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Primavera 2007
Anno 8 Numero 19
“Tariffa pagata”
Accordo Quadro n.
Aut. DCO/DM/SP/0091/2004
valida dal 1 marzo 2004
di Manciano
Trimestrale del Comune di Manciano - Direttore Responsabile Vittorio Piccini - Grafica e impaginazione Maurizio Cont - Stampa Tipolito ATLA di Pitigliano
Spedizione in abb. post. - art. 2 comma 20/c - L. 662/96 Filiale di Grosseto - Reg. Trib. di Grosseto N. 8/1999 R.S. del 14/12/99 - Stampato su carta riciclata
INTEGRAZIONE
S O C I A L E
In questi giorni si è svolto un nuovo incontro, nella sala
riunioni del Presidio Ospedaliero di Orbetello, tra rappresentanti della Asl e amministratori locali per focalizzare l’attenzione sulle difficoltà che persone sofferenti di varie forme di
disagio incontrano nel tentativo di inserirsi o rimanere nel
mondo del lavoro. L’occasione è stata favorita dalla presentazione ai Comuni e a altre amministrazioni pubbliche, del
Progetto “Dalla Riabilitazione al Lavoro”. Il progetto è promosso dalla Asl 9 - Distretto “Colline dell’Albegna”, finanziato dalla Regione Toscana e, a livello locale, da Caritas
Diocesana, Società Pesca Lagunare Orbetello, Credito
Cooperativo di Saturnia. Ha aderito al progetto anche la Coop
“Uscita di Sicurezza”, attiva in varie strutture sanitarie, e
numerose altre associazioni, enti e privati.
All’incontro erano presenti vari amministratori comunali, i
rappresentanti dei servizi sanitari interessati (Servizio
Sociale, Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze,
Medicina del Lavoro) e i vertici del Distretto. La Dott.ssa
Paola Bonini, Direttore del Distretto, ha sottolineato l’impor-
da avviarsi nel più breve tempo possibile dall’insorgere del
problema (per evitare la cronicizzazione), si configura come
un percorso guidato da operatori specificatamente formati
che accompagna la persona da una situazione di malattia e
di carenza in vari ambiti della vita verso una sempre migliore espressione personale nel proprio ambiente familiare,
sociale e lavorativo.
Metodi uguali per tutti?
La varietà delle condizioni per cui si richiede un intervento
sanitario rende necessario fornire risposte diversificate e
adattate alla varietà dei bisogni, che vengono espresse in
progetti di percorsi graduali e altamente personalizzati, che
di solito si svolgono all’inizio in gruppo, all’interno di strutture “protette”, come il Centro Diurno, per poi orientarsi verso
situazioni di sempre maggiore autonomia e integrazione
sociale in ambiente “normale”, dal luogo di lavoro al campo
di calcio.
Quali vantaggi da un approccio di questo tipo?
I vantaggi di un approccio di questo tipo sono schiaccianti,
non solo nel migliorare “clinicamente” la malattia (minore
ricorso a ricoveri e farmaci, per esempio), ma più in generale nel cambiare la qualità della vita della persona e dei suoi
familiari, che percepiscono l’aiuto ricevuto anche sul piano
umano, oltre che tecnico. In prospettiva ci si attendono
miglioramenti anche nel livello di salute mentale della società, in termini per esempio di diminuzione del pregiudizio, di
ma dell’interazione e della sinergia tra servizi che spesso si
occupano di problemi simili, ma in modo indipendente. Il
gruppo di lavoro vorrebbe poi rafforzare la collaborazione e
ampliarsi con il sempre maggiore coinvolgimento di enti,
istituzioni, associazioni di volontariato e privati, arrivando a
costituire una rete di riferimento stabile nel tempo, capace
di promuovere in modo anche spontaneo interventi mirati
all’integrazione sociale.
In quest’ottica l’impegno a fornire impulso all’associazione
di utenti e familiari, a partire da quelle presenti:
l’Associazione OASI (utenti, familiari e operatori, attiva a
Orbetello) e l’Associazione ELIANTO (per la tutela dei diritti
dei disabili, attiva sulla zona collinare).
Nel frattempo gli operatori dei servizi sanitari hanno rafforzato il loro intervento di mediazione tra la persona e il mondo
del lavoro sia attraverso lo strumento degli “inserimenti
socio-terapeutici”, sia cercando nuove forme di graduale
inserimento nel mondo del lavoro, preoccupandosi di reperire le opportunità sensibilizzando soggetti pubblici e privati,
troppo spesso immotivatamente timorosi e poco informati
sui vantaggi legislativi concessi. In questo campo si inserisce anche un recente incontro con i Centri Provinciali per
l’Impiego.
