SPERIMENTALISMO PARINIANO: LE RIME VARIE STRUTTURA DELLA PRESENTAZIONE Verifica dell’ipotesi di Bartesaghi: « una miscellanea la cui cifra essenziale è data dallo sperimentalismo linguistico e dall’articolazione dinamica delle diverse sezioni che lo compongono, con scelte improntate alla varietà delle prospettive e dei toni » Ipotesi sulle ragioni di alcune cancellature grazie all’analisi di tre sonetti esemplari I SONETTI 31 - 40 31. Grato scarpel, su questa pietra incidi 32. Mentre fra le pompose urne e i trofei [cancellato] 33. No, non si pianga un uom d’ingegno eletto [cancellato] 34. Dove, o pura colomba, affretti il volo [cancellato] 35. Stolta è costei che in solitarie mura [cancellato] 36. Non a voi, sorde mura, esposte al danno 37. Quanti celibi e quanti al mar consegna 38. Vanne, o vergin felice, entro al romito [cancellato] 39. Mancavan forse a te, vergin prudente [cancellato] 40. Allor che il cavo albergo è in sé ristretto [cancellato] 31. Schema metrico: Grato scarpel, su questa pietra incidi ABAB ABAB CDE DCE Il fausto dì, quando a’ miei Lari apparse Colei che, Diva de gli Adriaci lidi, Chiara fama di sè nel mondo sparse. Lessico: 4 v. 2: Lari: gli dei protettori della casa Scrivi qual di virtù, di grazie, io vidi, D’ingegno, di saper, luce spiegarse; Tradizione manoscritta e a stampa: E quanta in me di puri sensi e fidi Manoscritti: Ambros. II 2, autografo, «A N. D. Veneziana»; Subita fiamma inestinguibil arse. 8 Scrivi che, se da gli occhi miei fu pronta Ambros. III. 4, III. 8, Gambarelli. Miscel. Morbio 17 (Braidense) Gli alti pregi a rapir, pur mi consola Dolce speranza che al partir mi diede. 11 Ma se poi le promesse il vento invola v. 1: questa pietra] questo marmo D’Adria pel mar, taci i miei danni; e l’onta Non eternar de la mancata fede. Varianti: v. 12: se poi] se mai 14 Riferimenti storici: [1787] La donna del testo è la veneziana Cecilia Renier Tron, che nell’estate-autunno del 1787 era a Milano. Intertestualità Contenuto v. 2: fausto dì: Metastasio, Adriano in Siria, III 10, vv. Il testo trae spunto dall’incontro fra il poeta e Cecilia 67-68: « E da noi con bianca pietra / sia segnato il Renier Tron, una nobildonna veneziana, che è stata a fausto dì » Milano nel 1787. v. 4: chiara fama: Petrarca, Trionfi, Triumphus cupidinis Nel testo, l’io lirico si rivolge direttamente allo v. 4: echiara Petrarca, Trionfi, 3, vv. 43-45: « Simile nebbia par ch’oscuri copra /fama: del scalpello che deveTriumphus incidere sulla pietra il giorno in cui vv. 43-45: nebbia par ch’oscuri e dea, ha reso visita alla più saggio figliuol la chiara fama / ecupidinis 'l parta in3,tutto dal « Simile la donna, paragonata a una copra / del più saggio figliuol la chiara e 'l Signor di sopra »; Triumphus cupidinis 4, vv. « Mentre casa del poeta.fama Lo / esorta poi a incidere le parta in tutto dal Signor di sopradoti »; possedute Triumphus da questa donna, così da io volgeva gli occhi in ogni parte / s’i’ ne vedesse alcun meravigliose vv. «».Mentrerendere io volgeva gli occhi in ogni di chiara fama, / o per antiche, o percupidinis moderne4,carte il tutto eterno. Il finale si chiude su toni / s’i’ nev. vedesse alcun di chiara / o per v. 8: subita fiamma: Parini, Odi, La parte gratitudine, 187: negativi, poichéfama, l’io lirico dice allo scalpello cosa non « subita fiamma inusitata scosse ». antiche, o per moderne carte deve ».incidere. 8: subita fiamma: Parini, Odi, La gratitudine, v. 187: v. 11: dolce speranza: Dante, Rime,v. Lo meo servente subitasperanza fiamma inusitata core, v. 8: « di ritornar la mia «dolce ». Siscosse nota ». la futilità dell’occasione, o perlomeno la non v. 11: Rime, Lo meo servente Petrarca, Rvf 331, v. 9: « che privo m’àdolce di sìsperanza: dolce Dante, rilevanza dell’evento nel contesto storico generale. Si speranza ». core, v. 8: « di ritornartratta la mia di undolce fatto speranza privato. ». Petrarca, Rvf 331, v. 9: « che privo m’à di sì dolce Stile speranza ». Tre verbi positivi nelle prime tre strofe, e due negativi nell’ultima. Tutti i verbi all’imperativo. Non c’è un esibizionismo retorico. 32. Schema metrico: ABAB ABAB CDC DCD Mentre fra le pompose urne e i trofei, Figlio, t’aggiri onde va il Tebro altero, Lessico: L’ombre forse vedrai de gli avi miei Ch’ebber qui primi gradi o sommo impero. v. 2: Tebro: il fiume Tevere 4 della famiglia. Ah se, ammirando i tuoi costumi bei, Di te mai chiede od Alessandro o Piero, Tradizione manoscritta e a stampa: Non celar la mia gloria; e di’ che sei Nato di me, lor sangue, in suol straniero: Manoscritti: Ambros. II 1, autografo. Ambros. III 4, III 8, 8 E di’ ch’io non raccolsi altro che i danni v. 10: lor] loro 11 Ma che al fin, dal tu’ amor guidata in porto, v. 12: tu’] tuo Riferimenti storici: Io vivo; e dolce ho de i passati affanni, Sol ne la tua virtù, premio e conforto. Gambarelli. Ambros. III 5, III 6, altre mani. Varianti: Di lor alta fortuna, ond’ebbi assorto In fiere doglie il cor molti e molt’anni; v. 6: Alessandro o Piero: probabili parenti del ramo Ottoboni Il Reina annotava: « Fingesi che la Duchessa Serbelloni 14 Ottoboni scriva al figlio [Gian Galeazzo] dimorante