WOLFGANG AMADEUS MOZART
(Salisburgo, 27/1/1756 – Vienna, 5/12/1791)
Quartetto K 285 in re maggiore
Quartetto K 298 in la maggiore
8 Andante. Tema con variazioni (5’57)
9 Menuetto (2’13)
bl Rondeau. Allegretto grazioso (3’09)
1 Allegro (7’04)
2 Adagio (2’30)
3 Rondeau (4’26)
Composizione 1786-1787
Edizione Traeg, Vienna, 1808
Organico flauto traverso, violino, viola, violoncello
Composizione 25 dicembre 1777
Organico flauto traverso, violino, viola, violoncello
Quartetto K 370 in fa maggiore
Quartetto K 285a in sol maggiore
4 Andante (6’54)
5 Tempo di Menuetto (3’30)
Composizione fra il 25 dicembre 1777 e il 14 febbraio 1778
Edizione Simrock, Bonn, 1801
Organico flauto traverso, violino, viola, violoncello
Quartetto K 285b in do maggiore
6 Allegro (6’02)
7 Andantino. Tema con variazioni (10’55)
Composizione 1781-1782
Edizione Bossler, Spira, 1788
Organico flauto traverso, violino, viola, violoncello
bm Allegro (6’32)
bn Adagio (3’38)
bo Rondeau. Allegro (4’21)
Composizione 1781
Dedica all'oboista Friedrich Ramm
Edizione André, Offenbach, 1802
Organico oboe (flauto traverso), violino, viola, violoncello
Raffaele Trevisani, flauto
Martin Kos, violino
Karel Untermüller, viola
David Havelik, violoncello
3
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
Mozart
cipio la storia dei quattro quartetti.
Nella lettera che Wolfgang spedì al padre il
10 dicembre 1777 si fa esplicito riferimento
all’offerta di 200 fiorini, da parte del flautista dilettante olandese Ferdinand Dejean,
per la stesura di «tre piccoli, facili e brevi
concerti, oltre a un paio di quartetti con
flauto». In una lettera successiva Mozart
lamenta la partenza per Parigi del committente e l’aver ricevuto solo 96 fiorini, dei
200 promessi, in quanto non aveva potuto
consegnargli che «due concerti e tre quartetti». Ciò nonostante il 20 luglio del 1778
Mozart, scrivendo al padre da Parigi, fa
menzione, fra i lavori ultimati, solo a «due
quartetti con flauto» mentre, tre mesi più
tardi, il 3 ottobre 1778 tornerà a far cenno
a «tre quartetti e al concerto per flauto».
Stante questa situazione di informazioni
contraddittorie dobbiamo rifarci ai dati
oggettivi che, almeno in parte, possediamo
e procedere a una classificazione singola
per ogni quartetto.
Il Quartetto in re maggiore K 285, di cui
esiste il manoscritto autografo che reca
in epigrafe la data del 25 dicembre 1777,
rappresenta un capolavoro assoluto sia
per il superamento delle convenzioni dello
Quartetti per flauto
di Gian-Luca Petrucci
I
problemi di datazione e di autenticità
in merito alla genesi dei quattro quartetti per flauto, violino, viola e violoncello di Wolfgang Amadeus Mozart si sono rivelati, nel corso degli anni, sempre più
complessi. Il nutrito epistolario mozartiano in merito ha contribuito a confondere il
quadro generale invece di fare chiarezza e,
sostanzialmente, per anni si è creduto che
tutti e quattro i quartetti fossero stati composti nell’arco di 20 mesi, fra il dicembre del
1777 e l’agosto del 1778, a Mannheim i primi tre (K 285, K 285a e K 285b) e a Parigi il
quarto (K 298). Ebbene, la realtà è diversa
ed è necessario, per meglio comprendere le
molte e importanti discrepanze con le correnti convinzioni, ripercorrere fin dal prin4
stile galante che per la qualità dell’invenzione tematica. I maggiori studiosi dell’opera mozartiana concordano nel definire
questo lavoro come un’opera eccellente:
Hermann Abert scrive: «… importante è il
primo tempo, con la sua accurata condotta
delle parti, l’appassionato sviluppo molto esteso ma tematicamente qualificato.
Il tempo più originale è quello di mezzo,
con una melodia del flauto accompagnata a guisa di romanza da un pizzicato…».
