PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA
TESTI E DOCUMENTI
PROCEDIMENTI NEGOZIALI PER IL PERSONALE DEL COMPARTO SICUREZZA,
DELLA CARRIERA DIPLOMATICA E DELLA CARRIERA PREFETTIZIA.
D.Lgs. 12 maggio 1995, n. 195 - Procedure per disciplinare i contenuti
del rapporto di impiego del personale delle Forze di Polizia e delle
Forze Armate;
D.P.R. 13 giugno 2002, n. 163 - Quadriennio normativo 2002-2005 e biennio
economico 2002-2003, per le Forze Armate;
D.P.R. 18 giugno 2002, n. 164 - Quadriennio normativo 2002-2005 e biennio
economico 2002-2003, per le Forze di Polizia ad ordinamento civile e
militare;
D.Lgs. 19 maggio 2000, n. 139 - Estratto delle disposizioni in materia di
rapporto di impiego del personale della carriera prefettizia;
D.P.R. 23 maggio 2001, n. 316 - Recepimento dell'accordo per il personale
della carriera prefettizia, per gli aspetti retributivi e normativi;
D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18 - estratto art. 112, come sostituito dall'art. 14 del
D.Lgs. 24 marzo 2000, n. 85 - recante il procedimento negoziale per la
disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale della
carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia;
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114 - Quadriennio normativo 2000-2003 e biennio
economico 2000-2001 per il personale della carriera diplomatica,
INDICE
Premessa
D.Lgs. 12 maggio 1995, n. 195
D.P.R. 13 giugno 2002 , n. 163
D.P.R. 18 giugno 2002, n. 164
D.Lgs. 19 maggio 2000, n. 139
D.P.R. 23 maggio 2001, n. 316
D.P.R. 5 gennaio 1967, n.18estratto art. 112, come sostituito
dall’art. 14 del D.Lgs. 24 marzo 2000, n. 85
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
PREMESSA
Nell’ambito del personale attualmente inserito nell’articolo 3 del decreto legislativo 31
marzo 2001, n. 165, quello le cui procedure contrattuali si svolgono nell’ambito del Dipartimento
della Funzione pubblica costituisce quantitativamente la parte più rilevante. Rientrano, infatti, in
questa fattispecie il personale non dirigenziale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e
militare e delle Forze Armate nonché tutto il personale delle carriere prefettizia e diplomatica.
Per dare un’idea anche numerica della rilevanza del personale in questione è bene precisare
che stiamo trattando circa di 450 mila unità, la gran parte delle quali appartengono a Polizia e Forze
Armate.
La presente pubblicazione che fa seguito ad una analoga iniziativa già intrapresa alcuni anni
fa, nasce quindi da una duplice esigenza: da un lato divulgare dei testi “contrattuali” che essendo
recepiti con decreto del Presidente della Repubblica hanno evidente carattere di procedimento
pubblicistico, dall’altro di fornire agli operatori del settore e, più in generale alla pubblica opinione,
uno strumento agile di consultazione di materiale talvolta non facilmente accessibile se non si
dispone di un codice della materia o dell’accesso ad una base dati informatica.
Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha preso quindi l’iniziativa di stampare un volume
che raccoglie tutti i testi vigenti delle negoziazioni relativi agli accordi stipulati per il personale
“non contrattualizzato” delle categorie anzidette nella certezza che possa essere facilmente
consultabile e disponibile.
Il volume contiene innanzitutto i testi degli accordi normativi ed economici relativi alle
negoziazioni del personale non dirigenziale della Polizia ad ordinamento civile e militare e della
concertazione del personale non dirigenziale delle Forze Armate. Si tratta nello specifico del
Decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, di recepimento dell'accordo
sindacale per le Forze di polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle
Forze di Polizia ad ordinamento militare relativi al quadriennio normativo 2002-2005 ed al biennio
economico 2002-2003, del decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2002, n. 163, di
recepimento del provvedimento di concertazione per le Forze armate relativo al quadriennio
normativo 2002-2005 ed al biennio economico 2002-2003.
A tale normativa viene anteposto, per completezza d’informazione, il decreto legislativo 12
maggio 1995, n. 195, riguardante le procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di impiego
del personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate. Tale testo è coordinato con le modifiche
apportate dal decreto legislativo 31 marzo 2000, n. 129.
L’intento di questa parte del volume è quindi chiaro. Dare un quadro il più possibile
completo e sintetico sia delle procedure con le quali vengono disciplinati gli accordi sia quello di
trovare all’interno dei vari decreti informazioni essenziali sia dal lato normativo che da quello
economico.
Segue il decreto del Presidente della Repubblica 23 maggio 2001, n. 316, emanato ai sensi
dell'articolo 26 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, che disciplina il procedimento
negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale della carriera
prefettizia e che reca la previsione della stipulazione di un accordo i cui contenuti sono recepiti in
un decreto del Presidente della Repubblica.
In questo caso il numero del personale è di molto inferiore, interessando circa 1700 unità,
ma vengono in risalto le particolari funzioni esercitate dal personale della carriera prefettizia.
Sia consentito di spendere qualche parola per illustrare l’importanza del provvedimento. E’
questo il primo accordo stipulato dalla carriera prefettizia dopo la riforma: ha segnato profonde
novità dal punto di vista normativo che traggono origine dalla specificità della funzione esercitata
che si riflettono anche sul lato economico. La categoria in esame è considerata complessivamente
“dirigenziale” e pertanto anche dal lato economico assume connotati particolari. Anche per tale
personale si è anteposto lo stralcio degli articoli 26 e 27 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n.
139, che dispongono le procedure per giungere alla stipula dell’accordo.
Ultima ma non meno importante è la normativa che riguardante la carriera diplomatica. Il
numero delle unità è ulteriormente ridotto, meno di mille persone, ma sembra addirittura superfluo
sottolinearne l’importanza.
In questa parte della pubblicazione viene riportato il decreto del Presidente della Repubblica
20 febbraio 2001, n. 114, di recepimento dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003, per gli
aspetti giuridici, ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il personale della
carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia. Anche a tale provvedimento viene
anteposto l'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del D.lg.
24 marzo 2000, n. 85, che disciplina le procedure per il raggiungimento dell’accordo.
Anche nel caso della carriera diplomatica si tratta del primo accordo dopo la riforma che ha
portato molti cambiamenti dal punto di vista normativo ed economico, considerando la funzione
diplomatica come dirigenziale ed adeguandone di conseguenza il trattamento.
Una ultima notazione sia consentita. Mentre viene dato alle stampe il volume è in corso di
emanazione il decreto del Presidente della Repubblica che recepisce l’accordo per il personale della
carriera diplomatica, sono in corso le trattative per il rinnovo dell’accordo per il personale della
carriera prefettizia e dovrà essere aperta la negoziazione per le Forze di polizia e le Forze armate
prevista dalla legge finanziaria 2003.
Le procedure verranno ultimate dopo la pubblicazione del volume, dei provvedimenti
emanati in conseguenza si darà conto in altra pubblicazione o altre iniziative della Funzione
pubblica.
VISTO
l'articolo 87 della Costituzione;
VISTO
il decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, recante norme sulle
"Procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di impiego del
personale di polizia e delle Forze armate";
VISTI
gli articoli 1, 2 e 7 del citato decreto legislativo n.195 del 1995,che
disciplinano le procedure negoziali e di concertazione - da avviare,
sviluppare e concludere con carattere di contestualità - per l'adozione
di separati decreti del Presidente della Repubblica concernenti
rispettivamente il personale delle Forze di polizia ad ordinamento
civile e militare, nonché del personale delle Forze Armate, con
esclusione dei rispettivi dirigenti civili e militari, del personale di leva
ed ausiliario di leva;
VISTE
le disposizioni degli articoli 2 e 7 del predetto decreto legislativo n.
195 dei 1995 relative alle modalità di costituzione delle delegazioni di
parte pubblica, delle delegazioni sindacali e dei rappresentanti del
Consiglio Centrale di Rappresentanza che partecipano alle richiamate
procedure negoziali e di concertazione, rispettivamente per le Forze di
polizia ad ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo della Polizia
Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato), per le Forze di polizia ad
ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e Corpo della Guardia di
Finanza) e per le Forze armate;
VISTE
in particolare le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere A)
e B), ed all'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 195 del 1995
riguardanti le delegazioni e le procedure negoziali e di concertazione,
ri-spettivamente per il personale delle Forze di polizia ad ordinamento
civile e delle Forze di polizia ad ordinamento militare in precedenza
indicate;
VISTO
lo schema di provvedimento riguardante il quadriennio 2002-2005 per
gli aspetti normativi ed il biennio 2002-2003, per gli aspetti
retributivi, per il personale non dirigente delle Forze armate (Esercito
- Marina - Aeronautica), concertato, ai sensi delle richiamate
disposizioni del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, e
successive modifiche ed integrazioni, in data 14 maggio 2002
delegazione di parte pubblica e dallo Stato maggiore della Difesa,
dalla sezione COCER Esercito, dalla sezione COCER Marina e dalla
sezione COCER Aeronautica; la sezione COCER Aeronautica non ha
sottoscritto lo schema concertato;
VISTA
la legge 23 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria per il 2002);
VISTO
l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e I
l'articolo 7, comma 11, ultimo periodo, del decreto legislativo n.195
del 1995;
VISTA
la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del
24 maggio 2002, con la quale è stato approvato, ai sensi del citato
articolo 7, comma 11, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195,
previa verifica delle compatibilità finanziarie e in assenza delle
osservazioni di cui al comma 4 del medesimo art. 7, lo schema di
concertazione riguardante il personale non dirigente delle Forze
armate;
SULLA
PROPOSTA del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la funzione
pubblica, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro
dell'economia e delle finanze;
DECRETA:
Art. 1
(Definizioni)
1.Ai fini del presente decreto:
a)
per “Forze armate” (esclusa l'Arma dei carabinieri), si intende il personale militare
dell'Esercito, della Marina, compreso il Corpo delle Capitanerie di porto,
dell'Aeronautica, con esclusione dei rispettivi dirigenti e del personale di leva;
b)
per “Polizia ad ordinamento civile” si intende il personale della Polizia di Stato, del
Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, con esclusione
dei rispettivi dirigenti e del personale ausiliario di leva;
c)
per “Polizia ad ordinamento militare” si intende il personale dell’Arma dei
carabinieri e del Corpo della guardia di finanza con esclusione dei rispettivi dirigenti
e del personale ausiliario di leva;
d)
per “decreto sulle procedure” si intende il decreto legislativo 12 maggio 1995, n.
195, e successive modificazioni, recante: “Attuazione dell'art. 2 della legge 6 marzo
1992, n. 216, in materia di procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di
impiego del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate”;
e)
per “primo quadriennio normativo Forze armate” si intende il decreto del Presidente
della Repubblica del 31 luglio 1995, n. 394, di recepimento del provvedimento di
concertazione sottoscritto in data 20 luglio 1995, riguardante il personale delle Forze
armate, quadriennio normativo 1994-1997 ed al biennio economico 1994-1995;
f)
per “biennio economico Forze armate 1996-1997” si intende il decreto del
Presidente della Repubblica 10 maggio 1996, n. 360, di recepimento del
provvedimento di concertazione sottoscritto in data 18 aprile 1996, riguardante il
biennio 1996-1997, per gli aspetti retributivi, per il personale non dirigente delle
Forze armate, emanato a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 31
luglio 1995, n. 394;
g)
per “secondo quadriennio normativo Forze armate” si intende il decreto del
Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 255, di recepimento del
provvedimento di concertazione, sottoscritto in data 17 febbraio 1999, per le Forze
armate relativo al quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 19981999;
h)
per “biennio economico Forze armate 2000-2001” si intende il decreto del
Presidente della Repubblica 8 febbraio 2001, n. 139, di recepimento del
provvedimento di concertazione, sottoscritto in data 24 gennaio 2001, per le Forze
armate relativo al biennio economico 2000-2001 emanato a seguito del decreto del
Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 255;
i)
per “legge finanziaria 1994” si intende la legge 24 dicembre 1993, n. 537, recante
“Interventi correttivi di finanza pubblica”;
j)
per “legge finanziaria 1998” si intende la legge 27 dicembre 1997, n. 449, recante
“Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”;
k)
per “legge di bilancio 1999” si intende la legge 23 dicembre 1998, n. 449, recante
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
l)
per “legge finanziaria 1999” si intende la legge 23 dicembre 1998, n. 448, recante
“Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo”;
m) per “legge finanziaria 2002” si intende la legge 28 dicembre 2001, n. 448, recante
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
n)
per “regolamento del 1990” si intende il decreto del Presidente della Repubblica 5
giugno 1990, n. 147, recante “Regolamento per il recepimento delle norme risultanti
dalla disciplina prevista dall'accordo del 22 dicembre 1989 concernente il personale
della Polizia di Stato”;
o)
per “legge sulle indennità” si intende la legge 27 maggio 1977, n. 284, recante
“Adeguamento e riordinamento di indennità alle Forze di polizia ed al personale
civile degli istituti penitenziari”;
p)
per “Testo unico a tutela della maternità” si intende il decreto legislativo 26 marzo
2001, n. 151, recante “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e
sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8
marzo 2000, n. 53”;
q)
per “statuto degli impiegati civili dello Stato”, si intende il decreto del Presidente
della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, recante “Testo unico delle disposizioni
concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato”;
r)
per “legge sulle missioni” si intende la legge 18 dicembre 1973, n. 836, e successive
modificazioni, recante “Trattamento economico di missione e di trasferimento dei
dipendenti statali”;
s)
per “legge sulle indennità operative” si intende la legge 23 marzo 1983, n. 78, e
successive modificazioni, recante “Aggiornamento della legge 5 maggio 1976, n.
187, relativa alle indennità operative del personale militare”;
t)
per “legge di riforma del sistema pensionistico” si intende la legge 8 agosto 1995, n.
335, recante “Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare”.
Art. 2
(Ambito di applicazione e durata)
1.Il presente decreto si applica al personale delle Forze armate.
2 Il presente decreto concerne il periodo dal 1°gennaio 2002 al 31 dicembre 2005 per la
parte normativa, dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2003 per la parte economica.
3. Dopo un periodo di vacanza contrattuale pari a tre mesi dalla data di scadenza della parte
economica del presente decreto, al personale delle Forze armate è corrisposto, a partire dal
mese successivo, un elemento provvisorio della retribuzione pari al trenta per cento del tasso
di inflazione programmato, applicato ai livelli retributivi tabellari vigenti, inclusa l’indennità
integrativa speciale. Dopo ulteriori tre mesi di vacanza contrattuale, detto importo è pari al
cinquanta per cento del tasso di inflazione programmato e cessa di essere erogato dalla
decorrenza degli effetti economici previsti dal nuovo decreto del Presidente della Repubblica
emanato ai sensi dell’articolo 2, comma 2, del decreto sulle procedure.
Art. 3
(Nuovi stipendi)
1.Gli stipendi del personale delle Forze Armate, stabiliti dall’art. 2 del biennio economico
Forze Armate 2000-2001, sono incrementati, dal 1 gennaio 2002, delle seguenti misure
mensili lorde:
livello V
Euro ……………………….
30,20
livello VI
Euro ……………………….
32,10
livello VI-bis
Euro ……………………….
33,60
livello VII
Euro ……………………….
35,10
livello VII-bis
Euro ……………………….
36,70
livello VIII
Euro ……………………….
38,40
livello IX
Euro ……………………….
42,20
2.Gli stipendi di cui al comma 1, a decorrere dal 1 gennaio 2003, sono ulteriormente
incrementati delle seguenti misure mensili lorde:
livello V
Euro ……………………….
18,90
livello VI
Euro ……………………….
20,00
livello VI-bis
Euro ……………………….
21,00
livello VII
Euro ……………………….
21,90
livello VII-bis
Euro ……………………….
22,90
livello VIII
Euro ……………………….
24,00
livello IX
Euro ……………………….
26,30
3.I valori stipendiali tabellari annui lordi a regime derivanti dall’applicazione dei commi 1 e 2
sono:
livello V
Euro ……………………….
8.776,59
livello VI
Euro ……………………….
9.675,07
livello VI-bis
Euro ……………………….
10.379,57
livello VII
Euro ……………………….
11.082,86
livello VII-bis
Euro ……………………….
11.861,89
livello VIII
Euro ……………………….
12.643,32
livello IX
Euro ……………………….
14.437,35
4. Gli importi stabiliti dal presente articolo assorbono l'elemento provvisorio della
retribuzione previsto, in caso di vacanza contrattuale, dall'articolo 1, comma 3, del biennio
economico Forze armate 2000-2001.
Art. 4
(Effetti dei nuovi stipendi)
1. Le nuove misure degli stipendi risultanti dall'applicazione del presente decreto hanno
effetto sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale e
privilegiato, sulla indennità di buonuscita, sull'assegno alimentare per il dipendente sospeso
come previsto dall’art. 82 dello Statuto degli impiegati dello Stato, o da disposizioni
analoghe, sull'equo indennizzo, sulle ritenute previdenziali ed assistenziali e relativi
contributi, compresi la ritenuta in conto INPDAP, o altre analoghe, ed i contributi di riscatto.
2. I benefici economici risultanti dall'applicazione del presente decreto sono corrisposti
integralmente, alle scadenze e negli importi previsti, al personale comunque cessato dal
servizio con diritto a pensione nel periodo di vigenza del presente decreto. Agli effetti
dell'indennità di buonuscita si considerano solo gli scaglionamenti maturati alla data di
cessazione dal servizio.
3. La corresponsione dei nuovi stipendi, derivanti dall'applicazione del presente decreto
avviene, in via provvisoria e salvo conguaglio, ai sensi dell’articolo 172 della legge 11 luglio
1980, n. 312, in materia di sollecita liquidazione del nuovo trattamento economico.
4. Gli incrementi stipendiali di cui all’articolo 3 non hanno effetto sulla determinazione delle
misure orarie del compenso per lavoro straordinario. A decorrere dal 1° gennaio 2002 le
misure orarie restano fissate nei seguenti importi lordi:
Livello
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livelloVII-bis
livello VIII
livello IX
Feriale
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
9,65
10,26
10,74
11,21
11,71
12,27
13,48
Festiva o notturna
10,91
11,60
12,14
12,67
13,24
13,87
15,24
Notturna festiva
12,59
13,39
14,00
14,62
15,27
16,01
17,58
Art. 5
(Indennità operative ed altre indennità)
1. Le maggiorazioni percentuali delle indennità di impiego operativo per reparti di campagna,
supercampagna, di imbarco, di aeronavigazione, di volo, per il controllo dello spazio aereo,
supplementare di marcia, supplementare per truppe da sbarco per unità anfibie e per incursori
subacquei, supplementare di comando navale di mancato alloggio e di fuori sede,
supplementare per pronto intervento aereo per piloti collaudatori sperimentatori per piloti
istruttori di volo o di specialità e compensi di collaudo, di cui alla legge sulle indennità
operative, competono, in relazione al grado rivestito, nelle misure percentuali e negli importi
indicati nelle tabelle allegate alla legge sulle indennità operative, con riferimento
all’indennità di impiego operativo di base riportata nella tabella 1 allegata al presente decreto.
2. Le maggiorazioni percentuali dell’indennità supplementare per servizio idrografico per
particolari incarichi espletati a bordo delle unità navali, dell’indennità di volo oraria e
dell’indennità supplementare per servizio presso poligoni permanenti installazioni ed
infrastrutture militari stazioni radio e radar con compiti tecnico operativi militari di carattere
speciale, sono determinate con riferimento all’indennità di impiego operativo di base prevista
per il grado di Maresciallo nella tabella di cui al comma 1.
3. L’articolo 28, comma 2, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, è disapplicato.
4. Al personale militare che passi da una ad altra condizione di impiego tra quelle previste
dagli articoli 3, 4, 5, 6 commi 1, 2 e 3, e 7 della legge sulle indennità operative e dall'articolo
4, commi 2 e 4, del biennio economico Forze armate 1996-1997, che dia titolo ad altra
indennità di impiego operativo, compete la nuova indennità ovvero, qualora più favorevole,
l'indennità di impiego operativo di base con le maggiorazioni percentuali annue di cui
all'articolo 5, comma 2, del primo quadriennio normativo Forze armate, ed all'articolo 4,
comma 3, del biennio economico forze armate 1996-1997. Il servizio prestato nella nuova
condizione di impiego è utile per la maturazione delle predette maggiorazioni ed ogni altro
beneficio di legge. Le frazioni di servizio inferiori l'anno sono cumulabili ai fini delle
medesime maggiorazioni.
5. Il personale destinatario delle indennità di impiego operativo fondamentali e
supplementari, che transita al ruolo superiore o in servizio permanente e, a parità di impiego,
si trovi nella condizione di avere diritto ad un'indennità di misura inferiore a quella di cui sia
già provvisto, conserva il trattamento in godimento.
6. A decorrere dal 1° luglio 2002 l'indennità giornaliera prevista dall’articolo 4, comma 3, del
secondo quadriennio normativo Forze armate è incrementata rispettivamente di 3,60 euro, di
2,60 euro e di 1,60 euro.
7. A decorrere dal 1° luglio 2002 al personale militare dell’Esercito, della Marina e
dell’Aeronautica in servizio presso gli enti centrali, territoriali e le scuole spetta l’indennità
mensile di impiego operativo prevista dall’articolo 3 della predetta legge nella misura del
115% di quella stabilita dalla tabella di cui al comma 1, ove più favorevole dell'indennità di
impiego operativo di base con le maggiorazioni percentuali annue spettanti ai sensi del
comma 4.
8. A decorrere dal 1° luglio 2002 la misura percentuale dell’indennità di cui all’articolo 4,
comma 2, del biennio economico Forze armate 1996-1997, percepita dal personale in servizio
presso i reparti delle truppe alpine, è elevata al 160 per cento dell’indennità di impiego
operativo di base.
9. A decorrere dal 1° luglio 2002 la misura percentuale dell’indennità mensile d’imbarco, di
cui all’articolo 4, comma 1, della legge sulle indennità operative, percepita dal personale
imbarcato sulle unità di seconda linea dipendenti dal Comando Forze da Pattugliamento per
la sorveglianza e la difesa costiera (COMFORPAT), è elevata al 190 per cento dell’indennità
di impiego operativo di base.
10. I periodi di servizio prestati dal personale nelle condizioni di cui all’articolo 13, commi 1,
2, 3, 4 e 5, della legge sulle indennità operative, danno luogo alla maggiorazione
dell’indennità di impiego operativo di base per ogni anno di servizio effettivamente prestato
con percezione delle relative indennità e fino ad un massimo di 20 anni, di una percentuale
pari a un ventesimo della differenza tra l’indennità percepita e quella di cui alla tabella del
comma 1.
11. Al personale militare dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica in possesso del
brevetto militare di paracadutista, chiamato a prestare effettivo servizio in qualità di
paracadutista presso unità paracadutisti ovvero che svolga la prescritta attività aviolancistica
continuativa anche presso altri enti o comandi militari, spetta l’indennità mensile di
aeronavigazione nella misura del 190 per cento dell’indennità di impiego operativo di base,
tenendo conto unicamente dell’anzianità di servizio in qualità di paracadutista.
12. A decorrere dal 1° luglio 2002 la misura percentuale prevista nella colonna I della tabella
III allegata alla legge sulle indennità operative e all’articolo 4, comma 2, del biennio
economico Forze armate 1996-1997 è elevata a 150 per cento dell’indennità di impiego
operativo di base.
13. A decorrere dal 1° luglio 2002 le misure percentuali previste nella tabella IV allegata alla
legge sulle indennità operative sono elevate rispettivamente a 135, 150 e 185 per cento
dell’indennità di impiego operativo di base.
14. A decorrere dal 1° luglio 2002 le misure percentuali delle indennità previste all’articolo 4,
commi 1 e 2, della legge sulle indennità operative sono elevate rispettivamente a 183 e 233
per cento dell’indennità di impiego operativo di base.
15. La misura dell’indennità pensionabile prevista dall’articolo 2, comma 2-bis, decreto legge
16 settembre 1987, n. 379, convertito nella legge 14 novembre 1987, n. 468, è elevata al 30
per cento.
Art. 6
(Indennità integrativa speciale)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002 al personale inquadrato nel livello retributivo settimo-bis
è attribuita l’indennità integrativa speciale nella misura di euro 541,29 mensili lordi.
Art. 7
(Trattamento di missione)
1. Al personale comandato in missione fuori dalla sede di servizio che utilizzi il mezzo aereo
o altro mezzo non di proprietà dell’Amministrazione senza la prevista autorizzazione, è
rimborsata una somma nel limite del costo del biglietto ferroviario. Al personale autorizzato i
rimborsi vengono effettuati secondo le disposizioni vigenti in materia.
2. Al personale inviato in missione compete il rimborso del biglietto ferroviario di I classe,
nonché il rimborso del vagone letto a comparto singolo, in alternativa al pernottamento fuori
sede. In caso di pernottamento compete il rimborso delle spese dell’albergo fino alla prima
categoria con esclusione di quelle di lusso.
3. Al personale che pernotta presso alberghi non convenzionati sono rimborsate le spese di
pernottamento in misura pari alla tariffa media degli alberghi convenzionati ubicati nella
stessa sede.
4. Al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura ordinaria, militare o contabile ovvero a presentarsi
davanti a consigli o commissioni di disciplina o di inchiesta, compete il trattamento
economico di missione previsto dalla legge sulle missioni e successive modificazioni, solo
alla conclusione del procedimento ed esclusivamente nel caso di proscioglimento o di
assoluzione definitiva. Le spese di viaggio sostenute possono essere rimborsate, di volta in
volta, a richiesta, salvo ripetizione qualora il procedimento stesso si concluda con sentenza
definitiva di condanna a titolo doloso. Le disposizioni del presente comma si applicano anche
al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura di paesi stranieri.
5. La maggiorazione dell’indennità oraria di missione, prevista dall’articolo 6, comma 3,
secondo quadriennio normativo Forze armate è rideterminata in euro 6 per ogni ora.
6. Al personale in trasferta che dichiari di non aver potuto consumare i pasti per ragioni di
servizio, pur avendone il diritto ai sensi della vigente normativa, compete nell’ambito degli
ordinari stanziamenti di bilancio un rimborso pari al 100 per cento del limite vigente, ferma
restando la misura del 40 per cento della diaria di trasferta.
7. L’Amministrazione è tenuta ad anticipare al personale inviato in missione una somma pari
all'intero importo delle spese di viaggio e pernottamento, nel limite del costo medio della
categoria consentita, nonché l’85 per cento delle presumibili spese di vitto.
8. La località di abituale dimora può essere considerata la sede di partenza e di rientro dalla
missione, ove richiesto dal personale e più conveniente per l'Amministrazione. Ove la sede di
missione coincida con la località di abituale dimora del dipendente, al personale compete il
rimborso documentato delle spese relative ai pasti consumati.
9. L’Amministrazione, a richiesta dell’interessato, può preventivamente autorizzare, oltre al
rimborso delle spese di viaggio, la corresponsione a titolo di rimborso di una somma
forfetaria di euro 100 per ogni 24 ore compiute di missione, in alternativa al trattamento
economico di missione vigente, nell’ambito delle risorse allo scopo assegnate sui pertinenti
capitoli di bilancio. Il rimborso forfetario non può essere concesso qualora il personale
fruisca di vitto o alloggio a carico dell’Amministrazione. A richiesta è concesso l’anticipo
delle spese di viaggio e del 85% della somma forfetaria.
10. Al personale comunque inviato in missione compete altresì il rimborso, nell’ambito delle
risorse allo scopo assegnate sui pertinenti capitoli di bilancio, delle spese per i mezzi di
trasporto urbano o dei taxi nei casi di indisponibilità dei mezzi pubblici o comunque per
impossibilità a fruirne in relazione alla particolare tipologia di servizio nei casi
preventivamente individuati dall’Amministrazione.
11. I visti di arrivo e di partenza del personale inviato in missione presso strutture non militari
ovvero in sedi sprovviste di enti militari sono attestati con dichiarazione dell’interessato sul
certificato di viaggio.
12. Le disposizioni del presente articolo hanno efficacia a decorrere dal primo giorno del
mese successivo all’entrata in vigore del presente decreto.
Art. 8
(Trattamento economico di trasferimento)
1. L'Amministrazione, ove non disponga di mezzi idonei ad effettuare il trasporto dei mobili
e delle masserizie dei dipendenti trasferiti d'ufficio, previsto dall'articolo 19, comma 8, della
legge sulle missioni, provvede a stipulare apposite convenzioni con trasportatori privati. Gli
oneri del predetto trasporto sono a carico dell’Amministrazione anche per la parte eccedente i
40 quintali e fino ad un massimo di 80 quintali.
2. Il personale trasferito d'autorità, ove sussista l'alloggio di servizio, ne abbia titolo in
relazione all'incarico ricoperto ed abbia presentato domanda per ottenerlo, ove prevista, può
richiedere, dietro presentazione di formale contratto di locazione o di fattura quietanzata, il
rimborso del canone dell'alloggio per un importo massimo di euro 775 mensili, fino
all'assegnazione dell'alloggio di servizio e, comunque, per un periodo non superiore a tre
mesi.
3. Nelle stesse condizioni indicate al comma 2 il personale ha facoltà di optare per la
riduzione dell'importo mensile ivi previsto in relazione all'elevazione proporzionale dei mesi
di durata del beneficio e comunque non oltre i sei mesi.
4. A richiesta dell’interessato il rimborso previsto dall’articolo 1, comma 3, della legge 29
marzo 2001, n. 86, può essere anticipato nella misura corrispondente a tre mensilità, fermi
restando i limiti massimi previsti dallo stesso comma 3.
5.Al personale con famiglia a carico trasferito d'autorità che non fruisca dell'alloggio di
servizio o che, comunque, non benefici di alloggi forniti dall'Amministrazione, è dovuta in
un'unica soluzione, all'atto del trasferimento del nucleo familiare nella nuova sede di servizio,
o nelle località vicine consentite, un'indennità di euro 1500. Tale indennità è corrisposta nella
misura di euro 775 al personale senza carico di famiglia.
6. Il personale militare trasferito all’estero può optare, mantenendo il diritto alle indennità e ai
rimborsi previsti dalla normativa vigente, per il trasporto dei mobili e delle masserizie nel
domicilio eletto in territorio nazionale anziché nella nuova sede di servizio all’estero.
7. In caso di assunzione e rilascio di alloggio di servizio connesso con l’incarico, si applicano
le disposizioni di cui al comma 1 per le spese di trasporto dei mobili e delle masserizie da
uno ad altro alloggio di servizio ovvero da alloggio privato ad alloggio di servizio e viceversa
anche nell’ambito dello stesso comune.
8. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai trasferimenti effettuati a decorrere dal
primo giorno successivo dall’entrata in vigore del presente decreto .
Art. 9
(Compensi forfetari di guardia e di impiego)
1. Per l’anno 2002 il compenso per alta valenza operativa continua ad essere corrisposto
secondo le modalità di cui all’articolo 8 del secondo quadriennio normativo Forze armate,
come integrato dall’articolo 9 del biennio economico Forze armate 2000-2001, e all’articolo
29, comma 4, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215.
2. Le risorse destinate al compenso di cui al comma 1 sono integrate dalla quota di pertinenza
dello stanziamento di cui all’articolo 16 della legge finanziaria 2002. In relazione alle
predette risorse il periodo di fruizione può essere elevato fino ad un massimo di 120 giorni.
3. A decorrere dal 1° gennaio 2003 al personale impiegato nei servizi armati e non di durata
pari o superiori alle 24 ore, che per imprescindibili esigenze funzionali ovvero prima del
trasferimento ad altro ente non possa fruire dei recuperi compensativi di cui all’articolo 11
comma 2, è corrisposto un compenso forfetario di guardia nelle misure giornaliere riportate
nell’allegata tabella 2 per ogni otto ore di servizio prestato oltre l’orario di lavoro giornaliero.
4. Il compenso di cui al comma 3 è corrisposto in aggiunta alla giornata lavorativa di riposo
psicofisico e al recupero della festività o della giornata non lavorativa qualora il servizio sia
stato effettuato nelle predette giornate.
5. Per servizi, armati e non, si intendono i servizi presidiari, di caserma e di guardia che per
l’espletamento non richiedono specifiche professionalità da parte del personale.
6. A decorrere dal 1° gennaio 2003 in attuazione all’articolo 3 della legge 29 marzo 2001, n.
86, è istituito il compenso forfetario d’impiego nelle misure giornaliere riportate nell’allegata
tabella 3 da corrispondere in sostituzione agli istituti connessi con l’orario di lavoro.
7. Il compenso di cui al comma 6 è corrisposto al personale impegnato in esercitazioni od in
operazioni militari, caratterizzate da particolari condizioni di impiego prolungato e
continuativo oltre il normale orario di lavoro, che si protraggono senza soluzione di
continuità per almeno quarantotto ore con l’obbligo di rimanere disponibili nell’ambito
dell’unità operativa o nell’area di esercitazione.
8. Le esercitazioni e le operazioni di cui al comma 7 sono determinate nell’ambito delle
rispettive competenze dai Capi di Stato Maggiore di Forza armata, informandone il Capo di
Stato Maggiore della Difesa.
9. Agli oneri derivanti dall’attribuzione dei compensi di cui ai commi 3 e 6 si fa fronte
utilizzando le risorse di cui ai commi 1 e 2, che annualmente sono ripartite con decretazione
del Capo di Stato Maggiore della Difesa.
10. Dal 1° gennaio 2003 è abrogato l’articolo 8 del secondo quadriennio normativo Forze
armate, come integrato dall’articolo 9 del biennio economico Forze armate 2000-2001, ed è
disapplicato l’articolo 29, comma 4, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n° 215.
Art. 10
(Importo aggiuntivo pensionabile)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002 l'importo aggiuntivo pensionabile di cui all'articolo 4 del
biennio economico Forze armate 2000 - 2001 compete nelle seguenti misure mensili lorde:
Grado
Euro
Tenente Colonnello
173,01
Maggiore
Capitano
Tenente
173,01
164,23
164,23
Sottotenente
1° Maresciallo
Maresciallo Capo
157,52
157,52
152,36
Maresciallo Ordinario
147,19
Maresciallo
Sergente Maggiore Capo
Sergente Maggiore
142,03
147,19
142,03
Sergente
142,03
Caporal Maggiore Capo Scelto
Caporal Maggiore Capo
Caporal Maggiore Scelto
136,35
136,35
136,35
1° Caporal Maggiore
136,35
Sottotenente CPL
142,03
2. A decorrere dal 1° gennaio 2003, gli importi di cui al comma 1 sono incrementati delle
seguenti misure mensili lorde:
Grado
Euro
Tenente Colonnello
20,99
Maggiore
20,99
Capitano
27,77
Tenente
25,77
Sottotenente
24,48
1° Maresciallo
29,48
Maresciallo Capo
30,64
Maresciallo Ordinario
31,81
Maresciallo
32,97
Sergente Maggiore Capo
29,81
Sergente Maggiore
31,97
Sergente
28,97
Caporal Maggiore Capo Scelto
32,65
Caporal Maggiore Capo
31,65
Caporal Maggiore Scelto
30,65
1° Caporal Maggiore
29,65
Sottotenente CPL
32,97
3. A decorrere dal 1° luglio 2002 e fino al 31 dicembre 2002, gli importi di cui al comma 1
sono aumentati delle seguenti misure mensili lorde:
Grado
Tenente Colonnello
Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
1° Maresciallo
Maresciallo Capo
Maresciallo Ordinario
Maresciallo
Sergente Maggiore Capo
Sergente Maggiore
Sergente
Caporal Maggiore Capo Scelto
Caporal Maggiore Capo
Caporal Maggiore Scelto
1° Caporal Maggiore
Sottotenente CPL
Euro
19,00
19,00
22,00
22,00
22,00
23,00
23,00
23,00
23,00
25,00
25,00
25,00
25,00
25,00
25,00
25,00
23,00
4. I valori mensili lordi dell’importo aggiuntivo pensionabile, a regime, derivanti
dall’applicazione del comma 2 sono:
Grado
Tenente Colonnello
Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
1° Maresciallo
Maresciallo Capo
Maresciallo Ordinario
Maresciallo
Sergente Maggiore Capo
Sergente Maggiore
Sergente
Caporal Maggiore Capo Scelto
Caporal Maggiore Capo
Caporal Maggiore Scelto
1° Caporal Maggiore
Sottotenente CPL
Euro
194,00
194,00
192,00
190,00
182,00
187,00
183,00
179,00
175,00
177,00
174,00
171,00
169,00
168,00
167,00
166,00
175,00
5. L'importo aggiuntivo pensionabile è corrisposto per tredici mensilità ed è valutabile anche
agli effetti della determinazione dell'equo indennizzo e dell'assegno alimentare.
Art. 11
(Orario di lavoro)
1. La durata dell’orario di lavoro è di 36 ore settimanali.
2. I servizi armati e non, effettuati oltre il normale orario di lavoro, danno titolo alla
concessione del recupero compensativo nella misura pari alla durata del servizio prestato,
oltre al recupero della festività o della giornata non lavorativa qualora effettuati nelle predette
giornate.
3. Le ore eccedenti l'orario di lavoro settimanale sono pagate con il compenso per lavoro
straordinario nell’ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio entro i limiti massimi previsti
dalle disposizioni vigenti, tenuto conto delle esigenze di servizio. Le ore eccedenti l'orario di
lavoro settimanali che non siano state retribuite devono essere recuperate mediante riposo
compensativo entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui sono state effettuate,
tenendo presenti le richieste del personale e fatte salve le improrogabili esigenze di servizio.
4. Il personale inviato in servizio fuori sede che sia impiegato oltre la durata del turno
giornaliero, comprensivo sia dei viaggi sia del tempo necessario all'effettuazione
dell'incarico, è esonerato dall'espletamento del turno ordinario previsto o dal completamento
dello stesso. Il turno giornaliero si intende completato anche ai fini dell’espletamento
dell’orario di lavoro settimanale.
5. I riposi settimanali non fruiti per esigenze connesse con l’impiego in missioni
internazionali sono fruiti all’atto del rientro in territorio nazionale nella misura pari alla
differenza tra il beneficio spettante ed i recuperi e riposi accordati ai sensi della normativa di
settore; tale beneficio non è monetizzabile.
6. Per ragioni di servizio l’Amministrazione può ricorrere all’istituto della reperibilità per
esigenze di almeno dodici ore consecutive. Il personale può essere comandato di reperibilità
per un massimo di sei giornate feriali e due festive nel mese.
7. Al personale impiegato in turni continuativi, qualora il giorno di riposo settimanale o il
giorno libero coincida con una festività infrasettimanale, è concesso un ulteriore giorno di
riposo da fruire entro le quattro settimane successive.
8. Fermo restando il diritto al recupero, al personale che per sopravvenute inderogabili
esigenze di servizio sia chiamato dall’Amministrazione a prestare servizio nel giorno
destinato al riposo settimanale o nel festivo infrasettimanale è corrisposta una indennità di
euro 5 a compensazione della sola ordinaria prestazione di lavoro giornaliero.
Art. 12
(Licenza ordinaria)
1.Qualora indifferibili esigenze di servizio non abbiano reso possibile la completa fruizione
della licenza ordinaria nel corso dell’anno, la parte residua deve essere fruita entro l’anno
successivo. Compatibilmente con le esigenze di servizio, in caso di motivate esigenze di
carattere personale, il dipendente deve fruire della licenza residuo entro il primo semestre
dell’anno successivo a quello di spettanza.
2. Al personale a cui, per indifferibili esigenze di servizio, venga revocata la licenza ordinaria
già concessa compete, sulla base della documentazione fornita, il rimborso delle spese
sostenute successivamente alla concessione della licenza stessa e connesse al mancato
viaggio e soggiorno.
Art. 13
(Licenze straordinarie e aspettativa)
1. La riduzione di un terzo di tutti gli assegni, spettanti al pubblico dipendente per il primo
giorno di ogni periodo ininterrotto di congedo straordinario, con esclusione delle indennità
per servizi e funzioni di carattere speciale e per prestazioni di lavoro straordinario prevista
dall'articolo 3, comma 39, della legge finanziaria 1994, non si applica al personale delle
Forze armate.
2. Ferma restando la vigente disciplina in materia di trattamento economico, il personale
militare, giudicato permanentemente non idoneo al servizio in modo parziale, permane
ovvero è collocato in aspettativa fino alla pronuncia sul riconoscimento della dipendenza da
causa di servizio della lesione o infermità che ha causato la predetta non idoneità, anche oltre
i previsto limiti massimi previsti dalla normativa vigente. Tale periodo di aspettativa non si
cumula con gli altri periodi di aspettativa fruiti ad altro titolo ai fini del raggiungimento del
predetto limite massimo.
3. Il personale con almeno cinque anni di anzianità di servizio maturati presso la stessa
Amministrazione può usufruire del congedo per la formazione di cui all’articolo 5 della legge
8 marzo 2000, n. 53, per un periodo non superiore a undici mesi, continuativo o frazionato,
nell’arco dell’intera vita lavorativa. Tale congedo è autorizzato con provvedimento del
Comandante di Corpo.
4. Il congedo per la formazione è finalizzato al completamento della scuola dell’obbligo, al
conseguimento del titolo di studio di secondo grado, del diploma universitario o di laurea,
alla partecipazione ad attività formative diverse da quelle poste in essere o finanziate
dall’Amministrazione.
5. Il personale che fruisce del congedo per la formazione viene collocato in aspettativa, oltre i
limiti vigenti, senza assegni e tale periodo non è computato nell’anzianità di servizio e non è
utile ai fini del congedo ordinario e del trattamento di quiescenza e previdenza.
6. Il personale che può avvalersi di tale beneficio non può superare il 3% della forza effettiva
complessiva.
7. Il personale che intende avvalersi del congedo per la formazione deve presentare istanza
almeno 60 giorni prima dell’inizio della fruizione del congedo.
8. Il congedo per la formazione può essere differito con provvedimento motivato per
improrogabili esigenze di servizio e non può essere concesso in caso di impiego in missioni
umanitarie e di pace.
Art. 14
(Applicazione del testo unico a tutela della maternità)
1. Il personale militare che si trova nelle condizioni previste dal testo unico a tutela della
maternità, ha diritto ai seguenti periodi di astensione dal lavoro, in aggiunta alla licenza
ordinaria e straordinaria previste dal primo quadriennio normativo Forze Armate:
a) “licenza di maternità”, con cui si intende l’astensione obbligatoria dal lavoro del
personale militare femminile;
b) “licenza di paternità”, con cui si intende l’astensione dal lavoro del personale militare
maschile, fruito in alternativa alla licenza di maternità;
c) “licenza parentale”, con cui si intende l’astensione facoltativa dal lavoro del personale
militare femminile o maschile;
d) “licenza per malattia del figlio”, con cui si intende l’astensione facoltativa dal lavoro del
personale militare femminile o maschile in dipendenza della malattia stessa.
2. Le licenze di cui al comma 1 non riducono il periodo di licenza ordinaria spettante,
l’importo della tredicesima mensilità e sono computate per intero nell’anzianità di servizio,
salvo diversa indicazione.
3. La richiesta della licenza di cui al comma 1 lettera c) va presentata, salvo casi di oggettiva
impossibilità, almeno 15 giorni prima della data di decorrenze delle stesse. In caso di
fruizione frazionata, tra un periodo e l’altro, deve aver luogo, anche per un solo giorno,
un’effettiva ripresa del servizio.
4. Nei periodi di licenza di maternità o di licenza di paternità, previsti dall’articolo 16 e
seguenti e dall’articolo 28 e seguenti del testo unico a tutela della maternità, spetta l’intera
retribuzione, intesa in tutte le sue componenti fondamentali aventi natura fissa e continuativa
mensile.
5. In caso di parto prematuro al personale militare femminile spetta comunque il periodo di
licenza di maternità non goduto prima della data presunta del parto. Qualora il figlio nato
prematuro abbia necessità di un periodo di degenza presso una struttura ospedaliera pubblica
o privata, la madre ha facoltà di riprendere servizio richiedendo, previa presentazione di un
certificato medico attestante la sua idoneità al servizio, la fruizione del restante periodo di
licenza di maternità post-parto e del periodo ante-parto, qualora non fruito, a decorrere dalla
data di effettivo rientro a casa del bambino.
6. Nel periodo di licenza parentale, previsto dall’articolo 32 e seguenti dal testo unico sulla
maternità, al personale militare femminile o, in alternativa, a quello maschile spetta l’intera
retribuzione fissa e continuativa mensile, con esclusione delle indennità legate all’effettivo
impiego e del compenso per lavoro straordinario, per un periodo non superiore a
quarantacinque giorni nel triennio.
7. Successivamente al periodo di cui al comma 4 e sino al compimento del terzo anno di vita
del bambino, nei casi previsti dall’articolo 47 e seguenti del testo unico a tutela della
maternità, al personale militare femminile e, in alternativa, a quello maschile, sono
riconosciuti fino a cinque giorni lavorativi l’anno di licenza per malattia del figlio retribuita
con l’intera retribuzione fissa e continuativa, con esclusione delle indennità legate
dell’effettivo impiego e del compenso per lavoro straordinario. Per i successivi periodi di
licenza previsti dalla vigente normativa non viene corrisposta retribuzione.
8. Ai fini della corresponsione della retribuzione intera, i periodi temporali di cui ai commi 6
e 7 sono computati nel limite di quarantacinque giorni annui previsto dall’art. 13 del primo
quadriennio normativo Forze Armate. Il personale interessato ha comunque facoltà di
esprimere nell’istanza di concessione del beneficio la volontà di avvalersi del trattamento
economico previsto per la fattispecie richiesta nel testo unico a tutela della maternità.
9. I riposi giornalieri di cui agli articoli 39 e seguenti del testo unico sulla maternità, sono
considerati ore lavorative a tutti gli effetti compresa la retribuzione e non incidono sul
periodo di licenza ordinaria e sulla tredicesima.
10. Nei casi di adozione e affidamento preadottivo internazionale di cui all’ articolo 27,
commi 2 e 3, del Testo Unico a tutela della maternità, è giustificata con la concessione, da
parte del Comandante di Corpo, di un corrispondente periodo di licenza straordinaria senza
assegni non computabile nel limite di quarantacinque giorni annui previsto dall’art. 13 del
primo quadriennio normativo Forze Armate. Il predetto periodo di licenza, che non riduce il
periodo di licenza ordinaria e la tredicesima annualmente spettanti, è computabile ai fini della
progressione di carriera nei limiti massimi di assenza previsti dalla normativa vigente.
11. Per tutto quanto non previsto dal presente articolo si rinvia alle disposizioni del testo
unico a tutela della maternità, qualora compatibili con la normativa concernente lo stato
giuridico del personale militare, il rapporto di servizio e le esigenze operative delle Forze
armate.
Art. 15
(Indennità di presenza festiva)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002, al personale chiamato a prestare servizio in attività di
istituto nei giorni di Natale, 26 dicembre, Capodanno, Pasqua, lunedì di Pasqua, 1° maggio, 2
giugno e Ferragosto il compenso di cui all’articolo 7, comma 2, del biennio economico Forze
armate 2000-2001 è rideterminato nella misura lorda di euro 40.
Art. 16
(Diritto allo studio)
1. Per la preparazione ad esami universitari o post universitari, nell'ambito delle 150 ore per il
diritto allo studio di cui all’articolo 78 del decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre
1985, n. 782, possono essere attribuite e conteggiate le quattro giornate lavorative
immediatamente precedenti agli esami sostenuti in ragione di 6 ore per ogni giorno. Il
personale in tali giornate non può comunque essere impiegato in servizio.
Art. 17
(Buono-pasto)
1. L’Amministrazione può concedere un buono-pasto giornaliero dell'importo di euro 4,65,
quando presso l'ente di appartenenza o presso altro ente nella stessa sede sia impossibile
assicurare, direttamente o mediante appalti, il funzionamento della mensa obbligatoria di
servizio, o qualora il personale sia impiegato in servizi di istituto che comportino
specificamente la permanenza sul luogo di servizio o nel caso in cui l’assenza del personale
dal posto di lavoro per consumare il pasto non sia conciliabile con i periodi temporali
concessi.
2. L'onere derivante dal comma 1 va contenuto nei limiti degli stanziamenti iscritti nei
competenti capitoli di bilancio.