in Roma ». Parini fu precettore in casa Serbelloni dal 1754 al 1762. [1762?] Intertestualità Contenuto v. 2: Tebro altero: Vittoria Colonna, Rime, Poi che Il testo finge di essere l’esortazione al figlio di una tornata sei, anima bella, v. 11: « sommerso ha quasi madre, la quale si dichiara discendente di un’antica e Roma il Tebro altero ». nobile famiglia romana. La madre esorta dunque il v. 5: costumi bei: Ariosto, Orlando furioso, XXXVII 45, v. figlio a non celare di essere nato proprio in quella 6: « i bei costumi e l’opere gentili ». famiglia, che è costretta a vivere in ‘terra straniera’. In v. 10: alta fortuna: Tasso, Gerusalemme liberata, I 41, v. seguito lo esorta a rivelare che la madre, dei fasti del v. 13: dolce… affanni: Petrarca, Rvf. 61, v. 5: « et 2: « uom ch’a l’alta fortuna agguaglia il merto ». passato, non ha avuto niente, e ciò è motivo di dolore. benedetto il primo dolce affanno », Rvf 205, v. 2: « v. 13: dolce… affanni: Petrarca, Rvf. 61, v. 5: « et Ma infine la donna dice di ritrovare riscatto nella virtù dolce mal, dolce affanno et dolce peso ». benedetto il primo dolce affanno », Rvf 205, v. 2: « e nell’amore del figlio. dolce mal, dolce affanno et dolce peso ». Dal testo emerge una certa fierezza di una famiglia Stile nobile, esce uno scatto di orgoglio nei confronti di un v. 1: pompose urne, v. 8: suol straniero: sintagmi passato glorioso, che ormai non si verifica più, in pariniani. quanto il presente è decadente. Forte enjambement ai vv. 7-8: « […] e di’ che sei^ / nato di me ». Ripetizione dell’imperativo di’ ai vv. 7, 9. Il testo è stato cancellato. 33. Schema metrico: ABBA ABBA CDC DCD No, non si pianga un uom d’ingegno eletto Che, per costumi e nobil’arti chiaro, Lessico: Visse alle dame e ai cavalier sì caro v. 5: retto: rettitudine, onestà. In ciel rimoto e sotto al patrio tetto; 4 Un uom cui la pietà, l’amor del retto, Tradizione manoscritta e a stampa: Manoscritti: Ambros. II 1, autografo. Ambros. III 8, II 9, La carità, mille altre doti ornâro, Gambarelli. E visse ne la patria esempio raro Di sposo e padre e cittadin perfetto; Stampe: Componimenti in morte del Conte Giuseppe Maria 8 Un uom che, pieno alfin di merti e d’anni, v. 2: che, per costumi e nobil’arti chiaro] e per costumi e per 11 Un uom che, mentre al comun fato cede, [1769] bell’arti v. 3: visse alle dame e ai cavalier sì caro] tal che a le dame e ai cavalier fu caro v. 4: in ciel] e in ciel Lasciò, per compensare i nostri danni, Di sue virtù tanta famiglia erede. Imbonati, Milano, G. Galeazzi, 1769. Varianti: Placidamente a più beata sede Passò, fuggendo dai terreni affanni. v. 12: comun fato: la morte. v. 6: mille altre] mill’altre 14 v. 11: terreni] terrestri Riferimenti storici: Il conte Giuseppe Maria Imbonati muore il 12 luglio 1768. Parini era stato precettore del figlio Carlo dal 1763 al 1768. Intertestualità Contenuto v. 1: ingegno eletto: Tasso, Rime, Se colà, donde questa Il testo è un elogio alla figura del conte Giuseppe spoglia inferma, v. 3: « si fa conserva fra gli ingegni Maria Imbonati, un importante nobile milanese, eletti ». Parini, Odi, La Gratitudine, v. 128: « Sopra fondatore dell’Accademia dei Trasformati, che aveva gl’ingegni eletti ». accolto in casa sua il Parini come precettore del figlio Odi,IVLa v. 128: « Sopra gl’ingegni v. 2: nobil’arti: Tasso, Gerusalemme Parini, Liberata, 46,Gratitudine, vv. Carlo (il quale sarà il compagno di Giulia Beccaria, 1-2: «Io crebbi, e crebbe il figlio; eletti e mai».né stile / di madre del Manzoni). cavalier, né nobil arte apprese ». Il testo si apre con un’esortazione a non piangere per v. 10: beata sede: Ariosto, Satire, A messer Annibale la morte del conte, e poi fa un elenco delle doti Malaguccio, v. 178: « Piegossi a me da la beata sede ». dell’Imbonati. Marino. Adone, IV 226, v. 7: « o di Cartago la beata sede ». Stile v. 8: cittadin perfetto: sintagma pariniano. La sintassi non è semplice, ma non c’è esibizionismo retorico. vv. 1, 5, 9, 12: polisindeto di « un uom ». Il v. 1 ha accenti di 1-4-6-8-10, il ritmo e la negazione ribattuta danno il tono sostenuto che percorre tutto il testo. Il testo è stato cancellato. 34. Schema metrico: Dove, o pura colomba, affretti il volo ABAB ABAB CDC DCD Sopra la terra desolata? Vedi Lessico: Qual diluvio qua giù sceso dal polo Ogni piazza, ogni monte occupi e predi. v. 3: polo: cielo. 4 v. 5: atro: oscuro, tetro, spaventoso, crudele. v. 10: procella: tempesta, burrasca. Atro fango, e rovina, e squallor solo Tutti assorbe i refugi. Ahi! dove credi Tradizione manoscritta e a stampa: Sul d’ogni parte maculato suolo Manoscritti: Ambros. II 2, autografo. Ambros. III 4, III 8, III 1, Omai salva posar tuoi casti piedi? 8 Ecco l’Arca, ecco l’Arca. Ella il rapace dedicati al merito singolare dell’Ill. e Rev. Monsignor G. M. F. 11 Volgi al grembo di lei, volgi secura Scarampi, Milano, Galeazzi, 1787. Varianti: v. 4: ogni piazza, ogni monte] ogni antico refugio L’ali, o pura Colomba. Ivi al Ciel piace A più lieta serbarti alta ventura. Stampe: Vestendo l’abito religioso di S. Domenico nell’insigne monistero della B. Vergine Assunta la sig. Rosa Oldani. Sonetti Flutto non teme o la procella oscura; E il segno intorno a sè spiega di pace. Miscell. Morbio 17, Gambarelli. 