Partito Democratico | Cantiere buona scuola Attuazione e deleghe della legge 107 di riforma del sistema integrato di istruzione e formazione Memoria a cura della UIL Scuola Premessa La legge sulla scuola approvata dal Governo presenta, nella sua applicazione concreta, molti punti critici. Tra gli esempi possibili ne citiamo due tra i più diffusi in questi giorni: quanti hanno supplenze e sono chiamati ad assumere il ruolo e dovrebbero poterlo fare senza inutili intralci giuridici e coloro che devono fare l’anno di prova, caricato dal decreto di una serie di rigidità tutte formali. Nel confronto sulla mobilità con il MIUR la Uil Scuola ha affermato con chiarezza la propria contrarietà al sistema degli ambiti: sbagliati come concetto e irrealizzabili. Frutto di scelte ideologiche che non coincidono con la realtà un sistema che si basa sull’assunto sbagliato di qualcuno che sceglie e qualcuno che viene scelto. Per la UIL riduce la libertà d’insegnamento e mina il pluralismo professionale. La pratica applicazione, inoltre appare di difficile se non impossibile attuazione, almeno nell'immediato, visto anche il pino straordinario di mobilità i cui ambiti di azione sono ancora ignoti. Per la UIL deve essere chiaro che il piano straordinario di mobilità, deve consentire a tutto il personale già di ruolo e al persone di nuova nomina, di poter scegliere oltre che una nuova provincia anche una nuova scuola di titolarità, su tutti i posti disponibili e vacanti. Non si deve guardare ‘il dito ma la luna’: non sono le regole che consentono il trasferimento ma l’organico e il fabbisogno del personale. Da come è costituito l’organico e dalla sua consistenza dipende l’esito dei trasferimenti. Le regole di un contratto collettivo devono essere oggettive, astratte e tali da garantire i diritti di tutti. Le casistiche da affrontare devono considerare le diverse posizioni giuridiche definite dalla legge 107. La prima criticità, da risolvere nell’immediato, è rappresentata dalla necessità di dare risposte concrete al personale precario prevedendo che tutti i posti che residuano dopo le nomine della fase C , oltre 10.000, vadano assegnati alle GAE, ove non esaurite, prima del concorso, attraverso la riapertura della procedura; Va individuata inoltre una soluzione per tutti i supplenti in possesso di abilitazione con almeno tre anni di servizio prevedendo l’inserimento di detto personale nelle GAE o, in subordine, attraverso la partecipazione alla prossima selezione concorsuale, annunciata per dicembre, con la previsione della sola prova orale, quella relativa alla positiva novità della lezione simulata. Ovviamente il 50% dei posti messi a concorso, come prevede la legge, deve andare al personale inserito nelle GAE, nelle situazioni in cui non sono esaurite. >>> Nuovi modelli di reclutamento Per la UIL scuola la delega sul reclutamento e la formazione di accesso alla professione docente va esercitata subito. I diciotto mesi previsti dalla legge e i tempi necessari per la realizzazione dei provvedimenti conseguenti,una volta approvati, pongono le condizioni per il ricrearsi di nuovo precariato e per nuove fasi transitorie, in un circolo vizioso di interventi disorganici e confusi. Il rischio di alimentare nuovo precariato va evitato per dare certezza della costruzione di un nuovo sistema fondato sulla periodicità regolare dei concorsi e su tirocini da svolgere nelle scuole e nelle classi, da regolamentare per via contrattuale. I corsi di formazione in servizio successivi al superamento del concorso vanno svolti valorizzando l'apporto delle scuole, in un rapporto dinamico e paritetico con l'università; i corsi inoltre non devono costituire un nuovo onere per i docenti già selezionati ed ammessi al tirocinio per la conferma in ruolo. Anzi deve essere previsto il finanziamento per costituire contratti di lavoro da regolare nello ambito del CCNL della Scuola. Tra vecchio e nuovo sistema serve una fase di assestamento che risolva le incongruenze e le iniquità introdotte con l’uso dell’algoritmo ed affronti la questione delle persone, delle loro aspettative, bisogni, in particolare per tutti coloro che sono forniti di abilitazione all’insegnamento o con diversi anni di servizio alla spalle. >>> Revisione dei percorsi di istruzione professionale e attuazione alternanza scuola lavoro Nella legge 107 si evidenzia un cambio di passo sulle attività di alternanza, che diventano strutturali nel curricolo in virtù della estensione obbligatoria a tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di tutti gli indirizzi a partire dalle classi terze del corrente anno