Questi sforzi hanno portato, addirittura in anticipo sui tempi
previsti, alla costituzione di una Cooperativa Sociale che, a
termini di legge e di statuto interno, è precisamente finaliz-
VANESSA BEECROFT 2005 (vb55.25 performance)
PARIDE PASCUCCI (gli apostoli)
VANESSA BEECROFT 2005 (vb55 performance)
tanza di questo progetto in termini di miglioramento della
salute pubblica intesa nel senso più generale possibile e ha
invocato la massima collaborazione di tutti gli organismi
coinvolti.
Gli operatori dei servizi sanitari hanno illustrato lo svolgimento del progetto e i primi risultati, parziali ma molto incoraggianti.
Perchè un progetto specifico sull’inserimento a lavoro di
persone svantaggiate?
Il progetto “Dalla Riabilitazione al Lavoro” è promosso dal
Servizio di Salute Mentale, che da molto tempo conosce la
difficoltà del reinserimento sociale delle persone che soffrono di disturbi psichici. Ma le particolari caratteristiche del
progetto hanno rapidamente coinvolto anche altri servizi
socio-sanitari che si occupano di persone svantaggiate. La
cura dei disturbi mentali direttamente sul territorio (dopo la
legge 180) richiede una continua evoluzione di metodi e
strategie in costante confronto con il contesto delle persone
che hanno bisogno di cure, con le loro famiglie, con le comunità in generale.
Quali sono i metodi e le strategie?
L’evidenza è che gli interventi di tipo strettamente sanitario,
come il ricovero in ospedale e il largo utilizzo di farmaci non
sono assolutamente sufficienti, mentre sono necessarie
adeguate strutture e progetti riabilitativi personalizzati per
aiutare la persona a reinserirsi nel proprio ambiente e riappropriarsi della propria vita. La riabilitazione psicosociale,
maggiore integrazione dei soggetti svantaggiati e dei loro
familiari. Di qui il possibile miglioramento dei servizi sanitari stessi, in termini di maggiore accessibilità e di migliore
efficacia e efficienza negli interventi. Il tutto con attenzione
anche ai costi: gli interventi di questo tipo hanno costi contenuti, raggiungono un gran numero di persone, ottengono
risultati non solo sui costi diretti sanitari ma hanno anche
una ricaduta sui costi indiretti, stimolano risorse naturali del
tessuto sociale a costo zero.
Come si inserisce l’attività lavorativa in questo percorso?
L’attività lavorativa sostiene e sviluppa l’autostima e il
senso di ruolo sociale, permette di acquisire nuove conoscenze e competenze, rappresenta uno spazio di interazione
umana, stimola lo sviluppo delle risorse della persona e del
contesto in cui è inserita, riveste quindi un’importanza notevole per tutti e specialmente per il reinserimento delle persone che soffrono di un disturbo psichico, soprattutto per
giovani che rischiano di non arrivare mai ad affacciarsi a
questa realtà.
Nella presentazione del progetto è stato illustrato come
si sia partiti dal confronto tra le situazioni di disagio e le specificità sanitarie, sociali, demografiche e economiche del
territorio per pianificare un intervento a largo raggio, tenendo conto anche delle esperienze simili sviluppate in altre
realtà e adattandole a quelle di questa zona.
Dapprima si è costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare della Asl, anche questa una novità, che affronta il proble-
zata all’inserimento a lavoro di persone svantaggiate. La
Coop, denominata “ARANCIA BLU”, lavora in stretto contatto con i servizi della Asl e assicura la competenza necessaria nel delicato passaggio da situazioni di disagio a un progressivo reinserimento. Nello stesso tempo “ARANCIA BLU”
si pone come una realtà imprenditoriale con precisi obbiettivi di risultato, andando ad arricchire il tessuto economico e
del mercato del lavoro. Attualmente la Coop è attiva soprattutto nella zona collinare con lavori di pulizia e manutenzione, ma conta di espandersi sia sul territorio che negli ambiti di intervento.
Queste prospettive hanno vivamente interessato gli
amministratori comunali presenti, che si sono dichiarati favorevoli a progetti di sviluppo nel campo della disabilità e disposti a collaborare a questo in particolare. Di
concerto con il Direttore di Distretto hanno sottolineato la
necessità di dare continuità a questa iniziativa in fase di
programmazione al tavolo della Conferenza dei Sindaci.
