La mente nel corpo II Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 15/01/09 Gli errori sullo sviluppo cognitivo Lo sviluppo cognitivo di un soggetto (bambino) non può essere ricondotto ad uno specifico fattore causale (un programma genetico) Un fenomeno complesso (come lo sono i fenomeni cognitivi) consiste in una moltitudine di livelli auto-organizzati che difficilmente possono essere isolati 2 Poche regole … e adattamento all’ambiente Ogni comportamento (sia cognitivo che motorio) sembra determinato da un ridotto numero di istruzioni che devono fare i conti con l’ambiente Non c’è alcun programma definito per lo sviluppo di funzioni specifiche; date poche regole queste sono applicate all’ambiente: l’interazione risultante è complessa 3 La soluzione del decentramento La strategia di una molteplicità di regole che definiscono lo sviluppo cognitivo conduce ad un sistema che si articola in un insieme di fattori decentrati (concause) Soltanto in questo modo è possibile spiegare la diversificazione individuale tra molte entità che presumibilmente dovrebbero seguire il medesimo percorso 4 Decentramento e plasticità L’articolazione dello sviluppo di una o più funzioni in più fattori consente anche una maggiore flessibilità nella risposta alle esigenze presentate dall’ambiente La flessibilità non è pre-impostata, ma emerge semplicemente dalle dinamiche intrinseche a ciascuna delle strutture nella sua interazione con l’ambiente 5 Il mondo … come proiezione della mente Il lavoro del cervello “… consiste nell’imparare a modulare i parametri … che poi interagiranno con i limiti imposti dal corpo e dall’ambiente, in modo da generare i risultati desiderati.” (Clark: 34) MA anche questo compito è assai arduo: richiede l’assunzione di un’ampia gamma di dinamiche interne ed esterne (sfondo) 6 Scaffolding mentale L’assunzione di uno sfondo cognitivo fa affidamento sulla possibilità di scaricare (o di estrarre) una certa quantità di informazione funzionale all’azione dall’ambiente, che, al pari del corpo, costituisce quello sfondo All’ambiente dunque si delega il ruolo di un supporto (mnemonico, motorio, ecc.) 7 Il Principio di 007 “In generale, le creature evolute non sapranno né raccogliere né elaborare l’informazione in modi che richiedono una spesa, quando possono più semplicemente utilizzare la struttura dell’ambiente circostante e operare su di esso come un conveniente sostituto per le operazioni di calcolo richieste. Cioè, conosci soltanto quel tanto di cui hai bisogno per portare a termine il lavoro.” (Clark: 35) 8 Azione senza rappresentazione L’ipotesi di una rappresentazione come modello grazie al quale dirigere le proprie attività non è consono al modo in cui funziona effettivamente un cervello Nel cervello NON ci sono rappresentazioni del mondo esterno, ma strutture, correlazioni sensomotorie con cui interagire con l’ambiente 9 Schemi cognitivi e mappe sensomotorie L’assenza di rappresentazioni non significa necessariamente l’assenza di elaborazioni di un contenuto cognitivo: queste possono essere individuate come istruzioni, mappe per muoversi nell’ambiente* Suddette mappe tuttavia non devono essere consultate da un modulo di controllo centrale: risultano semplicemente dei programmi più comportamentali che strettamente cognitivi 10 Il cervello, macchina associativa L’enfasi sulle dinamiche interattive tra processi cognitivi ed ambiente favorisce un’interpretazione del cervello quale macchina associativa impegnata (nelle sue funzioni più complesse) a soddisfare degli schemi sensomotori di risposta all’ambiente mediante computazioni piuttosto sofisticate 11 L’architettura della macchina associativa Che struttura deve avere il cervello per rispondere adeguatamente all’ambiente? NON quella di un sistema di IA classico L’alternativa sono i modelli della mente fondati su reti neurali Questi modelli sono ispirati ai NEURONI 12 Reti neurali e computazioni biologiche I modelli ispirati alle reti neurali sono molto più adeguati a rispecchiare i calcoli che sono implementati dai sistemi biologici NON si deve pensare tuttavia che le reti neurali implementino effettivamente i calcoli eseguiti da un sistema biologico Rimangono sempre differenze importanti: le reti neurali sono