Simmel: l’intimità e la socievolezza (pt.2) Sociologia della Comunicazione a.a. 2010\2011 Prof. Vincenzo Romania Simmel, La socievolezza. Esempio di sociologia pura o formale (1911) IDEE PRINCIPALI Si tratta di una conferenza tenuta alla Gesellschaft fur Soziologie nel 1910 e poi pubblicata l'anno successivo. La socievolezza è un impulso fine a sé stesso, che trascende il contenuto dello stare insieme (42). In quanto tale, la socievolezza è un rapporto formale fra le persone. La società pura quindi è quella che è tenuta insieme esclusivamente dalla voglia di stare insieme (43). "Definisco quindi la socievolezza come la forma ludica della sociazione e - mutatis mutandis - come qualcosa che si rapporta alla sua concretezza determinata dal contenuto come l'opera d'arte alla realtà" (43). La socievolezza implica che l'individuo rinunci a palesare l'importanza oggettiva della sua personalità, né le proprie pulsioni intime: la socievolezza è infatti basata sul tatto (44-45), sulla discrezione (46) e sulla interazione in sé. Simmel, La socievolezza. Esempio di sociologia pura o formale (1911) IDEE PRINCIPALI La socievolezza è pertanto un mondo sociologico ideale, ludico, che annulla, anche se solo artificialmente, quelle differenze che persistono nella vita quotidiana (48 e 49). Se la socievolezza è un gioco, il gioco è sempre socievolezza (50). Anche la civetteria è una forma di gioco fra la donna che la conduce (51) e l'uomo che vi partecipa (52): senza parità fra i due non si ha socievolezza ma dipendenza. Simmel individua parimenti nella conversazione una forma di socievolezza: conversare in sé, chiaccherare, ha una funzione di socievolezza indipendente dal suo contenuto (53, 54 e 55). Questi esempi spiegano, per Simmel, come la socievolezza costituisca il collante della società (57). Simmel, Sulla psicologia del pudore (1901) IDEE PRINCIPALI E’ uno dei primi saggi che spiegano la natura sociale delle emozioni. Il pudore viene descritto come un senso di intrusione percepita nell’intimità dell’individuo (65). Esso corrisponde ad uno scarto fra l’io attuale e l’io ideale, sia in negativo che in positivo (66 e ss., 73). Il pudore è quindi una forma di difesa dalle intrusioni nella sfera sacrale dell’io (66). Il senso di vergogna ed il pudore che si prova conseguentemente sono una espressione di un pericolo che colpisce l’intero Io della persona (68-9). Il pudore è quindi una interiorizzazione di quello che gli altri pensano di noi. In una forma estrema, esso può portare alla timidezza (71). [Lettura da Schnitzler, Doppio sogno] Simmel, Sulla psicologia del pudore (1901) IDEE PRINCIPALI Le persone con cui proviamo più pudore non sono né i familiari – con cui ci lega una conoscenza solida -, né le persone a noi completamente estranee, ma i semiestranei, coloro che interagendo con noi in contesti limitati, possono farsi una idea sbagliata della nostra reputazione (72). Il motivo per cui una coppia non prova pudore reciproco, malgrado ognuno conservi la propria sfera di socialità è che queste sfere vengono a fondersi (73): la coppia forma una nuova individualità con una propria sfera di sacralità che è prodotto della fusione dei due individui. Simmel, Sulla psicologia della discrezione (1906) IDEE PRINCIPALI In questo saggio, Simmel continua a spiegare le relazioni fra individui come legati alla propria sfera intima. Essa viene spiegata come prodotto del ‘riguardo’ e dell’importanza dell’individuo (80-1) e, metaforicamente, come una proprietà privata del singolo (81). I diversi rapporti sociali sono caratterizzati dalla condivisione di una sola parte di conoscenza reciproca, ma anche da un diritto percepito alla indiscrezione (82). Esiste poi una differenza fra discrezione interiore ed esteriore: l’individuo può infatti lasciar trasparire inintenzionalmente ciò che vorrebbe nascondere (83). L’amicizia viene indicata come il tipo puro di familiarità spirituale, in forma maggiore rispetto al matrimonio (84). [sexual contract] Le forme moderne di amicizia, tuttavia, sono contingentate e si