E ancora Alfred Einstein segnala che «…
nessuno potrebbe mai immaginare che non
sia stato composto con amore. L’Adagio dolcemente melanconico è forse il più bel “solo”
accompagnato che sia mai stato scritto per
flauto». Dei lavori di Mannheim, scritti su
commissione, questo fu il solo a essere ben
accetto dal committente Dejean per stile,
melodie e lunghezza.
Il Quartetto in sol maggiore K 285a, il cui
manoscritto è perduto, fu pubblicato a
Vienna dopo la morte di Mozart, in parti
separate che prevedevano, insieme ai due
movimenti Andante e Minuetto, l’inserimento dell’Allegro tratto dal Quartetto in re maggiore K 285. Identificato dal
musicologo francese Marie Olivier Geor-
ges du Parc Poulain conte di Saint-Foix, è
considerato il secondo quartetto scritto a
Mannheim per Dejean fra il dicembre 1777
e il febbraio 1778.
Perduto è anche il manoscritto del Quartetto in do maggiore K 285b, che fu per anni ritenuto il terzo quartetto della silloge
composta per Dejean a Mannheim e che
venne datato entro la prima decade del mese di febbraio del 1778; è giunto a noi attraverso due edizioni, una del 1788 pubblicata
in Germania nella città di Spira dallo stampatore Heinrich Philipp Bossler e un’altra
tardiva del 1852. Considerato per molti
anni apocrifo, è oggi, secondo gli studi dei
maggiori esperti, da considerarsi autentico.
Tuttavia proprio le prove della sua autenticità spostano in avanti nel tempo la data
di composizione di almeno tre o quattro
anni e l’assegnano al periodo del soggiorno viennese di Mozart. Dei due tempi che
compongono il Quartetto K 285b – Allegro
e Andantino, tema con variazioni – il tema
variato è praticamente uguale al penultimo
movimento della Serenata per tredici strumenti a fiato K 361 “Gran Partita»”, che
risale appunto al periodo del soggiorno a
Vienna intorno al 1781-1782. Inoltre, a suf5
Guida all’ascolto
Guida all’ascolto
fragio dell’autenticità del quartetto, esiste
un appunto autografo di dieci battute del
primo movimento (batt. 148-158) scritto
su un foglio che contiene anche un abbozzo
di un brano della commedia musicale Die
Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio) che fu composta, sempre durante il
periodo viennese, fra il 1781 e il 1782 e rappresentata a Vienna presso il Burgtheater il
16 luglio 1782.
Il Quartetto in la maggiore K 298, di cui
esiste il manoscritto autografo recante in
epigrafe l’indicazione spuria «Paris 1778»,
fu per lungo tempo annoverato nel gruppo
delle composizioni scritte per Dejean, ma è
stato reso palese che ciò non sia possibile,
come anche non possa essere corretta l’indicazione spuria, apposta sul manoscritto
originale, di data e luogo di composizione.
L’opus K 298, secondo diversi studiosi, appartiene di diritto al genere del quartetto
“d’airs dialogués” particolarmente in voga
nell’ambiente viennese, che prevedeva l’utilizzo di melodie e temi tratti da brani celebri di estrazione popolare o operistica. E in
effetti nel Quartetto K 298 il primo tempo,
Tema con variazioni, si basa sul lied An die
Natur di Franz Anton Hoffmeister; quello
del Minuetto, ovvero del secondo tempo,
invece su una canzone popolare francese,
mentre il Rondò finale su un’aria di Paisiello tratta dall’opera Le gare generose, che
venne rappresentata nel 1786 e che Mozart ascoltò a Praga nel 1787. Ed è grazie
a queste informazioni che sia la data che il
luogo di composizione del Quartetto K 298
possono essere motivatamente collocate al
di fuori dei brani scritti per l’incarico ricevuto a Mannheim. Un altro aspetto, non
marginale, relativo alla stesura del lavoro
riguarda la strepitosa grafia del titolo e delle
prescrizioni di andamento del terzo movimento: Mozart scrisse di suo pugno «Rondieaoux» e indica per il tempo «Allegretto
grazioso ma non troppo presto, però non
troppo adagio. Così-così-con molto garbo
ed espressione». Potrebbe sembrare, e forse
lo è, uno dei tanti scherzosi divertimenti
di cui l’epistolario mozartiano è pieno, ma
c’è chi, come Alfred Einstein, sostiene che
«per mezzo della parodia Mozart sfogò l’ira
e il disprezzo per quella musica sciocca e
insipida con cui un musicista poteva conquistare fama e ricchezze».
