Grice (1913-1988) Cosa vuol dire comunicare? Produrre intenzionalmente certi effetti (credenze e azioni) su qualche altro essere umano, e far sì che il destinatario riconosca le intenzioni comunicative dell’emittente. È essenziale che l ’ intenzione del parlante sia riconosciuta dall ’ interlocutore: raggiungere lo stato di conoscenza reciproca di una intenzione comunicativa è essere riusciti a comunicare (Bazzanella 2005:171) La comunicazione è per Grice essenzialmente la produzione intenzionale, razionale e trasparente da parte di un emittente di credenze e azioni in un destinatario (Cosenza 1997: 12) Logica della conversazione (Grice, Logic and conversation, 1967) Parlante A Intenzione riflessiva Comprensione: riconoscimento delle intenzioni di A Ascoltatore B Significato dell’enunciato e significato del parlante Significato dell’enunciato: Collegamento codificato tra specifiche espressioni linguistiche e certe intenzioni comunicative Significato del parlante: Attraverso usi ironici, metaforici, atti linguistici indiretti il parlante si allontana dalla norma codificata, volendo far intendere altro da quanto dice esplicitamente. Problema dell’implicito e del non-detto Come si può calcolare il significato del parlante e di ciò che si vuole intendere quando non coincide con il significato dell’enunciato e con ciò che si dice? Come si possono riconoscere le intenzioni del parlante in un quadro di razionalità? Principio di cooperazione Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall ’ intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato. Presupposto: condivisione di uno scopo La conversazione è un’attività sociale razionale regolata, basata sul principio di cooperazione e il possesso di uno scopo comune (Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e comunicazione, il Mulino, 1993; ed. or. 1989) Massime conversazionali Quantità Dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto Non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto Qualità Tenta di dare un contributo che sia vero Non dire ciò che credi falso Non dire ciò di cui non hai prove adeguate Relazione Sii pertinente Modo Sii perspicuo: Evita l’oscurità di espressione Evita le ambiguità Sii breve Sii ordinato nell’esposizione Il significato delle massime Non vogliono essere una sorta di galateo linguistico, così come il principio di cooperazione non è un principio etico, ma tentano di descrivere i requisiti ideali di un uso efficace della lingua negli scambi comunicativi e nell ’ insieme esprimono un principio di cooperazione generale. Punti di orientamento di ogni interazione cooperativa e razionale 1. Quantità: ci si aspetta un contributo alla interazione commisurato alla richiesta (né più né meno); 2. Qualità: ci si aspetta un contributo autentico, non falso, menzognero; 3. Relazione, connessa al grado di congruenza fra i contributi: ci si aspetta un contributo pertinente alla fase della interazione; 4. Modalità: ci si aspetta che il contributo sia esplicito, eviti ambiguità, confusioni. Pragmatica e retorica Nelle massime si ritrovano le nozioni proposte dalla retorica classica come requisiti di una comunicazione efficace: la prima è l’equivalente del quantum opus est e del quantum satis est; la seconda allude alla verosimiglianza della retorica classica; la terza era stata sviluppata dalla retorica classica nelle casistiche relative alla narrazione e alla argomentazione: non divagare (anche se le digressioni sono parte delle strategie retoriche centrate sul mantenimento dell’attenzione) relativamente alla quarta, gli accostamenti sono molti: la perspicuitas era considerata una delle virtù dell’eloquenza, così la brevitas (figura di pensiero); sull’ambiguità gli antichi retori hanno molto discusso (Mortara Garavelli, Manuale di Retorica, il Mulino, 1994, pp. 69-70). Su pragmatica e retorica: F. Venier, Il potere del discorso, Retorica e pragmatica linguistica, Carocci, 2008 Possibili violazioni delle massime Non esplicita (intenzione di ingannare) Uscita esplicita dal raggio di azione della massima e del principio di cooperazione (es. “questo è tutto quello che posso dire”: reticenza) Conflitto tra il rispetto di una massima (ad es. della Quantità) e quello di un ’ altra (ad es. del Modo): tra richiesta di esaustività e criterio di economicità Ostentazione della violazione: implicatura conversazionale, tipo di inferenza intenzionale, esterna al contenuto semantico dell’enunciato. Violazione delle massime e implicature Quando il parlante viola una massima, l ’ interlocutore cerca, sulla base del principio di cooperazione, di giustificare tale violazione attraverso una implicatura che consiste nell ’ inferire da un enunciato credenze/pensieri/affermazioni non esplicitati dal parlante. Impliciti: implicature e presupposizioni Dire senza dire L ’ efficacia della