FRA NOI
FOGLIO INFORMATIVO
FRATI CAPPUCCINI DI LOMBARDIA
Numero 151 aprile 2011
”Siate sempre pronti a testimoniare la speranza che è in voi”
(1Pt 3, 15)
Carissimi fratelli,
il giorno 3 giugno ricorrerà il I° anniversario dell’uccisione di Mons. Luigi Padovese.
Nell’anno trascorso numerosi eventi e manifestazioni hanno ricordato la sua persona e la sua testimonianza e altre ne
seguiranno in occasione dell’anniversario della sua morte. Molte persone mi domandano: Possiamo considerare
Mons. Luigi un martire? Possiamo onorarlo come tale? Lascio al discernimento della Chiesa poter esprimere ciò che
per il sentire di molti cristiani è già una certezza. Personalmente posso affermare in modo chiaro e con commozione
che Mons. Luigi era ben consapevole che il suo ministero e la sua testimonianza avrebbero potuto chiedergli l’offerta
totale e definitiva della sua vita. Lui, uomo mite e buono, non è fuggito e in modo inaspettato e improvviso ha
pronunciato il suo “Fiat, Amen”. A conferma di questa consapevolezza presento alla vostra meditazione la lettera
pastorale che mons. Luigi scrisse nell’anno 2006-2007.
Invito tutte le fraternità, a programmare una celebrazione dell’eucaristia con i fedeli per ricordare il nostro fratello
vescovo.
Fraternamente nel Signore.
fra Raffaele, Ministro provinciale
Cari fratelli,
lo scorso anno ho proposto alla
vostra riflessione la mia lettera
pastorale dal titolo “Vivere e pensare da cristiani in un mondo non
cristiano”. Non so se ne avete
fatto motivo di riflessione nelle
parrocchie e negli incontri tra
famiglie e tra giovani. Vi incoraggio a farlo per il futuro.
In continuità con quella prima
lettera, quest’anno ve ne indirizzo un'altra prendendo come
spunto un'espressione che l’Apostolo Pietro ha usato scrivendo ai primi cristiani della nostra
terra di Turchia : “Siate sempre
pronti a testimoniare la speranza
che é in voi” (1Pt. 3,15).
Avete tutti saputo delle
difficoltà che la nostra
Chiesa di Anatolia ha vissuto quest'anno: l’assassinio di Don Andrea Santoro a Trabzon, il ferimento di P. Pierre Brunissen a
Samsun, le minacce ai
Padri di Mersin, la chiusura della Chiesa di Adana,
il persistente atteggiamento ostile che nei nostri confronti si nota in
certa stampa locale.
Dinanzi a queste situazioni, la tentazione é quella
di chiudersi nell’anonima-
to, di confondersi tra gli altri
per paura, per opportunismo,
spesso - purtroppo - soltanto
per necessità di sopravvivenza
economica. E' abbastanza normale in questa situazione cedere allo scoraggiamento ed
alla rassegnazione e vi confesso che pure io ho avvertito
questa tentazione.
Ma che cosa fare? Anzitutto
prendere coscienza che in tutte
queste vicende, c’é un senso che
va scoperto. Dio ci parla non
soltanto attraverso la Bibbia, ma
anche attraverso gli eventi e le
persone.
Ad esempio, che cosa ci dice il
Signore con la morte di Don Andrea? Ci ricorda che essere discepoli
di Gesù in questo mondo non é facile, anzi, puó essere addirittura
rischioso. Non é forse vero che anche oggi si ripete quanto Gesù ha
predetto e poi personalmente sperimentato “verrà un momento in
cui vi uccideranno pensando di fare cosa gradita a Dio”? (Gv.16,2)
Ancora attraverso la morte di Don Andrea il Signore ci ricorda che
“non si possono servire contemporaneamente due padroni”. Ci sono
situazioni in cui non si puó piacere agli uomini e contemporaneamente essere servi di Cristo (cf. Gal 1,10). Il sacrificio di questo sacerdote é pertanto un invito a ravvivare la nostra identità di cristiani.
