Pietro Santamaria: ''il 65% di differenziata si deve raggiungere!''
Scritto da Emiliano Montanaro
Lunedì 29 Ottobre 2012 17:30
Il ricercatore universitario Pietro Santamaria, autore del libro “L’ultimo chiuda la discarica”,
analizza in esclusiva per
La Voce del Paese
i futuri scenari relativi ai rifiuti nella nostra cittadina.
- Fra poco partirà la raccolta differenziata porta a porta a Putignano, necessaria ora
che sale l’obbligo della riciclata al 65% (n.b. Putignano è stabile ad un misero 14%).
Questo permetterà di abbattere gli sprechi?
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Generalmente con la raccolta differenziata a domicilio (“porta a porta”) la produzione di rifiuti fa
registrare una netta diminuzione (si veda l’esempio di Rutigliano dove la produzione mensile
pro capite è passata da 42 kg, con i cassonetti stradali, a 30 kg, con il porta a porta). Questo
avviene perché senza i cassonetti diminuiscono i depositi impropri, ad esempio, quelli di rifiuti
speciali prodotti da attività artigianali o industriali. Per Putignano, però, non credo che la
riduzione sarà molto sensibile, perché ha sempre avuto una delle produzioni pro capite tra le
più basse dei comuni pugliesi, intorno a 32 kg/mese. A Putignano ci sono molte case sparse ed
è abbastanza diffuso il recupero di rifiuti degli scarti alimentari per farne del concime. Gli sprechi
vanno ridotti a monte. Comunque, la raccolta dei rifiuti a domicilio contribuisce a comprendere il
valore della materia e a ridurre gli sprechi.
- Cosa deve fare Putignano per aumentare il dato della riciclata al 65%? E’ un dato
che si può raggiungere?
Il 65% si deve raggiungere! E’ necessario però intercettare in modo capillare le diverse frazioni
riciclabili, soprattutto l’organico. Il successo del porta a porta è strettamente legato alla capacità
di responsabilizzare i cittadini in un rapporto diretto “uno ad uno” tra utente e impresa
appaltatrice, sotto la guida del Comune.
Gli sprechi vanno ridotti a monte, nei processi industriali, e poco possono fare le
amministrazioni comunali. Ti faccio solo un esempio: l’acqua Fiuggi viene commercializzata in
bottiglie “vuoto a perdere”. Per Putignano e i comuni, in generale, si dovrebbe ridurre l’uso di
piatti e bicchieri di plastica modo uso nelle mense scolastiche e promuovere il compostaggio
domestico.
Attenzione: l’approvazione della legge regionale 24/2012 potrebbe creare problemi al nuovo
servizio da appaltare a Putignano. (ndr: perché questa legge vieta ai Comuni pugliesi “di indire
nuove procedure di gara per l’affidamento dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto”.
Eppure alcuni Comuni, stanchi di aspettare la gara unitaria, di gestire il servizio in regime di
proroga e di pagare oltre 150 euro a tonnellata per smaltire i rifiuti indifferenziati, avevano
predisposto nuovi atti per potenziare la raccolta differenziata e passare alla raccolta domiciliare
(il cosiddetto “porta a porta”) dei rifiuti. Ad esempio, Rutigliano e Cellamare hanno raggiunto
così l’80% di raccolta differenziata).
- Qual è il costo che i comuni devono supportare oggi per lo smaltimento dei rifiuti?
Ci sono metodi per abbattere questi costi?
Il costo di smaltimento dei rifiuti nei 21 comuni che facevano parte dell’ex ATO Bari 5 è di 126
euro a tonnellata più iva ed ecotassa (dal 2013 altri 25 euro a tonnellata per i Comuni che nel
2012 non avranno superato il 40% di raccolta differenziata). Pertanto tutto ciò che diventa rifiuto
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indifferenziato rappresenta un costo molto alto per la collettività, mentre con la raccolta
differenziata, da una parte, si evita questo costo e, dall’altra, si ottiene un ricavo per tutte quelle
frazioni che possono essere riciclate. Ad esempio, la carta e il cartone possono far entrare nelle
casse di un Comune da 20 a 80 euro a tonnellata, mentre la plastica intorno a 120. Diverso è il
caso della frazione organica, per lo più gli scarti alimentari, che va conferita in un impianto di
compostaggio, al costo di circa 70 euro a tonnellata, anche per evitare il notevole impatto
ambientale che ha quando viene smaltita in discarica. Un modo per abbattere i costi di
smaltimento dei rifiuti è quello di fare bene la raccolta differenziata, anche perché se la qualità
del materiale recuperato con la raccolta differenziata non è alta (perché è sporco o poco puro) il
materiale viene respinto al mittente con ulteriori costi per la collettività.
- La raccolta della plastica si può considerare un ricavo? In quali termini?
La plastica è uno dei materiali che ha il maggiore valore economico. Gli impianti che la
recuperano riconoscono a chi la conferisce il corrispettivo fissato dal consorzio nazionale per il
recupero della plastica (COREPLA): dal 1° gennaio 2012 120 euro a tonnellata, 20 euro in
meno rispetto al 2011.