scolastico. Da ciò consegue l'esigenza di un adeguamento delle metodologie didattiche e dell'organizzazione scolastica, su cui c'è ancora poca chiarezza. L'avvio delle azioni in tempi così ristretti, ad attività didattiche già avviate, con piani dell'offerta formativa definiti prima dell'approvazione della legge, comporta notevoli criticità. Le istituzioni scolastiche, in particolare i licei che non hanno consuetudine con lo strumento dell'alternanza, incontrano difficoltà soprattutto nell'articolazione operativa, che è per loro nuova. Occorre quindi accompagnare con gradualità l'attuazione del processo, anche con azioni di sostegno e con un supporto informativo più puntuale. È importante che l’esperienza in alternanza scuola lavoro si fondi su un sistema di orientamento che, a partire dalle caratteristiche degli studenti, li accompagni fin dal primo anno per condurli gradualmente all’esperienza che li attende e che li aiuti a costruire il proprio percorso di vita. Un ulteriore aspetto critico riguarda l'individuazione e la formazione dei tutor, che sono chiamati ad un ruolo complesso e per molti inedito. Occorre definire il ruolo dei tutor scolastici, anche nel riconoscimento - economico e professionale - dell'impegno in relazione con le attività istituzionali già dovute da ciascun docente. Per i tutor aziendali, vanno definiti i requisiti di professionalità, in particolare relativamente agli aspetti formativi. In riferimento alla programmazione dei percorsi di alternanza, che devono avere traguardo triennale, è necessario per le scuole avere fin da subito certezze sulle risorse economiche disponibili, al fine di dare concretezza alla realizzabilità delle azioni previste. In merito alle innovazioni da introdurre nella formazione professionale, è necessario operare rapidamente per evitare la fuga dall'istruzione professionale. E' necessario introdurre meccanismi di manutenzione delle qualifiche e dei titolo conclusivi dei percorsi per evitarne l'obsolescenza. E' necessario evitare duplicazioni di percorsi tra quelli statali e quelli regionali e introdurre strategie per rendere l'offerta formativa più chiara, evitando confusioni e concorrenzialità tra i sistemi e al loro interno, operando sulla sussidiarietà degli interventi. Al potenziamento del rapporto scuola lavoro deve corrispondere la crescita dell’interesse del sistema produttivo per la qualità del lavoro e per la formazione dei lavoratori come fattori strategici di sviluppo. Occorre un confronto serio con il sindacato per favorire il rapporto tra istruzione e mondo del lavoro e per sostenere la crescita dell’interesse del sistema produttivo per la qualità del lavoro e per la formazione dei lavoratori come fattori strategici di sviluppo. >>> Scuola dell’infanzia Per la delega che riguarda l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni la UIL SCUOLA continua a evidenziare le questioni ritenute imprescindibili e basilari per avviare qualsiasi processo di rinnovamento nella scuola dell’infanzia. Il progetto del Governo è teso, infatti, come emerge dal comma 181, lettera e) dell’art. 1 della Legge 107/2015, a modificare radicalmente la struttura e i contenuti dell’attuale scuola dell’infanzia, integrandola con i servizi educativi per l’infanzia, che, come è noto, hanno ben altra natura. Nel rispetto della migliore tradizione pedagogica occorre per la UIL valorizzare le specificità culturali che le due esperienze, quella rivolta allo 0/3 e quella rivolta al 3/6 hanno maturato nel tempo. Ciò che è importante, considerando questa ottica della scelta 0/6, è che il Progetto non snaturi il fondamento della scuola dell’infanzia statale nata con fini ben precisi: di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e preparazione alla frequenza della scuola dell’obbligo. Diversamente, il rischio è quello di una regressione verso una dimensione assistenziale ormai superata da tempo. Prospettiva, questa, seriamente deleteria in cui la scuola dell'infanzia verrebbe a perdere i suoi tratti educativi e formativi prescolastici ritenuti fondamentali nel favorire esiti positivi nei passaggi scolastici successivi. Per questo la Uil scuola chiede che l’offerta 0/3 e quella 3/6 mantengano le loro specificità: - La prima si caratterizza in termini di servizi educativi rivolti ai bambini ed alle famiglie; per la sua qualificazione va superata l'enorme frammentazione di tipologie e titolarità tramite l'individuazione di standard organizzativi di riferimento validi per l'intero territorio nazionale; - La seconda si colloca a pieno titolo nel sistema nazionale di istruzione per i bambini