Art. 18
(Asili nido)
1. Nell'ambito delle attività assistenziali nei confronti del personale e nei limiti degli
stanziamenti relativi ai capitoli ad esse inerenti, l'Amministrazione, in luogo della istituzione
di asili nido, può concedere il rimborso, anche parziale, delle rette relative alle spese
sostenute dai dipendenti per i figli a carico.
2. A decorrere dall’anno 2003 sono assegnati complessivamente per le finalità di cui al
comma 1 euro 0,8 milioni annui.
Art. 19
(Proroga concessione alloggi)
1. Il personale militare concessionario di alloggi di servizio connessi all’incarico (ASI) o di
temporanea sistemazione per le famiglie dei militari (AST) in possesso di titolo valido,
trasferito d'autorità a seguito della ristrutturazione in atto degli Enti e Reparti della Difesa,
mantiene la titolarità della concessione fino al 31 dicembre 2005, a condizione che non sia
assegnatario di alloggio nella nuova sede e che il nucleo familiare continui ad occupare
stabilmente l'alloggio assegnato. Sono fatte salve le disposizioni più favorevoli di cui al
regolamento approvato con decreto ministeriale 16 gennaio 1997, n. 253, recanti norme per
gli alloggi di servizio delle Forze armate.
Art. 20
(Proroga di efficacia di norme)
1. Al personale delle Forze armate continuano ad applicarsi, ove non in contrasto, con il
presente decreto, le norme stabilite nei precedenti provvedimenti di recepimento delle
concertazioni.
Art.21
(Copertura finanziaria)
All’onere derivante dall’attuazione del presente decreto, valutato in milioni di euro 180,59
per il 2002 ed in milioni di euro 326,68 a decorrere dal 2003, si provvede con utilizzo delle
autorizzazioni di spesa previste dall’articolo 16, commi 2 e 4, della legge 28 dicembre 2001,
n. 448, per gli anni 2002 – 2004, iscritte sul Fondo da ripartire per l’attuazione dei contratti
del personale delle Amministrazioni statali anche ad ordinamento autonomo, ivi compreso il
personale militare e quello dei corpi di Polizia dello Stato di previsione del Ministero
dell’Economia e delle Finanze per gli anni medesimi.
2. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le
necessarie variazioni di bilancio.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato,
sarà inserito nella Raccolta Ufficiale degli atti normativi della Repubblica Italiana.
È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare
Dato a,
Tabella 1
(art. 5 comma 1)
Grado
Tenente Colonnello +25
Tenente Colonnello
Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
Primo Maresciallo +29
Primo Maresciallo +25
Primo Maresciallo
Maresciallo Capo +25
Maresciallo Capo
Maresciallo Ordinario +15
Maresciallo Ordinario +10
Maresciallo Ordinario
Maresciallo
Sergente Maggiore Capo +25
Sergente Maggiore Capo
Sergente Maggiore +18
Sergente Maggiore +15
Sergente Maggiore
Sergente
Caporal Maggiore Capo Scelto +29
Caporal Maggiore Capo Scelto +25
Caporal Maggiore Capo Scelto +17
Caporal Maggiore Capo Scelto
Caporal Maggiore Capo
Caporal Maggiore Scelto
1° Caporal Maggiore (*)
Misure mensili lorde
Euro
402,84
371,85
343,44
333,11
299,55
165,27
343,44
333,11
299,55
299,55
278,89
258,23
237,57
180,76
154,94
299,55
278,89
258,23
229,82
154,94
150,00
278,89
258,23
237,57
229,82
180,76
154,94
120,00
(*) Per il 1° Caporal Maggiore l’importo mensile dell’impiego operativo di base per il calcolo
dell’indennità di fuori sede e di marcia continua ad essere pari ad euro 129,11.
Tabella 2
(art. 9, comma 2)
Grado
1° Cap. magg.
Cap. Magg. Capo
Cap. Magg. Scelto
Cap. Magg. Capo S.
Sergente
Sergente Magg.
Serg. Magg. Capo
Maresciallo
Maresc. Ordinario
Maresc. Capo
S. Tenente
Primo Maresciallo
Tenente
Capitano
Maggiore
Ten. Col.
COMPENSO FORFETARIO DI GUARDIA
Fascia
I
Importo
34,00
II
37,00
III
40,00
IV
45,00
Tabella 3
(art. 9, comma 6)
Grado
1° Cap. magg.
Cap. Magg. Capo
Cap. Magg. Scelto
Cap. Magg. Capo S.
Sergente
Sergente Magg.
Serg. Magg. Capo
Maresciallo
Maresc. Ordinario
Maresc. Capo
S. Tenente
Primo Maresciallo
Tenente
Capitano
Maggiore
Ten. Col.
COMPENSO FORFETARIO D’IMPIEGO
Fascia
lunedì-venerdì
I
62,00
sabato-domenica
124,00
II
66,00
131,00
III
72,00
143,00
IV
85,00
165,00
VISTO
l'articolo 87 della Costituzione;
VISTO
il decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, recante norme sulle
"Procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di impiego del
personale di polizia e delle Forze armate";
VISTI
gli articoli 1, 2 e 7 del citato decreto legislativo n. 195 del 1995, che
disciplinano le procedure negoziali e di concertazione - da avviare,
sviluppare e concludere con carattere di contestualità - per l'adozione
di separati decreti del Presidente della Repubblica concernenti
rispettivamente il personale delle Forze di polizia ad ordinamento
civile e militare, nonché del personale delle Forze Armate, con
esclusione dei rispettivi dirigenti civili e militari, del personale di leva
ed ausiliario di leva;
VISTE
le disposizioni degli articoli 2 e 7 del predetto decreto legislativo n.
195 del 1995 relative alle modalità di costituzione delle delegazioni di
parte pubblica, delle delegazioni sindacali e dei rappresentanti del
Consiglio Centrale di Rappresentanza che partecipano alle richiamate
procedure negoziali e di concertazione, rispettivamente per le Forze di
polizia a ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo della Polizia
Penitenziaria Corpo Forestale dello Stato), per le Forze di polizia ad
ordinamento militare (Arma dei Carabinieri e Corpo della Guardia di
Finanza) e per le Forze armate;
VISTE
in particolare le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere A) e
B), ed all'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 195, del 1995
riguardanti le delegazioni e le procedure negoziali e di concertazione,
rispettivamente per il personale delle Forze di polizia ad ordinamento
civile e delle Forze di polizia ad ordinamento militare in precedenza
indicate;
VISTO
il decreto del Ministro per la funzione pubblica e per il coordinamento
dei servizi di informazione e sicurezza dell'8 marzo 2002 riguardante
"Individuazione della delegazione sindacale che partecipa alle
trattative per la definizione dell'accordo sindacale per il quadriennio
2002-2005, per la parte normativa, e per il biennio 2002-2003, per gli
aspetti retributivi, riguardante il personale delle Forze di polizia ad
ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo della polizia penitenziaria e
Corpo forestale dello Stato)";
VISTA
1' "ipotesi di accordo sindacale" riguardante il quadriennio 2002-2005, per la
parte normativa, ed il biennio 2002-2003, per la parte economica, per il
personale non dirigente delle Forze di polizia ad ordinamento civile (Polizia di
Stato, Corpo di polizia penitenziaria e Corpo forestale dello Stato), sottoscritta ai sensi delle richiamate disposizioni del decreto legislativo 12 maggio 1995, n.
195 - in data 14 maggio 2002 dalla delegazione di parte pubblica e dalle
seguenti organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale per la
Polizia di Stato:
SIULP - SAP - FEDERAZIONE SILP PER LA CGIL-UILPS - FSP - SIAP FEDERAZIONE ITALIA SICURA - COISP - FEDERAZIONE CONSAP,
RINNOVAMENTO SINDACALE PER L'UGL;
per la Polizia Penitenziaria:
SAPPE - OSAPP - CISL/POLIZIA PENITENZIARIA - UIL/POLIZIA
PENITENZIARIA - CGIL/POLIZIA PENITENZIARIA - SINAPPE - FSA SIALPE ASIA - SAG POLIZIA PENITENZIARIA;
per il Corpo Forestale dello Stato:
SAPAF - CISL/CORPO FORESTALE DELLO STATO - UIL/CORPO
FORESTALE DELLO STATO - SAPECOFS - UGL CORPO FORESTALE
DELLO STATO - CGIL/CORPO FORESTALE DELLO STATO;
VISTO
"lo schema di provvedimento di concertazione" riguardante il quadriennio 20022005, per gli aspetti normativi, ed il biennio 2002-2003, per gli aspetti
retributivi, per il personale non dirigente delle Forze di Polizia ad ordinamento
militare (Arma dei carabinieri e Corpo della Guardia di Finanza), concertato - ai
sensi delle richiamate disposizioni del decreto legislativo 12 maggio 1995, n.
195, in data 14 maggio 2002, dalla delegazione di parte pubblica, dal Comando
Generale dell'Arma dei Carabinieri, dal Comando Generale del Corpo della
Guardia di Finanza, dalla Sezione COCER Carabinieri, dalla Sezione COCER
Guardia di Finanza;
VISTA
la legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria per il 2002);
VISTO
l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e l'articolo 7,
comma 11, ultimo periodo, del D.L.vo n.195 del 1995;
VISTA
SULLA
PROPOSTA
la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del
24 maggio 2002, con la quale sono stati approvati, ai sensi del citato
articolo 7, comma 11, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n.195,
previa verifica delle compatibilità finanziarie e in assenza delle
osservazioni di cui al comma 4 del medesimo art. 7, l'ipotesi di
accordo sindacale riguardante il personale non dirigente delle Forze di
polizia ad ordinamento civile e lo schema di provvedimento
riguardante le Forze di polizia ad ordinamento militare in precedenza
indicati;
del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la funzione
pubblica, di concerto con il Ministro dell' interno, con il Ministro della
difesa, con il Ministro della giustizia, con il Ministro delle politiche
agricole e forestali e con il Ministro dell'economia e delle finanze;
DECRETA:
TITOLO I
GENERALITA’
Art. 1
(Definizioni)
1. Ai fini del presente decreto:
a) per “Polizia ad ordinamento civile” si intende il personale della Polizia di Stato, del
Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato con esclusione dei
rispettivi dirigenti e del personale di leva;
b) per “Polizia ad ordinamento militare” si intende il personale dell’Arma dei carabinieri e
del Corpo della guardia di finanza con esclusione dei rispettivi dirigenti e del personale
di leva;
c) per “Forze Armate” (esclusa l'Arma dei carabinieri), si intende il personale militare
dell'Esercito, della Marina, compreso il Corpo delle Capitanerie di porto e
dell'Aeronautica, con esclusione dei rispettivi dirigenti e del personale di leva;
d) per “decreto sulle procedure” si intende il decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195 e
successive modificazioni, recante: “Attuazione dell'art. 2 della legge 6 marzo 1992, n.
216, in materia di procedure per disciplinare i contenuti del rapporto di impiego del
personale delle Forze di polizia e delle Forze armate”;
e) per “primo quadriennio normativo Forze Armate” si intende il decreto del Presidente
della Repubblica del 31 luglio 1995, n. 394, di recepimento del provvedimento di
concertazione sottoscritto in data 20 luglio 1995 riguardante il personale delle Forze
armate, quadriennio normativo 1994-1997 e biennio economico 1994-1995;
f) per “primo quadriennio normativo Polizia” si intende il decreto del Presidente della
Repubblica 31 luglio 1995, n. 395, di recepimento dell'accordo sindacale sottoscritto in
data 20 luglio 1995 riguardante il personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e
del provvedimento di concertazione del 20 luglio 1995 riguardante le Forze di polizia ad
ordinamento militare, quadriennio normativo 1994-1997 e biennio economico 19941995;
g) per “biennio economico Forze armate 1996-1997” si intende il decreto del Presidente
della Repubblica 10 maggio 1996, n. 360, di recepimento del provvedimento di
concertazione sottoscritto in data 18 aprile 1996, riguardante il biennio 1996-1997, per
gli aspetti retributivi per il personale non dirigente delle Forze armate, emanato a seguito
del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 394;
h) per “biennio economico Polizia 1996-1997” si intende il decreto del Presidente della
Repubblica 10 maggio 1996, n. 359, di recepimento dell'accordo sindacale e del
provvedimento di concertazione sottoscritto in data 18 aprile 1996, riguardante il biennio
1996-1997, per gli aspetti retributivi, per il personale non dirigente delle Forze di polizia
ad ordinamento civile e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, emanato a seguito
del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1995, n. 395;
i) per “secondo quadriennio normativo Forze Armate” si intende il decreto del Presidente
della Repubblica 16 marzo 1999, n. 255, di recepimento del provvedimento di
concertazione, sottoscritto in data 17 febbraio 1999, per le Forze armate relativo al
quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999;
j) per “secondo quadriennio normativo Polizia” si intende il decreto del Presidente della
Repubblica 16 marzo 1999, n. 254, di recepimento dell'accordo sindacale per le Forze di
polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di polizia
ad ordinamento militare sottoscritti in data 17 febbraio 1999, relativi al quadriennio
normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999;
k) per “biennio economico Forze armate 2000-2001” si intende il decreto del Presidente
della Repubblica 8 febbraio 2001, n. 139, di recepimento del provvedimento di
concertazione, sottoscritto in data 24 gennaio 2001, per le Forze armate relativo al
biennio economico 2000-2001, emanato a seguito del decreto del Presidente della
Repubblica 16 marzo 1999, n. 255;
l) per “biennio economico Polizia 2000-2001”, si intende il decreto del Presidente della
Repubblica 9 febbraio 2001, n. 140, di recepimento dell'accordo sindacale per le Forze di
polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di polizia
ad ordinamento militare, sottoscritti in data 24 gennaio 2001, relativi al biennio
economico 2000-2001, emanato a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 16
marzo 1999, n. 254;
m) per “legge finanziaria 1994” si intende la legge 24 dicembre 1993, n. 537, recante
“Interventi correttivi di finanza pubblica”;
n) per “legge finanziaria 1998” si intende la legge 27 dicembre 1997, n. 449, recante
“Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”;
o) per “legge di bilancio 1999” si intende la legge 23 dicembre 1998, n. 449, recante
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
p) per “ legge finanziaria 1999” si intende la legge 23 dicembre 1998, n. 448, recante
“Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo”;
q) per “legge finanziaria 2002” si intende la legge 28 dicembre 2001, n. 448, recante
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
r) per “regolamento del 1990” si intende il decreto del Presidente della Repubblica 5
giugno 1990, n. 147, recante “Regolamento per il recepimento delle norme risultanti
dalla disciplina prevista dall'accordo del 22 dicembre 1989 concernente il personale della
Polizia di Stato”;
s)
per “legge sulle indennità” si intende la legge 27 maggio 1977, n. 284 e successive
modificazioni, recante “Adeguamento e riordinamento di indennità alle Forze di polizia
ed al personale civile degli istituti penitenziari”;
t) per “Testo unico a tutela della maternità” si intende il decreto legislativo 26 marzo 2001,
n. 151, recante “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno
della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n.
53”;
u) per “statuto degli impiegati civili dello Stato”, si intende il decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 e successive modificazioni e integrazioni, recante
“Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato”;
v) per “legge sulle missioni” si intende la legge 18 dicembre 1973, n. 836 e successive
modificazioni e integrazioni, recante “Trattamento economico di missione e di
trasferimento dei dipendenti statali”;
w) per “legge sulle indennità operative” si intende la legge 23 marzo 1983, n. 78 e
successive modificazioni e integrazioni, recante “Aggiornamento della legge 5 maggio
1976, n. 187, relativa alle indennità operative del personale militare”.
TITOLO II
FORZE DI POLIZIA AD ORDINAMENTO CIVILE
Art. 2
(Ambito di applicazione e durata)
1.Il presente titolo si applica alla Polizia ad ordinamento civile.
2.Il presente titolo concerne il periodo dal 1°gennaio 2002 al 31 dicembre 2005 per la parte
normativa, dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2003 per la parte economica.
3.Dopo un periodo di vacanza contrattuale pari a tre mesi dalla data di scadenza della parte
economica del presente decreto, al personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile è
corrisposto, a partire dal mese successivo, un elemento provvisorio della retribuzione pari al
trenta per cento del tasso di inflazione programmato, applicato ai livelli retributivi tabellari
vigenti, inclusa l’indennità integrativa speciale. Dopo ulteriori tre mesi di vacanza
contrattuale, detto importo è pari al cinquanta per cento del tasso di inflazione programmato e
cessa di essere erogato dalla decorrenza degli effetti economici previsti dal nuovo decreto del
Presidente della Repubblica emanato ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto
sulle procedure.
Art. 3
(Nuovi stipendi)
1.Gli stipendi del personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile, stabiliti dall’art. 2
del biennio economico Polizia 2000-2001, sono incrementati, dal 1° gennaio 2002, delle
seguenti misure mensili lorde:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
30,20
32,10
33,60
35,10
36,70
38,40
42,20
2.Gli stipendi di cui al comma 1, a decorrere dal 1° gennaio 2003, sono ulteriormente
incrementati delle seguenti misure mensili lorde:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
18,90
20,00
21,00
21,90
22,90
24,00
26,30
3.I valori stipendiali tabellari annui lordi a regime derivanti dall’applicazione dei commi 1 e 2
sono:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
8.776,59
9.675,07
10.379,57
11.082,86
11.861,89
12.643,32
14.437,35
4. Gli importi stabiliti dal presente articolo assorbono l'elemento provvisorio della
retribuzione previsto, in caso di vacanza contrattuale, dall'articolo 1, comma 3, del biennio
economico Polizia 2000-2001.
Art. 4
(Effetti dei nuovi stipendi)
1.Le nuove misure degli stipendi risultanti dall’applicazione del presente decreto hanno
effetto sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale e
privilegiato, sulle indennità di buonuscita, sull’assegno alimentare per il dipendente sospeso,
come previsto dall’art. 82 dello Statuto degli impiegati civili dello Stato o da disposizioni
analoghe, sull’equo indennizzo, sulle ritenute previdenziali ed assistenziali e relativi
contributi, compresi la ritenuta in conto entrata INPDAP, o altre analoghe, ed i contributi di
riscatto.
2.I benefìci economici risultanti dall'applicazione del presente decreto sono corrisposti
integralmente, alle scadenze e negli importi previsti, al personale comunque cessato dal
servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del presente decreto. Agli effetti
dell'indennità di buonuscita si considerano solo gli scaglionamenti maturati alla data di
cessazione dal servizio.
3.La corresponsione dei nuovi stipendi, derivanti dall'applicazione del presente decreto,
avviene in via provvisoria e salvo conguaglio, ai sensi dell’articolo 172 della legge 11 luglio
1980, n. 312, in materia di sollecita liquidazione del nuovo trattamento economico.
4. Gli incrementi stipendiali di cui all’articolo 3 non hanno effetto sulla determinazione delle
misure orarie del compenso per lavoro straordinario. A decorrere dal 1° gennaio 2002 è
soppresso l’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150.
Conseguentemente le misure orarie restano fissate nei seguenti importi lordi:
Livello
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Feriale
9,65
10,26
10,74
11,21
11,71
12,27
13,48
Festiva o notturna
10,91
11,60
12,14
12,67
13,24
13,87
15,24
Notturna festiva
12,59
13,39
14,00
14,62
15,27
16,01
17,58
Art. 5
(Indennità pensionabile)
1.Le misure dell'indennità mensile pensionabile stabilite dall’articolo 4 del biennio
economico polizia 2000-2001 spettante al personale dei ruoli della Polizia ad ordinamento
civile sono rideterminate, a decorrere dalle date di seguito indicate, nei seguenti importi
mensili lordi:
a) dal 1° gennaio 2002:
Qualifiche
Euro
Vice questore aggiunto e qualifiche equiparate
Commissario capo e qualifiche equiparate
Commissario e qualifiche equiparate
Vice commissario e qualifiche equiparate
Ispettore superiore s.U.P.S . e qualifiche equiparate
Ispettore capo e qualifiche equiparate
Ispettore e qualifiche equiparate
Vice ispettore e qualifiche equiparate
Sovrintendente capo e qualifiche equiparate
Sovrintendente e qualifiche equiparate
Vice sovrintendente e qualifiche equiparate
Assistente capo e qualifiche equiparate
Assistente e qualifiche equiparate
Agente scelto e qualifiche equiparate
Agente e qualifiche equiparate
677,60
665,00
659,00
632,20
643,70
614,70
595,60
577,00
592,90
557,90
555,20
499,40
454,60
415,80
382,50
b) dal 1° gennaio 2003:
Qualifiche
Vice questore aggiunto e qualifiche equiparate
Commissario capo e qualifiche equiparate
Commissario e qualifiche equiparate
Vice commissario e qualifiche equiparate
Ispettore superiore s.U.P.S . e qualifiche equiparate
Ispettore capo e qualifiche equiparate
Ispettore e qualifiche equiparate
Vice ispettore e qualifiche equiparate
Sovrintendente capo e qualifiche equiparate
Sovrintendente e qualifiche equiparate
Vice sovrintendente e qualifiche equiparate
Assistente capo e qualifiche equiparate
Euro
716,00
702,70
696,30
668,10
680,20
649,60
629,40
609,70
626,50
589,50
586,60
527,70
Assistente e qualifiche equiparate
Agente scelto e qualifiche equiparate
Agente e qualifiche equiparate
480,40
439,40
404,20
Art. 6
(Indennità integrativa speciale)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002 al personale inquadrato nel livello retributivo settimo-bis
è attribuita l’indennità integrativa speciale nella misura di euro 541,29 mensili lordi.
Art. 7
(Trattamento di missione)
1. Al personale comandato in missione fuori dalla sede di servizio, che utilizzi il mezzo aereo
o altro mezzo non di proprietà dell’Amministrazione senza la prevista autorizzazione, è
rimborsata una somma nel limite del costo del biglietto ferroviario. Al personale autorizzato i
rimborsi vengono effettuati secondo le disposizioni vigenti in materia.
2. Al personale inviato in missione compete il rimborso del biglietto ferroviario di I^ classe
nonché il rimborso del vagone letto a comparto singolo, in alternativa al pernottamento fuori
sede. In caso di pernottamento compete il rimborso delle spese dell’albergo fino alla prima
categoria con esclusione di quelle di lusso.
3. Al personale che pernotta presso alberghi non convenzionati sono rimborsate le spese di
pernottamento in misura pari alla tariffa media degli alberghi convenzionati ubicati nella
stessa sede.
4. Al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura ordinaria, militare o contabile ovvero a presentarsi
davanti a consigli o commissioni di disciplina o di inchiesta, compete il trattamento
economico di missione previsto dalla legge sulle missioni e successive modificazioni, solo
alla conclusione del procedimento ed esclusivamente nel caso di proscioglimento o di
assoluzione definitiva. Le spese di viaggio sostenute possono essere rimborsate, di volta in
volta, a richiesta, salvo ripetizione qualora il procedimento stesso si concluda con sentenza
definitiva di condanna a titolo doloso. Le disposizioni del presente comma si applicano anche
al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura di paesi stranieri.
5. La maggiorazione dell’indennità oraria di missione, prevista dall’articolo 6, comma 3,
secondo quadriennio normativo Polizia, è rideterminata in euro 6,00 per ogni ora.
6. Al personale in trasferta che dichiari di non aver potuto consumare i pasti per ragioni di
servizio, pur avendone il diritto ai sensi della vigente normativa, compete nell’ambito degli
ordinari stanziamenti di bilancio un rimborso pari al 100 per cento del limite vigente, ferma
restando la misura del 40 per cento della diaria di trasferta.
7. L’Amministrazione è tenuta ad anticipare al personale inviato in missione una somma pari
all'intero importo delle spese di viaggio e pernottamento, nel limite del costo medio della
categoria consentita, nonché l’85 per cento delle presumibili spese di vitto.
8. La località di abituale dimora può essere considerata la sede di partenza e di rientro dalla
missione, ove richiesto dal personale e più conveniente per l'Amministrazione. Ove la sede di
missione coincida con la località di abituale dimora del dipendente, al personale compete il
rimborso documentato delle spese relative ai pasti consumati.
9. L’Amministrazione, a richiesta dell’interessato, può preventivamente autorizzare, oltre al
rimborso delle spese di viaggio, la corresponsione a titolo di rimborso di una somma
forfetaria di euro 100,00 per ogni 24 ore compiute di missione, in alternativa al trattamento
economico di missione vigente, nell’ambito delle risorse allo scopo assegnate sui pertinenti
capitoli di bilancio. Il rimborso forfetario non può essere concesso qualora il personale
fruisca di vitto o alloggio a carico dell’Amministrazione. A richiesta è concesso l’anticipo
delle spese di viaggio e dell’ 85 per cento della somma forfetaria.
10. A decorrere dal 1° gennaio 2003 per la Polizia ad ordinamento civile, impegnato nella
frequenza di corsi addestrativi e formativi, il limite di 240 giorni di missione continuativa
nella medesima località, previsto dall’articolo 1, comma 3, della legge 26 luglio 1978, n. 417,
è elevato a 365 giorni.
11. Al personale comunque inviato in missione compete altresì il rimborso, nell’ambito delle
risorse allo scopo assegnate sui pertinenti capitoli di bilancio, delle spese per i mezzi di
trasporto urbano o dei taxi nei casi di indisponibilità dei mezzi pubblici o comunque per
impossibilità a fruirne in relazione alla particolare tipologia di servizio nei casi
preventivamente individuati dall’Amministrazione.
12. I visti di arrivo e di partenza del personale inviato in missione presso strutture diverse da
quelle dell’Amministrazione o delle altre Forze di polizia sono attestati con dichiarazione
dell’interessato sul certificato di viaggio.
13. Fermo restando quanto stabilito al comma 10 le disposizioni del presente articolo hanno
efficacia a decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del decreto
recettivo del presente decreto.
Art. 8
(Trattamento economico di trasferimento)
1. L'Amministrazione, ove non disponga di mezzi idonei ad effettuare il trasporto dei mobili
e delle masserizie dei dipendenti trasferiti d'ufficio, previsto dall’art. 19, comma 8, della
legge sulle missioni, provvede a stipulare apposite convenzioni con trasportatori privati. Gli
oneri del predetto trasporto sono a carico dell’Amministrazione anche per la parte eccedente i
40 quintali e fino ad un massimo di 80 quintali.
2. Il personale trasferito d'autorità, ove sussista l'alloggio di servizio, ne abbia titolo in
relazione all'incarico ricoperto ed abbia presentato domanda per ottenerlo, ove prevista, può
richiedere, dietro presentazione di formale contratto di locazione o di fattura quietanzata, il
rimborso del canone dell'alloggio per un importo massimo di euro 775,00 mensili, fino
all'assegnazione dell'alloggio di servizio e, comunque, per un periodo non superiore a tre
mesi.
3. Nelle stesse condizioni indicate al comma 2 il personale ha facoltà di optare per la
riduzione dell'importo mensile ivi previsto in relazione alla elevazione proporzionale dei mesi
di durata del beneficio e comunque non oltre i sei mesi.
4. A richiesta dell’interessato il rimborso previsto dall’articolo 1, comma 3, della legge 29
marzo 2001, n. 86, può essere anticipato nella misura corrispondente a tre mensilità, fermi
restando i limiti massimi previsti dallo stesso comma 3.
5 Al personale con famiglia a carico trasferito d'autorità che non fruisca dell'alloggio di
servizio o che, comunque, non benefici di alloggi forniti dall'Amministrazione, è dovuta in
un'unica soluzione, all'atto del trasferimento del nucleo familiare nella nuova sede di servizio,
o nelle località viciniori consentite, un’indennità di euro 1500,00. Tale indennità è corrisposta
nella misura di euro 775,00 al personale senza famiglia a carico o al seguito.
6. Il personale trasferito all’estero può optare, mantenendo il diritto alle indennità ed ai
rimborsi previsti dalla normativa vigente, per il trasporto dei mobili e delle masserizie nel
domicilio eletto nel territorio nazionale anziché nella nuova sede di servizio all’estero.
7. In caso di assunzione e rilascio di alloggio di servizio connesso con l’incarico, si
applicano le disposizioni di cui al comma 1, per le spese di trasporto dei mobili e delle
masserizie da uno ad altro alloggio di servizio ovvero da alloggio privato ad alloggio di
servizio e viceversa anche nell’ambito dello stesso comune.
8. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai trasferimenti effettuati a decorrere dal
primo giorno successivo dall’entrata in vigore del decreto recettivo del presente decreto.
Art. 9
(Servizi esterni)
1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del decreto
recettivo del presente decreto il compenso giornaliero corrisposto al personale impiegato
nei servizi esterni di durata non inferiore a tre ore, secondo le modalità di cui all’articolo
9 del primo quadriennio normativo Polizia, e all’articolo 11 del secondo quadriennio
normativo Polizia, è rideterminato nella misura di euro 6,00.
Art. 10
(Indennità di ordine pubblico)
1. L’indennità di ordine pubblico fuori sede di cui all’articolo 10, comma 1 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 giugno 1990, n. 147, è corrisposta per ciascun turno di
servizio giornaliero della durata di almeno quattro ore, nella misura unica di euro 26,00.
2. Restano ferme le disposizioni di cui al comma 2, lettere b), c), d) ed e) dell’articolo 10
citato al comma 1.
3. L’indennità di ordine pubblico in sede è corrisposta per ciascun turno di
giornaliero della durata di almeno quattro ore, nella misura unica di euro 13,00.
servizio
4. Le indennità di cui ai commi 1 e 3 sono corrisposte anche al personale che, a seguito di
infermità o lesioni traumatiche verificatesi nel corso ed a causa del servizio, non può
completare il previsto turno di quattro ore.
5. Le disposizioni del presente articolo hanno efficacia a decorrere dal primo giorno del mese
successivo all’entrata in vigore del decreto recettivo del presente decreto.
Art. 11
(Specializzazioni)
1. L’istituzione di nuove specializzazioni può essere proposta anche in sede di accordo
nazionale quadro.
2. Con lo stesso accordo possono essere definiti criteri di massima per la determinazione dei
compensi relativi a servizi aggiuntivi a favore di soggetti pubblici o privati in forza di
specifiche convenzioni con l’Amministrazione della pubblica sicurezza.
Art. 12
(Indennità di presenza notturna e festiva ed altre indennità)
1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del presente decreto
al personale impiegato in turni di servizio, effettuati tra le ore 22 e le ore 6, l’indennità di cui
all’articolo 8, comma 1, del biennio economico Polizia 2000-2001 è rideterminata nella
misura lorda di euro 4,10 per ciascuna ora.
2. A decorrere dai 1° gennaio 2002, al personale chiamato a prestare servizio in attività di
istituto nei giorni di Natale, 26 dicembre, Capodanno, Pasqua, lunedì di Pasqua, 1° maggio,
Ferragosto e 2 giugno, il compenso di cui al comma 2 dell’art. 12 del secondo quadriennio
normativo polizia è rideterminato nella misura lorda di euro 40,00.
3. A decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del presente
decreto, al personale del Corpo di polizia penitenziaria impiegato in servizi organizzati in
turni, sulla base di ordini formali di servizio, di sorveglianza, di traduzione o di
piantonamento di detenuti sottoposti al regime previsto dall’articolo 41 bis della legge 26
giugno 1975, n. 354, compete un compenso per ogni turno giornaliero pari ad euro 12,00
non cumulabile con l’indennità per servizi esterni.
4. Con la medesima decorrenza di cui al comma 3 al personale del Corpo Forestale dello
Stato preposto all’attività di controllo del territorio in zone montane, site al di sopra di 700
metri di altitudine, compete un compenso aggiuntivo per ogni turno giornaliero pari ad euro
2,50.
Art. 13
(Indennità di impiego operativo per attività di aeronavigazione, di volo, di pilotaggio, di
imbarco ed altre indennità)
1. Ferme restando le vigenti disposizioni relative all’equiparazione tra i gradi e le qualifiche
del personale delle Forze di Polizia e quello delle Forze Armate, l’indennità di impiego
operativo per attività di aeronavigazione, di volo, di pilotaggio e di imbarco, nonché le
relative indennità supplementari attribuite al personale delle forze di polizia ad ordinamento
civile, sono rapportate, con le medesime modalità applicative e ferme restando le vigenti
percentuali di cumulo tra le diverse indennità, agli importi ed alle maggiorazioni vigenti per il
personale delle Forze Armate impiegato nelle medesime condizioni operative.
2.Al personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile destinatario dell’indennità di
impiego operativo per attività di aeronavigazione e di volo, al fine di riequilibrare il
trattamento economico connesso con la specifica responsabilità operativa nel quadro generale
dell’espletamento dei compiti istituzionali, compete un emolumento fisso aggiuntivo di
polizia nelle misure mensili di cui alla tabella 1 allegata al presente decreto. Detto
emolumento compete, all’atto del passaggio alla qualifica o anzianità superiore, nella misura
corrispondente alla nuova qualifica o anzianità.
3. Ai fini della prevista corresponsione dell’indennità di comando navale per il personale che
riveste funzioni e responsabilità corrispondenti al comando di singole unità o gruppi di unità
navali, di cui all’articolo 10 della legge sulle indennità operative, si provvede
all’individuazione dei titolari di comando con determinazione delle singole Amministrazioni
interessate di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
4. Ai direttori di macchina ed ai capi motoristi della Polizia ad ordinamento civile è attribuita
l’indennità richiamata al comma 3.
5. L’indennità di imbarco di cui all’articolo 3, comma 18 bis, del decreto-legge 21 settembre
1987, n. 387, convertito con modificazioni dalla legge 20 novembre 1987, n. 472, è
pensionabile secondo le misure e modalità stabilite dalla legge sulle indennità operative.
6. Al personale della Polizia di Stato in possesso del brevetto di abilitazione al lancio con il
paracadute, in servizio in qualità di paracadutista presso il Nucleo Operativo Centrale di
Sicurezza, spetta l’indennità di aeronavigazione, di cui all’art. 5 della legge sulle indennità
operative, ferme restando le vigenti percentuali di cumulo tra le diverse indennità, nelle
misure e con le modalità previste per il personale delle Forze Armate.
7. Al personale della Polizia ad ordinamento civile, imbarcato su unità di altura, compete
secondo le modalità vigenti l’indennità mensile di imbarco di cui all’articolo 4, comma 1,
della legge sulle indennità operative percepita dal personale in forza presso il Comando Forze
da Pattugliamento per la sorveglianza e la difesa costiera (COMFORPAT).
8. Le misure mensili dell’indennità di imbarco previste alle lettere a) e b) della tabella A
allegata al decreto del Presidente della Repubblica 11 ottobre 1988 – registrato dalla Corte
dei conti in data 12 dicembre 1988, Reg. n. 59/Finanze, foglio n. 173 – sono elevate al 55 per
cento.
Art. 14
(Fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali)
1. Per ogni Forza di polizia ad ordinamento civile il Fondo unico per l’efficienza dei servizi
istituzionali, di cui all’articolo 14 del secondo quadriennio normativo Polizia e all’articolo 11
del biennio economico polizia 2000-2001, è ulteriormente incrementato, come da tabella A
allegata al presente decreto, dalle seguenti risorse economiche:
a) per gli anni 2002 e 2003, dalle somme di cui all’articolo 16, comma 2, della legge
finanziaria 2002, di pertinenza di ogni singola Amministrazione;
b) per gli anni 2002 e 2003 dalle somme derivanti dall’applicazione dell’articolo 4, comma 4,
del presente decreto.
2. Le somme destinate al fondo e non utilizzate nell’esercizio di competenza sono
riassegnate, per le medesime esigenze, nell’anno successivo.
Art. 15
(Utilizzazione del fondo)
1. Il Fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali è finalizzato al raggiungimento di
qualificati obiettivi ed a promuovere reali e significativi miglioramenti dell'efficienza dei
servizi istituzionali.
2. Il Fondo indicato al comma 1 è utilizzato, con le modalità di cui all'articolo 24, comma 5,
lettera a), in particolare per attribuire compensi finalizzati a:
a) incentivare l'impiego del personale nelle attività operative;
b) fronteggiare particolari situazioni di servizio;
c) compensare l'impiego in compiti od incarichi che comportino disagi o particolari
responsabilità;
d) compensare la presenza qualificata;
e) compensare l'incentivazione della produttività collettiva per il miglioramento dei servizi.
3. Le risorse del Fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali di cui all’articolo 14 non
possono comportare una distribuzione indistinta e generalizzata.
Art. 16
(Orario di lavoro)
1. La durata dell’orario di lavoro è di 36 ore settimanali.
2. Il personale inviato in servizio fuori sede che sia impiegato oltre la durata del turno
giornaliero, comprensivo sia dei viaggi che del tempo necessario all'effettuazione
dell'incarico, é esonerato dall'espletamento del turno ordinario previsto o dal completamento
dello stesso. Il turno giornaliero si intende completato anche ai fini dell’espletamento
dell’orario settimanale d’obbligo.
3. Fermo restando il diritto al recupero, al personale che per sopravvenute inderogabili
esigenze di servizio sia chiamato dall’Amministrazione a prestare servizio nel giorno
destinato al riposo settimanale o nel festivo infrasettimanale è corrisposta una indennità di
euro 5,00 a compensazione della sola ordinaria prestazione di lavoro giornaliero.
4. Al personale impiegato in turni continuativi, qualora il giorno di riposo settimanale o il
giorno libero coincida con una festività infrasettimanale, è concesso un ulteriore giorno di
riposo da fruire entro le quattro settimane successive.
Art. 17
(Tutela delle lavoratrici madri)
1. Oltre a quanto previsto dal Testo Unico a tutela della maternità, al personale della Polizia
ad ordinamento civile, si applicano le seguenti disposizioni:
a) esonero dalla sovrapposizione dei turni, a richiesta degli interessati, tra coniugi dipendenti
dalla stessa Amministrazione con figli fino a 6 anni di età;
b) esonero, a domanda, per la madre o per le situazioni monoparentali dal turno notturno o da
turni continuativi articolati sulle 24 ore sino al compimento del terzo anno di età del figlio;
c) divieto di inviare in missione fuori sede o in servizio di ordine pubblico per più di una
giornata, senza il consenso dell’interessato, il personale con figli di età inferiore a tre anni che
ha proposto istanza per essere esonerato dai turni continuativi e notturni e dalla
sovrapposizione dei turni;
d) esonero, a domanda, dal turno notturno per i dipendenti che abbiano a proprio carico un
soggetto disabile ai sensi della legge n. 104 del 5 febbraio 1992;
e) possibilità per le lavoratrici madri vincitrici di concorso interno, con figli fino al 12° anno
di età, di frequentare il corso di formazione presso la scuola più vicina al luogo di residenza,
tra quelle in cui il corso stesso si svolge;
f) divieto di impiegare la madre che fruisce dei riposi giornalieri, ai sensi dell’art. 39 del
Testo Unico a tutela della maternità, in turni continuativi articolati sulle 24 ore.
2. La disposizione di cui all’articolo 9, comma 1, del testo unico a tutela della maternità si
applica anche alle appartenenti del Corpo forestale dello Stato.
Art. 18
(Congedo ordinario)
1. Qualora indifferibili esigenze di servizio non abbiano reso possibile la completa fruizione
del congedo ordinario nel corso dell’anno, la parte residua deve essere fruita entro l’anno
successivo. Compatibilmente con le esigenze di servizio, in caso di motivate esigenze di
carattere personale, il dipendente deve fruire del congedo residuo entro il primo semestre
dell’anno successivo a quello di spettanza.
2. Al personale a cui, per indifferibili esigenze di servizio, venga revocato il congedo
ordinario già concesso compete, sulla base della documentazione fornita, il rimborso delle
spese sostenute successivamente alla concessione del congedo stesso e connesse al mancato
viaggio e soggiorno.
Art. 19
(Congedi straordinari e aspettativa)
1. La riduzione di un terzo di tutti gli assegni, spettanti al pubblico dipendente per il primo
giorno di ogni periodo ininterrotto di congedo straordinario, con esclusione delle indennità
per servizi e funzioni di carattere speciale e per prestazioni di lavoro straordinario prevista
dall'articolo 3, comma 39, della legge finanziaria 1994, non si applica al personale delle
Forze di polizia ad ordinamento civile.
2. Le esigenze di trasloco e di riorganizzazione familiare di cui all'articolo 15, comma 2, del
primo quadriennio normativo Polizia, sussistono anche per il personale accasermato.
3. Ferma restando la vigente disciplina in materia di trattamento economico, il personale
giudicato permanentemente non idoneo al servizio in modo parziale permane, ovvero è
collocato, in aspettativa fino alla pronuncia sul riconoscimento della dipendenza da causa di
servizio della lesione o infermità che ha causato la predetta non idoneità anche oltre i limiti
massimi previsti dalla normativa in vigore. Tale periodo di aspettativa non si cumula con gli
altri periodi di aspettativa fruiti ad altro titolo ai fini del raggiungimento del detto limite
massimo.
Art. 20
(Congedo per la formazione)
1. Il personale con almeno cinque anni di anzianità di servizio maturati presso la stessa
Amministrazione può usufruire del congedo per la formazione di cui all’articolo 5 della
legge 8 marzo 2000, n. 53, per un periodo non superiore a undici mesi, continuativo o
frazionato, nell’arco dell’intera vita lavorativa.
2. Il congedo per la formazione è finalizzato al completamento della scuola dell’obbligo, al
conseguimento del titolo di studio di secondo grado, del diploma universitario o di laurea,
alla partecipazione ad attività formative diverse da quelle poste in essere o finanziate
dall’Amministrazione.
3. Il personale che fruisce del congedo per la formazione viene collocato in aspettativa, oltre i
limiti vigenti, senza assegni e tale periodo non è computato nell’anzianità di servizio e non è
utile ai fini del congedo ordinario e del trattamento di quiescenza e previdenza.
4. Il personale che può avvalersi di tale beneficio non può superare il 3% della forza effettiva
complessiva.
5. Il personale che intende avvalersi del congedo per la formazione deve presentare istanza
almeno 30 giorni prima dell’inizio della fruizione del congedo.
6. Il congedo per la formazione può essere differito con provvedimento motivato per
improrogabili esigenze di servizio, per una sola volta e per un periodo non superiore a 30
giorni.
Art. 21
(Congedo parentale)
1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 34 del Testo Unico a tutela della maternità, al
personale con figli minori di tre anni che intende avvalersi del congedo parentale previsto
dall’articolo 32 del medesimo Testo Unico, è concesso il congedo straordinario di cui
all’articolo 15 del primo quadriennio normativo polizia, sino alla misura complessiva di
quarantacinque giorni, anche frazionati, nell’arco del triennio e comunque entro il limite
massimo annuale previsto per il medesimo istituto. Le disposizioni del presente comma si
applicano anche ai fini della definizione dei procedimenti in corso alla data di entrata in
vigore del presente decreto.
2. Ai fini dell’esercizio del diritto di cui al comma 1, il personale è tenuto, salvo casi di
oggettiva impossibilità, a preavvisare l’ufficio di appartenenza almeno quindici giorni
prima della data di inizio del congedo.
3. In caso di malattia del figlio di età non superiore a tre anni i periodi di congedo di cui
all’articolo 47 del testo unico a tutela della maternità, non comportano riduzione del
trattamento economico, fino ad un massimo di cinque giorni lavorativi nell’arco di
ciascun anno oltre il limite dei quarantacinque giorni di cui al comma 1.
4. In caso di malattia del figlio di età compresa tra i tre e gli otto anni ciascun genitore ha
diritto ad astenersi alternativamente dal lavoro nel limite di cinque giorni lavorativi annui
per i quali non viene corrisposta alcuna retribuzione.
5. In caso di parto prematuro alle lavoratrici madri spettano i periodi di congedo di
maternità non goduti prima della data presunta del parto che vengono aggiunti al periodo
di astensione dopo il parto. Qualora il figlio nato prematuro abbia necessità di un periodo
di degenza presso strutture ospedaliere pubbliche o private, la madre ha facoltà di
riprendere effettivo servizio richiedendo, previa presentazione di un certificato medico
attestante la sua idoneità al servizio, la fruizione del restante periodo di congedo
obbligatorio post-partum e del periodo ante-partum, qualora non fruito, a decorrere dalla
data di effettivo rientro a casa del bambino.
6. Nei casi di adozione o di affidamento preadottivo nazionale ed internazionale di cui
agli articoli 36 e 37 del Testo Unico a tutela della maternità, è concesso un corrispondente
periodo di congedo straordinario senza assegni non computabile nel limite dei
quarantacinque giorni annui. Tale periodo di congedo non riduce le ferie e la tredicesima
mensilità ed è computato nell’anzianità di servizio.
7. Alle lavoratrici madri collocate in congedo di maternità è attribuito il trattamento
economico ordinario nella misura intera.
8. I riposi giornalieri di cui agli articoli 39 e seguenti del testo unico a tutela della
maternità non incidono sul periodo di congedo ordinario e sulla tredicesima mensilità.
Art. 22
(Diritto allo studio)
1. Per la preparazione ad esami universitari o postuniversitari, nell'ambito delle 150 ore per il
diritto allo studio di cui all’articolo 78 del decreto del Presidente della repubblica 28 ottobre
1985, n. 782, possono essere attribuite e conteggiate le quattro giornate immediatamente
precedenti agli esami sostenuti in ragione di sei ore per ogni giorno. Il personale, in tali
giornate, non può comunque essere impiegato in servizio.
2. Le disposizioni di cui all’articolo 20, comma 1, del secondo quadriennio normativo Polizia
si applicano anche in caso di corsi organizzati presso le Aziende Sanitarie Locali.
Art. 23
(Relazioni Sindacali)
1. Il sistema di relazioni sindacali, nel rispetto delle distinzioni delle responsabilità delle
Amministrazioni e delle organizzazioni sindacali è riordinato in modo coerente all'obiettivo
di incrementare e mantenere elevata l'efficienza dei servizi istituzionali unitamente al
miglioramento delle condizioni di lavoro e alla crescita professionale degli operatori della
sicurezza.
2. Il sistema di relazioni sindacali si articola nei seguenti modelli:
a) contrattazione collettiva:
a1) la contrattazione collettiva si svolge a livello nazionale sulle materie, con i tempi e le
procedure previste dall'articolo 3, comma 1, e dall'articolo 7 del decreto sulle procedure,
individuando anche le risorse da destinare al fondo per il raggiungimento di qualificati
obiettivi e il miglioramento dell'efficienza dei servizi;
a2) accordo nazionale quadro e contrattazione decentrata;
b) informazione, che si articola in preventiva e successiva;
c) esame;
d) consultazione;
e) forme di partecipazione;
f) norme di garanzia.
Art. 24
(Accordo nazionale quadro di Amministrazione e contrattazione decentrata)
1. L'accordo nazionale quadro di Amministrazione è stipulato fra il Ministro competente, o
un suo delegato, e una delegazione sindacale composta dai rappresentanti di ciascuna
organizzazione sindacale firmataria dell'accordo nazionale di cui all'articolo 23, lettera a1).
2. Le relative procedure di contrattazione devono essere avviate entro 60 giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, termine entro il quale le organizzazioni sindacali
presentano le relative piattaforme.
3. L'accordo nazionale quadro di Amministrazione ha durata quadriennale e le materie che ne
costituiscono oggetto devono essere trattate in un'unica sessione.
4. L'accordo non può essere in contrasto con i vincoli risultanti da quanto stabilito nel
contratto collettivo nazionale né comportare oneri eccedenti le risorse confluite nel fondo di
cui all'articolo 14.
5. Le procedure per l'accordo nazionale quadro si svolgono per ciascuna Amministrazione
sulle seguenti materie di contrattazione:
a) individuazione delle fattispecie, e delle misure da attribuire a ciascuna di esse, a cui
destinare le risorse del fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali di cui all'articolo 14;
definizione delle modalità per la loro destinazione, utilizzazione e attribuzione, nonché le
relative modalità di verifica. L'accordo su tale punto avrà cadenza annuale;
b) princìpi generali per la definizione degli accordi decentrati di cui al comma 6, unitamente
alle procedure di perfezionamento in caso di mancata intesa ed alle modalità di verifica di
tali accordi, nonché per le determinazioni dei periodi di validità;
c) individuazione delle tipologie per l'articolazione dei turni di servizio, disciplinando, in
ragione di specifiche esigenze locali, anche la possibilità di accordi decentrati con
articolazioni dei turni di servizio diverse rispetto a quelle stabilite con l’accordo quadro;
d) criteri per la valutazione dell'adeguatezza degli alloggi di servizio utilizzabili dal personale
in missione;
e) criteri relativi alla formazione ed all'aggiornamento professionale;
f) criteri generali, previa informazione dei dati necessari, per la programmazione di turni di
lavoro straordinario diretti a consentire ai responsabili degli uffici di fronteggiare, per
periodi predeterminati, particolari esigenze di servizio;
g) criteri generali per l'applicazione del riposo compensativo;
h) criteri generali per la programmazione di turni di reperibilità;
i) indirizzi generali per le attività gestionali degli enti di assistenza del personale;
l) criteri per l’impiego del personale con oltre cinquanta anni d’età o con più di trenta anni di
servizio.