14 v. 6: tutti assorbe i refugi] piani e monti ricopre Riferimenti storici e mitologici: [1787] Rievocazione del racconto di Noè. Il sonetto è stato scritto in occasione della monacazione di Rosa Oldani. Intertestualità Contenuto v. 1: pura colomba: Pulci, Morgante, V, v. 1: « Pura Il testo si riferisce al racconto biblico dell’arca di Noè. colomba, piena d’umiltade ». All’inizio del sonetto, con un’interrogazione retorica, v. 2: terra desolata: Ariosto, Orlando Furioso, XVII 7, v. chi parla chiede alla colomba dove sta volando, e 3: « gran parte de la terra desolata ». descrive la situazione del terreno desolato. Visto che v. 5: atro fango: Tasso, Re Torrismondo, II 3, v. 7: « non si dà ancora la possibilità di salvezza, la colomba è ch’atro fango tenace intorno a l’alma ». esortata a tornare sull’arca. v. 8: casti piedi: Giusto de’ Conti, Canzoniere, Solo, cacciando un dì come Amor volle, v. 11: « Suoi casti È curioso che Parini rievochi la parte centrale del piedi, e le innocenti membra ». racconto di Noè, e non quella finale. Il testo non dà v. 10: procella oscura: Battista Guarini, Il pastor fido, IV speranza, il mondo terreno sta ancora scontando le 3, v. 240: « giri questa oscurissima procella ». sue colpe, e la colomba non porta ancora il suo v. 14: alta ventura: Vittoria Colonna, Rime, Riman la simbolo di pace. gloria tua larga e ‘nfinita, v. 13: « chiami sì grave peso alta ventura ». Stile v. 7: maculato suolo, vv. 9-10: rapace flutto: sintagmi pariniani. Il testo si caratterizza per la doppia interrogazione, e per le ripetizioni all’interno dello stesso verso, oltre che ai polisindeti. Il testo è stato cancellato. Michelangelo, Il Diluvio, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 1508-1512, affresco. Jacopo Bassano il Vecchio, L’entrata degli animali nell’arca di Noè, Madrid, Museo del Prado, 1563-1568, olio su tela. Anonimo, L’arca di Noè, Amsterdam, Rijksmuseum, 1575-1599, pittura su pannello. Anonimo, Applicazioni allegoriche di dieci scene del Vecchio testamento e due dell’antica storia della chiesa cristiana, indirizzate a Carlo VIII di Francia, Oxford, Bodleian Library, XVI secolo, miniatura su manoscritto pergamenaceo. 35. Schema metrico: Stolta è costei che in solitarie mura ABBA ABBA CDC DCD Affrettasi a seguir la steril croce, Lessico: E di patria e d’amor sorda a la voce Simili a sè di propagar non cura! 4 v. 6: appetito: è l’appetito dei sensi. v. 14: ostia: vittima sacrificale. Tal odo bestemmiar la setta impura Cui l’appetito a lo intelletto nuoce, Tradizione manoscritta e a stampa: E lungi da le nozze erra feroce, La virtù deturpando e la natura. 8 Gambarelli. Vergin chiamata a la più nobil sorte, Stampe: Vestendo l’abito religioso di S. Domenico nell’insigne Sdegna il parlar de gli empii, e in atto pio Chiudi al cospetto lor le sacre porte. Manoscritti Ambros. III 4, III 8, III 1, Miscell. Morbio 17, monistero della B. Vergine Assunta la sig. Rosa Oldani. Sonetti 11 Quei co’ detti e con l’opre a Satan rio dedicati al merito singolare dell’Ill. e Rev. Monsignor G. M. F. Scarampi, Milano, Galeazzi, 1787. Servan costretti, e tu libera e forte Dona te stessa ostia innocente a Dio. 14 Riferimenti storici: Come il sonetto precedente, è dedicato alla monacazione di [1787] Rosa Oldani. Intertestualità Contenuto v. 9: nobil sorte: Metastasio, Cantate e altre poesie, Il Nella prima strofa viene enunciata l’opinione del ratto d’Europa, v. 322: « Tu, sua futura moglie, popolo, che reputa stupide le monache che si apprendi a reggere / sì nobil sorte e prospera ». rinchiudono in convento e non hanno figli. Poi v. 10: atto pio: Dante, Par. XXXI, v. 62: « di benigna subentra la voce dell’io lirico, che paragona questi letizia, in atto pio ». giudizi a delle bestemmie, e fa un elogio di una donna v. 10: atto pio: Dante, Par. XXXI, v. 62: « di benigna v. 11: sacre porte: Dante, Purg. IX, v. 130: « Poi pinse che sceglie la via del convento. letizia, in atto pio ». l’uscio a la porta sacrata ». Annibal Caro, Traduzione Parini si scaglia contro chi accusa le monache di venir v. 11: sacre porte: Dante, Purg. IX, v. 130: « Poi pinse dell’Eneide, VI, v. 943: « la sacra porta che ‘l tuo dono meno al dovere della maternità, e ne denuncia la l’uscio a la porta sacrata ». Annibal Caro, Traduzione aspetta». corruzione dei costumi, esaltando invece la purezza dell’Eneide, VI, v. 943: « la sacra porta che ‘l tuo dono delle monache. aspetta». Stile: v. 1: solitarie mura, v. 2: steril croce, v. 3: d’amor sorda, v. 5: setta impura, v. 9: nobil sorte, v. 14: ostia innocente: sono sintagmi pariniani. (Cfr. però: Gelindo Teccaleio, 200, vv. 5-6: «Che sol tra le solitarie erme foreste, / o in chiuse mura era di star bramosa», in Rime degli Arcadi, vol. II). Nella fronte viene riportata l’opinione (comune?) del volgo, e la reazione sdegnata dell’io lirico. È forse il testo più oscuro da capire, se non si hanno i riferimenti contestuali. Si nota una particolare violenza espressiva, al v. 5: bestemmiar, v. 7: erra feroce, v. 8: la virtù deturpando, v. 12: Satan rio. Il testo è stato cancellato. Schema metrico: 36. ABAB ABAB CDC DCD Non a voi, sorde mura, esposte al danno E del tempo e de’ casi, ov’io già il piede Lessico: Libera posi, or dopo vòlto un anno I giuramenti miei sacro e la fede; 4 v. 4: sacro: consacro v. 5: pate: subisce (< PATĔRE) A Dio ben sì, che mai non pate inganno, v. 10: ara: altare Che nel profondo cor penetra e vede, E ovunque sieno in vario albergo e in panno Le già devote a lui anime chiede. 