Note per il retrofit energetico: possibili azioni sul patrimonio edilizio
di Mariangela Bellomo e Mario Losasso
1. L’impatto ambientale dell’edilizia
L‟impatto ambientale del comparto edilizio, come è noto, è di ingente entità e consiste nelle emissioni di gas
inquinanti, nell‟inquinamento delle risorse idriche, nel depauperamento delle risorse naturali utilizzate per la
produzione di materiali e prodotti per l‟edilizia, nell‟erosione di suoli interessati dall‟insediamento dei fabbricati,
nella produzione rilevante di rifiuti da costruzione e demolizione valutati nell‟ordine del 42,6% del totale dei
rifiuti. Ma l‟aspetto forse più interessante risiede nel consumo di energia necessaria alla vita di esercizio degli
edifici del settore residenziale e terziario, stimato nel 40% dei consumi energetici in Europa. La domanda di
energia è cresciuta con tassi medi annui dell‟1,5%: si è passati da un consumo di 30 Mtep agli inizi degli anni
„70 agli oltre 40 Mtep attuali. Generalmente l‟uso finale dell‟energia, ottenuta da fonti non rinnovabili, consiste
prevalentemente nel garantire condizioni di confort termo-igrometrico degli ambienti interni degli edifici, per i
quali si ricorre al supporto impiantistico piuttosto che ad una messa in campo di soluzioni tecnico-costruttive
che possano collaborare significativamente al contenimento delle dispersioni termiche. Tale assunto
acquisisce maggiore rilevanza se ci si confronta con il patrimonio edilizio costruito dal secondo dopoguerra ad
oggi: uno studio commissionato dall‟Eurima (European insulation manufacture association) evidenzia che tra i
paesi europei l‟Italia è collocata al primo posto nella classifica di perdita annua di energia imputabile alle
caratteristiche fisico-tecniche del patrimonio immobiliare. Il problema della elevata richiesta di energia e della
conseguente immissione di gas inquinanti risulta essere non più rinviabile nelle politiche dei paesi
industrializzati. Un forte impulso si potrà ottenere dalle azioni che l‟Amministrazione degli Stati Uniti d‟America
ha proclamato di voler mettere in campo, introducendo tra le azioni prioritarie dell‟agenda di governo il ricorso
ad energie rinnovabili per l‟approvvigionamento del 10% dell‟energia necessaria entro il 2012 e del 25% entro
il 2025, cui viene associata la riduzione dell‟80% di gas inquinanti entro il 2050.
2. L’impatto economico del settore edilizio
La lunga fase di espansione edilizia dal dopoguerra ad oggi ha indotto un significativo sviluppo del processo
produttivo e al contempo un incremento degli attori coinvolti, sia in termini di crescita numerica di imprese di
costruzione, di produttori di materiali e componenti per l‟edilizia, di tecnici e professionisti, sia in termini di
crescita di figure un tempo meno coinvolte, come gli intermediari finanziari e i gestori immobiliari. In Italia, il
settore delle costruzioni è sempre stato uno dei settori trainanti l‟economia del Paese (con circa 2 milioni di
operatori), registrando una crescita allineata alla crescita del PIL con un fatturato generalmente pari al 10%
dello stesso. Nell‟attività del settore delle costruzioni rientrano interventi di nuova edificazione e interventi di
riqualificazione dell‟esistente alle diverse scale. Osservatori e studiosi stimano intorno al 60% il valore della
produzione edilizia proveniente dal mondo della manutenzione sia ordinaria che straordinaria e della
riqualificazione del patrimonio costruito. La quota destinata alla residenza si presenta di particolare interesse
per quanto riguarda l‟attività di recupero e riqualificazione: in Italia esistono circa 27 milioni di abitazioni di cui
17,5 milioni costruite prima del 1976 e quasi 21 milioni di famiglie. Annualmente si costruiscono circa 230.000
abitazioni per soddisfare la richiesta di circa 130.000 nuove famiglie l‟anno. Dai dati citati è bene evidente il
ruolo e il “peso” che il settore edilizio riveste nella vita politica e sociale del Paese. Tuttavia, l‟attuale fase di
profonda criticità fa registrare una inversione di tendenza della crescita del settore. Il Cresme valuta un calo di
investimenti nel triennio 2007-2010 del 12 %, dato da convertire per una ripresa del settore che può volere
significare una ripresa sociale ed economica. È necessario intervenire con misure atte alla ripresa degli
interventi di riqualificazione del patrimonio esistente, misure che devono interessare il piano economico con
incentivi e finanziamenti e il piano normativo per “guidare” i futuri interventi nell‟ambito di una politica a
sostegno della collettività e dei luoghi di cui fruisce. In questa ottica il mercato della riqualificazione potrebbe
essere molto più dinamico e vivace se la promozione della qualità dell‟edificio e del risparmio energetico
ricevessero significativi impulsi: la riqualificazione energetica del patrimonio esistente porterebbe un indotto
economico di circa 8 miliardi di euro ed un aumento del gettito fiscale da parte dello Stato, nonché l‟aumento
dell‟indipendenza energetica dell‟Italia dagli altri paesi. Intervenire sulle prestazioni termiche dell‟involucro
degli edifici esistenti potrebbe significare ridurre dal 30 al 50 % il bisogno di energia necessaria per la fruibilità
e l‟uso dell‟edilizia. Si potrebbe in tal modo fare a meno di 3,3 milioni di barili di petrolio al giorno che
significano, in termini economici, 300-350 milioni di euro giornalieri.