Particolarmente apprezzata la prospettiva di superamento di precedenti esperienze, che pur preparando il terreno, hanno dimostrato di non riuscire a determinare un
vero e proprio “cambio di mentalità” nelle amministrazioni e nella società in generale.
La scommessa consiste nel restituire un ruolo sociale autentico al disabile, facendo emergere “abilità” che lo possano trasformare da spettatore solamente passivo della vita della
comunità a partecipante attivo, anche del ciclo produttivo.
PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE E SOLIDALE
Dottor FILIPPO BROGI
Dipartimento salute mentale adulti del distretto - Colline dell’Albegna della USL 9
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IN RESTAURO
I DIPINTI DI ALDI E
P A S C U C C I
Andrea Granchi
Dopo una serie di incontri e sopralluoghi, nella primavera del
2006, su incarico dell’Assessore alla Cultura e Vicesindaco
del Comune di Manciano prof. Daniele Pratesi, si è dato
avvio ad una prima seria ricognizione sullo stato delle numerose e pregevoli opere pittoriche di Pietro Aldi e Paride
Pascucci che costituiscono il cospicuo patrimonio della
“Pinacoteca Aldi-Pascucci”. E’ una sorta di preziosa esclusiva di Manciano, interamente dedicata ai due maestri “storici” per eccellenza, qui nati, e per i quali il paese ha sempre espresso grande affetto e venerazione, custodendone,
proprio nella Casa comunale, molti disegni, studi preparatori e alcuni tra i più noti capolavori. Qui si trovano appunto
tele molto conosciute come “Il giuramento di Ghino di Tacco”
superba opera giovanile dell’Aldi o il grande dipinto
“Baldoria o festa in famiglia” del Pascucci, entrambi conservati nella Sala Consiliare. Non secondario, come già detto
il ricco repertorio di bozzetti e dipinti, in attesa di essere
adeguatamente riordinati nei locali recentemente restaurati.
Molti di questi quadri tuttavia, stante le vicissitudini da esse
subite nel corso del tempo, non si trovavano in buone condizioni. Il progetto del Comune di avviarne un’approfondita
revisione dello stato di conservazione in funzione del futuro
riordino ed esposizione è particolarmente felice, nel momento in cui, fra l’altro, una precedente lodevole iniziativa dedicata a Pietro Aldi ed avviata negli anni ’90 dalla Banca di
Credito Cooperativo con la costituzione e l’apertura di una
“Collezione Pietro Aldi di Saturnia” non ha avuto l’esito sperato e le tele di proprietà dell’Istituto, a suo tempo restaurate, ed ordinate nella sede appositamente predisposta e
decorata, con l’appoggio e la diretta collaborazione della
Soprintendenza di Siena, sono di nuovo state separate e ridistribuite nelle varie filiali. L’iniziativa della BCC di dar lustro
alla propria raccolta, con una vera e propria piccola ma
accurata “galleria”, era stata salutata dall’Associazione
Interbancaria Italiana molto favorevolmente sì da inserirla
nel novero delle migliori collezioni avviate dalle Banche italiane in quegli anni1 Il programma dell’Amministrazione
Comunale di valorizzare la propria collezione e quindi anche
di dare risalto all’immagine, nella sua articolazione e complessità, delle due figure di artisti, va quindi a colmare una
lacuna in un contesto che aveva già iniziato ad aggravarsi
dopo la parziale dispersione ereditaria dell’opera di Pietro
LE IMMAGINI DI QUESTO NUMERO
PARIDE PASCUCCI MANCIANO 1866-1954
LIBERATE PASCUCCI
A cura di Maurizio Cont
R. No, non frequentava la gente
D. Lui, insomma, non partecipava alla vita del popolo. Ne subiva
soltanto certe Impressioni… E’ vero che non partecipava?
R. E’ vero, Per esempio, quando passava la processione, si metteva agli sbocchi delle vie e fissava con piccoli schizzi le immagini che lo colpivano di più.
D. A proposito, era religioso?
R. No, non lo era. Lui non andava mai in chiesa. Non ce l’ho mai visto.
D. Secondo me, è vero quello che avete detto prima: il Pascucci
non era religioso. Lui dipingeva soggetti di carattere religioso perché facevano parte delle tradizioni popolari, del folklore del
paese; soggetti che esercitavano su di lui un grande fascino.