Questa identità, se da fanciulli é stata ereditata, da adulti dev'essere scelta e non come un atto chiuso, puntuale, ma nelle diverse circostanze della vita. Non ci chiamiamo cristiani soltanto in alcune ore
del giorno, ma sempre. Ed essere ed agire da cristiani significa confrontarci con Cristo. Egli é lo specchio nel quale dobbiamo quotidianamente guardarci. Proprio in questo confronto con Lui deve crescere la nostra fede e la nostra
speranza. La vita non ci ha insegnato forse che la fede e la speranza in qualcuno cresce nel tempo e attraverso un contatto frequente? Non ci fidiamo e neppure abbiamo qualche speranza in
chi ci è estraneo.
Per noi la parola fede e la parola fiducia esprimono la stessa cosa e indicano un abbandonarsi a
qualcuno nella certezza che é onesto, non ci inganna e ci vuole bene.
La nostra fede nel Signore Gesù è anche fiducia in Lui? Se ci fidiamo di Lui, allora possiamo anche sperare in Lui e rimanere a galla tra le tempeste della vita.
Ricorderete l’episodio di Gesù sul lago di Genezaret quando invita Pietro a raggiungerlo camminando sulle acque (cf Mt 14,30). Pietro scende decisamente dalla barca, prende a camminare
sulle onde ma poi, lentamente, inizia ad affondare perché viene meno la fiducia in Colui che
l’ha chiamato.
Cari fratelli, questo episodio è un insegnamento per la nostra vita e ci rammenta che la fiducia
dev’essere accompagnata dalla perseveranza e non basta soltanto per i primi momenti o in
qualche circostanza.
Uno scrittore francese, Charles Peguy, ha paragonato la fede, la speranza e la carità a tre sorelle. La
più piccola di loro è la speranza, ma è anche quella che, con il suo entusiasmo, riesce a spingere in
avanti le altre due. Vi dico questo perché penso che la nostra fede in Cristo non è completa se non è
mossa in avanti dalla speranza come da un vento impetuoso. Guardiamoci dentro. Non è forse vero
che senza speranza perdiamo anche la gioia, perdiamo il coraggio di confessare la nostra fede e rimaniamo fissati in un presente che a volte ci appare come una stanza senza porte e senza finestre?
La speranza cristiana ci fa alzare lo sguardo oltre il presente. Ce lo ricorda anche san Paolo quando
scrive: “se abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di
tutti gli uomini” (1Co 15,19).
Quando l’apostolo Pietro ci invita a testimoniare la speranza che è in noi (cf IPt 2,15), parla della speranza che matura in questa terra ma che dà i suoi frutti nel “Regno dei cieli”, come Gesù
chiamava il paradiso. Avrete notato come Pietro non dice che dobbiamo testimoniare la nostra
fede, ma la speranza che possediamo. La ragione è semplice: mentre la fede potrebbe limitarsi
ad esprimere dei pensieri, rimanendo pura teoria, la speranza è strettamente legata alla vita.
Essa è il termometro della nostra fede.
Cari fratelli, ho iniziato questa lettera ricordandovi alcune difficoltà della nostra Chiesa di Anatolia.
Ora voglio invitarvi a guardare in alto e a vincere la tristezza e lo scoraggiamento, dal momento che
la nostra speranza cristiana è più forte di ogni certezza perché fondata su Cristo, morto e risorto per
noi. Voglio tuttavia aggiungere che questa speranza va nutrita ed alimentata vivendo nelle nostre
comunità, perché è una virtù che cresce per contatto. E’ nella Chiesa e attraverso la Chiesa che impariamo a sperare. Sono i nostri fratelli e sorelle - quelli già in paradiso - ma anche quelli che vivono
con noi ad aiutarci a sperare. Cristo si serve di loro, di tutti loro, anche di quelli che con il loro comportamento cattivo servono non a darci la speranza, ma a ‘provare’ la sua solidità.
Se, come ho detto, la speranza è una virtù che si comunica e che si condivide, è importante che
siamo più presenti nelle nostre comunità, negli incontri che quest'anno verranno organizzati,
nelle celebrazioni dell’Eucarestia, anche quelle settimanali.
Vi confesso una certa amarezza nel constatare come siano pochi i cristiani che partecipano alla
messa durante la settimana. Mi nasce allora la domanda: siamo vittime anche noi di un cristianesimo convenzionale, formalista, che si accontenta del minimo necessario? Pensiamo forse
che possiamo salvarci da soli e che quindi la comunità può anche non esistere? Certo, non era
questo il pensiero di Gesù che ha voluto una comunità ed ha voluto essere cercato e trovato in
essa (“Quando due o più sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” Mt 18,20).