6. La contrattazione decentrata si svolge presso ogni sede centrale e ufficio o istituto o reparto
periferico di livello dirigenziale individuati da ciascuna Amministrazione, senza oneri
finanziari aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal presente decreto, con le procedure previste
dall'articolo 3, comma 2, del decreto sulle procedure, e per le seguenti materie:
a) gestione ed applicazione, con cadenza annuale, di quanto previsto dal comma 5, lettera a),
secondo le modalità ivi definite ed entro 30 giorni dalla data dell'accordo stesso e dei
successivi aggiornamenti. Nel caso non si pervenga, entro tale termine, ad un accordo, la
commissione di cui all'articolo 29, comma 3, esprime parere vincolante nel merito;
b) criteri applicativi relativi alla formazione ed all'aggiornamento professionale, con
riferimento alle materie, ai tempi ed alle modalità;
c) criteri per la verifica della qualità e della salubrità dei servizi di mensa e degli spacci;
d) criteri per la verifica delle attività di protezione sociale e di benessere del personale;
e) misure dirette a favorire pari opportunità nel lavoro e nello sviluppo professionale, ai fini
anche delle azioni positive di cui alla legge 10 aprile 1991 n. 125.
Art. 25
(Informazione)
1. L'informazione si articola in preventiva e successiva.
2. L'informazione preventiva è fornita da ciascuna Amministrazione, inviando con congruo
anticipo alle rispettive organizzazioni sindacali firmatarie del presente decreto la
documentazione necessaria, relativamente ai criteri generali ed alle conseguenti iniziative
concernenti:
a) l'articolazione dell'orario di lavoro obbligatorio giornaliero e settimanale e dei turni di
servizio;
b) la mobilità esterna del personale a domanda e la mobilità interna;
c) la programmazione di turni di lavoro straordinario diretti a consentire ai responsabili degli
uffici di fronteggiare, per periodi predeterminati, particolari esigenze di servizio;
d) l'applicazione del riposo compensativo;
e) la programmazione di turni di reperibilità;
f) i provvedimenti di massima riguardanti l'organizzazione degli uffici e l'organizzazione del
lavoro;
3. Per le materie di cui al comma 2, lettere a), c), d), ed e), l'informazione è fornita a livello
centrale e periferico; per le materie di cui alle lettere b) e f) del medesimo comma 2
l'informazione è fornita a livello di Amministrazione centrale.
4. L'informazione successiva si attua relativamente ai criteri generali concernenti:
a) la qualità del servizio ed i rapporti con l'utenza, nonché le altre misure di massima volte a
migliorare l'efficienza dei servizi;
b) l'attuazione di programmi di formazione del personale;
c) le misure in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche in relazione
all'attuazione della legge n. 626 del 1994.
d) l’attuazione della mobilità interna;
5. Per le materie suddette, le Amministrazioni della Polizia di Stato e del Corpo forestale
dello Stato forniscono le adeguate informazioni alle rispettive organizzazioni sindacali
firmatarie dell'accordo sindacale recepito con il presente decreto in un'apposita conferenza di
rappresentanti di dette Amministrazioni ed organizzazioni sindacali, non avente alcuna natura
negoziale, da riunirsi con cadenza semestrale.
6. L'informazione successiva si attua a livello centrale e periferico.
7. Allo scopo di rendere più trasparente e costruttivo il rapporto ed il confronto tra le parti,
ciascuna Amministrazione trasmette alle rispettive organizzazioni sindacali rappresentative
sul piano nazionale firmatarie dell'accordo sindacale recepito con il presente decreto gli
ordini del giorno del Consiglio di Amministrazione e delle commissioni del personale e le
relative determinazioni. Per le medesime finalità i dirigenti degli uffici, istituti e reparti della
Polizia di Stato presso i quali si svolge la contrattazione decentrata comunicano alle
segreterie provinciali delle organizzazioni sindacali firmatarie del presente decreto le
determinazioni in materia di movimenti interni del personale. Resta fermo il diritto dei
singoli dipendenti di richiedere ed ottenere, ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, il
rilascio della copia degli atti dei procedimenti amministrativi che li riguardano. Di tale
richiesta l'interessato potrà informare, ove lo ritenga opportuno, le organizzazioni sindacali .
Art. 26
(Esame)
1. L'esame si attua, a livello centrale e periferico, secondo le previsioni di cui all'articolo 25,
comma 3, relativamente alle materie oggetto di informazione preventiva. A tal fine,
nell'ambito di ogni Amministrazione, ciascuna organizzazione sindacale firmataria del
presente decreto, ricevuta l'informazione, può chiedere, in forma scritta, un incontro per
l'esame delle suddette materie. Detto incontro - a cui sono invitate anche le altre
organizzazioni sindacali non richiedenti - ha inizio entro le 48 ore dalla data di ricezione della
richiesta e si conclude nel termine tassativo di quindici giorni dalla ricezione
dell'informazione, ovvero entro un termine più breve per motivi di urgenza; decorsi tali
termini le Amministrazioni assumono le proprie autonome determinazioni definitive.
Dell'esito dell'esame è redatto verbale dal quale risultano le posizioni delle parti.
2. Durante il periodo in cui si svolge l'esame, le Amministrazioni non adottano provvedimenti
unilaterali nelle materie in argomento e le organizzazioni sindacali che vi partecipano non
assumono sulle stesse iniziative conflittuali.
3. Per il Corpo di polizia penitenziaria, l'Amministrazione, per tutte le materie indicate negli
articoli 25 e 27, procede, prima di assumere le relative determinazioni, all'esame previsto nel
comma 1, nel rispetto dei termini massimi ivi stabiliti, dopo aver fornito alle organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo sindacale recepito con il presente decreto operanti presso il
Corpo di polizia penitenziaria le informazioni necessarie .
Art. 27
(Consultazione)
1. La consultazione si svolge relativamente ai criteri generali ed ai provvedimenti
concernenti:
a) la definizione delle piante organiche;
b) la gestione del rapporto di impiego relativamente agli atti normativi ed amministrativi di
carattere generale concernenti lo stato giuridico, previdenziale ed assistenziale, ivi
compresi i criteri di massima da seguirsi negli scrutini per le promozioni e i regolamenti
recanti le modalità di svolgimento dei concorsi;
c) l'introduzione di nuove tecnologie e le conseguenti misure di massima riguardanti i
processi generali di organizzazione degli uffici centrali e periferici aventi effetti generali
sull'organizzazione del lavoro.
2. Per le materie suddette, prima di assumere le relative determinazioni, le Amministrazioni
della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato, previa adeguata informazione,
acquisiscono senza particolari formalità il parere delle rispettive organizzazioni sindacali
firmatarie del presente decreto.
3. La consultazione si attua a livello centrale per le materie di cui al comma 1, lettere a) e b);
per la materia di cui alla lettera c) del medesimo comma 1 la consultazione si svolge a livello
centrale nonché, nel caso di progetti di specifico rilievo locale, anche a livello periferico .
Art. 28
(Forme di partecipazione)
1. È costituita una conferenza di rappresentanti delle Amministrazioni e delle organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo sindacale recepito con il presente decreto che, al fine di
favorire il coinvolgimento e la partecipazione del personale agli obiettivi di
ammodernamento delle strutture e riqualificazione del personale, esamina annualmente gli
indirizzi fissati dal Ministro in materia di organizzazione e gestione dell'Amministrazione.
2. Nell'ambito di ciascuna Amministrazione, i responsabili degli uffici centrali e periferici si
incontrano, con cadenza semestrale, con le rispettive strutture periferiche delle organizzazioni
sindacali firmatarie del presente decreto, anche su richiesta delle stesse, per un confronto senza alcuna natura negoziale - sulle modalità di attuazione dei criteri concernenti la
programmazione di turni di lavoro straordinario, il riposo compensativo ed i turni di
reperibilità. A seguito di tale confronto le organizzazioni sindacali firmatarie del presente
decreto sottopongono la questione all'Amministrazione centrale per un apposito esame,
qualora nel predetto confronto si riscontri una diversa valutazione da parte delle medesime
organizzazioni.
3. All’articolo 20, comma 2-bis del primo quadriennio normativo Polizia, dopo la dizione
“del lavoro dei comitati” sono aggiunte le seguenti parole “anche mediante inserimento nel
sito web di ciascuna Forza di Polizia ad ordinamento civile”.
4. All’articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 395 del 1995, comma 1, sono
aggiunte le seguenti lettere:
“e) Commissione automezzi;
f) Commissione tecnologia ed informatica”.
5. Dalla data di sottoscrizione del presente accordo e fino all’introduzione di una nuova
normativa relativa alla materia sopra esposta, le commissioni di cui all’art. 26 del DPR 395
del 1995, così come modificato dal comma 4 del presente decreto, dovranno essere
ricostituite con cinque rappresentanti designati in maniera proporzionale dalle Organizzazioni
sindacali firmatarie del presente decreto.
Art. 29
(Norme di garanzia)
1. La corretta applicazione del titolo II del presente decreto è assicurata anche mediante
l'attivazione delle procedure di raffreddamento dei conflitti previste dall'articolo 8 del decreto
sulle procedure.
2. Qualora in sede di applicazione delle materie regolate dal presente decreto e dall'accordo
quadro di Amministrazione siano rilevate, in sede centrale o periferica, violazioni delle
procedure del sistema delle relazioni sindacali di cui all'articolo 23 o insorgano conflitti fra le
Amministrazioni e le OO.SS. nazionali sulla loro corretta applicazione, può essere formulata,
da ciascuna delle parti alla commissione paritetica di cui al comma 3, richiesta scritta di
esame della questione controversa con la specifica e puntuale indicazione dei fatti e degli
elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei 30 giorni successivi alla richiesta, la predetta
commissione procede ad un esame della questione controversa, predisponendo un parere
vincolante nel merito a far data dal giorno in cui è stata formulata la richiesta, al quale le
parti si conformano, che successivamente è inviato all'ufficio nel quale la controversia stessa
è insorta. Di tale parere è data conoscenza a tutte le sedi centrali e periferiche
dell'Amministrazione.
3. Presso ciascuna delle Amministrazioni interessate, è istituita, entro tre mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto , per i fini di cui al comma 2, una commissione
presieduta da un rappresentante dell'Amministrazione e composta in pari numero da
rappresentanti dell'Amministrazione e da un rappresentante per ognuna delle organizzazioni
sindacali firmatarie del presente decreto.
4. Le richieste di esame di cui al comma 2, avanzate dai dirigenti degli uffici centrali e
periferici delle Amministrazioni o dalle Organizzazioni sindacali firmatarie del presente
decreto, devono essere inoltrate all’ufficio per le relazioni sindacali di ciascuna
Amministrazione, che cura gli adempimenti conseguenti.
Art. 30
(Proroga di efficacia degli accordi)
1. Per le materie oggetto di accordo nazionale quadro di Amministrazione e contrattazione
decentrata le Amministrazioni applicano la normativa derivante dai precedenti accordi fino a
quando non intervengano i successivi .
Art. 31
(Distacchi sindacali)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2003 il limite massimo dei distacchi sindacali autorizzabili a
favore del personale di ciascuna Forza di polizia ad ordinamento civile è determinato
rispettivamente nei contingenti complessivi di n. 63 distacchi per la Polizia di Stato, di n. 32
distacchi per il Corpo di polizia penitenziaria e di n. 10 distacchi per il Corpo forestale dello
Stato.
2. Alla ripartizione degli specifici contingenti complessivi dei distacchi sindacali di cui al
comma 1 tra le organizzazioni sindacali del personale rappresentative sul piano nazionale ai
sensi della normativa vigente, provvede, nell'ambito rispettivamente della Polizia di Stato, del
Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, il Ministro per la funzione
pubblica, sentite le organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre del 2003,
con riferimento allo stesso anno, e successivamente entro il primo quadrimestre di ciascun
biennio. La ripartizione, che ha validità fino alla successiva, è effettuata esclusivamente in
rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse per la riscossione del contributo
sindacale conferite dal personale alle rispettive Amministrazioni accertate per ciascuna delle
citate organizzazioni sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui
si effettua la ripartizione. Per la Polizia di Stato dal numero delle deleghe deve essere
sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente ai sensi dell’art. 93
comma 2, della legge 1° aprile 1981, n. 121. Per gli appartenenti al Corpo di polizia
penitenziaria ed al Corpo forestale dello Stato, dalla data di entrata in vigore del decreto
recettivo del presente decreto, la delega ha effetto dal primo giorno del mese successivo a
quello del rilascio fino al 31 dicembre di ogni anno. La delega si intende tacitamente
rinnovata ove non venga revocata dall’interessato entro la data del 31 ottobre. Dal numero
delle deleghe accertate al 31 dicembre di ciascun anno deve essere sottratto quello delle
revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente.
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni sindacali nazionali
aventi titolo alle Amministrazioni di appartenenza del personale interessato, le quali curano
gli adempimenti istruttori - acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo
assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica ed emanano il decreto di distacco sindacale entro il termine di trenta giorni dalla richiesta.
L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica,
finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al comma 4 ed alla verifica del
rispetto dello specifico contingente e relativo riparto di cui al comma 2, è considerato
acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni
dalla data di ricezione della richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni
sindacali comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono avanzare
richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di revoca è
comunicata alle Amministrazioni di appartenenza del personale interessato ed alla Presidenza
del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i
consequenziali provvedimenti nel solo caso di revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'ambito di ciascun contingente indicato
nei commi 1 e 2, soltanto in favore rispettivamente dei dipendenti della Polizia di Stato, del
Corpo di polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, che ricoprono cariche di
dirigenti sindacali in seno agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali di cui al
comma 2, secondo le comunicazioni formali circa la composizione degli stessi organismi
fatte pervenire da ciascuna organizzazione sindacale all’Amministrazione centrale.
5. Ferma restando l'attuale disciplina ed il loro numero complessivo, i distacchi sindacali,
sino al limite massimo del 50%, possono essere fruiti dai dirigenti sindacali previo accordo
dell'organizzazione sindacale con l'Amministrazione interessata, frazionatamente o per
periodi non inferiori a tre mesi ciascuno, ed escludendo la frazionabilità dell'orario
giornaliero.
6. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati al servizio
prestato nell'Amministrazione, salvo che ai fini del compimento del periodo di prova e del
diritto al congedo ordinario. I predetti periodi sono retribuiti con esclusione dei compensi e
delle indennità per il lavoro straordinario e di quelli collegati all'effettivo svolgimento delle
prestazioni .
Art. 32
(Permessi sindacali)
1. Per l'espletamento del loro mandato, i dipendenti della Polizia di Stato, del Corpo di
polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, che ricoprono cariche di dirigenti
sindacali in seno agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali rappresentative sul
piano nazionale ai sensi della normativa vigente, nonché i dirigenti sindacali che, pur
avendone titolo, non sono collocati in distacco sindacale ai sensi dell'articolo 31, possono
fruire di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto previsto dal presente
articolo.
2. A decorrere dal 1° gennaio 2003 il limite massimo del monte ore annuo dei permessi
sindacali retribuiti autorizzabili a favore del personale di ciascuna Forza di polizia ad
ordinamento civile è determinato rispettivamente in n. 520.000 ore per la Polizia di Stato, in
n. 220.000 ore per il Corpo di polizia penitenziaria ed in n. 48.000 ore per il Corpo forestale
dello Stato.
3. Alla ripartizione degli specifici monte ore annui complessivi di permessi sindacali indicati
nel comma 2 tra le organizzazioni sindacali del personale rappresentative sul piano nazionale
ai sensi della normativa vigente, provvedono, nell'ambito rispettivamente della Polizia di
Stato, del Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, le
Amministrazioni di appartenenza del personale interessato, sentite le rispettive organizzazioni
sindacali aventi titolo entro il 31 marzo 2003, con riferimento all'anno 2002, e
successivamente entro il 31 marzo di ciascun anno. Il monte ore dei permessi sindacali in
ciascuna Forza di Polizia ad ordinamento civile è ripartito tra le organizzazioni sindacali in
rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse per la riscossione del contributo
sindacale, conferite dal personale alle rispettive Amministrazioni, accertate per ciascuna delle
citate organizzazioni sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui
si effettua la ripartizione. Per la Polizia di Stato dal numero delle deleghe deve essere
sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente ai sensi dell’art. 93,
comma 2, della legge 1° aprile 1981, n. 121. Per gli appartenenti al Corpo di polizia
penitenziaria ed al Corpo forestale dello Stato, dalla data di entrata in vigore del decreto, la
delega ha effetto dal primo giorno del mese successivo a quello del rilascio fino al 31
dicembre di ogni anno. La delega si intende tacitamente rinnovata ove non venga revocata
dall’interessato entro la data del 31 ottobre. Dal numero delle deleghe accertate al 31
dicembre di ciascun anno deve essere sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31
ottobre precedente.
Nel periodo 1° gennaio-31 marzo, in attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione
può autorizzare in via provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25% del
contingente previsto nell’anno precedente per ciascuna organizzazione sindacale avente
titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della specificità delle
funzioni istituzionali e della particolare organizzazione delle Forze di polizia ad ordinamento
civile, in favore del personale di cui al comma 1, sono concessi ulteriori permessi sindacali
retribuiti, non computabili nel contingente complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3,
esclusivamente per la partecipazione a riunioni sindacali su convocazione
dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendono fruire dei permessi sindacali di cui al presente articolo
devono darne comunicazione scritta almeno tre giorni prima ed in casi eccezionali almeno 24
ore prima, tramite la struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione
autorizza il permesso sindacale salvo che non ostino eccezionali e motivate esigenze di
servizio, da comunicarsi in forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto l'organizzazione sindacale
interessata provvederà a darne comunicazione al dirigente dell'ufficio di appartenenza del
dipendente.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali e della particolare organizzazione
delle Forze di polizia ad ordinamento civile, i permessi sindacali sono autorizzati in misura
pari alle ore corrispondenti al turno di servizio giornaliero secondo la durata prevista dalla
programmazione settimanale e non possono superare mensilmente per ciascun dirigente
sindacale nove turni giornalieri di servizio, con esclusione da tale computo dei permessi di
cui al comma 4.
8. Nel limite del 50% del monte ore assegnato da ciascuna Amministrazione possono essere
autorizzati permessi sindacali di durata superiore al limite dei nove turni giornalieri per
ciascun mese, previsti dal comma precedente, alle organizzazioni sindacali aventi titolo che
ne facciano richiesta nominativa alle Amministrazioni centrali entro il termine di 30 giorni
antecedenti la data di decorrenza del cumulo richiesto. L'Amministrazione, verificato il
rispetto della percentuale prevista, autorizza il cumulo entro 15 giorni dalla ricezione della
richiesta.
9. I permessi sindacali di cui al presente articolo sono a tutti gli effetti equiparati al servizio
prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti, con esclusione delle indennità e dei compensi
per il lavoro straordinario e di quelli collegati all'effettivo svolgimento delle prestazioni.
10. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del
presente decreto.
Art. 33
(Aspettative e permessi sindacali non retribuiti)
1. I dipendenti della Polizia di Stato, del Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo
forestale dello Stato, che ricoprono cariche in seno agli organismi direttivi delle proprie
organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative sindacali non retribuite.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1 sono presentate dalle organizzazioni
sindacali rappresentative sul piano nazionale alle Amministrazioni di appartenenza del
personale interessato, le quali curano gli adempimenti istruttori, acquisendo per ciascuna
richiesta nominativa il preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, ed emanano il decreto di aspettativa entro il termine di
trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei
requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica
non provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della richiesta. Entro il 31 gennaio di
ciascun anno, le organizzazioni sindacali comunicano la conferma di ciascuna aspettativa
sindacale in atto; possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma
annuale e la richiesta di revoca è comunicata alle Amministrazioni di appartenenza del
personale interessato ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della
funzione pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti nel solo caso di revoca.
3. I dipendenti della Polizia di Stato, del Corpo della polizia penitenziaria e del Corpo
forestale dello Stato, di cui al comma 1 dell'articolo 32 possono usufruire, con le modalità di
cui ai commi 5, 6, 7 e 8 del medesimo articolo 32, di permessi sindacali non retribuiti per la
partecipazione a congressi e convegni di natura sindacale nonché alle riunioni degli organi
collegiali statutari, nazionali, centrali e periferici, delle rispettive organizzazioni sindacali,
oltre i rispettivi monti ore annuali di cui ai commi 2 e 3 del citato articolo 32.
4. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in base all'articolo
8, comma 8, della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli stessi previsti per la retribuzione
spettante al personale in distacco sindacale retribuito.
5. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
Art. 34
(Adempimenti delle Amministrazioni – Responsabilità)
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo sindacale di cui al
comma 2 dell'articolo 31 ed al comma 3 dell'articolo 32, le Amministrazioni centrali
forniscono alle rispettive organizzazioni sindacali nazionali i dati riferiti alle predette deleghe
e le incontrano per la certificazione dei dati e per la sottoscrizione della relativa
documentazione. Ai fini della consistenza associativa vengono conteggiate esclusivamente le
deleghe per un contributo sindacale non inferiore allo 0,50% dello stipendio. Ove dovessero
essere riscontrati errori od omissioni in base ai dati in proprio possesso, le organizzazioni
sindacali provvedono a documentare le richieste di rettifica in un apposito incontro con le
predette Amministrazioni centrali, nel corso del quale si procede all'esame della
documentazione presentata ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel
caso di riscontro positivo della richiesta. Le Amministrazioni centrati inviano, entro il 31
marzo di ciascun anno, i dati complessivi relativi alle deleghe per la riscossione del
contributo sindacale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, utilizzando modelli e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura
ottica, predisposti dal medesimo Dipartimento della funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, per la Polizia di Stato dal numero delle deleghe
deve essere sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente ai sensi
dell’art. 93, 2° comma della legge 1° aprile 1981, n. 121. Per gli appartenenti al Corpo di
polizia penitenziaria ed al Corpo forestale dello Stato, dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, la delega ha effetto dal primo giorno del mese successivo a quello del
rilascio fino al 31 dicembre di ogni anno. La delega si intende tacitamente rinnovata ove non
venga revocata dall’interessato entro la data del 31 ottobre. Dal numero delle deleghe
accertate al 31 dicembre di ciascun anno deve essere sottratto quello delle revoche prodotte
entro il 31 ottobre precedente.
3. Le Organizzazioni sindacali depositano presso ciascuna Amministrazione un modello di
delega per la riscossione del contributo sindacale e uno per la revoca. Le deleghe hanno
efficacia, ai fini associativi e contabili, dal primo giorno del mese successivo a quello della
data del timbro di accettazione apposto sulla delega dall’ufficio ricevente.
4. In attuazione dell'art. 43, commi 8 e 9 del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, è
istituito presso il Dipartimento della funzione pubblica un comitato paritetico al quale
partecipano le organizzazioni sindacali delle Forze di Polizia ad ordinamento civile
rappresentative sul piano nazionale, che delibera anche sulle contestazioni relative alla
rilevazione delle deleghe qualora permangano valutazioni difformi con le singole
Amministrazioni.
5. Entro il 31 maggio di ciascun anno, le Amministrazioni di appartenenza del personale
interessato - utilizzando modelli di rilevazione e procedure informatizzate, anche elettroniche
ed a lettura ottica, predisposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della
funzione pubblica, sono tenute a comunicare al Dipartimento della funzione pubblica gli
elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e per sindacato, del personale che ha fruito di
distacchi e aspettative sindacali nell'anno precedente.
6. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, le stesse Amministrazioni utilizzando i
modelli e le procedure informatizzate indicate nel comma 2, sono tenute a comunicare alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi
nominativi, suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito dei
permessi sindacali nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun nominativo del numero
complessivo dei giorni e delle ore. Il Dipartimento della funzione pubblica verifica il rispetto
dei limiti previsti dal presente decreto.
7. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica può
disporre ispezioni nei confronti delle Amministrazioni che non ottemperino tempestivamente
agli obblighi indicati nei commi 1, 5 e 6 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso
di ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce ulteriori assensi
preventivi richiesti dalle stesse Amministrazioni ai sensi dell'articolo 31, comma 3, e
dell'articolo 33, comma 2. Dell'inadempimento risponde, comunque, il funzionario
responsabile del procedimento appositamente nominato dall'Amministrazione competente ai
sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
8. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 5 e 6, distinti per Amministrazioni di
appartenenza del personale interessato, per sindacato, per qualifica e per sesso, sono
pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica
in allegato alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da presentare al
Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983, n. 93.
9. I dirigenti che dispongono o consentono l’utilizzazione di distacchi, aspettative e permessi
sindacali in violazione della normativa vigente sono responsabili personalmente.
10. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
Art. 35
(Federazioni Sindacali)
1. Qualora due o più organizzazioni sindacali diano vita ad aggregazioni associative
comunque denominate, l’Amministrazione, a seguito della comunicazione dei relativi atti
costitutivi, degli Statuti, della sede legale e della persona incaricata di rappresentare
l’aggregazione associativa, attribuisce un codice meccanografico per l’accreditamento delle
deleghe per la riscossione dei contributi sindacali.
2. Ai fini della misurazione della consistenza associativa delle aggregazioni di cui al comma
1, si conteggiano esclusivamente le deleghe confluite nel relativo codice alla data del 31
dicembre di ciascun anno. Per la Polizia di Stato dal numero delle deleghe deve essere
sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente, ai sensi dell’art. 93, 2°
comma della legge 1° aprile 1981, n. 121. Per gli appartenenti al Corpo di polizia
penitenziaria ed al Corpo forestale dello Stato, dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, la delega ha effetto dal primo giorno del mese successivo a quello del rilascio fino al
31 dicembre di ogni anno. La delega si intende tacitamente rinnovata ove non venga revocata
dall’interessato entro la data del 31 ottobre. Dal numero delle deleghe accertate al 31
dicembre di ciascun anno deve essere sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31
ottobre precedente.
3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano anche alle aggregazioni associative
costituite prima dell’entrata in vigore del presente decreto che, in prima applicazione, devono
definire i relativi adempimenti entro il 31 ottobre 2002.
Art. 36
(Tutela dei dirigenti sindacali)
1. Nell'ambito della stessa sede di servizio, i trasferimenti in uffici diversi da quelli di
appartenenza del segretario nazionale, regionale e provinciale delle organizzazioni sindacali
delle Forze di Polizia ad ordinamento civile rappresentative sul piano nazionale, possono
essere effettuati previo nulla osta dell'organizzazione sindacale di appartenenza.
2. Il dirigente che riprende servizio al termine del distacco o aspettativa sindacale può a
domanda, essere trasferito con precedenza rispetto agli altri richiedenti in altra sede dalla
propria Amministrazione, quando dimostri di aver svolto attività sindacale e di aver avuto
domicilio negli ultimi due anni nella sede richiesta e nel caso non abbia nel frattempo
conseguito promozioni ad altro ruolo a seguito di concorso.
3. Il dirigente di cui al comma 1 non può essere discriminato per l'attività in precedenza
svolta quale dirigente sindacale, né può essere assegnato ad attività che facciano sorgere
conflitti di interesse con la stessa.
4. I dirigenti sindacali, nell'esercizio delle loro funzioni e in occasione dei lavori di
commissioni previste dal presente decreto o dagli accordi nazionali di Amministrazione, non
sono soggetti ai doveri derivanti dalla subordinazione gerarchica prevista da leggi o
regolamenti.
5. Sono fatte salve le previsioni dell'articolo 32 del primo quadriennio normativo Polizia.
Art. 37
(Buono-pasto)
1. Il buono pasto giornaliero di cui l’articolo 35 del secondo quadriennio normativo Polizia è
fissato nell’importo di euro 4,65.
Art. 38
(Asili nido)
1. Nell'ambito delle attività assistenziali nei confronti del personale e nei limiti degli
stanziamenti relativi ai capitoli ad esse inerenti l'Amministrazione, in luogo della istituzione
di asili nido, può concedere il rimborso, anche parziale, delle rette relative alle spese
sostenute dai dipendenti per i figli a carico, secondo modalità e criteri da concordare con le
organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale.
2. A decorrere dall’anno 2002 sono assegnati complessivamente per le finalità di cui al
comma 1 euro 1,5 milioni annui.
3. La ripartizione della somma indicata al comma 2 viene effettuata in proporzione alla
consistenza numerica del personale in servizio, alla data del 31 dicembre 2000, presso
ciascuna Forza di polizia.
Art. 39
(Tutela assicurativa)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002, ai fini della stipula di convenzioni da destinare alla
copertura della responsabilità civile ed amministrativa per gli eventi dannosi non dolosi
causati a terzi dal personale delle forze di polizia nello svolgimento della propria attività
istituzionale, la somma di cui all’articolo 16, comma 4, della legge finanziaria 2002, è
ripartita, per le Forze di polizia ad ordinamento civile, come segue:
a) Polizia di Stato, euro 330.000,00;
b) Polizia Penitenziaria, euro 130.000,00;
c) Corpo Forestale dello Stato, euro 20.000,00.
Art. 40
(Tutela legale)
1. Fermo restando il disposto dell’articolo 32 della legge 22 maggio 1975, n. 152, agli
ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria indagati per fatti inerenti al
servizio che intendono avvalersi di un libero professionista di fiducia, può essere anticipata, a
richiesta dell’interessato, la somma di euro 2500,00 per le spese legali salvo rivalsa se al
termine del procedimento viene accertata la responsabilità del dipendente a titolo di dolo.
TITOLO III
FORZE DI POLIZIA AD ORDINAMENTO MILITARE
Art. 41
(Ambito di applicazione e durata)
1.Il presente titolo si applica alla Polizia ad ordinamento militare.
2.Il presente titolo concerne il periodo dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2005 per la parte
normativa, dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2003 per la parte economica.
3.Dopo un periodo di vacanza contrattuale pari a tre mesi dalla data di scadenza della parte
economica del presente decreto, al personale delle Forze di polizia ad ordinamento militare è
corrisposto, a partire dal mese successivo, un elemento provvisorio della retribuzione pari al
trenta per cento del tasso di inflazione programmato, applicato ai livelli retributivi tabellari
vigenti, inclusa l’indennità integrativa speciale. Dopo ulteriori tre mesi di vacanza
contrattuale, detto importo è pari al cinquanta per cento del tasso di inflazione programmato e
cessa di essere erogato dalla decorrenza degli effetti economici previsti dal nuovo decreto del
Presidente della Repubblica emanato ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto
sulle procedure.
Art. 42
(Nuovi stipendi)
1.Gli stipendi del personale delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, stabiliti dall’art.
14 del biennio economico Polizia 2000-2001, sono incrementati, dal 1° gennaio 2002, delle
seguenti misure mensili lorde:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
30,20
32,10
33,60
35,10
36,70
38,40
42,20
2.Gli stipendi di cui al comma 1, a decorrere dal 1° gennaio 2003, sono ulteriormente
incrementati delle seguenti misure mensili lorde:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
18,90
20,00
21,00
21,90
22,90
24,00
26,30
3.I valori stipendiali tabellari annui lordi a regime derivanti dall’applicazione dei commi 1 e 2
sono:
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
Euro ……………………….
8.776,59
9.675,07
10.379,57
11.082,86
11.861,89
12.643,32
14.437,35
4. Gli importi stabiliti dal presente articolo assorbono l'elemento provvisorio della
retribuzione previsto, in caso di vacanza contrattuale, dall'articolo 13, comma 3, del biennio
economico Polizia 2000-2001.
Art. 43
(Effetti dei nuovi stipendi)
1. Le nuove misure degli stipendi risultanti dall'applicazione del presente decreto hanno
effetto sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale e
privilegiato, sulla indennità di buonuscita, sull'assegno alimentare per il dipendente sospeso,
come previsto dall’art. 82 dello Statuto degli impiegati civili dello Stato o da disposizioni
analoghe, sull'equo indennizzo, sulle ritenute previdenziali ed assistenziali e relativi
contributi, compresi la ritenuta in conto entrata INPDAP, o altre analoghe, ed i contributi di
riscatto.
2. I benefìci economici risultanti dall'applicazione del presente decreto sono corrisposti
integralmente, alle scadenze e negli importi previsti, al personale comunque cessato dal
servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del presente decreto. Agli effetti
dell'indennità di buonuscita, si considerano solo gli scaglionamenti maturati alla data di
cessazione dal servizio.
3. La corresponsione dei nuovi stipendi, derivanti dall'applicazione del presente decreto
avviene in via provvisoria e salvo conguaglio, ai sensi dell’articolo 172 della legge 11 luglio
1980, n. 312, in materia di sollecita liquidazione del nuovo trattamento economico.
4. Gli incrementi stipendiali di cui all’articolo 42 non hanno effetto sulla determinazione
delle misure orarie del compenso per lavoro straordinario. A decorrere dal 1° gennaio 2002 è
soppresso l’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150.
Conseguentemente le misure orarie restano fissate nei seguenti importi lordi:
Livello
livello V
livello VI
livello VI-bis
livello VII
livello VII-bis
livello VIII
livello IX
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Euro ……
Feriale
9,65
10,26
10,74
11,21
11,71
12,27
13,48
Festiva o notturna
10,91
11,60
12,14
12,67
13,24
13,87
15,24
Notturna festiva
12,59
13,39
14,00
14,62
15,27
16,01
17,58
Art. 44
(Indennità pensionabile)
1. Le misure dell'indennità mensile pensionabile stabilite dall’art. 16 del biennio economico
Polizia 2000-2001 spettante al personale dei ruoli della Polizia ad ordinamento militare sono
rideterminate, a decorrere dalle date di seguito indicate, nei seguenti importi mensili lordi:
a) dal 1° gennaio 2002:
Gradi
Euro
Tenente colonnello e Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
Maresciallo aiutante s. U.P.S. e Maresciallo aiutante
Maresciallo capo
Maresciallo ordinario
Maresciallo
Brigadiere capo
Brigadiere
ViceBrigadiere
Appuntato scelto
Appuntato
Carabiniere scelto e finanziere scelto
Carabiniere e finanziere
677,60
665,00
659,00
632,20
643,70
614,70
595,60
577,00
592,90
557,90
555,20
499,40
454,60
415,80
382,50
b) dal 1° gennaio 2003:
Gradi
Tenente colonnello e Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
Maresciallo aiutante s. U.P.S. e Maresciallo aiutante
Maresciallo capo
Maresciallo ordinario
Maresciallo
Brigadiere capo
Brigadiere
ViceBrigadiere
Appuntato scelto
Appuntato
Carabiniere scelto e finanziere scelto
Carabiniere e finanziere
Euro
716,00
702,70
696,30
668,10
680,20
649,60
629,40
609,70
626,50
589,50
586,60
527,70
480,40
439,40
404,20
Art. 45
(Indennità integrativa speciale)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002 al personale inquadrato nel livello retributivo settimo-bis
è attribuita l’indennità integrativa speciale nella misura di euro 541,29 mensili lordi.
Art. 46
(Trattamento di missione)
1. Al personale comandato in missione fuori dalla sede di servizio, che utilizzi il mezzo aereo
o altro mezzo non di proprietà dell’Amministrazione senza la prevista autorizzazione, è
rimborsata una somma nel limite del costo del biglietto ferroviario. Al personale autorizzato i
rimborsi vengono effettuati secondo le disposizioni vigenti in materia.
2. Al personale inviato in missione compete il rimborso del biglietto ferroviario di I classe
nonché il rimborso del vagone letto a comparto singolo, in alternativa al pernottamento fuori
sede. In caso di pernottamento compete il rimborso delle spese dell’albergo fino alla prima
categoria con esclusione di quelle di lusso.
3. Al personale che pernotta presso alberghi non convenzionati sono rimborsate le spese di
pernottamento in misura pari alla tariffa media degli alberghi convenzionati ubicati nella
stessa sede.
4. Al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura ordinaria, militare o contabile ovvero a presentarsi
davanti a consigli o commissioni di disciplina o di inchiesta, compete il trattamento
economico di missione previsto dalla legge sulle missioni e successive modificazioni, solo
alla conclusione del procedimento ed esclusivamente nel caso di proscioglimento o di
assoluzione definitiva. Le spese di viaggio sostenute possono essere rimborsate, di volta in
volta, a richiesta, salvo ripetizione qualora il procedimento stesso si concluda con sentenza
definitiva di condanna a titolo doloso. Le disposizioni del presente comma si applicano anche
al personale chiamato a comparire, quale indagato o imputato per fatti inerenti al servizio,
dinanzi ad organi della Magistratura di paesi stranieri.
5. La maggiorazione dell’indennità oraria di missione, prevista dall’articolo 46, comma 3,
secondo quadriennio normativo Polizia, è rideterminata in euro 6,00 per ogni ora.
6. Al personale in trasferta che dichiari di non aver potuto consumare i pasti per ragioni di
servizio, pur avendone il diritto ai sensi della vigente normativa, compete nell’ambito degli
ordinari stanziamenti di bilancio un rimborso pari al 100 per cento del limite vigente, ferma
restando la misura del 40 per cento della diaria di trasferta.
7. L’Amministrazione è tenuta ad anticipare al personale inviato in missione una somma pari
all'intero importo delle spese di viaggio e pernottamento, nel limite del costo medio della
categoria consentita, nonché l’85 per cento delle presumibili spese di vitto.
8. La località di abituale dimora può essere considerata la sede di partenza e di rientro dalla
missione, ove richiesto dal personale e più conveniente per l'Amministrazione. Ove la sede di
missione coincida con la località di abituale dimora del dipendente, al personale compete il
rimborso documentato delle spese relative ai pasti consumati.
9. L’Amministrazione, a richiesta dell’interessato, può preventivamente autorizzare, oltre al
rimborso delle spese di viaggio, la corresponsione a titolo di rimborso di una somma
forfetaria di euro 100,00 per ogni 24 ore compiute di missione, in alternativa al trattamento
economico di missione vigente, nell’ambito delle risorse allo scopo assegnate sui pertinenti
capitoli di bilancio. Il rimborso forfetario non può essere concesso qualora il personale
fruisca di vitto o alloggio a carico dell’Amministrazione. A richiesta è concesso l’anticipo
delle spese di viaggio e dell’ 85 per cento della somma forfetaria.
10. A decorrere dal 1° gennaio 2003 per la Polizia ad ordinamento militare, impegnato nella
frequenza di corsi addestrativi e formativi, il limite di 240 giorni di missione continuativa
nella medesima località, previsto dall’articolo 1, comma 3, della legge 26 luglio 1978, n. 417,
è elevato a 365 giorni.
11. Al personale comunque inviato in missione compete altresì il rimborso, nell’ambito delle
risorse allo scopo assegnate sui pertinenti capitoli di bilancio, delle spese per i mezzi di
trasporto urbano o dei taxi nei casi di indisponibilità dei mezzi pubblici o comunque per
impossibilità a fruirne in relazione alla particolare tipologia di servizio nei casi
preventivamente individuati dall’Amministrazione.
12. I visti di arrivo e di partenza del personale inviato in missione presso strutture non militari
sono attestati con dichiarazione dell’interessato sul certificato di viaggio.
13. Fermo restando quanto stabilito al comma 10 le disposizioni del presente articolo hanno
efficacia a decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del decreto
recettivo del presente decreto.
Art. 47
(Trattamento economico di trasferimento)
1. L'Amministrazione, ove non disponga di mezzi idonei ad effettuare il trasporto dei mobili
e delle masserizie dei dipendenti trasferiti d'ufficio, come previsto dall’art. 19, comma 8,
della legge sulle missioni, provvede a stipulare apposite convenzioni con trasportatori privati.
Gli oneri del predetto trasporto sono a carico dell’Amministrazione anche per la parte
eccedente i 40 quintali e fino ad un massimo di 80 quintali.
2. Il personale trasferito d'autorità, ove sussista l'alloggio di servizio, ne abbia titolo in
relazione all'incarico ricoperto, ed abbia presentato domanda per ottenerlo, ove prevista, può
richiedere, dietro presentazione di formale contratto di locazione o di fattura quietanzata, il
rimborso del canone dell'alloggio per un importo massimo di euro 775,00 mensili, fino
all'assegnazione dell'alloggio di servizio e, comunque, per un periodo non superiore a tre
mesi.
3. Nelle stesse condizioni indicate al comma 2 il personale ha facoltà di optare per la
riduzione dell'importo mensile ivi previsto in relazione alla elevazione proporzionale dei mesi
di durata del beneficio e comunque non oltre i sei mesi.
4. A richiesta dell’interessato il rimborso previsto dall’articolo 1, comma 3, della legge 29
marzo 2001, n. 86, può essere anticipato nella misura corrispondente a tre mensilità, fermi
restando i limiti massimi previsti dallo stesso comma 3.
5. Al personale con famiglia a carico trasferito d'autorità che non fruisca dell'alloggio di
servizio o che, comunque, non benefici di alloggi forniti dall'Amministrazione, è dovuta in
un'unica soluzione, all'atto del trasferimento del nucleo familiare nella nuova sede di servizio,
o nelle località viciniori consentite, un emolumento di euro 1500,00. Tale indennità è
corrisposta nella misura di euro 775,00 al personale senza famiglia a carico o al seguito.
6. Il personale militare trasferito all’estero può optare, mantenendo il diritto alle indennità ed
ai rimborsi previsti dalla normativa vigente, per il trasporto dei mobili e delle masserizie nel
domicilio eletto nel territorio nazionale anziché nella nuova sede di servizio all’estero.
7. In caso di assunzione e rilascio di alloggio di servizio connesso con l’incarico, si
applicano le disposizioni di cui al comma 1, per le spese di trasporto dei mobili e delle
masserizie da uno ad altro alloggio di servizio ovvero da alloggio privato ad alloggio di
servizio e viceversa anche nell’ambito dello stesso comune.
8. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai trasferimenti effettuati a decorrere dal
primo giorno successivo dall’entrata in vigore del decreto recettivo del presente decreto.
Art. 48
(Servizi esterni)
1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del presente
decreto il compenso giornaliero corrisposto al personale impiegato nei servizi esterni di
durata non inferiore a tre ore, secondo le modalità di cui all’articolo 42 del primo
quadriennio normativo Polizia, e all’articolo 50 del secondo quadriennio normativo
Polizia, è rideterminato nella misura di euro 6,00.
Art. 49
(Indennità di ordine pubblico)
1. L’indennità di ordine pubblico fuori sede di cui all’articolo 10, comma 1 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 giugno 1990, n. 147, è corrisposta per ciascun turno di
servizio giornaliero della durata di almeno quattro ore, nella misura unica di euro 26,00.
2. Restano ferme le disposizioni di cui al comma 2, lettere b), c), d) ed e) dell’articolo 10
citato al comma 1.
3. L’indennità di ordine pubblico in sede è corrisposta per ciascun turno di
giornaliero della durata di almeno quattro ore, nella misura unica di euro 13,00.
servizio
4. Le indennità di cui ai commi 1 e 3 sono corrisposte anche al personale che, a seguito di
infermità o lesioni traumatiche verificatesi nel corso ed a causa del servizio, non può
completare il previsto turno di quattro ore.
5. Le disposizioni del presente articolo hanno efficacia a decorrere dal primo giorno del mese
successivo all’entrata in vigore del decreto recettivo del presente decreto.
Art. 50
(Attuazione dell’articolo 3, comma 5, della legge 29 marzo 2001, n. 86)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2003, il personale dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della
Guardia di finanza che, nell’assolvimento dei compiti istituzionali previsti dalle rispettive
disposizioni legislative di settore, è impegnato in esercitazioni od operazioni militari
caratterizzate da particolari condizioni di impiego prolungato e continuativo oltre il normale
orario di lavoro non è assoggettato, durante i predetti periodi, alle vigenti disposizioni in
materia di orario di lavoro e ai connessi istituti, a condizione che le predette attività si
protraggano senza soluzione di continuità per almeno quarantotto ore.
2. Ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 29 marzo 2001, n. 86, le esercitazioni e le
operazioni di cui al comma 1 sono determinate, nell’ambito delle rispettive competenze, dai
Comandanti generali dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza.
3. Al personale di cui al comma 1 è attribuita per i giorni di effettivo impiego un’indennità
speciale di impiego giornaliera nelle misure stabilite in euro nella seguente tabella:
COMPENSO FORFETARIO D’IMPIEGO
Grado
Fascia
lunedì-venerdì
Carabiniere e Finanziere
Carabiniere Scelto e Finanziere Scelto
Appuntato
Appuntato Scelto
ViceBrigadiere
Brigadiere
Brigadiere Capo
Maresciallo
Maresciallo Ordinario
Maresciallo Capo
Maresciallo A. s.U.P.S. e Maresciallo
Aiutante
S. Tenente
Tenente
Capitano
Maggiore
Tenente Colonnello
I
62,00
sabato-domenicafestivi
124,00
II
66,00
131,00
III
72,00
143,00
IV
85,00
165,00
Art. 51
(Indennità di presenza notturna e festiva)
1. A decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del presente decreto
al personale impiegato in turni di servizio, effettuati tra le ore 22 e le ore 6, l’indennità di cui
all’articolo 20, comma 1, del biennio economico Polizia 2000-2001 è rideterminata nella
misura lorda di euro 4,10 per ciascuna ora.
2. A decorrere dal 1°gennaio 2002, al personale chiamato a prestare servizio in attività di
istituto nei giorni di Natale, 26 dicembre, Capodanno, Pasqua, lunedì di Pasqua, 1° maggio,
Ferragosto e 2 giugno, il compenso di cui al comma 2 dell'articolo 51 del secondo
quadriennio normativo polizia è rideterminato nella misura lorda di euro 40,00.
Art. 52
(Indennità di impiego operativo per attività di aeronavigazione, di volo, di pilotaggio, di
imbarco ed altre indennità)
1. Ferme restando le vigenti disposizioni relative all’equiparazione tra i gradi e le qualifiche
del personale delle Forze di Polizia e quello delle Forze Armate, l’indennità di impiego
operativo per attività di aeronavigazione, di volo, di pilotaggio e di imbarco, nonché le
relative indennità supplementari attribuite al personale delle forze di polizia ad ordinamento
militare, sono rapportate, con le medesime modalità applicative e ferme restando le vigenti
percentuali di cumulo tra le diverse indennità, agli importi ed alle maggiorazioni vigenti per il
personale delle Forze Armate impiegato nelle medesime condizioni operative.
2.Al personale delle Forze di polizia ad ordinamento militare destinatario dell’indennità di
impiego operativo per attività di aeronavigazione e di volo, al fine di riequilibrare il
trattamento economico connesso con la specifica responsabilità operativa nel quadro generale
dell’espletamento dei compiti istituzionali, compete un emolumento fisso aggiuntivo di
polizia nelle misure mensili di cui alla tabella 2 allegata al presente decreto. Detto
emolumento compete, all’atto del passaggio al grado o anzianità superiore, nella misura
corrispondente al nuovo grado o anzianità.
3.Ai fini della prevista corresponsione dell’indennità di comando navale per il personale che
riveste funzioni e responsabilità corrispondenti al comando di singole unità o gruppi di unità
navali, di cui all’articolo 10 della legge sulle indennità operative, si provvede
all’individuazione dei titolari di comando con determinazione delle singole Amministrazioni
interessate di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
4. Ai direttori di macchina ed ai capi motoristi della Polizia ad ordinamento militare è
attribuita l’indennità richiamata al comma 3.
5. L’indennità di imbarco di cui all’articolo 3, comma 18 bis, del decreto-legge 21 settembre
1987, n. 387, convertito con modificazioni dalla legge 20 novembre 1987, n. 472, è
pensionabile secondo le misure e modalità stabilite dalla legge sulle indennità operative.
6. Al personale della Polizia ad ordinamento militare in possesso del brevetto di abilitazione
al lancio con il paracadute, in servizio in qualità di paracadutista presso i reparti di pronto
impiego, spetta l’indennità di aeronavigazione, di cui all’art. 5 della legge sulle indennità
operative, ferme restando le vigenti percentuali di cumulo tra le diverse indennità, nelle
misure e con le modalità previste per il personale delle Forze Armate.