da tre a sei anni, nel quadro della funzione che attraverso la scuola lo stato fornisce ai cittadini. La continuità verticale inserita nell’ottica 0/6 non solo non deve prescindere dalla salvaguardia delle peculiarità della scuola dell’infanzia ma deve includere anche una prospettiva più ampia di raccordo educativo che abbracci anche la scuola primaria e secondaria di primo grado (3-14 anni) come da Indicazioni Nazionali 2012 ad oggi in vigore che consentono di raggiungere, al termine della scuola secondaria di primo grado i traguardi di sviluppo delle competenze. Positivo il riferimento nel comma 181 lettera e) alla piena generalizzazione della scuola dell’infanzia al fine di consentire la frequenza al restante 6% dei bambini che non vi possono accedere per mancanza dell’istituzione della stessa, con il conseguente superamento delle liste di attesa. Positivo anche il principio della esclusione dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia dai servizi a domanda individuale quale risposta al principio che i diversi servizi costituiscono una risposta al diritto esplicito della persona. Per quanto riguarda il personale la UIL chiede l'immediata attuazione dell'organico potenziato per correggere gli errori della legge del governo sulla scuola dell'infanzia; i docenti vanno utilizzati per raggiungere questi obiettivi, ristabilire una condizione di pari dignità tra i vari ordini e gradi di istruzione e tra insegnanti. Come gli altri, infatti, i precari della scuola dell'infanzia hanno maturato il diritto alla stabilizzazione che va riconosciuto al più presto. La costituzione del sistema integrato dei servizi non può realizzarsi attraverso un trasferimento del personale iscritto nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente nel sistema dei servizi per lo 0/3. Per la UIL Scuola ogni ambiguità tra il diritto all'assunzione in ruolo di tale personale e la possibilità di un suo utilizzo in settori diversi da quelli per cui ha maturato il diritto deve essere superata. Occorre dare certezze a questo personale nella fase di assegnazione alle scuole dell'organico di potenziamento, prevista per il prossimo anno scolastico. La delega prevede che nel sistema del servizio per lo 0/6 sia istituita una quota di cofinanziamento da parte dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali e delle famiglie, per l'erogazione. È evidente che ciò a cui gratuitamente finora le famiglie hanno avuto accesso nella scuola dell'infanzia non può diventare a pagamento proprio grazie al principio, dichiarato dalla legge stessa, per cui i servizi educativi per l'infanzia e per la scuola dell'infanzia vanno esclusi dai quelli a domanda individuale. Per la UIL le questioni attinenti i profili professionali, l'organizzazione del lavoro delle diverse tipologie di personale, dovranno essere assunte in sede di confronto contrattuale. A tale fine la UIL chiede che il confronto in merito possa proseguire per i successivi stadi di approfondimento delle diverse questioni attinenti il complessivo percorso di attuazione delle deleghe. La nostra scuola dell’infanzia, come si scriveva già negli Orientamenti del 91, è “ambiente di apprendimento, di relazione, di vita”. In queste tre funzioni si sintetizzano ancora oggi le caratteristiche di un progetto educativo largamente condiviso. Nel tempo si è consolidata l’immagine di una struttura che mette al centro il bambino quale persona che apprende, in un ambiente curato con professionalità dagli insegnanti e dal restante personale. Solo una scuola così qualificata può assicurare lo sviluppo armonico e completo del cittadino di domani. Che il Governo rifletta… >>> Valutazione degli apprendimenti La valutazione degli apprendimenti è funzionale alle scelte ordinamentali e didattiche e alle finalità che un sistema scolastico si propone. Un sistema formativo e valutativo che punti alle eccellenze e che garantisca a ciascuno, non uno di meno, la possibilità di esprime al massimo le sue personali potenzialità consentirà a tutti di raggiungere le competenze essenziali culturali e di cittadinanza che ci sono richieste anche dall’Unione Europea. Di fondamentale importanza è la predisposizione di un sistema di valutazione che porti alla costruzione di un modello unico di validazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze e ciò anche in considerazione del fatto che sia le Indicazioni nazionali I e II ciclo che le Linee guida indicano quali sono le competenze da certificare in termini di “risultati di apprendimento” al termine del quinquennio della scuola secondaria di II grado. Infine, tenendo conto