Ricapitolando le informazioni generali sui
Quartetti per flauto dobbiamo giungere
6
alla conclusione che se Mozart compose
veramente nel periodo di Mannheim tre
quartetti per il committente olandese, a noi
ne sono giunti solo due (K 285 e K 285a); gli
altri due (K 285b e K 298) – furono composti in altri luoghi, per altre occasioni e per
committenti rimasti a noi sconosciuti. In
ogni caso la silloge dei quattro quartetti per
flauto dimostra in tutto il fascino della personalità artistica di Mozart; la linea melodica, le variazioni, gli incastri e i dialoghi fra
i quattro strumenti sono sempre eleganti,
funzionali e legati a una cifra compositiva
di costante e altissima caratura.
Il Quartetto K 370 registrato in questo cd
è una trascrizione per flauto del Quartetto
K 370 per oboe, violino, viola e violoncello,
composto nel 1871 a Monaco all’età di 25
anni e dedicato al grande oboista Friedrich
Ramm. Trattandosi di una trascrizione è
necessario precisare come la destinazione
strumentale della musica nel Settecento
fosse talmente vasta da consentire grande
intercambiabilità fra gli strumenti destinatari. Johann Joachim Quantz, nella prefazione dei Sei duetti op. 2 per due flauti soli,
invita a eseguirli con due violini, due viole
da gamba, due fagotti e in ultima proposta
con il cembalo a due tastiere. Ciò significava che il risultato musicale non mutava la
sua essenza a causa della parte più specificatamente fonica. La musica strumentale
aveva una sorta di destinazione globale,
così come i materiali tematici che venivano
usati più volte in “confezioni” diverse e ben
dissimulate. Questo particolare, di grande
libertà e creatività, fece dire a Händel una
frase lapidaria, tacitando le innumerevoli
richieste di chiarezza riguardo le attribuzioni a lui riferite: «Un’opera è stata scritta
da me se è degna di me».
Questa, dunque, era la situazione generale
quando, a sei anni dalla morte di Händel,
nacque Mozart. La società sia aristocratica
che borghese richiedeva sempre più musica per tutte le occasioni e i compositori,
famosi o meno, avevano tutto l’interesse a
vendere sia materiale originale che trascrizioni di loro opere o di altri autori. L’abitudine alla stesura di riduzioni d’uso privato di
composizioni per ampi organici era tale che
Mozart scrisse al padre comunicandogli
che aveva l’intenzione di ridurre alcuni brani dalla sua opera Die Entführung aus dem
Serail per «Harmonie», ovvero un gruppo
di sei o otto strumenti a fiato, e che aveva
7
Guida all’ascolto
Track e index
Track e index
deciso di fare in fretta prima che qualcuno
lo facesse prima di lui. Purtroppo questo
lavoro è andato disperso e se ne conosce l’esistenza, o il progetto di realizzazione, solo
attraverso l’epistolario mozartiano.
Dove però non fosse arrivato il compositore stesso a realizzare versioni per organici
differenti delle sue composizioni di successo, ci avrebbero pensato gli editori che
gestivano abilmente la domanda di musica.