comunicazione consiste spesso nel lasciare una certa quantità di informazione nell’implicito: sia nel rappresentare che nello stabilire relazioni tra gli interlocutori non tutto viene linguisticamente esplicitato (Ducrot, Dire et ne pas dire, 1972): Atti linguistici indiretti, implicature, presupposizioni, linguaggio figurato, tempi verbali. In questione non è la componente proposizionale del discorso ma il senso che il ricevente è chiamato a ricostruire -> possibili effetti di manipolazione ideologica. Implicatura Concetto centrale in pragmatica Spiegazione di come sia possibile intendere più di quanto effettivamente si dice Inferenza dipendente dalle attese dei partecipanti alla interazione Implicature conversazionali Inferenze prodotte dagli interlocutori a partire dal presupposto del rispetto del principio di cooperazione e delle massime conversazionali: quando le massime non vengono rispettate, gli ascoltatori ricercano un livello più profondo sulla cui base, con un procedimento inferenziale, poter calcolare il significato inteso dal parlante (significato occasionale). Es. A.Dov’è Carlo? B.C’è una VW gialla davanti alla casa di Anna (Levinson 1985:114) La risposta di B è apparentemente incoerente (violazione della massima della relazione), ma segnala un intento cooperativo: rispondere pur non possedendo informazioni sufficienti. Es. Una donna è una donna, è una donna, è una donna (pubblicità di un profumo) Violazione della massima della quantità e suggerimento di un senso diverso Es. Lettera di presentazione redatta da un docente per uno studente, con ridotto contenuto informativo (violazione della massima di quantità: reticenza) Es. Meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto (Bersani) (violazione della massima della qualità e della relazione) Implicature e figure retoriche La riflessione sul detto non-detto consente di spiegare anche la figuralità come ostentazione di un non dire, mette in luce cioè la funzionalità argomentativa delle figure Tautologia, ironia, metafora, litote, eufemismo, e iperbole (tutti tropi, cioè trasferimenti di significato da un elemento a un altro) possono essere riletti in termini di implicatura. Implicature connesse alla massima di Quantità 1. Rendi il tuo contributo tanto informativo quanto è richiesto 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di quanto è richiesto Es. G. Ferrara, Il Giornale, 8.5.2011 Di Rosa Russo Jervolino so poco. So quanto basta Es. Davide Boni, intervistato a Radio 24, 24.5.2011, h 8,20 D: Speranze di vittoria, ci sono? R: Guardi, noi abbiamo l’indicazione di portare la partita fino in fondo Tautologia La tautologia (“la guerra è guerra”) è totalmente non informativa, perciò è una evidente violazione della massima della Quantità. È dunque informativa a livello di ciò che si implica, e il fatto che l’ascoltatore identifichi il loro contenuto informativo a questo livello dipende dalla sua abilità di spiegare il fatto che il parlante abbia selezionato questa particolare tautologia. Es. R. Zaccaria, U, 21.5.2011 Poi le elezioni sono andate come sono andate. Litote La litote è violazione sia della massima della Quantità che della massima della Qualità. Già Fontanier (Le figure del discorso, 1827-30) descriveva la litote come “l’arte di mostrare di attenuare, mediante l’espressione, un pensiero di cui si vuole conservare tutta la forza. Si dice meno di ciò che si pensa; ma si farà intendere più di quanto si dica”. La forza di cui parla Fontanier è l’eccedenza di senso, il plusvalore comunicativo, che caratterizza il livello retorico dell’enunciazione. (Mortara Garavelli, Manuale di retorica, il Mulino, p. 179). Dal punto di vista formale è una perifrasi che ha la struttura sintattica della negazione del contrario (“non è male”) -> legami con l’eufemismo e l’ironia; Dal punto di vista funzionale ha l’effetto di una iperbole. Con la litote formalmente si attenua, funzionalmente si rafforza (Beccaria, Dizionario di linguistica e di filologia, metrica e retorica, Einaudi). L’esempio di Grice è “Sapendo che un tale ha spaccato tutti i mobili, dire di lui “Era un po’ brillo” In questo caso si può però parlare di eufemismo Belpietro, Libero, 21.5.2011 Il governo non attraversa uno dei suoi periodi migliori, come sempre accade ad un esecutivo a metà legislatura, quando è esaurita la luna di miele e gli elettori ancora non vedono gli effetti delle decisioni prese (Litote+presupposizioni). Paolo Rodari, Il Foglio, 21.5. 