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N. PRATICA
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Metanodotto
POTENZIAMENTO DERIVAZIONE PER ABBADIA LARIANA
DN 250 mm (10") P= 24/12 bar
RIPRISTINO SPONDALE
TORRENTE MONASTERO
RELAZIONE TECNICA
2
29.05.2014
Aggiornamento Maggio 2014
Polloni
Battisti
Luminari
1
16.04.2014
Aggiornamento Aprile 2014
Polloni
Battisti
Luminari
0
05.09.2012
Emissione
Polloni
Battisti
Luminari
Rev.
Data
Descrizione
Elaborato
Verificato
Approvato
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INDICE
1 PREMESSA .......................................................................................................... 3 2 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA ......................................................................... 4 3 LINEAMENTI GEO-MORFOLOGICI .................................................................... 6 4 CARATTERISTICHE IDROLOGICO-IDRAULICHE ............................................. 7 5 PROBLEMATICHE LOCALI ................................................................................ 9 6 DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO ................................................................. 13 7 MODALITÀ OPERATIVE ................................................................................... 16 7.1 Generalità .................................................................................................................... 16 7.2 Scogliera in massi rinverdita ..................................................................................... 16 7.3 Soglie in massi legati .................................................................................................. 17 7.4 Periodo d’intervento ................................................................................................... 18 MET. POTENZIAMENTO DERIVAZIONE PER ABBADIA LARIANA
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PREMESSA
La presente relazione, redatta su incarico di Snam Rete Gas S.p.A., descrive le caratteristiche
fisiche dell’area in corrispondenza dell’attraversamento del T. Monastero da parte del
metanodotto Snam Rete Gas Potenziamento Derivazione per Abbadia Lariana DN 250 (10”) e
l’intervento di difesa delle sponde in progetto.
Vengono di seguito illustrate le caratteristiche geo-morfologiche del sito, le caratteristiche
idrologiche del corso d’acqua e viene descritta l’opera di protezione delle sponde per quanto
riguarda il dimensionamento geometrico, le caratteristiche dei materiali e le modalità di
esecuzione.
A tal fine ci si è basati sui risultati di una accurata survey topografica, sopralluoghi da parte di
tecnici, ricerca della documentazione disponibile ed elaborazioni idrologiche.
Il presente progetto di sistemazione rappresenta l’aggiornamento di quelli precedentemente
proposti e tiene conto della evoluzione della situazione dei luoghi a seguito degli intensi eventi
idrologici nel frattempo intercorsi.
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LOCALIZZAZIONE DELL’AREA
L’area oggetto dell’intervento è localizzata lungo l’asta del T. Monastero nel territorio del
comune di Abbadia Lariana, in provincia di Lecco.
Essa ricade nel foglio n. B4d3 della cartografia tecnica regionale della Regione Lombardia a
scala 1:10.000 (v. stralcio in Fig 1). In Figura 2 è rappresentata l’immagine aerea, tratta da
Live Search Map.
Figura 1 – Stralcio planimetria CTR B4d3 con localizzazione dell’area di intervento
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Figura 2 – Immagine aerea dell’area di intervento (tratta da Live Search Map)
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3
LINEAMENTI GEO-MORFOLOGICI
L’intervento si colloca nella parte bassa del bacino del T. Monastero ad una quota di circa
475 m. Il bacino rappresenta parte del versante meridionale del Gruppo della Grigna
Meridionale con rilievi che superano i 2000 m e pareti molto acclivi di nuda roccia.
Nel tratto in oggetto, anche se la morfologia non è così aspra come nelle porzioni alte del
bacino, tuttavia essa è tipicamente montana con versanti pendenti e ricoperti da vegetazione
arborea.
I rilevi che formano l’area sono di natura carbonatica, calcarea e dolomitica, ricoperti da una
diffusa coltre di materiale morenico trasportata dai ghiacciai e proveniente dal territorio
valtellinese situato più a nord (v. Fig. 3).
