Inediti di Peter Sellers Martedì 22 Giugno 2010 20:15 ROMA - Più che corti, sono concentrati d'ilarità a getto continuo, scatenata dal più trasformista degli attori, la voce-volto più cangiante del cinema, Peter Sellers. Inediti in Italia, due corti, un mediometraggio e un documentario (The World of Peter Sellers, 1969, di Tony Palmer, l'unico ritratto - bandito dalla Bbc - in cui l'attore si sia mai riconosciuto) sfavillano in una sezione gioiello, dall'inevitabile titolo "Best Sellers", al 18° festival Arcipelago che fino al 24 giugno al cinema Intrastevere di Roma rende omaggio alla star di Il Dottor Stranamore e La pantera rosa a trent'anni dalla scomparsa (a soli 55 anni, il 24 luglio 1980). Ricco di 207 titoli, con prelievi internazionali (lo straordinario Logorama, Oscar 2010 per il corto animato), il nostro più importante festival del cortometraggio, da sempre rampa di lancio del giovane cinema italiano (i debutti di Corsicato, Torre, Winspeare, Cappuccio), promuove con una personale il filmmaker Claudio Noce, rivelazione di Venezia 2009 con Good morning Aman, e tiene a battesimo nuovi esordi, come Il gioco di Adriano Giannini. Anche di Sellers rispuntano le prime prove, folgoranti, mai proiettate in Italia. Del 1959 è The running jumping and standing still film (film che corre, saltella e si blocca), girato in due pomeriggi domenicali con una piccola Bolex 16mm dello stesso Sellers, diretto con l'amico Richard Lester (così scoperto dai Beatles, che gli chiederanno la regia del loro primo film, Tutti per uno, e poi di Help!): costato 70 sterline, nato come gioco tra amici (11 minuti di gag e personaggi strampalati, preannuncio dei Monty Python), finì per ricevere addirittura la nomination all'Oscar per il miglior cortometraggio. Già nel 1950, in Penny points to Paradise ("Totocalcio per il cielo") e Let's go crazy ("Facciamo follie"), suoi esordi d'attore, a 25 anni, di cui s'era persa ogni traccia anche in Gran Bretagna (solo di recente le pellicole sono state ritrovate, dentro un cartone dimenticato in un garage, dalla figlia del produttore dell'Adelphi Films), Sellers aveva cominciato a giocare con se stesso, moltiplicandosi in una giostra vertiginosa di personaggi. Nel primo film, è un sindaco pacioso e un travolgente commesso viaggiatore, con cappello e accento canadesi. Imperniato sulla corsa al neo-milionario da parte di due zitelle e due falsari, con rocambolesco finale di travestimenti in un museo delle cere, il film fu girato alla buona da Tony Young in tre settimane, una in meno del previsto. Per Sellers è una vincita al Totocalcio. Perché il produttore decide di sfruttare la settimana restante per un altro film. È in quei 7 giorni inattesi che Sellers si scatena: reclutati all'istante artisti di varietà locali, girato da Alan Cullimore in un night, Let's go crazy, scritto di corsa da Sellers, con ampio ricorso a assurdità e giochi di parole, ma soprattutto improvvisato a ogni ciak, è una serie di numeri comici (con intermezzi musicali), dove Sellers interpreta tutti i ruoli principali: cinque, tra cui quello di una matrona ("Ha riservato, signora? - "Riservato? Che cosa crede che sia, una Pellerossa?"), di un dandy ("Cara, noi due insieme siamo una 1/2 Inediti di Peter Sellers Martedì 22 Giugno 2010 20:15 combinazione di intelligenza e di bellezza" - "Ma disgraziatamente le hai tutt'e due tu"), dello chef italiano Giuseppe, dai baffi a manubrio (che canticchia 'O sole mio) e del caposala che, richiamato dal cliente, gli assaggia e via via trangugia le portate, sedendosi al suo posto ("C'è qualcosa che proprio non va in questo pollo" - "Lo so, è per questo che è morto. Un caso davvero triste. Frattura dello sterno, sa? Qua abbiamo i piatti ai raggi X"). Ciliegina sulla torta, Groucho Marx. Baffo beffardo, andatura di peluche, occhio furbetto, Sellers non s'accontenta della somiglianza, ma si prende qualche libertà libertina, come da modello. "Quel che sto per fare è stato censurato", avverte, uscendo di campo (urlo femminile): "Un vero peccato che abbiate perso questa scena", ammicca, riapparendo sullo schermo. Un Groucho tra i migliori: anzi, uno dei suoi "best Sellers". Fonte: Repubblica.it 2/2