Cari fratelli, quest’anno il Santo Padre, Benedetto XVI verrà a farci visita. Già sapete che incontrerà il patriarca Bartolomeo, il patriarca Mesrop e altri capi religiosi. Eppure un momento importante della sua visita in Turchia sarà l'incontro con la comunità cattolica il primo di dicembre.
Dopo tutti gli eventi che sono occorsi nei mesi passati vi posso dire che egli ci incontrerà per
animare, rinvigorire la nostra speranza. Mi aspetto da lui, anzi sono certo che, come successore
di Pietro, ci ripeterà le parole che Pietro rivolse ai primi cristiani di questa nostra terra: “Siate
sempre pronti a testimoniare la speranza che è in voi” (IPt 3,15).
Il Signore sia con voi e voi
siate con Lui
Vi benedico
+ Luigi, vescovo
► AGENDA
- 09-11 maggio: Pellegrinaggio dei fratelli laici a Fatima
- 08-14 maggio - Grecia – Esercizi spirituali itineranti
- 17 maggio – Milano S. Francesco: incontro dei guardiani e vicari e nel pomeriggi relazione
economica della Provincia.
- 22-28 maggio – Terzolas: Esercizi spirituali interprovinciali.
► Progetto formativo dei frati minori cappuccini italiani.
Durante l’Assemblea della CIMPcap celebrata a Palermo dal 23 al 26 marzo, è stata presentata la
nuova edizione del Progetto formativo dei frati minori cappuccini italiani. La presente edizione è la
rielaborazione del “Progetto” che vide la luce nel 1993. Il cammino della Chiesa e dell’Ordine in
questi ultimi anni, unitamente alle veloci e continue trasformazioni in ambito sociale e culturale
hanno suggerito un opportuno lavoro di aggiornamento.
Convinti che la formazione abbraccia tutta la vita e costituisce il primo impegno di ogni frate nella
sua risposta alla chiamata del Signore, il presente “Progetto” si rivolge a tutti i frati italiani con
l’intima speranza che sarà accolto come dono per ravvivare la fiamma del nostro carisma e per
riprendere di nuovo, con entusiasmo e generosità, il cammino di sequela al signore Gesù, certi che
sempre valgono le parole di Francesco: “Incominciamo fratelli”
Il ministro provinciale, durante la visita in corso alle fraternità, consegnerà personalmente il
progetto ad ogni frate.
► Visita alla missione del Camerun
Dal 30 marzo al 19 aprile il Ministro provinciale, accompagnato da fra Dino Franchetto e fra Mauro
Miselli, ha visitato i confratelli della Custodia del Camerun.
Un periodo di incontri e di conoscenza della realtà sempre più ricca di questa ormai trentennale
missione, culminato con la celebrazione del 7° capitolo della Custodia stessa.
Il viaggio ci ha portato a toccare la nuova missione di Buea, ex-capitale del Camerun anglofono.
Una parrocchia, anzi, la parrocchia più importante della città con la presenza da alcuni mesi di tre
confratelli. Poi ci siamo recati a Bafoussam, importante città di snodo fra la zona anglofona e
francofona. Questa nostra presenza ha bisogno di essere ulteriormente studiata e meglio definita.
Poi abbiamo visitato in successione le tre case “storiche” della Custodia: Shisong, Sop e Bambui.
Qui abbiamo celebrato il capitolo, che ha visto la riconferma per un altro triennio di fra Angelo
Pagano, l’elezione a primo consigliere di fra Peter Tar Fonyuy e quella di fra Donatus Moshuimo a
secondo consigliere.
Abbiamo avuto un’ottima impressione per quanto i nostri confratelli stanno vivendo e progettando
per rispondere sempre meglio alle sfide poste dal contesto ecclesiale e sociale in cui essi vivono.
Mentre continua il servizio alle carceri della zona di Bamenda e Bafoussam e si sta consolidando
l’esperienza del “Centro Emmaus” a Bamenda, in favore delle persone psicolabili, altri progetti
saranno assunti a pieno titolo dalla Custodia: quello della “comunità dell’Arca” (COMARK) a
Shisong, per insegnare un lavoro ed un’attività a diversi ragazzi e ragazze del luogo, come pure la
scuola professionale “ St. Antonio” di Mbohtong, (Shisong).