Il fondovalle presenta una coltre alluvionale assai grossolana formata da massi, blocchi e
“trovanti” anche di enormi dimensioni franati dai rilievi sovrastanti.
Figura 3 – Carta geologica dell’area attraversata dal metanodotto
(da Carta Geologica C.M. Lario Orientale)
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CARATTERISTICHE IDROLOGICO-IDRAULICHE
Il T. Monastero ha origine sul versante SW della Grigna Meridionale e scorre con direzione
NE-SW per circa 6 km fino a sfociare nel lago di Como in Comune di Abbadia Lariana (LC).
Il suo bacino ha un’area di 7 km2, dei quali 4.56 km2 a monte della sezione di attraversamento.
Il torrente è incassato in una valle morfologicamente aspra caratterizzato da forti pendenze
longitudinali. Il fondo alveo è ricoperto da alluvione di grosse dimensioni, in parte massi e
blocchi provenienti dai rilievi strapiombanti della Grigna, in parte relitti nell’ambito dei depositi
morenici, che estesamente ricoprono i versanti.
Figura 4 – Bacino idrografico del T. Monastero alla foce e alla sezione di attraversamento del metanodotto
(da Gruppo delle Grigne, base IGM 1:25.000)
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La portata del torrente alla sezione di interesse è stata valutata tramite la cosiddetta formula del
metodo razionale:
Qc = 0,28 c i A
dove:
Qc
= portata al colmo
(m3/s)
c
= coefficiente di deflusso
(-)
i
= intensità di pioggia
(mm/hr)
A
= superficie del bacino
(km2)
Per la stima della precipitazione nel tempo di corrivazione si è fatto ricorso alla legge di
potenza del tipo:
h(t) = a tn
in cui i parametri a e n dipendono dallo specifico tempo di ritorno considerato, nel caso in
oggetto posto pari a 100 anni.
I loro valori, derivati dalle tabelle del’Autorità di Bacino per il F. Po, valgono:
a= 75, n= 0.325
Il tempo di corrivazione tc è stato stimato tramite la relazione di Pezzoli (1970):
tc = 0,055 L / p= 0.844 h
dove:
L= lunghezza dell’asta= 4000 m
p= pendenza media= 0.427
In tal modo la portata di massima piena al colmo centenaria risulta:
Q100= 77 m3
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PROBLEMATICHE LOCALI
Il fondovalle del T. Monastero è stato interessato dai lavori di posa del metanodotto Snam Rete
Gas denominato Derivazione per Abbadia Lariana DN 250 mm (10”). Esso è stato posato con
andamento perpendicolare all’asse del torrente in una profonda trincea che gli garantisce una
copertura di circa 3.50 e protetto a valle da una soglia in pietrame.
La zona scelta per l’attraversamento presenta una morfologia più dolce rispetto ai tratti di monte
e di valle, con andamento rettilineo ed una modesta area golenale in destra. Il fondovalle ed
anche l’area golenale sono formati da alluvione di grosse dimensioni, con ciottoli, massi
trasportati dal torrente ed alcuni imponenti blocchi franati tempo addietro dal versante
meridionale della Grigna.
L’alveo del corso d’acqua sia nel tratto direttamente a monte della zona in oggetto che in quello
a valle presenta forti pendenze, intorno al 15% e scorre in modo assai irregolare dovuto alla
presenza di enormi trovanti; nella zona dell’attraversamento invece, dove i lavori di
realizzazione del metanodotto hanno regolarizzato le superfici, il tratto di corso è rettilineo
limitato da un pendente versante in sinistra e da un pianoro di origine alluvionale in destra con
una sponda alta circa 1,00 - 1,50 m in destra. Sia il versante che il pianoro sono stati ripristinati
con opere idraulico-forestali e piantumazione.