R. Sì, sì.
Alfio Cavoli, Paride Pascucci testimonianze per una biografia dell’artista maremmano. Intervista con Concetta Garbati. Ed. Giardini
Ogni senso è un apparecchio di interpretazione di cose sconosciute.
Guardare una cosa senza vederla è vedere senza percepire.
I sensi funzionano, ma non la messa a fuoco profonda.
Paul Valéry, Quaderni
Le immagini di questo numero riproducono alcuni dipinti di
Paride Pascucci, accostati a opere di artisti contemporanei
da tutto il mondo. Il risultato sorprenderà: il pennello del pittore parla ancora. Eppur si muove, è vivo, dialoga con le
rappresentazioni del presente. Tra i suoi quadri sopravvivono anche elementi per altre significazioni. Le figure impres-
PASCUCCI
SARA ROSSI 2002
Aldi avvenuta dopo la metà degli anni ’80, che ha avuto conseguenze gravi anche dal punto di vista conservativo. A questo proposito si rimanda a quanto espresso da chi scrive nel
bel volume curato da C. Gnoni Mavarelli2 ed edito dalla stessa Banca, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, in occasione dell’apertura della “Collezione
Aldi di Saturnia”, volume peraltro pregevolissimo ed ancora
inspiegabilmente in attesa di adeguata presentazione pubblica. Ma tornando al progetto mancianese, è significativo
sottolineare come esso goda degli auspici anche della
Soprintendenza di Siena e Grosseto che ha seguito con
attenzione e interesse le fasi di manutenzione effettuate
rigorosamente in loco – senza quindi spostare le tele dal loro
luogo originario – su un primo gruppo di una quindicina di
opere pittoriche tutte ricoverate in uno dei locali della
Pinacoteca, utilizzati per motivi di sicurezza, come laboratorio temporaneo. L’intervento ha permesso in questa prima
fase, attraverso una serie di operazioni mirate, effettuate in
due tornate successive, di bloccare il progressivo degrado
dei dipinti – accumulo di polveri, materiali organici, aggressione di insetti silofagi, perdite di colore, indebolimento di
supporti, degrado della tela, cornici inadeguate, uso improprio e pericoloso di chiodature, imbratti pittorici dovuti a
manomissioni del passato - e, grazie anche ad una sistematica documentazione fotografica, di testimoniarne quindi
in modo chiaro e ordinato lo stato precedente e finito, per poi
restituirle al pieno godimento della cittadinanza e dei sempre più numerosi visitatori.
Ora occorrerà proseguire e sviluppare questa iniziativa
avviando anche lavori di vero e proprio restauro necessari
per alcune delle opere che versano in più gravi condizioni di
conservazione: è il caso di alcuni dipinti importanti di Paride
Pascucci tra cui spicca il grande “Figura di donna in nero –
Concetta”, che appare gravemente offuscato da sostanze
inadeguatamente utilizzate sul colore e massicciamente
aggredito dai tarli che ne hanno ridotto in polvere pressoché
tutti i bordi. Ma anche altri dipinti dei due insigni maestri
avrebbero bisogno di interventi urgenti a far sì che le generazioni future possano ancora godere di questo straordinario
patrimonio che fa della “Pinacoteca Aldi-Pascucci” non solo
un cardine essenziale del sistema museale di questo territorio, ma un’autentica risorsa per una Toscana sempre più
proiettata nell’Europa.
se dai suoi gesti si prestano a confronti ulteriori, attingono
ancora a un universo di senso dentro cui si rinnovano.
L’accostamento tra il mondo di Pascucci e il resto del mondo
mostra che infiniti e nuovi sguardi possono ancora far sprigionare un’energia dalle sue opere.
Ma è un’energia tenuta in ostaggio. Da coloro che vogliono
disporre della sua verità, umana e artistica, distorcendola
per infilarla dentro al cliché del genus loci.
La storia dell’arte è disseminata di queste “appropriazioni
indebite”. Da parte di in-competenze (localiste, autoreferenziali) che abusano del messaggio di un artista per marcarne l’appartenenza a una cerchia e per imprigionarlo in un
monopolio di senso. Così Pascucci - immolato sull’altare
della stra-maremma, celebrato a messa, abbandonato negli
scantinati e nei caveau, relegato domani nei padiglioni isolati di un museo disertato - parlerà da solo o non parlerà più.
Liberate Pascucci.