2011, p. 5 La notizia non è di poco conto . La comunità cistercense, infatti, è una presenza storica a Roma (implicatura convenzionale) […] +Tematizzazione esplicita della violazione della massima della Quantità: […]C’è un dispaccio vaticano che parla di «problemi nella conduzione della comunità». Mentre diverse voci anonime riferiscono di rapporti di amicizia «non del tutto ortodossi» tra alcuni monaci. Che può significare tanto ma anche nulla 2. Non rendere il tuo contributo più informativo di quanto è richiesto. La quantità di informazione fornita non deve essere eccessiva rispetto agli scopi della comunicazione: Il riferimento all’etnia nel caso di attori criminali può attivare l’implicatura che i cittadini provenienti da un certo paese siano tendenzialmente criminali Pleonasmo La massima della Quantità viene violata anche dal pleonasmo, ridondanza stilistica retoricamente marcata: distrae l’attenzione e complica il discorso con il rischio di renderlo equivoco (Se a me mi cambia l’editore, a me non me ne importa nulla: da un intervista televisiva a Montanelli, 26.4.88, cit. in Mortara Garavelli 1988:297) Il pleonasmo «aggiunge all’espressione di pensiero delle parole altrimenti inutili» (Fontanier, 1827), perciò è affine alla tautologia (l’ho udito con le mie orecchie, scendere giù, salire su). Gli elementi ridondanti assumono una funzione di marcatezza retorica, di messa in rilievo della parte ripetuta, che diviene così il focus informativo dell’enunciato. Implicature secondo la Qualità La massima della Qualità può essere violata in molti modi: Se l’informazione impartita non ha lo status di attendibilità che deriva dall ’ avere giustificazioni (prove o ragioni adducibili a sostegno) Se il contributo si presta a una interpretazione contraddittoria ed è impossibile costruire un quadro coerente della informazione fornita Se c’è il sospetto che il parlante non eviti con sufficiente rigore di dire cose che ritiene false La comprensione cooperativa legge cooperativamente le potenziali contraddizioni, in modo che non risultino tali. Delegare una enunciazione a un’altra fonte enunciativa implica una violazione della massima della Qualità. Ad esempio nelle recensioni di un libro, di un film, di uno spettacolo: “Al pubblico è piaciuto” (implicatura: “non del tutto a me”): il distanziamento dalla responsabilità enunciativa implica che non condivido pienamente il giudizio. Interpretabile anche come enallage: sganciamento dell ’ origine deittica dalle coordinate personali e spazio-temporali (cfr. Benveniste). Ma la violazione può essere interpretata anche come indicativa di una scarsa autoconsiderazione dell’enunciatore, che non ritenendosi sufficientemente competente, delega il parere a un esperto, al pubblico ecc. La metafora Si basa sullo sfruttamento della massima della qualità, in quanto comporta una falsità categoriale. Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, 1984: «la metafora è uno strumento di conoscenza additiva, non sostitutiva», ci mostra sotto forma di percezione sincretica di due o più entità concettuali qualcosa che ancora non sapevamo, in caso contrario sarebbe inutilmente ridondante e tautologica. Es. di Sbisà (Detto non detto, Laterza, 2007): […] l’asimmetria è presente anche nelle particelle elementari […] tanto che Chien Shiung Wu, fisico di notevole valore che lavora alla Columbia University, ha commentato che Dio dev’essere mancino. L’enunciato Dio dev’essere mancino viola la massima della Qualità e dunque va interpretato in modo metaforico. Es. Scalfari su RE, 22.5.2011 […] la fascinazione mediatica del Cavaliere di Arcore è ormai diventata una logora liturgia che non riesce più a sedurre i fedeli ormai in libera uscita. Es. «Il Fatto», 3.12.2012, p. 5 T. E oggi il movimento sceglie i candidati “…altra stanza dove il potere romano è sempre stato di casa e dove i leghisti, nel lontano 1994, scesi da marziani, si trasformarono in terrestri il giorno successivo…” Es. «Il Giornale», 3.12.2012 Dal 2009 [Oscar Giannino] ha due cattedre, dalle quali sdottora ogni giorno con seguito crescente, accentuato dalla palude in cui è caduto il centrodestra. ]…] [..]al suo secondo pulpito […] […] nella convinzione di trovarsi di fronte a un rito dell’intelligenza cui ha l’onore di essere ammessa[…] […] per gli orfani del centro-destra a Nord del Po, Oscar è una reliquia […] L’ironia Grice colloca l’ironia tra le violazioni della massima della qualità Si tratta anche di una forma di disconferma, di svalutazione della parola altrui Va ricondotta al fenomeno della polifonia: presenza nello stesso enunciato di due voci, di cui una si oppone all’altra (Mizzau, L’ironia. La contraddizione consentita, Feltrinelli, 1984). Es. Il Foglio, 3.5.2011, Andrea’s Version Avranno anche restituito un po’ di orgoglio all’America, ridato ossigeno all ’ amor proprio, sollevato entusiasmi, avranno pure messo la parola fine a quello che dopo l’11 settembre sembrava un incubo inafferabile. Avranno forse dimostrato che le barbe finte della Cia sanno ancora combinare qualcosa e saranno riusciti, probabilmente, a convincere i più scettici che doveva pur esistere qualche motivo, se nemmeno Obama aveva accettato di chiudere Guantanamo. Potrà