8 Manoscritti: Ambros. III 1, autografo, (con la didascalia: « Così la Vergin saggia. E dal bel velo Per la solenne professione della sig. Rosa Oldani, che ha Le luci alzando a la sacr’ara fisse, Tutta nel volto fiammeggiò di zelo. 11 presi i nomi di Suor Giovanna Francesca Luigia nell’insigne Monastero della B. V. Assunta della Città di Vigevano »). E allor l’Eterno in adamante scrisse Ambros. III 4, III 8, Gambarelli. Ambros. III 5, altra mano. Il nobil detto che sembrò nel cielo Novo d’astri fulgore a i guardi aprisse. Tradizione manoscritta e a stampa: 14 Stampe: Giornale poetico ossia poesie inedite d’Italiani viventi, a c. di A. Rubbi, Venezia, Marcuzzi, 1789, 2 (con [1788] titolo Per monaca di Vigevano). Varianti: v. 4: sacro] lego Riferimenti storici: È ancora un testo in lode di Rosa Oldani. Intertestualità Contenuto v. 6: profondo cor: Ariosto, Orlando Furioso, XVIII 25, v. Parini si immedesima nella monaca che prende i voti, 3: « e di profondo cor geme e sospira » (stessa e ne dipinge un ritratto intriso di fervore religioso. costruzione sintattica). Nella fronte l’io narrante dichiara di consacrarsi a Dio, v. 9: Vergin saggia: Petrarca, Rvf 366, v. 14: « Vergine e non alle cose terrene. Nella sirma subentra la voce saggia, et del bel numero una / de le beate vergini del Parini, che descrive il momento della pronuncia prudenti ». del voto, in toni sublimati. v. 9: bel velo: Petrarca, Rvf 126, v.v.39: « asciugandosi gli IlRvf testo la gloria eterna alla caducità 9: Vergin saggia: Petrarca, 366,contrappone v. 14: « Vergine occhi col bel velo », Rvf 127, v. 62: « quali io gli vidi a delle cose terrene, e sottolinea la condizione pura e saggia, et del bel numero una / de le beate vergini l’ombra d’un bel velo », Rvf 199, v. 12: « Così avess’io privilegiata di chi sceglie la via del convento. prudenti ». del bel velo altrettanto! », Rvf 302, v. 11: « e là giuso è v. 9: bel velo: Petrarca, Rvf 126, v. 39: « asciugandosi rimaso, il mio bel velo ». gli occhi col bel velo », Rvf 127, v. 62: « quali io gli vidi v. 10: sacr’ara: Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino, a l’ombra d’un bel velo », Rvf 199, v. 12: « Così avess’io Accendi il foco, Elpin, mentr’io mi bendo, v. 5: « Ecco la del bel velo altrettanto! », Rvf 302, v. 11: « e là giuso è mano alla sacr’ara io stendo ». rimaso, il mio bel velo ». Stile v. 10: sacr’ara: Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino, Accendi v. il foco, Elpin, mentr’io mi bendo, v. 5: « Ecco la v. 1: sorde mura, v. 7: vario albergo, 10: sacr’ara: sintagmi pariniani. mano alla sacr’ara io stendo ». Come nel sonetto precedente, nelle prime due strofe viene riportata l’opinione di qualcuno, in questo caso della monaca stessa, che si capisce grazie a una clausola dal sapore dantesco. Paronomasia ai vv. 3, 11. Il sonetto si apre con una negazione, proprio come il sonetto 33. 37. Schema metrico: ABBA ABBA CDC DCD Quanti celibi e quanti al mar consegna La cupidigia de’ mortali! Quanti Lessico: Ne spinge in guerra all’altrui danno e ai pianti Crudele ambizïon, quando si sdegna! 4 v. 6: nodi santi: matrimonio. v. 13: dovizia: abbondanza Quanti ne la città la turpe insegna Seguon d’ozio inimico ai nodi santi! Tradizione manoscritta e a stampa: E tu, perversa età, quei lodi e vanti, Manoscritti: Ambros. III 1, III 5, III 8, Gambarelli. Ambros. III E noi sol gravi di calunnia indegna? 8 5, altra mano. Stampe: Giornale poetico, Venezia, Marcuzzi, 1789. Noi poche verginelle, a cui la face Di caritade accende il divin lume, E penitenza e solitudin piace; 11 Varianti: - Noi che, supplici ognor davanti al Nume, Sul popolo invochiam dovizia e pace E custode a le leggi aureo costume? Riferimenti storici: 14 Anche questo sonetto è dedicato alla monacazione di Rosa Oldani. I sonetti 34-37 formano dunque un macrogruppo [1788] tematico coerente. Intertestualità Stile v. 4: crudele ambizïon: Goldoni, Belisario, III 13, v. 25: « v. 5: turpe insegna, v. 6: ozio inimico, v. 7: perversa età: Ambizion, crudeltà, lusinghe e vezzi: / armi già tutte sintagmi pariniani. (Cfr. però Montano Falanzio, 279, dalle donne usate ». vv. 9-10: « E qual destriero, che non infermo o stanco, / v. 8: calunnia indegna: Goldoni, Belisario, III 5: « temer ma reso in ozio vil nimico al corso », in Rime degli non sa delle calunnie indegne ». Arcadi, vol. II). lume: Dante, Par. VIII,1-6 v. 25: « a delle chi avesse v. 10: divin lume: Dante, Par. VIII, v.v.10: 25:divin « a chi avesse I vv. sono esclamazioni continue. I vv. 7-8 quei lumi divini ». quei lumi divini ». Lorenzo de’ Medici, Apollo e Pan, v. contengono la frase principale del discorso. v. 