Lezione II
Le fonti per lo studio dell’Italia
antica
Parte prima: i caratteri generali e le
fonti letterarie
L’importanza delle fonti
H = P/p
• ovvero, la Storia (H) nasce dall’incontro tra il
passato (P) e il presente (p), dalla relazione fra i
documenti che il passato ci ha lasciato e
l’interpretazione che noi, uomini del presente, ne
diamo.
• La documentazione antica è dunque il primo e
fondamentale pilastro sul quale si basa la
ricostruzione storica.
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Che cos’è “fonte”?
• Fonte è tutto ciò che ci viene dal passato: dunque
non solo gli scritti degli storici antichi, ma per
esempio anche i segni che il passato ha lasciato nel
paesaggio attuale.
• In particolare nella ricostruzione della storia del
mondo antico, per la quale le fonti a disposizione
sono piuttosto scarse, non possiamo trascurare
alcun tipo di informazione che ci giunge dal
passato.
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La classificazione in base al
supporto materiale
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•
Fonti letterarie
Fonti epigrafiche
Fonti papiracee
Fonti numismatiche
Fonti archeologiche
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Altre categorie di fonti di interesse
per lo studio dell’Italia meridionale
in età romana
• Fonti medievali
• Segni del paesaggio
• Toponomastica
5
I tratti comuni delle fonti per la storia del
mondo antico
1.
2.
3.
4.
Scarsità: in confronto alle epoche posteriori, i documenti
antichi sono in quantità inferiore.
Impossibilità di usare le fonti in modo immediato: ogni
documento deve essere decifrato, tradotto, interpretato,
datato.
Mancanza di trattazioni organiche: la maggior parte dei
dati si trova dispersa in documenti di vario carattere.
Difficoltà di uso statistico dei dati: il campione da noi
posseduto, oltre ad essere poco significativo, è casuale;
alcuni periodi e alcune località sono molto meglio
documentate di altre.
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Le fonti letterarie: caratteri
fondamentali
• Ritenute fino a qualche tempo fa le uniche fonti basilari
per la ricostruzione storica poiché illuminano i temi
politici, militari e culturali che erano ritenuti i soli oggetti
della Storia.
• Con l’allargamento del concetto di Storia le fonti letterarie
hanno perso parte delle loro preminenza.
• Le opere della letteratura greca e latina sono giunte a noi in
genere attraverso la mediazione della tradizione
manoscritta medievale.
• Fanno eccezione poche opere tramandate direttamente
dall’antichità da fortunati ritrovamenti di papiri letterari.
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Gli effetti della tradizione
manoscritta
• Spesso tra l’originaria redazione di un’opera letteraria e la
sua prima edizione a stampa sono trascorsi anche 16 o 17
secoli (fino a 22-23 nel caso di Omero)
• In questo lunghissimo lasso di tempo la trasmissione del
testo è stata assicurata solo da copie manoscritte.
• Questo processo ha portato inevitabilmente ad una
corruzione del testo (in particolare per quanto riguarda le
cifre).
• Alla Filologia classica spetta il compito di ricostruire, sulla
base dei manoscritti esistenti, un testo il più vicino
possibile a quello redatto dall’autore.
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Gli autori greci e latini: gli
Storiografi
• Polibio di Megalopoli, nato intorno al 200 a.C.
– Un’esponente della Lega Achea, deportato dopo il
167 a.C., dove entra in contatto con il circolo degli
Scipioni.
– Autore di una storia universale che intendeva
spiegare l’ascesa di Roma a potenza mondiale, dal
264 al 146 a.C.
– Dei 40 libri originari delle sue Storie si conservano
integralmente solo i primi 5 (eventi dal 264 al 216
a.C.)
– Gli altri sono noti solo per estratti.
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Gli autori greci e latini: gli
Storiografi
• Diodoro Siculo, autore in età augustea di una Biblioteca Storica,
in greco.
– Uno storico a tavolino, il cui valore dipende dalle fonti che usa
(per esempio Posidonio di Apamea)
– Dei 40 libri originari della sua storia universale si conservano
integri solo i primi 5 (storia del Vicino Oriente) e libri XI-XX
(storia di Roma tra il 480 e il 302 a.C.)
• Dionigi di Alicarnasso, autore di un’Archeologia romana,
pubblicata nel 7 a.C., in greco.
– Scopo dell’opera: dimostrare ai Greci che il dominio Roma era
inevitabile e giusto (e che Roma stessa era una città di origine
greca).
– Dei 20 libri originari (dalle origini di Roma al 264 a.C.) restano
integri i primi 10.
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Gli autori greci e latini: gli
Storiografi
• Tito Livio (59 a.C. – 17 d.C.) autore di una
gigantesca Storia di Roma dalla sua
fondazione, in 142 libri, dalle origini fino al
9 a.C.
– Restano solo i libri I-X (dalla fondazione di
Roma al 293 a.C.) e i libri XXI-XLV (218-167
a.C.).
– Uno storico in grado di rielaborare in modo
magistrale le sue fonti (in primis Polibio).
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Gli autori greci e latini: gli
Storiografi
• Plutarco di Cheronea (45-120 d.C. circa), un
erudito, autore tra l’altro delle Vite Parallele.
– Biografie di Greci e Romani illustri, messi a
confronto e proposti come modelli etici.