La corrente del torrente in fase di piena, provenendo con alta velocità, esercita una accentuata
attività erosiva sulla sponda destra soprattutto nella parte di uscita dalla curva, con rischio di
farla arretrare ulteriormente (v. Foto 1a e 1b).
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Foto 1a – anno 2012 - Vista da monte del tratto di sponda destra in erosione
(in rosso attraversamento del metanodotto)
Foto 1b - anno 2014 – Vista da monte del tratto di sponda destra in erosione
(in rosso attraversamento del metanodotto)
La sponda sinistra non risulta essere oggetto di erosione (v. foto 2a e 2b).
Rispetto alla situazione di due anni orsono, risulta che la sponda destra è stata soggetta ad
ulteriore erosione con parziale arretramento ma soprattutto verticalizzazione della scarpata. In
particolare la zona a monte dell’area interessata dai lavori per la posa del metanodotto,
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all’uscita dalla stretta gola, appare essere stata interessata più intensamente dall’erosione delle
acque con lo scalzamento di grossi massi sia in destra che in sinistra.
Foto 2a - anno 2012 – Vista da valle del tratto di torrente
Foto 2b - anno 2014 – Vista da valle del tratto di torrente
Si è evidenziato inoltre che nell’ambito del versante in destra idrografica sovrastante la stretta
gola del torrente, già interessato da fenomeni di instabilità generale come denota la sua
morfologia, si è recentemente attivata una piccola frana di colamento (v. Foto 3a e 3b) non
attribuibile ai lavori di posa del metanodotto.
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Foto 3a - 2012 – Zona di sbocco dalla gola montana
Foto 3b - 2014 – Zona di sbocco dalla gola montana. Si notano i segni di
instabilità del versante (linea rossa fine) e di recente attivazione di un
fenomeno di colamento (linea rossa marcata)
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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO
A seguito dei fenomeni erosivi che si sono sviluppati nel tratto direttamente a monte
dell’attraversamento del metanodotto, si rende necessario eseguire un intervento di protezione
idraulica consistente in interventi di difesa della sponda destra e anche di stabilizzazione del
fondo alveo.
Le opere, illustrate nei disegni di progetto Dis n. STD-01 del 16/05/2014, vengono di seguito
descritte.
Come tipologia dell’opera di protezione da parte dell’erosione della corrente e di sostegno delle
sponde, si è scelta la tipologia “Scogliera in massi rinverdita”, prevista nel “Quaderno delle
Opere Tipo di Ingegneria Naturalistica” della Regione Lombardia e adattata alla situazione
locale.
Tale tipologia viene utilizzata principalmente in alvei torrentizi e fluviali per la protezione di
sponda dall’erosione della corrente; ha il vantaggio, rispetto a soluzione in calcestruzzo, di
offrire una elevata elasticità e deformabilità che le permette di adattarsi in caso di cedimenti e
leggere modifiche del fondo. Inoltre permette la crescita della vegetazione ripariale la quale
contribuirà nel tempo alla protezione della sponda dai fenomeni erosivi esercitati dalla corrente.
Gli interventi da realizzare sono i seguenti:
-
Scogliera in massi rinverdita.
Scogliera di protezione in sponda destra in massi lunga 45 m circa a partire dal grosso
trovante ubicato in corrispondenza dell’ansa del torrente, fino all’altezza della soglia
esistente. L’opera si immorserà contro il trovante a monte e con la soglia esistente a valle.
La scogliera sarà realizzata in massi di peso 500-700 kg intasati con massi di minor
dimensioni, legati tra di loro tramite inserimento nel trovante di chiodi con asola nei quali
passeranno i trefoli che collegano i vari massi.
Saranno inserite tra i massi talee di essenze locali, che una volta sviluppatesi contribuiranno
al fissaggio della sponda e ad un idoneo inserimento ambientale dell’opera.