- Esiste nel nostro bacino un centro di materiali raccolta differenziata? Qual è la sua
utilità in termini di riduzione degli sprechi e costi? Qual è stato il suo costo? A chi è
affidato questo servizio pubblico e con quali costi?
Dal 2001 è presente in contrada Martucci, a Conversano, accanto alla discarica della Lombardi
Ecologia, un centro di raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla
raccolta differenziata (CMRD). Costò oltre 5 miliardi di vecchie lire ma è ancora chiuso! Il
CMRD ha la funzione di ricevere, selezionare e stoccare il materiale proveniente dalla raccolta
differenziata dei rifiuti. Nel CMRD possono essere lavorati carta e cartone, plastica, vetro,
lattine di alluminio, metalli ferrosi e non. Eliminando il materiale estraneo e riducendo il volume
del materiale proveniente dalla raccolta differenziata, si aumenta il valore di ciò che va
effettivamente riciclato. Oggi i Comuni operano individualmente e, di solito attraverso le imprese
che gestiscono la raccolta e il trasporto dei rifiuti, affidano a privati il materiale della raccolta
differenziata; questi operano in regime di oligopolio applicando al materiale una riduzione
elevata e forfettaria del valore di ciò che viene conferito per presunta presenza di impurità, e
fanno il lavoro che avrebbero dovuto svolgere i 13 CMRD realizzati in Puglia (quasi tutti chiusi),
che sono stati realizzati con fondi pubblici per svolgere un servizio pubblico. Nel 2006 il Centro
di Conversano fu affidato da Nichi Vendola alla CO.GE.AM; nel 2010 l’impianto è stato affidato
provvisoriamente alla società “Progetto ambiente bacino Bari cinque” e il 29 maggio scorso il
presidente della Regione Puglia lo ha definitivamente affidato alla società denominata “Progetto
gestione bacino Bari cinque” (sempre gli stessi imprenditori…). Secondo il contratto di
affidamento, il CMRD di Conversano potrà lavorare “massimo 50 tonnellate al giorno di
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mono-materiale
” e non
multi-materiale
come era stato previsto. Non solo: lo stesso contratto prevede che “La tariffa di conferimento
presso il Centro di Raccolta Differenziata verrà corrisposta dai Comuni conferenti in via
esclusiva al Soggetto Gestore, e determinata tramite specifici accordi”, mentre nella bozza di
contratto l’attività del CMRD era prevista
senza oneri per i Comuni”
.
- Qui finirà il risultato della raccolta porta a porta putignanese?
Non credo! Per quanto previsto dal contratto di affidamento del CMRD, il Comune di Putignano
dovrebbe sottoscrivere un ulteriore impegno oneroso con Progetto gestione bacino Bari cinque.
Questo rappresenterebbe un ulteriore costo per il Comune. Non credo che in bilancio il Comune
di Putignano lo abbia previsto. Il materiale quindi dovrebbe essere conferito dove deciderà
l’impresa appaltatrice del servizio di gestione dei rifiuti. E i controlli saranno vanificati!”
- Abbiamo impianti di compostaggio?
Nell’ex ATO Bari 5 non c’è un impianto di compostaggio pubblico. Da anni sono disponibili i
finanziamenti pubblici per realizzarlo, prima a Gioia del Colle ora a Cellamare, ma l’inerzia degli
enti pubblici e il prevalere di interessi particolare hanno sempre rinviato la sua realizzazione.
Pertanto, il rifiuto organico, per i pochi Comuni che lo raccolgono in modo differenziato, viene
conferito in impianti privati, a Laterza, Ginosa o Modugno.
- Un recente DDL della regione Puglia stabilisce di mandare a incenerire la parte del
rifiuto residuo con alto potere calorifero, ossia agli inceneritori. Questo significa che
plastica e altro materiale dotati di alto potere calorifico, derivanti dalla raccolta
differenziata, saranno sfruttati in questa maniera?
Certo, anche perché questo già avviene: in Italia, il 40% della plastica recuperata dalla raccolta
differenziata viene bruciato in inceneritori o cementifici, mentre il restante 60% è riciclato. Non
escludo che in Puglia queste percentuali siano invertite: c’è qualche Comune che ha mai
verificato che fine fa la plastica recuperata sul proprio territorio? La Regione cosa fa per
verificare questo? È sulla prevenzione della produzione dei rifiuti che bisogna intervenire. Per
restare sull’esempio della plastica occorre ricordare che gli imballaggi e i giocattoli di plastica
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possono liberare ftalati, durante il loro uso, e liberano sostanze letali come la diossina durante
la combustione. Il fatto che la plastica sia riciclabile (non tutta!) non deve indurci ad abusarne.
La strategia da adottare è quella che va sotto il nome di “rifiuti zero”.
- Perché e chi ci guadagna da questa pratica?
Ci guadagnano solo alcuni privati, i gestori delle discariche e degli inceneritori soprattutto. A
rimetterci sono i cittadini in termini economici e di sostenibilità ambientale.
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