7. Al personale della Polizia ad ordinamento militare, imbarcato su unità di altura, compete
secondo le modalità vigenti l’indennità mensile di imbarco di cui all’articolo 4, comma 1,
della legge sulle indennità operative percepita dal personale in forza presso il Comando Forze
da Pattugliamento per la sorveglianza e la difesa costiera (COMFORPAT).
8. Le misure mensili dell’indennità di imbarco previste alle lettere a) e b) della tabella A
allegata al decreto del Presidente della Repubblica 11 ottobre 1988 – registrato dalla Corte
dei conti in data 12 dicembre 1988, Reg. n. 59/Finanze, foglio n. 173 – sono elevate al 55 per
cento.
Art. 53
(Efficienza dei servizi istituzionali)
1. Per ogni Forza di polizia ad ordinamento militare, le risorse economiche per l’efficienza
dei servizi istituzionali di cui all’articolo 53 del secondo quadriennio normativo polizia e
all’articolo 23 del biennio economico polizia 2000-2001 sono ulteriormente incrementate,
come da tabella A allegata al presente decreto:
a) per gli anni 2002 e 2003, dalle somme di cui all’articolo 16, comma 2, della legge
finanziaria 2002, di pertinenza di ogni singola Amministrazione;
b) per gli anni 2002 e 2003 dalle somme derivanti dall’applicazione dell’articolo 43, comma
4, del presente decreto.
2. Le somme assegnate e non utilizzate nell’esercizio di competenza sono riassegnate, per le
medesime esigenze, nell’anno successivo.
3. Le risorse indicate al comma 1 sono utilizzate per attribuire compensi finalizzati a:
a) fronteggiare particolari situazioni di servizio;
b) incentivare l'impegno del personale nelle attività operative e di funzionamento individuate
dal Comandante generale dell'Arma dei carabinieri e dal Comandante generale del Corpo
della guardia di finanza;
c) compensare l'impiego in compiti od incarichi che comportino l'assunzione di specifiche
responsabilità o disagio anche con particolare riguardo, per l’Arma dei Carabinieri, al
personale in forza al Gruppo Intervento Speciale;
d) compensare la presenza qualificata;
e) compensare l'incentivazione della produttività collettiva al fine del miglioramento dei
servizi;
f) compensare, per quanto riguarda il personale dell’Arma dei Carabinieri, le specifiche
funzioni investigative e di controllo del territorio, nonchè, per quanto riguarda il personale
del Corpo della Guardia di Finanza, le specifiche funzioni di polizia economico-finanziaria.
4. Con distinti decreti del Ministro della difesa e del Ministro dell’economia e finanze, su
proposta dei rispettivi Comandanti Generali, previa informazione alle rappresentanze militari
centrali, ai sensi dell'articolo 59 del secondo quadriennio normativo Polizia, sono
annualmente determinati i criteri per la destinazione, l’utilizzazione delle risorse indicate al
comma 1, disponibili al 31 dicembre di ciascun anno e le modalità applicative concernenti
l'attribuzione dei compensi previsti dal presente articolo.
5. Le risorse di cui al comma 1 non possono comportare una distribuzione indistinta e
generalizzata.
Art. 54
(Orario di lavoro)
1. La durata dell’orario di lavoro è di 36 ore settimanali.
2. Il personale inviato in servizio fuori sede che sia impiegato oltre la durata del turno
giornaliero, comprensivo sia dei viaggi che del tempo necessario all'effettuazione
dell'incarico, é esonerato dall'espletamento del turno ordinario previsto o dal completamento
dello stesso. Il turno giornaliero si intende completato anche ai fini dell’espletamento
dell’orario settimanale d’obbligo.
3. Fermo restando il diritto al recupero, al personale che per sopravvenute inderogabili
esigenze di servizio sia chiamato dall’Amministrazione a prestare servizio nel giorno
destinato al riposo settimanale o nel festivo infrasettimanale è corrisposta una indennità di
euro 5,00, a compensazione della sola ordinaria prestazione di lavoro giornaliero.
4. Al personale impiegato in turni continuativi, qualora il giorno di riposo settimanale o il
giorno libero coincida con una festività infrasettimanale, è concesso un ulteriore giorno di
riposo da fruire entro le quattro settimane successive.
5. I riposi settimanali, non fruiti per esigenze connesse all’impiego in missioni internazionali,
sono fruiti all’atto del rientro in territorio nazionale nella misura pari alla differenza tra il
beneficio spettante ed i recuperi e riposi accordati ai sensi della normativa di settore; tale
beneficio non è monetizzabile.
Art. 55
(Licenza ordinaria)
1. Qualora indifferibili esigenze di servizio non abbiano reso possibile la completa fruizione
della licenza ordinaria nel corso dell’anno, la parte residua deve essere fruita entro l’anno
successivo. Compatibilmente con le esigenze di servizio, in caso di motivate esigenze di
carattere personale, il dipendente deve fruire della licenza residua entro il primo semestre
dell’anno successivo a quello di spettanza.
2. Al personale a cui, per indifferibili esigenze di servizio, venga revocata la licenza ordinaria
già concessa compete, sulla base della documentazione fornita, il rimborso delle spese
sostenute successivamente alla concessione della licenza stessa e connesse al mancato
viaggio e soggiorno.
Art. 56
(Licenze straordinarie e aspettativa)
1. Le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 39, della legge finanziaria 1994, concernenti la
riduzione di un terzo di tutti gli assegni spettanti al dipendente per il primo giorno di ogni
periodo ininterrotto di congedo straordinario non si applicano al personale delle Forze di
polizia ad ordinamento militare.
2. Le esigenze di trasloco e di riorganizzazione familiare di cui all'articolo 48, comma 2 del
primo quadriennio normativo Polizia, sussistono anche per il personale accasermato.
3. Ferma restando la vigente disciplina in materia di trattamento economico, il personale
giudicato permanentemente non idoneo al servizio in modo parziale permane, ovvero è
collocato, in aspettativa fino alla pronuncia sul riconoscimento della dipendenza da causa di
servizio della lesione o infermità che ha causato la predetta non idoneità anche oltre i limiti
massimi previsti dalla normativa in vigore. Tale periodo di aspettativa non si cumula con gli
altri periodi di aspettativa fruiti ad altro titolo ai fini del raggiungimento del detto limite
massimo.
Art. 57
(Congedo per la formazione)
1. Il personale con almeno cinque anni di anzianità di servizio maturati presso la stessa
Amministrazione può usufruire del congedo per la formazione di cui all’articolo 5 della legge
8 marzo 2000, n. 53, per un periodo non superiore a undici mesi, continuativo o frazionato,
nell’arco dell’intera vita lavorativa. Tale congedo è autorizzato con provvedimento del
Comandante di Corpo.
2. Il congedo per la formazione è finalizzato al completamento della scuola dell’obbligo, al
conseguimento del titolo di studio di secondo grado, del diploma universitario o di laurea,
alla partecipazione ad attività formative diverse da quelle poste in essere o finanziate
dall’Amministrazione.
3. Il personale che fruisce del congedo per la formazione viene collocato in aspettativa, oltre i
limiti vigenti, senza assegni e tale periodo non è computato nell’anzianità di servizio e non è
utile ai fini del congedo ordinario e del trattamento di quiescenza e previdenza.
4. Il personale che può avvalersi di tale beneficio non può superare il 3% della forza effettiva
complessiva.
5. Il personale che intende avvalersi del congedo per la formazione deve presentare istanza
almeno 30 giorni prima dell’inizio della fruizione del congedo.
6. Il congedo per la formazione può essere differito con provvedimento motivato per
improrogabili esigenze di servizio, per una sola volta e per un periodo non superiore a 30
giorni.
Art. 58
(Licenza straordinaria per congedo parentale)
1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 34 del Testo Unico a tutela della maternità, al
personale con figli minori di tre anni che intende avvalersi del congedo parentale previsto
dall’articolo 32 del medesimo testo unico, è concessa la licenza straordinaria di cui
all’articolo 48 del primo quadriennio normativo polizia, sino alla misura complessiva di
quarantacinque giorni, anche frazionati, nell’arco del triennio e comunque entro il limite
massimo annuale previsto per il medesimo istituto. Le disposizioni del presente comma si
applicano anche ai fini della definizione dei procedimenti in corso alla data di entrata in
vigore del presente decreto.
2. Ai fini dell’esercizio del diritto di cui al comma 1, il personale è tenuto, salvo casi di
oggettiva impossibilità, a preavvisare l’ufficio di appartenenza almeno quindici giorni
prima della data di inizio della licenza.
3. In caso di malattia del figlio di età non superiore a tre anni i periodi di congedo di cui
all’articolo 47 del Testo Unico a tutela della maternità non comportano riduzione del
trattamento economico, fino ad un massimo di cinque giorni lavorativi nell’arco di
ciascun anno, oltre il limite dei quarantacinque giorni di cui al comma 1 .
4. In caso di malattia del figlio di età compresa tra i tre e gli otto anni ciascun genitore ha
diritto ad astenersi alternativamente dal lavoro nel limite di cinque giorni lavorativi annui
per i quali non viene corrisposta alcuna retribuzione.
5. In caso di parto prematuro alle lavoratrici madri spettano i periodi di congedo di
maternità non goduti prima della data presunta del parto che vengono aggiunti al periodo
di astensione dopo il parto. Qualora il figlio nato prematuro abbia necessità di un periodo
di degenza presso strutture ospedaliere pubbliche o private, la madre ha facoltà di
riprendere effettivo servizio richiedendo, previa presentazione di un certificato medico
attestante la sua idoneità al servizio, la fruizione del restante periodo di congedo
obbligatorio post-partum e del periodo ante-partum, qualora non fruito, a decorrere dalla
data di effettivo rientro a casa del bambino.
6. Nei casi di adozione o di affidamento preadottivo nazionale ed internazionale di cui
agli articoli 36 e 37 del Testo Unico a tutela della maternità, è concesso un corrispondente
periodo di licenza straordinaria senza assegni non computabile nel limite dei
quarantacinque giorni annui. Tale periodo di licenza non riduce le ferie e la tredicesima
mensilità ed è computato nell’anzianità di servizio.
7. Al personale femminile dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza
collocato in congedo di maternità è attribuito il trattamento economico ordinario nella
misura intera.
8. I riposi giornalieri di cui agli articoli 39 e seguenti del testo unico a tutela della maternità
non incidono sul periodo di licenza ordinaria e sulla tredicesima mensilità.
Art. 59
(Diritto allo studio)
1. Per la preparazione ad esami universitari o postuniversitari, nell'ambito delle 150 ore per il
diritto allo studio di cui all’articolo 57 del secondo quadriennio normativo polizia, possono
essere attribuite e conteggiate le quattro giornate immediatamente precedenti agli esami
sostenuti in ragione di sei ore per ogni giorno. Il personale, in tali giornate, non può
comunque essere impiegato in servizio.
2. Le disposizioni di cui all’articolo 57, comma 1, del secondo quadriennio normativo Polizia
si applicano anche in caso di corsi organizzati presso le Aziende Sanitarie Locali.
Art. 60
(Buono-pasto)
1. Il buono pasto giornaliero di cui l’articolo 61 del secondo quadriennio normativo Polizia è
fissato nell’importo di euro 4,65.
Art. 61
(Asili nido)
1.Nell'ambito delle attività assistenziali nei confronti del personale e nei limiti degli
stanziamenti relativi ai capitoli ad esse inerenti, l'Amministrazione, in luogo della istituzione
di asili nido, può concedere il rimborso, anche parziale, delle rette relative alle spese
sostenute dai dipendenti per i figli a carico.
2. A decorrere dall’anno 2002 sono assegnati complessivamente per le finalità di cui al
comma 1 euro 1,5 milioni annui.
3. La ripartizione della somma indicata al comma 2 viene effettuata in proporzione alla
consistenza numerica del personale in servizio, alla data del 31 dicembre 2000, presso
ciascuna Forza di polizia.
Art. 62
(Tutela assicurativa)
1. A decorrere dal 1° gennaio 2002, ai fini della stipula di convenzioni da destinare alla
copertura della responsabilità civile ed amministrativa per gli eventi dannosi non dolosi
causati a terzi dal personale delle forze di polizia nello svolgimento della propria attività
istituzionale, la somma di cui all’articolo 16, comma 4, della legge finanziaria 2002, è
ripartita, per le Forze di polizia ad ordinamento militare, come segue:
a) Arma dei Carabinieri, euro 320.000,00;
b) Guardia di Finanza, euro 200.000,00.
Art. 63
(Tutela legale)
1. Fermo restando il disposto dell’articolo 32 della legge 22 maggio 1975, n. 152, agli
ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria indagati per fatti inerenti al
servizio che intendono avvalersi di un libero professionista di fiducia, può essere anticipata, a
richiesta dell’interessato, la somma di euro 2500,00 per le spese legali salvo rivalsa se al
termine del procedimento viene accertata la responsabilità del dipendente a titolo di dolo.
TITOLO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Art. 64
(Proroga di efficacia di norme)
1. Al personale di cui ai titoli II e III continuano ad applicarsi, ove non in contrasto con il
presente decreto, le norme previste dai precedenti provvedimenti di accordo e concertazione.
Art. 65
(Copertura finanziaria)
1. All’onere derivante dall’attuazione del presente decreto, valutato in milioni di
euro 484,80 per il 2002 ed in milioni di euro 876,33 a decorrere dal 2003, si
provvede con utilizzo delle autorizzazioni di spesa previste dall’articolo 16,
commi 2 e 4 , della legge 28 dicembre 2001, n. 448, per gli anni 2002 – 2004,
iscritte sul Fondo da ripartire per l’attuazione dei contratti del personale delle
Amministrazioni statali anche ad ordinamento autonomo, ivi compreso il
personale militare e quello dei Corpi di polizia dello stato di previsione del
Ministero dell’economia e delle finanze per gli anni medesimi.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri
decreti, le necessarie variazioni di bilancio.
Tabella n. 1
Art. 13, comma 2
Qualifiche
Vice questore aggiunto e qualifiche equiparate +25
Vice questore aggiunto e qualifiche equiparate
Commissario capo e qualifiche equiparate
Commissario e qualifiche equiparate
Vice commissario e qualifiche equiparate
Ispettore superiore s.U.P.S . e qualifiche equiparate + 29
Ispettore superiore s.U.P.S . e qualifiche equiparate +25
Ispettore superiore s.U.P.S . e qualifiche equiparate
Ispettore capo e qualifiche equiparate +25
Ispettore capo e qualifiche equiparate
Ispettore e qualifiche equiparate +15
Ispettore e qualifiche equiparate +10
Ispettore e qualifiche equiparate
Vice ispettore e qualifiche equiparate
Sovrintendente capo e qualifiche equiparate +25
Sovrintendente capo e qualifiche equiparate
Sovrintendente e qualifiche equiparate +18
Sovrintendente e qualifiche equiparate +15
Sovrintendente e qualifiche equiparate
Vice sovrintendente e qualifiche equiparate
Assistente capo e qualifiche equiparate +29
Assistente capo e qualifiche equiparate +25
Assistente capo e qualifiche equiparate +17
Assistente capo e qualifiche equiparate
Assistente e qualifiche equiparate
Agente scelto e qualifiche equiparate
Agente e qualifiche equiparate
Emolumento aggiuntivo
fisso di Polizia
euro
85,00
80,00
75,00
95,00
90,00
75,00
75,00
105,00
100,00
110,00
110,00
130,00
150,00
150,00
100,00
110,00
110,00
130,00
210,00
215,00
105,00
105,00
130,00
145,00
220,00
200,00
220,00
Tabella n. 2
Art. 52, comma 2
Gradi
Tenente colonnello + 25
Tenente colonnello
Maggiore
Capitano
Tenente
Sottotenente
Maresciallo aiutante s. U.P.S. e Maresciallo aiutante + 29
Maresciallo aiutante s. U.P.S. e Maresciallo aiutante + 25
Maresciallo aiutante s. U.P.S. e Maresciallo aiutante
MC + 25
Maresciallo capo
Maresciallo ordinario + 15
Maresciallo ordinario + 10
Maresciallo ordinario
Maresciallo
Brigadiere capo + 25
Brigadiere capo
Brigadiere + 18
Brigadiere + 15
Brigadiere
ViceBrigadiere
Appuntato scelto + 29
Appuntato scelto + 25
Appuntato scelto + 17
Appuntato scelto
Appuntato
Carabiniere scelto e finanziere scelto
Carabiniere e finanziere
Emolumento
aggiuntivo fisso di
Polizia
Euro
85,00
80,00
80,00
75,00
95,00
90,00
75,00
75,00
105,00
100,00
110,00
110,00
130,00
150,00
150,00
100,00
110,00
110,00
130,00
210,00
215,00
105,00
105,00
130,00
145,00
220,00
200,00
220,00
Tabella A
Artt. 14 e 53
Polizia di Stato
Corpo della Polizia penitenziaria
Corpo forestale dello Stato
Arma dei carabinieri
Corpo della Guardia di finanza
Totali
Anno 2002
(in milioni di euro)
Anno 2003
(in milioni di euro)
8,20
---0,80
6,40
6,80
22,20
17,40
---1,60
13,70
14,50
47,20
N.B.:
a) gli importi non comprendono gli oneri contributivi e l’IRAP a carico dello Stato.
Quelli afferenti all’anno 2002 non hanno effetto di trascinamento nell’anno
successivo;
b) gli importi tengono conto delle disposizioni di cui agli articoli 14 e 53 e delle risorse
utilizzate dalle singole amministrazioni per gli incrementi delle voci del trattamento
accessorio.
D.Lgs. 19-5-2000 n. 139
Disposizioni in materia di rapporto di impiego del personale della carriera prefettizia, a norma
dell'articolo 10 della L. 28 luglio 1999, n. 266.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 2 giugno 2000, n. 127, S.O.
Capo II - Procedimento negoziale
26. Àmbito di applicazione.
1. Il presente capo disciplina il procedimento per la definizione degli aspetti giuridici ed economici
del rapporto di impiego del personale della carriera prefettizia oggetto di negoziazione.
2. Le procedure di cui al comma 1, da attuarsi secondo le modalità e per le materie indicate negli
articoli seguenti, si concludono con l'emanazione di un decreto del Presidente della Repubblica ai
sensi dell'articolo 29, comma 5.
3. La disciplina emanata con il decreto di cui al comma 2 ha durata quadriennale per gli aspetti
giuridici e biennale per gli aspetti economici a decorrere dal termine di scadenza previsto dal
precedente decreto e conserva efficacia fino alla data di entrata in vigore del decreto successivo.
4. Nei casi in cui le disposizioni generali sul pubblico impiego rinviano per il personale del
comparto dei ministeri alla contrattazione collettiva e si verte in materie diverse da quelle indicate
nell'articolo 28 e non disciplinate per il personale della carriera prefettizia da particolari
disposizioni di legge, per lo stesso personale si provvede, sentite le organizzazioni sindacali
rappresentative, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno,
di concerto con il Ministro per la funzione pubblica, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1,
della legge 23 agosto 1988, n. 400.
27. Delegazioni negoziali.
1. Il procedimento negoziale intercorre tra una delegazione di parte pubblica composta dal Ministro
per la funzione pubblica, che la presiede, e dai Ministri dell'interno e del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica, o dai sottosegretari di Stato rispettivamente delegati, ed una
delegazione delle organizzazioni sindacali rappresentative del personale della carriera prefettizia
individuate con decreto del Ministro per la funzione pubblica secondo i criteri generali in materia di
rappresentatività sindacale stabiliti per il pubblico impiego.
28. Materie di negoziazione.
1. Formano oggetto del procedimento negoziale:
a) il trattamento economico fondamentale ed accessorio, secondo parametri appositamente definiti
in tale sede che ne assicurino, nell'àmbito delle risorse finanziarie disponibili, sviluppi omogenei e
proporzionati, rapportati alla figura apicale;
b) l'orario di lavoro;
c) il congedo ordinario e straordinario;
d) la reperibilità;
e) l'aspettativa per motivi di salute e di famiglia;
f) i permessi brevi per esigenze personali;
g) le aspettative ed i permessi sindacali;
h) l'individuazione di misure idonee a favorire la mobilità di sede, aggiuntive rispetto a quelle
previste per i funzionari non assegnatari di alloggi da parte dell'amministrazione dell'interno.
2. L'ipotesi di accordo può prevedere, in caso di vacanza contrattuale, l'attribuzione di elementi
retributivi provvisori percentualmente correlati al tasso di inflazione programmato, secondo le
regole generali stabilite per il pubblico impiego.
29. Procedura di negoziazione.
1. La procedura negoziale è avviata dal Ministro per la funzione pubblica almeno quattro mesi
prima della scadenza dei termini di cui all'articolo 26, comma 3. Le trattative si svolgono tra i
soggetti di cui all'articolo 27 e si concludono con la sottoscrizione di una ipotesi di accordo.
2. La delegazione di parte pubblica, prima di procedere alla sottoscrizione dell'ipotesi di accordo,
verifica, sulla base dei criteri utilizzati per l'accertamento della rappresentatività sindacale ai sensi
dell'articolo 27, che le organizzazioni sindacali aderenti all'ipotesi stessa rappresentino almeno il
cinquantuno per cento del dato associativo complessivo espresso dal totale delle deleghe sindacali
rilasciate.
3. Le organizzazioni sindacali dissenzienti possano trasmettere al Presidente del Consiglio dei
Ministri ed ai ministri che compongono la delegazione di parte pubblica le loro osservazioni entro
il termine di cinque giorni dalla sottoscrizione dell'ipotesi di accordo.
4. L'ipotesi di accordo è corredata da prospetti contenenti l'individuazione del personale interessato,
i costi unitari e gli oneri riflessi del trattamento economico, nonché la quantificazione complessiva
della spesa, diretta ed indiretta, con l'indicazione della copertura finanziaria complessiva per l'intero
periodo di validità. L'ipotesi di accordo non può in ogni caso comportare, direttamente o
indirettamente, anche a carico di esercizi successivi, impegni di spesa eccedenti rispetto a quanto
stabilito nel documento di programmazione economico-finanziaria approvato dal Parlamento, nella
legge finanziaria, nonché nel bilancio.
5. Il Consiglio dei Ministri, entro quindici giorni dalla sottoscrizione dell'ipotesi di accordo,
verificate le compatibilità finanziarie ed esaminate le osservazioni di cui al comma 3, approva
l'ipotesi di accordo ed il relativo schema di decreto del Presidente della Repubblica da adottare ai
sensi dell'articolo 17, comma 1, lettera d), della legge 23 agosto 1988, n. 400, prescindendo dal
parere del Consiglio di Stato. Nel caso in cui l'accordo non sia definito entro novanta giorni
dall'inizio delle procedure, il Governo riferisce alla Camera dei deputati ed al Senato della
Repubblica nelle forme e nei modi stabiliti dai rispettivi regolamenti.
6. Nell'àmbito e nei limiti fissati dal decreto del Presidente della Repubblica di cui al comma 5 e
per le materie specificamente ivi indicate, possono essere conclusi accordi decentrati a livello
centrale e periferico che, senza comportare alcun onere aggiuntivo, individuano esclusivamente
criteri applicativi delle previsioni del predetto decreto. Gli accordi decentrati sono stipulati tra una
delegazione di parte pubblica presieduta dai titolari degli uffici centrali e periferici individuati
dall'amministrazione dell'interno entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto del
Presidente della Repubblica di cui al comma 5 ed una delegazione sindacale composta dai
rappresentanti delle corrispondenti strutture periferiche delle organizzazioni sindacali firmatarie
dell'ipotesi di accordo di cui al comma 1. In caso di mancata definizione degli accordi decentrati,
resta impregiudicato il potere di autonoma determinazione dell'amministrazione.
30. Soluzione di questioni interpretative.
1. Qualora in sede di applicazione delle disposizioni contenute nel decreto del Presidente della
Repubblica di cui all'articolo 29, comma 5, insorgono contrasti interpretativi di rilevanza generale
per il personale interessato, le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo di cui all'articolo 29,
comma 1, possono formulare all'amministrazione dell'interno richiesta scritta di esame della
questione controversa, con la specifica e puntuale indicazione dei fatti e degli elementi di diritto sui
quali si basa. Di ciascun contrasto interpretativo di rilevanza generale è data comunicazione alle
altre organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo.
2. L'amministrazione dell'interno, nei trenta giorni successivi alla ricezione della richiesta di cui al
comma 1, convoca le organizzazioni sindacali richiedenti per l'esame. L'esame non determina
interruzione delle attività e dei procedimenti amministrativi e deve concludersi nel termine di trenta
giorni dal primo incontro, decorsi i quali il Ministro dell'interno emana appositi atti di indirizzo ai
sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive
modificazioni e integrazioni.
31. Istituti di partecipazione.
1. Nei riguardi delle organizzazioni sindacali del personale della carriera prefettizia individuate ai
sensi dell'articolo 27 trovano applicazione gli istituti di partecipazione sindacale di cui al
regolamento previsto dall'articolo 45, comma 10, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80.
32. Fondo di finanziamento.
1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 22, per il finanziamento della retribuzione
accessoria è istituito un apposito fondo nel quale confluiscono le risorse finanziarie con finalità
retributive destinate al personale della carriera prefettizia, diverse da quelle relative allo stipendio
di base e alla applicazione dell'articolo 5, terzo comma, e dell'articolo 43, ventesimo comma, della
legge 1° aprile 1981, n. 121.
2. Le risorse annualmente destinate dal bilancio dello Stato e dalle leggi finanziarie ai
miglioramenti retributivi del personale della carriera prefettizia sono determinate nell'àmbito degli
stessi vincoli e delle stesse compatibilità economiche stabiliti per il personale contrattualizzato e
comunque in misura non inferiore a quelle del comparto sicurezza.
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 23 MAGGIO 2001, N. 316
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Vista la legge 28 luglio 1999, n. 266, recante: «Delega al Governo per il riordino delle carriere
diplomatica e prefettizia, nonché disposizioni per il restante personale del Ministero degli affari
esteri, per il personale militare del Ministero della difesa, per il personale dell'Amministrazione
penitenziaria e per il personale del Consiglio superiore della magistratura»;
Visto il decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, recante: «Disposizioni in materia di rapporto di
impiego del personale della carriera prefettizia, a norma dell'articolo 10 della legge 28 luglio 1999,
n. 266;
Visto l'articolo 26 del citato decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, che disciplina il
procedimento negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale
della carriera prefettizia, ai fini della stipulazione di un accordo i cui contenuti sono recepiti in un
decreto del Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 27 del citato decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, che
dispongono che la procedura negoziale intercorra tra una delegazione di parte pubblica ed una
delegazione sindacale rappresentativa del personale della carriera prefettizia;
Atteso che, secondo quanto previsto dal citato articolo 27 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n.
139, le organizzazioni sindacali rappresentative del personale della carriera prefettizia devono
essere individuate con decreto del Ministro per la funzione pubblica secondo i criteri generali in
materia di rappresentatività sindacale stabiliti per il pubblico impiego;
Visto il decreto 3 ottobre 2000 del Ministro per la funzione pubblica con cui è stata individuata la
delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione dell'accordo per il
biennio 2000-2001, per gli aspetti giuridici ed economici, riguardante il personale della carriera
prefettizia;
Visto il decreto 17 marzo 2000 del Ministro dell'interno, emanato in attuazione degli articoli 10 e 20
del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al biennio 2000-2001, per gli aspetti normativi e retributivi,
riguardante il personale della carriera prefettizia, sottoscritto, ai sensi, dell'articolo 29 del decreto
legislativo 19 maggio 2000, n. 139 in data 9 maggio 2001 dalla delegazione di parte pubblica e
dalle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale della carriera prefettizia
SINPREF (Sindacato nazionale dei funzionari prefettizi) e SULP (Sindacato unitario lavoratori
prefettizi - Federazione FP CGIL, FPS CISL e UILPA) ammesso con riserva ai sensi dell'articolo 1
del decreto 3 ottobre 2000 del Ministro per la funzione pubblica all'esito del parere del Consiglio di
Stato;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, lettera d), della legge 23 agosto 1988, n. 400, e l'articolo 29 del
decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139 per cui si prescinde dal parere del Consiglio di Stato;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella seduta del 9 maggio 2001, con la
quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 29, comma 3, del decreto legislativo 19 maggio
2000, n. 139 previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza delle osservazioni di cui al
comma 3, del citato articolo, la predetta ipotesi di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro per la funzione pubblica, del
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del Ministro dell'interno;
Decreta:
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, il presente decreto si
applica al personale appartenente alla carriera prefettizia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 17 giugno 2000 al 31 dicembre 2001 per gli aspetti
giuridici ed economici.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di entrata in vigore del
presente decreto.
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo dell'Amministrazione
dell'interno, il funzionario della carriera prefettizia organizza la propria presenza in servizio e il
proprio tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze della struttura
presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti alla posizione da lui ricoperta e agli
obiettivi da conseguire.
2. In considerazione della peculiarità delle funzioni, al personale della carriera prefettizia non si
applica il regime di lavoro a tempo parziale.
3. Per i funzionari della carriera prefettizia che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, si
trovino in regime di lavoro a tempo parziale, il comma 2 non si applica fino alla data del 31
dicembre 2001. Tale data può essere prorogata, da parte dell'amministrazione, nei casi di
dimostrabile responsabilità contrattuale per anticipata risoluzione unilaterale degli obblighi assunti
dal funzionario.
4. Qualora, in relazione ad esigenze eccezionali, si determini una interruzione od una riduzione del
riposo fisiologico giornaliero o settimanale o comunque derivante da giorni di festività, al
funzionario della carriera prefettizia deve essere comunque garantito, una volta cessate tali esigenze
eccezionali, l'adeguato recupero del tempo di riposo fisiologico corrispondente a quello sacrificato
alle necessità del servizio.
5. In relazione alla necessità di garantire la salvaguardia delle esigenze connesse alla tutela
dell'ordine e della sicurezza pubblica, del sistema della protezione civile e degli altri diritti civili e
politici costituzionalmente garantiti, il funzionario della carriera prefettizia assicura la reperibilità
nell'àmbito dei princìpi indicati nell'articolo 14 e sulla base dei criteri individuati in sede di accordi
decentrati.
4. Congedo ordinario.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione dell'interno si articola su cinque giorni
settimanali, il funzionario della carriera prefettizia ha diritto, in ogni anno di servizio, ad un periodo
di ferie pari a ventotto giorni lavorativi, comprensivi delle due giornate previste dall'articolo 1,
comma 1, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni
per i primi tre anni di servizio comprendendo in essi il biennio del corso di formazione iniziale,
previsto dall'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, per i funzionari
della carriera prefettizia assunti al primo impiego.
2. Al funzionario della carriera prefettizia spettano altresì quattro giornate di riposo da fruire
nell'arco dell'anno solare, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge
23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione ed in quello di cessazione dal servizio la durata delle ferie è determinata
proporzionalmente al servizio prestato, in ragione dei dodicesimi di anno maturati. La frazione di
mese superiore a quindici giorni è considerata a tutti gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario della carriera prefettizia che è stato assente ai sensi dell'articolo 8 conserva il diritto
alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal comma 10, non sono
monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario della carriera prefettizia programmare le proprie ferie in accordo con il
responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da garantirne la necessaria operatività.
Compatibilmente con le esigenze di servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario della
carriera prefettizia il frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il funzionario della carriera
prefettizia ha diritto al rimborso delle spese documentate per il viaggio di rientro in sede e per
quello di ritorno al luogo di svolgimento delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata
del medesimo viaggio. Il funzionario della carriera prefettizia ha inoltre diritto al rimborso delle
spese sostenute per il periodo di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o diano luogo a ricovero
ospedaliero. È cura del funzionario della carriera prefettizia informare tempestivamente
l'Amministrazione, producendo la relativa documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate, gravi esigenze personali o di servizio che non abbiano reso possibile il
godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie dovranno essere fruite entro il primo semestre
dell'anno successivo. In caso di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può
essere prorogato fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo restando il disposto di cui al comma 5, in caso di cessazione del rapporto di lavoro per
qualsiasi causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non fruito dal funzionario della carriera
prefettizia per esigenze di servizio.
11. I periodi, di cui ai commi 1 e 2, non sono riducibili per assenze per malattia o infortunio, anche
se tali assenze si siano protratte per l'intero anno solare. In tal caso il godimento di cui al comma 1
avverrà anche oltre il termine di cui al precedente comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come tali dalla legge a tutti
gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono della località in cui il funzionario della carriera prefettizia
presta servizio è considerata giorno festivo se ricadente in un giorno ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari della carriera prefettizia appartenenti alle religioni ebraica ed islamica, nonché alle
altre confessioni religiose riconosciute dallo Stato hanno il diritto di fruire, a richiesta, di un giorno
di riposo settimanale diverso da quello domenicale. In tal caso la giornata lavorativa non prestata
dal funzionario della carriera prefettizia è recuperata in altro giorno lavorativo, d'intesa con il
responsabile della struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa di servizio, il funzionario
della carriera prefettizia che abbia superato il periodo di prova di cui all'articolo 5 del decreto
legislativo 19 maggio 2000, n. 139, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi
durante il quale gli verrà corrisposta la retribuzione prevista al comma 5. Ai fini del computo del
predetto periodo di 18 mesi si sommano le assenze allo stesso titolo verificatesi nei 3 anni
precedenti l'insorgenza dell'episodio morboso.
2. Superato tale periodo, al funzionario della carriera prefettizia che ne abbia fatto richiesta può
essere concesso, in casi particolarmente gravi, un ulteriore periodo non superiore a 18 mesi durante
il quale non sarà dovuta retribuzione. In tale ipotesi, qualora l'Amministrazione ritenga di accogliere
la richiesta del funzionario, prima di concedere l'ulteriore periodo, procederà con le modalità
previste dalle disposizioni vigenti all'accertamento delle sue condizioni di salute anche al fine di
stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e permanente inidoneità fisica a svolgere
qualsiasi proficuo lavoro. Tale accertamento è effettuato mediante visita medico-collegiale durante
la quale l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di fiducia.
3. Superati i periodi di conservazione del posto di cui ai commi 1 e 2, nel caso in cui il funzionario
della carriera prefettizia a seguito dell'accertamento previsto nello stesso comma sia dichiarato
permanentemente non idoneo a svolgere alcuna delle funzioni proprie della carriera prefettizia,
l'Amministrazione può disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
4. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi, non interrompono la
maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
5. Sono fatte salve le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di TBC. In caso di donazione
di organi, ivi compresa la donazione di midollo osseo, ovvero in caso di patologie gravi che
richiedono terapie salvavita ed altre assimilabili, come ad esempio l'emodialisi, la chemioterapia, il
trattamento per l'infezione da HIV-AIDS nella fase a basso indice di disabilità specifica, ai fini del
presente articolo, sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia i relativi giorni di
ricovero ospedaliero o di day-hospital ed i giorni di assenza dovuti alle citate terapie, debitamente
certificati dalla competente azienda sanitaria locale o struttura convenzionata. In tali giornate il
funzionario della carriera prefettizia ha diritto, in ogni caso, alla retribuzione di cui al comma 6,
lettera a).
6. Il trattamento economico spettante al funzionario della carriera prefettizia nel periodo di
conservazione del posto di cui al comma 1, è il seguente:
a) retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione
funzionale per i primi 9 mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a) per i successivi 3 mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a) per gli ulteriori 6 mesi di assenza.
7. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da causa di servizio sia
ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario della carriera prefettizia è tenuto a dare
comunicazione di tale circostanza all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima
verso il terzo responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate durante il periodo di
assenza ai sensi del precedente comma 5 ed agli oneri riflessi relativi.
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul lavoro, il funzionario della
carriera prefettizia ha diritto alla conservazione del posto fino alla completa guarigione clinica. Per
l'intero periodo al funzionario della carriera prefettizia spetta la retribuzione costituita dalla
componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione funzionale ricoperta.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al funzionario della carriera
prefettizia spetta la retribuzione di cui al comma precedente fino alla guarigione clinica. Decorso il
periodo massimo di conservazione del posto, trova applicazione quanto previsto dal comma 3 del
presente articolo. Nel caso in cui l'Amministrazione decida di non disporre la cessazione del
rapporto di lavoro prevista da tale disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non
spetta alcuna retribuzione.
10. In occasione delle assenze per malattia il funzionario della carriera prefettizia si attiene alle
norme di comportamento che regolano la materia con particolare riguardo alla tempestiva
comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora ed alla produzione della relativa
certificazione.
11. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze per malattia iniziate
successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, a far tempo dalla quale si
computa in ogni caso il triennio di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla
predetta data, si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia per quanto
attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla conservazione del posto ove più
favorevole ed il computo del triennio di cui al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio
predetto.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario della carriera prefettizia che ne faccia formale e motivata richiesta possono essere
concessi periodi di aspettativa per esigenze personali o di famiglia senza retribuzione e senza
decorrenza dell'anzianità per una durata complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1 si applicano le medesime regole previste per le
assenze per malattia.
3. Il funzionario della carriera prefettizia rientrato in servizio non può usufruire di un altro periodo
di aspettativa per motivi di famiglia, anche per motivi diversi, se non siano intercorsi almeno 4 mesi
di servizio attivo.
4. I periodi di aspettativa, di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente, non si cumulano con le
assenze per malattia previste dall'articolo 5 del presente decreto.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano meno i motivi che ne
hanno giustificato la concessione, invita il funzionario della carriera prefettizia a riprendere servizio
con un preavviso di dieci giorni. Il funzionario della carriera prefettizia, per le stesse motivazioni e
negli stessi termini, può riprendere servizio di propria iniziativa.
6. È comunque fatta salva l'applicazione di altre fattispecie di aspettativa non retribuita previste da
specifiche disposizioni di legge.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni contenute nella legge 8
marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori e a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari della carriera prefettizia in astensione obbligatoria dal lavoro, ai sensi dell'articolo
4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204 e della legge 8 marzo 2000, n. 53, spetta la retribuzione
costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista dall'articolo 7, comma 1,
lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni ed integrazioni, per le
madri o in alternativa per i padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono valutati ai fini
dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la retribuzione di cui al precedente comma.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al compimento del terzo anno
di vita del bambino, nei casi e con le modalità di cui all'articolo 7, comma 4, della legge 30
dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono
riconosciuti trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati complessivamente per
entrambi i genitori, di assenza retribuita secondo quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di astensione obbligatoria non
goduti prima della data presunta del parto, da certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal comma 1 dello stesso
articolo 10 possono essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai fini del raggiungimento
del limite massimo previsto.
8. Al funzionario della carriera prefettizia, dopo il rientro al lavoro a seguito della fruizione dei
congedi parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17 della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario della carriera prefettizia ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di svolgimento delle prove ed al
tempo strettamente necessario per il raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse
ovvero, previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi, convegni,
seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro il limite complessivo di giorni otto
per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge anche legalmente separato o del convivente
stabile o di un parente entro il secondo grado, anche non convivente, o di un affine di primo grado o
di un soggetto componente la famiglia anagrafica del funzionario, in ragione di tre giorni lavorativi
all'anno, anche frazionati, per evento. Tali giorni devono essere utilizzati entro sette giorni dal
decesso o dall'accertamento della insorgenza della grave infermità o della necessità di provvedere a
conseguenti specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave infermità dei soggetti di cui alla
lettera b) del presente articolo il funzionario della carriera prefettizia, entro sette giorni dall'evento
predetto, può concordare con il responsabile della struttura, in alternativa ai giorni di permesso,
diverse modalità di espletamento della attività lavorativa, anche per periodi superiori a tre giorni;
c) in occasione del matrimonio per quindici giorni consecutivi;
d) documentati motivi personali entro il limite complessivo di tre giorni per ciascun anno.
2. Le assenze sopraindicate possono cumularsi nell'anno solare, sono valutate agli effetti
dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di ferie disciplinato dall'articolo 4 del presente
decreto.
3. Durante i predetti periodi di assenza al funzionario della carriera prefettizia spetta la retribuzione
comprensiva della componente stipendiale di base e di quella correlata alla posizione funzionale.
4. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive
modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini del raggiungimento del limite fissato dai
precedenti commi e non riducono le ferie.
5. Il funzionario della carriera prefettizia ha altresì diritto di assentarsi per tutti gli eventi in
relazione ai quali specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di attuazione prevedono
la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il contingente complessivo dei
distacchi sindacali spettanti ai funzionari della carriera prefettizia è pari al numero di cinque e
costituisce il massimo dei distacchi fruibili.
2. Il contingente di cui al comma 1 è ripartito tra le organizzazioni sindacali rappresentative sul
piano nazionale dei funzionari della carriera prefettizia, individuate ai sensi dell'articolo 27 del
decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139. La ripartizione, che ha validità fino alla successiva, è
effettuata in rapporto al numero delle deleghe per il versamento dei contributi sindacali accertate
per ciascuna organizzazione sindacale alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui
si effettua la ripartizione. Alla ripartizione provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite le
organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di ciascun biennio.
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni sindacali aventi titolo,
contestualmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la funzione pubblica e
alla Direzione generale per l'amministrazione generale e per gli affari del personale, la quale
acquisisce per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della Presidenza del Consiglio
dei Ministri - Dipartimento per la funzione pubblica, ed emana il decreto di distacco sindacale entro
il termine di trenta giorni dalla richiesta. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
della funzione pubblica, accertati i requisiti di cui al comma 4 e verificati il rispetto del contingente
e relativo riparto di cui al comma 2, dà il proprio assenso. Qualora il Dipartimento della funzione
pubblica non provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della richiesta l'assenso è
considerato acquisito. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, il distacco è confermato salvo revoca. La
revoca può essere richiesta in ogni momento. La richiesta di revoca è comunicata alla Direzione
generale per l'amministrazione generale e per gli affari del personale ed alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adotta il relativo provvedimento.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente fissato nei commi 1 e
2, soltanto in favore dei funzionari della carriera prefettizia che ricoprono cariche di dirigente
sindacale in seno agli organismi direttivi statutari delle organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. Fino al limite massimo del 50 per cento, con arrotondamento all'unità del contingente assegnato a
ciascuna organizzazione sindacale, i dirigenti sindacali di cui al comma 4, possono fruire dei
distacchi sindacali anche frazionatamente, per periodi non inferiori a tre mesi ciascuno, previo
accordo dell'organizzazione sindacale con l'Amministrazione.
6. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati al servizio prestato
nell'Amministrazione, salvo che ai fini del compimento del periodo di prova e del diritto al congedo
ordinario. I predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del trattamento
economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 22 .
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del proprio mandato, i funzionari della carriera prefettizia che ricoprono
cariche di dirigente sindacale in seno agli organismi direttivi statutari delle organizzazioni sindacali
rappresentative, individuate annualmente ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo 19 maggio
2000, n. 139, nonché i dirigenti sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in distacco
sindacale ai sensi dell'articolo 9 del presente decreto, possono fruire di permessi sindacali con le
modalità e nei limiti di quanto previsto dal presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il contingente complessivo dei
permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene calcolato in ragione di novanta minuti annui, per
ciascun funzionario della carriera prefettizia effettivamente in servizio, anche in posizione di
comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali, calcolato ai sensi del
comma 2 tra le organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale del personale della
carriera prefettizia, provvede la Direzione generale per l'amministrazione generale e per gli affari
del personale, sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31 marzo di ciascun anno.
Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al 10 per cento è attribuita in
parti uguali a tutte le predette organizzazioni sindacali e la parte restante è attribuita alle medesime
organizzazioni sindacali in rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse per il
versamento dei contributi sindacali, conferite dal personale al Ministero dell'interno, accertate per
ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a
quello in cui si effettua la rilevazione. Nel periodo 1° gennaio-31 marzo, in attesa della successiva
ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via provvisoria la fruizione di permessi sindacali
nel limite del 25 per cento del contingente annuale previsto per ciascuna organizzazione sindacale
avente diritto.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della specificità delle funzioni
istituzionali e del particolare ordinamento della carriera prefettizia, in favore dei funzionari di cui al
comma 1 sono concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel contingente
complessivo di cui ai commi 2 e 3, esclusivamente per la partecipazione a riunioni sindacali su
convocazione dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali, che intendono fruire dei permessi sindacali di cui al presente articolo,
comma 3, devono darne comunicazione scritta, tre giorni prima, alla Direzione generale per
l'amministrazione generale e per gli affari del personale e al funzionario responsabile della struttura
in cui il dirigente sindacale presta servizio, tramite la struttura sindacale di appartenenza avente
titolo. Il permesso si intende concesso qualora l'Amministrazione non comunichi, in forma scritta,
tempestivamente (ossia prima della fruizione), che alla concessione dello stesso vi ostano
eccezionali e motivate esigenze di funzionalità della struttura di riferimento.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto l'organizzazione sindacale interessata
provvederà a darne comunicazione alla Direzione generale per l'amministrazione generale e per gli
affari del personale e al funzionario responsabile della struttura.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi sindacali sono autorizzati in
misura non superiore alle sei ore giornaliere per un massimo mensile, per ciascun dirigente
sindacale, di 24 ore, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al comma 4.
8. Nel limite del 50 per cento del monte ore assegnato, l'Amministrazione può autorizzare permessi
di durata superiore al limite di cui al comma 7, su richiesta nominativa delle organizzazioni
sindacali aventi titolo, avanzata entro il termine di trenta giorni antecedenti la data di decorrenza del
cumulo richiesto.
9. L'Amministrazione verificato il rispetto della percentuale prevista, autorizza il cumulo entro
quindici giorni dalla ricezione della richiesta.
10. I permessi sindacali di cui al presente articolo, sono a tutti gli effetti equiparati al servizio
prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti.
11. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari della carriera prefettizia che ricoprono cariche in seno agli organismi direttivi
statutari delle proprie organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative sindacali non retribuite.
Il tempo trascorso in aspettativa non è computato ai fini della progressione in carriera. I dirigenti
sindacali che cessano da tale posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta,
dedotto il tempo passato in aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1 sono presentate dalle organizzazioni
sindacali rappresentative sul piano nazionale contestualmente alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento per la funzione pubblica e alla Direzione generale per l'Amministrazione
generale e per gli affari del personale, la quale acquisisce per ciascuna richiesta nominativa il
preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, ed emana il decreto di aspettativa entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso
della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato
esclusivamente all'accertamento dei requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il
Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della
richiesta.
3. Ciascuna aspettativa si considera confermata qualora l'organizzazione sindacale interessata non
ne richieda la revoca entro il 31 gennaio di ciascun anno. La revoca può essere richiesta in ogni
momento. La richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale per l'Amministrazione
generale e per gli affari del personale e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
della funzione pubblica, che adottano provvedimenti consequenziali.
4. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2 per la concessione delle aspettative
sindacali non retribuite, è consentito, per motivi di urgenza segnalati dalle organizzazioni sindacali,
l'utilizzo provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno successivo alla data
di ricevimento della richiesta medesima.
5. I funzionari della carriera prefettizia, di cui all'articolo 10, comma 1, del presente decreto
possono, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del medesimo articolo 10, di permessi sindacali
non retribuiti per la partecipazione a congressi e convegni di natura sindacale, nonché alle riunioni
degli organi collegiali statutari delle rispettive organizzazioni sindacali, oltre ai rispettivi monti ore
annuali di cui ai commi 2 e 3 del citato articolo 10.
6. Per i funzionari della carriera prefettizia, di cui al presente articolo, i contributi figurativi previsti
in base all'articolo 8, comma 8, della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli stessi previsti per la
retribuzione spettante al personale in distacco sindacale retribuito.
7. Le norme di cui al presente articolo si applicano alla data di entrata in vigore del presente
decreto.