Disponendo di un folto stuolo di compositori minori, facevano realizzare, in tempi
brevissimi, adattamenti per qualsivoglia
gruppo di strumenti. Questo chiarisce il
fatto che, aprendo un qualsiasi catalogo
musicale dell’epoca o consultando i preziosi elenchi di cui oggi disponiamo, ci si
trovi di fronte a una quantità veramente
considerevole di brani per flauto che risultano sotto il nome di Mozart. In realtà
si tratta di trascrizioni operate, all’inizio
dell’Ottocento, in parte da anonimi musicisti, e in parte dal flautista Franz Anton
Hoffmeister, che operò anche come editore
a Vienna e a Lipsia, dove la sua casa editrice
si sarebbe trasformata nelle celebri Edizioni Peters. Le trascrizioni di Hoffmeister,
amico e fratello massone di Mozart, sono
fra le migliori sia per la qualità musicale
della realizzazione che per le scelte delle
musiche trascritte per flauto, che vanno
da alcuni quartetti per archi e quello con
oboe, alla fortunata versione flautistica del
Rondò in re maggiore K 373 originariamente per violino e orchestra. Nonostante gli
adattamenti, le omissioni, le abbreviazioni
e la totale riorganizzazione della musica, si
riusciva perfettamente a rendere il gusto
elegante e la fantasia tipica del messaggio
mozartiano. In tal senso la trascrizione per
flauto del Quartetto K 370 per oboe e trio
d’archi, pubblicata nel 1801 ed effettuata,
molto probabilmente, dal celebre virtuoso
e didatta Antoine Hugot (1761-1803), rappresenta una perfetta descrizione del tipo
di consumo musicale dell’Europa fra la fine
del Settecento e l’Ottocento. Una particolarità di rilievo in questo capolavoro cameristico, molto rara in Mozart, è l’utilizzo di
due differenti ritmi nel Rondò finale, in cui
l’oboe (in questo caso il flauto) si distacca
dal 6/8 degli archi con un andamento in
4/4. La versione realizzata in questa registrazione da Raffaele Trevisani si basa
scrupolosamente sull’originale e non ne
modifica la tonalità d’impianto originale.
8
a cura di Alessandro De Bei
QUARTETTO IN RE MAGGIORE K 285
1
Allegro (7’04)
[1.01] [00’00] [b. 1] Esposizione. Primo tema (re maggiore) affidato al solista
[1.02] [00’23] [b. 12] Tema secondario, esposto da violino e viola
[1.03] [00’47] [b. 26] Secondo tema (mi maggiore), seguito da gioiose cadenze del
solista
[1.04] [01’20] [b. 43] Terzo tema (mi maggiore) seguito dalla coda dell’esposizione
[1.05] [02’04] [b. 65] Ritornello dell’esposizione da [1.01] a [1.04]
[1.06] [04’07] [b. 66] Sviluppo. Prima parte (la minore)
[1.07] [04’33] [b. 79] Seconda parte, basata sull’elaborazione del tema secondario
[1.02]
[1.08] [05’12] [b. 100] Ripresa del primo tema e modulazione
[1.09] [05’58] [b. 124] Ripresa del terzo tema (la maggiore)
[1.10] [06’41] [b. 146] Ripresa scorciata del tema secondario e coda conclusiva
9
Track e index
Track e index
2
Adagio (2’30)
[2.01] [00’00] [b. 1] Prima parte. Tema nostalgico al flauto, sostenuto dal pizzicato
degli archi (si minore)
[2.02] [01’09] [b. 16] Seconda parte, con “apertura tonale” a re maggiore
[2.03] [01’45] [b. 25] Ripresa abbreviata della prima parte con cadenza finale sospesa
3
Rondeau (4’26)
[3.01] [00’00] [b. 1] Ritornello. Tema principale, brioso e spensierato, esposto dal
solista in dialogo con gli archi
[3.02] [00’29] [b. 33] Primo episodio
[3.03] [01’14] [b. 82] Ritornello
[3.04] [01’39] [b. 109] Secondo episodio (sol maggiore)
[3.05] [02’23] [b. 133] Transizione modulante
[3.06] [02’49] [b. 160] Ritornello
[3.07] [03’12] [b. 184] Episodio di sviluppo che utilizza materiale motivico del
ritornello