avere talune ragioni anche Hillary Clinton, a dire che Bin Laden era altresì un mortale nemico dell ’ Islam, e a sostenere che la storia dovrà ricordarsi di come il principale tra i terroristi sia stato tolto dalla scena “ mentre nel mondo arabo avanzavano le richieste di libertà e di democrazia”. Sarà tutto vero, tutto giusto, tutto soddisfacente e sarà quindi inevitabile che, da sinistra a destra, tutti, ma proprio tutti, applaudano. Noi vorremmo semplicemente far notare, dopo l’animata discussione cui abbiamo assistito, che quei crumiri dei Navy Seal hanno lavorato il 1° maggio. Es. S. Rodotà, RE, 27.4.2011 Sia lode al presidente del Consiglio. Con la disinvoltura che lo contraddistingue ha svelato le vere carte del governo sul nucleare, carte peraltro niente affatto coperte. Es. N. Porro, Il Fatto, 21.5.2011 Bertelli solo pochi mesi fa consegnava ad Aldo Cazzullo, sul Corriere della sera, alcune considerazioni che riportiamo: «L ’ impresa deve insegnare a collaboratori e dipendenti l’appartenenza, a essere compartecipi di un processo che porta risultati, che mantiene famiglie, cha manda bambini a scuola, che trasmette l’orgoglio di far parte di un Paese. La politica deve ricreare le condizioni dell’appartenenza, che sono fondamentali per chiunque: l’identità italiana, il rischio d’impresa, lo sviluppo, la ricerca». Belle parole, non c’è che dire. Magari, sapendo che si stava preparando a vendere un quinto della propria azienda ai cinesi, per spuntare legittime condizioni e prezzi migliori, la pappina sull ’ «orgoglio del paese», l ’ «identità italiana» poteva risparmiarcela. Implicature secondo la Relazione Grande influenza della massima di Relazione nelle implicature conversazionali -> teoria della Pertinenza La Pertinenza non riguarda l’oggetto del discorso o la focalizzazione dell’attenzione sulle sue proprietà, ma l ’ enunciato, che deve risultare un contributo conversazionale pertinente rispetto al discorso o alla situazione comunicativa. Relazione e pertinenza Sperber e Wilson (Relevance. Communication and Cognition Blackwell 1986/1995) riducono tutte le massime a quella di Relazione, fondata sul principio di Pertinenza. Tale principio sarebbe innato e verrebbe seguito automaticamente dalla mente, che tende a processare tutti gli stimoli che riceve per ricavarne il massimo di informazione con il minimo sforzo. Critiche di Sbisà e Caffi a questo appiattimento delle massime, che riduce le strategie argomentative a supporto degli impliciti: la teoria di Sperber e Wilson è una teoria cognitiva della comprensione, una ipotesi sul funzionamento effettivo della mente Quella di Grice è una ricostruzione razionale dei percorsi di comprensione, che si interroga sulla legittimità di certe attribuzioni di senso implicito e sui modi a disposizione del parlante per giustificarle. Relazioni fra enunciati Assumere che la massima di Relazione sia rispettata comporta assumere che un enunciato sia la prosecuzione pertinente di ciò che lo precede e cercare di ricostruirla Accostamenti tematici Es.: I Franchi […] nutrivano per di più grandi ideali e dividevano il mondo tra cristiani e infedeli (pagani e musulmani) Nella scrittura giornalistica spesso gli accostamenti tematici da elaborare mediante l ’ assunto della pertinenza servono a comunicare implicitamente il messaggio centrale di un articolo. Implicature secondo il Modo Attivate da testi che appaiono poco comprensibili perché prolissi (violazione del principio della brevitas), complicati, disordinati, oscuri, verbosi (violazione della perspicuitas), ambigui (violazione del principio della chiarezza). Implicature: assumiamo che il testo sia stato prodotto in tale forma per essere capito in una certa maniera e quindi che, nonostante le apparenze, il modo di comunicazione sia adeguato a ciò che si voleva comunicare. ammettiamo che l’oscurità del testo sia reale e lo renda davvero inadeguato ma che sia in qualche modo giustificato e dunque gli conferisca un sovrappiù di senso (ambiguità deliberata e oscurità voluta). Violazione della concisione Esempio in una recensione musicale a) X ha cantato “Nessun dorma” b) X ha emesso una sequenza di suoni corrispondenti all’aria “Nessun dorma” L’espressione b) viola il criterio della brevità e attiva l’implicatura che il cantante sia stato pessimo (forma di eufemismo). Considerazioni conclusive sull’implicatura La comunicazione non consiste nel processo lineare di codifica e decodifica, ma nella presenza e accessibilità all’interno dello spazio intersoggettivo di un insieme di enunciati, la cui disponibilità consente di approssimare i contesti cognitivi dei partecipanti ai contesti oggettivi. Gli impliciti consentono di mettere a disposizione questo insieme. cultura dell ’ implicito non è una dietrologia, non cerca cause nascoste, ma senso intersoggettivamente riconoscibile; aumenta