ed in qualche caso lo è anche sotto il profilo del riconoscimento giuridico ) Gli standard nella rendicontazione sociale Gli standard tuttora esistenti sono, nell’ordine storico in cui sono nati, i seguenti: SA 8000 (Social Accountability) AccountAbility 1000 (AA 1000) GRI (Sustainability Reporting Guidelines) GBS (Gruppo di Studio sul bilancio sociale) Gli standard nella rendicontazione sociale La Social accountability International (SAI), organizzazione internazionale nata nel 1997 in America , ha emanato la norma SA 8000 per assicurare nelle aziende eque condizioni di lavoro, un approvvigionamento etico di risorse ed un processo indipendente di controllo per la tutela dei lavoratori: lo standard SA 8000 è il primo standard diffuso a livello internazionale ed è applicabile ad aziende di qualsiasi settore merceologico, per valutare l’ottemperanza delle stesse ai requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali. In particolare, lo standard prevede otto requisiti specifici collegati ai principali diritti umani ed un requisito relativo al sistema di gestione della responsabilità sociale in azienda. Gli otto requisiti vertono su tematiche fondamentali, a livello internazionale, in materia di diritto del lavoro quali lavoro infantile, lavoro forzato, salute e sicurezza, libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, pratiche disciplinari, orario di lavoro, remunerazione. Nella fattispecie, la conformità ai predetti requisiti si concretizza nella certificazione rilasciata da un Organismo indipendente volta a dimostrare la conformità dell’azienda ai requisiti di responsabilità sociale della norma, attraverso un meccanismo analogo a quello dei sistemi di gestione per la qualità ISO 9000 e per l’ambiente ISO 14000. La sua versione attuale può essere applicata nei Paesi in via di sviluppo, nei Paesi industrializzati, nelle aziende di piccole e grandi dimensioni e negli enti del settore privato e pubblico. Gli standard nella rendicontazione sociale Lo standard AA1000 (o AccoutAbility 1000) è uno standard di processo progettato per misurare i risultati delle imprese nel campo dell'investimento etico e sociale e dello sviluppo sostenibile. Introdotto nel 1999 dall’ISEA (Institute of Social and Ethical Accountabiliy), con sede in Gran Bretagna, si tratta di uno standard nato per permettere, alle organizzazioni che lo vogliano adottare, di promuovere la qualità dei processi di "social and ethical accounting, auditing and reporting" in modo da garantire il miglioramento della responsabilità sociale dell’impresa. Attraverso la AA1000 si può dimostrare l’impegno per il rispetto dei valori etici attraverso strumenti oggettivi, imparziali e trasparenti. AA 1000 non è uno standard certificabile, ma uno strumento per incoraggiare l'innovazione su dei principi chiave di qualità, fornendo garanzie agli stakeholder, in merito alla qualità dell'accounting, auditing e reporting sociale ed etico delle Organizzazioni di riferimento. Non fornisce una struttura per la risoluzione dei conflitti tra Organizzazione e Gruppi di interesse collegati ma dà un processo con cui costruire un rapporto comune ed una fiducia reciproca Gli standard nella rendicontazione sociale Lo standard AA1000 si articola in cinque fasi • • • • • 1. Planning: vengono definiti i valori e gli obiettivi sociali ed etici dell'organizzazione e vengono identificati gli stakeholder; 2. Accounting; viene definito lo scopo del processo, vengono raccolte ed analizzate le informazioni, identificati gli indicatori e gli obiettivi, e si sviluppa quindi un piano di miglioramento; 3. Auditing e reporting: viene realizzata una comunicazione scritta o verbale (report) da sottoporre agli stakeholder per ottenerne una condivisione; 4. Embedding (incorporazione) : vengono istituiti sistemi (gestione e raccolta delle informazioni, implementazione dei valori, audit interna), sviluppati per rafforzare il processo e per integrarlo nel migliore dei modi; ---> controllo strategico 5. Stakeholder engagement (impegno verso): l'Organizzazione in tutte le fasi del processo rimane in stretto collegamento con i suoi Gruppi di interesse. Gli standard nella rendicontazione sociale lo standard GRI (Global reporting iniziative) promosso dalla CERES (Coalition for enviromentally responsabile economies) in collaborazione con l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) nel 1999-2000 Al modello GRI si deve tra l’altro la formulazione del principio della Tiple Bottom Line, ovvero di una rendicontazione integrante la dimensione economica, quella ambientale e quella sociale. Tale principio è stato poi ripreso ed ufficializzato dalla Commissione Europea con atto di indirizzo emanato nel 2001 (il cosiddetto “Libro verde”). Gli standard nella rendicontazione sociale Lo standard del GBS (Gruppo di Studio sul bilancio sociale), nato nel 2001, ad opera di un gruppo di studiosi, esperti e professionisti italiani, è stato ideato per dotare le imprese italiane di una serie di principi e strumenti che costituissero un punto di riferimento per la rendicontazione sociale. Secondo la visione del GBS, il bilancio sociale è uno strumento che integra quelli esistenti e svolge una funzione di comunicazione sia interna che esterna, intesa come coinvolgimento degli stakeholder nella valutazione degli effetti sociali prodotti dall’attività aziendale. Caratteristiche: La rendicontazione sociale non viene interpretata come un vincolo esterno all’attività economica dell’impresa, ma piuttosto come uno strumento di crescita e sviluppo dell’impresa stessa oltrechè della collettività. Le informazioni contenute nel bilancio sociale consentono all’impresa la valutazione a consuntivo dei risultati e la revisione delle strategie aziendali. Rendiconta sulla produzione e distribuzione del valore aggiunto tra gli stakeholder, misurando l’effetto economico che l’attività ha prodotto su di essi. Uno schema di documento Valori Visione generale Come si vive a San Giuliano Terme : indicatori di outcome iniziali e finali (trend) commento, fonti e significatività La rendicontazione sociale : significato e rilevanza metodologica Per ogni area : visione strategie , obiettivi e programmi collegati report : indicatori di outcome e di output iniziali e finali commenti, fonti e significatività stakeholder coinvolti L’AMBIENTE E IL TERRITORIO I servizi al territorio LA QUALITA’ DELLA VITA L’ambiente La scuola Il sostegno sociale La gestione di qualità La sicurezza IL LAVORO E L’ECONOMIA IL COMUNE L’Amministrazione e la partecipazione La cultura e il tempo libero La valorizzazione del personale Il turismo L’economia La buona occupazione