1
Amici dei Musei d’Italia – Collezionismo d’arte di Banche e Fondazioni
Bancarie – . Editrice Polistampa, Firenze, Aprile 2001, pagg. 396-399
2
Pietro Aldi. La collezione della Banca di Credito Cooperativo di Saturnia,
Morgana Edizioni, Firenze, 1999
“GLI APOSTOLI”:
RITORNATA A
MANCIANO LA
GRANDE OPERA
DI PASCUCCI
Angelo Biondi
Dalla Settimana Santa dello scorso anno si può ammirare a
Manciano, presso la chiesa parrocchiale di S. Leonardo, una
delle opere più significative del noto pittore Paride Pascucci:
“Gli Apostoli”, quel grande quadro che ritrae la lavanda dei
piedi del Giovedì Santo nella stessa chiesa di S. Leonardo ai
primi del Novecento. Il ritorno a Manciano dell’opera
pascucciana è stato senz’altro un notevole evento culturale,
che ha caratterizzato localmente l’anno 2006 e che ancora
non è da considerarsi concluso. Come è stato possibile portare a Manciano, dopo quasi un secolo, il quadro de “Gli
2
Apostoli”, che Pascucci presentò all’Esposizione di Belle Arti
di Roma nel 1909 e che fu allora acquistato dalla Galleria di
Arte Moderna?
Ce lo dice don Lido Lodolini, parroco di Manciano, che ne è
stato l’artefice principale.
L’idea gli fu suggerita dal mancianese Adriano Rossi, ora
abitante a Roma, un cultore del Pascucci, che poi lo ha aiutato nella realizzazione pratica dell’iniziativa. L’opera del
Pascucci si trovava ormai confinata nei depositi della
Galleria d’Arte Moderna da circa quaranta anni, ma fu ripulita e restaurata una decina d’anni fa. In proposito si dice
che il pittore Romano Ballerini si trovò per caso con altri nei
corridoi della Galleria quando vide passare degli inservienti
che portavano un grande quadro rovesciato; immediatamente Romano esclamò: “Quello è un Pascucci”; andò subito a
vedere ed era proprio il quadro de “Gli Apostoli” in fase di
restauro. Un notevole appoggio a don Lido è stato fornito dal
prof. Luigi Vagaggini, pitiglianese alla Segreteria del
Ministero dell’Ambiente, il quale, anche con l’aiuto della
dott.ssa Patrizia Giorgetti, ha tenuto i contatti con la
Segreteria dell’on. Rocco Buttiglione, allora Ministro dei Beni
e delle Attività Culturali, attraverso cui è stato possibile inoltrare una seria richiesta alla Galleria Nazionale d’Arte
Moderna e Contemporanea per ottenere il quadro del
Pascucci. Localmente l’iniziativa è stata appoggiata
dall’Amministrazione del Comune di Manciano, a cominciare dal Sindaco Rossano Galli e dall’Assessore alla Cultura
Daniele Pratesi. Inoltre consiglio ed aiuto sono stati forniti a
don Lido da Lilio Niccolai, che insieme ad Alfio Cavoli si è
spesso occupato della vita e delle opere di Paride Pascucci.
Nel dicembre 2005 è cominciato il contatto diretto tra la
Parrocchia di Manciano con la Galleria d’Arte Moderna di
Roma e la Soprintendente dott.ssa Maria Vittoria Marini
Clarelli per verificare la possibilità di mandare in porto l’iniziativa, di non facile soluzione per vari ostacoli che si presentavano. Prima di tutto era necessario convincere i funzionari della serietà della richiesta e bisognava poi fornire
tutte le garanzie riguardo alla conservazione e alla sicurezza
PASCUCCI
HILLA LULU LIN 1999
dell’opera nel luogo dove avrebbe trovato collocazione. Più
volte i funzionari della Galleria sono venuti a Manciano per
le necessarie verifiche delle modalità e del luogo per ospitare l’opera nella chiesa parrocchiale, dove è stato posto un
apposito sistema di allarme, senza contare l’onerosa assicurazione stipulata sia per il trasporto da Roma a Manciano
(e viceversa) che per la conservazione in loco. Finalmente,
espletate le numerose pratiche burocratiche e fornite le
opportune garanzie, è stato emesso il provvedimento di concessione temporanea dell’opera del Pascucci alla Parrocchia
di S. Leonardo per il breve periodo della Settimana Santa
(10-16 aprile 2006) fino alla Pentecoste (4 giugno 2006).