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Le dimensioni geometriche della sezione sono: altezza fuori terra dal fondo alveo alla
sommità spondale variabile da 1.30 m a 1.50 m, profondità della fondazione minima 0.70 m
dalla quota di fondo alveo, spessore della scogliera da 0.50 a 0.80 in funzione delle
dimensioni dei singoli massi, pendenza paramento lato fiume 2/3.
-
Soglie in massi legati
Realizzazione di una nuova soglia in massi legati in corrispondenza dell’inizio della difesa
in sinistra, di larghezza pari a circa 8 m avente lo scopo principale di stabilizzare il fondo e
rafforzare il piede del trovante presente in loco, evitando che col tempo possa muoversi,
destabilizzando la zona. La soglia avrà uno spessore di circa 1 m e larghezza di 1.20
minimo e sarà formata da massi di peso tra 500 e 700 kg, intasati con scapolame e malta di
cemento, nonché legati con trefolo di acciaio disposto nella parte anteriore dei massi in
modo da offrire minore resistenza alla corrente. Essa dovrà risultare ben intestata
lateralm.ente in destra con la scogliera in massi rinverdita. Nel contempo si dovrà realizzare
la sottofondazione del trovante in sinistra mediante un cordolo in cls (v. Foto 4).
MASSO DA
SOTTOFONDARE
NUOVA SOGLIA
Foto 4 - 2014 – Zona di imposta nuova soglia
E' previsto inoltre il consolidamento della soglia presente a valle dell’attraversamento del
metanodotto (v. Foto 5) larga circa 9.50 m, da realizzarsi tramite il parziale smantellamento
della struttura esistente e rifacimento della sua parte superiore per almeno uno spessore di
1 m e larghezza 1.50 m, da eseguirsi utilizzando massi di peso tra 500 e 700 kg, intasati
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con scapolame e malta di cemento, nonché legati con trefolo di acciaio disposto nella parte
anteriore dei massi. La soglia dovrà risultare ben intestata lateralmente con la fila di massi
al piede della scogliera in destra.
Foto 5 - 2014 – Soglia esistente a protezione dell’attraversamento del metanodotto
-
Demolizione di trovante
Il grosso blocco che si trova in destra al piede della frana recente andrà demolito per far
spazio alla scogliera da realizzare. Esso potrà essere riutilizzato, una volta demolito, come
massi per la scogliera.
Non viene invece proposto alcun intervento a stabilizzazione dell’intero versante in destra
all’uscita dalla stretta montana, il quale presenta segni di pregressa instabilità, ritenendo che
esso, non interessato né direttamente né indirettamente dai lavori di posa del metanodotto,
possa trovare un suo naturale equilibrio o comunque essere soggetto ad una lenta e naturale
evoluzione che tuttavia non inciderà sulla sicurezza del metanodotto.
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MODALITÀ OPERATIVE
7.1
Generalità
Le opere di difesa da realizzarsi comprendono:
- la difesa della sponda destra con scogliera in massi legati rinverdita;
- la realizzazione di una nuova soglia in massi legati e sottofondazione di un grosso
trovante;
- il ripristino della soglia esistente;
- la ripiantumazione dell’area adibita a cantiere.
7.2
Scogliera in massi rinverdita
(v. Quaderno opere tipo di ingegneria naturalistica RL)
Descrizione: essa è un’opera di difesa longitudinale realizzata con grossi massi e disposta
quindi parallelamente al corso della corrente con la superficie lato torrente inclinata in
modo da conferire all’alveo una sezione a forma trapezia. Negli spazi tra masso e masso
vengono inseriti astoni di salice o di altre essenze dotate di analoghe capacità biotecniche
che, radicando, permettono la stabilizzazione della difesa spondale. I massi sono vincolati
tra di loro da trefolo di acciaio.