12. Adempimenti dell'amministrazione in materia di distacchi, permessi e aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per il versamento dei contributi sindacali di cui all'articolo
9, comma 2, e all'articolo 10, comma 3, del presente decreto, la Direzione generale per
l'amministrazione generale e per gli affari del personale fornisce alle organizzazioni sindacali
nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in vista della loro certificazione e
della sottoscrizione della relativa documentazione. Ove dovessero essere riscontrati errori od
omissioni in base ai dati in proprio possesso, le organizzazioni sindacali provvedono a documentare
le richieste di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione generale per
l'amministrazione generale e per gli affari del personale, nel corso del quale si procede all'esame
della documentazione presentata ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel
caso di riscontro positivo della richiesta. La Direzione generale per l'amministrazione generale e per
gli affari del personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati complessivi relativi alle
deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando modelli e procedure informatizzate predisposti
dal medesimo Dipartimento della funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per il versamento del contributo sindacale,
delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali che abbiano dato vita ad aggregazioni
associative sono attribuite, in applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del contributo delle deleghe
stesse o che le deleghe siano confermate dagli iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per l'amministrazione generale e per gli
affari del personale, utilizzando modelli di rilevazione e procedure informatizzate predisposti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a comunicare
al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e per
sindacato, del personale che ha fruito di distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione generale per
l'amministrazione generale e per gli affari del personale, utilizzando i modelli e le procedure
informatizzate indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e
sindacato, del personale dipendente che ha fruito dei permessi sindacali nell'anno precedente con
l'indicazione per ciascun nominativo del numero complessivo dei giorni e delle ore. Il Dipartimento
della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica può disporre
ispezioni nei confronti del Ministero dell'interno, qualora non ottemperi tempestivamente agli
obblighi indicati nei commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di ulteriore
inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce ulteriori assensi preventivi richiesti
dalla stessa Amministrazione ai sensi dell'articolo 9, comma 2, e dell'articolo 11, comma 2, salvo
quanto disposto dall'articolo 11, comma 3. Dell'inadempimento risponde, comunque, il funzionario
responsabile del procedimento appositamente nominato dal Ministero dell'interno ai sensi della
legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per sindacato, per qualifica e per
sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica in allegato alla relazione annuale sullo stato della pubblica amministrazione, da presentare
al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983, n. 93.
7. I funzionari responsabili delle strutture che dispongono o consentono l'utilizzazione dei distacchi,
aspettative e permessi sindacali in violazione di quanto previsto negli articoli 9, 10 e 11 sono
responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
13. Tutela del dirigente sindacale.
1. Il funzionario della carriera prefettizia, dirigente sindacale, che rientra in servizio al termine del
distacco o dell'aspettativa sindacale conserva l'anzianità maturata. In ragione della peculiarità delle
funzioni svolte e della particolarità dell'ordinamento della carriera allo stesso funzionario è
conferito un posto di funzione corrispondente a quello ricoperto prima del distacco e
dell'aspettativa, e lo stesso può, a domanda, essere trasferito, con precedenza rispetto ad altri
richiedenti in una sede della propria amministrazione quando dimostri di avervi svolto attività
sindacale e di avervi avuto il domicilio nell'ultimo anno, ove sussista un posto in organico e un
equivalente posto di funzione.
2. Fatto salvo quanto previsto nel comma 3, al dirigente sindacale che rientra in servizio al termine
del distacco frazionato è conferito il posto di funzione corrispondente a quello ricoperto prima del
distacco nell'àmbito della stessa sede di servizio.
3. Il trasferimento dei dirigenti sindacali indicati all'articolo 10, comma 1, in un ufficio ubicato nella
stessa o in un'altra sede di servizio può essere disposto solo previo nulla osta dell'organizzazione
sindacale di appartenenza.
4. La disposizione del comma 3 si applica fino alla fine dell'anno successivo alla data di cessazione
del mandato sindacale.
5. Il dirigente di cui al comma 1 non può essere discriminato per l'attività svolta in tale qualità, nè
può essere assegnato ad attività che facciano sorgere conflitti di interesse con la stessa.
6. La valutazione annuale del funzionario in distacco ai sensi dell'articolo 9 è effettuata direttamente
dal Consiglio di amministrazione, previa proposta per i viceprefetti aggiunti della commissione per
la progressione in carriera di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, sulla
base del servizio prestato e delle valutazioni operate in precedenza. In caso di fruizione del distacco
in forma frazionata, ai sensi dell'articolo 9, comma 5, si applicano gli articoli 16, 17 e 18 del decreto
legislativo 19 maggio 2000, n. 139.
7. I dirigenti sindacali, nell'esercizio delle loro funzioni, non sono soggetti ai doveri derivanti dalla
subordinazione gerarchica prevista da leggi e regolamenti.
14. Accordi decentrati.
1. Gli accordi decentrati sono stipulati, ai sensi dell'articolo 29, comma 6, del decreto legislativo 19
maggio 2000, n. 139, a livello centrale e periferico.
2. L'accordo decentrato, da stipularsi a livello centrale, senza comportare alcun onere aggiuntivo,
riguarda:
a) individuazione di misure idonee a favorire la mobilità di sede aggiuntive rispetto a quelle previste
per i funzionari non assegnatari di alloggi da parte dell'amministrazione dell'interno;
b) individuazione dei criteri applicativi della reperibilità nel rispetto dei seguenti principi:
individuazione degli uffici nei quali deve essere assicurata la reperibilità;
salvo che nelle situazioni di emergenza, la reperibilità dovrà essere assicurata in modo che in ogni
sede di servizio sia presente un funzionario prefettizio nell'arco della stessa giornata;
entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i responsabili delle strutture
provvederanno, anche avvalendosi dei funzionari più esperti nella gestione delle emergenze,
all'addestramento di tutto il personale della carriera prefettizia, in modo da assicurare che la
reperibilità venga espletata mediante la rotazione di tutti i funzionari;
c) criteri generali per la verifica della sussistenza delle risorse finanziarie da destinare all'ulteriore
potenziamento del fondo;
d) individuazione delle funzioni i cui titolari sono esonerati dallo sciopero, ai sensi della legge n.
146/1990 e successive modificazioni ed integrazioni;
e) applicazione delle previsioni di cui all'articolo 21, comma 5;
f) applicazione delle previsioni di cui all'articolo 22, comma 3;
g) fermo restando l'articolo 29, comma 6, del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139,
l'eventuale individuazione dei criteri per la definizione delle modalità di espressione del dato
elettorale e delle relative forme di rappresentanza.
3. Accordi decentrati, da stipularsi a livello di uffici centrali e periferici, senza comportare alcun
onere aggiuntivo, riguardano:
a) verifica dell'applicazione dei criteri di valutazione ai fini dell'attribuzione della retribuzione di
risultato;
b) individuazione delle modalità applicative della reperibilità nel rispetto dei criteri definiti ai sensi
del comma 2, lettera b).
4. L'individuazione dei titolari degli uffici centrali e periferici componenti la delegazione di parte
pubblica sarà effettuata dall'amministrazione dell'interno entro novanta giorni dall'entrata in vigore
del presente decreto.
15. Copertura assicurativa.
1. Ai fini della copertura assicurativa, di cui all'articolo 22, comma 3, del decreto legislativo 19
maggio 2000, n. 139, sono individuati i seguenti criteri:
a) totale copertura a garanzia della responsabilità civile (Seguivano alcune parole non ammesse al
«Visto» della Corte dei conti), inerenti le attività connesse a compiti istituzionali, derivante ai
funzionari della carriera prefettizia per le perdite patrimoniali e/o danni involontariamente cagionati
a terzi (Seguivano alcune parole non ammesse al «Visto» della Corte dei conti);
b) estensione della copertura anche alle ulteriori attività che possono essere svolte dai predetti
funzionari connesse ad incarichi direttamente o indirettamente riferibili a compiti e doveri d'ufficio;
c) copertura degli oneri di patrocinio legale;
d) retroattività e ultrattività della copertura assicurativa;
e) previsione della possibilità per il dirigente di aumentare i massimali e «area dei rischi» coperta
con il versamento di una quota individuale aggiuntiva.
16. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera prefettizia è onnicomprensivo
ed è articolato nelle seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare, l'indennità integrativa
speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati.
17. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 17 giugno 2000 lo stipendio tabellare è stabilito, per ciascuna qualifica della
carriera prefettizia, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Prefetto
Viceprefetto
Viceprefetto aggiunto
L. 97.379.000
L. 51.436.000
L. 32.627.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001 lo stipendio tabellare è rideterminato, per ciascuna qualifica
della carriera prefettizia, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Prefetto
Viceprefetto
Viceprefetto aggiunto
L. 102.381.000
L. 61.138.000
L. 45.954.000
18. Indennità integrativa speciale.
1. A decorrere dal 17 giugno 2000 l'indennità integrativa speciale spettante per ciascuna qualifica
della carriera prefettizia è determinata nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Prefetto
Viceprefetto
Viceprefetto aggiunto
19. Retribuzione individuale di anzianità.
L. 17.498.000
L. 16.006.000
L. 12.860.000
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, quarto comma, del decreto-legge 27 settembre
1982, n. 681, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1982, n. 869, le classi di
stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere corrisposti con effetto dal 17 giugno
2000. Il valore degli aumenti biennali in godimento, con l'aggiunta della valutazione economica dei
ratei di aumento biennale maturati alla stessa data, costituisce la retribuzione individuale di
anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al comma 1 viene
mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione di carriera sotto forma di assegno
personale non riassorbibile ne rivalutabile, utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita,
nonché della tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data entra a
far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento del periodo previsto dalla
preesistente normativa per l'attribuzione della classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale di anzianità dei
funzionari cessati viene attribuita al fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di
risultato, di cui all'articolo 20, secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di lavoro resta attribuito al
fondo di cui al comma 3 l'intero importo delle retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari
prefettizi cessati, valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le frazioni di mese residue
superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il predetto importo è rapportato ad anno.
20. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dall'anno 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di
risultato, al cui finanziamento si provvede mediante utilizzo delle seguenti risorse finanziarie:
a) risorse relative alla erogazione dei compensi per lavoro straordinario nell'ammontare utilizzato
nell'anno 2000 ad esclusione di quelle derivanti dall'assegnazione per consultazioni elettorali,
referendarie ed eventi calamitosi;
b) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera prefettizia, escluse le quote che
disposizioni di legge riservano a risparmio del fabbisogno complessivo;
c) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
d) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti amministrativi, che comportano
incrementi retributivi per il personale della carriera prefettizia ad esclusione della speciale indennità
prevista dall'articolo 5, comma 3, della legge 1° aprile 1981, n. 121, e dell'indennità di cui
all'articolo 43, comma 20, della stessa legge;
e) a decorrere dal 1° luglio 2001 quota parte delle somme assegnate in occasione delle consultazioni
elettorali per fronteggiare le maggiori attività rese dal personale della carriera prefettizia; tale quota
va determinata in occasione di ogni consultazione con decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e
della programmazione economica su proposta del Ministro dell'interno;
f) a decorrere dal 1° luglio 2001 quota parte delle somme assegnate a seguito di eventi calamitosi e
situazioni di emergenza per fronteggiare le maggiori attività rese dal personale della carriera
prefettizia; tale quota dovrà essere determinata in sede di ordinanza adottata dalla competente
autorità;
g) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera prefettizia cessato dal servizio
con le modalità indicate nell'articolo 19;
h) i compensi derivanti dall'espletamento di tutte le funzioni riconducibili ai compiti e ai doveri
d'ufficio, attribuite al personale della carriera prefettizia in relazione alla qualifica di appartenenza,
a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
i) un importo pari a L. 761.000 lorde mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre
2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alla lettera i) del comma 1 sono determinate con riferimento al personale della
carriera prefettizia in servizio alla data del 31 dicembre 1999.
3. Dal 1° gennaio al 30 giugno 2001 sono confermati gli importi di retribuzione accessoria
corrisposti anteriormente all'entrata in vigore del presente decreto. In tale periodo i compensi per
lavoro straordinario di cui al comma 1, lettera a), possono essere corrisposti nel limite complessivo
del 50 per cento della spesa agli stessi scopi destinata nell'anno 2000. Dal 1° luglio 2001 sono poste
a carico del fondo le somme relative alla corresponsione delle pregresse componenti di salario
accessorio spettanti durante il semestre precedente, inclusi anche i compensi per lavoro
straordinario di cui al comma 1, lettera a).
4. Nell'ambito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al venti per cento viene destinata al
finanziamento della retribuzione di risultato, ad eccezione delle somme di cui alle lettere e) ed f)
che vanno ripartite, mediante decreto del Ministro dell'interno, tra il personale impegnato,
rispettivamente, nelle operazioni elettorali e di protezione civile.
5. Le risorse del fondo di cui al comma 1 eventualmente non utilizzate alla fine dell'esercizio
finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
21. Retribuzione di posizione.
1. La retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali che sono state individuate
nell'articolo 1 del decreto 17 marzo 2001 del Ministro dell'interno, è determinata nei seguenti valori
annui lordi per tredici mensilità:
a) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a): L. 50.616.000;
b) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b): L. 43.694.000;
c) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera c): L. 35.754.000;
d) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera d): L. 32.800.000;
e) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera e): L. 26.000.000;
f) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera f): L. 18.386.000;
g) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera g): L. 15.508.000.
2. Per il periodo 1° gennaio-30 giugno 2001 gli importi di cui al comma 1 sono comprensivi delle
somme percepite a titolo di salario accessorio, inclusi anche i compensi per lavoro straordinario
indicati all'articolo 20, comma 1, lettera a). Gli importi stabiliti dal comma 1 sono erogati a
decorrere dal 1° luglio 2001.
3. A decorrere dal 1° luglio 2001, l'indennità di cui all'articolo 43, comma 20, della legge 1° aprile
1981, n. 121, continua ad essere corrisposta ai prefetti nelle misure vigenti alla data del 30 giugno
2001.
4. Ai funzionari prefettizi comandati o collocati fuori ruolo ai sensi dell'articolo 25, comma 1, del
decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, ai quali non vengano corrisposti emolumenti accessori a
qualsiasi titolo, spetta, a decorrere dal 1° luglio 2001, la retribuzione di posizione nella misura
corrispondente a quella delle lettere b), e) e g) del comma 1, in relazione alla qualifica rivestita.
Qualora i predetti emolumenti vengano corrisposti ma in misura inferiore agli importi relativi alle
predette lettere a titolo di retribuzione di posizione, il Ministero dell'interno eroga la differenza.
5. In caso di modifica del decreto del Ministro dell'interno di cui al comma 1, le misure della
retribuzione di posizione, correlate alla ridefinizione delle posizioni funzionali, sono determinate in
sede di contrattazione decentrata, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera e), del presente decreto,
nell'ambito delle risorse finanziarie destinate alla retribuzione di posizione di cui al comma 1, entro
i seguenti valori annui lordi per tredici mensilità: da un minimo di L. 15.508.000 ad un massimo di
L. 50.616.000.
22. Retribuzione di risultato.
1. Il Ministro dell'interno, con proprio decreto, all'inizio di ogni anno determina gli importi spettanti
come retribuzione di risultato, da erogare mensilmente per tredici mensilità, tenendo conto delle
risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno precedente, nel rispetto dei seguenti parametri
in relazione alle diverse posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro
dell'interno 17 marzo 2001:
a) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a): 100;
b) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b): 86;
c) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera c): 71;
d) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera d): 70;
e) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera e): 61;
f) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera f): 36;
g) posizione funzionale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera g): 31.
2. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò sia stato dato atto nella
valutazione, gli importi spettanti come retribuzione di risultato determinati ai sensi del comma 1
possono essere incrementati fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle
risorse disponibili.
3. In caso di modifica del decreto del Ministro dell'interno di cui all'articolo 21, comma 1, i
parametri per l'attribuzione della retribuzione di risultato saranno determinati in sede di
contrattazione decentrata ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera f), del presente decreto,
nell'àmbito delle risorse finanziarie destinate alla retribuzione di risultato di cui al comma 1, tra un
massimo di 100 e un minimo di 31.
23. Disposizioni di prima applicazione e transitorie.
1. Per il periodo dal 17 giugno 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della mancata
corresponsione della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato, ai funzionari
prefettizi sono corrisposte le seguenti somme lorde:
Prefetto
Viceprefetto
Viceprefetto aggiunto
L. 16.500.000
L. 12.000.000
L. 7.000.000
2. Le somme di cui al comma 1 sono erogate per l'80 per cento a titolo di retribuzione di posizione,
e per il rimanente 20 per cento a titolo di retribuzione di risultato.
3. Fermo restando quanto previsto all'articolo 3, commi 2 e 3, al funzionario della carriera
prefettizia, in regime di lavoro a tempo parziale, compete, per il periodo in cui lo stesso fruisce di
tale regime, un trattamento economico complessivo rapportato percentualmente alla prestazione
lavorativa resa nel previgente ordinamento.
4. La maggiorazione dell'indennità di cui all'articolo 1 della legge 2 ottobre 1997, n. 334, va
conglobata nello stipendio previsto dall'articolo 17, commi 1 e 2, per la qualifica di prefetto
nell'importo annuo in godimento.
24. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione degli articoli 17, 18, 19 e
21 hanno effetto, secondo la disciplina vigente, sulla tredicesima mensilità, sul trattamento
ordinario di quiescenza, normale e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo,
sulle ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche per la quota prevista a titolo di retribuzione di
posizione all'articolo 23, commi 1 e 2.
3. Le misure dello stipendio tabellare e dell'indennità integrativa speciale di cui agli articoli 17 e 18
non hanno effetti sulle tariffe orarie dei compensi per lavoro straordinario.
25. Indennità di bilinguismo.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, l'indennità speciale di seconda lingua, corrisposta ai sensi
dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1961, n. 1165, come modificato dal decreto legislativo 9
settembre 1997, n. 354, al personale di cui all'articolo 1, in servizio nella provincia di Bolzano o in
uffici collocati a Trento ed aventi competenza regionale, incrementata dall'articolo 1 del decreto 22
dicembre 1992, del Ministro del tesoro è rideterminata nelle seguenti misure mensili lorde:
Attestato di conoscenza della lingua:
Attestato A
Attestato B
Attestato C
Attestato D
L. 408.000
L. 340.000
L. 272.000
L. 245.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, l'indennità speciale di seconda lingua, corrisposta al personale
di cui all'articolo 1, in servizio presso uffici o enti ubicati nella regione autonoma a statuto speciale
Valle d'Aosta, ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 30
maggio 1988, n. 287, incrementata dall'articolo 1 del decreto del Ministro del tesoro 22 dicembre
1992, è rideterminata nelle seguenti misure mensili lorde:
Prima fascia
Seconda fascia
Terza fascia
Quarta fascia
L. 408.000
L. 340.000
L. 272.000
L. 245.000
3. L'onere derivante dall'applicazione dei commi 1 e 2 è posto a carico del fondo di cui all'articolo
20, comma 4.
26. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si applicano nei confronti dei
funzionari appartenenti alla carriera prefettizia le disposizioni di leggi e regolamenti che comunque
siano in contrasto con quelle contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le
norme seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario): articoli 36, 39 e 40 del decreto del Presidente
della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica 3
maggio 1957, n. 686, e articolo 15 della legge 11 luglio 1980, n. 312;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute): articoli 37, 40, 68, commi
da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 19, 30,
31, 32, 33, 34 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di famiglia): articoli 69 e 70 del
decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli 37, 39 e 40 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24
dicembre 1993, n. 537; articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26 della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al trattamento economico: legge 11 luglio 1980, n. 312; legge 17 aprile 1984, n.
79; legge 8 marzo 1985, n. 72; articolo 3 della legge 28 marzo 1997, n. 85; articolo 22 della legge 7
agosto 1990, n. 232; articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 340;
decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 254; legge 20 novembre 1982, n. 869;
legge 10 ottobre 1986, n. 668; articolo 2, comma 14, della legge 20 marzo 1984, n. 34; legge 2
ottobre 1997, n. 334; articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.
27. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire 34.000 milioni per l'anno
2000 ed in lire 72.290 milioni a decorrere dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 34.000 milioni
per l'anno 2000, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19, comma 2,
della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e, quanto a lire 72.290 milioni, a decorrere dall'anno 2001,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23
dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare
le necessarie variazioni di bilancio.
D.P.R. 5-1-1967 n. 18
Ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 18 febbraio 1967, n. 44, S.O.
112. Procedimento negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego.
I seguenti aspetti del rapporto di impiego del personale della carriera diplomatica, relativamente al
servizio prestato in Italia, sono disciplinati sulla base di un procedimento negoziale tra una
delegazione di parte pubblica, composta dal Ministro per la funzione pubblica, che la presiede, e
dai Ministri degli affari esteri e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, o dai
Sottosegretari di Stato rispettivamente delegati, ed una delegazione delle organizzazioni sindacali
rappresentative del personale diplomatico, con cadenza quadriennale per gli aspetti giuridici e
biennale per quelli economici, i cui contenuti sono recepiti con decreto del Presidente della
Repubblica:
a) il trattamento economico, strutturato sulla base dei criteri indicati nei commi seguenti;
b) l'orario di lavoro;
c) il congedo ordinario e straordinario;
d) la reperibilità;
e) l'aspettativa per motivi di salute e di famiglia;
f) i permessi brevi per esigenze personali;
g) le aspettative ed i permessi sindacali.
Ai fini dell'applicazione del primo comma del presente articolo si considerano rappresentative del
personale diplomatico le organizzazioni sindacali che abbiano una rappresentatività non inferiore al
cinque per cento, calcolata sulla base del dato associativo espresso dalla percentuale delle deleghe
per il versamento dei contributi sindacali rispetto al totale delle deleghe rilasciate nell'àmbito
considerato.
La delegazione sindacale è individuata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito
il Ministro degli affari esteri.
Il procedimento negoziale si svolge secondo le seguenti modalità:
a) la procedura negoziale è avviata del Ministro per la funzione pubblica almeno quattro mesi
prima della scadenza dei termini di cui al primo comma del presente articolo. Le trattative si
concludono con la sottoscrizione di un'ipotesi di accordo;
b) le organizzazioni sindacali dissenzienti possono trasmettere al Presidente del Consiglio dei
Ministri ed ai Ministri che compongono la delegazione di parte pubblica le loro osservazioni entro
il termine di cinque giorni dalla sottoscrizione dell'ipotesi di accordo;
c) l'ipotesi di accordo è corredata da prospetti contenenti l'individuazione del personale interessato,
i costi unitari e gli oneri riflessi del trattamento economico, nonché la quantificazione complessiva
della spesa, diretta ed indiretta, con l'indicazione della copertura finanziaria complessiva per l'intero
periodo di validità. L'ipotesi di accordo non può in ogni caso comportare, direttamente o
indirettamente, anche a carico di esercizi successivi, impegni di spesa eccedenti rispetto a quanto
stabilito nel documento di programmazione economico-finanziaria approvato dal Parlamento, nella
legge finanziaria e nel provvedimento collegato, nonché nel bilancio;
d) entro quindici giorni dalla sottoscrizione dell'ipotesi di accordo il Consiglio dei Ministri,
verificate le compatibilità finanziarie ed esaminate le eventuali osservazioni di cui alla lettera b)
che precede, approva l'ipotesi di accordo, i cui contenuti sono recepiti con decreto del Presidente
della Repubblica, per il quale si prescinde dal parere del Consiglio di Stato (1).
Il procedimento negoziale di cui al primo comma del presente articolo, in relazione alla specificità
ed unitarietà di ruolo della carriera diplomatica, assicura, nell'àmbito delle risorse finanziarie
disponibili, sviluppi omogenei e proporzionati secondo appositi parametri, in tale sede definiti,
rapportati alla figura apicale, del trattamento economico del personale della carriera diplomatica. Il
trattamento economico è onnicomprensivo, con soppressione di ogni forma di automatismo
stipendiale, ed è articolato in una componente stipendiale di base, nonché in altre due componenti,
correlate la prima alle posizioni funzionali ricoperte e agli incarichi e alle responsabilità esercitati e
la seconda ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati.
La componente stipendiale di base verrà determinata tenendo conto dell'esigenza di realizzare un
proporzionato rapporto fra quella dell'ambasciatore e quelle di ciascuno dei rimanenti gradi della
carriera diplomatica.
La graduazione delle posizioni funzionali ricoperte dai funzionari diplomatici durante il servizio
prestato in Italia, sulla base dei livelli di responsabilità e di rilevanza degli incarichi assegnati, è
effettuata con decreto del Ministro degli affari esteri, sentite le organizzazioni sindacali di cui al
secondo comma del presente articolo. La componente del trattamento economico correlata alle
posizioni funzionali ricoperte ed agli incarichi e alle responsabilità esercitati, verrà attribuita,
tramite il procedimento negoziale di cui al primo comma del presente articolo, a tutto il personale
della carriera diplomatica, mantenendo un proporzionato rapporto con quella individuata per le
posizioni funzionali e gli incarichi del livello più elevato.
La componente del trattamento economico correlata ai risultati conseguiti, con le risorse umane ed i
mezzi disponibili, rispetto agli obiettivi assegnati, verrà attribuita tenendo conto della efficacia,
della tempestività e della produttività del lavoro svolto dai funzionari diplomatici. Con decreto del
Ministro degli affari esteri, sentite le organizzazioni sindacali di cui al secondo comma del presente
articolo, si provvederà alla individuazione delle modalità per la valutazione dei risultati conseguiti
dai singoli funzionari.
Per il finanziamento delle componenti retributive di posizione e di risultato, è costituito un apposito
fondo, nel quale confluiscono tutte le risorse finanziarie, diverse da quelle destinate allo stipendio
di base, individuate a tale scopo tramite il procedimento negoziale (2)
(1) In attuazione di quanto disposto dal presente comma, vedi il DPR 20 febbraio 2001, n. 114.
(2) Articolo così sostituito dall'art. 14, de decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85.
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
Recepimento, ai sensi dell'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito
dall'articolo 14 del D.lg. 24 marzo 2000, n. 85, dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003,
per gli aspetti giuridici, ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il
personale della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 aprile 2001, n. 86.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, recante: «Riordino della carriera diplomatica, a
norma dell'articolo 1 della legge 28 luglio 1999, n. 266»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed
integrazioni;
Visto l'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, che disciplina il
procedimento negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale
della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia, ai fini della stipulazione di un
accordo i cui contenuti sono recepiti in un decreto del Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 112, commi 1° e 2°, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, i quali individuano la delegazione di parte pubblica e la delegazione sindacale
che partecipano al richiamato procedimento negoziale;
Viste in particolare le disposizioni di cui all'articolo 112, comma 4°, del citato decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni,
riguardanti le modalità secondo le quali il procedimento negoziale si svolge;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2000, recante: «Individuazione
della delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione dell'accordo
per il quadriennio 2000-2003 per gli aspetti normativi, e per il biennio 2000-2001, per gli aspetti
retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica, ai sensi dell'articolo 112 del decreto
del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18»;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 7°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 8°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti normativi ed al
biennio 2000-2001, per gli aspetti retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica
relativamente al servizio prestato in Italia, sottoscritta - ai sensi, dell'articolo 112 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni - in data
30 gennaio 2001, dalla delegazione di parte pubblica e dalle organizzazioni sindacali
rappresentative sul piano nazionale della carriera diplomatica SINDMAE (Sindacato nazionale
dipendenti Ministero affari esteri) e CGIL coordinamento Esteri;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e l'articolo 112, comma 4°, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modifiche ed
integrazioni;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta del 7 febbraio 2001, con la
quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 112, comma 4°, lettera d), del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza delle
osservazioni di cui alla lettera b) del citato articolo, la predetta ipotesi di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della funzione pubblica, del
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del Ministro degli affari
esteri;
Decreta:
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, il presente decreto si applica
al personale appartenente alla carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2003 per gli aspetti
giuridici, nonché il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2001 per la parte economica.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di entrata in vigore del
presente decreto.
TITOLO II
Aspetti giuridici del rapporto di impiego
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo e dell'orario di servizio
dell'Amministrazione centrale del Ministero degli affari esteri, il funzionario diplomatico organizza
il proprio impegno e tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze della
struttura presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti alla posizione da lui ricoperta
e agli obiettivi da conseguire.
2. In considerazione delle peculiarità delle funzioni del personale della carriera diplomatica, ad esso
non si applica il regime di lavoro a tempo parziale.
3. Per le improvvise, effettive ed indifferibili esigenze di servizio dell'Amministrazione, il
funzionario diplomatico assicura, nell'àmbito della struttura di appartenenza, la propria reperibilità
per lo svolgimento delle prestazioni lavorative che dovessero rendersi necessarie nelle ore serali o
notturne dei giorni feriali oppure durante il fine settimana ed i giorni festivi. Nell'eventualità che tali
prestazioni, previa tempestiva segnalazione al funzionario diplomatico da parte della struttura di
appartenenza, vengano effettivamente svolte, viene garantito, entro il termine di un mese dalla
cessazione delle suddette esigenze dell'Amministrazione, l'adeguato recupero del riposo fisiologico
sacrificato alle necessità del servizio.
4. Le strutture, che, per specifiche esigenze funzionali, sono organizzate con turnazioni vi faranno
fronte utilizzando criteri di rotazione e di compensazione fra tutti i funzionari diplomatici che vi
prestano servizio.
4. Congedo ordinario, giornate di riposo e festività.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione centrale degli affari esteri si articola su
cinque giorni settimanali, il funzionario diplomatico ha diritto, nell'arco di un anno di servizio, ad
un periodo di ferie pari a ventotto giorni lavorativi. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni per i
primi tre anni di servizio per i diplomatici assunti al primo impiego. Tale computo è comprensivo
delle due giornate previste dall'articolo 1, comma 1°, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n.
937.
2. Al funzionario diplomatico spettano inoltre quattro giornate di riposo da fruire nell'anno solare,
secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1°, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione del servizio nella carriera diplomatica la durata delle ferie è determinata,
in ragione di dodicesimi di anno, proporzionalmente al servizio da prestare entro il 31 dicembre.
Nell'anno di cessazione dal servizio, la durata delle ferie è determinata proporzionalmente al
servizio prestato in ragione dei dodicesimi di anno maturati. La frazione di mese superiore a
quindici giorni è considerata a tutti gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario diplomatico che è stato assente ai sensi dell'articolo 8 conserva il diritto alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal comma 10, non sono
monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario diplomatico programmare le proprie ferie, in accordo con il
responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da garantirne la necessaria operatività.
Compatibilmente con le esigenze di servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario diplomatico
il frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il funzionario diplomatico ha
diritto al rimborso delle spese documentate per il viaggio di rientro in sede e per quello di ritorno al
luogo di svolgimento delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata del medesimo
viaggio. Il funzionario diplomatico ha inoltre diritto al rimborso delle spese sostenute per il periodo
di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o diano luogo a ricovero
ospedaliero. È cura del funzionario diplomatico informare tempestivamente l'Amministrazione,
producendo la relativa documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate e gravi esigenze personali o di servizio che non abbiano reso possibile il
godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie dovranno essere fruite entro il primo semestre
dell'anno successivo. In caso di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può
essere prorogato dall'Amministrazione fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo quanto disposto dal comma 5, in caso di cessazione del rapporto di lavoro per qualsiasi
causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non fruito dal funzionario diplomatico per
esigenze di servizio.
11. I periodi di cui ai commi 1 e 2 non sono riducibili in caso di assenze per malattia o per
infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l'intero anno solare. In tal caso, il godimento
delle ferie di cui al comma 1, avverrà anche oltre il termine di cui al comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come tali dalla legge a tutti
gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono di Roma è considerata giorno festivo se ricade in un giorno
ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari diplomatici appartenenti alle religioni ebraica ed islamica, nonché alle altre
confessioni religiose riconosciute dallo Stato, hanno il diritto di fruire, a richiesta, di un giorno di
riposo settimanale diverso da quello domenicale. In questo caso il tempo di lavoro non prestato dal
funzionario diplomatico viene recuperato in altri giorni lavorativi, d'intesa con il responsabile della
struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa di servizio, il funzionario
diplomatico che abbia superato il periodo di prova previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi durante il quale
gli verrà corrisposta la retribuzione prevista dal comma 4. Ai fini del computo dei 18 mesi, si tiene
conto di tutte le assenze allo stesso titolo verificatesi nei tre anni precedenti. Superato tale periodo,
al funzionario diplomatico che ne fa richiesta può essere concesso in casi particolarmente gravi di
assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi, durante il quale non sarà corrisposta retribuzione.
Prima di concedere tale ulteriore periodo di assenza, l'Amministrazione ha facoltà di procedere, con
le modalità previste dalle disposizioni vigenti, all'accertamento delle sue condizioni di salute, anche
al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e permanente inidoneità fisica a
svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Tale accertamento è effettuato mediante visita medica collegiale,
durante la quale l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di propria fiducia.
2. Superati i periodi di conservazione del posto di cui al comma 1, nel caso in cui il funzionario
diplomatico a seguito dell'accertamento previsto nello stesso comma sia dichiarato
permanentemente non idoneo a svolgere alcuna delle funzioni proprie della carriera diplomatica,
l'Amministrazione può disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
3. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi, non interrompono la
maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
4. Il trattamento economico spettante al funzionario diplomatico nel periodo di conservazione del
posto è il seguente:
a) la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione
funzionale, per i primi nove mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per i successivi tre mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per gli ulteriori sei mesi di assenza.
5. Restano ferme le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di Tbc.
6. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da causa di servizio sia
ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario diplomatico è tenuto a dare comunicazione di tale
circostanza all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima verso il terzo
responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate durante il periodo di assenza ai
sensi del comma 4, e agli oneri riflessi relativi.
7. In caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti
sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia, di cui al comma 1, oltre ai giorni di
ricovero ospedaliero o di day hospital anche quelli di assenza dovuti alle terapie, certificate dalla
competente ASL. Per i suddetti giorni di assenza spetta la retribuzione di cui al comma 4, lettera a).
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul lavoro, il funzionario ha
diritto alla conservazione del posto fino alla guarigione clinica. Per l'intero periodo, al funzionario
spetta la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla
posizione funzionale.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al funzionario spetta la
retribuzione di cui al comma 8, fino alla guarigione clinica. Decorso il periodo massimo di
conservazione del posto, trova applicazione quanto previsto al comma 2. Nel caso in cui
l'Amministrazione decida di non disporre la cessazione del rapporto di lavoro prevista da tale
disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non spetta alcuna retribuzione.
10. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze per malattia iniziate
successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, a far tempo dalla quale si
computa in ogni caso il triennio di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla
predetta data, si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia per quanto
attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla conservazione del posto ove più
favorevole e il computo del triennio di cui al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio
predetto.
11. Il funzionario diplomatico, in occasione delle assenze previste nel presente articolo, è tenuto al
rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni che regolano la materia, ed in particolare di quelle che
concernono la tempestiva comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora, nonché
l'invio all'Amministrazione della relativa certificazione.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario diplomatico, che ne faccia formale e motivata richiesta, possono essere concessi
periodi di aspettativa per esigenze personali o di famiglia, senza retribuzione e senza decorrenza
dell'anzianità, per una durata complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Il funzionario diplomatico rientrato in servizio non può usufruire di un altro periodo di aspettativa
per motivi di famiglia, anche per motivi diversi, se non siano intercorsi almeno quattro mesi di
servizio attivo.
3. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1, si applicano le medesime regole previste per le
assenze per malattia.
4. I periodi di aspettativa di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente, non si cumulano con le
assenze per malattia previste dall'articolo 5.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano meno i motivi che ne
hanno giustificato la concessione, invita il funzionario diplomatico a riprendere servizio con un
preavviso di dieci giorni. Il funzionario diplomatico per le stesse motivazioni e negli stessi termini
può riprendere servizio di propria iniziativa.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni contenute nella legge 8
marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori ed a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari diplomatici in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi dell'articolo 4 della legge
30 dicembre 1971, n. 1204, e della legge 8 marzo 2000, n. 53, spetta la retribuzione costituita dalla
componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista dall'articolo 7, comma 1,
lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni ed integrazioni, per le
madri o in alternativa per i padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono valutati ai fini
dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la retribuzione di cui al comma 2.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al compimento del terzo anno
di vita del bambino, nei casi e con le modalità di cui all'articolo 7, comma 4 della legge 30 dicembre
1971, n. 1204 e successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono riconosciuti
trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati complessivamente per entrambi i
genitori, di assenza retribuita secondo quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri, in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di astensione obbligatoria non
goduti prima della data presunta del parto, da certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal comma 1°, dello stesso
articolo 10, possono essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai fini del raggiungimento
del limite massimo previsto.
8. Al funzionario diplomatico, dopo il rientro al lavoro a seguito della fruizione dei congedi
parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17 della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario diplomatico ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di svolgimento delle prove ed al
tempo strettamente necessario per il raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse,
ovvero, previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi, convegni,
seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro il limite complessivo di otto giorni
per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge, o del convivente stabile, o di un parente
entro il secondo grado o di un affine di primo grado, in ragione di tre giorni lavorativi, anche
frazionati, per evento. I giorni di permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o
dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di provvedere a conseguenti
specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave infermità dei soggetti di cui alla presente lettera b),
il funzionario diplomatico, entro sette giorni dall'evento predetto, può concordare con il
responsabile della struttura presso cui presta servizio, in alternativa ai giorni di permesso, diverse
modalità di espletamento dell'attività lavorativa, anche per periodi superiori a tre giorni;
c) documentati motivi personali, entro il limite complessivo di tre giorni per ciascun anno.
2. Il funzionario diplomatico ha inoltre il diritto di assentarsi per quindici giorni consecutivi in
occasione del matrimonio.
3. Le assenze sopra elencate possono cumularsi nell'anno solare, sono valutate agli effetti
dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di ferie disciplinato dall'articolo 4.
4. I predetti periodi di assenza non producono effetti sul trattamento economico dei funzionari
diplomatici.
5. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive
modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini del raggiungimento del limite fissato dai
precedenti commi e non riducono le ferie.
6. Il funzionario diplomatico ha altresì diritto ad assentarsi, con conservazione della retribuzione,
per tutti gli eventi in relazione ai quali specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di
attuazione prevedono la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite massimo dei distacchi
sindacali autorizzabili a favore dei funzionari diplomatici è determinato nel contingente
complessivo di n. 3.
2. Alla ripartizione dei distacchi sindacali di cui al comma 1, tra le organizzazioni sindacali dei
funzionari diplomatici rappresentative ai sensi dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite le
organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di ciascun biennio. La ripartizione,
che ha validità fino alla successiva, è effettuata in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale conferite dal personale
all'Amministrazione, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del 31
dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione (1).
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni sindacali aventi titolo alla
Direzione generale per il personale, la quale cura gli adempimenti istruttori - acquisendo per
ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica - ed emana il decreto di distacco sindacale entro il termine di
trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al comma 4
ed alla verifica del rispetto del contingente e relativo riparto di cui al comma 2, è considerato
acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla data
di ricezione della richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono avanzare richiesta di revoca
in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale
per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti solo nel caso di revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente indicato nei commi 1 e
2, soltanto in favore dei funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno
agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati al servizio prestato
nell'Amministrazione centrale, salvo che ai fini del compimento del periodo di prova e del diritto al
congedo ordinario. I predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del trattamento
economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 19.
(1) Alla ripartizione dei contingenti complessivi dei distacchi prevista dal presente comma si è
provveduto, per il biennio 2000-2001, con D.M. 6 novembre 2001 (Gazz. Uff. 9 gennaio 2002, n.
7).
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del loro mandato, i funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti
sindacali in seno agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi
dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18,
come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, nonché i dirigenti
sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in distacco sindacale ai sensi dell'articolo 9
del presente decreto, possono fruire di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto
previsto dal presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il contingente complessivo dei
permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene calcolato in ragione di 90 minuti annui, per ciascun
funzionario diplomatico effettivamente in servizio, anche in posizione di comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali calcolato ai sensi del
comma 2 tra le organizzazioni sindacali dei funzionari diplomatici rappresentative, provvede la
Direzione generale per il personale, sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31
marzo di ciascun anno. Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al 10
per cento è attribuita in parti uguali a tutte le predette organizzazioni sindacali e la parte restante è
attribuita alle medesime organizzazioni sindacali in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale, conferite dal personale al
Ministero degli affari esteri, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del
31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione. Nel periodo 1° gennaio31 marzo, in attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via
provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25 per cento del contingente annuale
previsto per ciascuna organizzazione sindacale avente titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della specificità delle funzioni
istituzionali e del particolare ordinamento della carriera diplomatica, in favore del personale di cui
al comma 1, sono concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel contingente
complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3, esclusivamente per la partecipazione a riunioni
sindacali su convocazione dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendano fruire dei permessi sindacali di cui al presente articolo devono
darne comunicazione scritta alla Direzione generale del personale ed al funzionario responsabile
della struttura in cui il dirigente sindacale presta servizio almeno tre giorni prima, tramite la
struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione autorizza il permesso
sindacale, salvo che non ostino eccezionali e motivate esigenze di funzionalità della struttura di
riferimento da comunicarsi in forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto l'organizzazione sindacale interessata
provvederà a darne comunicazione alla Direzione generale per il personale.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi sindacali sono autorizzati in
misura pari ad una giornata lavorativa e non possono superare mensilmente per ciascun dirigente
sindacale quattro giornate lavorative, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al comma
4.
8. I permessi sindacali, giornalieri ed orari, di cui al presente articolo sono a tutti gli effetti
equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti.
9. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari diplomatici che ricoprono cariche in seno agli organismi direttivi delle proprie
organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative sindacali non retribuite. Il tempo trascorso in
aspettativa non è computato ai fini della progressione in carriera. I dirigenti sindacali che cessano da
tale posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta, dedotto il tempo passato in
aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1, sono presentate dalle organizzazioni
sindacali rappresentative sul piano nazionale alla Direzione generale per il personale, la quale cura
gli adempimenti istruttori, acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, ed emana il decreto di
aspettativa entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio
dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei
requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non
provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della richiesta. Le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto entro il 31 gennaio di ciascun anno
e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di
revoca è comunicata alla Direzione generale per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti nel
solo caso di revoca.
3. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2, per la concessione delle aspettative
sindacali non retribuite, è consentito, per motivi di urgenza segnalati dalle Organizzazioni sindacali,
l'utilizzo provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno successivo alla data
di ricevimento della richiesta medesima.
4. I funzionari diplomatici, di cui al comma 1 dell'articolo 10 del presente accordo possono
usufruire, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del medesimo articolo 10, di permessi sindacali
non retribuiti per la partecipazione a trattative sindacali ovvero a congressi e convegni di natura
sindacale nonché alle riunioni degli organi collegiali statutari delle rispettive organizzazioni
sindacali, oltre ai rispettivi monti ore annuali di cui ai commi 2 e 3 del citato articolo 10.
5. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in base all'articolo 8,
comma 8° della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli stessi previsti per la retribuzione spettante al
personale in distacco sindacale retribuito.
6. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
12. Adempimenti dell'Amministrazione in materia di distacchi, permessi e aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo sindacale di cui
all'articolo 9, comma 2, ed all'articolo 10, comma 3, la Direzione generale per il personale fornisce
alle organizzazioni sindacali nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in
vista della loro certificazione e della sottoscrizione della relativa documentazione. Ove dovessero
riscontrare errori od omissioni in base ai dati in proprio possesso, le organizzazioni sindacali
provvedono a documentare le richieste di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione
generale per il personale, nel corso del quale si procede all'esame della documentazione presentata
ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel caso di riscontro positivo della
richiesta. La Direzione generale per il personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati
complessivi relativi alle deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando modelli e procedure
informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dal medesimo Dipartimento della
funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per la riscossione del contributo sindacale,
delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali che abbiano dato vita ad aggregazioni
associative, sono attribuite, in applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del contributo delle deleghe
stesse o che le deleghe siano confermate dagli iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per il personale, utilizzando modelli di
rilevazione e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a comunicare
al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e per
sindacato, del personale che ha fruito di distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione generale per il personale,
utilizzando i modelli e le procedure informatizzate indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito dei permessi sindacali
nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun nominativo del numero complessivo dei giorni e
delle ore. Il Dipartimento della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente
decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica può disporre
ispezioni nei confronti del il Ministero degli affari esteri, qualora non ottemperi tempestivamente
agli obblighi indicati nei commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di
ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce ulteriori assensi preventivi
richiesti dalla stessa Amministrazione ai sensi dell'articolo 9, comma 3, e dell'articolo 11, comma 2,
salvo quanto disposto dal comma 3 dell'articolo 11. Dell'inadempimento risponde, comunque, il
funzionario responsabile del procedimento appositamente nominato dal Ministero degli affari esteri
ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per sindacato, per qualifica e per
sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica in allegato alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da presentare
al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983, n. 93.
7. I funzionari che dispongono o consentono l'utilizzazione di distacchi, aspettative e permessi
sindacali in violazione della normativa vigente sono responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
TITOLO III
Trattamento economico
13. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera diplomatica è articolato nelle
seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare, l'indennità integrativa
speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati.
2. Il trattamento economico di cui al comma 1 è onnicomprensivo e remunera tutte le funzioni, i
compiti e gli incarichi svolti dai funzionari diplomatici.
14. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000, lo stipendio tabellare è stabilito, per ciascun grado della carriera
diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 116.875.000
L. 105.949.000
L.56.912.000
L.39.706.000
L.31.683.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, lo stipendio tabellare è rideterminato, per ciascun grado della
carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 117.862.000
L. 106.194.000
L.63.127.000
L.43.531.000
L.35.121.000
15. Indennità integrativa speciale.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000 l'indennità integrativa speciale spettante per ciascun grado della
carriera diplomatica è determinata nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 18.064.000
L. 17.498.000
L.15.710.000
L.14.917.000
L.14.628.000
16. Retribuzione individuale di anzianità.
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 112, quinto comma, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, le classi di stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere corrisposti con
effetto dal 26 aprile 2000. Il valore degli aumenti biennali in godimento, con l'aggiunta della
valutazione economica dei ratei di aumento biennale maturati alla stessa data, costituisce la
retribuzione individuale di anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al comma 1, viene
mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione di carriera sotto forma di assegno
personale non riassorbibile ne rivalutabile, utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita,
nonché della tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data entra a
far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento del periodo previsto dalla
preesistente normativa per l'attribuzione della classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale di anzianità dei
funzionari cessati viene attribuita al fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di
risultato, di cui all'articolo 17, secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di lavoro resta attribuito al
fondo di cui al comma 3, l'intero importo delle retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari
diplomatici cessati, valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le frazioni di mese residue
superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il predetto importo è rapportato ad anno.
17. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di posizione e la
retribuzione di risultato, al cui finanziamento si provvede mediante utilizzo delle seguenti risorse
finanziarie:
a) ammontare delle risorse destinate al compenso incentivante di cui all'articolo 4 della legge 17
aprile 1984, n. 79;
b) risorse destinate al pagamento dei compensi per lavoro straordinario nell'anno 2000;
c) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera diplomatica, escluse le quote
che disposizioni di legge riservano a risparmio del fabbisogno complessivo;
d) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
e) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti amministrativi, che comportano
incrementi retributivi per il personale della carriera diplomatica;
f) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera diplomatica cessato dal servizio
con le modalità indicate nell'articolo 16;
g) un importo pari a L. 311.990 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle somme accantonate in sede di applicazione della legge 2 ottobre 1997,
n. 334;
h) un importo pari a L. 1.435.152 mensili pro-capite, per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con le somme previste dall'articolo 19 della legge 23 dicembre 1999, n. 488;
i) un importo pari a L. 1.166.841 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre
2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alle lettere g), h) ed i) del comma 1, sono determinate con riferimento al
personale della carriera diplomatica in servizio alla data del 1° luglio 2000.
3. Nell'àmbito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al 30 per cento viene destinata al
finanziamento della retribuzione di risultato.
4. Le risorse del fondo di cui al comma 1, eventualmente non utilizzate alla fine dell'esercizio
finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
18. Retribuzione di posizione.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, la retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali
che sono state individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n.
2069 e successive modificazioni e integrazioni, è determinata nei seguenti valori annui lordi per
tredici mensilità:
a) Segretario generale L. 35.286.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b), del decreto n.
2069 L. 29.993.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069 L. 25.406.000;
d) Capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera d) del decreto n. 2069 L. 21.877.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069 L. 14.114.000;
f) funzionari addetti agli uffici L. 12.350.000.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e
successive integrazioni e modificazioni, la retribuzione di posizione è fissata in base al livello delle
funzioni svolte, secondo quanto previsto nel predetto decreto, nelle misure di cui alle lettere c), d)
ed e) del comma 1.