il nostro dominio sulla comunicazione verbale e rende possibile il distacco critico dagli impliciti, che altrimenti assorbiamo in modo subliminale. Perciò è anche uno strumento di difesa dagli usi manipolatori degli impliciti nell’ambito delle comunicazioni di massa. La Il grado di libertà del lettore è collegato al grado di implicito del testo che lo sollecita ad andare oltre la superficie, a lavorare sul non detto, ad accettare il rapporto di complicità-sfida che si instaura con l’autore (Mizzau, Storie come vere, Feltrinelli 1998:12) Criteri di identificazione dell’implicatura conversazionale Calcolabilità: riferimento al ragionamento, alle inferenze necessarie per comprendere l’implicatura Non-staccabilità: è legata al contenuto semantico dell’enunciato e non alla forma linguistica (a differenza della presupposizione e della implicatura convenzionale) Non-convenzionalità: dipende dal contesto Indeterminatezza: non c’è garanzia di correttezza della inferenza, perché il ragionamento non è di tipo logicodeduttivo, ma è spesso di tipo entimematico (le premesse del ragionamento sono solo probabili) Cancellabilità: si può sempre aggiungere qualcosa che cancella l’implicatura, ovvero che la ritratta. Presupposizioni Il termine individua asserzioni la cui verità viene data per scontata da chi accetta come appropriato il proferimento di un certo enunciato; è dunque attivata da un’espressione linguistica (da un attivatore, trigger). Costituiscono informazioni di background, stabiliscono i limiti del discorso Secondo Oswald Ducrot la presupposizione è un atto giuridico: trasforma la possibilità di parola degli interlocutori, fissando gli obblighi per proseguire il dialogo (Caffi, p. 83) L’interpretazione delle presupposizioni non richiede più conoscenze di quelle contenute nella forma linguistica dell’enunciato. Funzioni della presupposizione La presupposizione gioca un ruolo centrale nella economia di un testo, contribuendo alla sua connessione Efficacia informativa: dire molto con molto poco Rispetto della coerenza di un testo: scelta continua dei parlanti su cosa tematizzare e cosa lasciare sullo sfondo (rapporto tema-rema); Contribuisce a collocare un testo nella situazione comunicativa a cui è destinato: richiama il già noto e quello che è dato per scontato Con ciò rafforza i legami sociali, suggerendo al destinatario che lo si ritiene parte del gruppo. Ha funzione persuasiva perché spinge a vedere il mondo nella prospettiva voluta dall ’ autore. Si sottrae alla discussione: per essere discussa la presupposizione deve essere esplicitata. Rischio di manipolazione: in quanto presentano un contenuto informativo senza asserirlo, dandolo per condiviso (accordo con l ’ uditorio), sono utili nei casi in cui il parlante vuole trasmettere esplicitamente un contenuto senza affermarlo direttamente: ciò che è messo sullo sfondo è protetto da possibili smentite (Givon 1989) Altri motivi che spingono ad usare le presupposizioni Riferimenti a concetti tabù o indecenti ragioni di opportunità personale, che impediscono di fare affermazioni che potrebbero apparire presuntuose ripararsi da possibili critiche o contestazioni Per un’analisi dell’uso persuasivo delle presupposizioni nella stampa italiana: Sbisà, Ideology and the persuasive use of presupposition, 1999 Su impliciti e presupposizioni: Sbisà, Detto non detto, Laterza 2007 Attivatori linguistici di presupposizione Descrizioni definite, sintagmi nominali (presupposizione d’esistenza) Epiteti e apposizioni Verbi fattivi : presuppongono la verità (fattualità) del contenuto proposizionale della frase (rendersi conto, sapere, comprendere, rimpiangere) “Marina rimpiange di aver lasciato l’Africa > è vero che: Marina ha lasciato l’Africa” Verbi implicativi: implicano la verità o non verità della proposizione complemento (riuscire, permettersi, dimenticarsi) “Sandro è riuscito a riparare la radio > è vero che: Sandro ha riparato la radio”); Non siamo ancora abbastanza avanti nell’apprendimento della politica, riusciamo ancora ad essere sinceri (Primo Congresso nazionale 1994) Verbi di cambiamento di stato (smettere, incominciare, continuare, finire di) “Marco ha smesso di fumare >è vero che: Marco fumava” “Gaia ha ritelefonato > è vero che: Gaia aveva già telefonato” Verbi di giudizio (criticare, accusare) Piano sintattico frasi relative parentetiche Frasi scisse (l’informazione presupposta è nella seconda parte dell’enunciato) (E’ Paolo che l’ha detto....; è X che l’ha fatto; “E’ Luca che l’ha aiutato = Qualcuno l’ha aiutato”) Ipotetiche controfattuali “se non fossi andato in montagna avrei fatto l’esame > Sono andata in montagna”; “Se mi avesse chiesto scusa, l’avrei perdonata > non mi ha chiesto scusa Interrogative Proposizioni temporali dopo che, prima che: “Le cose sono cambiate dopo la partenza di Giorgio > Giorgio