Materiali impiegati:
- massi di natura calcareo-dolomitica compatti, esenti da fratture, di peso cad. circa
500-700 kg; scapolame della stessa natura di intasamento dei vuoti;
- chiodi D= 20mm L= 50 cm con asola da vincolare a ciascun masso con malta antiritiro;
- trefolo in acciaio D= 14 mm per collegamento massi;
- geotessuto 400 gr/m2 alla base della scogliera;
- talee e/o piantine di specie riparie arbustive ed arboree dotate di buona capacità
vegetativa (in particolare salici a portamento arbustivo e ridotto sviluppo) con lunghezza
di 25 cm maggiore rispetto alla profondità della scogliera fino ad arrivare al terreno
naturale.
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Modalità esecutive:
- riprofilatura della sponda, attualmente sub verticale, con scavo della porzione superiore
e riporto in quella inferiore, conferendole una pendenza di 2/3;
- formazione alla base della sponda riprofilata di uno scavo di fondazione profondo
almeno 70 cm rispetto al fondo alveo;
- stesura del geotessile con sovrapposizione dei lembi di almeno 20 cm per tutta la
superficie su cui si poseranno i massi della scogliera;
- messa in opera dei massi per la formazione della scogliera, posizionando in basso quelli
di dimensione maggiore a costituire la fondazione, e successivamente gli altri via via a
salire;
- inserimento in ciascun masso di un chiodo con asola mediante perforazione D=32 mm
L= 30 cm cementato con malta antiritiro (questa operazione può essere realizzata anche
prima del trasporto sul posto);
- legatura di tutti i massi tra di loro tramite trefolo in acciaio con serrafuni;
- inserimento di piantine/talee tra gli elementi della scogliera con densità di 5/m2 . Tale
inserimento va effettuato preferibilmente in contemporanea alla costruzione della
scogliera, in modo che si possano posizionare piantine/talee di maggior lunghezza che
potranno radicare in profondità a tergo della scogliera. E’ possibile inserire le talee o le
piantine successivamente alla formazione della scogliera mediante operazione manuale
di intasamento con terra dei vuoti lasciati allo scopo aperti tra i vari massi.
7.3
Soglie in massi legati
Materiali impiegati
Massi, chiodi, trefolo, geotessuto: si veda punto precedente.
Modalità esecutive
- Scavo di fondazione per la nuova soglia;
- Asportazione dei massi di minore dimensione e di quelli indicati dalla D.L. per la soglia
da ripristinare;
- Posa dei massi di peso circa 500-700 kg/cad a formare il corpo della soglia per una
larghezza di 1,2 m per la nuova e di 1,5 m per il ripristino dell’esistente;
- Inserimento delle barre con asola nella parte di valle dei massi, previa foratura e
successiva boiaccatura con malta cementizia antiritiro (operazione che può essere
eseguita prima del trasporto in loco);
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- Inserimento e tesatura della fune d'acciaio nelle asole in modo da assicurare tutti i massi
tra loro;
- Tesatura e fissaggio della fune con morsetti serrafune.
7.4
Periodo d’intervento
Le opere di protezione di sponda e di fondo in massi dovranno essere realizzate tra
giugno e settembre, evitando quindi i periodi dell'anno con maggiore probabilità di
concentrazione delle piogge che nel sito in oggetto corrispondono alle stagioni autunnali e
primaverili.
Il materiale vegetale va in preferenza posato durante il periodo di riposo vegetativo,
quando le percentuali di attecchimento sono alte. Tale periodo va da circa metà ottobre a
marzo. L’attecchimento fuori stagione risulta difficile ed è legato in parte alle modalità di
riempimento con terreno dei vuoti tra i massi.
Il controllo periodico, protratto per almeno due stagioni vegetative, dell’attecchimento della
vegetazione e sostituzione delle fallanze è altamente raccomandato.
Foto 6 – Esempio di scogliera in massi legati, non ancora rinverdita
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Foto 7 – Esempio di scogliera in massi legati, ancorata a piloti infissi che nel caso
in oggetto non andranno inseriti perché di difficile realizzazione
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Relazione Tecnica - Comune di Abbadia Lariana