Qualche numero per ricordare lo sviluppo promettente di questa nostra missione: I confratelli che
appartengono alla Custodia S. Francesco d’Assisi in Camerun sono ormai 51 di cui: 34 professi
perpetui, 12 professi temporanei e 5 novizi.
1
Un apporto decisivo la Custodia del Camerun lo sta dando anche e soprattutto nella collaborazione
con altre circoscrizioni africane sia a livello della formazione iniziale come pure nella
collaborazione per il personale. 21 fra novizi e studenti sono presenti nelle nostre case di
formazione di Sop (noviziato) e Bambui (post-noviziato e Studentato teologico). Essi provengono
dal Benin, dalla Costa d’Avorio, dall’Etiopia ed ora anche dal Burkina Faso.
Preziosa, infine, e da lodare e sottolineare la collaborazione in personale con la missione della Costa
d’Avorio! Tre giovani presbiteri del Camerun stanno offrendo il loro contributo come missionari
nelle nostre missioni della Costa d’Avorio. E’ il segno della maturità ecclesiale francescana di
questi nostri confratelli! Dio non potrà che benedire chi generosamente pone al servizio del Regno,
in un paese che sta soffrendo tanto, le proprie energie migliori!
► Varese: formazione permanente
Nei giorni 6 – 7 aprile si è svolta presso il nostro convento di Varese la due giorni di formazione
permanente che ha avuto per tema: annuncio della fede in alcuni momenti cruciali della vita.
Relatore: don Francesco Scanziani, insegnante di teologia presso il seminario di Venegono
Inferiore. Il relatore è stato da tutti i partecipanti particolarmente apprezzato per i contenuti che ha
offerto e per la capacità espositiva. Non ha lasciato dispense scritte, ma si è rifatto principalmente al
suo libro “Così è la vita” (ed. San Paolo) e al testo di Gilberto Gillini e Mariateresa Zattoni “Parlare
di Dio ai bambini” (ed. Queriniana). Hanno partecipato alla due giorni una ventina di frati, compresi
due frati veneti e un frate trentino.
► Via Crucis con il Cardinale Tettamanzi a Cesano Boscone
Nel pomeriggio dell’8 aprile, l’Arcivescovo di Milano ha presieduto la via Crucis presso la
Fondazione Sacra Famiglia. Ad accoglierlo con gioia e canti c’erano gli ospiti e gli operatori, con i
quali il Cardinale Tettamanzi ha vissuto momenti di preghiera e di meditazione lungo le 11 tappe
fino alla grotta della Madonna del giardino interno, dove è terminata la Via crucis.
La bella giornata e il caldo ha favorito la riuscita dell’iniziativa organizzata dalla fraternità dei
nostri confratelli che lavorano all’interno della Fondazione.
Lungo il percorso sono stati letti brani del Vangelo, con particolare riferimento ai personaggi
positivi che sono stati vicini a Gesù durante la Via Crucis: la Veronica, il Cireneo, la Madre Maria e
le donne di Gerusalemme, il ladrone pentito, il Centurione che fece la professione di Fede,
Giuseppe da Arimatea che andò a chiederne il corpo dopo la sua morte. A ciascuna tappa, il
Cardinale ha salutato gli Ospiti che non potevano partecipare al rito.
Al termine della celebrazione, dopo la benedizione, i ragazzi dei laboratori dell’Istituto hanno
donato al Cardinale una scultura e un quadro, mentre lui ha donato loro un prezioso rosario.
► Assisi, un convegno su santa Chiara nel ricordo di mons. Padovese
Sarà nel segno di mons. Luigi Padovese, il vicario apostolico in Anatolia trucidato il 3 giugno dello
scorso anno, l’incontro spirituale-culturale dal titolo “Cuore e mente per seguire Cristo con santa
Chiara d’Assisi” che si terrà venerdì 15 aprile nella Cappella del Crocifisso della basilica dedicata
alla santa nella cittadina umbra. L’appuntamento, organizzato alle ore 16.30 dal protomonastero e
dall’Istituto teologico di Assisi, sarà aperto dal canto delle clarisse e dal saluto della badessa. La
storica Alessandra Bartolomei Romagnoli parlerà di “Chiara d’Assisi nell’anno 1211”. Padre Paolo
Martinelli, invece, traccerà la parabola che porta “Dal desiderio di martirio di Chiara alla
testimonianza di mons. Luigi Padovese”. Padre Martinelli è preside dell’Istituto francescano di
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spiritualità della Pontificia Università Antonianum, presso la quale di recente è stata inaugurata una
cattedra dedicata al vescovo. Per gli organizzatori, si tratta di “un viaggio nel tempo, all’indietro e
poi di nuovo verso l’oggi. L’anno 1211, 800 anni fa, rappresenta una svolta nella vita di Chiara. La
notte del 28 marzo di quell’anno, infatti, fuggì dalla casa paterna per unirsi a Francesco d’Assisi e ai
primi frati presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, detta la Porziuncola”.
