Cosa dirà Benedetto XVI
quando incontrerà Kirill
L’incontro del secolo: se non avverrà ora, non accadrà mai, qualcuno dice.
stiene che meno se ne parla, meglio è.
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quello che sarebbe già dovuto accadere: il faccia a faccia tra Benedetto XVI e Kirill, capi di
Quella in Cristo.
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Qualcun altro so-
Intanto la Chiesa cattolica e il Patriarcato di Mosca
moltiplicano i contatti e gli incontri a livello di vescovi e cardinali.
due Chiese diverse per un’unica fede.
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di Cristina Giuliano
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Per arrivare “pronti” a
ÈE
un film da vedere L’uomo venuto dal Cremlino, anche conosciuto come Nei panni di Pietro. Del 1968,
diretto da Michael Anderson, si ispira a un romanzo di Morris West.
Un metropolita, Kirill Lakota, arcivescovo di Leopoli,
dopo vent’anni di gulag, viene liberato grazie a un accordo tra il Vaticano e il governo sovietico. Portato a Roma
da padre David Telemond – un teologo nei guai per le sue
dottrine eterodosse – è ricevuto dal Santo Padre che lo
eleva alla porpora cardinalizia. Alla morte del pontefice,
viene eletto papa con il nome di Cirillo.
La fiction cinematografica non è la realtà. Benché il film
ebbe il merito di prevedere, con quasi dieci anni di anticipo, la venuta di un pontefice dal blocco sovietico, ossia
l’elezione di Giovanni Paolo II. Da allora molto è cambiato nel delicato gioco di equilibri fra oriente e occidente
della fede. Wojtyla era un predestinato, ma era polacco e
non poteva essere il papa del tanto atteso incontro con un
patriarca ortodosso russo. E nella realtà di oggi l’“uomo
che viene dal Cremlino” (o meglio da Mosca) è decisamente un altro Kirill: capo della Chiesa russa, successore di Alessio II. Prima considerato più aperto nell’intrattenere il dialogo con il Vaticano rispetto al suo predecessore. Ma una volta “intronizzato”, il ruolo lo ha inevitabilmente portato su posizioni molto diverse.
Quando era ancora il metropolita di Smolensk e Kali-
ningrad, Kirill ebbe tre incontri con papa Benedetto XVI.
Il 25 aprile 2005, il giorno dopo la messa di insediamento del Pontefice, sottolineò la necessità di cooperazione
da parte delle due Chiese per difendere i valori cristiani
nell’Europa attuale.
Il 18 maggio 2006 si recò di nuovo a Roma per benedire la nuova chiesa del Patriarcato di Mosca, situata poco
lontano dalla basilica di San Pietro. Dopo aver incontrato Benedetto XVI, affermò di aver avuto con lui «una conversazione molto importante sulle prospettive dello sviluppo delle nostre relazioni» e che era giunto «il momento per le nostre Chiese di lavorare insieme, in primo luogo per conservare il cristianesimo in Europa». L’ultimo
appuntamento è del 7 dicembre 2007, quando Kirill ha
visitato nuovamente il Vaticano.
Il primo ministro russo Vladimir Putin
e il patriarca ortodosso Kirill
durante una riunione prima delle celebrazioni
per la Giornata dell’alfabeto cirillico, a Mosca nel maggio scorso.
A Notre-Dame de Paris,
un passo troppo audace
L
attuale patriarca ha una notevole propensione
per la comunicazione, conosce bene i media, sa
come usarli. Già volto noto alla tv russa e da “ministro degli Esteri” della Chiesa ortodossa, molto attivo
nel dialogo ecumenico. Un ruolo cresciuto con il pontificato di Benedetto XVI.
«Noi ortodossi russi ci sentiamo molto vicini al suo modo di pensare», dichiarò Kirill in un’intervista all’Avvenire qualche tempo fa, ricordando d’aver conosciuto personalmente Joseph Ratzinger nel lontano 1974, quand’era
professore universitario in Germania. E non è un mistero: da braccio destro di Alessio II, è sempre stato un interlocutore molto apprezzato dal Vaticano.
