Diocesi di San Miniato da La Domenica del 20/6/2010 ________________________________ Si è conclusa la Visita Pastorale Iniziata il 25 febbraio 2007 si è conclusa lo scorso 8 giugno la visita pastorale di mons. Fausto Tardelli alla Diocesi. Quattro anni densi di incontri, di eventi, di celebrazioni in cui il Vescovo ha manifestato la sua vicinanza ai sacerdoti, alle parrocchie, ai gruppi, associazioni e movimenti, non tralasciando di visitare i luoghi di lavoro, di formazione, di conduzione del vivere civile. Un’attenzione particolare è stata rivolta dal vescovo Fausto agli ammalati che in ogni parrocchia ha voluto incontrare personalmente. «Vorrei capire i vostri bisogni e le vostre attese; ascoltare le vostre angosce e le fatiche; condividere qualcosa delle vostre gioie e speranze; confortare, incoraggiare e dare speranza, cercando, con la mia povera umanità abitata dalla fede, di “farmi tutto a tutti”», aveva detto il Vescovo al suo popolo all’inizio del percorso della visita pastorale: «Non ho molte cose da offrirvi: solo il mio cuore e un po’ del mio tempo». È stato indubbiamente un periodo faticoso per il Presule ma anche ricco di gioia e di conforto spirituale, di quella gioia e quel conforto che si sperimentano nell’impegno della carità volto a «ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli» e a richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana. [...] » Vai allo Speciale Visita Pastorale L’Anno sacerdotale di Don Fabrizio Orsini «Là dove i Santi passano …. » è il titolo di un DVD , che mostra la vita del Santo Curato d’Ars, proposto dal Santuario dove sono custodite le spoglie del Santo. Sappiamo ormai bene che il Santo Padre ha pensato, nell’anno sacerdotale da poco concluso, di riproporre alla nostra attenzione di presbiteri la figura di San Giovanni Battista Maria Vianney. In questo Anno la sua «compagnia» direi ci ha fatto bene. «Là dove i Santi passano», aggiungo io, lasciano il segno! Nell’itinerario proposto, sia a livello di Chiesa universale sia a livello diocesano, abbiamo potuto conoscere meglio questa figura di prete che forse, come ha ricordato il Papa, può sembrare un po’ lontano dai nostri schemi e dal nostro modo attuale di pensare il sacerdote, ma non è poi così molto lontano. Forse può sembrare un po’ lontano, dico io, per i «nostri» piani pastorali e i nostri deliri di onnipotenza nel fare il prete. Sinceramente devo dire che a me ha suscitato molta simpatia questo prete di campagna e mi ha fatto riscoprire l’essenzialità del sacerdozio in questo particolare tempo in cui tutta la Chiesa vive un momento particolarmente difficile. Credo che questo Anno abbia portato senz’altro beneficio a tutti noi. A chi si è lasciato interpellare dallo Spirito a vivere i momenti proposti di ascolto della Parola, di preghiera, di adorazione, nella cura della celebrazione della Santa Messa e nell’approfondire e conoscere più da vicino la figura del Santo Curato d’Ars, Dio ha parlato. Siamo stati esortati ancora alla preghiera per le vocazioni, per i sacerdoti, per la Chiesa, il papa per i nostri vescovi. Tutto questo ricorda a noi tutti che dobbiamo vivere sempre di più in pienezza la nostra testimonianza di vita cristiana: laici, presbiteri, religiosi. Anche il Concilio ormai da oltre 40 anni ce lo ha ricordato: tutti siamo chiamati alla santità. La realtà dei santi presenti nella Chiesa ci ricorda questo: Dio esiste, è vivo e presente in mezzo a noi, non siamo soli e diventare santi non è un’utopia! La figura del Santo Curato credo che abbia posto la nostra attenzione più che sul fare, sul nostro essere preti oggi nella Chiesa e quale testimonianza diamo in mezzo ai fedeli che ci sono stati donati. Un’altra attenzione che ci ha posto davanti questo Anno credo sia sulle nostre «realtà parrocchiali». La vita di Giovanni Maria Vianney ce le mette in luce, ci invita a riflettere su di esse, lui che era tutto speso ad edificare e trasformare una parrocchia perché fosse «più bella» per il