Generazioni che si formano e si incrociano:
scelte di vita nel difficile contesto italiano.
Incontro di ricerca fra Istat e Università
Famiglie in mutamento
Linda Laura Sabbadini
Direttrice del Dipartimento delle Statistiche Sociali e
ambientali
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Roma, 15-16 settembre 2011
Generazioni che si
formano e si incrociano:
scelte di vita nel difficile
contesto italiano
Le trasformazioni in atto in ambito familiare
-Le fonti statistiche ufficiali sono sempre più ricche di
informazioni preziose per cogliere le trasformazioni in atto
- Cercherò di dare dei flash per iniziare e contestualizzare gli
interessanti contributi emersi nell’ambito del lavoro di ricerca
-Partirò dai dati dall’indagine Famiglia e soggetti sociali del
dicembre 2009, i cui dati rilasceremo a dicembre
-Una indagine molto complessa da un punto di vista della
correzione che abbiamo intenzione di semplificare notevolmente
nell’ambito del processo di ristrutturazione delle indagini
multiscopo al fine di garantirne una maggiore tempestività nella
diffusione dei dati.
- Ovviamente saremo felici di condividere la riflessione che
svilupperemo
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Roma, 15-16 settembre 2011
Generazioni che si
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scelte di vita nel difficile
contesto italiano
Profonde trasformazioni nella nuzialità e fecondità
Negli ultimi 20 anni:
-Il tasso di nuzialità si riduce dal 5,5 al 3,6 per mille.
-La quota di matrimoni civili aumenta dal 16,8% al 37,2%
-Aumentano i secondi matrimoni: per gli uomini la percentuale
raddoppia (dal 5,0% al 9,8%) e quasi triplica per le donne (dal 3,3%
all’8,6%)
-La quota di matrimoni con almeno un coniuge straniero cresce dal
2,2% al 13,9% e quella con entrambi i coniugi stranieri passa dal
14,1% al 33,4%
-Il tasso di fecondità totale risale a 1,40 nel 2009, come nel 1990. Nel
2001 era sceso a 1,25.
- Aumenta l’età media alla nascita del primo figlio (da 26,9 a 30,0)
-La quota di nascite naturali triplica: dal 6,5% al 20,4% nel 2009
-La quota di nati con almeno un genitore straniero cresce dall’1,7% al
18,0%. Con entrambi i genitori stranieri passa dal 48,0% al 75,5%
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Roma, 15-16 settembre 2011
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Aumenta l’instabilità coniugale
Aumentano
progressivamente
SEPARAZIONI
e DIVORZI
Nel 2009 sono state 85.945 le
SEPARAZIONI con un incremento
percentuale del 37% rispetto al 1998.
Il tasso di separazione totale è del
269,9 per 1000 coppie coniugate
(129,1 nel 1990)
La maggior parte delle coppie che si
separano o divorziano hanno figli.
Nel 2009 sono stati 54.456 i
DIVORZI con un incremento
percentuale del 62% rispetto al
1998.
Il tasso di divorzialità totale è del
180,8 per 1000 coppie coniugate
(78,0 nel 1990)
Fonte: Istat Statistiche Demografiche
L’Instabilità coniugale è cresciuta più al
Nord che al Sud
Con l’aumento di
separati e divorziati
aumentano le persone
che sperimentano le
nuove forme familiari
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Cambiano le forme familiari
I cambiamenti demografici e degli stili di vita si riflettono nella
varietà delle forme familiari
CRESCONO
le persone sole che arrivano a 7 milioni
le coppie senza figli 5milioni400mila (22,1% delle famiglie)
le madri sole 1milione700mila (7,1% delle famiglie)
DIMINUISCONO
le coppie con figli 9milioni 300mila (38,1% delle
famiglie)
Le coppie coniugate diventano il 36,4% delle
famiglie.
Diminuiscono le famiglie estese che mantengono una loro
rilevanza solo nella Terza Italia
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contesto italiano
I cambiamenti sono più visibili analizzando le
persone nel loro contesto familiare
Dal 1990 al 2009, per effetto del prolungamento della
permanenza dei giovani nella famiglia di origine, tra i 25 ai
44 anni aumenta il ruolo di figlio laddove dovrebbe
aumentare il ruolo di genitore. In particolare nella classe di
età 35-44 anni il ruolo di figlio passa dal 4,6% al 10,8% e
quello di genitore dall’84,5% al 63,8 %.