Fin troppo, per l’ala più conservatrice dell’ortodossia,
che digerì male alcuni episodi. In particolare la visita –
organizzata de facto da Kirill – dell’ancora in vita Alessio II a Parigi. Alcuni esponenti del Patriarcato rimasero
scandalizzati per l’ingresso a Notre-Dame de Paris, con la
’
AP Photo / Ria Novosti, A. Druzhinin, Pool
RUSSIA
Hilarion Alfeyev, metropolita di Volokolamsk, presidente
AP Photo / P.P. Cito
del dipartimento delle Relazioni esterne e membro permanente
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del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, sullo sfondo,
osserva papa Benedetto XVI durante un concerto
dedicato al pontefice dal patriarca Kirill di Mosca,
nella sala Paolo VI in Vaticano.
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Salti di qualità nel segno del crocefisso
D
ivenuto patriarca, tra le volute d’incenso e i canti solenni della liturgia orientale, Kirill ha dovuto dimostrare alla propria Chiesa l’esatto contrario rispetto a quanto il mondo cattolico si aspettava da lui.
Sedicesimo patriarca di Mosca, è anche il primo postcomunista. Colui dal quale le gerarchie pretendono un rafforzamento, non solo numerico, della Chiesa ortodossa
minacciata dal secolarismo e dall’indifferenza alla religione. Un compito che Kirill ha ben presente e che, per
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Il patriarca ortodosso russo Kirill
• Benedetto XVI ha nominato il nuovo nunzio apostolico
nella Federazione russa: monsignor Ivan Jurkovic, arcivescovo titolare di Corbavia, finora nunzio apostolico in Ucraina. La nomina ha avuto luogo due giorni dopo l’udienza del
papa al presidente della Federazione russa, Dmitri Medvedev, il 17 febbraio.
• Il 30 marzo Sua Santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ha ricevuto nella sua residenza il nuovo ambasciatore d’Italia a Mosca, Antonio Zanardi Landi, in precedenza ambasciatore presso la Santa Sede. Il diplomatico portava in dono dall’arcivescovo di Firenze, Giuseppe
Betori, una parte delle reliquie di san Pantaleo e dei santi
martiri di Aquileia.
• Molto attesa a Mosca l’edizione del libro del giurista italiano Carlo Cardia L’identità religiosa e culturale europea.
La questione del crocefisso, di cui è già avviata una traduzione russa. Prefazioni di Franco Frattini e Gianni Letta.
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durante le celebrazioni per la Pasqua
Osservatore Romano / Lapresse
GLI UOMINI NUOVI
DELLA DIPLOMAZIA E DEL DIALOGO
AP Photo / A. Zemlianichenko
preghiera solenne davanti alle reliquie della Passione.
Un’anomalia per una Chiesa ancora giovane, desiderosa
di affermare la propria identità e comunque vulnerabile
nella sua unità.
Eppure quell’ottobre 2007 fu un momento di grandi
speranze : 3mila fedeli cristiani, cattolici e ortodossi, raccolti nella cattedrale. Il Salve Regina intonato insieme,
accompagnati dal maestoso organo di uno dei templi più
suggestivi al mondo. Oltre 300 esponenti delle rispettive
gerarchie religiose: cardinali, arcivescovi, metropoliti,
vescovi, canonici, sacerdoti, abati e priori dei monasteri,
religiosi delle comunità più disparate. Tutto era stato preparato con grande attenzione. Il Laudate Dominum riecheggiava tra le pareti gotiche, mentre Sua Santità Alessio II veniva accolto presso il portale centrale della cattedrale da monsignor André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, e monsignor Patrick Jacquin, rettore, arciprete della
cattedrale. Il dono del Patriarca fu l’icona della Madre di
Dio di Vladimir. E ancora la processione nella navata
nord: nella cappella di Saint-Denis, per venerare l’icona
di san Dionigi, la Sacra corona di spine e altre reliquie della Passione. Tutto sembrava perfetto, o quasi. L’ultimo
passo prima di un evento epocale, che da allora, comunque ancora tarda a venire.
Potrebbe in realtà accadere in qualsiasi momento, anche apparentemente per caso. Potrebbe, se i sommovimenti all’interno della Chiesa ortodossa non fossero così forti. Se in Siberia, in Moldova o in Ucraina l’ortodossia non portasse alcuni sacerdoti a posizioni fortemente
conservatrici e talora molto critiche rispetto alle scelte
del Patriarcato di Mosca. Se non ci fosse un’attenzione
così alta da parte della stampa. E ancora, se non pesasse
sulla figura di Kirill – regista e fautore della cerimonia a
Notre-Dame de Paris – quell’ormai lontano pomeriggio
d’autunno.