[3.08] [03’56] [b. 231] Ultima apparizione del ritornello e cadenze conclusive
10
QUARTETTO IN SOL MAGGIORE K 285a
4
Andante (6’54)
[4.01] [00’00] [b. 1] Prima parte. Primo tema (sol maggiore) affidato al solista
[4.02]
[4.03]
[4.04]
[4.05]
[4.06]
[4.07]
[4.08]
[4.09]
[00’35] [b. 10] Tema secondario, esposto in imitazione fra violoncello, violino
e flauto
[01’06] [b. 19] Secondo tema (re maggiore)
[01’42] [b. 29] Coda
[02’04] [b. 34] Ritornello della prima parte, da [4.01] a [4.04]
[04’09] [b. 35] Seconda parte. Episodio di sviluppo motivico
[05’01] [b. 49] Ripresa del tema secondario (imitazione violino-flauto)
[05’30] [b. 57] Ripresa del secondo tema (sol maggiore)
[06’24] [b. 72] Ripresa del primo tema e conclusione
5
Tempo di Menuetto (3’30)
[5.01] [00’00] [b. 1] Prima parte. Tema principale esposto dal flauto e subito ripetuto
da violino e viola
[5.02] [00’31] [b. 21] Ritornello della prima parte
[5.03] [01’02] [b. 22] Seconda parte. Episodio secondario
[5.04] [01’29] [b. 40] Ripresa del tema principale
11
Track e index
Track e index
[5.05] [02’00] [b. 60] Ritornello della seconda parte, da [5.03] a [5.04]
[5.06] [03’01] [b. 61] Coda
QUARTETTO IN DO MAGGIORE K 285b
6
Allegro (6’02)
[6.01] [00’00] [b. 1] Esposizione. Primo tema (do maggiore) esposto dal flauto e ripetuto
dal violino nel registro medio
[6.02] [00’22] [b. 16] Transizione modulante a sol maggiore
[6.03] [00’43] [b. 31] Secondo tema (sol maggiore)
[6.04]
[6.05]
[6.06]
[01’05] [b. 47] Coda dell’esposizione
[01’33] [b. 66] Ritornello dell’esposizione, da [6.01] a [6.04]
[03’06] [b. 67] Sviluppo. Lungo episodio modulante, basato su un inquieto
motivo in tonalità minore
12
[6.07]
[6.08]
[6.09]
[03’56] [b. 103] Transizione a do maggiore
[04’07] [b. 111] Ripresa. Primo tema (do maggiore)
[04’39] [b. 133] Ripresa del secondo tema (do maggiore), riconduzione tonale
e coda conclusiva
7
Andantino. Tema con variazioni (10’55)
[7.01] [00’00] [b. 1] Tema (flauto)
[7.02] [01’31] [b. 21] Variazione I (terzine di semicrome staccate)
[7.03] [02’55] [b. 41] Variazione II, condotta interamente dal violino
[7.04] [04’17] [b. 60] Variazione III (quartine di semicrome al violoncello)
[7.05] [05’40] [b. 79] Variazione IV in tonalità minore (tema a flauto e violino, ostinato
in semicrome staccate alla viola)
[7.06] [07’08] [b. 101] Variazione V. Adagio. Dolcissima e sognante
[7.07] [09’52] [b. 124] Variazione VI. Allegro. Finale di delicata spensieratezza in ritmo
ternario
QUARTETTO IN LA MAGGIORE K 298
8
Andante. Tema con variazioni (5’57)
[8.01] [00’00] [b. 1] Tema (flauto), dolce e delicato
13
Track e index
[8.02]
[8.03]
[8.04]
[8.05]
Track e index
[01’15] [b. 16] Variazione I (ornamentale, affidata al solista)
[02’25] [b. 32] Variazione II (rapide scalette di semicrome al violino)
[03’33] [b. 48] Variazione III (condotta dalla viola)
[04’42] [b. 64] Variazione IV (ripresa del tema al flauto, mentre il violoncello
intesse ampi arpeggi ornamentali)
9
Menuetto (2’13)
[9.01] [00’00] [b. ] Menuetto. In stile galante, caratterizzato dallo scatto ascendente
in ritmo puntato
[9.02] [00’49] [b. 16] Trio. Discorso musicale più fluido e scorrevole (semicrome al flauto)
[9.03] [01’41] [b. 32] Ripresa del Menuetto [9.01]
bl
Rondeau. Allegretto grazioso (3’09)
[10.01][00’00] [b. 1] Prima parte. Tema principale (flauto e violino) in la maggiore
[10.02][00’12] [b. 13] Tema secondario (violino e viola) in la maggiore
[10.03][00’27] [b. 28] Terzo tema (flauto) e modulazione alla dominante
[10.04][00’38] [b. 41] Ripresa del tema principale alla dominante (violino).