Per fortuna è intervenuta poi un’ulteriore proroga fino a
novembre 2006. Il grande quadro di Paride Pascucci è arrivato a Manciano il 12 aprile ed è stato subito esposto su una
parete laterale della chiesa. Così il giorno dopo 13 aprile,
essendo Giovedì Santo, la lavanda dei piedi – secondo una
felice espressione di don Lido – è stata fatta in chiesa sotto
il quadro dai “nipoti” mancianesi sotto lo sguardo insieme
severo e amorevole dei loro “nonni”. Nel contempo è stato
pubblicato un opuscolo, in bella veste tipografica dal titolo
“Gli Apostoli” con articoli del sottoscritto, di Alfio Cavoli e di
Lilio Niccolai (che l’ha curato) dopo una prefazione di don
Lido Lodolini. In questo periodo la notevole opera di Paride
Pascucci esposta nella parrocchiale è stata visitata da
migliaia di persone (solo nel registro posto vicino al quadro
risultano oltre duemila visitatori, la maggior parte dei quali
ha rilasciato espressioni ammirate di plauso e di compiacimento). Inoltre don Lido ha preso contatti con la Banca di
Credito Cooperativo di Saturnia perché anche il “Venerdì
Santo”, altra opera di notevole rilievo di Paride Pascucci di
proprietà della Banca, fosse trasferito anche temporaneamente nella chiesa di Manciano, per poter formare una formidabile triade pascucciana di soggetto religioso con “Gli
Apostoli” e il “S. Leonardo”, che campeggia sull’altar maggiore. Si rendono necessari i permessi della competente
Soprintendenza ai Beni Artistici di Siena per poter arrivare a
di Mancian
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999
di Manciano
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conclusione ed urge nel contempo un’altra proroga dalla
Galleria d’Arte Moderna di Roma per il quadro de “Gli
Apostoli”.
Ma la nuova iniziativa, che dovrebbe essere affiancata ad un
Convegno di studi su Paride Pascucci, se realizzata, costituirebbe certo un forte richiamo culturale e turistico. Ci
auguriamo perciò che la proposta possa arrivare in porto nel
migliore dei modi e possa preludere ad ulteriori azioni, tali da
divenire significativi riferimenti culturali e da valorizzare
ancor più quel pittore dal carattere così schivo che fu Paride
Pascucci.
“GLI APOSTOLI” DEL
P A S C U C C I A
M A N C I A N O :
UN’OCCASIONE
STRAORDINARIA
Andrea Granchi*
Il progetto della rinnovata Pinacoteca Aldi Pascucci
potrebbe avvalersi anche della fortunata circostanza,
peraltro in queste pagine giustamente ricordata, della
presenza di una delle opere fondamentali nel percorso
“sacro” di Paride Pascucci, quel lavoro di grande respiro
che è “Gli Apostoli” in cui, con i severi colori e il segno
pittorico dall’impasto caratteristico di quella sua prima
centrale maturità, il maestro mancianese descrive vividamente la rituale lavanda dei piedi che si effettuava
proprio nella chiesa del suo paese e che è richiamata
puntualmente nel bell’articolo di Angelo Biondi. La presenza straordinaria di questo dipinto potrebbe essere
anche la chiave per il possibile e auspicabile spostamento dell’altro capolavoro “La veglia del Venerdì
Santo”, attualmente ben collocata nella sede locale del
PASCUCCI
Credito Cooperativo ma la cui dislocazione, pur nella
migliore parete possibile e in condizioni di assoluta
“sicurezza”, non valorizza pienamente le potenzialità
dell’opera, anch’essa di grandi dimensioni, e che necessiterebbe di uno spazio di visione certamente più ampio
quale potrebbe essere quello offerto eventualmente da
una cappella, dalla navata di una chiesa o comunque da
una sala adeguatamente dimensionata.
Verrebbe quasi da sospettare, data la ragguardevole
misura con andamento orizzontale delle due tele, ed in
particolar modo di quella con “Gli Apostoli”, che il
Pascucci le abbia pensate davvero per la cattedrale di
Manciano, a far da corollario all’opera più giovanile con
“L’apparizione della Madonna a S. Leonardo” oggi giustamente collocata sull’altare maggiore. Non ci sono
prove certe di questo, si tratta solo di una suggestione,
ma una cosa sarebbe sicura: il costituirsi di una “trilogia
sacra” che avrebbe pochi raffronti in Italia. Un’aggiunta
di assoluto rilievo, si potrebbe ben dire, al già ricco patrimonio territoriale.