3. Ai funzionari diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato,
organi costituzionali o enti territoriali italiani, di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli
affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non
vengano corrisposti emolumenti accessori a qualsiasi titolo, spetta la retribuzione di posizione in
una delle misure previste dalle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del
Direttore generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di
responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti vengano corrisposti
ma in misura inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo
sovraindicato, il Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
4. Le misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica,
tenuto conto di quanto stabilito al comma 1, nonché all'articolo 16 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 16 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, sono stabilite nei seguenti valori annui lordi per tredici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 29.993.000
L. 21.877.000
L. 14.114.000
L. 12.350.000
L. 12.350.000
19. Retribuzione di risultato.
1. Sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070,
all'inizio di ogni anno gli importi spettanti come retribuzione di risultato, da erogare mensilmente
per tredici mensilità, vengono determinati con decreto del Ministro degli affari esteri, tenendo conto
delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno precedente, nel rispetto dei seguenti
parametri in relazione alle diverse posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto 5
luglio 2000, n. 2069 e successive integrazioni e modificazioni:
a) Segretario generale: 100;
b) Capo di Gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069: 85;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069: 72;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069: 62;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069: 40;
f) funzionari addetti agli uffici: 35.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, la
retribuzione di risultato è determinata in relazione alle posizioni funzionali ad essi attribuite, nelle
misure di cui al comma 1.
3. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò sia stato dato atto nella
valutazione, gli importi spettanti come retribuzione di risultato determinati ai sensi del comma 1,
possono essere incrementati fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle
risorse disponibili.
20. Norme di prima applicazione.
1. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della mancata corresponsione
della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato, ai funzionari diplomatici che
ricoprono le posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari
esteri 5 luglio 2000, n. 2069, e successive modificazioni e integrazioni, sono corrisposte le seguenti
somme lorde:
a) Segretario generale L. 40.444.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069, L. 34.378.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069, L. 29.120.000;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069, L. 25.075.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069, L. 16.177.000;
f) funzionari addetti agli uffici, L. 14.155.000.
2. Ai funzionari diplomatici collocati alle dipendenze dei capi degli uffici di livello dirigenziale
generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari materie, di cui
all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
modificazioni e integrazioni, spettano somme corrispondenti alle posizioni funzionali che sono state
loro attribuite.
3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, sono erogate per il 70 per cento a titolo di retribuzione di
posizione, e per il rimanente 30 per cento a titolo di retribuzione di risultato.
4. Relativamente al periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, le misure minime della
retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica sono stabilite come segue:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L.18.191.000
L.13.269.000
L. 8.560.000
L. 7.490.000
L. 7.490.000
5. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, ai funzionari diplomatici comandati o
collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato, organi costituzionali o enti territoriali
italiani di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai
quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non siano stati corrisposti emolumenti accessori
a qualsiasi titolo, viene corrisposto, a titolo di retribuzione di posizione, il 70 per cento di uno degli
importi indicati nelle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore
generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di responsabilità e
rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti siano stati corrisposti ma in misura
inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il
Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
6. Le somme già erogate ai funzionari diplomatici per il servizio prestato dal 26 aprile 2000 al 31
dicembre 2000 a titolo di compenso per lavoro straordinario e di compenso incentivante, in base
alla normativa in vigore precedentemente all'emanazione del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono riassorbite, a titolo di conguaglio, in sede di corresponsione degli importi previsti nei
commi precedenti.
21. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione degli articoli 14, 15, 16 e
18 hanno effetto, secondo la disciplina vigente, sulla tredicesima mensilità, sul trattamento
ordinario di quiescenza, normale e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo,
sulle ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1, si applica anche per la quota prevista a titolo di retribuzione
di posizione all'articolo 20, comma 3.
TITOLO IV
Disposizioni finali
22. Procedure di soluzione delle controversie.
1. Qualora in sede di attuazione del presente decreto insorgano controversie tra l'Amministrazione e
le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso sulla sua attuazione od
interpretazione, ciascuna delle parti può avanzare alla commissione paritetica di cui al comma 2,
richiesta scritta di esame della questione controversa con la specifica indicazione dei fatti e degli
elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei trenta giorni successivi alla richiesta, la predetta
commissione, previo un accurato esame della questione controversa, emette un parere vincolante
nel merito, al quale le parti si devono conformare.
2. Presso il Ministero degli affari esteri è istituita, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, per i fini di cui al comma 1, una commissione composta in pari numero da
rappresentanti dell'Amministrazione e da un rappresentante per ciascuna delle organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso. La commissione è presieduta da uno
dei rappresentanti dell'Amministrazione.
3. Qualora non si raggiunga ai sensi del comma 1, un'intesa su questioni interpretative di rilevanza
generale, l'Amministrazione e le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel
presente decreto possono ricorrere al Ministro per la funzione pubblica, avanzando formale richiesta
motivata di esame della questione controversa. Il Ministro per la funzione pubblica entro trenta
giorni dalla richiesta, dopo aver acquisito le risultanze emesse dal procedimento di cui al comma 1,
può consultare le delegazioni trattanti l'accordo di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85. L'esame della questione controversa deve espletarsi nel termine di trenta giorni
dal primo incontro. Il Ministro per la funzione pubblica, tenendo conto anche delle valutazioni
espresse dalle suddette delegazioni, provvede quindi, ai sensi dell'articolo 27, primo comma, n. 2),
della legge 29 marzo 1983, n. 93, e dell'articolo 5, comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988,
n. 400, ad emanare le direttive necessarie per risolvere la questione controversa.
23. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si applicano nei confronti dei
funzionari appartenenti alla carriera diplomatica le disposizioni di legge e regolamentari che siano
in contrasto con quelle contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le norme
seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario e festività): articoli 36, 39 e 40 del decreto del
Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 18 del decreto del Presidente della
Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute): articoli 37, 40, 68 commi
da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 30, 31,
32, 33 e 34 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di famiglia): articoli 69 e 70 del
decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli 37, 39 e 40 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24
dicembre 1993, n. 537; articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26, della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al titolo III (Trattamento economico): decreto del Presidente della Repubblica 22
luglio 1977, n. 422; articolo 3 del decreto-legge 11 gennaio 1985, n. 2, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 marzo 1985, n. 72; articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79; legge 20
novembre 1982, n. 869; articolo 1, comma 2, della legge 2 ottobre 1997, n. 334, e articolo 24 della
legge 23 dicembre 1998, n. 448.
24. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire 28.000 milioni per l'anno
2000 ed in lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 28.000 milioni
per l'anno 2000, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19, comma 2,
della legge 23 dicembre 1999, n. 488; quanto a lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23
dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare
le necessarie variazioni di bilancio.
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
Recepimento, ai sensi dell'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito
dall'articolo 14 del D.lg. 24 marzo 2000, n. 85, dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003,
per gli aspetti giuridici, ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il
personale della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 aprile 2001, n. 86.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, recante: «Riordino della carriera diplomatica, a
norma dell'articolo 1 della legge 28 luglio 1999, n. 266»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed
integrazioni;
Visto l'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, che disciplina il
procedimento negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale
della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia, ai fini della stipulazione di un
accordo i cui contenuti sono recepiti in un decreto del Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 112, commi 1° e 2°, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, i quali individuano la delegazione di parte pubblica e la delegazione sindacale
che partecipano al richiamato procedimento negoziale;
Viste in particolare le disposizioni di cui all'articolo 112, comma 4°, del citato decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni,
riguardanti le modalità secondo le quali il procedimento negoziale si svolge;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2000, recante: «Individuazione
della delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione dell'accordo
per il quadriennio 2000-2003 per gli aspetti normativi, e per il biennio 2000-2001, per gli aspetti
retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica, ai sensi dell'articolo 112 del decreto
del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18»;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 7°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 8°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti normativi ed al
biennio 2000-2001, per gli aspetti retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica
relativamente al servizio prestato in Italia, sottoscritta - ai sensi, dell'articolo 112 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni - in data
30 gennaio 2001, dalla delegazione di parte pubblica e dalle organizzazioni sindacali
rappresentative sul piano nazionale della carriera diplomatica SINDMAE (Sindacato nazionale
dipendenti Ministero affari esteri) e CGIL coordinamento Esteri;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e l'articolo 112, comma 4°, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modifiche ed
integrazioni;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta del 7 febbraio 2001, con la
quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 112, comma 4°, lettera d), del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza delle
osservazioni di cui alla lettera b) del citato articolo, la predetta ipotesi di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della funzione pubblica, del
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del Ministro degli affari
esteri;
Decreta:
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, il presente decreto si applica
al personale appartenente alla carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2003 per gli aspetti
giuridici, nonché il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2001 per la parte economica.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di entrata in vigore del
presente decreto.
TITOLO II
Aspetti giuridici del rapporto di impiego
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo e dell'orario di servizio
dell'Amministrazione centrale del Ministero degli affari esteri, il funzionario diplomatico organizza
il proprio impegno e tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze della
struttura presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti alla posizione da lui ricoperta
e agli obiettivi da conseguire.
2. In considerazione delle peculiarità delle funzioni del personale della carriera diplomatica, ad esso
non si applica il regime di lavoro a tempo parziale.
3. Per le improvvise, effettive ed indifferibili esigenze di servizio dell'Amministrazione, il
funzionario diplomatico assicura, nell'àmbito della struttura di appartenenza, la propria reperibilità
per lo svolgimento delle prestazioni lavorative che dovessero rendersi necessarie nelle ore serali o
notturne dei giorni feriali oppure durante il fine settimana ed i giorni festivi. Nell'eventualità che tali
prestazioni, previa tempestiva segnalazione al funzionario diplomatico da parte della struttura di
appartenenza, vengano effettivamente svolte, viene garantito, entro il termine di un mese dalla
cessazione delle suddette esigenze dell'Amministrazione, l'adeguato recupero del riposo fisiologico
sacrificato alle necessità del servizio.
4. Le strutture, che, per specifiche esigenze funzionali, sono organizzate con turnazioni vi faranno
fronte utilizzando criteri di rotazione e di compensazione fra tutti i funzionari diplomatici che vi
prestano servizio.
4. Congedo ordinario, giornate di riposo e festività.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione centrale degli affari esteri si articola su
cinque giorni settimanali, il funzionario diplomatico ha diritto, nell'arco di un anno di servizio, ad
un periodo di ferie pari a ventotto giorni lavorativi. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni per i
primi tre anni di servizio per i diplomatici assunti al primo impiego. Tale computo è comprensivo
delle due giornate previste dall'articolo 1, comma 1°, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n.
937.
2. Al funzionario diplomatico spettano inoltre quattro giornate di riposo da fruire nell'anno solare,
secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1°, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione del servizio nella carriera diplomatica la durata delle ferie è determinata,
in ragione di dodicesimi di anno, proporzionalmente al servizio da prestare entro il 31 dicembre.
Nell'anno di cessazione dal servizio, la durata delle ferie è determinata proporzionalmente al
servizio prestato in ragione dei dodicesimi di anno maturati. La frazione di mese superiore a
quindici giorni è considerata a tutti gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario diplomatico che è stato assente ai sensi dell'articolo 8 conserva il diritto alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal comma 10, non sono
monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario diplomatico programmare le proprie ferie, in accordo con il
responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da garantirne la necessaria operatività.
Compatibilmente con le esigenze di servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario diplomatico
il frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il funzionario diplomatico ha
diritto al rimborso delle spese documentate per il viaggio di rientro in sede e per quello di ritorno al
luogo di svolgimento delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata del medesimo
viaggio. Il funzionario diplomatico ha inoltre diritto al rimborso delle spese sostenute per il periodo
di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o diano luogo a ricovero
ospedaliero. È cura del funzionario diplomatico informare tempestivamente l'Amministrazione,
producendo la relativa documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate e gravi esigenze personali o di servizio che non abbiano reso possibile il
godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie dovranno essere fruite entro il primo semestre
dell'anno successivo. In caso di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può
essere prorogato dall'Amministrazione fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo quanto disposto dal comma 5, in caso di cessazione del rapporto di lavoro per qualsiasi
causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non fruito dal funzionario diplomatico per
esigenze di servizio.
11. I periodi di cui ai commi 1 e 2 non sono riducibili in caso di assenze per malattia o per
infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l'intero anno solare. In tal caso, il godimento
delle ferie di cui al comma 1, avverrà anche oltre il termine di cui al comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come tali dalla legge a tutti
gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono di Roma è considerata giorno festivo se ricade in un giorno
ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari diplomatici appartenenti alle religioni ebraica ed islamica, nonché alle altre
confessioni religiose riconosciute dallo Stato, hanno il diritto di fruire, a richiesta, di un giorno di
riposo settimanale diverso da quello domenicale. In questo caso il tempo di lavoro non prestato dal
funzionario diplomatico viene recuperato in altri giorni lavorativi, d'intesa con il responsabile della
struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa di servizio, il funzionario
diplomatico che abbia superato il periodo di prova previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi durante il quale
gli verrà corrisposta la retribuzione prevista dal comma 4. Ai fini del computo dei 18 mesi, si tiene
conto di tutte le assenze allo stesso titolo verificatesi nei tre anni precedenti. Superato tale periodo,
al funzionario diplomatico che ne fa richiesta può essere concesso in casi particolarmente gravi di
assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi, durante il quale non sarà corrisposta retribuzione.
Prima di concedere tale ulteriore periodo di assenza, l'Amministrazione ha facoltà di procedere, con
le modalità previste dalle disposizioni vigenti, all'accertamento delle sue condizioni di salute, anche
al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e permanente inidoneità fisica a
svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Tale accertamento è effettuato mediante visita medica collegiale,
durante la quale l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di propria fiducia.
2. Superati i periodi di conservazione del posto di cui al comma 1, nel caso in cui il funzionario
diplomatico a seguito dell'accertamento previsto nello stesso comma sia dichiarato
permanentemente non idoneo a svolgere alcuna delle funzioni proprie della carriera diplomatica,
l'Amministrazione può disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
3. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi, non interrompono la
maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
4. Il trattamento economico spettante al funzionario diplomatico nel periodo di conservazione del
posto è il seguente:
a) la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione
funzionale, per i primi nove mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per i successivi tre mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per gli ulteriori sei mesi di assenza.
5. Restano ferme le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di Tbc.
6. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da causa di servizio sia
ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario diplomatico è tenuto a dare comunicazione di tale
circostanza all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima verso il terzo
responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate durante il periodo di assenza ai
sensi del comma 4, e agli oneri riflessi relativi.
7. In caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti
sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia, di cui al comma 1, oltre ai giorni di
ricovero ospedaliero o di day hospital anche quelli di assenza dovuti alle terapie, certificate dalla
competente ASL. Per i suddetti giorni di assenza spetta la retribuzione di cui al comma 4, lettera a).
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul lavoro, il funzionario ha
diritto alla conservazione del posto fino alla guarigione clinica. Per l'intero periodo, al funzionario
spetta la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla
posizione funzionale.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al funzionario spetta la
retribuzione di cui al comma 8, fino alla guarigione clinica. Decorso il periodo massimo di
conservazione del posto, trova applicazione quanto previsto al comma 2. Nel caso in cui
l'Amministrazione decida di non disporre la cessazione del rapporto di lavoro prevista da tale
disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non spetta alcuna retribuzione.
10. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze per malattia iniziate
successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, a far tempo dalla quale si
computa in ogni caso il triennio di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla
predetta data, si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia per quanto
attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla conservazione del posto ove più
favorevole e il computo del triennio di cui al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio
predetto.
11. Il funzionario diplomatico, in occasione delle assenze previste nel presente articolo, è tenuto al
rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni che regolano la materia, ed in particolare di quelle che
concernono la tempestiva comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora, nonché
l'invio all'Amministrazione della relativa certificazione.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario diplomatico, che ne faccia formale e motivata richiesta, possono essere concessi
periodi di aspettativa per esigenze personali o di famiglia, senza retribuzione e senza decorrenza
dell'anzianità, per una durata complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Il funzionario diplomatico rientrato in servizio non può usufruire di un altro periodo di aspettativa
per motivi di famiglia, anche per motivi diversi, se non siano intercorsi almeno quattro mesi di
servizio attivo.
3. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1, si applicano le medesime regole previste per le
assenze per malattia.
4. I periodi di aspettativa di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente, non si cumulano con le
assenze per malattia previste dall'articolo 5.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano meno i motivi che ne
hanno giustificato la concessione, invita il funzionario diplomatico a riprendere servizio con un
preavviso di dieci giorni. Il funzionario diplomatico per le stesse motivazioni e negli stessi termini
può riprendere servizio di propria iniziativa.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni contenute nella legge 8
marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori ed a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari diplomatici in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi dell'articolo 4 della legge
30 dicembre 1971, n. 1204, e della legge 8 marzo 2000, n. 53, spetta la retribuzione costituita dalla
componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista dall'articolo 7, comma 1,
lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni ed integrazioni, per le
madri o in alternativa per i padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono valutati ai fini
dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la retribuzione di cui al comma 2.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al compimento del terzo anno
di vita del bambino, nei casi e con le modalità di cui all'articolo 7, comma 4 della legge 30 dicembre
1971, n. 1204 e successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono riconosciuti
trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati complessivamente per entrambi i
genitori, di assenza retribuita secondo quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri, in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di astensione obbligatoria non
goduti prima della data presunta del parto, da certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal comma 1°, dello stesso
articolo 10, possono essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai fini del raggiungimento
del limite massimo previsto.
8. Al funzionario diplomatico, dopo il rientro al lavoro a seguito della fruizione dei congedi
parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17 della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario diplomatico ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di svolgimento delle prove ed al
tempo strettamente necessario per il raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse,
ovvero, previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi, convegni,
seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro il limite complessivo di otto giorni
per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge, o del convivente stabile, o di un parente
entro il secondo grado o di un affine di primo grado, in ragione di tre giorni lavorativi, anche
frazionati, per evento. I giorni di permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o
dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di provvedere a conseguenti
specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave infermità dei soggetti di cui alla presente lettera b),
il funzionario diplomatico, entro sette giorni dall'evento predetto, può concordare con il
responsabile della struttura presso cui presta servizio, in alternativa ai giorni di permesso, diverse
modalità di espletamento dell'attività lavorativa, anche per periodi superiori a tre giorni;
c) documentati motivi personali, entro il limite complessivo di tre giorni per ciascun anno.
2. Il funzionario diplomatico ha inoltre il diritto di assentarsi per quindici giorni consecutivi in
occasione del matrimonio.
3. Le assenze sopra elencate possono cumularsi nell'anno solare, sono valutate agli effetti
dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di ferie disciplinato dall'articolo 4.
4. I predetti periodi di assenza non producono effetti sul trattamento economico dei funzionari
diplomatici.
5. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive
modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini del raggiungimento del limite fissato dai
precedenti commi e non riducono le ferie.
6. Il funzionario diplomatico ha altresì diritto ad assentarsi, con conservazione della retribuzione,
per tutti gli eventi in relazione ai quali specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di
attuazione prevedono la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite massimo dei distacchi
sindacali autorizzabili a favore dei funzionari diplomatici è determinato nel contingente
complessivo di n. 3.
2. Alla ripartizione dei distacchi sindacali di cui al comma 1, tra le organizzazioni sindacali dei
funzionari diplomatici rappresentative ai sensi dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite le
organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di ciascun biennio. La ripartizione,
che ha validità fino alla successiva, è effettuata in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale conferite dal personale
all'Amministrazione, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del 31
dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione (1).
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni sindacali aventi titolo alla
Direzione generale per il personale, la quale cura gli adempimenti istruttori - acquisendo per
ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica - ed emana il decreto di distacco sindacale entro il termine di
trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al comma 4
ed alla verifica del rispetto del contingente e relativo riparto di cui al comma 2, è considerato
acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla data
di ricezione della richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono avanzare richiesta di revoca
in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale
per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti solo nel caso di revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente indicato nei commi 1 e
2, soltanto in favore dei funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno
agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati al servizio prestato
nell'Amministrazione centrale, salvo che ai fini del compimento del periodo di prova e del diritto al
congedo ordinario. I predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del trattamento
economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 19.
(1) Alla ripartizione dei contingenti complessivi dei distacchi prevista dal presente comma si è
provveduto, per il biennio 2000-2001, con D.M. 6 novembre 2001 (Gazz. Uff. 9 gennaio 2002, n.
7).
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del loro mandato, i funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti
sindacali in seno agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi
dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18,
come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, nonché i dirigenti
sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in distacco sindacale ai sensi dell'articolo 9
del presente decreto, possono fruire di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto
previsto dal presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il contingente complessivo dei
permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene calcolato in ragione di 90 minuti annui, per ciascun
funzionario diplomatico effettivamente in servizio, anche in posizione di comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali calcolato ai sensi del
comma 2 tra le organizzazioni sindacali dei funzionari diplomatici rappresentative, provvede la
Direzione generale per il personale, sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31
marzo di ciascun anno. Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al 10
per cento è attribuita in parti uguali a tutte le predette organizzazioni sindacali e la parte restante è
attribuita alle medesime organizzazioni sindacali in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale, conferite dal personale al
Ministero degli affari esteri, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del
31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione. Nel periodo 1° gennaio31 marzo, in attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via
provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25 per cento del contingente annuale
previsto per ciascuna organizzazione sindacale avente titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della specificità delle funzioni
istituzionali e del particolare ordinamento della carriera diplomatica, in favore del personale di cui
al comma 1, sono concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel contingente
complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3, esclusivamente per la partecipazione a riunioni
sindacali su convocazione dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendano fruire dei permessi sindacali di cui al presente articolo devono
darne comunicazione scritta alla Direzione generale del personale ed al funzionario responsabile
della struttura in cui il dirigente sindacale presta servizio almeno tre giorni prima, tramite la
struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione autorizza il permesso
sindacale, salvo che non ostino eccezionali e motivate esigenze di funzionalità della struttura di
riferimento da comunicarsi in forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto l'organizzazione sindacale interessata
provvederà a darne comunicazione alla Direzione generale per il personale.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi sindacali sono autorizzati in
misura pari ad una giornata lavorativa e non possono superare mensilmente per ciascun dirigente
sindacale quattro giornate lavorative, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al comma
4.
8. I permessi sindacali, giornalieri ed orari, di cui al presente articolo sono a tutti gli effetti
equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti.
9. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari diplomatici che ricoprono cariche in seno agli organismi direttivi delle proprie
organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative sindacali non retribuite. Il tempo trascorso in
aspettativa non è computato ai fini della progressione in carriera. I dirigenti sindacali che cessano da
tale posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta, dedotto il tempo passato in
aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1, sono presentate dalle organizzazioni
sindacali rappresentative sul piano nazionale alla Direzione generale per il personale, la quale cura
gli adempimenti istruttori, acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, ed emana il decreto di
aspettativa entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio
dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei
requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non
provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della richiesta. Le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto entro il 31 gennaio di ciascun anno
e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di
revoca è comunicata alla Direzione generale per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti nel
solo caso di revoca.
3. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2, per la concessione delle aspettative
sindacali non retribuite, è consentito, per motivi di urgenza segnalati dalle Organizzazioni sindacali,
l'utilizzo provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno successivo alla data
di ricevimento della richiesta medesima.
4. I funzionari diplomatici, di cui al comma 1 dell'articolo 10 del presente accordo possono
usufruire, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del medesimo articolo 10, di permessi sindacali
non retribuiti per la partecipazione a trattative sindacali ovvero a congressi e convegni di natura
sindacale nonché alle riunioni degli organi collegiali statutari delle rispettive organizzazioni
sindacali, oltre ai rispettivi monti ore annuali di cui ai commi 2 e 3 del citato articolo 10.
5. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in base all'articolo 8,
comma 8° della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli stessi previsti per la retribuzione spettante al
personale in distacco sindacale retribuito.
6. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
12. Adempimenti dell'Amministrazione in materia di distacchi, permessi e aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo sindacale di cui
all'articolo 9, comma 2, ed all'articolo 10, comma 3, la Direzione generale per il personale fornisce
alle organizzazioni sindacali nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in
vista della loro certificazione e della sottoscrizione della relativa documentazione. Ove dovessero
riscontrare errori od omissioni in base ai dati in proprio possesso, le organizzazioni sindacali
provvedono a documentare le richieste di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione
generale per il personale, nel corso del quale si procede all'esame della documentazione presentata
ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel caso di riscontro positivo della
richiesta. La Direzione generale per il personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati
complessivi relativi alle deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando modelli e procedure
informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dal medesimo Dipartimento della
funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per la riscossione del contributo sindacale,
delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali che abbiano dato vita ad aggregazioni
associative, sono attribuite, in applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del contributo delle deleghe
stesse o che le deleghe siano confermate dagli iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per il personale, utilizzando modelli di
rilevazione e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a comunicare
al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e per
sindacato, del personale che ha fruito di distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione generale per il personale,
utilizzando i modelli e le procedure informatizzate indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito dei permessi sindacali
nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun nominativo del numero complessivo dei giorni e
delle ore. Il Dipartimento della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente
decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica può disporre
ispezioni nei confronti del il Ministero degli affari esteri, qualora non ottemperi tempestivamente
agli obblighi indicati nei commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di
ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce ulteriori assensi preventivi
richiesti dalla stessa Amministrazione ai sensi dell'articolo 9, comma 3, e dell'articolo 11, comma 2,
salvo quanto disposto dal comma 3 dell'articolo 11. Dell'inadempimento risponde, comunque, il
funzionario responsabile del procedimento appositamente nominato dal Ministero degli affari esteri
ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per sindacato, per qualifica e per
sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica in allegato alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da presentare
al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983, n. 93.
7. I funzionari che dispongono o consentono l'utilizzazione di distacchi, aspettative e permessi
sindacali in violazione della normativa vigente sono responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
TITOLO III
Trattamento economico
13. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera diplomatica è articolato nelle
seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare, l'indennità integrativa
speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati.
2. Il trattamento economico di cui al comma 1 è onnicomprensivo e remunera tutte le funzioni, i
compiti e gli incarichi svolti dai funzionari diplomatici.
14. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000, lo stipendio tabellare è stabilito, per ciascun grado della carriera
diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 116.875.000
L. 105.949.000
L.56.912.000
L.39.706.000
L.31.683.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, lo stipendio tabellare è rideterminato, per ciascun grado della
carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 117.862.000
L. 106.194.000
L.63.127.000
L.43.531.000
L.35.121.000
15. Indennità integrativa speciale.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000 l'indennità integrativa speciale spettante per ciascun grado della
carriera diplomatica è determinata nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 18.064.000
L. 17.498.000
L.15.710.000
L.14.917.000
L.14.628.000
16. Retribuzione individuale di anzianità.
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 112, quinto comma, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, le classi di stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere corrisposti con
effetto dal 26 aprile 2000. Il valore degli aumenti biennali in godimento, con l'aggiunta della
valutazione economica dei ratei di aumento biennale maturati alla stessa data, costituisce la
retribuzione individuale di anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al comma 1, viene
mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione di carriera sotto forma di assegno
personale non riassorbibile ne rivalutabile, utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita,
nonché della tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data entra a
far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento del periodo previsto dalla
preesistente normativa per l'attribuzione della classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale di anzianità dei
funzionari cessati viene attribuita al fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di
risultato, di cui all'articolo 17, secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di lavoro resta attribuito al
fondo di cui al comma 3, l'intero importo delle retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari
diplomatici cessati, valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le frazioni di mese residue
superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il predetto importo è rapportato ad anno.
17. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di posizione e la
retribuzione di risultato, al cui finanziamento si provvede mediante utilizzo delle seguenti risorse
finanziarie:
a) ammontare delle risorse destinate al compenso incentivante di cui all'articolo 4 della legge 17
aprile 1984, n. 79;
b) risorse destinate al pagamento dei compensi per lavoro straordinario nell'anno 2000;
c) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera diplomatica, escluse le quote
che disposizioni di legge riservano a risparmio del fabbisogno complessivo;
d) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
e) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti amministrativi, che comportano
incrementi retributivi per il personale della carriera diplomatica;
f) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera diplomatica cessato dal servizio
con le modalità indicate nell'articolo 16;
g) un importo pari a L. 311.990 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle somme accantonate in sede di applicazione della legge 2 ottobre 1997,
n. 334;
h) un importo pari a L. 1.435.152 mensili pro-capite, per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con le somme previste dall'articolo 19 della legge 23 dicembre 1999, n. 488;
i) un importo pari a L. 1.166.841 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre
2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alle lettere g), h) ed i) del comma 1, sono determinate con riferimento al
personale della carriera diplomatica in servizio alla data del 1° luglio 2000.
3. Nell'àmbito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al 30 per cento viene destinata al
finanziamento della retribuzione di risultato.
4. Le risorse del fondo di cui al comma 1, eventualmente non utilizzate alla fine dell'esercizio
finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
18. Retribuzione di posizione.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, la retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali
che sono state individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n.
2069 e successive modificazioni e integrazioni, è determinata nei seguenti valori annui lordi per
tredici mensilità:
a) Segretario generale L. 35.286.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b), del decreto n.
2069 L. 29.993.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069 L. 25.406.000;
d) Capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera d) del decreto n. 2069 L. 21.877.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069 L. 14.114.000;
f) funzionari addetti agli uffici L. 12.350.000.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e
successive integrazioni e modificazioni, la retribuzione di posizione è fissata in base al livello delle
funzioni svolte, secondo quanto previsto nel predetto decreto, nelle misure di cui alle lettere c), d)
ed e) del comma 1.
3. Ai funzionari diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato,
organi costituzionali o enti territoriali italiani, di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli
affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non
vengano corrisposti emolumenti accessori a qualsiasi titolo, spetta la retribuzione di posizione in
una delle misure previste dalle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del
Direttore generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di
responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti vengano corrisposti
ma in misura inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo
sovraindicato, il Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
4. Le misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica,
tenuto conto di quanto stabilito al comma 1, nonché all'articolo 16 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 16 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, sono stabilite nei seguenti valori annui lordi per tredici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 29.993.000
L. 21.877.000
L. 14.114.000
L. 12.350.000
L. 12.350.000
19. Retribuzione di risultato.
1. Sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070,
all'inizio di ogni anno gli importi spettanti come retribuzione di risultato, da erogare mensilmente
per tredici mensilità, vengono determinati con decreto del Ministro degli affari esteri, tenendo conto
delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno precedente, nel rispetto dei seguenti
parametri in relazione alle diverse posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto 5
luglio 2000, n. 2069 e successive integrazioni e modificazioni:
a) Segretario generale: 100;
b) Capo di Gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069: 85;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069: 72;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069: 62;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069: 40;
f) funzionari addetti agli uffici: 35.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, la
retribuzione di risultato è determinata in relazione alle posizioni funzionali ad essi attribuite, nelle
misure di cui al comma 1.
3. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò sia stato dato atto nella
valutazione, gli importi spettanti come retribuzione di risultato determinati ai sensi del comma 1,
possono essere incrementati fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle
risorse disponibili.
20. Norme di prima applicazione.
1. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della mancata corresponsione
della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato, ai funzionari diplomatici che
ricoprono le posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari
esteri 5 luglio 2000, n. 2069, e successive modificazioni e integrazioni, sono corrisposte le seguenti
somme lorde:
a) Segretario generale L. 40.444.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069, L. 34.378.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069, L. 29.120.000;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069, L. 25.075.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069, L. 16.177.000;
f) funzionari addetti agli uffici, L. 14.155.000.
2. Ai funzionari diplomatici collocati alle dipendenze dei capi degli uffici di livello dirigenziale
generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari materie, di cui
all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
modificazioni e integrazioni, spettano somme corrispondenti alle posizioni funzionali che sono state
loro attribuite.
3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, sono erogate per il 70 per cento a titolo di retribuzione di
posizione, e per il rimanente 30 per cento a titolo di retribuzione di risultato.
4. Relativamente al periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, le misure minime della
retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica sono stabilite come segue:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L.18.191.000
L.13.269.000
L. 8.560.000
L. 7.490.000
L. 7.490.000
5. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, ai funzionari diplomatici comandati o
collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato, organi costituzionali o enti territoriali
italiani di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai
quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non siano stati corrisposti emolumenti accessori
a qualsiasi titolo, viene corrisposto, a titolo di retribuzione di posizione, il 70 per cento di uno degli
importi indicati nelle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore
generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di responsabilità e
rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti siano stati corrisposti ma in misura
inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il
Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
6. Le somme già erogate ai funzionari diplomatici per il servizio prestato dal 26 aprile 2000 al 31
dicembre 2000 a titolo di compenso per lavoro straordinario e di compenso incentivante, in base
alla normativa in vigore precedentemente all'emanazione del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono riassorbite, a titolo di conguaglio, in sede di corresponsione degli importi previsti nei
commi precedenti.
21. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione degli articoli 14, 15, 16 e
18 hanno effetto, secondo la disciplina vigente, sulla tredicesima mensilità, sul trattamento
ordinario di quiescenza, normale e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo,
sulle ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1, si applica anche per la quota prevista a titolo di retribuzione
di posizione all'articolo 20, comma 3.
TITOLO IV
Disposizioni finali
22. Procedure di soluzione delle controversie.
1. Qualora in sede di attuazione del presente decreto insorgano controversie tra l'Amministrazione e
le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso sulla sua attuazione od
interpretazione, ciascuna delle parti può avanzare alla commissione paritetica di cui al comma 2,
richiesta scritta di esame della questione controversa con la specifica indicazione dei fatti e degli
elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei trenta giorni successivi alla richiesta, la predetta
commissione, previo un accurato esame della questione controversa, emette un parere vincolante
nel merito, al quale le parti si devono conformare.
2. Presso il Ministero degli affari esteri è istituita, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, per i fini di cui al comma 1, una commissione composta in pari numero da
rappresentanti dell'Amministrazione e da un rappresentante per ciascuna delle organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso. La commissione è presieduta da uno
dei rappresentanti dell'Amministrazione.
3. Qualora non si raggiunga ai sensi del comma 1, un'intesa su questioni interpretative di rilevanza
generale, l'Amministrazione e le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel
presente decreto possono ricorrere al Ministro per la funzione pubblica, avanzando formale richiesta
motivata di esame della questione controversa. Il Ministro per la funzione pubblica entro trenta
giorni dalla richiesta, dopo aver acquisito le risultanze emesse dal procedimento di cui al comma 1,
può consultare le delegazioni trattanti l'accordo di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85. L'esame della questione controversa deve espletarsi nel termine di trenta giorni
dal primo incontro. Il Ministro per la funzione pubblica, tenendo conto anche delle valutazioni
espresse dalle suddette delegazioni, provvede quindi, ai sensi dell'articolo 27, primo comma, n. 2),
della legge 29 marzo 1983, n. 93, e dell'articolo 5, comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988,
n. 400, ad emanare le direttive necessarie per risolvere la questione controversa.
23. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si applicano nei confronti dei
funzionari appartenenti alla carriera diplomatica le disposizioni di legge e regolamentari che siano
in contrasto con quelle contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le norme
seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario e festività): articoli 36, 39 e 40 del decreto del
Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 18 del decreto del Presidente della
Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute): articoli 37, 40, 68 commi
da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 30, 31,
32, 33 e 34 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di famiglia): articoli 69 e 70 del
decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli 37, 39 e 40 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24
dicembre 1993, n. 537; articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26, della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al titolo III (Trattamento economico): decreto del Presidente della Repubblica 22
luglio 1977, n. 422; articolo 3 del decreto-legge 11 gennaio 1985, n. 2, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 marzo 1985, n. 72; articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79; legge 20
novembre 1982, n. 869; articolo 1, comma 2, della legge 2 ottobre 1997, n. 334, e articolo 24 della
legge 23 dicembre 1998, n. 448.
24. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire 28.000 milioni per l'anno
2000 ed in lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 28.000 milioni
per l'anno 2000, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19, comma 2,
della legge 23 dicembre 1999, n. 488; quanto a lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23
dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare
le necessarie variazioni di bilancio.
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
Recepimento, ai sensi dell'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18,
come sostituito dall'articolo 14 del D.lg. 24 marzo 2000, n. 85,
dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti giuridici,
ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il
personale della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato
in Italia.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 aprile 2001, n. 86.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, recante: «Riordino della
carriera diplomatica, a norma dell'articolo 1 della legge 28 luglio 1999, n.
266»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e
successive modifiche ed integrazioni;
Visto l'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, che disciplina il procedimento negoziale per la disciplina
di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale della carriera
diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia, ai fini della
stipulazione di un accordo i cui contenuti sono recepiti in un decreto del
Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 112, commi 1° e 2°, del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito
dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, i quali
individuano la delegazione di parte pubblica e la delegazione sindacale che
partecipano al richiamato procedimento negoziale;
Viste in particolare le disposizioni di cui all'articolo 112, comma 4°, del
citato decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e
successive modifiche ed integrazioni, riguardanti le modalità secondo le
quali il procedimento negoziale si svolge;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2000,
recante: «Individuazione della delegazione sindacale che partecipa al
procedimento negoziale per la definizione dell'accordo per il quadriennio
2000-2003 per gli aspetti normativi, e per il biennio 2000-2001, per gli
aspetti retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica, ai
sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18»;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069,
emanato in attuazione all'articolo 112, comma 7°, del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070,
emanato in attuazione all'articolo 112, comma 8°, del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti
normativi ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti retributivi, riguardante il
personale della carriera diplomatica relativamente al servizio prestato in
Italia, sottoscritta - ai sensi, dell'articolo 112 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni in data 30 gennaio 2001, dalla delegazione di parte pubblica e dalle
organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale della carriera
diplomatica SINDMAE (Sindacato nazionale dipendenti Ministero affari
esteri) e CGIL coordinamento Esteri;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e l'articolo
112, comma 4°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967,
n. 18 e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta del 7
febbraio 2001, con la quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 112,
comma 4°, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza
delle osservazioni di cui alla lettera b) del citato articolo, la predetta ipotesi
di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della
funzione pubblica, del Ministro del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica e del Ministro degli affari esteri;
Decreta:
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5
gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo
24 marzo 2000, n. 85, il presente decreto si applica al personale
appartenente alla carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in
Italia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre
2003 per gli aspetti giuridici, nonché il periodo dal 26 aprile 2000 al 31
dicembre 2001 per la parte economica.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di
entrata in vigore del presente decreto.
TITOLO II
Aspetti giuridici del rapporto di impiego
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo e
dell'orario di servizio dell'Amministrazione centrale del Ministero degli
affari esteri, il funzionario diplomatico organizza il proprio impegno e
tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze
della struttura presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti
alla posizione da lui ricoperta e agli obiettivi da conseguire.
2. In considerazione delle peculiarità delle funzioni del personale della
carriera diplomatica, ad esso non si applica il regime di lavoro a tempo
parziale.
3. Per le improvvise, effettive ed indifferibili esigenze di servizio
dell'Amministrazione, il funzionario diplomatico assicura, nell'àmbito della
struttura di appartenenza, la propria reperibilità per lo svolgimento delle
prestazioni lavorative che dovessero rendersi necessarie nelle ore serali o
notturne dei giorni feriali oppure durante il fine settimana ed i giorni festivi.
Nell'eventualità che tali prestazioni, previa tempestiva segnalazione al
funzionario diplomatico da parte della struttura di appartenenza, vengano
effettivamente svolte, viene garantito, entro il termine di un mese dalla
cessazione delle suddette esigenze dell'Amministrazione, l'adeguato
recupero del riposo fisiologico sacrificato alle necessità del servizio.
4. Le strutture, che, per specifiche esigenze funzionali, sono organizzate con
turnazioni vi faranno fronte utilizzando criteri di rotazione e di
compensazione fra tutti i funzionari diplomatici che vi prestano servizio.
4. Congedo ordinario, giornate di riposo e festività.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione centrale degli
affari esteri si articola su cinque giorni settimanali, il funzionario
diplomatico ha diritto, nell'arco di un anno di servizio, ad un periodo di ferie
pari a ventotto giorni lavorativi. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni per i
primi tre anni di servizio per i diplomatici assunti al primo impiego. Tale
computo è comprensivo delle due giornate previste dall'articolo 1, comma
1°, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
2. Al funzionario diplomatico spettano inoltre quattro giornate di riposo da
fruire nell'anno solare, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1°,
lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione del servizio nella carriera diplomatica la durata
delle ferie è determinata, in ragione di dodicesimi di anno,
proporzionalmente al servizio da prestare entro il 31 dicembre. Nell'anno di
cessazione dal servizio, la durata delle ferie è determinata
proporzionalmente al servizio prestato in ragione dei dodicesimi di anno
maturati. La frazione di mese superiore a quindici giorni è considerata a tutti
gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario diplomatico che è stato assente ai sensi dell'articolo 8
conserva il diritto alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal
comma 10, non sono monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario diplomatico programmare le proprie ferie, in
accordo con il responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da
garantirne la necessaria operatività. Compatibilmente con le esigenze di
servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario diplomatico il
frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il
funzionario diplomatico ha diritto al rimborso delle spese documentate per il
viaggio di rientro in sede e per quello di ritorno al luogo di svolgimento
delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata del medesimo
viaggio. Il funzionario diplomatico ha inoltre diritto al rimborso delle spese
sostenute per il periodo di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o
diano luogo a ricovero ospedaliero. È cura del funzionario diplomatico
informare tempestivamente l'Amministrazione, producendo la relativa
documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate e gravi esigenze personali o di servizio che non
abbiano reso possibile il godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie
dovranno essere fruite entro il primo semestre dell'anno successivo. In caso
di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può essere
prorogato dall'Amministrazione fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo quanto disposto dal comma 5, in caso di cessazione del rapporto
di lavoro per qualsiasi causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non
fruito dal funzionario diplomatico per esigenze di servizio.
11. I periodi di cui ai commi 1 e 2 non sono riducibili in caso di assenze per
malattia o per infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l'intero
anno solare. In tal caso, il godimento delle ferie di cui al comma 1, avverrà
anche oltre il termine di cui al comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come
tali dalla legge a tutti gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono di Roma è considerata giorno festivo se
ricade in un giorno ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari diplomatici appartenenti alle religioni ebraica ed islamica,
nonché alle altre confessioni religiose riconosciute dallo Stato, hanno il
diritto di fruire, a richiesta, di un giorno di riposo settimanale diverso da
quello domenicale. In questo caso il tempo di lavoro non prestato dal
funzionario diplomatico viene recuperato in altri giorni lavorativi, d'intesa
con il responsabile della struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa
di servizio, il funzionario diplomatico che abbia superato il periodo di prova
previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, ha
diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi durante il
quale gli verrà corrisposta la retribuzione prevista dal comma 4. Ai fini del
computo dei 18 mesi, si tiene conto di tutte le assenze allo stesso titolo
verificatesi nei tre anni precedenti. Superato tale periodo, al funzionario
diplomatico che ne fa richiesta può essere concesso in casi particolarmente
gravi di assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi, durante il quale non
sarà corrisposta retribuzione. Prima di concedere tale ulteriore periodo di
assenza, l'Amministrazione ha facoltà di procedere, con le modalità previste
dalle disposizioni vigenti, all'accertamento delle sue condizioni di salute,
anche al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e
permanente inidoneità fisica a svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Tale
accertamento è effettuato mediante visita medica collegiale, durante la quale
l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di propria fiducia.
2. Superati i periodi di conservazione del posto di cui al comma 1, nel caso
in cui il funzionario diplomatico a seguito dell'accertamento previsto nello
stesso comma sia dichiarato permanentemente non idoneo a svolgere alcuna
delle funzioni proprie della carriera diplomatica, l'Amministrazione può
disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
3. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi,
non interrompono la maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
4. Il trattamento economico spettante al funzionario diplomatico nel periodo
di conservazione del posto è il seguente:
a) la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella
correlata alla posizione funzionale, per i primi nove mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per i successivi tre
mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per gli ulteriori sei
mesi di assenza.
5. Restano ferme le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di Tbc.
6. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da
causa di servizio sia ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario
diplomatico è tenuto a dare comunicazione di tale circostanza
all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima verso il
terzo responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate
durante il periodo di assenza ai sensi del comma 4, e agli oneri riflessi
relativi.
7. In caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o
parzialmente invalidanti sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per
malattia, di cui al comma 1, oltre ai giorni di ricovero ospedaliero o di day
hospital anche quelli di assenza dovuti alle terapie, certificate dalla
competente ASL. Per i suddetti giorni di assenza spetta la retribuzione di cui
al comma 4, lettera a).
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul
lavoro, il funzionario ha diritto alla conservazione del posto fino alla
guarigione clinica. Per l'intero periodo, al funzionario spetta la retribuzione
costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla
posizione funzionale.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al
funzionario spetta la retribuzione di cui al comma 8, fino alla guarigione
clinica. Decorso il periodo massimo di conservazione del posto, trova
applicazione quanto previsto al comma 2. Nel caso in cui l'Amministrazione
decida di non disporre la cessazione del rapporto di lavoro prevista da tale
disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non spetta
alcuna retribuzione.
10. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze
per malattia iniziate successivamente alla data di entrata in vigore del
presente decreto, a far tempo dalla quale si computa in ogni caso il triennio
di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla predetta data,
si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia
per quanto attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla
conservazione del posto ove più favorevole e il computo del triennio di cui
al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio predetto.
11. Il funzionario diplomatico, in occasione delle assenze previste nel
presente articolo, è tenuto al rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni che
regolano la materia, ed in particolare di quelle che concernono la tempestiva
comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora, nonché l'invio
all'Amministrazione della relativa certificazione.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario diplomatico, che ne faccia formale e motivata richiesta,
possono essere concessi periodi di aspettativa per esigenze personali o di
famiglia, senza retribuzione e senza decorrenza dell'anzianità, per una durata
complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Il funzionario diplomatico rientrato in servizio non può usufruire di un
altro periodo di aspettativa per motivi di famiglia, anche per motivi diversi,
se non siano intercorsi almeno quattro mesi di servizio attivo.
3. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1, si applicano le
medesime regole previste per le assenze per malattia.
4. I periodi di aspettativa di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente,
non si cumulano con le assenze per malattia previste dall'articolo 5.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano
meno i motivi che ne hanno giustificato la concessione, invita il funzionario
diplomatico a riprendere servizio con un preavviso di dieci giorni. Il
funzionario diplomatico per le stesse motivazioni e negli stessi termini può
riprendere servizio di propria iniziativa.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni
contenute nella legge 8 marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori
ed a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari diplomatici in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi
dell'articolo 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e della legge 8 marzo
2000, n. 53, spetta la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di
base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista
dall'articolo 7, comma 1, lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e
successive modificazioni ed integrazioni, per le madri o in alternativa per i
padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono
valutati ai fini dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la
retribuzione di cui al comma 2.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al
compimento del terzo anno di vita del bambino, nei casi e con le modalità di
cui all'articolo 7, comma 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204 e
successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono
riconosciuti trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati
complessivamente per entrambi i genitori, di assenza retribuita secondo
quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri, in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di
astensione obbligatoria non goduti prima della data presunta del parto, da
certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della
legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive
rispetto a quelle previste dal comma 1°, dello stesso articolo 10, possono
essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai
fini del raggiungimento del limite massimo previsto.
8. Al funzionario diplomatico, dopo il rientro al lavoro a seguito della
fruizione dei congedi parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17
della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario diplomatico ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di
svolgimento delle prove ed al tempo strettamente necessario per il
raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse, ovvero,
previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi,
convegni, seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro
il limite complessivo di otto giorni per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge, o del convivente
stabile, o di un parente entro il secondo grado o di un affine di primo grado,
in ragione di tre giorni lavorativi, anche frazionati, per evento. I giorni di
permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o
dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di
provvedere a conseguenti specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave
infermità dei soggetti di cui alla presente lettera b), il funzionario
diplomatico, entro sette giorni dall'evento predetto, può concordare con il
responsabile della struttura presso cui presta servizio, in alternativa ai giorni
di permesso, diverse modalità di espletamento dell'attività lavorativa, anche
per periodi superiori a tre giorni;
c) documentati motivi personali, entro il limite complessivo di tre giorni per
ciascun anno.
2. Il funzionario diplomatico ha inoltre il diritto di assentarsi per quindici
giorni consecutivi in occasione del matrimonio.