• Appiano di Alessandria, autore verso il 160
d.C. di una Storia romana.
– La materia è organizzata per guerre sostenute dai
Romani, dalle origini fino all’età del II triumvirato
(40 a.C. circa); si aggiungono i 5 libri delle Guerre
civili.
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Gli autori greci e latini: i
Geografi
• Strabone di Amasea (64
a.C. - 20 d.C. circa)
• Autore di una Geografia
in 17 libri, di cui i libri V
e VI dedicati all’Italia
• Un geografo “a tavolino”,
autore
di
descrizioni
impressionistiche.
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Gli autori greci e latini: i
Geografi
• Plinio il Vecchio (23-79
d.C.)
• Autore di una Naturalis
Historia in 37 libri; il libro
III, ai capitoli 38-138
contiene una descrizione
dell’Italia.
• Un compilatore infaticabile, animato da grande
curiosità più che da un
genio brillante.
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La letteratura “tecnica”
• I manuali di agricoltura di Catone, Varrone, Columella e
Palladio, fondamentali per conoscere come si svolgeva la
principale attività economica dell’Italia antica.
• Gli scritti degli agrimensori romani, importanti per
conoscere la concezione che i Romani avevano dello
spazio.
• Gli Itinerari, elenchi di città e stazioni di sosta lungo alcuni
percorsi, con le distanze che le separavano, con funzione
pratica di guida per il viaggiatore.
– Potevano apparire in forma testuale (itineraria descripta o
adnotata) o in forma di carta (itineraria picta).
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L’Itinerarium provinciarum
Antonini Augusti
• Un itinerario testuale che riporta i principali
percorsi terrestri del mondo romano, compilato ai
tempi di Diocleziano (fine III sec. d.C.)
• Si fonda su materiali dell’inizio del III sec. d.C., al
tempo di Caracalla (Marcus Aurelius Antoninus).
• Le distanze sono espresse in miglia (milia
passuum) = 1.480 metri.
• Tra i percorsi trattati in questo itinerario anche
quello che toccava diverse località dell’odierna
Calabria, lungo la via Popilia / Annia.
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Il passo dell’Itinerarium Antonini concernente
l’antica Emilia (98, 2 - 100, 4)
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Italiae
Iter quod a Mediolano per Picenum et
Campaniam ad Columnam id est
Traiectum
Siciliae,
ducit.
m(ilia)
p(assuum) DCCCCS
A Mediolano Laude civitas m(ilia)
p(assuum) XVI
Placentia civitas m(ilia) p(assuum) XXIIII
Fidentiola vicus m(ilia) p(assuum) XXIIII
Parme civitas m(ilia) p(assuum) XV
Regio civitas m(ilia) p(assuum) XVIII
Mutina civitas m(ilia) p(assuum) XVII
Bononia civitas m(ilia) p(assuum) XXV
Foro Corneli civitas m(ilia) p(assuum)
XXIIII
Faventia civitas m(ilia) p(assuum) X
Cesena civitas m(ilia) p(assuum) XXIIII
Ariminum civitas m(ilia) p(assuum) XX
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(Itinerari) dell'Italia.
Itinerario che conduce da Milano,
attraverso il Piceno e la Campania,
alla colonna, cioè al traghetto per la
Sicilia. 900, 5 miglia.
Da Milano alla città di Lodi, 16
miglia.
Alla città di Piacenza, 24 miglia.
Al villaggio di Fidenza, 24 miglia.
Alla città di Parma, 15 miglia.
Alla città di Reggio, 18 miglia.
Alla città di Modena, 17 miglia.
Alla città di Bologna, 25 miglia.
Alla città di Imola, 24 miglia.
Alla città di Faenza, 10 miglia.
Alla città di Cesena, 24 miglia.
Alla città di Rimini, 20 miglia.
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Altri itinerari
• Itinerarium Maritimum Antonini Augusti: descrive
diverse rotte nel Mediterraneo, tra le quali anche
quella nel golfo di Taranto, che toccava Crotone,
capo Zefirio (oggi capo Bruzzano) e Reggio.
• Itinerarium Burdigalense o Hierosolymitanum:
descrive il percorso di pellegrinaggio tra
Burdigala (Bordeaux) e Gerusalemme (seconda
metà del IV sec. d.C.); non tocca l’attuale
Calabria.
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Un itinerarium pictum: la Tabula
Peutingeriana
• Copia medievale (XII sec.) su pergamena di una carta forse
risalente al II-III sec. d.C.
• Donata agli inizi del XVI sec. dall’umanista Konrad Celtis
al nobile di Augsburg Konrad Peutinger; oggi alla
Biblioteca Nazionale di Vienna.
• Raffigura il mondo conosciuto dagli antichi in 12 segmenti
(il primo è perduto), con una forte deformazione nel senso
della longitudine.
• Non vuole essere una rappresentazione fedele del mondo
(imprecisioni nella localizzazione di fiumi, laghi, monti),
ma dare un’idea schematica dei percorsi stradali e dei
luoghi di interesse lungo tali percorsi.
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La Tabula Peutingeriana: particolare del
segmento VII con l’Italia meridionale
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Una grande città e un centro termale: Aquileia
e Fons Timavi (facsimile di K. Miller, 1887)
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La Calabria meridionale nella Tabula
Peutingeriana
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Le fonti per lo studio dell`Italia antica