► Museo dei Cappuccini. Mostra e conferenza sulla Via Crucis.
Il 19 aprile u.s., presso l’Auditorium del Museo dei Cappuccini di via Kramer 5 è stata
programmata la visita-conferenza «Ecce Homo», a cura di fra Agostino Colli. Per le festività
pasquali, al museo sarà possibile ammirare fino a fine mese le opere della mostra «Pagine per
pregare. Due secoli di Via Crucis a stampa nei libri di devozione». Tra le opere esposte vi è una
preziosa e rara tavola etiopica che rappresenta appunto l’Ecce Homo, a cui fra Agostino Colli ha
dedicato l’incontro. Tra le opere esposte, oltre ai preziosi fogli incisi nel Settecento, la piccola tela
con il Velo della Veronica attribuito al Guercino e la via Crucis a stampa di Giandomenico Tiepolo.
► Intervista a Fr. Paolo Martinelli
RadioVaticana, RadioGiornale ore 14:00, 17 aprile 2011
All’Antonianum di Roma, la Giornata annuale di studi promossa dall’Istituto Francescano di
Spiritualità
Incrementare la formazione dei religiosi, riscoprendo il valore della teologia, essere lievito in una
società in cambiamento attraversata dalla globalizzazione e dalla secolarizzazione. Questi gli
obiettivi emersi nel corso della Giornata annuale di studi dell’Istituto Francescano di Spiritualità
che si è svolta presso la Pontificia Università Antonianum di Roma sul tema: “Identità e compito
della teologia spirituale oggi”. Un’occasione, nel 40.mo anniversario dell’Istituto, per fare il punto
sulle sfide urgenti, ma anche sulle risorse della vocazione. Per un bilancio, Cecilia Seppia ha
sentito padre Paolo Martinelli, preside della struttura:
R. – In questi anni sono veramente cresciute molto le collaborazioni, i tratti specifici del tipo di
studio che noi proponiamo agli studenti e, con la nostra realtà, è anche cresciuta la presenza
interculturale. Quindi, possiamo dire che il nostro istituto si sia caratterizzato in modo crescente
per una presenza interculturale di francescani, per lo più, ma anche di persone provenienti da altre
esperienze carismatiche. Questa diventa una grande ricchezza, perché andare alle fonti del
carisma, in una modalità interculturale, oggi è particolarmente significativo in un contesto di
globalizzazione, dove appunto le differenze devono entrare in contatto e interagire, rendersi
feconde tra loro.
D. – Dal cuore dell’Umbria, fino all’Europa intera, poi l’Africa, l’America Latina, l’Asia, il
carisma di Francesco affascina, attrae anche oggi e conquista soprattutto i più giovani. Ma c’è
una risposta concreta dal punto di vista delle vocazioni?
R. – Per quanto riguarda le vocazioni siamo in una situazione decisamente molto variegata: si
sottolinea una certa contrazione nell’area euro-atlantica, mentre c’è una crescita significativa in
Asia, in Africa e anche in America Latina. Credo che in Europa soprattutto, la problematica sia
quella di aiutare a riscoprire che innanzitutto è la vita stessa ad essere vocazione, perché questo è
il terreno in cui scoprire anche la vocazione specifica. Io credo che da questo punto di vista
Francesco d’Assisi si presenti a noi in modo molto affascinante, proprio perché ha saputo vivere
l’istante, ogni istante, come rapporto con Dio, dentro tutte le circostanze della vita.
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D. – Veniamo al ruolo e alla missione nella Chiesa della grande comunità francescana. Lei ha
ribadito la comunione, la fraternità, l’interculturalità, ma anche la spinta, il rinnovo costante
dell’impegno ad una nuova evangelizzazione...