3. Le assenze sopra elencate possono cumularsi nell'anno solare, sono
valutate agli effetti dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di
ferie disciplinato dall'articolo 4.
4. I predetti periodi di assenza non producono effetti sul trattamento
economico dei funzionari diplomatici.
5. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992,
n. 104, e successive modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini
del raggiungimento del limite fissato dai precedenti commi e non riducono
le ferie.
6. Il funzionario diplomatico ha altresì diritto ad assentarsi, con
conservazione della retribuzione, per tutti gli eventi in relazione ai quali
specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di attuazione
prevedono la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite
massimo dei distacchi sindacali autorizzabili a favore dei funzionari
diplomatici è determinato nel contingente complessivo di n. 3.
2. Alla ripartizione dei distacchi sindacali di cui al comma 1, tra le
organizzazioni sindacali dei funzionari diplomatici rappresentative ai sensi
dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5
gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo
24 marzo 2000, n. 85, provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite
le organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di
ciascun biennio. La ripartizione, che ha validità fino alla successiva, è
effettuata in rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse
per la riscossione del contributo sindacale conferite dal personale
all'Amministrazione, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni
sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui si
effettua la ripartizione (1).
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni
sindacali aventi titolo alla Direzione generale per il personale, la quale cura
gli adempimenti istruttori - acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il
preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica - ed emana il decreto di distacco
sindacale entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al
comma 4 ed alla verifica del rispetto del contingente e relativo riparto di cui
al comma 2, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione
pubblica non provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della
richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono
avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la
richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale per il personale ed
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti solo nel caso di
revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente
indicato nei commi 1 e 2, soltanto in favore dei funzionari diplomatici che
ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno agli organismi direttivi delle
organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati
al servizio prestato nell'Amministrazione centrale, salvo che ai fini del
compimento del periodo di prova e del diritto al congedo ordinario. I
predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del
trattamento economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 19.
(1) Alla ripartizione dei contingenti complessivi dei distacchi prevista dal
presente comma si è provveduto, per il biennio 2000-2001, con D.M. 6
novembre 2001 (Gazz. Uff. 9 gennaio 2002, n. 7).
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del loro mandato, i funzionari diplomatici che
ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno agli organismi direttivi delle
organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 112, comma
2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85,
nonché i dirigenti sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in
distacco sindacale ai sensi dell'articolo 9 del presente decreto, possono fruire
di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto previsto dal
presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il
contingente complessivo dei permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene
calcolato in ragione di 90 minuti annui, per ciascun funzionario diplomatico
effettivamente in servizio, anche in posizione di comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali
calcolato ai sensi del comma 2 tra le organizzazioni sindacali dei funzionari
diplomatici rappresentative, provvede la Direzione generale per il personale,
sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31 marzo di ciascun
anno. Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al
10 per cento è attribuita in parti uguali a tutte le predette organizzazioni
sindacali e la parte restante è attribuita alle medesime organizzazioni
sindacali in rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse
per la riscossione del contributo sindacale, conferite dal personale al
Ministero degli affari esteri, accertate per ciascuna delle citate
organizzazioni sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a
quello in cui si effettua la ripartizione. Nel periodo 1° gennaio-31 marzo, in
attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via
provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25 per cento del
contingente annuale previsto per ciascuna organizzazione sindacale avente
titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della
specificità delle funzioni istituzionali e del particolare ordinamento della
carriera diplomatica, in favore del personale di cui al comma 1, sono
concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel
contingente complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3, esclusivamente
per la partecipazione a riunioni sindacali su convocazione
dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendano fruire dei permessi sindacali di cui al
presente articolo devono darne comunicazione scritta alla Direzione
generale del personale ed al funzionario responsabile della struttura in cui il
dirigente sindacale presta servizio almeno tre giorni prima, tramite la
struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione
autorizza il permesso sindacale, salvo che non ostino eccezionali e motivate
esigenze di funzionalità della struttura di riferimento da comunicarsi in
forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto
l'organizzazione sindacale interessata provvederà a darne comunicazione
alla Direzione generale per il personale.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi
sindacali sono autorizzati in misura pari ad una giornata lavorativa e non
possono superare mensilmente per ciascun dirigente sindacale quattro
giornate lavorative, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al
comma 4.
8. I permessi sindacali, giornalieri ed orari, di cui al presente articolo sono a
tutti gli effetti equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono
retribuiti.
9. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in
vigore del presente decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari diplomatici che ricoprono cariche in seno agli organismi
direttivi delle proprie organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative
sindacali non retribuite. Il tempo trascorso in aspettativa non è computato ai
fini della progressione in carriera. I dirigenti sindacali che cessano da tale
posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta, dedotto il
tempo passato in aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1, sono presentate
dalle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale alla
Direzione generale per il personale, la quale cura gli adempimenti istruttori,
acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, ed emana il decreto di aspettativa entro il termine di trenta giorni
dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente
all'accertamento dei requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il
Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla
data di ricezione della richiesta. Le organizzazioni sindacali comunicano la
conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto entro il 31 gennaio di
ciascun anno e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La
conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alla Direzione
generale per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali
provvedimenti nel solo caso di revoca.
3. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2, per la
concessione delle aspettative sindacali non retribuite, è consentito, per
motivi di urgenza segnalati dalle Organizzazioni sindacali, l'utilizzo
provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno
successivo alla data di ricevimento della richiesta medesima.
4. I funzionari diplomatici, di cui al comma 1 dell'articolo 10 del presente
accordo possono usufruire, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del
medesimo articolo 10, di permessi sindacali non retribuiti per la
partecipazione a trattative sindacali ovvero a congressi e convegni di natura
sindacale nonché alle riunioni degli organi collegiali statutari delle rispettive
organizzazioni sindacali, oltre ai rispettivi monti ore annuali di cui ai commi
2 e 3 del citato articolo 10.
5. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in
base all'articolo 8, comma 8° della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli
stessi previsti per la retribuzione spettante al personale in distacco sindacale
retribuito.
6. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in
vigore del presente decreto.
12. Adempimenti dell'Amministrazione in materia di distacchi, permessi e
aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo
sindacale di cui all'articolo 9, comma 2, ed all'articolo 10, comma 3, la
Direzione generale per il personale fornisce alle organizzazioni sindacali
nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in vista
della loro certificazione e della sottoscrizione della relativa documentazione.
Ove dovessero riscontrare errori od omissioni in base ai dati in proprio
possesso, le organizzazioni sindacali provvedono a documentare le richieste
di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione generale per il
personale, nel corso del quale si procede all'esame della documentazione
presentata ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel
caso di riscontro positivo della richiesta. La Direzione generale per il
personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati complessivi relativi
alle deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando
modelli e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica,
predisposti dal medesimo Dipartimento della funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per la riscossione del
contributo sindacale, delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali
che abbiano dato vita ad aggregazioni associative, sono attribuite, in
applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del
contributo delle deleghe stesse o che le deleghe siano confermate dagli
iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per il
personale, utilizzando modelli di rilevazione e procedure informatizzate,
anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a
comunicare al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e per sindacato, del personale che ha fruito di
distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione
generale per il personale, utilizzando i modelli e le procedure informatizzate
indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito
dei permessi sindacali nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun
nominativo del numero complessivo dei giorni e delle ore. Il Dipartimento
della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente
decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica può disporre ispezioni nei confronti del il Ministero degli affari
esteri, qualora non ottemperi tempestivamente agli obblighi indicati nei
commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di
ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce
ulteriori assensi preventivi richiesti dalla stessa Amministrazione ai sensi
dell'articolo 9, comma 3, e dell'articolo 11, comma 2, salvo quanto disposto
dal comma 3 dell'articolo 11. Dell'inadempimento risponde, comunque, il
funzionario responsabile del procedimento appositamente nominato dal
Ministero degli affari esteri ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per
sindacato, per qualifica e per sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica in allegato
alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da
presentare al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983,
n. 93.
7. I funzionari che dispongono o consentono l'utilizzazione di distacchi,
aspettative e permessi sindacali in violazione della normativa vigente sono
responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore
del presente decreto.
TITOLO III
Trattamento economico
13. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera
diplomatica è articolato nelle seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare,
l'indennità integrativa speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove
acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli
obiettivi assegnati.
2. Il trattamento economico di cui al comma 1 è onnicomprensivo e
remunera tutte le funzioni, i compiti e gli incarichi svolti dai funzionari
diplomatici.
14. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000, lo stipendio tabellare è stabilito, per
ciascun grado della carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per
dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 116.875.000
L. 105.949.000
L.56.912.000
L.39.706.000
L.31.683.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, lo stipendio tabellare è rideterminato,
per ciascun grado della carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi
per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
15. Indennità integrativa speciale.
L. 117.862.000
L. 106.194.000
L.63.127.000
L.43.531.000
L.35.121.000
1. A decorrere dal 26 aprile 2000 l'indennità integrativa speciale spettante
per ciascun grado della carriera diplomatica è determinata nei seguenti
importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 18.064.000
L. 17.498.000
L.15.710.000
L.14.917.000
L.14.628.000
16. Retribuzione individuale di anzianità.
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 112, quinto comma, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, le
classi di stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere
corrisposti con effetto dal 26 aprile 2000. Il valore degli aumenti biennali in
godimento, con l'aggiunta della valutazione economica dei ratei di aumento
biennale maturati alla stessa data, costituisce la retribuzione individuale di
anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al
comma 1, viene mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione
di carriera sotto forma di assegno personale non riassorbibile ne rivalutabile,
utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita, nonché della
tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data
entra a far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento
del periodo previsto dalla preesistente normativa per l'attribuzione della
classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale
di anzianità dei funzionari cessati viene attribuita al fondo per la
retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato, di cui all'articolo 17,
secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di
lavoro resta attribuito al fondo di cui al comma 3, l'intero importo delle
retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari diplomatici cessati,
valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le
frazioni di mese residue superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il
predetto importo è rapportato ad anno.
17. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di
posizione e la retribuzione di risultato, al cui finanziamento si provvede
mediante utilizzo delle seguenti risorse finanziarie:
a) ammontare delle risorse destinate al compenso incentivante di cui
all'articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79;
b) risorse destinate al pagamento dei compensi per lavoro straordinario
nell'anno 2000;
c) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera
diplomatica, escluse le quote che disposizioni di legge riservano a risparmio
del fabbisogno complessivo;
d) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre
1997, n. 449;
e) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti
amministrativi, che comportano incrementi retributivi per il personale della
carriera diplomatica;
f) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera
diplomatica cessato dal servizio con le modalità indicate nell'articolo 16;
g) un importo pari a L. 311.990 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla
cui copertura si provvede con l'utilizzo delle somme accantonate in sede di
applicazione della legge 2 ottobre 1997, n. 334;
h) un importo pari a L. 1.435.152 mensili pro-capite, per tredici mensilità,
alla cui copertura si provvede con le somme previste dall'articolo 19 della
legge 23 dicembre 1999, n. 488;
i) un importo pari a L. 1.166.841 mensili pro-capite per tredici mensilità,
alla cui copertura si provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la
categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alle lettere g), h) ed i) del comma 1, sono determinate
con riferimento al personale della carriera diplomatica in servizio alla data
del 1° luglio 2000.
3. Nell'àmbito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al 30 per cento
viene destinata al finanziamento della retribuzione di risultato.
4. Le risorse del fondo di cui al comma 1, eventualmente non utilizzate alla
fine dell'esercizio finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
18. Retribuzione di posizione.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, la retribuzione di posizione, correlata
alle posizioni funzionali che sono state individuate nell'articolo 1 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
modificazioni e integrazioni, è determinata nei seguenti valori annui lordi
per tredici mensilità:
a) Segretario generale L. 35.286.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b), del decreto n. 2069 L. 29.993.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069 L. 25.406.000;
d) Capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069 L. 21.877.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069 L.
14.114.000;
f) funzionari addetti agli uffici L. 12.350.000.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli
uffici di livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e
studio o di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
integrazioni e modificazioni, la retribuzione di posizione è fissata in base al
livello delle funzioni svolte, secondo quanto previsto nel predetto decreto,
nelle misure di cui alle lettere c), d) ed e) del comma 1.
3. Ai funzionari diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso
amministrazioni dello Stato, organi costituzionali o enti territoriali italiani,
di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000,
n. 2069, ed ai quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non
vengano corrisposti emolumenti accessori a qualsiasi titolo, spetta la
retribuzione di posizione in una delle misure previste dalle lettere c), d) ed
e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore generale per il
personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di
responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti
emolumenti vengano corrisposti ma in misura inferiore agli importi a titolo
di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il Ministero
degli affari esteri eroga la differenza.
4. Le misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della
carriera diplomatica, tenuto conto di quanto stabilito al comma 1, nonché
all'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.
18, come sostituito dall'articolo 16 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono stabilite nei seguenti valori annui lordi per tredici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 29.993.000
L. 21.877.000
L. 14.114.000
L. 12.350.000
L. 12.350.000
19. Retribuzione di risultato.
1. Sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro degli affari esteri 5
luglio 2000, n. 2070, all'inizio di ogni anno gli importi spettanti come
retribuzione di risultato, da erogare mensilmente per tredici mensilità,
vengono determinati con decreto del Ministro degli affari esteri, tenendo
conto delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno
precedente, nel rispetto dei seguenti parametri in relazione alle diverse
posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto 5 luglio 2000, n.
2069 e successive integrazioni e modificazioni:
a) Segretario generale: 100;
b) Capo di Gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b) del decreto n. 2069: 85;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069: 72;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069: 62;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069: 40;
f) funzionari addetti agli uffici: 35.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli
uffici di livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e
studio o di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, la retribuzione di
risultato è determinata in relazione alle posizioni funzionali ad essi
attribuite, nelle misure di cui al comma 1.
3. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò
sia stato dato atto nella valutazione, gli importi spettanti come retribuzione
di risultato determinati ai sensi del comma 1, possono essere incrementati
fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle risorse
disponibili.
20. Norme di prima applicazione.
1. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della
mancata corresponsione della retribuzione di posizione e della retribuzione
di risultato, ai funzionari diplomatici che ricoprono le posizioni funzionali
individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio
2000, n. 2069, e successive modificazioni e integrazioni, sono corrisposte le
seguenti somme lorde:
a) Segretario generale L. 40.444.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b) del decreto n. 2069, L. 34.378.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069, L. 29.120.000;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069, L. 25.075.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069, L.
16.177.000;
f) funzionari addetti agli uffici, L. 14.155.000.
2. Ai funzionari diplomatici collocati alle dipendenze dei capi degli uffici di
livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o
di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto del
Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive modificazioni
e integrazioni, spettano somme corrispondenti alle posizioni funzionali che
sono state loro attribuite.
3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, sono erogate per il 70 per cento a titolo
di retribuzione di posizione, e per il rimanente 30 per cento a titolo di
retribuzione di risultato.
4. Relativamente al periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, le
misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della
carriera diplomatica sono stabilite come segue:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L.18.191.000
L.13.269.000
L. 8.560.000
L. 7.490.000
L. 7.490.000
5. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, ai funzionari
diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello
Stato, organi costituzionali o enti territoriali italiani di cui all'articolo 3 del
decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai quali da
parte di tali amministrazioni, organi o enti non siano stati corrisposti
emolumenti accessori a qualsiasi titolo, viene corrisposto, a titolo di
retribuzione di posizione, il 70 per cento di uno degli importi indicati nelle
lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore
generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai
livelli di responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti
emolumenti siano stati corrisposti ma in misura inferiore agli importi a titolo
di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il Ministero
degli affari esteri eroga la differenza.
6. Le somme già erogate ai funzionari diplomatici per il servizio prestato dal
26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000 a titolo di compenso per lavoro
straordinario e di compenso incentivante, in base alla normativa in vigore
precedentemente all'emanazione del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono riassorbite, a titolo di conguaglio, in sede di corresponsione degli
importi previsti nei commi precedenti.
21. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione
degli articoli 14, 15, 16 e 18 hanno effetto, secondo la disciplina vigente,
sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale
e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo, sulle
ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di
riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1, si applica anche per la quota prevista a
titolo di retribuzione di posizione all'articolo 20, comma 3.
TITOLO IV
Disposizioni finali
22. Procedure di soluzione delle controversie.
1. Qualora in sede di attuazione del presente decreto insorgano controversie
tra l'Amministrazione e le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo
recepito nel decreto stesso sulla sua attuazione od interpretazione, ciascuna
delle parti può avanzare alla commissione paritetica di cui al comma 2,
richiesta scritta di esame della questione controversa con la specifica
indicazione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei
trenta giorni successivi alla richiesta, la predetta commissione, previo un
accurato esame della questione controversa, emette un parere vincolante nel
merito, al quale le parti si devono conformare.
2. Presso il Ministero degli affari esteri è istituita, entro tre mesi dalla data
di entrata in vigore del presente decreto, per i fini di cui al comma 1, una
commissione
composta
in
pari
numero
da
rappresentanti
dell'Amministrazione e da un rappresentante per ciascuna delle
organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso.
La commissione è presieduta da uno dei rappresentanti
dell'Amministrazione.
3. Qualora non si raggiunga ai sensi del comma 1, un'intesa su questioni
interpretative di rilevanza generale, l'Amministrazione e le organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel presente decreto possono
ricorrere al Ministro per la funzione pubblica, avanzando formale richiesta
motivata di esame della questione controversa. Il Ministro per la funzione
pubblica entro trenta giorni dalla richiesta, dopo aver acquisito le risultanze
emesse dal procedimento di cui al comma 1, può consultare le delegazioni
trattanti l'accordo di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85. L'esame della questione
controversa deve espletarsi nel termine di trenta giorni dal primo incontro. Il
Ministro per la funzione pubblica, tenendo conto anche delle valutazioni
espresse dalle suddette delegazioni, provvede quindi, ai sensi dell'articolo
27, primo comma, n. 2), della legge 29 marzo 1983, n. 93, e dell'articolo 5,
comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988, n. 400, ad emanare le
direttive necessarie per risolvere la questione controversa.
23. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si
applicano nei confronti dei funzionari appartenenti alla carriera diplomatica
le disposizioni di legge e regolamentari che siano in contrasto con quelle
contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le norme
seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della
legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario e festività): articoli 36,
39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e
articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n.
686;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute):
articoli 37, 40, 68 commi da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 30, 31, 32, 33 e 34 del decreto del
Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di
famiglia): articoli 69 e 70 del decreto del Presidente della Repubblica 10
gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli
37, 39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n.
3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24 dicembre 1993, n. 537;
articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26, della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al titolo III (Trattamento economico): decreto del
Presidente della Repubblica 22 luglio 1977, n. 422; articolo 3 del decretolegge 11 gennaio 1985, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 8
marzo 1985, n. 72; articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79; legge 20
novembre 1982, n. 869; articolo 1, comma 2, della legge 2 ottobre 1997, n.
334, e articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.
24. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire
28.000 milioni per l'anno 2000 ed in lire 46.700 milioni a decorrere
dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 28.000 milioni per l'anno 2000,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19,
comma 2, della legge 23 dicembre 1999, n. 488; quanto a lire 46.700 milioni
a decorrere dall'anno 2001, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa
prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è
autorizzato ad apportare le necessarie variazioni di bilancio.
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
Recepimento, ai sensi dell'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito
dall'articolo 14 del D.lg. 24 marzo 2000, n. 85, dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003,
per gli aspetti giuridici, ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il
personale della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 aprile 2001, n. 86.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, recante: «Riordino della carriera diplomatica, a
norma dell'articolo 1 della legge 28 luglio 1999, n. 266»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed
integrazioni;
Visto l'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, che disciplina il
procedimento negoziale per la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale
della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia, ai fini della stipulazione di un
accordo i cui contenuti sono recepiti in un decreto del Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 112, commi 1° e 2°, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, i quali individuano la delegazione di parte pubblica e la delegazione sindacale
che partecipano al richiamato procedimento negoziale;
Viste in particolare le disposizioni di cui all'articolo 112, comma 4°, del citato decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni,
riguardanti le modalità secondo le quali il procedimento negoziale si svolge;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2000, recante: «Individuazione
della delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione dell'accordo
per il quadriennio 2000-2003 per gli aspetti normativi, e per il biennio 2000-2001, per gli aspetti
retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica, ai sensi dell'articolo 112 del decreto
del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18»;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 7°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070, emanato in attuazione
all'articolo 112, comma 8°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti normativi ed al
biennio 2000-2001, per gli aspetti retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica
relativamente al servizio prestato in Italia, sottoscritta - ai sensi, dell'articolo 112 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni - in data
30 gennaio 2001, dalla delegazione di parte pubblica e dalle organizzazioni sindacali
rappresentative sul piano nazionale della carriera diplomatica SINDMAE (Sindacato nazionale
dipendenti Ministero affari esteri) e CGIL coordinamento Esteri;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e l'articolo 112, comma 4°, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modifiche ed
integrazioni;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta del 7 febbraio 2001, con la
quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 112, comma 4°, lettera d), del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza delle
osservazioni di cui alla lettera b) del citato articolo, la predetta ipotesi di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della funzione pubblica, del
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del Ministro degli affari
esteri;
Decreta:
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, il presente decreto si applica
al personale appartenente alla carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2003 per gli aspetti
giuridici, nonché il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2001 per la parte economica.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di entrata in vigore del
presente decreto.
TITOLO II
Aspetti giuridici del rapporto di impiego
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo e dell'orario di servizio
dell'Amministrazione centrale del Ministero degli affari esteri, il funzionario diplomatico organizza
il proprio impegno e tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze della
struttura presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti alla posizione da lui ricoperta
e agli obiettivi da conseguire.
2. In considerazione delle peculiarità delle funzioni del personale della carriera diplomatica, ad esso
non si applica il regime di lavoro a tempo parziale.
3. Per le improvvise, effettive ed indifferibili esigenze di servizio dell'Amministrazione, il
funzionario diplomatico assicura, nell'àmbito della struttura di appartenenza, la propria reperibilità
per lo svolgimento delle prestazioni lavorative che dovessero rendersi necessarie nelle ore serali o
notturne dei giorni feriali oppure durante il fine settimana ed i giorni festivi. Nell'eventualità che tali
prestazioni, previa tempestiva segnalazione al funzionario diplomatico da parte della struttura di
appartenenza, vengano effettivamente svolte, viene garantito, entro il termine di un mese dalla
cessazione delle suddette esigenze dell'Amministrazione, l'adeguato recupero del riposo fisiologico
sacrificato alle necessità del servizio.
4. Le strutture, che, per specifiche esigenze funzionali, sono organizzate con turnazioni vi faranno
fronte utilizzando criteri di rotazione e di compensazione fra tutti i funzionari diplomatici che vi
prestano servizio.
4. Congedo ordinario, giornate di riposo e festività.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione centrale degli affari esteri si articola su
cinque giorni settimanali, il funzionario diplomatico ha diritto, nell'arco di un anno di servizio, ad
un periodo di ferie pari a ventotto giorni lavorativi. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni per i
primi tre anni di servizio per i diplomatici assunti al primo impiego. Tale computo è comprensivo
delle due giornate previste dall'articolo 1, comma 1°, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n.
937.
2. Al funzionario diplomatico spettano inoltre quattro giornate di riposo da fruire nell'anno solare,
secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1°, lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione del servizio nella carriera diplomatica la durata delle ferie è determinata,
in ragione di dodicesimi di anno, proporzionalmente al servizio da prestare entro il 31 dicembre.
Nell'anno di cessazione dal servizio, la durata delle ferie è determinata proporzionalmente al
servizio prestato in ragione dei dodicesimi di anno maturati. La frazione di mese superiore a
quindici giorni è considerata a tutti gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario diplomatico che è stato assente ai sensi dell'articolo 8 conserva il diritto alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal comma 10, non sono
monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario diplomatico programmare le proprie ferie, in accordo con il
responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da garantirne la necessaria operatività.
Compatibilmente con le esigenze di servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario diplomatico
il frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il funzionario diplomatico ha
diritto al rimborso delle spese documentate per il viaggio di rientro in sede e per quello di ritorno al
luogo di svolgimento delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata del medesimo
viaggio. Il funzionario diplomatico ha inoltre diritto al rimborso delle spese sostenute per il periodo
di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o diano luogo a ricovero
ospedaliero. È cura del funzionario diplomatico informare tempestivamente l'Amministrazione,
producendo la relativa documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate e gravi esigenze personali o di servizio che non abbiano reso possibile il
godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie dovranno essere fruite entro il primo semestre
dell'anno successivo. In caso di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può
essere prorogato dall'Amministrazione fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo quanto disposto dal comma 5, in caso di cessazione del rapporto di lavoro per qualsiasi
causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non fruito dal funzionario diplomatico per
esigenze di servizio.
11. I periodi di cui ai commi 1 e 2 non sono riducibili in caso di assenze per malattia o per
infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l'intero anno solare. In tal caso, il godimento
delle ferie di cui al comma 1, avverrà anche oltre il termine di cui al comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come tali dalla legge a tutti
gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono di Roma è considerata giorno festivo se ricade in un giorno
ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari diplomatici appartenenti alle religioni ebraica ed islamica, nonché alle altre
confessioni religiose riconosciute dallo Stato, hanno il diritto di fruire, a richiesta, di un giorno di
riposo settimanale diverso da quello domenicale. In questo caso il tempo di lavoro non prestato dal
funzionario diplomatico viene recuperato in altri giorni lavorativi, d'intesa con il responsabile della
struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa di servizio, il funzionario
diplomatico che abbia superato il periodo di prova previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi durante il quale
gli verrà corrisposta la retribuzione prevista dal comma 4. Ai fini del computo dei 18 mesi, si tiene
conto di tutte le assenze allo stesso titolo verificatesi nei tre anni precedenti. Superato tale periodo,
al funzionario diplomatico che ne fa richiesta può essere concesso in casi particolarmente gravi di
assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi, durante il quale non sarà corrisposta retribuzione.
Prima di concedere tale ulteriore periodo di assenza, l'Amministrazione ha facoltà di procedere, con
le modalità previste dalle disposizioni vigenti, all'accertamento delle sue condizioni di salute, anche
al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e permanente inidoneità fisica a
svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Tale accertamento è effettuato mediante visita medica collegiale,
durante la quale l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di propria fiducia.
2. Superati i periodi di conservazione del posto di cui al comma 1, nel caso in cui il funzionario
diplomatico a seguito dell'accertamento previsto nello stesso comma sia dichiarato
permanentemente non idoneo a svolgere alcuna delle funzioni proprie della carriera diplomatica,
l'Amministrazione può disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
3. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi, non interrompono la
maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
4. Il trattamento economico spettante al funzionario diplomatico nel periodo di conservazione del
posto è il seguente:
a) la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione
funzionale, per i primi nove mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per i successivi tre mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per gli ulteriori sei mesi di assenza.
5. Restano ferme le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di Tbc.
6. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da causa di servizio sia
ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario diplomatico è tenuto a dare comunicazione di tale
circostanza all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima verso il terzo
responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate durante il periodo di assenza ai
sensi del comma 4, e agli oneri riflessi relativi.
7. In caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti
sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia, di cui al comma 1, oltre ai giorni di
ricovero ospedaliero o di day hospital anche quelli di assenza dovuti alle terapie, certificate dalla
competente ASL. Per i suddetti giorni di assenza spetta la retribuzione di cui al comma 4, lettera a).
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul lavoro, il funzionario ha
diritto alla conservazione del posto fino alla guarigione clinica. Per l'intero periodo, al funzionario
spetta la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla
posizione funzionale.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al funzionario spetta la
retribuzione di cui al comma 8, fino alla guarigione clinica. Decorso il periodo massimo di
conservazione del posto, trova applicazione quanto previsto al comma 2. Nel caso in cui
l'Amministrazione decida di non disporre la cessazione del rapporto di lavoro prevista da tale
disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non spetta alcuna retribuzione.
10. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze per malattia iniziate
successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, a far tempo dalla quale si
computa in ogni caso il triennio di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla
predetta data, si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia per quanto
attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla conservazione del posto ove più
favorevole e il computo del triennio di cui al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio
predetto.
11. Il funzionario diplomatico, in occasione delle assenze previste nel presente articolo, è tenuto al
rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni che regolano la materia, ed in particolare di quelle che
concernono la tempestiva comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora, nonché
l'invio all'Amministrazione della relativa certificazione.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario diplomatico, che ne faccia formale e motivata richiesta, possono essere concessi
periodi di aspettativa per esigenze personali o di famiglia, senza retribuzione e senza decorrenza
dell'anzianità, per una durata complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Il funzionario diplomatico rientrato in servizio non può usufruire di un altro periodo di aspettativa
per motivi di famiglia, anche per motivi diversi, se non siano intercorsi almeno quattro mesi di
servizio attivo.
3. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1, si applicano le medesime regole previste per le
assenze per malattia.
4. I periodi di aspettativa di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente, non si cumulano con le
assenze per malattia previste dall'articolo 5.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano meno i motivi che ne
hanno giustificato la concessione, invita il funzionario diplomatico a riprendere servizio con un
preavviso di dieci giorni. Il funzionario diplomatico per le stesse motivazioni e negli stessi termini
può riprendere servizio di propria iniziativa.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni contenute nella legge 8
marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori ed a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari diplomatici in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi dell'articolo 4 della legge
30 dicembre 1971, n. 1204, e della legge 8 marzo 2000, n. 53, spetta la retribuzione costituita dalla
componente stipendiale di base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista dall'articolo 7, comma 1,
lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni ed integrazioni, per le
madri o in alternativa per i padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono valutati ai fini
dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la retribuzione di cui al comma 2.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al compimento del terzo anno
di vita del bambino, nei casi e con le modalità di cui all'articolo 7, comma 4 della legge 30 dicembre
1971, n. 1204 e successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono riconosciuti
trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati complessivamente per entrambi i
genitori, di assenza retribuita secondo quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri, in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di astensione obbligatoria non
goduti prima della data presunta del parto, da certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal comma 1°, dello stesso
articolo 10, possono essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai fini del raggiungimento
del limite massimo previsto.
8. Al funzionario diplomatico, dopo il rientro al lavoro a seguito della fruizione dei congedi
parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17 della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario diplomatico ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di svolgimento delle prove ed al
tempo strettamente necessario per il raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse,
ovvero, previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi, convegni,
seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro il limite complessivo di otto giorni
per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge, o del convivente stabile, o di un parente
entro il secondo grado o di un affine di primo grado, in ragione di tre giorni lavorativi, anche
frazionati, per evento. I giorni di permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o
dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di provvedere a conseguenti
specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave infermità dei soggetti di cui alla presente lettera b),
il funzionario diplomatico, entro sette giorni dall'evento predetto, può concordare con il
responsabile della struttura presso cui presta servizio, in alternativa ai giorni di permesso, diverse
modalità di espletamento dell'attività lavorativa, anche per periodi superiori a tre giorni;
c) documentati motivi personali, entro il limite complessivo di tre giorni per ciascun anno.
2. Il funzionario diplomatico ha inoltre il diritto di assentarsi per quindici giorni consecutivi in
occasione del matrimonio.
3. Le assenze sopra elencate possono cumularsi nell'anno solare, sono valutate agli effetti
dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di ferie disciplinato dall'articolo 4.
4. I predetti periodi di assenza non producono effetti sul trattamento economico dei funzionari
diplomatici.
5. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive
modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini del raggiungimento del limite fissato dai
precedenti commi e non riducono le ferie.
6. Il funzionario diplomatico ha altresì diritto ad assentarsi, con conservazione della retribuzione,
per tutti gli eventi in relazione ai quali specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di
attuazione prevedono la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite massimo dei distacchi
sindacali autorizzabili a favore dei funzionari diplomatici è determinato nel contingente
complessivo di n. 3.
2. Alla ripartizione dei distacchi sindacali di cui al comma 1, tra le organizzazioni sindacali dei
funzionari diplomatici rappresentative ai sensi dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto
legislativo 24 marzo 2000, n. 85, provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite le
organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di ciascun biennio. La ripartizione,
che ha validità fino alla successiva, è effettuata in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale conferite dal personale
all'Amministrazione, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del 31
dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione (1).
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni sindacali aventi titolo alla
Direzione generale per il personale, la quale cura gli adempimenti istruttori - acquisendo per
ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica - ed emana il decreto di distacco sindacale entro il termine di
trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento
della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al comma 4
ed alla verifica del rispetto del contingente e relativo riparto di cui al comma 2, è considerato
acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla data
di ricezione della richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono avanzare richiesta di revoca
in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale
per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti solo nel caso di revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente indicato nei commi 1 e
2, soltanto in favore dei funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno
agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati al servizio prestato
nell'Amministrazione centrale, salvo che ai fini del compimento del periodo di prova e del diritto al
congedo ordinario. I predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del trattamento
economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 19.
(1) Alla ripartizione dei contingenti complessivi dei distacchi prevista dal presente comma si è
provveduto, per il biennio 2000-2001, con D.M. 6 novembre 2001 (Gazz. Uff. 9 gennaio 2002, n.
7).
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del loro mandato, i funzionari diplomatici che ricoprono cariche di dirigenti
sindacali in seno agli organismi direttivi delle organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi
dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18,
come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, nonché i dirigenti
sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in distacco sindacale ai sensi dell'articolo 9
del presente decreto, possono fruire di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto
previsto dal presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il contingente complessivo dei
permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene calcolato in ragione di 90 minuti annui, per ciascun
funzionario diplomatico effettivamente in servizio, anche in posizione di comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali calcolato ai sensi del
comma 2 tra le organizzazioni sindacali dei funzionari diplomatici rappresentative, provvede la
Direzione generale per il personale, sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31
marzo di ciascun anno. Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al 10
per cento è attribuita in parti uguali a tutte le predette organizzazioni sindacali e la parte restante è
attribuita alle medesime organizzazioni sindacali in rapporto al numero delle deleghe
complessivamente espresse per la riscossione del contributo sindacale, conferite dal personale al
Ministero degli affari esteri, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni sindacali alla data del
31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui si effettua la ripartizione. Nel periodo 1° gennaio31 marzo, in attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via
provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25 per cento del contingente annuale
previsto per ciascuna organizzazione sindacale avente titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della specificità delle funzioni
istituzionali e del particolare ordinamento della carriera diplomatica, in favore del personale di cui
al comma 1, sono concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel contingente
complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3, esclusivamente per la partecipazione a riunioni
sindacali su convocazione dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendano fruire dei permessi sindacali di cui al presente articolo devono
darne comunicazione scritta alla Direzione generale del personale ed al funzionario responsabile
della struttura in cui il dirigente sindacale presta servizio almeno tre giorni prima, tramite la
struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione autorizza il permesso
sindacale, salvo che non ostino eccezionali e motivate esigenze di funzionalità della struttura di
riferimento da comunicarsi in forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto l'organizzazione sindacale interessata
provvederà a darne comunicazione alla Direzione generale per il personale.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi sindacali sono autorizzati in
misura pari ad una giornata lavorativa e non possono superare mensilmente per ciascun dirigente
sindacale quattro giornate lavorative, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al comma
4.
8. I permessi sindacali, giornalieri ed orari, di cui al presente articolo sono a tutti gli effetti
equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono retribuiti.
9. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari diplomatici che ricoprono cariche in seno agli organismi direttivi delle proprie
organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative sindacali non retribuite. Il tempo trascorso in
aspettativa non è computato ai fini della progressione in carriera. I dirigenti sindacali che cessano da
tale posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta, dedotto il tempo passato in
aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1, sono presentate dalle organizzazioni
sindacali rappresentative sul piano nazionale alla Direzione generale per il personale, la quale cura
gli adempimenti istruttori, acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, ed emana il decreto di
aspettativa entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio
dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei
requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione pubblica non
provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della richiesta. Le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto entro il 31 gennaio di ciascun anno
e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la richiesta di
revoca è comunicata alla Direzione generale per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti nel
solo caso di revoca.
3. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2, per la concessione delle aspettative
sindacali non retribuite, è consentito, per motivi di urgenza segnalati dalle Organizzazioni sindacali,
l'utilizzo provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno successivo alla data
di ricevimento della richiesta medesima.
4. I funzionari diplomatici, di cui al comma 1 dell'articolo 10 del presente accordo possono
usufruire, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del medesimo articolo 10, di permessi sindacali
non retribuiti per la partecipazione a trattative sindacali ovvero a congressi e convegni di natura
sindacale nonché alle riunioni degli organi collegiali statutari delle rispettive organizzazioni
sindacali, oltre ai rispettivi monti ore annuali di cui ai commi 2 e 3 del citato articolo 10.
5. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in base all'articolo 8,
comma 8° della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli stessi previsti per la retribuzione spettante al
personale in distacco sindacale retribuito.
6. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
12. Adempimenti dell'Amministrazione in materia di distacchi, permessi e aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo sindacale di cui
all'articolo 9, comma 2, ed all'articolo 10, comma 3, la Direzione generale per il personale fornisce
alle organizzazioni sindacali nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in
vista della loro certificazione e della sottoscrizione della relativa documentazione. Ove dovessero
riscontrare errori od omissioni in base ai dati in proprio possesso, le organizzazioni sindacali
provvedono a documentare le richieste di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione
generale per il personale, nel corso del quale si procede all'esame della documentazione presentata
ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel caso di riscontro positivo della
richiesta. La Direzione generale per il personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati
complessivi relativi alle deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando modelli e procedure
informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dal medesimo Dipartimento della
funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per la riscossione del contributo sindacale,
delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali che abbiano dato vita ad aggregazioni
associative, sono attribuite, in applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto
legislativo 31 marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del contributo delle deleghe
stesse o che le deleghe siano confermate dagli iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per il personale, utilizzando modelli di
rilevazione e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a comunicare
al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica e per
sindacato, del personale che ha fruito di distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione generale per il personale,
utilizzando i modelli e le procedure informatizzate indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito dei permessi sindacali
nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun nominativo del numero complessivo dei giorni e
delle ore. Il Dipartimento della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente
decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica può disporre
ispezioni nei confronti del il Ministero degli affari esteri, qualora non ottemperi tempestivamente
agli obblighi indicati nei commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di
ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce ulteriori assensi preventivi
richiesti dalla stessa Amministrazione ai sensi dell'articolo 9, comma 3, e dell'articolo 11, comma 2,
salvo quanto disposto dal comma 3 dell'articolo 11. Dell'inadempimento risponde, comunque, il
funzionario responsabile del procedimento appositamente nominato dal Ministero degli affari esteri
ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per sindacato, per qualifica e per
sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica in allegato alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da presentare
al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983, n. 93.
7. I funzionari che dispongono o consentono l'utilizzazione di distacchi, aspettative e permessi
sindacali in violazione della normativa vigente sono responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
TITOLO III
Trattamento economico
13. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera diplomatica è articolato nelle
seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare, l'indennità integrativa
speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati.
2. Il trattamento economico di cui al comma 1 è onnicomprensivo e remunera tutte le funzioni, i
compiti e gli incarichi svolti dai funzionari diplomatici.
14. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000, lo stipendio tabellare è stabilito, per ciascun grado della carriera
diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 116.875.000
L. 105.949.000
L.56.912.000
L.39.706.000
L.31.683.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, lo stipendio tabellare è rideterminato, per ciascun grado della
carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 117.862.000
L. 106.194.000
L.63.127.000
L.43.531.000
L.35.121.000
15. Indennità integrativa speciale.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000 l'indennità integrativa speciale spettante per ciascun grado della
carriera diplomatica è determinata nei seguenti importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 18.064.000
L. 17.498.000
L.15.710.000
L.14.917.000
L.14.628.000
16. Retribuzione individuale di anzianità.
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 112, quinto comma, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, le classi di stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere corrisposti con
effetto dal 26 aprile 2000. Il valore degli aumenti biennali in godimento, con l'aggiunta della
valutazione economica dei ratei di aumento biennale maturati alla stessa data, costituisce la
retribuzione individuale di anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al comma 1, viene
mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione di carriera sotto forma di assegno
personale non riassorbibile ne rivalutabile, utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita,
nonché della tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data entra a
far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento del periodo previsto dalla
preesistente normativa per l'attribuzione della classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale di anzianità dei
funzionari cessati viene attribuita al fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di
risultato, di cui all'articolo 17, secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di lavoro resta attribuito al
fondo di cui al comma 3, l'intero importo delle retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari
diplomatici cessati, valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le frazioni di mese residue
superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il predetto importo è rapportato ad anno.
17. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di posizione e la
retribuzione di risultato, al cui finanziamento si provvede mediante utilizzo delle seguenti risorse
finanziarie:
a) ammontare delle risorse destinate al compenso incentivante di cui all'articolo 4 della legge 17
aprile 1984, n. 79;
b) risorse destinate al pagamento dei compensi per lavoro straordinario nell'anno 2000;
c) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera diplomatica, escluse le quote
che disposizioni di legge riservano a risparmio del fabbisogno complessivo;
d) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre 1997, n. 449;
e) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti amministrativi, che comportano
incrementi retributivi per il personale della carriera diplomatica;
f) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera diplomatica cessato dal servizio
con le modalità indicate nell'articolo 16;
g) un importo pari a L. 311.990 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle somme accantonate in sede di applicazione della legge 2 ottobre 1997,
n. 334;
h) un importo pari a L. 1.435.152 mensili pro-capite, per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con le somme previste dall'articolo 19 della legge 23 dicembre 1999, n. 488;
i) un importo pari a L. 1.166.841 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla cui copertura si
provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre
2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alle lettere g), h) ed i) del comma 1, sono determinate con riferimento al
personale della carriera diplomatica in servizio alla data del 1° luglio 2000.
3. Nell'àmbito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al 30 per cento viene destinata al
finanziamento della retribuzione di risultato.
4. Le risorse del fondo di cui al comma 1, eventualmente non utilizzate alla fine dell'esercizio
finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
18. Retribuzione di posizione.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, la retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali
che sono state individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n.
2069 e successive modificazioni e integrazioni, è determinata nei seguenti valori annui lordi per
tredici mensilità:
a) Segretario generale L. 35.286.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b), del decreto n.
2069 L. 29.993.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069 L. 25.406.000;
d) Capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera d) del decreto n. 2069 L. 21.877.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069 L. 14.114.000;
f) funzionari addetti agli uffici L. 12.350.000.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e
successive integrazioni e modificazioni, la retribuzione di posizione è fissata in base al livello delle
funzioni svolte, secondo quanto previsto nel predetto decreto, nelle misure di cui alle lettere c), d)
ed e) del comma 1.
3. Ai funzionari diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato,
organi costituzionali o enti territoriali italiani, di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli
affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non
vengano corrisposti emolumenti accessori a qualsiasi titolo, spetta la retribuzione di posizione in
una delle misure previste dalle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del
Direttore generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di
responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti vengano corrisposti
ma in misura inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo
sovraindicato, il Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
4. Le misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica,
tenuto conto di quanto stabilito al comma 1, nonché all'articolo 16 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 16 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, sono stabilite nei seguenti valori annui lordi per tredici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 29.993.000
L. 21.877.000
L. 14.114.000
L. 12.350.000
L. 12.350.000
19. Retribuzione di risultato.
1. Sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070,
all'inizio di ogni anno gli importi spettanti come retribuzione di risultato, da erogare mensilmente
per tredici mensilità, vengono determinati con decreto del Ministro degli affari esteri, tenendo conto
delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno precedente, nel rispetto dei seguenti
parametri in relazione alle diverse posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto 5
luglio 2000, n. 2069 e successive integrazioni e modificazioni:
a) Segretario generale: 100;
b) Capo di Gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069: 85;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069: 72;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069: 62;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069: 40;
f) funzionari addetti agli uffici: 35.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli uffici di livello
dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari
materie, di cui all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, la
retribuzione di risultato è determinata in relazione alle posizioni funzionali ad essi attribuite, nelle
misure di cui al comma 1.
3. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò sia stato dato atto nella
valutazione, gli importi spettanti come retribuzione di risultato determinati ai sensi del comma 1,
possono essere incrementati fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle
risorse disponibili.
20. Norme di prima applicazione.
1. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della mancata corresponsione
della retribuzione di posizione e della retribuzione di risultato, ai funzionari diplomatici che
ricoprono le posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari
esteri 5 luglio 2000, n. 2069, e successive modificazioni e integrazioni, sono corrisposte le seguenti
somme lorde:
a) Segretario generale L. 40.444.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera b) del decreto n.
2069, L. 34.378.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera c) del decreto
n. 2069, L. 29.120.000;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1, lettera
d) del decreto n. 2069, L. 25.075.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069, L. 16.177.000;
f) funzionari addetti agli uffici, L. 14.155.000.
2. Ai funzionari diplomatici collocati alle dipendenze dei capi degli uffici di livello dirigenziale
generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o di trattazione di particolari materie, di cui
all'articolo 2 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
modificazioni e integrazioni, spettano somme corrispondenti alle posizioni funzionali che sono state
loro attribuite.
3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, sono erogate per il 70 per cento a titolo di retribuzione di
posizione, e per il rimanente 30 per cento a titolo di retribuzione di risultato.
4. Relativamente al periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, le misure minime della
retribuzione di posizione per ciascun grado della carriera diplomatica sono stabilite come segue:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L.18.191.000
L.13.269.000
L. 8.560.000
L. 7.490.000
L. 7.490.000
5. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, ai funzionari diplomatici comandati o
collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello Stato, organi costituzionali o enti territoriali
italiani di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai
quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non siano stati corrisposti emolumenti accessori
a qualsiasi titolo, viene corrisposto, a titolo di retribuzione di posizione, il 70 per cento di uno degli
importi indicati nelle lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore
generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di responsabilità e
rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti emolumenti siano stati corrisposti ma in misura
inferiore agli importi a titolo di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il
Ministero degli affari esteri eroga la differenza.
6. Le somme già erogate ai funzionari diplomatici per il servizio prestato dal 26 aprile 2000 al 31
dicembre 2000 a titolo di compenso per lavoro straordinario e di compenso incentivante, in base
alla normativa in vigore precedentemente all'emanazione del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono riassorbite, a titolo di conguaglio, in sede di corresponsione degli importi previsti nei
commi precedenti.
21. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione degli articoli 14, 15, 16 e
18 hanno effetto, secondo la disciplina vigente, sulla tredicesima mensilità, sul trattamento
ordinario di quiescenza, normale e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo,
sulle ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1, si applica anche per la quota prevista a titolo di retribuzione
di posizione all'articolo 20, comma 3.
TITOLO IV
Disposizioni finali
22. Procedure di soluzione delle controversie.
1. Qualora in sede di attuazione del presente decreto insorgano controversie tra l'Amministrazione e
le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso sulla sua attuazione od
interpretazione, ciascuna delle parti può avanzare alla commissione paritetica di cui al comma 2,
richiesta scritta di esame della questione controversa con la specifica indicazione dei fatti e degli
elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei trenta giorni successivi alla richiesta, la predetta
commissione, previo un accurato esame della questione controversa, emette un parere vincolante
nel merito, al quale le parti si devono conformare.
2. Presso il Ministero degli affari esteri è istituita, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto, per i fini di cui al comma 1, una commissione composta in pari numero da
rappresentanti dell'Amministrazione e da un rappresentante per ciascuna delle organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso. La commissione è presieduta da uno
dei rappresentanti dell'Amministrazione.
3. Qualora non si raggiunga ai sensi del comma 1, un'intesa su questioni interpretative di rilevanza
generale, l'Amministrazione e le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel
presente decreto possono ricorrere al Ministro per la funzione pubblica, avanzando formale richiesta
motivata di esame della questione controversa. Il Ministro per la funzione pubblica entro trenta
giorni dalla richiesta, dopo aver acquisito le risultanze emesse dal procedimento di cui al comma 1,
può consultare le delegazioni trattanti l'accordo di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85. L'esame della questione controversa deve espletarsi nel termine di trenta giorni
dal primo incontro. Il Ministro per la funzione pubblica, tenendo conto anche delle valutazioni
espresse dalle suddette delegazioni, provvede quindi, ai sensi dell'articolo 27, primo comma, n. 2),
della legge 29 marzo 1983, n. 93, e dell'articolo 5, comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988,
n. 400, ad emanare le direttive necessarie per risolvere la questione controversa.
23. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si applicano nei confronti dei
funzionari appartenenti alla carriera diplomatica le disposizioni di legge e regolamentari che siano
in contrasto con quelle contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le norme
seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario e festività): articoli 36, 39 e 40 del decreto del
Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 18 del decreto del Presidente della
Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute): articoli 37, 40, 68 commi
da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 30, 31,
32, 33 e 34 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di famiglia): articoli 69 e 70 del
decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli 37, 39 e 40 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24
dicembre 1993, n. 537; articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26, della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al titolo III (Trattamento economico): decreto del Presidente della Repubblica 22
luglio 1977, n. 422; articolo 3 del decreto-legge 11 gennaio 1985, n. 2, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 marzo 1985, n. 72; articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79; legge 20
novembre 1982, n. 869; articolo 1, comma 2, della legge 2 ottobre 1997, n. 334, e articolo 24 della
legge 23 dicembre 1998, n. 448.
24. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire 28.000 milioni per l'anno
2000 ed in lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 28.000 milioni
per l'anno 2000, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19, comma 2,
della legge 23 dicembre 1999, n. 488; quanto a lire 46.700 milioni a decorrere dall'anno 2001,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23
dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare
le necessarie variazioni di bilancio.
D.P.R. 20 febbraio 2001, n. 114
Recepimento, ai sensi dell'articolo 112 del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18,
come sostituito dall'articolo 14 del D.lg. 24 marzo 2000, n. 85,
dell'accordo relativo al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti giuridici,
ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti economici, riguardante il
personale della carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato
in Italia.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 aprile 2001, n. 86.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, recante: «Riordino della
carriera diplomatica, a norma dell'articolo 1 della legge 28 luglio 1999, n.
266»;
Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e
successive modifiche ed integrazioni;
Visto l'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24
marzo 2000, n. 85, che disciplina il procedimento negoziale per la disciplina
di alcuni aspetti del rapporto di impiego del personale della carriera
diplomatica, relativamente al servizio prestato in Italia, ai fini della
stipulazione di un accordo i cui contenuti sono recepiti in un decreto del
Presidente della Repubblica;
Viste le disposizioni di cui all'articolo 112, commi 1° e 2°, del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito
dall'articolo 14 del citato decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, i quali
individuano la delegazione di parte pubblica e la delegazione sindacale che
partecipano al richiamato procedimento negoziale;
Viste in particolare le disposizioni di cui all'articolo 112, comma 4°, del
citato decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e
successive modifiche ed integrazioni, riguardanti le modalità secondo le
quali il procedimento negoziale si svolge;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2000,
recante: «Individuazione della delegazione sindacale che partecipa al
procedimento negoziale per la definizione dell'accordo per il quadriennio
2000-2003 per gli aspetti normativi, e per il biennio 2000-2001, per gli
aspetti retributivi, riguardante il personale della carriera diplomatica, ai
sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18»;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069,
emanato in attuazione all'articolo 112, comma 7°, del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Visto il decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2070,
emanato in attuazione all'articolo 112, comma 8°, del decreto del Presidente
della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85;
Vista l'«ipotesi di accordo» relativa al quadriennio 2000-2003, per gli aspetti
normativi ed al biennio 2000-2001, per gli aspetti retributivi, riguardante il
personale della carriera diplomatica relativamente al servizio prestato in
Italia, sottoscritta - ai sensi, dell'articolo 112 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modifiche ed integrazioni in data 30 gennaio 2001, dalla delegazione di parte pubblica e dalle
organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale della carriera
diplomatica SINDMAE (Sindacato nazionale dipendenti Ministero affari
esteri) e CGIL coordinamento Esteri;
Vista la legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria per il 2000);
Vista la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001);
Visto l'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400 e l'articolo
112, comma 4°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967,
n. 18 e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta del 7
febbraio 2001, con la quale è stata approvata, ai sensi del citato articolo 112,
comma 4°, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo
2000, n. 85, previa verifica delle compatibilità finanziarie ed in assenza
delle osservazioni di cui alla lettera b) del citato articolo, la predetta ipotesi
di accordo;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della
funzione pubblica, del Ministro del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica e del Ministro degli affari esteri;
Decreta:
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Campo di applicazione.
1. Ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica 5
gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo
24 marzo 2000, n. 85, il presente decreto si applica al personale
appartenente alla carriera diplomatica, relativamente al servizio prestato in
Italia.
2. Decorrenza e durata.
1. Il presente decreto concerne il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre
2003 per gli aspetti giuridici, nonché il periodo dal 26 aprile 2000 al 31
dicembre 2001 per la parte economica.
2. Gli effetti della disciplina degli aspetti giuridici decorrono dalla data di
entrata in vigore del presente decreto.
TITOLO II
Aspetti giuridici del rapporto di impiego
3. Tempo di lavoro.
1. Nel rispetto delle peculiarità funzionali dell'assetto organizzativo e
dell'orario di servizio dell'Amministrazione centrale del Ministero degli
affari esteri, il funzionario diplomatico organizza il proprio impegno e
tempo di lavoro correlandoli in modo flessibile ed adeguato alle esigenze
della struttura presso cui presta servizio, nonché alle responsabilità inerenti
alla posizione da lui ricoperta e agli obiettivi da conseguire.
2. In considerazione delle peculiarità delle funzioni del personale della
carriera diplomatica, ad esso non si applica il regime di lavoro a tempo
parziale.
3. Per le improvvise, effettive ed indifferibili esigenze di servizio
dell'Amministrazione, il funzionario diplomatico assicura, nell'àmbito della
struttura di appartenenza, la propria reperibilità per lo svolgimento delle
prestazioni lavorative che dovessero rendersi necessarie nelle ore serali o
notturne dei giorni feriali oppure durante il fine settimana ed i giorni festivi.
Nell'eventualità che tali prestazioni, previa tempestiva segnalazione al
funzionario diplomatico da parte della struttura di appartenenza, vengano
effettivamente svolte, viene garantito, entro il termine di un mese dalla
cessazione delle suddette esigenze dell'Amministrazione, l'adeguato
recupero del riposo fisiologico sacrificato alle necessità del servizio.
4. Le strutture, che, per specifiche esigenze funzionali, sono organizzate con
turnazioni vi faranno fronte utilizzando criteri di rotazione e di
compensazione fra tutti i funzionari diplomatici che vi prestano servizio.
4. Congedo ordinario, giornate di riposo e festività.
1. Considerato che l'orario di servizio dell'Amministrazione centrale degli
affari esteri si articola su cinque giorni settimanali, il funzionario
diplomatico ha diritto, nell'arco di un anno di servizio, ad un periodo di ferie
pari a ventotto giorni lavorativi. Tale periodo è ridotto a ventisei giorni per i
primi tre anni di servizio per i diplomatici assunti al primo impiego. Tale
computo è comprensivo delle due giornate previste dall'articolo 1, comma
1°, lettera a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
2. Al funzionario diplomatico spettano inoltre quattro giornate di riposo da
fruire nell'anno solare, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1°,
lettera b), della legge 23 dicembre 1977, n. 937.
3. Nell'anno di assunzione del servizio nella carriera diplomatica la durata
delle ferie è determinata, in ragione di dodicesimi di anno,
proporzionalmente al servizio da prestare entro il 31 dicembre. Nell'anno di
cessazione dal servizio, la durata delle ferie è determinata
proporzionalmente al servizio prestato in ragione dei dodicesimi di anno
maturati. La frazione di mese superiore a quindici giorni è considerata a tutti
gli effetti come mese intero.
4. Il funzionario diplomatico che è stato assente ai sensi dell'articolo 8
conserva il diritto alle ferie.
5. Le ferie costituiscono un diritto irrinunciabile e, salvo quanto previsto dal
comma 10, non sono monetizzabili.
6. È obbligo del funzionario diplomatico programmare le proprie ferie, in
accordo con il responsabile della struttura in cui presta servizio, in modo da
garantirne la necessaria operatività. Compatibilmente con le esigenze di
servizio, l'Amministrazione assicura al funzionario diplomatico il
frazionamento delle ferie in più periodi nel corso dell'anno.
7. In caso di rientro anticipato dalle ferie per necessità di servizio, il
funzionario diplomatico ha diritto al rimborso delle spese documentate per il
viaggio di rientro in sede e per quello di ritorno al luogo di svolgimento
delle ferie, nonché all'indennità di missione per la durata del medesimo
viaggio. Il funzionario diplomatico ha inoltre diritto al rimborso delle spese
sostenute per il periodo di ferie non goduto.
8. Le ferie sono sospese da malattie che si protraggano per più di tre giorni o
diano luogo a ricovero ospedaliero. È cura del funzionario diplomatico
informare tempestivamente l'Amministrazione, producendo la relativa
documentazione sanitaria.
9. In presenza di motivate e gravi esigenze personali o di servizio che non
abbiano reso possibile il godimento delle ferie nel corso dell'anno, le ferie
dovranno essere fruite entro il primo semestre dell'anno successivo. In caso
di esigenze di servizio assolutamente indifferibili, tale termine può essere
prorogato dall'Amministrazione fino alla fine dell'anno successivo.
10. Fermo quanto disposto dal comma 5, in caso di cessazione del rapporto
di lavoro per qualsiasi causa sarà rimborsato l'eventuale residuo di ferie non
fruito dal funzionario diplomatico per esigenze di servizio.
11. I periodi di cui ai commi 1 e 2 non sono riducibili in caso di assenze per
malattia o per infortunio, anche se tali assenze si siano protratte per l'intero
anno solare. In tal caso, il godimento delle ferie di cui al comma 1, avverrà
anche oltre il termine di cui al comma 9.
12. Sono considerati festivi le domeniche e gli altri giorni riconosciuti come
tali dalla legge a tutti gli effetti civili.
13. La ricorrenza del Santo Patrono di Roma è considerata giorno festivo se
ricade in un giorno ordinariamente lavorativo.
14. I funzionari diplomatici appartenenti alle religioni ebraica ed islamica,
nonché alle altre confessioni religiose riconosciute dallo Stato, hanno il
diritto di fruire, a richiesta, di un giorno di riposo settimanale diverso da
quello domenicale. In questo caso il tempo di lavoro non prestato dal
funzionario diplomatico viene recuperato in altri giorni lavorativi, d'intesa
con il responsabile della struttura.
5. Assenze per malattia e motivi di salute.
1. In caso di assenza per malattia e per infortunio non dipendente da causa
di servizio, il funzionario diplomatico che abbia superato il periodo di prova
previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, ha
diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi durante il
quale gli verrà corrisposta la retribuzione prevista dal comma 4. Ai fini del
computo dei 18 mesi, si tiene conto di tutte le assenze allo stesso titolo
verificatesi nei tre anni precedenti. Superato tale periodo, al funzionario
diplomatico che ne fa richiesta può essere concesso in casi particolarmente
gravi di assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi, durante il quale non
sarà corrisposta retribuzione. Prima di concedere tale ulteriore periodo di
assenza, l'Amministrazione ha facoltà di procedere, con le modalità previste
dalle disposizioni vigenti, all'accertamento delle sue condizioni di salute,
anche al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta e
permanente inidoneità fisica a svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Tale
accertamento è effettuato mediante visita medica collegiale, durante la quale
l'interessato ha diritto di farsi assistere da un medico di propria fiducia.
2. Superati i periodi di conservazione del posto di cui al comma 1, nel caso
in cui il funzionario diplomatico a seguito dell'accertamento previsto nello
stesso comma sia dichiarato permanentemente non idoneo a svolgere alcuna
delle funzioni proprie della carriera diplomatica, l'Amministrazione può
disporre la cessazione del rapporto di lavoro.
3. I periodi di assenza di cui al comma 1, limitatamente ai primi 18 mesi,
non interrompono la maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti.
4. Il trattamento economico spettante al funzionario diplomatico nel periodo
di conservazione del posto è il seguente:
a) la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di base e da quella
correlata alla posizione funzionale, per i primi nove mesi di assenza;
b) 90 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per i successivi tre
mesi di assenza;
c) 50 per cento della retribuzione di cui alla lettera a), per gli ulteriori sei
mesi di assenza.
5. Restano ferme le vigenti norme di legge poste a tutela dei malati di Tbc.
6. Nel caso in cui l'infermità derivante da infortunio non dipendente da
causa di servizio sia ascrivibile a responsabilità di terzi, il funzionario
diplomatico è tenuto a dare comunicazione di tale circostanza
all'Amministrazione, ai fini della rivalsa da parte di quest'ultima verso il
terzo responsabile per la parte corrispondente alle retribuzioni erogate
durante il periodo di assenza ai sensi del comma 4, e agli oneri riflessi
relativi.
7. In caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o
parzialmente invalidanti sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per
malattia, di cui al comma 1, oltre ai giorni di ricovero ospedaliero o di day
hospital anche quelli di assenza dovuti alle terapie, certificate dalla
competente ASL. Per i suddetti giorni di assenza spetta la retribuzione di cui
al comma 4, lettera a).
8. In caso di assenza per invalidità temporanea dovuta ad infortunio sul
lavoro, il funzionario ha diritto alla conservazione del posto fino alla
guarigione clinica. Per l'intero periodo, al funzionario spetta la retribuzione
costituita dalla componente stipendiale di base e da quella correlata alla
posizione funzionale.
9. In caso di malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio, al
funzionario spetta la retribuzione di cui al comma 8, fino alla guarigione
clinica. Decorso il periodo massimo di conservazione del posto, trova
applicazione quanto previsto al comma 2. Nel caso in cui l'Amministrazione
decida di non disporre la cessazione del rapporto di lavoro prevista da tale
disposizione, per l'ulteriore periodo di assenza al funzionario non spetta
alcuna retribuzione.
10. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano alle assenze
per malattia iniziate successivamente alla data di entrata in vigore del
presente decreto, a far tempo dalla quale si computa in ogni caso il triennio
di riferimento di cui al comma 1. Per le malattie in corso alla predetta data,
si applica la normativa vigente al momento dell'insorgenza della malattia
per quanto attiene alle modalità di retribuzione, fatto salvo il diritto alla
conservazione del posto ove più favorevole e il computo del triennio di cui
al comma 1 in sede di prima applicazione con il criterio predetto.
11. Il funzionario diplomatico, in occasione delle assenze previste nel
presente articolo, è tenuto al rispetto scrupoloso di tutte le disposizioni che
regolano la materia, ed in particolare di quelle che concernono la tempestiva
comunicazione dello stato di infermità e del luogo di dimora, nonché l'invio
all'Amministrazione della relativa certificazione.
6. Aspettativa per motivi personali e di famiglia.
1. Al funzionario diplomatico, che ne faccia formale e motivata richiesta,
possono essere concessi periodi di aspettativa per esigenze personali o di
famiglia, senza retribuzione e senza decorrenza dell'anzianità, per una durata
complessiva di dodici mesi in un triennio.
2. Il funzionario diplomatico rientrato in servizio non può usufruire di un
altro periodo di aspettativa per motivi di famiglia, anche per motivi diversi,
se non siano intercorsi almeno quattro mesi di servizio attivo.
3. Al fine del calcolo del triennio di cui al comma 1, si applicano le
medesime regole previste per le assenze per malattia.
4. I periodi di aspettativa di cui al comma 1, fruiti anche frazionatamente,
non si cumulano con le assenze per malattia previste dall'articolo 5.
5. L'Amministrazione, qualora durante il periodo di aspettativa vengano
meno i motivi che ne hanno giustificato la concessione, invita il funzionario
diplomatico a riprendere servizio con un preavviso di dieci giorni. Il
funzionario diplomatico per le stesse motivazioni e negli stessi termini può
riprendere servizio di propria iniziativa.
7. Congedi parentali.
1. Sono operative, in quanto immediatamente applicabili, le disposizioni
contenute nella legge 8 marzo 2000, n. 53, in materia di congedi dei genitori
ed a sostegno della maternità e paternità.
2. Ai funzionari diplomatici in astensione obbligatoria dal lavoro ai sensi
dell'articolo 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e della legge 8 marzo
2000, n. 53, spetta la retribuzione costituita dalla componente stipendiale di
base e da quella correlata alla posizione funzionale.
3. Nell'àmbito del periodo di astensione facoltativa dal lavoro prevista
dall'articolo 7, comma 1, lettera a), della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e
successive modificazioni ed integrazioni, per le madri o in alternativa per i
padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i
genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie e sono
valutati ai fini dell'anzianità di servizio. Per tale assenza spetta la
retribuzione di cui al comma 2.
4. Successivamente al periodo di astensione di cui al comma 3 e sino al
compimento del terzo anno di vita del bambino, nei casi e con le modalità di
cui all'articolo 7, comma 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204 e
successive modificazioni ed integrazioni, alle madri ed ai padri sono
riconosciuti trenta giorni, per ciascun anno di età del bambino computati
complessivamente per entrambi i genitori, di assenza retribuita secondo
quanto previsto al comma 2.
5. Alle madri, in caso di parto prematuro, spettano comunque i mesi di
astensione obbligatoria non goduti prima della data presunta del parto, da
certificare entro trenta giorni dall'evento.
6. In caso di parto plurimo i periodi di riposo di cui all'articolo 10 della
legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sono raddoppiati e le ore aggiuntive
rispetto a quelle previste dal comma 1°, dello stesso articolo 10, possono
essere utilizzate anche dal padre.
7. Le eventuali festività cadenti nel periodo di assenza sono computate ai
fini del raggiungimento del limite massimo previsto.
8. Al funzionario diplomatico, dopo il rientro al lavoro a seguito della
fruizione dei congedi parentali, si applica quanto previsto dall'articolo 17
della legge 8 marzo 2000, n. 53.
8. Permessi per esigenze personali.
1. Il funzionario diplomatico ha diritto di assentarsi nei seguenti casi:
a) partecipazione a concorsi od esami, limitatamente ai giorni di
svolgimento delle prove ed al tempo strettamente necessario per il
raggiungimento delle relative sedi di svolgimento delle stesse, ovvero,
previa intesa con il responsabile della struttura di appartenenza, a congressi,
convegni, seminari e corsi di aggiornamento professionale facoltativo entro
il limite complessivo di otto giorni per ciascun anno;
b) decesso o documentata grave infermità del coniuge, o del convivente
stabile, o di un parente entro il secondo grado o di un affine di primo grado,
in ragione di tre giorni lavorativi, anche frazionati, per evento. I giorni di
permesso devono essere utilizzati entro sette giorni dal decesso o
dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di
provvedere a conseguenti specifici interventi terapeutici. Nel caso di grave
infermità dei soggetti di cui alla presente lettera b), il funzionario
diplomatico, entro sette giorni dall'evento predetto, può concordare con il
responsabile della struttura presso cui presta servizio, in alternativa ai giorni
di permesso, diverse modalità di espletamento dell'attività lavorativa, anche
per periodi superiori a tre giorni;
c) documentati motivi personali, entro il limite complessivo di tre giorni per
ciascun anno.
2. Il funzionario diplomatico ha inoltre il diritto di assentarsi per quindici
giorni consecutivi in occasione del matrimonio.
3. Le assenze sopra elencate possono cumularsi nell'anno solare, sono
valutate agli effetti dell'anzianità di servizio e non riducono il periodo di
ferie disciplinato dall'articolo 4.
4. I predetti periodi di assenza non producono effetti sul trattamento
economico dei funzionari diplomatici.
5. Le assenze previste dall'articolo 33, comma 3 della legge 5 febbraio 1992,
n. 104, e successive modifiche ed integrazioni, non sono computate ai fini
del raggiungimento del limite fissato dai precedenti commi e non riducono
le ferie.
6. Il funzionario diplomatico ha altresì diritto ad assentarsi, con
conservazione della retribuzione, per tutti gli eventi in relazione ai quali
specifiche disposizioni di legge o dei relativi regolamenti di attuazione
prevedono la concessione di permessi o congedi comunque denominati.
9. Distacchi sindacali.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il limite
massimo dei distacchi sindacali autorizzabili a favore dei funzionari
diplomatici è determinato nel contingente complessivo di n. 3.
2. Alla ripartizione dei distacchi sindacali di cui al comma 1, tra le
organizzazioni sindacali dei funzionari diplomatici rappresentative ai sensi
dell'articolo 112, comma 2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5
gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo
24 marzo 2000, n. 85, provvede il Ministro per la funzione pubblica, sentite
le organizzazioni sindacali interessate, entro il primo quadrimestre di
ciascun biennio. La ripartizione, che ha validità fino alla successiva, è
effettuata in rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse
per la riscossione del contributo sindacale conferite dal personale
all'Amministrazione, accertate per ciascuna delle citate organizzazioni
sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello in cui si
effettua la ripartizione (1).
3. Le richieste di distacco sindacale sono presentate dalle organizzazioni
sindacali aventi titolo alla Direzione generale per il personale, la quale cura
gli adempimenti istruttori - acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il
preventivo assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica - ed emana il decreto di distacco
sindacale entro il termine di trenta giorni dalla richiesta. L'assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti di cui al
comma 4 ed alla verifica del rispetto del contingente e relativo riparto di cui
al comma 2, è considerato acquisito qualora il Dipartimento della funzione
pubblica non provveda entro venti giorni dalla data di ricezione della
richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, le organizzazioni sindacali
comunicano la conferma di ciascun distacco sindacale in atto; possono
avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La conferma annuale e la
richiesta di revoca è comunicata alla Direzione generale per il personale ed
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti solo nel caso di
revoca.
4. Possono essere autorizzati distacchi sindacali, nell'àmbito del contingente
indicato nei commi 1 e 2, soltanto in favore dei funzionari diplomatici che
ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno agli organismi direttivi delle
organizzazioni sindacali di cui al comma 2.
5. I periodi di distacco per motivi sindacali sono a tutti gli effetti equiparati
al servizio prestato nell'Amministrazione centrale, salvo che ai fini del
compimento del periodo di prova e del diritto al congedo ordinario. I
predetti periodi sono retribuiti con esclusione della componente del
trattamento economico correlata ai risultati conseguiti di cui all'articolo 19.
(1) Alla ripartizione dei contingenti complessivi dei distacchi prevista dal
presente comma si è provveduto, per il biennio 2000-2001, con D.M. 6
novembre 2001 (Gazz. Uff. 9 gennaio 2002, n. 7).
10. Permessi sindacali.
1. Per l'espletamento del loro mandato, i funzionari diplomatici che
ricoprono cariche di dirigenti sindacali in seno agli organismi direttivi delle
organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 112, comma
2°, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85,
nonché i dirigenti sindacali che, pur avendone titolo, non sono collocati in
distacco sindacale ai sensi dell'articolo 9 del presente decreto, possono fruire
di permessi sindacali con le modalità e nei limiti di quanto previsto dal
presente articolo.
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il
contingente complessivo dei permessi sindacali retribuiti autorizzabili viene
calcolato in ragione di 90 minuti annui, per ciascun funzionario diplomatico
effettivamente in servizio, anche in posizione di comando o fuori ruolo.
3. Alla ripartizione del monte ore annuo complessivo dei permessi sindacali
calcolato ai sensi del comma 2 tra le organizzazioni sindacali dei funzionari
diplomatici rappresentative, provvede la Direzione generale per il personale,
sentite le organizzazioni sindacali aventi titolo entro il 31 marzo di ciascun
anno. Nella ripartizione del monte ore dei permessi sindacali la quota pari al
10 per cento è attribuita in parti uguali a tutte le predette organizzazioni
sindacali e la parte restante è attribuita alle medesime organizzazioni
sindacali in rapporto al numero delle deleghe complessivamente espresse
per la riscossione del contributo sindacale, conferite dal personale al
Ministero degli affari esteri, accertate per ciascuna delle citate
organizzazioni sindacali alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a
quello in cui si effettua la ripartizione. Nel periodo 1° gennaio-31 marzo, in
attesa della successiva ripartizione, l'Amministrazione può autorizzare in via
provvisoria la fruizione di permessi sindacali nel limite del 25 per cento del
contingente annuale previsto per ciascuna organizzazione sindacale avente
titolo.
4. Oltre ai permessi sindacali di cui ai commi 2 e 3, tenuto conto della
specificità delle funzioni istituzionali e del particolare ordinamento della
carriera diplomatica, in favore del personale di cui al comma 1, sono
concessi ulteriori permessi sindacali retribuiti, non computabili nel
contingente complessivo di cui ai medesimi commi 2 e 3, esclusivamente
per la partecipazione a riunioni sindacali su convocazione
dell'Amministrazione.
5. I dirigenti sindacali che intendano fruire dei permessi sindacali di cui al
presente articolo devono darne comunicazione scritta alla Direzione
generale del personale ed al funzionario responsabile della struttura in cui il
dirigente sindacale presta servizio almeno tre giorni prima, tramite la
struttura sindacale di appartenenza avente titolo. L'Amministrazione
autorizza il permesso sindacale, salvo che non ostino eccezionali e motivate
esigenze di funzionalità della struttura di riferimento da comunicarsi in
forma scritta entro tre giorni.
6. In caso di mancato utilizzo del permesso sindacale richiesto
l'organizzazione sindacale interessata provvederà a darne comunicazione
alla Direzione generale per il personale.
7. Tenuto conto della specificità delle funzioni istituzionali, i permessi
sindacali sono autorizzati in misura pari ad una giornata lavorativa e non
possono superare mensilmente per ciascun dirigente sindacale quattro
giornate lavorative, con esclusione da tale computo dei permessi di cui al
comma 4.
8. I permessi sindacali, giornalieri ed orari, di cui al presente articolo sono a
tutti gli effetti equiparati al servizio prestato nell'Amministrazione e sono
retribuiti.
9. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in
vigore del presente decreto.
11. Aspettative e permessi sindacali non retribuiti.
1. I funzionari diplomatici che ricoprono cariche in seno agli organismi
direttivi delle proprie organizzazioni sindacali possono fruire di aspettative
sindacali non retribuite. Il tempo trascorso in aspettativa non è computato ai
fini della progressione in carriera. I dirigenti sindacali che cessano da tale
posizione prendono nel ruolo il posto di anzianità che loro spetta, dedotto il
tempo passato in aspettativa.
2. Le richieste di aspettative sindacali di cui al comma 1, sono presentate
dalle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale alla
Direzione generale per il personale, la quale cura gli adempimenti istruttori,
acquisendo per ciascuna richiesta nominativa il preventivo assenso della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica, ed emana il decreto di aspettativa entro il termine di trenta giorni
dalla richiesta. L'assenso della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente
all'accertamento dei requisiti soggettivi, è considerato acquisito qualora il
Dipartimento della funzione pubblica non provveda entro venti giorni dalla
data di ricezione della richiesta. Le organizzazioni sindacali comunicano la
conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto entro il 31 gennaio di
ciascun anno e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento. La
conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alla Direzione
generale per il personale ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali
provvedimenti nel solo caso di revoca.
3. In attesa degli adempimenti istruttori previsti dal comma 2, per la
concessione delle aspettative sindacali non retribuite, è consentito, per
motivi di urgenza segnalati dalle Organizzazioni sindacali, l'utilizzo
provvisorio in aspettativa dei dipendenti interessati a partire dal giorno
successivo alla data di ricevimento della richiesta medesima.
4. I funzionari diplomatici, di cui al comma 1 dell'articolo 10 del presente
accordo possono usufruire, con le modalità di cui ai commi 5, 6 e 7 del
medesimo articolo 10, di permessi sindacali non retribuiti per la
partecipazione a trattative sindacali ovvero a congressi e convegni di natura
sindacale nonché alle riunioni degli organi collegiali statutari delle rispettive
organizzazioni sindacali, oltre ai rispettivi monti ore annuali di cui ai commi
2 e 3 del citato articolo 10.
5. Per il personale di cui al presente articolo i contributi figurativi previsti in
base all'articolo 8, comma 8° della legge 23 aprile 1981, n. 155, sono gli
stessi previsti per la retribuzione spettante al personale in distacco sindacale
retribuito.
6. Le norme di cui al presente articolo si applicano dalla data di entrata in
vigore del presente decreto.
12. Adempimenti dell'Amministrazione in materia di distacchi, permessi e
aspettative sindacali.
1. Ai fini dell'accertamento delle deleghe per la riscossione del contributo
sindacale di cui all'articolo 9, comma 2, ed all'articolo 10, comma 3, la
Direzione generale per il personale fornisce alle organizzazioni sindacali
nazionali i dati riferiti alle predette deleghe e li confronta con esse in vista
della loro certificazione e della sottoscrizione della relativa documentazione.
Ove dovessero riscontrare errori od omissioni in base ai dati in proprio
possesso, le organizzazioni sindacali provvedono a documentare le richieste
di rettifica in un apposito incontro con la predetta Direzione generale per il
personale, nel corso del quale si procede all'esame della documentazione
presentata ed alla conseguente rettifica della relativa documentazione nel
caso di riscontro positivo della richiesta. La Direzione generale per il
personale invia, entro il 31 marzo di ciascun anno, i dati complessivi relativi
alle deleghe per la riscossione del contributo sindacale alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, utilizzando
modelli e procedure informatizzate, anche elettroniche ed a lettura ottica,
predisposti dal medesimo Dipartimento della funzione pubblica.
2. Ai fini di quanto previsto dal comma 1, le deleghe per la riscossione del
contributo sindacale, delle quali risultino titolari le organizzazioni sindacali
che abbiano dato vita ad aggregazioni associative, sono attribuite, in
applicazione dell'articolo 44, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 80, al nuovo soggetto sindacale a condizione che le stesse
documentino di essersi dotate di un unico codice per l'accreditamento del
contributo delle deleghe stesse o che le deleghe siano confermate dagli
iscritti a favore del nuovo soggetto.
3. Entro il 31 maggio di ciascun anno, la Direzione generale per il
personale, utilizzando modelli di rilevazione e procedure informatizzate,
anche elettroniche ed a lettura ottica, predisposti dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, è tenuta a
comunicare al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e per sindacato, del personale che ha fruito di
distacchi sindacali nell'anno precedente.
4. Entro la stessa data del 31 maggio di ciascun anno, la stessa Direzione
generale per il personale, utilizzando i modelli e le procedure informatizzate
indicate nel comma 2, è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi nominativi,
suddivisi per qualifica e sindacato, del personale dipendente che ha fruito
dei permessi sindacali nell'anno precedente con l'indicazione per ciascun
nominativo del numero complessivo dei giorni e delle ore. Il Dipartimento
della funzione pubblica verifica il rispetto dei limiti previsti dal presente
decreto.
5. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione
pubblica può disporre ispezioni nei confronti del il Ministero degli affari
esteri, qualora non ottemperi tempestivamente agli obblighi indicati nei
commi 1, 3 e 4 e può fissare un termine per l'adempimento. In caso di
ulteriore inerzia, il Dipartimento della funzione pubblica non fornisce
ulteriori assensi preventivi richiesti dalla stessa Amministrazione ai sensi
dell'articolo 9, comma 3, e dell'articolo 11, comma 2, salvo quanto disposto
dal comma 3 dell'articolo 11. Dell'inadempimento risponde, comunque, il
funzionario responsabile del procedimento appositamente nominato dal
Ministero degli affari esteri ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241.
6. I dati riepilogativi degli elenchi di cui ai commi 2 e 3, distinti per
sindacato, per qualifica e per sesso, sono pubblicati dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica in allegato
alla relazione annuale sullo stato della Pubblica Amministrazione, da
presentare al Parlamento ai sensi dell'articolo 16 della legge 29 marzo 1983,
n. 93.
7. I funzionari che dispongono o consentono l'utilizzazione di distacchi,
aspettative e permessi sindacali in violazione della normativa vigente sono
responsabili personalmente.
8. Le norme del presente articolo si applicano dalla data di entrata in vigore
del presente decreto.
TITOLO III
Trattamento economico
13. Struttura del trattamento economico.
1. Il trattamento economico dei funzionari appartenenti alla carriera
diplomatica è articolato nelle seguenti componenti:
a) componente stipendiale di base, che comprende lo stipendio tabellare,
l'indennità integrativa speciale e la retribuzione individuale di anzianità, ove
acquisita e spettante;
b) retribuzione di posizione, correlata alle posizioni funzionali ricoperte;
c) retribuzione di risultato, correlata ai risultati conseguiti rispetto agli
obiettivi assegnati.
2. Il trattamento economico di cui al comma 1 è onnicomprensivo e
remunera tutte le funzioni, i compiti e gli incarichi svolti dai funzionari
diplomatici.
14. Stipendio tabellare.
1. A decorrere dal 26 aprile 2000, lo stipendio tabellare è stabilito, per
ciascun grado della carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi per
dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 116.875.000
L. 105.949.000
L.56.912.000
L.39.706.000
L.31.683.000
2. A decorrere dal 1° gennaio 2001, lo stipendio tabellare è rideterminato,
per ciascun grado della carriera diplomatica, nei seguenti importi annui lordi
per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
15. Indennità integrativa speciale.
L. 117.862.000
L. 106.194.000
L.63.127.000
L.43.531.000
L.35.121.000
1. A decorrere dal 26 aprile 2000 l'indennità integrativa speciale spettante
per ciascun grado della carriera diplomatica è determinata nei seguenti
importi annui lordi per dodici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 18.064.000
L. 17.498.000
L.15.710.000
L.14.917.000
L.14.628.000
16. Retribuzione individuale di anzianità.
1. In attuazione di quanto previsto dall'articolo 112, quinto comma, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come
sostituito dall'articolo 14 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85, le
classi di stipendio e gli aumenti periodici biennali cessano di essere
corrisposti con effetto dal 26 aprile 2000. Il valore degli aumenti biennali in
godimento, con l'aggiunta della valutazione economica dei ratei di aumento
biennale maturati alla stessa data, costituisce la retribuzione individuale di
anzianità.
2. La retribuzione individuale di anzianità in godimento alla data di cui al
comma 1, viene mantenuta al singolo funzionario per tutta la progressione
di carriera sotto forma di assegno personale non riassorbibile ne rivalutabile,
utile ai fini dei trattamenti di previdenza e di buonuscita, nonché della
tredicesima mensilità. La frazione di classe o scatto maturata alla stessa data
entra a far parte del predetto assegno a decorrere dalla data di compimento
del periodo previsto dalla preesistente normativa per l'attribuzione della
classe o dello scatto.
3. All'atto della cessazione del rapporto di lavoro, la retribuzione individuale
di anzianità dei funzionari cessati viene attribuita al fondo per la
retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato, di cui all'articolo 17,
secondo le modalità indicate dal comma 4.
4. A decorrere dall'esercizio successivo alla cessazione del rapporto di
lavoro resta attribuito al fondo di cui al comma 3, l'intero importo delle
retribuzioni individuali di anzianità dei funzionari diplomatici cessati,
valutato in relazione al numero di mensilità residue rispetto alla data di
cessazione, computandosi a tal fine oltre alla tredicesima mensilità le
frazioni di mese residue superiori a quindici giorni. Per l'anno successivo il
predetto importo è rapportato ad anno.
17. Fondo per la retribuzione di posizione e la retribuzione di risultato.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001 è istituito il fondo per la retribuzione di
posizione e la retribuzione di risultato, al cui finanziamento si provvede
mediante utilizzo delle seguenti risorse finanziarie:
a) ammontare delle risorse destinate al compenso incentivante di cui
all'articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79;
b) risorse destinate al pagamento dei compensi per lavoro straordinario
nell'anno 2000;
c) risparmi di gestione riferiti alla spesa del personale della carriera
diplomatica, escluse le quote che disposizioni di legge riservano a risparmio
del fabbisogno complessivo;
d) somme derivanti dall'attuazione dell'articolo 43 della legge 27 dicembre
1997, n. 449;
e) somme derivanti da disposizioni di leggi, regolamenti o atti
amministrativi, che comportano incrementi retributivi per il personale della
carriera diplomatica;
f) retribuzione individuale di anzianità del personale della carriera
diplomatica cessato dal servizio con le modalità indicate nell'articolo 16;
g) un importo pari a L. 311.990 mensili pro-capite per tredici mensilità, alla
cui copertura si provvede con l'utilizzo delle somme accantonate in sede di
applicazione della legge 2 ottobre 1997, n. 334;
h) un importo pari a L. 1.435.152 mensili pro-capite, per tredici mensilità,
alla cui copertura si provvede con le somme previste dall'articolo 19 della
legge 23 dicembre 1999, n. 488;
i) un importo pari a L. 1.166.841 mensili pro-capite per tredici mensilità,
alla cui copertura si provvede con l'utilizzo delle risorse previste per la
categoria dall'articolo 50 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
2. Le risorse di cui alle lettere g), h) ed i) del comma 1, sono determinate
con riferimento al personale della carriera diplomatica in servizio alla data
del 1° luglio 2000.
3. Nell'àmbito del fondo di cui al comma 1, una quota pari al 30 per cento
viene destinata al finanziamento della retribuzione di risultato.
4. Le risorse del fondo di cui al comma 1, eventualmente non utilizzate alla
fine dell'esercizio finanziario sono riassegnate all'anno successivo.
18. Retribuzione di posizione.
1. A decorrere dal 1° gennaio 2001, la retribuzione di posizione, correlata
alle posizioni funzionali che sono state individuate nell'articolo 1 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
modificazioni e integrazioni, è determinata nei seguenti valori annui lordi
per tredici mensilità:
a) Segretario generale L. 35.286.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b), del decreto n. 2069 L. 29.993.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069 L. 25.406.000;
d) Capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069 L. 21.877.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069 L.
14.114.000;
f) funzionari addetti agli uffici L. 12.350.000.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli
uffici di livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e
studio o di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive
integrazioni e modificazioni, la retribuzione di posizione è fissata in base al
livello delle funzioni svolte, secondo quanto previsto nel predetto decreto,
nelle misure di cui alle lettere c), d) ed e) del comma 1.
3. Ai funzionari diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso
amministrazioni dello Stato, organi costituzionali o enti territoriali italiani,
di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000,
n. 2069, ed ai quali da parte di tali amministrazioni, organi o enti non
vengano corrisposti emolumenti accessori a qualsiasi titolo, spetta la
retribuzione di posizione in una delle misure previste dalle lettere c), d) ed
e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore generale per il
personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai livelli di
responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti
emolumenti vengano corrisposti ma in misura inferiore agli importi a titolo
di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il Ministero
degli affari esteri eroga la differenza.
4. Le misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della
carriera diplomatica, tenuto conto di quanto stabilito al comma 1, nonché
all'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.
18, come sostituito dall'articolo 16 del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono stabilite nei seguenti valori annui lordi per tredici mensilità:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L. 29.993.000
L. 21.877.000
L. 14.114.000
L. 12.350.000
L. 12.350.000
19. Retribuzione di risultato.
1. Sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro degli affari esteri 5
luglio 2000, n. 2070, all'inizio di ogni anno gli importi spettanti come
retribuzione di risultato, da erogare mensilmente per tredici mensilità,
vengono determinati con decreto del Ministro degli affari esteri, tenendo
conto delle risorse disponibili e degli obiettivi raggiunti nell'anno
precedente, nel rispetto dei seguenti parametri in relazione alle diverse
posizioni funzionali individuate nell'articolo 1 del decreto 5 luglio 2000, n.
2069 e successive integrazioni e modificazioni:
a) Segretario generale: 100;
b) Capo di Gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b) del decreto n. 2069: 85;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069: 72;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069: 62;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069: 40;
f) funzionari addetti agli uffici: 35.
2. Per i funzionari diplomatici collocati alle dirette dipendenze dei capi degli
uffici di livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e
studio o di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto
del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, la retribuzione di
risultato è determinata in relazione alle posizioni funzionali ad essi
attribuite, nelle misure di cui al comma 1.
3. Qualora i risultati conseguiti siano stati particolarmente elevati, e di ciò
sia stato dato atto nella valutazione, gli importi spettanti come retribuzione
di risultato determinati ai sensi del comma 1, possono essere incrementati
fino ad un massimo del 50 per cento, nei limiti di un quarto delle risorse
disponibili.
20. Norme di prima applicazione.
1. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, tenuto conto della
mancata corresponsione della retribuzione di posizione e della retribuzione
di risultato, ai funzionari diplomatici che ricoprono le posizioni funzionali
individuate nell'articolo 1 del decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio
2000, n. 2069, e successive modificazioni e integrazioni, sono corrisposte le
seguenti somme lorde:
a) Segretario generale L. 40.444.000;
b) Capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo 1,
lettera b) del decreto n. 2069, L. 34.378.000;
c) Vice capo di gabinetto e rimanenti posizioni funzionali di cui all'articolo
1, lettera c) del decreto n. 2069, L. 29.120.000;
d) capi degli uffici di livello dirigenziale e rimanenti posizioni funzionali di
cui all'articolo 1, lettera d) del decreto n. 2069, L. 25.075.000;
e) funzionari di cui all'articolo 1, lettera e) del decreto n. 2069, L.
16.177.000;
f) funzionari addetti agli uffici, L. 14.155.000.
2. Ai funzionari diplomatici collocati alle dipendenze dei capi degli uffici di
livello dirigenziale generale con un incarico di consulenza, ricerca e studio o
di trattazione di particolari materie, di cui all'articolo 2 del decreto del
Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069 e successive modificazioni
e integrazioni, spettano somme corrispondenti alle posizioni funzionali che
sono state loro attribuite.
3. Le somme di cui ai commi 1 e 2, sono erogate per il 70 per cento a titolo
di retribuzione di posizione, e per il rimanente 30 per cento a titolo di
retribuzione di risultato.
4. Relativamente al periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, le
misure minime della retribuzione di posizione per ciascun grado della
carriera diplomatica sono stabilite come segue:
Ambasciatore
Ministro plenipotenziario
Consigliere di ambasciata
Consigliere di legazione
Segretario di legazione
L.18.191.000
L.13.269.000
L. 8.560.000
L. 7.490.000
L. 7.490.000
5. Per il periodo dal 26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000, ai funzionari
diplomatici comandati o collocati fuori ruolo presso amministrazioni dello
Stato, organi costituzionali o enti territoriali italiani di cui all'articolo 3 del
decreto del Ministro degli affari esteri 5 luglio 2000, n. 2069, ed ai quali da
parte di tali amministrazioni, organi o enti non siano stati corrisposti
emolumenti accessori a qualsiasi titolo, viene corrisposto, a titolo di
retribuzione di posizione, il 70 per cento di uno degli importi indicati nelle
lettere c), d) ed e) del comma 1, da individuare tramite decreto del Direttore
generale per il personale sulla base degli elementi acquisiti in merito ai
livelli di responsabilità e rilevanza degli incarichi affidati. Qualora i predetti
emolumenti siano stati corrisposti ma in misura inferiore agli importi a titolo
di retribuzione di posizione individuati nel modo sovraindicato, il Ministero
degli affari esteri eroga la differenza.
6. Le somme già erogate ai funzionari diplomatici per il servizio prestato dal
26 aprile 2000 al 31 dicembre 2000 a titolo di compenso per lavoro
straordinario e di compenso incentivante, in base alla normativa in vigore
precedentemente all'emanazione del decreto legislativo 24 marzo 2000, n.
85, sono riassorbite, a titolo di conguaglio, in sede di corresponsione degli
importi previsti nei commi precedenti.
21. Effetti del nuovo trattamento economico.
1. Le misure del nuovo trattamento economico risultanti dall'applicazione
degli articoli 14, 15, 16 e 18 hanno effetto, secondo la disciplina vigente,
sulla tredicesima mensilità, sul trattamento ordinario di quiescenza, normale
e privilegiato, sull'indennità di fine rapporto, sull'equo indennizzo, sulle
ritenute assistenziali e previdenziali e relativi contributi e sui contributi di
riscatto.
2. La disposizione di cui al comma 1, si applica anche per la quota prevista a
titolo di retribuzione di posizione all'articolo 20, comma 3.
TITOLO IV
Disposizioni finali
22. Procedure di soluzione delle controversie.
1. Qualora in sede di attuazione del presente decreto insorgano controversie
tra l'Amministrazione e le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo
recepito nel decreto stesso sulla sua attuazione od interpretazione, ciascuna
delle parti può avanzare alla commissione paritetica di cui al comma 2,
richiesta scritta di esame della questione controversa con la specifica
indicazione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la stessa si basa. Nei
trenta giorni successivi alla richiesta, la predetta commissione, previo un
accurato esame della questione controversa, emette un parere vincolante nel
merito, al quale le parti si devono conformare.
2. Presso il Ministero degli affari esteri è istituita, entro tre mesi dalla data
di entrata in vigore del presente decreto, per i fini di cui al comma 1, una
commissione
composta
in
pari
numero
da
rappresentanti
dell'Amministrazione e da un rappresentante per ciascuna delle
organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel decreto stesso.
La commissione è presieduta da uno dei rappresentanti
dell'Amministrazione.
3. Qualora non si raggiunga ai sensi del comma 1, un'intesa su questioni
interpretative di rilevanza generale, l'Amministrazione e le organizzazioni
sindacali firmatarie dell'accordo recepito nel presente decreto possono
ricorrere al Ministro per la funzione pubblica, avanzando formale richiesta
motivata di esame della questione controversa. Il Ministro per la funzione
pubblica entro trenta giorni dalla richiesta, dopo aver acquisito le risultanze
emesse dal procedimento di cui al comma 1, può consultare le delegazioni
trattanti l'accordo di cui all'articolo 112 del decreto del Presidente della
Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall'articolo 14 del
decreto legislativo 24 marzo 2000, n. 85. L'esame della questione
controversa deve espletarsi nel termine di trenta giorni dal primo incontro. Il
Ministro per la funzione pubblica, tenendo conto anche delle valutazioni
espresse dalle suddette delegazioni, provvede quindi, ai sensi dell'articolo
27, primo comma, n. 2), della legge 29 marzo 1983, n. 93, e dell'articolo 5,
comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988, n. 400, ad emanare le
direttive necessarie per risolvere la questione controversa.
23. Disapplicazioni.
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, non si
applicano nei confronti dei funzionari appartenenti alla carriera diplomatica
le disposizioni di legge e regolamentari che siano in contrasto con quelle
contenute nel decreto medesimo. In particolare, non si applicano le norme
seguenti:
a) con riferimento all'articolo 3 (Tempo di lavoro): articolo 14 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e articolo 30 della
legge 29 marzo 1983, n. 93;
b) con riferimento all'articolo 4 (Congedo ordinario e festività): articoli 36,
39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e
articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n.
686;
c) con riferimento all'articolo 5 (Assenze per malattia e motivi di salute):
articoli 37, 40, 68 commi da 1 a 8, 70 e 71 del decreto del Presidente della
Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3; articoli 30, 31, 32, 33 e 34 del decreto del
Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
d) con riferimento all'articolo 6 (Aspettativa per motivi personali e di
famiglia): articoli 69 e 70 del decreto del Presidente della Repubblica 10
gennaio 1957, n. 3;
e) con riferimento all'articolo 7 (Congedi parentali): articolo 41 del decreto
del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
f) con riferimento all'articolo 8 (Permessi per esigenze personali): articoli
37, 39 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n.
3; articolo 3, commi da 37 a 41, della legge 24 dicembre 1993, n. 537;
articolo 22, commi 22, 23, 24 e 26, della legge 23 dicembre 1994, n. 724;
g) con riferimento al titolo III (Trattamento economico): decreto del
Presidente della Repubblica 22 luglio 1977, n. 422; articolo 3 del decretolegge 11 gennaio 1985, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 8
marzo 1985, n. 72; articolo 4 della legge 17 aprile 1984, n. 79; legge 20
novembre 1982, n. 869; articolo 1, comma 2, della legge 2 ottobre 1997, n.
334, e articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.
24. Copertura finanziaria.
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto, valutato in lire
28.000 milioni per l'anno 2000 ed in lire 46.700 milioni a decorrere
dall'anno 2001, si provvede: quanto a lire 28.000 milioni per l'anno 2000,
mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 19,
comma 2, della legge 23 dicembre 1999, n. 488; quanto a lire 46.700 milioni
a decorrere dall'anno 2001, mediante l'utilizzo dell'autorizzazione di spesa
prevista dall'articolo 50, commi 2 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è
autorizzato ad apportare le necessarie variazioni di bilancio.
La pubblicazione dei testi nel presente volume non ha carattere di ufficialità, per questi si rinvia alla
Gazzetta Ufficiale.
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