3. Quadro normativo ed energia
L‟attività edificatoria è regolata, in Italia, da un sistema articolato e complesso di norme cogenti e non cogenti
che intervengono in tutte le fasi del processo edilizio, nonché nella regolamentazione dei prodotti destinati
all‟edilizia. Particolarmente significative risultano essere le norme redatte per coniugare il problema
dell‟efficienza e del risparmio energetico con l‟attività edilizia. Le norme in questione sono generalmente
orientate alla messa in campo di misure e criteri innovativi, prescrittivi e incentivanti, finalizzati alla diffusione di
una pratica edificatoria fondata sui principi di sostenibilità ambientale degli interventi sia edilizi che urbanistici.
In altre parole si tende a porre in campo criteri progettuali, soluzioni tecniche, sistemi e prodotti rispettosi
dell‟ambiente e della salute degli individui. L‟iter normativo sulla efficienza energetica in Italia ha visto
l‟emanazione del Decreto Legislativo del 19.8.2005 n. 192 “Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al
rendimento energetico nell‟edilizia, approvato dal Consiglio dei Ministri il 29 luglio 2005”, integrato e corretto
con il Decreto Legislativo del 29.12.06 n°311 “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto legislativo
19/08/05 n°192, recante attuazione della Direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell‟edilizia”.
Attraverso questi due decreti sono stati recepiti i contenuti normativi della Direttiva del Parlamento europeo e
del Consiglio 2002/91/CE del 16.12.2002 G.U.C.E. L. 1, emanata il 4.1.2003 che ha posto l‟obiettivo di
«promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici nella Comunità, tenendo conto delle
condizioni locali e climatiche esterne».
È bene evidente che il quadro normativo riesce ad incidere significativamente sulle nuove costruzioni
imponendo il rispetto di requisiti minimi di efficienza e di rendimento energetico degli edifici. Con riferimento al
patrimonio esistente, invece, la normativa citata e la Legge Finanziaria per il 2008 (l.n. n. 244 del 24 dicembre
2007) hanno avuto l‟obiettivo del miglioramento dell‟efficienza energetica mediante la detrazione fiscale delle
spese sostenute per ridurre le dispersioni termiche dell‟involucro edilizio e per il miglioramento
dell‟impiantistica destinata alla climatizzazione degli ambienti interni e alla produzione di acqua calda sanitaria.
Tali misure rendono inoltre l‟efficienza energetica uno dei parametri del valore di mercato degli immobili.
D‟altro canto la citata direttiva europea stabilisce che ciascun stato membro deve varare piani d‟azione per
l‟efficienza energetica (Paee).; il decreto introduce, infatti, la certificazione energetica quale documentazione
obbligatoria in caso di trasferimento a titolo oneroso di un qualsivoglia immobile dopo il primo luglio 2009; la
certificazione energetica esprime la classe di appartenenza dell‟immobile stabilita sulla base della prestazione
energetica dello stesso e pertanto si rende noto il fabbisogno energetico annuale che diventa di per sé un
valore aggiunto dell‟immobile se inferiore o uguale ai 50 kWh/m 2a: una costruzione ordinaria, con struttura
portante in calcestruzzo armato, necessita di un fabbisogno energetico che varia dai 180 -250 kWh/m2a.