E’ interessante notare che negli ultimissimi anni la quota di
figli ha iniziato a diminuire nella classe di età tra 15 e 34
anni, ma non perché aumenta il ruolo di genitore ma di
single. QUESTA E’ UNA NOVITA’.
A ciò corrisponde un incremento della quota di anziani di
65-74 anni che vivono in coppia come genitori (dal 16,7%
del 1990 al 19,6% del 2009).
Il calo della fecondità incide sull’aumento delle persone
che vivono in coppia senza figli. In particolare tra i 35-44
anni la quota di persone in coppia senza figli passa dal 5%
nel 1990 al 10,1% nel 2009.
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Crescono le nuove forme familiari
Sono 6 milioni 866 mila i single non vedovi, i monogenitori non
vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostituite coniugate.
Vivono in queste famiglie circa 12 milioni di persone, il 20% della
popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998.
Numero di famiglie
Single non vedovi
Libere unioni
Famiglie ricostituite coniugate
Madri sole non vedove
Padri soli non vedovi
Combinazioni delle precedenti forme familiari
Totale
Numero di persone che ci
vivono
per 100 abitanti
1998
2009
1998
2009
1998
2009
2.204
340
377
568
100
4
3.594
4.157
881
629
1.012
163
24
6.866
2.204
948
1.142
1.579
273
25
6.169
4.157
2.523
1.972
2.765
495
129
12.010
3,9
1,7
2,0
2,8
0,5
0,0
10,8
6,9
4,2
3,3
4,6
0,8
0,2
20,0
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Generazioni che si
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L’esperienza di convivenza comincia a toccare
ampi strati di popolazione
Sono quasi 6 milioni le persone che hanno sperimentato una fase di
convivenza con il proprio partner, sia approdando ad un’unione
coniugale, sia rimanendo in una situazione more uxorio sia
esaurendo la relazione, pari all’11,5% delle persone di 15 anni e più
(erano 4milioni e 35 mila nel 2003 pari all’8,2%).
PERSONE CHE HANNO SPERIMENTATO IN PASSATO LIBERE UNIONI O CONVIVENZE
PREMATRIMONIALI O CHE ATTUALMENTE CONVIVONO PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA
Anno 2009, per 100 persone di 15 anni e più con le stesse caratteristiche
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Unioni libere attuali
Convivenza prematrimoniale
8
Unioni libere passate NON prematrimoniali
6
4
2
0
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud
Isole
E’ più diffusa tra le persone con titolo di studio elevato (19,3%
tra i laureati) e tra gli occupati (18,7%)
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Convivenza prematrimoniale sempre più periodo
di prova dell’unione
Aumentano le convivenze
prematrimoniali e cambia
il modello
Con il passare degli anni è
cresciuto il modello di
convivenza come periodo di
prova dell’unione. È
raddoppiata la quota di
coloro che erano indecisi di
sposarsi (dal 18% al 36,7%)
e triplicata quella che non
aveva previsto di sposarsi
(dal 5,3% al 17,6%).
Nelle coorti 2004-2009 il
fenomeno riguarda la metà delle
coppie del Nord-est e del Centro,
il 40,6% di quelle del Nord-ovest
(il 19,5% nelle Isole e l’11,9% del
Sud).
Considerando, invece, tutti i matrimoni
celebrati dalla popolazione vivente al
dicembre 2009, 1 milione 635 mila
matrimoni sono stati preceduti da
convivenze (7,9% del totale)
La durata mediana di 2,2 anni delle
convivenze prematrimoniali tra i primi
matrimoni è in aumento: 2,6 anni per le
coorti tra il 2004 e il 2009.