Signore. Oggi un po’ tutte le nostre realtà parrocchiali in generale soffrono «fughe» di tanti battezzati che, forse a ragione, forse a torto, non trovano più in esse un alimento solido per crescere nella fede per fare un cammino serio di vita cristiana. È chiaro che dobbiamo correggere le nostre impostazioni sulla parrocchia. Credo che la realtà della parrocchia pur nei suoi limiti, abbia ancora molto da dire sul palcoscenico ecclesiale e ciò dipende ancora e prima di tutto da noi sacerdoti. Non credo siamo «alla frutta», come suol dirsi in gergo, a meno che desistiamo dal ri-appropriarci dell’appello che il Signore fa ai suoi discepoli e che oggi ricorda soprattutto a noi preti dicendo «dategli voi stessi da mangiare». Certo, il Pane della vita: l’Eucaristia mangiata e adorata, la Parola di Dio spezzata e conosciuta di più, un desiderio di annuncio e testimonianza dell’amore di Dio e della Sua misericordia per l’uomo, forse un po’ dato per scontato o affievolito nelle nostre omelie e catechesi. La testimonianza della carità pastorale non può prescindere, per noi preti dal rendere testimonianza dell’incontro con il Dio vivente, anzi parte tutto da questo «incontro» l’efficacia del nostro fare; riportare al centro Cristo con la sua Parola, l’adorazione è senz’altro acqua che portiamo nei canali aridi della nostre coscienze e delle nostre comunità. Del resto «la carità pastorale (…) non è soltanto quello che facciamo, ma il dono di noi stessi, che mostra l’amore di Cristo per il suo gregge» (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 23). Consapevoli che noi sacerdoti agiamo «in persona Christi Capitis e in rappresentanza del Signore, (quindi) non agiamo mai in nome di un Assente, ma nella Persona stessa di Cristo Risorto, che si rende presente con la sua azione realmente efficace. Agisce realmente e realizza ciò che il sacerdote non potrebbe fare: la consacrazione del vino e del pane perché siano realmente presenza del Signore, l’assoluzione dei peccati. Il Signore rende presente la sua propria azione nella persona che compie tali gesti» (Benedetto XVI, catechesi del mercoledì, 14 aprile 2010). Alla fine di quest’anno sacerdotale possiamo rendere lode al Signore perché ci a chiamati a vivere nella sua Chiesa nell’esercizio del ministero a favore dei nostri fratelli. Affidiamo al Signore e alla intercessione del Santo Curato d’Ars la nostra Chiesa diocesana affinché noi sacerdoti e le nostre comunità parrocchiali possiamo crescere nella fede in Cristo che è risorto e vivo in mezzo a noi e testimoniare la bellezza dell’essere sacerdoti. Tra i 15mila sacerdoti di piazza San Pietro di don Francesco Ricciarelli Siamo partiti nel pomeriggio del 10 giugno, undici sacerdoti con il Vescovo alla volta di Roma per celebrare la chiusura dell’Anno sacerdotale. Arrivati nelle vicinanze del Vaticano verso le 8 di sera, ci siamo diretti immediatamente in piazza San Pietro per partecipare alla veglia in preparazione alla grande celebrazione del giorno successivo, solennità del Sacro Cuore di Gesù. Eravamo in tanti sotto il cupolone illuminato, nell’abbraccio solenne del colonnato del Bernini, ad ascoltare le testimonianze, i canti e soprattutto le risposte chiare, precise ma anche tenere di sollecitudine paterna di papa Benedetto. La notte era già calata ma la piazza era illuminata a giorno quando l’ostensorio con il Santissimo Sacramento è giunto sul sagrato della basilica accompagnato dalle note di «Nimrod» dalle Variazioni Enigma di Edward Elgar (scelta musicale inusuale ma quanto mai suggestiva). Quindi, il silenzio. Durante l’adorazione si sentivano soltanto lo scrosciare dell’acqua delle fontane e in lontananza il ronzio cupo della città. Terminata la veglia ci siamo imbarcati di nuovo sul pulmino per raggiungere il Santuario del Divino Amore, dove abbiamo pernottato. Al santuario tanto caro ai romani chi scrive ha trascorso tre anni nel periodo della formazione seminaristica. Avrei voluto fermarmi un poco per