Conciliando le detrazioni fiscali previste dalla legge finanziaria del 2008 (55% di detrazione fiscale per
operazioni di retrofit energetico) con le misure del Conto energia, di fatto il governo italiano ha messo in
campo misure significative per la promozione e diffusione di interventi di miglioramento energetico del
comparto edilizio.
In questo panorama risulta interessante indagare le strategie possibili per intervenire sul patrimonio edilizio
esistente: il suo recupero si presenta più vantaggioso rispetto alla sua demolizione e ricostruzione in termini
economici, materiali ed energetici e di un più generale impatto sull‟ambiente.
Mariangela Bellomo
4. Il retrofit per il miglioramento delle prestazioni energetiche
L‟obsolescenza, sia fisica che funzionale, degli edifici – in particolare di quelli costruiti a partire dal secondo
dopoguerra – richiede interventi di manutenzione che consentano di far fronte a sopraggiunti decadimenti
prestazionali e interventi di riqualificazione tesi a fornire nuove qualità e prestazioni originariamente non
previste. Con tale mix operativo sono chiamate in gioco le categorie della manutenzione ordinaria e
straordinaria, della ristrutturazione edilizia e degli interventi conservativi, con la finalità di salvaguardare
l‟identità culturale degli edifici, migliorandone e adeguandone nel contempo le prestazioni in relazione alle
attuali esigenze abitative.
Entro tale quadro si collocano le azioni di retrofit energetico, che rappresenta una risposta ad istanze di
aggiornamento funzionale e prestazionale delle preesistenze ed ha come finalità il miglioramento dell‟attuale
condizione del rendimento energetico degli edifici. Il retrofit si configura come un processo di retroazione, in
quanto “aggiornamento”, adattamento, adeguamento, attuato con l‟applicazione di tecnologie, sistemi ed
elementi tecnici che risultano innovativi, più evoluti ed efficienti delle tecniche convenzionalmente adottate nel
recupero edilizio. Gli interventi di retrofit energetico prevedono dunque l‟applicazione di tecnologie innovative
finalizzate al risparmio e all‟uso efficiente di energia, alla produzione di energia rinnovabile alla piccola scala,
alla climatizzazione passiva.
Nel settore civile si riscontra un‟alta potenzialità di sperimentazione e applicazione di sistemi innovativi per la
produzione energetica basati sull‟utilizzo di energie rinnovabili oltre che di sistemi per il risparmio e l‟efficienza
energetica, per i quali andrebbero indagate sia le possibilità offerte dal trasferimento tecnologico e
dall‟implementazione di specifiche attività di R&S, sia le possibilità applicative di tecnologie note, che
richiedono tuttavia adattamenti e soluzioni mirate laddove si operi in contesti sensibili o caratterizzati da
specificità ambientali e climatiche come quello italiano.
In generale, le cattive prestazioni energetiche degli edifici sono prevalentemente condizionate da dispersioni
dovute alla errata progettazione degli ambienti in relazione alle destinazioni d‟uso, alla loro ventilazione non
controllata, all‟orientamento non ottimale, a soluzioni per l‟involucro che presentano valori non appropriati del
coefficiente di trasmittanza termica (U) e del tempo di sfasamento dell‟onda termica. Altri fattori che influiscono
negativamente sugli aspetti energetici sono individuabili nella errata scelta, dimensionamento e
posizionamento dei materiali isolanti, nonché nelle dispersioni per effetto di ponti termici e deficit o
decadimenti prestazionali delle chiusure vetrate.
In un intervento “leggero” di retrofit, l‟efficienza energetica degli impianti occupa un ruolo rilevante, poiché
riduce i consumi relativi al riscaldamento invernale ed al raffrescamento estivo senza alterare
morfologicamente o volumetricamente l‟edificio. Agire invece sulla riduzione delle dispersioni rappresenta la
condizione preliminare per interventi volti al raggiungimento di livelli prestazionali più elevati, poiché l‟apporto
derivante dall‟ottimizzazione impiantistica, dall‟uso di sistemi solari attivi e passivi oltre che dal ricorso alla
ventilazione naturale, è limitato dalla presenza di un involucro disperdente. Altri interventi che rientrano in
soluzioni tecniche per il retrofit energetico possono riguardare sostituzione di infissi, isolamento dall‟interno
(controsoffittatura, placcaggio di pareti, ecc.), nuovi elementi tecnici dell‟involucro per il controllo del fattore
solare.