R. – Certo, credo che per noi il segno della nuova evangelizzazione sia la prova di un’autentica
esperienza spirituale, perché chi sperimenta qualcosa di grande, chi incontra un senso per cui
valga la pena vivere e dare la vita, questo si attesta subito nel fatto che vuole comunicarsi agli
altri. In questo senso, il grande orizzonte della nuova evangelizzazione è una sfida innanzitutto per
noi, per riscoprire che Gesù Cristo, la vita cristiana, la sequela di Cristo, è ciò che fa accendere il
cuore di entusiasmo per la vita. (ap)
► Nomine e trasferimenti nella Delegazione della Thailandia
CONSIGLIO DELLA DELEGAZIONE:
fra Walter Morgante, Delegato
fra Domenico Siripong Pongwattana primo Consigliere
fra Giovanni Cropelli secondo Consigliere.
BANGTAN, Fraternità dello Spirito Santo:
fra Walter Morgante, guardiano, maestro di formazione
fra Giuseppe Denchai Thongkham, vicario, addetto alla formazione
fra Antonio Valsecchi, Assistente della Federazione delle Clarisse Cappuccine della Thailandia,
insegnante
fra Antonio Supiti Ruam-Aram, post-novizio, in aiuto alla formazione
SAMPRAN, , Fraternità Santa Maria degli Angeli:
fra, Domenico Siripong Pongwattana, guardiano, maestro dei postulanti, vice maestro dei novizi
fra Ignazio Ekamai Lualai, vicario, maestro dei novizi
fra Giovanni Cropelli, maestro dei post-novizi.
fra Raffaele Sitticiai Sangkusonnaiphasuta, addetto alla formazione
fra Pietro Phanomkhon Sangawong
Post-novizi:
fra Paolo Kuanchai Ketkeo
fra Antonio Sompop Jongtiratham
fra Raffaele Manà Sisuttichanya
fra Matteo Suchat Nimitbaphot
fra Lorenzo Konkawi Siphonphanitcharoen
fra Pietro Watcharin Chanken
Nong BuaThong, Thare, Parrocchia S. Margherita M. Alacoque:
fra Massimiliano Somyot Thepsamut,, guardiano, parroco
fra Liberius Sihombing, vicario, vicario parrocchiale
fra Johannes Michael Hutabarat ,, vicario parrocchiale
fra Antonio Somphong Trivaudom, vicario parrocchiale
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In Italia:
Roma, Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi
fra Matteo Worawuth Sangkarat, studente.
► Pellegrinaggio provinciale alla SS.ma Annunciata
“Una festa di famiglia e in famiglia”.
Così il Ministro provinciale ha definito la giornata del pellegrinaggio provinciale del 29 aprile u.s.
alla SS.ma Annunciata. Nell’arco delle celebrazioni per il giubileo della beatificazione di P.
Innocenzo da Berzo, era stato inserito anche questo pellegrinaggio al convento dove il Beato ha
vissuto quattordici anni e dove si è santificato. Tolto un anno ad Albino per continuare la sua
formazione religiosa; qualche mese a Milano nel convento di viale Piave come collaboratore alla
rivista “Annali francescani” e una breve sostituzione a Crema, il Beato ha sempre vissuto
all’Annunciata.
Perché il pellegrinaggio si è svolto il 29 aprile? Il motivo c’è ed è la ricorrenza in cui Don Giovanni
Scalvinoni emetteva la sua prima professione religiosa nell’Ordine dei frati cappuccini con il nome
di Fra Innocenzo da Berzo.
Circa ottanta frati si sono dati l’appuntamento in questo luogo per festeggiare e celebrare questo
evento. Sebbene il tempo non fosse bello, tuttavia il clima fraterno ha “scaldato” la celebrazione.
Purtroppo lo spettacolo organizzato da Fr. Marco Finco sulla vita del beato non è stato
rappresentato per un malore di una dei componenti del gruppo teatrale.
Ciò che ha dato tonalità alla giornata è stata la concelebrazione eucaristica. Fr. Modesto Sartori,
Ministro provinciale di Trento, ha presieduto l’Eucaristia e nell’omelia ha commentato l’antifona
d’ingresso e la colletta della messa votiva in onore del B. Innocenzo.
Dopo l’omelia, tutti insieme, invitati dal celebrante e memori di quanto il B. Innocenzo ha scritto –
“Siccome i mondani fan gran conto del giorno in cui nascono o ricevono qualche dignità, così noi
dobbiamo celebrar con festa il dì in cui ci uniamo a Dio mediante un vincolo così grande” – si è
rinnovato la professione religiosa.