rivedere l’antica chiesa e la grotta con la tomba di don Umberto Terenzi e dei beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, ma subito dopo la frugale colazione ci siamo dovuti rimettere in viaggio per arrivare puntuali a piazza San Pietro per celebrare la Messa. Eravamo migliaia e tutti dovevamo passare attraverso pochi metal detector. Misure di sicurezza fastidiose ma necessarie. All’aula Nervi ci hanno invitato a lasciare le borse e già rivestiti della cotta e della stola – e ovviamente di un cappello per ripararsi dal sole cocente – siamo entrati nella piazza passando sotto l’arco delle campane. Il nostro gruppo diocesano si è disperso ma abbiamo celebrato la Messa essendo un cuor solo e un’anima sola con il Santo Padre, con i numerosi Vescovi e con 15000 confratelli sacerdoti provenienti da 90 Paesi del mondo. È stata un’occasione unica per ravvivare in noi la coscienza del sacerdozio come dono, dono che si nasconde «in vasi di creta», ha detto il papa nell’omelia, ma che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo l’amore del Signore. È questo il mistero dell’infinita misericordia di Dio che non finisce mai di stupire chi ne ha fatto esperienza e - senza nessun merito - ne è divento ministro. dalla diocesi Prima Festa diocesana della Famiglia: uno straordinario momento di Chiesa di Sandro Maria Rosa Spagli Possiamo dirlo apertamente, senza ombra di dubbio: abbiamo vissuto uno straordinario «momento di Chiesa»! Stiamo parlando della Festa diocesana della Famiglia, evento che si è tenuto per la prima volta a livello diocesano domenica 13 giugno negli spazi della chiesa parrocchiale di San Miniato Basso. Il grande sforzo organizzativo, che ha coinvolto varie realtà diocesane, ha dato a tutte le famiglie e associazioni presenti, la consapevolezza di aver vissuto un bel momento di festa e di comunità ecclesiale riunita con il proprio pastore, il vescovo Fausto, che ha celebrato la Messa al termine della giornata. Se un rammarico dobbiamo esprimerlo è stato certamente per il poco coinvolgimento delle parrocchie della diocesi ad un appuntamento che era già in calendario pastorale da oltre un anno. Alcune addirittura avevano in programma gite parrocchiali o feste del catechismo nella medesima giornata e ciò ha costretto molti genitori a dividere al propria presenza. È un rammarico che dobbiamo esprimere poiché la Festa è stata davvero bella, ben preparata e animata, partecipata con cura da movimenti e associazioni familiari come mai si era visto fino ad ora ad una manifestazione ecclesiale nella nostra diocesi. La giornata ha previsto momenti di riflessione e di intrattenimento, spazi per le attività delle associazioni, stand libri, animazioni e giochi per bambini, il gruppo musicale dei Blu Confine, nonché una bel percorso didattico curato dai pompieri volontari dei distaccamenti dei Vigili del fuoco di Castelfranco e San Miniato Basso. La tavola rotonda del mattino sul tema del «parlare e combattere con i ragazzi di oggi» è stata molto apprezzata, soprattutto per la qualità degli interventi dei relatori, tutti di alto livello: da quelli di don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio nazionale di pastorale familiare della CEI, di Luigi Accattoli, scrittore e giornalista e di Maddalena e Luigi Triggiano, genitori e terapeuti provenienti dalla diocesi di Arezzo. Il servizio di animazione per i ragazzi del mattino è stato impeccabile, ben coordinato dal movimento «Famiglie nuove» dei Focolari insieme ai clown volontari della Misericordia di Ponsacco e all’Associazione «Noi Famiglia» che ha realizzato le magliette-omaggio con lo stemma della giornata. Straordinaria l’esibizione di suor Rita, animatrice-clown sul palco con i bambini, e bella anche la performance dei Blu Confine purtroppo interrotta dagli sprazzi di pioggia arrivati a metà pomeriggio. Buona la presenza delle Associazioni e Movimenti ecclesiali: dall’Azione Cattolica diocesana, che ha partecipato con un fornito