idealizzazioni 13 Il successo delle reti neurali Le reti neurali comunque, pur esemplificando in maniera idealizzata il tipo di computazioni che sono eseguite da neuroni cerebrali, hanno favorito sistemi di elaborazione dei dati, funzionali a certi compiti, ampiamente più efficaci Forse l’aspetto più particolare di una rete neurale è il suo operare non su simboli 14 Reti neurali: le rèmore di Clark Le reti neurali sono state utilizzate prevalentemente per compiti che caratterizzano i micromondi verticali Gli input delle reti neurali sono stati codificati soltanto in termini astratti, senza specifici contesti di applicazione empirica In generale le reti neurali sono state testate sulla base di simulazioni 15 Reti neurali: limiti intrinseci Con le reti neurali non sono facilmente risolvibili problemi che hanno una struttura logica e sequenziale rigorosa Le nostre capacità di solito non sono impegnate in compiti di questo genere Ma qualche volta (non così raramente) ci cimentiamo anche nella realizzazione di programmi abbastanza strutturati 16 Il problema delle macchine associative Se i nostri cervelli sono macchine associative, come fanno ad applicarsi a problemi logicamente strutturati? E’ qui che intervengono i vari elementi (sia artificiali che naturali) che costituiscono l’ambiente Questi elementi possono fungere da protesi ai nostri mezzi cognitivi, per sopperire alla nostra esigenza di una cognizione amplificata 17 La soluzione protesica I problemi logicamente strutturati sono di notevole complessità: devono perciò essere semplificati Un modo per semplificarli è di ridurre la quantità di calcoli necessari ad affrontarli La semplificazione è attuabile grazie alla possibilità di proiettare o scaricare nell’ambiente parte dell’informazione richiesta a gestire questi problemi 18 L’ambiente come protesi 1. Per riconoscere l’ambiente come un insieme di protesi funzionali ai nostri processi cognitivi sono necessarie alcune condizioni: La capacità di immaginare l’ambiente e le nostre operazioni in esso, anche quando non siamo effettivamente attivi 2. La possibilità di modificare l’ambiente in modo tale che possa rispondere meglio alle nostre esigenze di codificarlo computazionalmente 19 L’ambiente modificato ci trasforma Il rapporto tra le nostre esigenze di interagire quanto più facilmente con l’ambiente naturalmente non è a senso unico Una volta che modifichiamo l’ambiente perché possa rispondere meglio alle nostre attività cognitive, anche l’ambiente trasforma la natura delle nostre attività 20 Azioni pragmatiche, azioni epistemiche 1. 2. Nel processo di realizzazione di un programma un agente sviluppa: Azioni pragmatiche: necessità di modificare il mondo per il conseguimento di un obiettivo materiale Azioni epistemiche: hanno lo scopo di alterare la natura degli obiettivi mentali 21 L’importanza delle azioni epistemiche Le azioni epistemiche sono molto più frequenti di quanto non si possa pensare Un agente mentre affronta una fase del processo di realizzazione di un programma nell’interazione con l’ambiente modifica la sua percezione C’è un costante e progressivo scambio di informazione tra agente e ambiente 22 L’informazione non immagazzinata Con la prospettiva incarnata della cognizione si assottiglia l’idea della necessità di un magazzino di memoria Questa concezione persiste anche nell’approccio connessionista, con la scelta di compiti di alto livello e di codificazione astratte, subordinate ad una ragione Ma la ragione è distribuita nel mondo 23 L’emergenza di mente e ragione La sintesi di informazione dal mondo per mezzo di sistemi autorganizzati, autonomi ma connessi favorisce fenomeni di Emergenza diretta: in cui strutture di livello più alto si generano grazie alle proprietà degli elementi individuali e delle loro interazioni Emergenza indiretta: quando l’autorganizzazione derivante dall’interazione tra gli elementi individuali è mediata dall’ambiente 24 La ragione dei termitai Il fenomeno della costruzione di un termitaio rappresenta un caso di emergenza indiretta La sua dinamica è caratterizzabile mediante un algoritmo stigmergico; grazie ad un fenomeno del genere non c’è alcun bisogno di un coordinamento centralizzato dei lavori; altro esempio è la navigazione 25