Nei casi in cui è possibile, l‟intero edificio può essere soggetto a interventi di riqualificazione più pesanti, con
parziali demolizioni o integrazioni volumetriche. L‟inserimento di volumi all‟esterno dell‟involucro – come logge,
verande o volumi tecnici – consente di dotare le unità immobiliari di spazi aperti o protetti, di modificare
l‟immagine architettonica delle facciate, di integrare nell‟involucro dell‟edificio dispositivi atti a captare l‟energia
solare. La riorganizzazione degli spazi interni permette di migliorare l‟orientamento in funzione della
destinazione d‟uso, contribuendo ad ottimizzare gli apporti di aria e luce naturale, modificando così il
comportamento energetico globale.
Se l‟unico parametro di valutazione dell‟efficacia dell‟azione di retrofit non può essere l‟efficienza energetica, si
può affermare che nella riqualificazione edilizia un basso consumo di energia può rappresentare una
opportunità non solo dal punto di vista dell‟etica della sostenibilità ma anche dal punto di vista dei costi
energetici nel corso della vita di esercizio. Investimenti contenuti possono infatti dimezzare i consumi
energetici, dei quali è facilmente misurabile il ritorno economico e ambientale in tempi brevi: edifici di bassa
qualità energetica potrebbero diventare a breve edifici di “seconda scelta”, per i quali il management
immobiliare o l‟ente di gestione del patrimonio edilizio potrebbe individuare delle strategie di costo e di
collocazione di mercato in base alla valutazione delle prestazioni energetiche.
L‟efficienza energetica degli edifici è determinata prevalentemente dalle prestazioni dell‟involucro, dal
rendimento degli impianti, dall‟uso di fonti energetiche rinnovabili, dai sistemi di controllo passivo del comfort
estivo e invernale. Tuttavia, in particolare negli interventi di retrofit, l‟efficienza energetica non può essere
valutata isolatamente ma deve necessariamente misurarsi con la più generale sostenibilità dell‟edificio, che va
visto come un sistema attivo in cui si attuano input e output di risorse, che si integri in maniera adeguata
nell‟ambiente e nel quale gli utenti ritrovino soddisfacenti condizioni di benessere e di funzionalità. L‟efficienza
energetica può essere perseguita agendo in maniera multiscalare e secondo percorsi ricorsivi, attuando
l‟integrazione fra tre componenti progettuali:
a) impostazione generale del progetto visto nella interazione con il contesto, le risorse e i flussi ambientali;
b) topics, ovvero tematiche di progetto, come per esempio la ventilazione passiva o la climatizzazione
naturale, lo sfruttamento delle risorse ambientali, ecc.;
c) soluzioni tecniche e prodotti edilizi eco-compatibili, capaci di ridurre il generale impatto ambientale
dell‟intervento.
La rispondenza ad alcune tematiche specifiche - ventilazione e climatizzazione naturale, sfruttamento delle
risorse ambientali, soluzioni costruttive e prodotti eco-compatibili - garantisce il funzionamento delle parti e dei
sistemi in termini di contenimento del consumo di risorse e del raggiungimento di adeguate condizioni di
benessere. Su un altro piano, l‟attenzione ai dettagli costruttivi è individuata come un fattore risolutivo di
numerosi interfaccia fra vari elementi con funzioni differenziate (strutture, chiusure, parti impiantistiche),
mentre del tutto insufficienti risultano le architetture con interventi parziali che si rifanno alla sostenibilità ma
non la attuano in maniera diffusa, come avviene nei casi di isolate applicazioni di componentistica solare o di
isolamenti non diffusi.
Se è ben difficile valutare in termini obiettivi le soluzioni tecnologiche, i termini generali secondo cui è possibile
e necessario qualificare come energeticamente efficienti i manufatti adeguatamente riqualificati sono
particolarmente chiari: riduzione dei consumi energetici, aumento del comfort, tutela della salute, processi a
basso impatto.
Mario Losasso
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Note per il retrofit energetico - Università degli Studi della Basilicata