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convivenza prematrimoniale anche tra i matrimoni
religiosi
E’ espressione del
processo di
secolarizzazione
Coorti matrimoniali 20042009
Convivenze
prematrimoniali dei primi
matrimoni
33,0%
Convivenze prima dei
secondi matrimoni
Coorti matrimoniali 2004-2009
Convivenze prematrimoniali del
primo matrimonio:
26,8% tra quelli religiosi
50,0% tra quelli civili
Ciò è indice del fatto che la
convivenza è diventata uno
step importante della
transizione allo stato adulto
73,3%
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La sperimentazione delle convivenze nel
periodo 2003-2007
Anche nell’indagine di ritorno del 2007 si era
evidenziato questo aspetto:
Dei 2 milioni e 700mila persone che hanno formato
un’unione, 889mila persone hanno scelto un’unione
libera (33%) nel triennio 2003-2007
Il 10,8% dei celibi/nubili al 2003 sperimenta le prime
nozze nel triennio, mentre le unioni libere hanno
riguardato il 6,5% delle persone non coniugate e non
in coppia al 2003
Il matrimonio non è più la forma di unione dominante
cioè non è maggioritaria, e l’uscita dalla famiglia
passa per un terzo dei casi attraverso la convivenza e
per metà nel Centro-Nord
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Le libere unioni oggi
Sono 897 mila
il 5,9% delle coppie
Nel Nord est raggiungono l’8,7%
Il fenomeno è fortemente caratterizzato dall’esperienza di una
separazione o di un divorzio da parte di uno dei partner (41,8%)
Rispetto al passato emerge forza la componente di celibi/nubili
ORMAI MAGGIORITARIA (53,9%)
Mentre all’inizio degli anni ’80 la convivenza emergeva come
fondamentalmente finalizzata al matrimonio, era di durata breve e i
partner erano già decisi a sposarsi, con il passare del tempo la
situazione si è più normalizzata.
E’ cresciuta anche la componente con i figli arrivata a 49,7% (era il
40,1% nel 1998)
Sono più giovani, più istruite e con la donna che lavora più
frequentemente
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Generazioni che si
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Le famiglie cambiano nelle forme più di
quanto sembri
Oltre alle forme analizzate emergono FORME
FLESSIBILI, famiglie dai confini più incerti (figli
dei separati o divorziati che vivono un po’ con i
padri e un po’ con le madri, giovani che vivono in
due abitazioni, anziani che passano 6 mesi in città
e 6 mesi in campagna o al mare, coppie stabili
che convivono solo nel week end….)
Sommando le nuove famiglie con quelle in cui uno dei
componenti è pendolare della famiglia arriviamo al 34,1%
delle famiglie (erano il 24,2% nel 1998)
Il cambiamento è veramente multiforme E PIU’
ESTESO DI QUANTO SI PENSI
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Generazioni che si
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Famiglie dai confini incerti:
i pendolari della famiglia
Sono 2 milioni 890 mila, nel 2009, i pendolari della famiglia, vale a
dire le persone che vivono con regolarità in un luogo diverso dalla
loro dimora abituale per alcuni giorni dell’anno per motivi vari: per
lavoro, per studio, per stare con i familiari o per altri motivi.
15,5
13,1
Maschi
Femmine
12,6
10,9
8,3
8,2
6,2
5,2
4,5
2,9
2,1 2,1
0-17
4,5
18-19
20-24
25-29
30-39
40-54
3,6
55-64
2,4
3,1
65 e più
Rappresentano il 4,8% della popolazione: più i maschi (5,2%), i
giovani di 20-29 anni (12,9%)
La durata media del soggiorno è di 155,5 giorni nel 2009.
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I motivi del pendolarismo SONO DIVERSI NEI
DUE SESSI
Uomini e donne presentano modelli comportamentali distinti.
Per gli uomini al primo posto i motivi di lavoro (il 40,6% contro il
18,4%); per le donne lo stare con familiari o parenti (il 38,1%
contro il 28,5%) e per motivi di studio (il 23,7% contro il 17,2%).