14: aureo costume: Erilo Cleoneo, XIX, vv. 114-115: « 68: « Gli occhi spiravon pure un divin lume ». Tasso, vv. 9-14: apposizione del complemento oggetto. Il nostro aureo costume, / e la soave Legge », in Rime Gerusalemme conquistata, IX 62, v. 3: « s’indorava la vv. 1, 2, 4: anafora di ‘quanti’, vv. 7, 8, 11, 14: anafora di degli Arcadi, vol. I. Melinto Leuttronio, 310, v. 6: « Or notte al divin lume ». Vittoria Colonna, Rime, Se a l’alto ‘e’, vv. 8, 9, 12: anafora di ‘noi’. con gli aurei costumi, or con gli inchiostri », in Rime vol mancar le ardite penne, v. 10: « tanto lume divin degli Arcadi, vol. IV. Criseno Elissoneo, 116, v. 29: « scorgere li parve ». Contenuto Gridar: ‘‘dov’è l’antico aureo costume’’ », in Rime degli v. 14: aureo costume: Erilo Cleoneo, XIX, vv. 114-115: « Il L’ultimo sonetto del gruppo dedicato a Rosa Oldani Arcadi, vol. VI. nostro aureo costume, / e la soave Legge », in Rime presenta in prima persona la monaca, che riferendosi degli Arcadi, vol. I. Melinto Leuttronio, 310, v. 6: « Or a sé con il ‘pluralis maiestatis’, parla a nome di tutto con gli aurei costumi, or con gli inchiostri », in Rime l’ordine monacale. degli Arcadi, vol. IV. Criseno Elissoneo, 116, v. 29: « Il testo si apre con una constatazione amara sugli Gridar: ‘‘dov’è l’antico aureo costume’’ », in Rime degli effetti nefasti della cupidigia, l’ambizione e l’ozio. L’io Arcadi, vol. VI. lirico si rivolge poi a una personificazione del tempo, chiedendogli perché loda gli altri e calunnia le monache, che sono poi descritte con toni opposti rispetto ai primi versi. Schema metrico: 38. ABBA ABBA CDC DCD Vanne, o vergin felice, entro al romito Albergo: ivi Umiltade al fianco tieni, Lessico: Che la rara Concordia unita meni, E ’l bel Silenzio, che sul labbro ha ’l dito; v. 1: romito: solitario. 4 Vedrai ne’ limitar sedersi ardito v. 8: Garrito: stridio. v. 10: rubelli: ribelli. Amor, superbo dei feriti seni, v. 12: quadrelli: frecce dell’arco. E Invidia tinta d’orridi veleni, E quel di risse eccitator Garrito. 8 Manoscritti: Ambros. III 4, III 8, Gambarelli. Trivulz. 890. Tu volgi ’l guardo in lor nubilo e parco, Stampe: Dalla raccolta Poesie a D. Maria Serponti candidata Qual vincitor che su i vinti rubelli Torvo se ’n passa, e di lor spoglie carco; Tradizione manoscritta e a stampa: 11 nell’insigne Monastero di S. Agostino in P. N., Milano, R. Ducal Corte, 1757. Ma guàrdati da Amor: co’ suoi quadrelli Aspetteratti insidïoso al varco Fra gli oziosi e striduli cancelli. 14 Varianti: - [1757] Riferimenti storici: Come si evince dalle stampe, il testo è stato scritto per la monacazione di Maria Serponti. Al v. 6 Amor va inteso come la figura di Cupido. Intertestualità Contenuto v. 4: bel silenzio: Vittoria Colonna, Rime, Felice donna, a La poesia si rivolge a una monaca, la quale viene cui disse sul fonte, v. 8: « l’interne voglie in bel silenzio esortata a entrare in convento e viene resa attenta ai conte ». Tasso, Gerusalemme conquistata, XX 109, v. 2: pericoli che Amora potrà tenderle. Chi scrive intende « schiera d’un bel silenzio assai contenta ». l’amore carnale, fisico, passionale, e non ovviamente vv. 5-6: ardito amor: Velalbo Trifiliano, 545, v. 7: « Da l’amore per dio e la religione. ria legge d’Amore ardita e folle», in Rime degli Arcadi, vol V. Goldoni, Artemisia, III 6, « Pietà m’ispira e mi fa Il testo è stato cancellato. vv. 11-12: passa… guardati: Dante, Inf. III, v. 51: « Non ardito amore ». ragionaniam di lor, ma guarda e passa ». v. 10: vinto rubello: Tasso, Rime, Spiega l’ombroso velo, v. 69: « più del vinto rubello ». vv. 11-12: passa… guardati: Dante, Inf. III, v. 51: « Non ragionaniam di lor, ma guarda e passa ». Stile v. 1: vergin felice, vv. 1-2: romito albergo, v. 3: rara concordia, v. 7: orridi veleni, v. 8: eccitator Garrito, v. 14: oziosi e striduli cancelli: sintagmi pariniani. L’aggettivo ‘vergine’ è l’unico vocabolo usato in questi quattro sonetti per riferirsi alle monache. Fronte e sirma si aprono con dei verbi all’imperativo: cfr. vv. 1, 5, 9, 12: « Vanne… Vedrai… volgi… guàrdati…». 39. Schema metrico: ABBA ABBA CDC DCD Mancavan forse a te, vergin prudente, E libertà, cui gioventude apprezza, Lessico: E larga e lusinghevole ricchezza Ov’ha suo cor la pazza mortal gente ? 4 Chi ’l fervido desio t’accese in mente v. 7: alterezza: fierezza d’animo, superiorità. v. 11: carca: carica. v. 14: Dragon: Satana. Ch’al Ciel sospira e i volgar lacci spezza? Sol tu d’insuperabile alterezza Tradizione manoscritta e a stampa: Armata, in sen le basse voglie hai spente. 8 Manoscritti: Ambros. III 4, III 8, Gambarelli. Trivulz. 890. Stampe: Dalla raccolta Poesie a D. Maria Serponti candidata Vedesti ben che qui siede monarca nell’insigne Monastero di S. Agostino in P. N., Milano, R. Ducal Il gran Nimico del genere umano Sopra la turba che dell’oro è carca; 11 E sprezzatrice del fango mondano, Varianti: Pura colomba te ’n volasti all’Arca Cui l’avido Dragon combatte in vano. Corte, 1757. 