limitano allo scambio di discrezioni limitate (85). Il matrimonio rappresenta l’assoluta nudità dell’io: in ciò risiede anche la sua vulnerabilità. Per Simmel, infatti, qualsiasi rapporto è tanto più duraturo quanto più permette una discrezione a chi vi partecipa (87 e ss.). Simmel, Excursus sulla sociologia dei sensi (1907) “Tra i singoli organi di senso l’occhio è fatto per offrire una prestazione sociologica assolutamente unica: la connessione e l’azione reciproca tra individui che consiste nel guardarsi l’un l’altro. Forse questa è la relazione reciproca più immediata e più pura che esista in generale…L’azione reciproca muore nell’attimo in cui viene meno l’immediatezza della funzione; ma tutti i rapporti tra gli uomini, il loro comprendersi e il loro respingersi, la loro intimità e la loro freddezza sarebbero mutati in maniera incalcolabile se non esistesse il guardarsi negli occhi” (550-1). Nello sguardo, l’individuo manifesta se stesso, conosce e viene conosciuto e ri-conosciuto. Simmel, Excursus sulla sociologia dei sensi (1907) “La prossimità di questa relazione è sorretta dal fatto singolare che lo sguardo rivolto all’altro e che lo percepisce è esso stesso espressivo, e ciò proprio per il modo in cui si guarda all’altro. Nello sguardo che assume in sé l’altro si manifesta se stesso; con il medesimo atto con cuiil soggetto cerca di conoscere il suo oggetto, egli si offre qui all’oggetto. Non si può prendere con l’occhio senza dare contemporaneamente: l’occhio svela all’altro l’anima che cerca di svelarlo. Poiché si attua evidentemente con l’immediato guardarsi negli occhi, qui si produce la reciprocità più perfetta in tutto l’ambito delle relazioni umane.” (551). L’importanza sociologica dell’occhio dipende in primissimo luogo dal significato espressivo del volto. L’occhio coglie nel viso altrui una dimensione atemporale dell’identità, che in tal senso è opposta all’orecchio che invece rende percezione di avvenimenti presenti, interni alla situazione. L’importanza di considerare sociologicamente lo sguardo La sociologia della comunicazione si basa su approcci prevalentemente qualitativi; Essi sono quindi frutto di interpretazione ed osservazione, ovvero della applicazione di un certo sguardo scientifico, orientato, culturale, occidentale, storicizzato sulla realtà che viene studiata (Ess. da testo Viswewaran e da Schnitzler). La sociologia visuale è una nuova tecnica di ricerca qualitativa che unisce sia il tentativo di dar voce al soggetto (autophotography) che quello di arricchire le capacità di descrizione della realtà studiata (etnografia con strumenti multimediali). Simmel, Correlazione fra estensione quantitativa del gruppo e differenziazione sociale (1908) IDEE PRINCIPALI Esiste una correlazione fra ruoli\identità, da una parte, e dimensioni dei gruppi dall’altra: quanto più un gruppo è ristretto, tanto più esso sarà omogeneo; tanto più è esteso, tanto più fra i suoi membri ci sarà differenziazione (78). Quanto più ristretta è la cerchia nella quale agiamo, tanto più ristretta sarà la nostra libertà individuale, ma al contempo tanto più ‘individuale’ sarà lo stare nel gruppo (79). I membri di un gruppo molto differenziato saranno indifferenziati difronte alla comunità (vedi democrazia); i membri di un gruppo indifferenziato saranno per tutti differenti (80). Il livello di individualizzazione\livellamento è comunque legato a fattori storico-culturali (80-81). Simmel, La determinatezza quantitativa del gruppo (1911) IDEE PRINCIPALI I gruppi cambiano tipi di attività, di azioni possibili, ordinamenti e organi, a seconda della loro grandezza. Alcuni tipi di gruppo sono possibili solo per un certo numero di persone che ne fanno parte (44). Quanto più una cerchia è ristretta, tanto più essa tenderà ad essere unita ma anche radicale nelle sue convinzioni. Le cerchie più grandi hanno quindi bisogno di uffici, norme ed istituzioni che surroghino alla mancanza di coesione tipica delle cerchie più piccole (48, ultimo cv). Ciò fa sì che i rapporti nelle cerchie più ampie siano