Riconduzione armonica e cadenza sospesa
[10.05][01’00] [b. 64] Seconda parte. Ripresa del tema principale (la maggiore)
[10.06][01’17] [b. 82] Ripresa del tema secondario (violino) ora in re maggiore
14
[10.07][01’31] [b. 97] Ripresa del terzo tema (flauto), sempre in re maggiore
[10.08][01’43] [b. 110] Ripresa del tema principale (violino) in la maggiore. Riconduzione
armonica e cadenza sospesa
[10.09][02’11] [b. 138] Ripresa del tema principale e del tema secondario (la maggiore)
[10.10][02’37] [b. 166] Coda
QUARTETTO IN FA MAGGIORE K 370
bm
Allegro (6’32)
[11.01][00’00] [b. 1] Esposizione. Primo tema (flauto) in fa maggiore
[11.02][00’45] [b. 25] Tema secondario e transizione alla dominante
[11.03][01’07] [b. 36] Secondo tema (violino) in do maggiore, del tutto simile al primo
[11.04][01’29] [b. 49] Coda dell’esposizione
[11.05][01’59] [b. 63] Ritornello dell’esposizione, da [11.01] a [11.04]
[11.06][03’57] [b. 64] Sviluppo. Elaborazione dell’incipit del primo tema (quarta
discendente a valori aumentati)
[11.07][05’03] [b. 98] Ripresa del primo tema (flauto), ora con risposte in imitazione
del violino
[11.08][05’48] [b. 123] Coda
15
Track e index
Interpreti
Interpreti
bn
Adagio (3’38)
[12.01][00’00] [b. 1] Tema principale (archi) in re minore
[12.02][00’59] [b. 12] Tema secondario (flauto) in si bemolle maggiore
[12.03][01’45] [b. 21] Ripresa del tema principale con variazioni
[12.04][02’44] [b. 31] Cadenza del solista, ripresa del tema secondario (re minore)
e conclusione
bo
Rondeau. Allegro (4’21)
[13.01][00’00] [b. 1] Tema principale in fa maggiore (ritornello). Tema in saltellante
ritmo ternario (prima flauto poi violino)
[13.02][00’32] [b. 23] Episodio di transizione e modulazione a do maggiore
[13.03][00’50] [b. 35] Tema secondario (do maggiore), vivace e virtuosistico,
che termina con una chiusa dal carattere popolare
[13.04][01’33] [b. 65] Ritornello (tema principale)
[13.05][02’08] [b. 89] Episodio di sviluppo, che si apre con la ripetizione del tema
principale in si bemolle maggiore
[13.06][02’49] [b. 118] Ritornello (tema principale)
[13.07][03’19] [b. 139] Ripresa variata del tema secondario, ora in fa maggiore.
Finale che riprende la chiusa popolare di [13.03]
16
Raffaele Trevisani, flauto
Ha studiato con Sir James Galway, che lo definisce uno dei migliori flautisti di oggi «per
la bellezza del suono, la tecnica perfetta e la dedizione all’arte della musica».
La sua carriera solistica l’ha portato a esibirsi in Giappone, Stati Uniti, Canada, Sud
America, Russia, Sud Africa, Inghilterra, Spagna, Germania, Polonia, Argentina, Svizzera, Turchia, Israele oltre che in Italia per le maggiori istituzioni musicali. Ha suonato
in molte sale prestigiose quali il Teatro alla Scala di Milano, KKL Auditorium Luzern,
Wigmore Hall a Londra, Glenn Gould Studio a Toronto, Bunkakaikan e Suntory Hall
a Tokio, Great Hall del Conservatorio di Mosca, Museo Hermitage a San Pietroburgo,
Philarmonie di Stoccarda, Musichalle di Amburgo, Rudolf-Oetker-Halle di Bielefeld,
Sala San Paolo e Memorial de America Latina a San Paolo, Baxter Hall a Cape Town,
Teatro di Stato di Pretoria, Mann Auditorium di Tel Aviv, Detroit Simphony Hall,
Trinity Church a New York.
Ha inoltre suonato per il Festival delle Settimane Musicali di Stresa, Settembre Musica a
Torino, Veneto Festival, Saint-Petersburg Palaces Festival, Europaishes Music Festival,
Rheingau Music Festival, Festival de Inverno de Campos de Jordao in Brasile, Festival
Internazionale della Musica di Maputo in Mozambico, Miagi Festival in Sud Africa e
come solista con orchestre quali I Solisti Veneti, l’Orchestra da Camera di Padova e del
Veneto, I Pomeriggi Musicali di Milano, I Cameristi della Scala, I Solisti della Scala,
l’Orchestra “Cantelli”, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, l’Orchestra Sinfonica
Carlo Coccia, Arcata Stuttgart, i Bielefelder Philarmoniker, l’Orquestra Sinfonica do
Estado de Sao Paulo e L’Orchestra USP di San Paolo, l’Orquestra Sinfonica de Santo
Andrè, l’Orquestra Sinfonica do Paranà, l’Orchestra Sinfonica Paulista, l’Orchestra
Sinfonica di Stato di Istanbul, la Moscow Chamber Orchestra, Chamber Orchestra of
South Africa, Israel Strings Ensemble, Suk Chamber Orchestra, l’Orchestra Sinfonica
Slesiana di Katowice.