14 Riferimenti storici: Come si evince dalle stampe, il testo è stato scritto per la [1757] monacazione di Maria Serponti. Intertestualità Stile v. 1: vergin prudente: Petrarca, Rvf 366, v. 15: « de le v. 4: pazza mortal gente, v. 6: volgar lacci, v. 7: beate vergini prudenti ». Vittoria Colonna, Rime, Se insuperabile alterezza, v. 14: avido Dragon: sintagmi piace a l’occhio di veder volando, v. 11: « undici mila pariniani. vergini prudenti ». Il primo piede della fronte è un’interrogazione v. 3: larga… ricchezza: Vittoria Colonna, Rime, Di breve retorica. Nella sirma compare di nuovo l’immagine povertà larga ricchezza, v. 1. dell’arca, con un elemento nuovo (il Dragone). v. 1:Furioso, vergin prudente: v. 4: pazza… gente: Ariosto, Orlando XI 50, v. Petrarca, Rvf 366, v. 15: « de le beate vergini prudenti ». 3: « S’avea creduto quella gente pazza ». Contenuto v. 8: basse voglie: Dante, Inferno XXX, v. 148: « ché v. 5: fervido desio: Vittoria Colonna, Rime, Qual ricca L’io lirico si rivolge alla monaca, sempre definita come voler ciò udire è bassa voglia ». oblazion, qual voler pio, v. 8: « di foco acceso in fervido ‘vergine’, per interrogarla, e la elogia per aver saputo desio ». staccarsi dalle voglie terrene, corruttrici del mondo. v. 8: basse voglie: Dante, Inferno XXX, v. 148: « ché voler ciò udire è bassa voglia ». v. 10: gran Nimico: Vittoria Colonna, Rime, Poi che ‘l mio sol, d’eterni raggi cinto, v. 96: noi ch’eravam del gran nimico prede ». v. 12: fango mondano: Tasso, Rime, Dal più bel velo ch’ordì mai Natura, vv. 12-13: « ma d’aquila abbia il guardo e del mondano / fango purgato, ché cotanta luce ». v. 13: pura colomba: pura colomba: Pulci, Morgante, V, v. 1: « Pura colomba, piena d’umiltade ». Il sonetto è stato cancellato. Schema metrico: 40. ABAB BABA CDC DCD Allor che il cavo albergo è in sè ristretto, Onde in un tempo ha l’uom vita e parola, Lessico: L’aere soavemente esce del petto, E al doppio carcer suo ratto s’invola. v. 1: cavo albergo: i polmoni. 4 v. 5: tornita: rotonda e armoniosa. v. 11: industri carte: gli spartiti musicali. Per la tornita poi morbida gola v. 13: comparte: distribuire equamente, suddividere Passa al liscio palato; e, vario aspetto (<COMPARTIRI). Preso fra i denti e ’l labbro, alfin se ’n vola Dolce a recare altrui gioia e diletto. 8 Manoscritti: Ambros. III 4, III 8, Gambarelli. Ambros. III 5, Ma pria costei con la mirabil arte non autografo. Trivulz. 890. E l’armonico genio il guida e frena Sotto a le leggi de le industri carte: Tradizione manoscritta e a stampa: Stampe: Alla virtuosissima sig. Caterina Gabrielli, Milano, 11 Agnelli, 1759. E quindi avvien che da la flebil scena Varianti: Fa altrui beato; e tal piacer comparte Che seco avvinti i cor tragge in catena. 14 v. 9 costei] *la Gabrielli Riferimenti storici: [1759] Il sonetto è dedicato a « Caterina Gabrielli, nata a Roma nel 1730, figlia del cuoco del principe Gabrielli, e perciò detta la Cochetta, fu cantante lirica di fama internazionale » (Zuradelli, p. 125). Si diceva che era una donna « guercia, e di costumi corrottissimi » (Caretti, 370). Intertestualità Contenuto v. 1: cavo albergo: Marino, Adone, III 14, v. 2: « a cui da Il sonetto è un elogio per una grande cantante cavi alberghi eco risponde ». (Mai col significato di dell’epoca di Parini. ‘polmone’). Nella fronte seguiamo il percorso dell’aria che esce v. 8: gioia e diletto: Cino da Pistoia, Sta nel piacer de la dai polmoni della cantante, alfine di portare gioia e mia donna Amore, v. 14: « gioia e diletto a chi le sta piacere in chi ascolta. Nella sirma subentra la volontà davanti ». Tasso, Gerusalemme Liberata, VI 76, v. 2: « e della cantante, la quale, grazie alla sua esperienza ben n’avresti tu gioia e diletto ». Stesse parole rima: notevole, piega l’aria alle esigenze dello spartito, per Tasso, Gerusalemme Liberata, VI 76, v. 2: « e ben diletto – petto – aspetto, ripetute anche in VII 96. deliziare l’ascoltatore, che è ormai rapito dalla n’avresti tu gioia e diletto ». Stesse parole rima: v. 9: mirabil arte: Petrarca, Rvf 107, v. 13: « che ‘l mio bellezza del canto. diletto – petto – aspetto, ripetute anche in VII 96. adversario con mirabil arte ». v. 9: mirabil arte: Petrarca, Rvf 107, v. 13: « che ‘l mio Il testo è stato cancellato. adversario con mirabil arte ». Stile v. 4: doppio carcere, v. 5: tornita… morbida gola, v. 6: liscio palato, v. 10: armonico genio, v. 11: industri carte, v. 12: flebil scena: sintagmi pariniani. v. 1: cavo albergo: nel Battaglia l’accezione precisa non c’è. Gli argomenti del testo sono nettamente separati in fronte e sirma, e si dividono ulteriormente nelle volte. ALCUNI FENOMENI GENERALI: SCHEMI METRICI 31. ABAB ABAB CDE CDE 32. ABAB ABAB CDC DCD 33. ABBA ABBA CDC DCD 34. ABAB ABAB CDC DCD 35. ABBA ABBA CDC DCD 36. ABAB ABAB CDC DCD 37. ABBA ABBA CDC DCD 38. ABBA ABBA CDC DCD 39. ABBA ABBA CDC DCD 40. ABAB BABA CDC DCD 4 schemi metrici differenti: - ABAB ABAB CDE CDE - ABAB ABAB CDC DCD - ABBA ABBA CDC DCD - ABAB BABA CDC DCD Quartine: (1/10, 10%) (3/10, 30%) (5/10, 50%) (1/10, 10%) 3 schemi metrici differenti: - ABAB ABAB - ABBA ABBA - ABAB BABA (4/10) (5/10) (1/10) Terzine: 2 schemi metrici differenti: - CDE CDE - CDC DCD (1/10) (9/10) CONFRONTO CON PETRARCA, RERUM VULGARIUM FRAGMENTA 4 schemi