PERSONE CHE VIVONO CON UNA CERTA REGOLARITÀ IN UN LUOGO
DIVERSO DALLA LORO ABITAZIONE ABITUALE PER GRADUATORIA DEI
MOTIVI PIU' RICORRENTI E SESSO
Anno 2009, per 100 pendolari della famiglia dello stesso sesso
40,6
Lav oro
18,4
28,5
Stare con familiari o parenti
38,1
17,2
Studio
Salute
23,7
Maschi
3,8
6,2
Femmine
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Motivi diversi per fasi della vita diverse
I motivi variano con l’età: per i minori di 18 anni il motivo
principale è stare con i genitori (59,6%); per i giovani è lo
studio (l’80,8% tra i pendolari della famiglia di 18-19 anni).
Nelle età centrali il motivo principale è il lavoro: tra i 30 e i
54 anni, la metà dei pendolari della famiglia si sposta per
questo motivo.
Tra gli anziani di 65 anni e più, prevalgono gli spostamenti
per stare con familiari o parenti (51,8%); uno su cinque si
sposta per motivi di salute (19,6%). Circa un quinto indica
“altro motivo”.
Trattandosi di persone del Nord e dei grandi centri ciò fa
pensare che siano anziani che si dividono tra casa in città e
seconda casa come vita abituale
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Permanenza di criticità per l’uscita dalla
famiglia di origine
La crisi non aiuta ... Anzi la famiglia protegge dalla
povertà
Si interrompe l’aumento della quota dei giovani in età
18-34 anni che permangono nella famiglia di origine:
58,6% nel 2009; era il 59,6% nel 2003.
Cambiano le motivazioni della permanenza in famiglia:
nel 2003 il primo motivo era la possibilità di conservare
comunque la propria autonomia (indicato dal 40,6% dei
giovani), ma nel 2009 tale motivo scende al 31,4%. Nel
2009, invece, il primo motivo sono le difficoltà
economiche (indicato dal 40,2%); era il 34% nel 2003.
Aumenta la quota di coloro che hanno intenzione di
uscire dalla propria famiglia di origine nei tre anni
successivi: dal 45,1% nel 2003 al 51,9% nel 2009.
Si tratta solo di segnali che vanno monitorati e sostenuti con
politiche adeguate che vadano nel senso dell’anticipazione del
processo di transizione allo stato adulto
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Roma, 15-16 settembre 2011
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Permanenza di gravi criticità per la nascita dei
figli
I tassi di occupazione femminili diminuiscono fortemente
all’aumentare del numero di figli. Da 0 a 1 figlio cala di 5
punti, da 0 a 2 figli di 10 punti, da 0 a 3 figli di 25 punti
Le interruzioni del lavoro per motivi familiari sono elevate
il 30% delle madri con meno di 65 anni che lavorano o
hanno lavorato in passato ha interrotto l’attività
lavorativa per motivi familiari (matrimonio, gravidanza o
altri motivi familiari), contro il 2,9% degli uomini.
L’8 per cento delle donne che hanno lavorato o lavorano è
stata costretta a dimettersi per gravidanza, il dato è più
elevato nelle generazioni più giovani
La rete di servizi sociali per l’infanzia è ancora scarsa.
IL CONTRIBUTO MASCHILE AL LAVORO DI CURA NON
CRESCE ADEGUATAMENTE: il 76% del lavoro di cura della
coppia è a carico delle donne, la situazione migliora più
per il taglio operato dalle donne che per l’aumento del
18
contributo
maschile.
Roma,
15-16 settembre
2011
Generazioni che si
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Le Reti informali in crisi raggiungono meno persone
Le donne, principali care giver, dedicano più di 2 miliardi di ore
di lavoro di cura per altre famiglie in un anno.
Ma la rete informale è entrata in crisi ...
Le reti di parentela sono sempre più strette e lunghe.
Le donne hanno meno persone con cui condividere gli aiuti e
meno tempo da dedicarvi.
In un momento di gravi tagli al welfare locale il rischio che
segmenti di popolazione anziana non autosufficiente non
ricevano più assistenza è elevato.
Sarà fondamentale monitorare con i dati sulla spesa sociale dei
comuni e quelli della prossima indagine che cosa succederà.
NON E’ PIU’ RIMANDABILE IL RIDISEGNO DEL SISTEMA DI
WELFARE, pena la marginalizzazione dei segmenti più
19
vulnerabili della popolazione
Roma, 15-16 settembre 2011
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Relazione Introduttiva