stand, fino a Rinnovamento nello Spirito, Famiglie Nuove dei Focolari e Famiglie per l’Accoglienza di CL, l’Associazione Famiglie Numerose, l’AiBi, l’Associazione Giovanni XXIII e poi il Centro Affidi insieme alla neonata Associazione delle madri adottive e affidatarie «La casa di Hippa e Lella» fino alla Misericordia di San Miniato Basso. Un grande ringraziamento è dovuto al gruppo famiglie della parrocchia di San Miniato Basso, che si è prodigato molto per l’organizzazione e la riuscita della festa nonché ai partecipanti del corso diocesano biennale che sono intervenuti rendendosi disponibili per ogni tipo di servizio. Questi ultimi hanno ricevuto l’attestato di partecipazione al termine della Messa, direttamente dalle mani del Vescovo, a testimonianza anche dell’apprezzamento e gratitudine che la Chiesa diocesana vuole esprimere nei confronti di queste persone che intendono spendersi per un servizio alla coppia e alla famiglia. Nel complesso, ribadiamo l’impressione e la gioia di aver vissuto un bel momento di Chiesa oltre che di festa per grandi e piccini, con l’auspicio di poterlo ancora condividere in futuro con tutte le realtà della nostra Chiesa diocesana. La Madonna pellegrina di Schoenstatt: un’alleanza d’amore di E. Guerra Si è svolto a Boceda provincia di Massa Carrara presso la cooperativa «Il Pungiglione» il IV incontro regionale della Madonna Pellegrina di Schoenstatt. Una giornata di grazia, ricca di segni d’accoglienza, che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di noi della diocesi di San Miniato che nella preghiera e nell’amore fraterno abbiamo stretto l’«Alleanza d’amore» con la Madonna. In viaggio, il nostro spirito si è preparato nella preghiera del Santo Rosario; uniti nei cuori abbiamo condiviso le intenzioni di ciascuno e le abbiamo affidate alle mani della nostra dolce Mamma, sicuri della sua intercessione. Riconoscenti abbiamo cantato a Lei e sulle note dell’Inno della Madonna Pellegrina la nostra gioia e la nostra attesa crescevano. Finalmente siamo arrivati e abbiamo ricevuto la prima accoglienza che la Madonna aveva riservato per noi: i sorrisi e gli abbracci fraterni dei nostri cari fratelli e sorelle. Nella fraternità abbiamo condiviso la colazione tutti insieme. Subito dopo si è aperta la sessione mattutina con la catechesi di padre Ludovico Tedeschi – responsabile italiano del Movimento di Schoenstatt - che ci ha invitato e aiutato ad entrare nel mistero della prima grazia che sgorga dal Santuario di Schoenstatt: la grazia dell’accoglienza. Sentirsi accolto vuol dire sentirsi figlio consapevole della paternità di Dio che ci ama e non ci abbandona mai in qualsiasi circostanza della vita, anche nei momenti più difficili, nelle prove e nelle sofferenze. Se abbiamo fiducia in Dio e la nostra fiducia in Lui è piena allora non abbiamo paura di percorrere le strade su cui ci conduce e siamo certi che tutto ciò che accade nella nostra vita è segno della sua continua presenza che ci guida verso il bene, e così spontaneamente nel nostro cuore nascono i tanti piccoli «sì» alla sua volontà. Con Dio possiamo tutto, senza di Lui e nella sfiducia non possiamo nulla; se saremo capaci di ritornare bambini, con la fiducia innocente dei piccoli ogni cosa sarà possibile e diverremo consapevoli di essere strumenti di Dio con una Missione. Per lavorare per Dio non importa essere santi, se aspettiamo di esserlo non faremo mai nulla, l’importante è, peccatori come siamo, fare qualcosa. «Siamo stati scelti perché ci siamo messi a disposizione, ci siamo affidati», ha detto padre Ludovico, «abbiamo sigillato l’alleanza d’amore affinché la Madonna ci utilizzi come suoi strumenti e Lei così potrà essere feconda attraverso di noi. Siamo strumenti nel mondo, abbiamo l’obbligo di essere presenti con la nostra testimonianza, i nostri progetti, portando avanti la nostra cultura cristiana e i nostri valori nella società. La Madonna come Regina della nuova evangelizzazione ci aiuterà a portare i valori