metrici: - ABAB ABAB CDE CDE - ABAB ABAB CDC DCD - ABBA ABBA CDC DCD - ABAB BABA CDC DCD (1/10) (3/10) (5/10) (1/10) 10/317 303/317 2/317 (4/10) (5/10) (1/10) 66/317 114/317 (1/10) (9/10) Quartine: 1/ 317 3/317 109/317 1/317 3 schemi metrici differenti: - ABAB ABAB - ABBA ABBA - ABAB BABA Terzine: 2 schemi metrici differenti: - CDE CDE - CDC DCD (317 sonetti su 366 testi; i sonetti coprono 15 schemi metrici su 58) SCHEMI METRICI NEI LIRICI DEL SETTECENTO* Schemi metrici Percentuale ABAB ABAB CDC DCD 17/68 25% ABBA ABBA CDC DCD 15/68 22,1% ABAB ABAB CDC EDE 8/68 11,8% ABBA ABBA CDE CDE 8/68 11,8% ABAB BABA CDC DCD 7/68 10,3% ABBA ABBA CDC EDE 3/68 4,4% ABBA BAAB CDC DCD 2/68 2,9% ABAB ABAB CDE ECD 1/68 1,5% ABAB BAAB CDC EDE 1/68 1,5% ABAB BABA CDC EDE 1/68 1,5% ABAB BABA CDE EDC 1/68 1,5% ABBA ABBA CDE DCE 1/68 1,5% ABBA ABBA CDE DEC 1/68 1,5% ABBA BAAB CDC EDE 1/68 1,5% ABBA BABA CDC DCD 1/68 1,5% *Lirici del Settecento, a cura di B. MAIER, con la collaborazione di M. FUBINI, D. ISELLA e G. PICCITTO, introduzione di M. FUBINI, Milano-Napoli, Ricciardi, 1959 («La letteratura italiana», 49) Confronto fra i Lirici del ‘700, Parini e Petrarca Schema metrico Lirici ‘700 Rime varie(31-40) Rvf ABAB ABAB CDC DCD 17/68, 25% 3/10 3/317, 0,9% ABBA ABBA CDC DCD 15/68, 22,1% 5/10 109/317, 34,4% ABAB ABAB CDC EDE 8/68, 11,8% - - ABBA ABBA CDE CDE 8/68, 11,8% - 116/317, 36,6% ABAB BABA CDC DCD 7/68, 10,3% 1/10 1/317, 0,3% ABBA ABBA CDC EDE 3/68, 4,4% - - ABBA BAAB CDC DCD 2/68, 2,9% - - ABAB ABAB CDE ECD 1/68, 1,5% - - ABAB BAAB CDC EDE 1/68, 1,5% - - ABAB BABA CDC EDE 1/68, 1,5% - - ABAB BABA CDE EDC 1/68, 1,5% - - ABBA ABBA CDE DCE 1/68, 1,5% - 65/317, 20,5% ABBA ABBA CDE DEC 1/68, 1,5% - 1/317, 0,3% ABBA BAAB CDC EDE 1/68, 1,5% - - ABBA BABA CDC DCD 1/68, 1,5% - - ABAB ABAB CDE DCE - 1/10 1/317 LINGUA E STILE Lessico: piano, con dei latinismi evidenti: 32, v. 2: Tebro; 34, v. 5: atro, v. 10: procella; 36, v. 5: pate. Verbi all’infinito non in punta di verso generalmente apocopati, cfr. 31, v. 10: rapir, v. 11: partir, v. 14: eternar; 32, v. 7: celar; 35, v. 2: seguir, v. 5: bestemmiar. Ma: 40, v. 8: recare. Apocope: carcer, avvien, flebil, piacer, scarpel, qual, ebber, celar, lor, cor, fin, amor, sol, uom, … Asindeto: 31, vv. 5-6: Scrivi qual di virtù, di grazie… d’ingegno, di saper. Dittologia: 31, v. 7: puri sensi e fidi. 34, v. 9: Ecco l’Arca, ecco l’Arca, v. 14: lieta… alta ventura. 35, v. 3: e di patria e d’amor sorda. Epanadiplosi: 37, vv. 1-2: Quanti celibi e quanti al mar consegna / la cupidigia de’ mortali! Quanti… Anastrofe: 31, v. 1: su questa pietra incidi; vv. 7-8: e quanta in me di puri sensi e fidi / subita fiamma inestinguibil arse. Anafora: 31, vv 5, 9: Scrivi qual di virtù… Scrivi che, se da gli occhi miei; 33, vv. 1, 5, 9, 12: un uom d’ingegno eletto… Un uom cui la pietà… Un uom che, pieno alfin… Un uom che, mentre al comun fato cede; 34, v. 12: Volgi al grembo di lei, volgi secura; 37, vv: 1, 5, 9, 12: Quanti celibi e quanti al mar consegna… quanti ne la città la turpe insegna… noi poche verginelle… noi che, supplici d’ognor davanti al Nume; 39, vv. 2, 3, 12: E libertà… e larga e lusinghevole… e sprezzattrice; INTERTESTUALITÀ [Cino da Pistoia] (1) Dante (6) Petrarca (12) Pulci (2) Lorenzo de’ Medici (1) Vittoria Colonna (>8) Ariosto (>5) Tasso (>9) Annibal Caro (1) Marino (2) Metastasio (2) Goldoni (3) Erilo Cleoneo (Alessandro Guidi, 1650 – 1712) (1) Melinto Leuttronio (Tommaso Niccolò d’Aquino, 1665 – 1721) (1) Criseno Elissoneo (Salvino Salvini 1667 – 1751) (1) Velalbo Trifiliano (Andrea Diotallevi) (1) SINTAGMI PARINIANI 37. v. 5: turpe insegna, v. 6: ozio inimico, v. 32. v. 1: pompose urne, v. 8: suol straniero. 33. v. 8: cittadin perfetto. 7: perversa età (Cfr. però Montano Falanzio, 34. v. 7: maculato suolo, vv. 9-10: rapace 279, vv. 9-10: « E qual destriero, che non flutto. 35. v. 1: solitarie mura, v. 2: steril croce, v. 3: infermo o stanco, / ma reso in ozio vil nimico al corso », in Rime degli Arcadi, vol. II). 38. v. 1: vergin felice, vv. 1-2: romito d’amor sorda, v. 5: setta impura, v. 9: nobil sorte, v. 14: ostia innocente (Cfr. però: Gelindo albergo, v. 3: rara concordia, v. 7: orridi veleni, Teccaleio, 200, vv. 5-6: «Che sol tra le solitarie v. 8: eccitator Garrito, v. 14: oziosi e striduli erme foreste, / o in chiuse mura era di star cancelli. bramosa», in Rime degli Arcadi, vol. II). 36. v. 1: sorde mura, v. 7: vario albergo, v. 10: sacr’ara. 39. v. 4: pazza mortal gente, v. 6: volgar lacci, v. 7: insuperabile alterezza, v. 14: avido Dragon. 40. v. 4: doppio carcere, v. 5: tornita… morbida gola, v. 6: liscio palato, v. 10: armonico genio, v. 11: industri carte, v. 12: flebil scena. Verifica dell’ipotesi di Bartesaghi: « una miscellanea la cui cifra essenziale è data dallo sperimentalismo linguistico e dall’articolazione dinamica delle diverse sezioni che lo compongono, con scelte improntate alla varietà delle prospettive e dei toni » SULLE RAGIONI DELLE CANCELLATURE Alcune ipotesi 31. Grato scarpel, su questa pietra incidi 32. Mentre fra le pompose urne e i trofei [cancellato] 33. No, non si pianga un uom d’ingegno eletto [cancellato] 34. Dove, o pura colomba, affretti il volo [cancellato] 35. Stolta è costei che in solitarie mura [cancellato] 36. Non a voi, sorde mura, esposte al danno 37. Quanti celibi e quanti al mar consegna 38. Vanne, o vergin felice, entro al romito [cancellato] 39. Mancavan forse a te, vergin prudente [cancellato] 40. Allor che il cavo albergo è in sé ristretto [cancellato] 7/10 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. . . . x x x . . . x . . . . . . x . . . 