Il papa riceve il patriarca Kirill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad.
nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.
molti aspetti, lo mette in sintonia con papa Ratzinger.
Benedetto XVI ha più volte lanciato messaggi per il dialogo ecumenico. Nel febbraio 2009 il pontefice aveva affidato una lettera al cardinale Kasper per Kirill, dove indicava “stima e vicinanza spirituale” e ribadiva l’auspicio per “buoni rapporti” di reciproca accoglienza. In questi anni si sono inoltre susseguite due visite del leader del
Cremlino, Dmitri Medvedev, in Vaticano. L’ultima lo
scorso febbraio. Non si attendevano grandi annunci dopo quella del 2009, che ha portato all’allacciamento dei
pieni rapporti diplomatici. Per quanto riguarda i rapporti con lo Stato russo, i problemi riguardano il “riconoscimento” del ruolo della Chiesa cattolica russa e alcune
questioni legate alla restituzione di beni espropriati dall’allora Urss. Probabile che se ne sia parlato. Ma è stato
soprattutto il particolare e stretto legame che in Russia
esiste tra lo Stato e la Chiesa ortodossa a dare alla visita
del presidente anche un significato per il rapporto tra il
Patriarcato di Mosca e il Vaticano.
Per contro, i rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e lo
Stato italiano hanno fatto un salto di qualità quando il Pa-
triarca di Mosca espresse piena solidarietà al premier italiano Silvio Berlusconi, sulla sentenza di Strasburgo che
vietava il crocefisso nelle scuole. Una sentenza contro la
quale il governo italiano aveva subito fatto ricorso trovando, tra l’altro, il sostegno di altri dieci Paesi membri del
Consiglio d’Europa, Russia in prima fila.
Un incontro “possibile”
S
ua Santità è “possibilista”. Nel libro intervista Luce del mondo manifesta chiaramente la speranza
di vedersi con il patriarca di Mosca: “Matura sempre più il contesto in cui potrà avvenire l’incontro”. E si
compiace per il gesto compiuto da Kirill che, nel quinto
anniversario del suo pontificato, ha promosso un concerto diretto dal metropolita Hilarion, presidente del dipartimento delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.
Quest’ultimo ha espresso il proprio «desiderio che si possa arrivare a un incontro non tra un qualsiasi papa e un
qualsiasi patriarca, ma proprio tra papa Benedetto XVI e
il patriarca Kirill». Quindi è più che “possibile”, ma avverrà solo dopo la soluzione dell’annoso conflitto tra cattolici e ortodossi in Ucraina, aveva sottolineato Hilarion.
Secondo lui, «il pontificato di Benedetto XVI gode della
considerazione positiva dei vescovi russi perché difende
la tradizione cristiana».
Lo stesso Kirill ha confidato al cardinale Koch di volere l’incontro e di volerlo con questo pontefice, che è stimato. Ma vuole anche che sia ben preparato e la mentalità dei fedeli sia pronta. Solo così si tratterà di un vero passo avanti. Intanto si rafforza la posizione del patriarca a
oltre due anni dalla sua intronizzazione e sicuramente,
se la Chiesa ortodossa fosse più unita, la tranquillità per
il tanto agognato traguardo sarebbe maggiore, la risonanza sulla stampa acquisirebbe un’importanza minore e resterebbero semplicemente difficoltà per il cerimoniale e
il protocollo. Risulterebbe infatti bizzarro che Kirill incontrasse il papa prima di far visita in Siria e Libano, secondo quanto prevede la tradizione rispetto alle diverse
Chiese ortodosse sorelle. Doveva andarci il 6 novembre
2010, ma poi il programma è cambiato. Dissero che a Beirut la situazione non era stabile, ma quando lo è? Certo il
sistema di sicurezza e la forma solenne di ogni spostamento di Sua Santità è elaborato, per non dire ridondante: Kirill viaggia con due aerei. Chi organizza la sua agenda non sa, a volte, a che santo votarsi. Sarebbe meglio affidarsi al caso. Anzi, alla Provvidenza.
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