cristiani e il vangelo di nuovo in Europa». Nella sessione pomeridiana durante la celebrazione della Santa Messa abbiamo stretto la nostra alleanza d’amore con la Madonna. Ci siamo consacrati a Lei, le abbiamo donato il nostro cuore, tutto di noi stessi facendo nostre queste parole di padre Ludovico: «L’alleanza è un passo d’amore, quando mi affido alla Madonna mi affido per sempre. Un cuore innamorato, un cuore pieno di fiducia mi porta a stringere l’alleanza ….chi ama si fida. Avremo un’Alleata tutta la vita, Lei sarà sempre vicino a me, io mi sono affidato a Te e con me tutto il mio mondo e io voglio ricevere il tuo mondo: Gesù, la Chiesa, i santi, le necessità degli altri e se io ti voglio bene il tuo mondo diventa il mio mondo!». Lavaiano Due Madri generali alla cena annuale del Bhalobasa di Alessandro Cipriano Oltre trecento persone e un’atmosfera di calda solidarietà alla cena annuale del Bhalobasa, svoltasi sabato 12 giugno a Lavaiano, nel Comune di Lari. All’evento, uno dei due incontri annuali dell’associazione con la sua grande famiglia, hanno partecipato anche suor Josephine Zihalirwa, Madre generale delle Figlie di Maria di Bukavu, in Congo (in visita alle sorelle della parrocchia di Lavaiano, impegnate nella catechesi pastorale), suor Florence e suor Emilia, rispettivamente Madre generale e Madre vicaria generale delle Figlie di Sant’Anna di Calcutta (in visita alle sorelle delle parrocchie di Lari, Fauglia e San Miniato). Agli ospiti è stato dato il benvenuto dai volontari del Bhalobasa con alcuni preziosi passaggi del rito d’accoglienza del Bengala: l’offerta di una bevanda dolce, il lavaggio delle mani e la decorazione con il bindi («goccia» in hindi), posta fra le sopracciglia, in corrispondenza dell’ajna (il «terzo occhio»). Quest’anno il ricavato della cena verrà destinato a progetti di emergenza educativa in India, mentre la somma raccolta tramite la lotteria sarà inviato a Port-au-Prince, grazie al canale di sostegno aperto da Paolo Grilli, volontario del Bhalobasa, recatosi ad Haiti subito dopo il terremoto. Fra una portata e l’altra del menu, gustoso intreccio della cultura gastronomica italiana e bengalese, il presidente dell’associazione, don Armando Zappolini, il suo vice, Alessandro Cipriano e Matteo Ferrucci, responsabile della comunicazione, hanno illustrato il principale scopo benefico della serata, ricordando, tra l’altro, l’importante traguardo dei vent’anni di attività che la Onlus taglierà nel 2011. Le loro parole dense hanno abbracciato quelle delle Madri generali che hanno portato il loro saluto durante la serata; il messaggio comune, scandito con fragorosi applausi dai presenti, ha scolpito la necessità di una solidarietà senza confini e barriere, geografiche, culturali o razziali: «tutti siamo uguali agli occhi di Dio». Santa Croce sull’Arno Inaugurata la nuova gestione del Centro Parrocchiale Venerdì 4 Giugno alle ore 19.30 è stato inaugurata, dopo ben quattro anni, la nuova gestione del Centro Parrocchiale Giovanni XXIII. «In sede da Enrico», questo è il nuovo, forse storico, nome che è stato scelto per l’esercizio. La vecchia sede storica dei Lupi riapre! Quanti ricordi d’infanzia, quanti ancora dell’adolescenza…e per i più adulti: quanti ricordi di gioventù La serata si è aperta con un invito introduttivo di mons. Morelli che ha ricordato l’importanza di custodire e tenere prezioso un luogo come questo perché tutti possano partecipare e condividere dei bei momenti. Il tempo da trascorrere con gli altri, in compagnia degli amici non è «tempo vuoto» ma tempo libero in cui ciascuno può esprimere se stesso e crescere nella propria esperienza. Ha fatto seguito un breve intervento di Enrico Bertelli, il nuovo gestore, che ha ringraziato caldamente tutti coloro che sono intervenuti, ha invitato a riprendere a frequentare «l’oratorio» promettendo da parte sua il massimo impegno a rendere i locali efficienti e idonei a soddisfare le esigenze di piccoli e grandi. Così, tra ricordi, nuove