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. . . . x x x x x . . . x x x x . . x x x 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. . . . x x . . . . . x x x x x x x x x x 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. x . x . . x . . . x . . . x . . x x . x 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. x . x x . . . . . . . x x . . . x . . IPOTESI DI LAVORO Due ragioni profonde per le cancellature: Eliminazione dei testi che esaltano l’aristocrazia, o che criticano ferocemente il popolo Ragioni di carattere formale: espunzione dei testi con la più alta frequenza di sintagmi coniati da Parini CONFRONTO FRA I SONETTI 32, 35, E 36 Schema metrico: 32. [cancellato] ABAB ABAB CDC DCD Mentre fra le pompose urne e i trofei, Lessico: Figlio, t’aggiri onde va il Tebro altero, v. 2: Tebro: il fiume Tevere L’ombre forse vedrai de gli avi miei Ch’ebber qui primi gradi o sommo impero. 4 Riferimenti storici: Ah se, ammirando i tuoi costumi bei, Il Reina annotava: « Fingesi che la Duchessa Serbelloni Ottoboni Di te mai chiede od Alessandro o Piero, scriva al figlio [Gian Galeazzo] dimorante in Roma ». Parini fu precettore in casa Serbelloni dal 1754 al 1762. Non celar la mia gloria; e di’ che sei Nato di me, lor sangue, in suol straniero: 8 E di’ ch’io non raccolsi altro che i danni Il testo finge di essere l’esortazione al figlio di una madre, la quale si Di lor alta fortuna, ond’ebbi assorto In fiere doglie il cor molti e molt’anni; dichiara discendente di un’antica e nobile famiglia romana. La 11 seguito lo esorta a rivelare che la madre, dei fasti del passato, non Io vivo; e dolce ho de i passati affanni, [1762?] madre esorta dunque il figlio a non celare di essere nato proprio in quella famiglia, che è costretta a vivere in ‘terra straniera’. In Ma che al fin, dal tu’ amor guidata in porto, Sol ne la tua virtù, premio e conforto. Contenuto 14 ha avuto niente, e ciò è motivo di dolore. Ma infine la donna dice di ritrovare riscatto nella virtù e nell’amore del figlio. Dal testo emerge una certa fierezza di una famiglia nobile, esce uno scatto di orgoglio nei confronti di un passato glorioso, che ormai non si verifica più, in quanto il presente è decadente. 35. [cancellato] Schema metrico: ABBA ABBA CDC DCD Stolta è costei che in solitarie mura Affrettasi a seguir la steril croce, Lessico: E di patria e d’amor sorda a la voce v. 6: appetito: è l’appetito dei sensi. Simili a sè di propagar non cura! 4 v. 14: ostia: vittima sacrificale. Tal odo bestemmiar la setta impura Cui l’appetito a lo intelletto nuoce, Riferimenti storici: E lungi da le nozze erra feroce, Come il sonetto precedente, è dedicato alla monacazione di La virtù deturpando e la natura. 8 Rosa Oldani. Vergin chiamata a la più nobil sorte, Sdegna il parlar de gli empii, e in atto pio Chiudi al cospetto lor le sacre porte. Contenuto 11 Quei co’ detti e con l’opre a Satan rio che reputa stupide le monache che si rinchiudono in Servan costretti, e tu libera e forte Dona te stessa ostia innocente a Dio. Nella prima strofa viene enunciata l’opinione del popolo, convento e non hanno figli. Poi subentra la voce dell’io 14 lirico, che paragona questi giudizi a delle bestemmie, e fa un elogio di una donna che sceglie la via del convento. [1787] Parini si scaglia contro chi accusa le monache di venir meno al dovere della maternità, e ne denuncia la corruzione dei costumi, esaltando invece la purezza delle monache. Schema metrico: 36. ABAB ABAB CDC DCD Non a voi, sorde mura, esposte al danno E del tempo e de’ casi, ov’io già il piede Lessico: Libera posi, or dopo vòlto un anno v. 4: sacro: consacro I giuramenti miei sacro e la fede; 4 v. 5: pate: subisce (< PATĔRE) v. 10: ara: altare A Dio ben sì, che mai non pate inganno, Che nel profondo cor penetra e vede, E ovunque sieno in vario albergo e in panno Riferimenti storici: Le già devote a lui anime chiede. È ancora un testo in lode di Rosa Oldani. 8 Così la Vergin saggia. E dal bel velo Contenuto Le luci alzando a la sacr’ara fisse, Tutta nel volto fiammeggiò di zelo. 11 dipinge un ritratto intriso di fervore religioso. E allor l’Eterno in adamante scrisse Nella fronte l’io narrante dichiara di consacrarsi a Dio, e non Il nobil detto che sembrò nel cielo Novo d’astri fulgore a i guardi aprisse. Parini si immedesima nella monaca che prende i voti, e ne 14 alle cose terrene. Nella sirma subentra la voce del Parini, che descrive il momento della pronuncia del voto, in toni [1788] sublimati. Il testo contrappone la gloria eterna alla caducità delle cose terrene, e sottolinea la condizione pura e privilegiata di chi sceglie la via del convento.