è partito” Avverbi: ancora, di nuovo, invece, anche ecc. “La terra ha tremato di nuovo > aveva già tremato” Descrizioni definite (sintagmi nominali definiti) Attivano la presupposizione d’esistenza: Es.: La Padania ha diritto a libere elezioni/ ha diritto alla autonomia fiscale La presupposizione esistenziale del sintagma nominale può essere sfruttata a fini ideologici per postulare l’esistenza di una entità immaginata. Se l’interlocutore non controbatte immediatamente, se non reagisce al fatto che viene instaurato un simile referente, assume come dato che questo sintagma nominale abbia un referente. E tutto ciò che viene in qualche modo, apertamente o surrettiziamente, posto nel discorso, nella sua prosecuzione viene ad essere presupposto, divenendo un pacchetto di informazioni che, se non contestate, sempre più difficilmente possono essere poi rifiutate. Rilevanza dell’analisi di termini astratti in chiave presupposizionale: “Il miglioramento delle condizioni di vita ha esteso il mercato dell’auto” Non si dice: “Le condizioni di vita sono migliorate”, ma il miglioramento è posto come un fatto “La modernità” Effetto reificante del sintagma nominale definito, legato alla presupposizione esistenziale di tali sintagmi Lo stupore dell’Alto commissariato (RE, 16.5.09) Il gregge dei fannulloni cacciati dalla polizia e riassunti dai giudici (Il Giornale 16.1.2009) L’ipocrisia europea della pausa preelettorale, negli USA non esiste (Severgnini, CdS, 7.11.12, p. 3) Le presupposizioni d’esistenza conferiscono status di informazione scontata all ’ esistenza degli oggetti, situazioni o eventi a cui l ’ enunciato fa riferimento. La presupposizione veicolata da un nome proprio o da un sintagma nominale definito implica non solo l ’ esistenza ma anche l ’ unicità dell ’ oggetto indicato. Nella stampa, la cronaca di attualità e quella politica, per non dover introdurre sulla scena tutti i personaggi dell’evento ripetuto o ripercorrere eventi e situazioni pre-esistenti, si avvale regolarmente di presupposizioni d’esistenza Es. Il governo algerino ha giudicato inaccettabile la presa di posizione dell’Onu nei confronti dei recenti massacri in Algeria… Es. St. “Dopo piazza Fontana, ecco piazza della Loggia: l’ansia di far coincidere una verità storica precostituita (le bombe fasciste) con la verità dibattimentale ha condotto a una serie di inevitabili fallimenti” (Libero, 15.4.2012, p. 19) Epiteti e apposizioni Assumono come dati e condivisi dei giudizi Il leggendario Ulisse “i postcomunisti di Veltroni e di Mussi” “i comunisti di Cossutta” “i comunisti riciclati di D’Alema” “Gli azzeccagarbuglio del potere” “I saggi a intermittenza” “I soci” “gli espedienti” “il ribaltone” “la presunta maggioranza” “Il bilancio positivo della sinistra di governo” Le elezioni-sondaggio di ottobre (Il Giornale) Nell’Italia bella, coraggiosa, non addomesticata dai media, in cui ho viaggiato (Colombo su L’Unità, 14.10.2007) Il lieto evento Questa lodevole iniziativa La violenta aggressione La spinosa questione La solenne cerimonia Scavolini, la più amata dagli italiani Cambiamento di stato Presupposizione lessicale-semantica del verbo smettere (verbo di cambiamento di stato) E così hai smesso con la droga? Quando smetterai di raccontar balle? La presupposizione può essere usata come arma più o meno occulta di persuasione e di manipolazione (propaganda politica, interrogatori) Es. Sbisà 2007 “ La carriera politica non era più un servizio da rendere alla repubblica, ma un’occasione per arricchirsi. I tribuni della plebe avevano smesso di difendere i diritti del popolo”. Es. “Alla vigilia del voto europeo Prodi e D’Alema hanno ricominciato a parlarsi” (La Repubblica) (Il disaccordo è presupposto, sta sullo sfondo) Es. “Trasporti, ricomincia il calvario” (Informazione presupposta sullo stato dei trasporti) Es. Campagna elettorale di Berlusconi 2001 Volevamo continuare a restare liberi dai vincoli di un’organizzazione. Pensavamo che fosse giusto proseguire così e fummo comitato elettorale per le elezioni europee del 1994 e per le elezioni regionali del 1995. Cominciammo a cambiare idea quando vedemmo che era elevatissimo il numero delle schede recanti il voto per Forza Italia che venivano annullate. Cambiammo definitivamente idea quando vedemmo quante schede furono annullate nelle elezioni del 1996. Continuare, proseguire, cominciare: cambiamento di stato Vedere che: verbo fattivo Verbi fattivi Accorgersi, comprendere, ricordare, dimenticare, riconoscere, sapere, percepire, constatare, prendere atto, rendersi conto, capire, avere la consapevolezza che, riconoscere, essere spiacenti di..) Implicano la fattualità della proposizione richiamata Amplificazione dell’effetto di non contestabilità. L’uditorio è portato alla naturale accettazione delle premesse Accorgersi Ci si accorse che la macchina