esperienze e speranze auguriamo ad Enrico e alla «nostra» sede di poter intraprendere un lungo e fruttifero cammino che possa aiutare tanti giovani a crescere e fortificarsi in un ambiente sano e sicuro. Gabriella Guidi Ponsacco 5° corso di formazione per volontari Clown Si svolgerà a partire dal 9 luglio presso la sede della Confraternita Misericordia di Ponsacco (via Carducci, 65) il corso di clownterapia con anziani e bambini patrocinato dal Cesvot. La formazione consisterà in lezioni teoriche tenute da medici e laboratori artistici con clown professionisti. All’insegnamento metodologico farà seguito un periodo di tirocinio in strutture medico-sanitarie. Il progetto prevede un numero massimo di 20 iscritti. Per informazioni e iscrizioni (entro il 1 luglio) gli interessati potranno rivolgersi ai seguenti recapiti: tel. 0587731453; fax 0587732325; mail: [email protected] Una poesia di Renato Fucini evoca riflessioni attualissime Unità d’Italia e degli italiani di Alexander Di Bartolo Per questo terzo appuntamento «storico» con il tema dell’Unità d’Italia, abbiamo deciso di sforare momentaneamente dal territorio diocesano, anche se vi usciremo di poco, per riproporre alcuni versi del poeta empolese Renato Fucini (1843-1921) che possono farci riflettere sul tema dell’Unità d’Italia e soprattutto del «sentimento nazionale» che dovrebbe appartenere a tutti. Usiamo il condizionale perché è cronaca nazionale di questi ultimi mesi la discussione intorno al federalismo che, se visto nelle sue possibili sfaccettature più deleterie, potrebbe portare ad un eccessivo «egoismo regionale» o di aree geografiche, di dubbio valore positivo per un Paese coinvolto in una crisi economica (di portata mondiale) e rallentato da un’assenza di riferimenti istituzionali e culturali, problemi che necessiterebbero risposte unitarie, nazionali e di tipo solidale. Ecco allora che la poesia, pur essendo stata prodotta da un personaggio della cultura toscana a cavallo di due secoli il cui linguaggio sfociava spesso in licenze poetiche dense di anticlericalismo, può tornare a trasmettere, con l’arte della parola amalgamata abilmente in rime, assonanze e metri, un’idea semplice, ma molto efficace, di spirito nazionale, che varca i regionalismi e i campanilismi oggi tanto di moda. Chiusura insolita per un articolo. Senza commenti né critiche. In questo caso poi le critiche dovrebbero essere di natura letteraria, e, chi scrive, non possiede gli strumenti culturali per poterle fare. Faremo parlare quindi la poesia stessa. Possiamo prendere questa come una fonte indiretta, non trattandosi di un documento storico né di un manufatto archeologico del 1860, sul clima culturale che si respirava nella fase di costruzione di una difficile unità nazionale. Sarà il lettore a giudicare questo sonetto in vernacolo pisano scritto da Neri Tanfucio, pseudonimo appunto del Fucini, e far in modo che questi versi evochino riflessioni, concettuali e di gusto, che vanno oltre la stessa scrittura poetica. Tutti fratelli! S’è strillato tanto, ma fin’a qui s’è fatto di parole. Lei di dov’è? «Lombardo, e me ne vanto». E Lei? «Son fiorentino, se Dio vole». Tutti citrulli sèmo; e questo è quanto. Se ci ripenso, quant’è vero ’r sole, dalla velgogna mi si smove ’r pianto: nun credo più nemmeno ’n delle scòle. Però ar mi’bimbo gliel’ho già ’nsegnato: tieni a mente, ’ni dissi, siei pisano, pelchè ’n Pisa t’avemo battezzato. Ma a Pisa ’un ci pensa’, te siei Toscano, quel «me ne vanto» poi, mondo sagrato! dillo; ma prima dì: «Son’ italiano». Presentato al Centro Studi «I Cappuccini» di San Miniato Un libro per ricordare Giovanni Paolo II Lunedì 14 Giugno, la Cassa di Risparmio di San Miniato ha ospitato, presso il Centro Studi «I Cappuccini» la presentazione del libro «Un papa che non muore. L’eredità di Giovanni Paolo II» di Gian Franco Svidercoschi. Il volume, edito dalla San Paolo, è stato presentato dallo stesso autore, italiano di origini polacche, che ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1959 come inviato dell’Ansa al Concilio Vaticano II e successivamente ha ricoperto l’incarico di vice direttore dell’Osservatore Romano. Ha collaborato nel 1996 con Papa Giovanni Paolo II alla stesura di «Dono e Mistero» e nel 2007 alla pubblicazione con l’Arcivescovo di Cracovia e già segretario particolare di Giovanni Paolo II, Stanisław Dziwisz, di «Una vita con Karol». Nel suo nuovo libro, Svideroschi mette a fuoco ciò che Giovanni Paolo II ha fatto - e dunque ha lasciato in eredità - nei quasi ventisette anni di pontificato, in vista della beatificazione ormai vicina. Sono intervenuti alla presentazione del volume monsignor Idilio Lazzeri, Vicario generale della Diocesi, il Sindaco Vittorio Gabbanini e il Direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato spa, Piergiorgio Giuliani. In vacanza con Gesù di Elisa Barani – Responsabile diocesano A.C.R. Manca davvero poco all’inizio dell’estate A.C.R. a Gavinana, gli educatori e gli assistenti dei quattro campi stanno preparando le diverse attività da proporre ai ragazzi. Non mancheranno momenti di analisi, approfondimento, gioco, creatività, canto, silenzio, tornei, confronto, ascolto, ecc.. Una proposta a misura di ragazzo che cerca di mediare il Vangelo attraverso un percorso esperienziale e formativo che vede nell’amicizia, nella collaborazione, nella condivisione e nella preghiera i suoi punti forti. La casa dell’Azione Cattolica da più di 50 anni offre, con i campi di formazione estivi per i bambini, i giovani e gli adulti della nostra diocesi, un appuntamento a servizio della crescita spirituale, umana e sociale della persona. Ringrazio di cuore tutte le persone che con la loro disponibilità e gratuità, anche quest’anno, si sono messe a disposizione del Settore A.C.R. diocesano, e che, dedicando il loro tempo, le proprie ricchezze umane e spirituali ai più piccoli, hanno permesso sia di realizzare i campiscuola , che di continuare ad offrire un servizio alla nostra Chiesa locale. Lelio Mannari di Don Luciano Marrucci Il canonico Lelio Mannari è stato per me un maestro di filologia. Esperto archivista, aveva raggiunto una conoscenza in radice della lingua toscana prima ancora che diventasse lingua italiana. Di un uomo di grande cultura è stato detto: quando muore un uomo come lui, crolla un’intera biblioteca. Così si potrebbe dire del grande Mannari. Comunque nel mio scaffale ho raccolto e conservato qualcosa di ciò che ci ha trasmesso. Note di etimologia, curiosità linguistiche, espressioni popolari riportabili alla cartella «cultura e società». Ed ecco una curiosa scheda che si incentra su una domanda: Da cosa ci si accorge della maturità che hanno raggiunto i diversi frutti? L’uva dal colore. Il popone dall’odore. Il cocomero dal suono. La noce dal peso. La ciliegia dal prezzo. Per la ciliegia si fa un discorso a parte, perché fa presto ad imbacare. In quella che viene svenduta «c’è gigi dentro». Ma chi è questo gigi? Tieni presente che il 19 giugno è la festa di San Luigi Gonzaga. E a questa data il baco si è insiedato dentro in buona parte di questi rubini già contesi dai più furbi passerotti. Secondo Mannari è meglio una cilegia beccata che una ciliegia bacata. Appuntamenti e segnalazioni ... Agenda del Vescovo Sabato 19 giugno: Al mattino a Loppiano, incontro per la Pastorale sociale regionale; ore 17,30: Cresime a Capanne. Domenica 20 giugno - ore 9,30: Cresime a San Pierino; ore 17: a Ponte a Egola, S. Messa con gruppi del Rinnovamento nello Spirito. Lunedì 21 giugno - ore 20: Presidenza del movimento Shalom. Martedì 22 giugno - ore 10: Consiglio diocesano per gli Affari economici; ore 18: Incontro di fine anno con le Religiose presenti in diocesi. Mercoledì 23 - giovedì 24 giugno: In Seminario, «due-giorni» del clero della Diocesi. Venerdì 25 giugno - ore 18: In Seminario, incontro con gli Insegnanti di Religione; ore 21,30: a S. Miniato Basso, S. Messa con le Comunità del Cammino Neocatecumenale.