Ha registrato per la RAI italiana, la SDR tedesca, la NHK giapponese, la BBC inglese,
la Televisione Russa, la Televisione Israeliana, Globo Brasilian TV e RAI Corporation
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Interpreti
Interpreti
Television di New York. Incide per l’etichetta americana Delos. Suona un flauto d’oro
Muramatsu 14 carati appartenuto a Sir James Galway.
Martin Kos, violino
Classe 1971, ha iniziato a studiare violino sotto l’insegnamento dei suoi genitori,
entrambi docenti presso la Scuola Musicale di Horní Bříza.
Tra il 1995 e il 1998 ha fatto parte del M. Nostitz Quartet, con il quale si è aggiudicato il
Premio “B. Martinů Prize” di Reichenau (Austria), l’International Contest of Chamber
Ensembles (“Charles Hennen Concours”) in Heerlen (Olanda) e l’International Contest
of String Quartets di Cremona.
Ricopre il ruolo di maestro concertatore della Suk Chamber Orchestra (dal 1999) e
del Mladota Ensemble (dal 2003); al di fuori dei confini della Repubblica Ceca si è
esibito (anche in duo con il fratello pianista Stepan Kos) in Germania, Svizzera, Belgio,
Lussemburgo, Italia, Perù e Giappone, registrando otto cd nella veste di solista o di
membro di ensemble da camera.
Karel Untermüller, viola
Classe 1972, si è diplomato in viola al Conservatorio di Praga.
È membro dell’Herold Quartet, con il quale nel 2001 ha vinto il Primo Premio della
Czech Chamber Music Society Prize e si è esibito in molti Paesi europei, Giappone,
Australia, Brasile e Isole Hawaii, suonando in importanti sale da concerto come la
Wigmore Hall di Londra, la Sendesaal di Francoforte, l’Auditori di Barcelona, il Palau
de la Música di Valencia e realizzando numerosi progetti discografici.
Ha collaborato con diverse formazioni orchstrali (come la Czech Radio Symphony Orchestra, Suk Chamber Orchestra, Czech Chamber Philharmonic Orchestra Pardubice,
West Bohemian Philharmonic Orchestra) e solisti del calibro del violinista ceco Josef
Suk, il pianista russo Konstantin Lifschitz e la violinista inglese Chloë Hanslip.
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David Havelik, violoncello
Classe 1972, si è diplomato in violoncello al Conservatorio di Praga.
Vincitore di diversi concorsi internazionali (Concertino Praga, Heran Cello Competition, Beethoven’s Hradec), è membro dell’Herold Quartet e primo violoncello della Suk
Chamber Orchestra.
Ha suonato in molti Paesi europei, Giappone, Australia e America Latina; ha al suo
attivo diverse registrazioni per la Radio e la televisione di Stato della Repubblica Ceca,
ma anche per WDR, ORF e ABC Classic.
Amadeus
n. 270
Periodico registrato al Tribunale di Milano 186/19-03-1990
 e  2012
s.r.l.
Direttore responsabile Gaetano Santangelo - Redazione Andrea Milanesi
Grafica Dario Codognato - Impaginazione Riccardo Santangelo
Registrazione 13 e 14 settembre 2011, Chiesa di S. Maria Incoronata, Martinengo (BG)
Ingegnere del suono e editing Marco Taio
In copertina Raffaele Trevisani (foto di Pietro Carrieri)
N.B.: La sezione “Track & Index”, arricchita dagli incipit tematici dei principali episodi tematici,
è disponibile unicamente presso il sito internet di Amadeus (www.amadeusonline.net),
scaricabile all’indirizzo www.amadeusonline.net/books/MozartTrack270.pdf
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Quartetti per flauto