del fatto che la strategia Europa 2020 pone lo sviluppo di conoscenze, capacità e competenze quale premessa per la crescita economica e dell'occupazione al fine di migliorare l'ingresso dei nostri giovani nel mercato del lavoro, facilitare le transizioni tra le fasi lavorative e di apprendimento, promuovere la mobilità geografica e professionale, non si può ancora rinviare la revisione degli esami di Stato. In particolare quello conclusivo del I ciclo d’istruzione non ha più alcun valore se si pensa all’obbligatorietà decennale d’istruzione mentre quello conclusivo del II ciclo non certifica ancora le competenze anche se previste fin dalla legge istitutiva n. 425/97. >>> Inclusione e integrazione degli studenti con disabilità Sul problema dell’inclusione degli studenti con disabilità, delega alla Legge 107/15, la Uil Scuola è impegnata a proporre soluzioni concrete. Su questi aspetti c’è già stato un incontro tra i rappresentanti del Miur e le organizzazioni sindacali nel corso del quale il Miur ha comunicato di avere in atto una interlocuzione con le varie associazioni di settore, con l'università, i dirigenti scolastici, associazioni professionali e associazioni di genitori, fatto sicuramente positivo. Ha comunicato, inoltre, che la "Delega" dovrà prendere in considerazione soprattutto la formazione del personale poiché i tempi attuali di formazione non sono sufficienti a dare risposte in positivo alle disabilità più gravi. Per questo prevede un percorso concorsuale specifico. Importante per la Uil Scuola la gestione delle ricadute delle innovazioni sulla didattica e sull'organizzazione del lavoro. La UIL insieme alla ridefinizione del ruolo del docente di sostegno, aspetto che nella comunicazione del Miur è stato carente, ha posto, e pone in questa sede, il problema della continuità tra i vari segmenti scolastici, previsto nella delega. Quest'ultimo aspetto, che può sicuramente rappresentare una opportunità per i ragazzi, per le ricadute che può avere sul personale va affrontato in sede di contrattazione. Per la UIL, al fine di offrire un servizio utile, vanno messi in sinergia tutti gli organismi operanti a livello regionale che afferiscono al sostegno all'handicap. In questo quadro gli Enti Locali dovranno garantire le necessarie risorse professionali di supporto. Nel caso contrario va ricondotto tutto all'interno della scuola dell'autonomia, comprese le specifiche risorse economiche. La UIL propone il superamento della titolarità provinciale della Dotazione Organica di Sostegno (DOS) nella scuola secondaria di secondo grado con la previsione, al fine di garantire la continuità, una titolarità di sede o di "rete". Infine, la Uil chiede che nelle scuole vengano eliminate definitivamente le "cattive prassi" come l'utilizzo dell'insegnante di sostegno per supplenze, fenomeno che, se non arginato, rischia di diffondersi ulteriormente vista l'impossibilità da parte dei dirigenti scolastici di nominare il supplente per un giorno, come previsto dalla legge di stabilità. Quindi, la delega che verrà definita, oltre alle innovazioni in termini di formazione, dovrà rimuovere anche tutte le criticità che si sono presentate negli anni. Per la Uil la delega, anche se prevede un percorso concorsuale specifico, non dovrà portare alla costituzione di una specifica classe di concorso e consentire, come già accade, la mobilità verso l’insegnamento disciplinare e viceversa. In conclusione, per la UIL Scuola il rinnovo del CCNL dovrà rappresentare un momento fondamentale per superare e correggere le criticità e gli effetti deleteri della legge 107/2015, comprese le ricadute che la delega sull’inclusione avrà sul personale, cercando di tenere insieme le esigenze dei docenti con quelle dei ragazzi che, secondo noi, possono essere coincidenti. In conclusione, per la UIL Scuola il rinnovo del CCNL dovrà rappresentare un momento fondamentale per superare e correggere le criticità e gli effetti deleteri della legge 107/2015. Vanno ristabiliti i confini dei diritti e dei doveri di tutto il personale, Ata e i docenti educatori compresi, che ora sono esclusi dallo organico potenziato che rappresenta l’elemento base dell'autonomia. Autonomia che è della scuola e non del dirigente preposto. La scuola è luogo di democrazia e partecipazione. Non può essere trasformata in un ufficio pubblico in cui si affermano prima la burocrazia e la procedura, e poi il risultato dell'azione educativa, che invece è centrale. Azione che deve poggiare sul consenso, il più diffuso possibile, e coinvolgere il personale invece di trattarlo da suddito. Roma, 19 novembre 2015