giudiziaria colpiva in modo selettivo (Berlusconi, 1994) Tutti i partiti ex cattolici sembrano assolutamente incapaci di dare una risposta a Giovanni Paolo II (…) sulle “emergenze nazionali che egli ha individuato(…): politica a sostegno della famiglia, scuola libera e creazione di lavoro vero e stabile. Neanche si accorgono che D’Alema, su questi temi, cerca di scavalcarli (…). (“Il Giornale”, 9 settembre 1997, in Sbisà 1999) “Forse non ve ne siete accorti, ma ieri mattina si è chiusa un’epoca” (B. Tobagi, RE, 15.4.2012) Es. Adesso quel quotidiano-partito s’accorge di non controllare più le zucche del Paese. Si accorge che c’è un mondo che sta cambiando per vie diverse da quelle che per anni hanno disegnato nella loro redazione. Si accorge che la rivoluzione nella pubblica amministrazione la fa Brunetta, non la Cgil […] si accorge che la vera integrazione non si realizza attraverso formule vuote del buonismo veltroniano, ma facendo rispettare le leggi. Capisce che il mondo sta cambiando, senza chiedere permesso a Scalfari…. perché sa che quello è lo strumento migliore di intimidazione per chi lavora nei giornali (Mario Giordano, «Il Giornale», 16.1.2009) Sapere che Non sapevamo che questa non era una vera democrazia (Berlusconi) “Lo scienziato francese sapeva bene che se una soluzione di un sale viene frapposta fra due prismi di spato d ’ Islanda…è necessario ruotare uno dei due cristalli di un certo numero di gradi per permettere a tutta la luce di attraversarlo” (Sbisà, Detto non detto, Laterza) “Sappiamo che la campagna intrisa di odio personale, diretto, per l’uomo, più che per le sue politiche, ha prodotto il rifiuto del Sud, ancora prigioniero di un passato che neppure i progressi economici, lo sviluppo urbano, sono riusciti a cancellare. Che il Nord Est è democratico, ed etnicamente integrato, come lo era 150 or sono, negli anni della Guerra civile, quando gli schiavi fuggivano verso il settentrione, per tornare a sentirsi esseri umani” (RE, 7.11.12., p.2) “Le motivazioni di quella sentenza riportano delle verità stabilite: sappiamo che ad organizzare la strage è stato il movimento neofascista di Ordine Nuovo […], sappiamo che sono stati Giovanni Ventura e Franco Freda che però non si possono più processare e sappiamo anche che i servizi segreti stranieri ne furono informati dopo l ’ attentato mentre quelli italiani si adoperarono per coprire i responsabili e depistare le indagini” (C. Lucarelli, L’Unità, 15.4.2012) Campagna elettorale 2001 Sapere (Berlusconi) Sappiamo che i vecchi bolscevichi non ci apprezzeranno mai Sapere (Rutelli) Sappiamo che sono cose che si dicono in campagna elettorale / sappiamo che la concertazione non è tabù Accumulo di presupposizioni: verbi fattivi + verbi di cambiamento di stato Volevamo continuare a restare liberi dai vincoli di un’organizzazione. Pensavamo che fosse giusto proseguire così e fummo comitato elettorale per le elezioni europee del 1994 e per le elezioni regionali del 1995. Cominciammo a cambiare idea quando vedemmo che era elevatissimo il numero delle schede recanti il voto per Forza Italia che venivano annullate. Cambiammo definitivamente idea quando vedemmo quante schede furono annullate nelle elezioni del 1996 (Berlusconi, campagna elettorale 2001). Non siamo ancora abbastanza avanti nell’apprendimento della politica, riusciamo ancora ad essere sinceri (Primo Congresso nazionale 1994) Non sapevamo che questa non era una vera democrazia Ci si accorse che la macchina giudiziaria colpiva in modo selettivo Mi accorsi, capii, percepii Amplificazione dell’effetto di non contestabilità. L’uditorio è portato alla naturale accettazione delle premesse. Anche i verbi fattivi si prestano a un uso strategico, cioè a far passare come un dato di fatto qualcosa che invece è discutibile, una opinione personale, una doxa, piuttosto che un fatto gente sa che l’articolo 18 è di scarsa rilevanza (cfr. Caffi, Pragmatica, Carocci, 2009) La Faccio passare come una informazione oggettiva ciò che è una opinione soggettiva, discutibile, cioè aperta alla discussione, perché è molto più difficile mettere in discussione qualcosa che è posto sullo sfondo piuttosto che qualcosa che viene affermato esplicitamente. Anche in funzione accattivante, per rendere il destinatario partecipe del processo informativo (rafforzamento dei legami di gruppo): Il lettore sa bene che…. Come tutti sappiamo….. “I ds hanno fatto da collante in situazioni anche molto difficili, consapevoli della necessità di dare al paese una prospettiva nuova” (L’Unità) Essere spiacenti di “Siamo spiacenti di non poter ammettere i bambini alla cerimonia” “Siamo spiacenti di non poter pubblicare il suo articolo” Relative parentetiche Gerarchia di importanza tra le informazioni: alcune informazioni sono marginalizzate, messe tra parentesi (frasi relative non restrittive). Testi