Nel pomeriggio si è tenuta un’ora di spiritualità e attraverso gli scritti del B. Innocenzo e gli
interventi di papa Benedetto XVI si è affrontato il tema della santità. E’ seguito il canto delle litanie
dei Santi e compiuto il suggestivo gesto dell’accensione al cero pasquale dei lumini che ogni frate
aveva e in processione portati all’altare del Beato, volendo significare la volontà di continuare nel
cammino di santità accompagnati dall’esempio e dalla protezione del B. Innocenzo. Con il canto del
Magnificat si è conclusa l’ora di preghiera.
Il Ministro provinciale ha poi annunciato che l’urna contenete i resti del Beato e che attualmente è
nella parrocchia di Berzo, sarà presente all’Annunciata dal 30 luglio al 7 agosto p.v.
P. Serafico Lorenzi, vice-postulatore, ha sussurrato che il prossimo 28 settembre sarà presente alla
festa liturgica del Beato, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei Santi.
Beato Innocenzo, ottienici dallo Spirito del Risorto la grazia di essere autentici frati per far
risplendere nella Chiesa il volto di Cristo e il carisma di san Francesco, proclamando con letizia il
Vangelo della salvezza. Amen.
► I nostri morti
Ricordiamo nelle nostre preghiere Francesca Maddalena Pescialli, mamma di fra Marco Galdini.
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► Segnalazioni librarie
1. Paolo Martinelli, L’umiltà di Dio. Eucaristia: mistero di una presenza, S. Maria degli Angeli Assisi (PG), Edizioni Porziuncola 2011, p. 79, € 8,00.
Il nostro confratello riprende uno studio che aveva già pubblicato: Mistero di una presenza.
Presenza di un mistero. Attualità e attualizzazioni delle Conversazioni Eucaristiche del Beato
Francesco Spinelli, in: Camminiamo insieme, Suore adoratrici del Santissimo Sacramento - Rivolta
d’Adda. Supplemento agosto 2005, p. 64.
Ben venga questa edizione che rende più accessibile lo studio altrimenti difficile da reperire.
L’Autore parte da un testo del Beato Francesco Spinelli (1853-1913), fondatore delle Suore
adoratrici, ma poi offre una approfondita riflessione teologica e spirituale sull’Eucaristia, cuore e
fondamento della nostra esperienza cristiana e francescana
2. Andrzej Zajac OFMConv, L’esperienza di Dio nelle Lodi di Dio Altissimo alla luce degli altri
scritti di san Francesco d’Assisi, Casa Editrice Miscellanea Francescana, Roma 2010, p. 229, €
18,00.
Anche se il libro è stato stampato un anno fa, merita una segnalazione. Forse l’unico problema
potrebbe essere la difficoltà di trovarlo. Tutti conosciamo il testo, forse lo abbiamo anche pregato,
ma può darsi che non abbiamo mai avuto l’occasione per approfondirlo. Questo volume ci può
essere di grande aiuto. Nella introduzione l’Autore stesso spiega come ha impostato il suo lavoro (p.
14-15). Prendo alcune frasi più sintetiche: “… nel primo capitolo (p. 17-56) tratteggeremo il quadro
generale del canone degli scritti san francescani, dal quale tenteremo di far emergere la peculiarità e
l’importanza dell’autografa lauda… Nel capitolo secondo (p. 57-89) presteremo la nostra attenzione
alla dimensione formale delle Lodi, cioè all’aspetto letterario, agli influssi presenti e al linguaggio
adoperato nello scritto… Nel capitolo terzo (p. 91-198) … faremo emergere l’importanza
dell’esperienza di Dio fatta da Francesco e sedimentatasi negli altri suoi scritti, per una loro più
profonda comprensione. Analizzando tutti i nomi divini assegnati dall’Autore a Dio nelle Lodi, uno
per uno… (ne esamina 35) ricorreremo agli altri scritti per ricevere luce per approfondire il senso
esperienziale che i nomi stessi racchiudono”.
Un sussidio prezioso che ci aiuta a raggiungere tanti obiettivi: conoscenza di Francesco e
della sua esperienza di Dio, il suo modo di pregare, approfondimento di un testo che diventa ancora
più ricco di come suona, ecc.
P. Fedele Merelli
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