inevitabilmente più freddi e meno individualizzati (49, ultima 1\2), ma anche più liberi perché meno soggetti al controllo sociale (55). Quattro funzioni dei ‘numeri’ sui gruppi (da Sociologia, 1908) Il numero agisce come principio di suddivisione (56); Può essere caratterizzato per definire una cerchia direttiva (57), anche quando questa cambia di numero (58); La suddivisione in gruppo è funzionale all’organizzazione sociale, in quanto sostituisce le divisioni parentali dei gruppi in famiglie (59); La società nasce come cerchia di notevoli dimensioni e in quanto tale ha come conseguenza l’aumento dell’esteriorità dei rituali (62) e una duplicità conseguente: ognuno si sente coinvolto nel tutto ma sempre impegnato in conversazioni e relazioni con pochi (63) es. ancora Schnitzler, Il doppio sogno; L’individuo singolo Ha come caratteristica la solitudine e la libertà (67). La prima, al pari della persona che va contro le mode, è un modo per invertire la società, non per negarla; La solitudine coesiste nei grandi reticoli urbani con la coesistenza e la prossimità fisica: è più solo chi sta vicino a persone con cui non condivide alcuna socialità (ess. Into the Wild; L’eclisse). Questo tipo di solitudine è impossibile all’interno delle cerchie ristrette. Nei rapporti più intimi, quali il matrimonio monogamico, la solitudine occorre come pausa dal rapporto stesso (67-68) L’individuo singolo Allo stesso modo la libertà può esprimersi tanto nella assenza di relazioni, che al loro interno; In questo secondo caso, si esprime come libera volontà in relazioni sociali positive; La maggior parte delle volte la libertà si esprime come dominio e sfruttamento di altri uomini; La diade È la forma di relazione, ma anche di gruppo, più semplice (70); Nell’accezione simmeliana essa non è limitata ai rapporti fra due individui, ma può essere estesa anche alla relazione fra più famiglie, stati, ecc. Il suo interesse formale sta nel fatto che le sue caratteristiche si conservano pur al mutare degli individui che la compongono. Sua caratteristica principale è di essere totalizzante (ognuno sta sempre davanti all’altro); mai sovrapersonale (la formazione non prescinde mai da chi la forma); legata indissolubilmente alle scelte di entrambi (se un membro abbandona il gruppo esso si scioglie). La diade Per tale motivo, una diade è sempre caratterizzata dalla rappresentazione della sua fine (morte) (71); Per le sue caratteristiche strutturali è anche la relazione più soggetta a banalità e ripetizione (72-3); Per il suo carattere strettamente personale, il contenuto delle relazioni ‘private’ agli altri, costituisce l’intimità (Le vite degli altri). D’altro canto, a differenza di altre formazioni impersonali, la diade non ammette il disclaimer dell’individuo (79). Diadi e triadi La differenza fra una diade ed una triade è che nella seconda esiste una istanza intermedia fra i due ed il terzo, che può essere di unione o di divisione (81). Non esiste alcuna relazione a tre in cui uno dei componenti non venga occasionalmente sentito come intruso (cfr. contra Jules et Jim). La differenza specifica sta nella mancanza di immediatezza (82) La specificità dei rapporti a due emerge con più forza quando il gruppo si trasforma in un’unità formata da 4 o più membri (83). La funzione del terzo Simmel vede nel ruolo del terzo un elemento fondamentale per studiare sia le forme di integrazione che di conflitto all’interno del gruppo. Il terzo può giocare tre tipi di ruolo: L’imparziale e il mediatore; Il tertius gaudens; Divide et impera. L’imparziale o mediatore È una figura che ha una tale distanza dagli altri due da poter dar luogo solo a relazioni duali, di volta in volta (89); Un esempio di terzo-unificatore è il figlio che arriva in una coppia monogamica; Gli arbitrati, invece, sono esempi di terzo imparziale inter partes (90). Un mediatore è invece una persona che avvia la comprensione e stimola il dialogo fra due contendenti (es. mediatori culturali, 91). In un gruppo a tre, prima o poi tutti giocano il ruolo di mediatore