informativi che vogliono essere concisi spesso affidano informazioni di sfondo a relative non restrittive Es. (Sbisà 2007) La classe più umile, che non poteva avere incarichi nella vita cittadina, era formata dagli operai, che lavoravano alle dipendenze degli artigiani, e dai pochi contadini che coltivavano le terre di proprietà del Comune. Es. (Sbisà 2007) Dopo il crollo del Muro e la fine dell’impero sovietico, la Grecia, che era la periferia del Vecchio continente, si è trovata a essere il cuore di quell’Europa sudorientale che va dai Balcani, di cui questo paese è parte integrante, alle rive del Mar Nero. Nei testi giornalistici le relative sono usate con funzioni informative sugli antefatti della notizia, ma anche per comunicare giudizi interpretativi e valutativi, resi così intangibili. Es. Con i primi – ovvero con la religione del talento – quando devi ricostruire il Paese, estraendolo dalle macerie in cui l’hanno abbandonato gli statisti falliti del ventennio breve e i tecnici saccenti dell’Annozero. …per stare con i ragazzi dei call center, gli schiavi del terzo millennio che nel racconto dei media non hanno mai un volto. (Telese, «Pubblico», 18.9.12) Ipotetiche controfattuali Es. “Sarebbe sciocco negare che la valenza interna dell’elezione di domani prevalga – nel mondo politico, nell ’ informazione, nell’opinione pubblica – sulla valenza europea: così come sarebbe sciocco negare che per tanti italiani questo appello alle urne risulti privo della drammaticità e del fascino delle politiche e anche delle amministrative: dal cui esito discendono conseguenze concrete, palpabili, quantificabili”. («Il Giornale») Avverbi Es. “La destinazione europea di Forza Italia è invece già scritta” Es. “Certo: pensiamo all’Europa e al Parlamento di Strasburgo, che non è ancora una centrale operativa ma è pur sempre una cassa di risonanza solenne”. Es. “Europa: ancora pacchi bomba” Es. “La Fiat crolla anche in borsa” Frasi scisse Es. “Quello che i cittadini si aspettano da noi..” Es. “Ed è ancora questa sinistra, i ds in particolare, che ha contribuito in modo determinante, impegnando i suoi ministri, a far concludere la trattativa per il contratto dei metalmeccanici che da sempre è uno dei perni intorno al quale ruotano i rapporti tra imprenditori e lavoratori e che prefigura alcune delle linee di sviluppo della società” («L’Unità») Il problema è che Il dramma è che Cfr. Caffi Costruzione propria delle frasi scisse: Presuppongono che ci sia un problema, un dramma ecc. Domanda retorica e di presupposizione Es. “Quanti soldi butti via ogni giorno con il tuo conto?” Vedi anche le interrogative nei titoli: posizione/creazione di un problema. La forma interrogativa viene sfruttata per introdurre un nuovo argomento con una certa enfasi; nei testi pubblicitari per prendere in considerazione un quesito specifico e per creare un bisogno Atti esercitivi (consigli, avvertimenti, permessi, esortazioni) Es. Come l’Europa, l’Italia non può permettersi né distrazioni, né rilassamenti. (Mario Monti) Potrebbe darsi che l’Italia si permetta distrazioni o rilassamenti (ammonimento: l ’ atto di ammonire dà per scontato che il comportamento che si vuole che il destinatario eviti è uno in cui questi, lasciato a sé stesso, potrebbe facilmente cadere) Es. “Se vogliono vincere, devono ritrovare lo spirito che li mise insieme, dando prova di decisione e coerenza.” (Belpietro, LI, 17.5.11, p. 3) Caso simile al precedente: ammonimento. Presupposto: lo spirito che li ha uniti è smarrito, come pure la capacità di decisione e coerenza Funzioni della presupposizione Testuali: La presupposizione gioca un ruolo centrale nella economia di un testo, contribuendo alla sua connessione Informative: Efficacia informativa: dire molto con molto poco Rispetto della coerenza di un testo: scelta continua dei parlanti su cosa tematizzare e cosa lasciare sullo sfondo (rapporto tema-rema); Contribuisce a collocare un testo nella situazione comunicativa a cui è destinato: richiama il già noto e quello che è dato per scontato Persuasive Rafforza i legami di gruppo, suggerendo al destinatario che lo si ritiene parte del gruppo Spinge a vedere il mondo nella prospettiva voluta dall’autore. Si sottrae alla discussione: per essere discussa la presupposizione deve essere esplicitata. Rischio di manipolazione: in quanto presentano un contenuto informativo senza asserirlo, dandolo per condiviso, sono utili nei casi in cui il parlante vuole trasmettere un contenuto senza affermarlo direttamente: ciò che è messo sullo sfondo è protetto da possibili smentite (Givon 1989) Altri motivi che spingono ad usare le presupposizioni Riferimenti a concetti tabù o indecenti Ragioni di opportunità personale, che impediscono di fare affermazioni che potrebbero apparire presuntuose Ripararsi da possibili critiche o contestazioni