nei conflitti fra gli altri due, seppur in maniera implicita o invisibile (92). I tipi di mediazione variano quindi fra due poli: o completa distanza dagli interessi di entrambi o compartecipazione. Il tertius gaudens Il tertius gaudens è colui che fa dell’azione reciproca tra le parti un mezzo per i suoi scopi (96); Due tipi principali: due parti sono ostili tra loro e concorrono perciò per il favore del terzo; oppure due parti concorrono per il favore del terzo e sono perciò ostili tra loro (98). Ess.: un consumatore che riesce a sfruttare a proprio vantaggio la lotta fra produttori; la donna fra due corteggiatori; il piccolo partito che sbilancia gli equilibri fra due coalizioni equipotenti; Il tipo sociale del t.g. gode quindi della dualità fra gli altri due membri di un gruppo o di una confederazione (101). Quando costoro si uniscono, il suo vantaggio svanisce. Divide et impera Si tratta in realtà di una sfumature dei tipi precedenti, nelle quali il terzo alimenta intenzionalmente la discordia fra gli altri due. Si esprime nell’impedire l’unione fra di essi; nell’alimentare la gelosia fra di loro tramite ad es. ripartizioni diseguali; nello sviluppare una sana competizione (ad es. sportiva). Cornici ed interazioni Nel saggio su La socievolezza ed in saggi sull’arte, Simmel introduce il concetto di cornice anche nel campo delle interazioni. Questo concetto sarà fondamentale per tutto lo sviluppo degli studi sociologici sulla comunicazione. La cornice di una situazione, come quella di un quadro chiude, esclude, sospende, separa (Le cornici dell’interazione, pp.140.-141). Spazio e relazioni sociali Un altro avanzamento fondamentale che l’opera di Simmel comporta sta nell’esprimere il rapporto che esiste fra relazioni sociali e spazio in termini metaforici: lo spazio a un valore soggettivo e al contempo simbolico, poiché esprime metaforicamente il sociale. Caratteristiche dello spazio secondo Simmel L’esclusività; La chiusura o limitazione; La fissazione; Il rapporto fra vicinanza e lontanza; La mobilità. Queste caratteristiche permettono una espressione spaziale dei rapporti sociali, dei ruoli, delle gerarchie, delle differenze. Esclusività In ogni porzione determinata di spazio esiste la possibilità esclusiva per alcune persone o per alcuni attori sociali di occupare la stessa in maniera esclusiva, con il proprio corpo (in una situazione sociale), con la propria abitazione, o la propria azienda. Lo spazio permette quindi di esprimere integrazione, segregazione, separazione, inclusione, gerarchia, controllo sociale (Foucault). Vicinanza o distanza\1 La distanza e la vicinanza esprimono il rapporto in una interazione: “Un quarto tipo di rapporti esteriori, che si trasformano nella vitalità di azioni sociologiche reciproche, è offerto dallo spazio in virtù della vicinanza o distanza sensibile tra le persone che stanno tra loro in una qualsiasi relazione. Un primo sguardo permette di convincersi che due unioni, tenute insieme in linea di principio dai medesimi interessi, dalle medesime forze, dai medesimi modi di sentire, muteranno il loro carattere a seconda che i loro partecipanti siano in contatto spazile o separati tra loro (1908, 265-6). Vicinanza e distanza\2 La distanza fisica muta i tipi di rapporto sociale: “Se le relazioni a grande distanza presuppongono in prima linea un certo sviluppo intellettuale, il carattere più sensibile della vicinanza locale si rivela, al contrario, nel fatto che con persone assai vicine si è di solito in termini amichevoli o ostili, in breve in un rapporto decisamente positivo, e l’indifferenza reciproca è esclusa in proporzione nella prossimità spaziale. L’intellettualità dominante comporta sempre un abbassamento degli estremi affettivi. [...] L’intellettualità, pur offrendo un terreno di comprensione generale, proprio per questo interpone una distanza tra gli uomini: rendendo possibile un avvicinamento e una concordanza tra i soggetti più distanti, essa dà luogo a un’oggettività fredda, e spesso estraniante, tra le persone più vicine (ivi: 269).