Noi abbiamo avuto il privilegio, con la direzione della
Soprintendenza di Siena, di poter osservare a lungo e
in modo ravvicinato, avendo a suo tempo compiuto su
di esse operazioni di manutenzione e restauro, due di
queste tre opere. Abbiamo quindi una precisa percezione della natura assolutamente singolare e del particolare vitalismo della materia pittorica del Pascucci
ed è impossibile non considerare come soprattutto tra
“La veglia” e “Gli Apostoli” vi siano delle affinità non
solo nella dimensione, ma anche nelle modalità tecnico esecutive e nei sentimenti espressi, entrambe
una solenne testimonianza della schietta, profonda
devozione della sua gente che egli, proprio in queste
due opere, ha voluto documentare per le future generazioni. Basterà soffermarsi ad osservare con attenzione la sequenza di stupefacenti ritratti che fanno da
corona alle dodici figure vestite di bianco anch’esse
UN SOGNO REALIZZATO
D. Lido Lodolini
Parroco di Manciano
caratterizzate da volti studiati nelle loro singolarità e
varietà, certamente con appunti o studi fatti dal vero.
Ognuno di essi ha certamente un nome e un cognome
ed è colto in un attimo di dinamica partecipazione
alla scena: i più giovani che fanno rispettosa ala alle
due estremità del dipinto, gli altri concittadini che
paiono quasi muoversi, tanto è vibrante il gesto pittorico di Pascucci, a guadagnare un posto nello scenario ormai affollato. E’ un grande, toccante ritratto del
popolo di Manciano descritto, senza mai rinunciare
alla qualità della pittura, in modo vivido e pieno di
carattere, e Paride non abbandonerà mai, è stato più
volte ricordato, quei valori severi, duri, talvolta tragici che caratterizzano lo spirito e l’umanità delle sue
genti. Vi è sempre in Pascucci una suprema idea dell’insieme e mai una mera somma di dettagli. Anche se
egli non rinuncia all’identità dei suoi concittadini di
allora: come ad esempio nel ritratto del Montechiari
una delle figure identificate con certezza, o nel bimbo
chierichetto in piedi in secondo piano cui delinea con
crudezza i piedi scalzi, o nella stessa sequenza dei
piedi ruvidi e già deformati dagli scarponi chiodati dei
contadini Apostoli. Come anche nel tenero particolare
del volto sorridente e sereno del bambino in primissimo piano che suona con gioia, un’occasione per lui
straordinaria, il “raganone”, o “rogolone” come veniva chiamato a Manciano e a Saturnia, il tradizionale
strumento a mano, di solito costruito artigianalmente
dai “babbi” e utilizzato una volta all’anno nella
Settimana Santa insieme alla “raganella”, per richiamare i fedeli alle funzioni religiose.
Sarebbe quindi oltremodo opportuno che, al più presto, le
autorità mancianesi trovassero un contatto con la
MARCO TISI 2002
LAMPI DI LUCE
Stella Morucci
L’Amministrazione Comunale ha mantenuto la promessa:
Manciano avrà ancora il suo Nuovo Cinema Moderno che per
la stagione 2007 presenterà, oltre a proiezioni cinematografiche di livello, un cartellone di rappresentazioni teatrali e
musicali. Ma per quanto i nostri amministratori riusciranno a
R. MAPPLETHORPE
Soprintendenza di Siena che può essere un partner affidabile e decisivo sia per lo spostamento che per la riunione delle
opere in questione. E posso dire che la dott.ssa Narcisa
Fargnoli funzionaria che ha competenza sulle opere mobili
del territorio mancianese, ha già più volte manifestato allo
scrivente interesse per un progetto organico che valorizzi in
loco le figure di Aldi e Pascucci, un unicum irripetibile nel
territorio. Non resta quindi, da parte delle autorità locali, che
avviare quel rapporto diretto più volte auspicato.
Mi associo quindi a tutti coloro che ritengono determinante
fare il possibile perché l’opera “Gli Apostoli”, possa rimanere il più a lungo possibile a Manciano e magari riunirsi nella
stessa chiesa che è stata lo scenario per la costruzione di
questo altissimo episodio pittorico, con l’altra legata al
“Venerdì Santo”, di cui fra l’altro la collezione del Comune
conserva un pregevole bozzetto preparatorio recentemente
revisionato, a far sì che la riordinata “Pinacoteca Aldi
Pascucci”, la possibile “trilogia sacra” in cattedrale e magari anche la “Collezione Aldi” di Saturnia, se la si vorrà nuovamente ricostituire, ritornino a rappresentare le “stanze” di
un grande museo del territorio unico in Italia, (da restituire
al godimento della propria gente e all’Europa).
* Titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze è
Ordinario della “Classe di Pittura” dell’Accademia delle Arti del Disegno fondata da Cosimo de’ Medici nel ‘500, quella stessa che per due volte attribuì a Paride Pascucci il premio Spranger. Ha ideato e curato per il Comune
di Firenze tre edizioni della rassegna internazionale del “Cinema d’Artista”
di cui una al Centro Pompidou di Parigi. Direttore tecnico dello “Studio” di
restauro di tradizione familiare (il padre noto operatore del Laboratorio
Restauri della Soprintendenza fiorentina ebbe l’incarico di intervenire sul
Crocifisso di Cimabue) è autore di varie pubblicazioni e cataloghi.
Appassionato cultore del nostro territorio ha redatto la guida “Le colline del
Fiora” in edizione tipografica e cinematografica (con M. Becattini) ed ha
elaborato per conto della BCC di Saturnia il progetto della “Collezione Aldi”
con la direzione della Soprintendenza di Siena
3
Il sogno di vedere esposto nella Chiesa Parrocchiale di San
Leonardo il quadro del Pascucci “Gli Apostoli” è diventato, lo
scorso anno, realtà. Dopo 97 anni la magnifica tela è tornata nella Chiesa dove era stata realizzata. Alcuni di noi vi possono scorgere i volti dei loro bisnonni, tutti possiamo ammirare tanti fratelli nella fede durante la suggestiva rievocazione del gesto di Gesù, che nell’ultima cena, come ci racconta l’evangelista Giovanni “…si alzò da tavola e depose le
vesti, e, preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita. Poi
versò l’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto” Gv
13, 4-5.
Anche oggi il Giovedì Santo ripetiamo questo atto grande di
umiltà e di amore del Signore.
Agli inizi del terzo millennio abbiamo bisogno di confrontarci
e di meditare su questo esempio del Signore Gesù per trovare la strada giusta del dialogo e della solidarietà tra i popoli, nel rispetto delle diversità culturali e di religione.
Speriamo di poter ammirare a lungo nella nostra Chiesa
questo magnifico dipinto del nostro illustre artista mancianese Paride Pascucci.
PASCUCCI
L. BIRNBAUM
gestire un servizio il cui bilancio è da anni costantemente
negativo? Per quanto, al fine di mantenere efficiente un punto
di riferimento culturale, un centro di aggregazione sociale ed
infine un mezzo di distinzione per il paese, il denaro che
potrebbe essere investito in attività materiali più produttive
sarà impegnato per riempire la cassa costantemente vuota di
un botteghino a cui rari spettatori si avvicinano? La memoria
storica del nostro intenso rapporto con il cinema Morini, quel
Nuovo Cinema Paradiso nostrano, è ancora viva ed è pervenuta alle giovani generazioni con un bagaglio di sapidi aneddoti, ma, da molto tempo, quel legame è reciso. Non è facile
spiegare tanta indifferenza nei confronti del nostro cinema.
Non credo sia solo e semplicemente la diffusione del digitale
che ha rivoluzionato produzione e distribuzione dei films, o
soltanto la tentacolare presenza del mezzo televisivo o il
costo del biglietto, granello di sabbia nella giostra di un consumismo sfrenato ad aver allontanato spettatori di ogni età
da un luogo confortevole, elegante e sapientemente gestito,
ma ciò che è grave è l’assenza costante dei giovani.
Parafrasando un’affermazione di Federico Fellini, sostengo
che la letteratura, il cinema, il teatro siano la possibilità di
entrare in un mondo che assomiglia alla vita stessa senza
essere la vita, che sembra un sogno, ma non è un sogno perché al tempo stesso parla di cose concrete e più vicine alla
vita: i grandi amori, le grandi avventure, le grandi emozioni.
Mentre sul grande schermo seguivo il capolavoro di Benigni
“La vita è bella” e la delicatezza del narratore leniva in me
l’angoscia del narrato, mi sentivo unita in un legame corale
con gli altri spettatori che avvertivano in quella sala cinematografica l’incantesimo e la sacralità di quel momento: quiete e angoscia, realtà e fantasia, speranza e disperazione che
assumevano un’evidenza straordinaria sullo sfondo di uno
schermo quando la penombra avvolgeva i nostri corpi e dilatava pensieri ed emozioni. Cosa manca dunque ai giovani
attesi spettatori del nostro cinema per fruire di quel mondo
dai colori tenui, di quegli improvvisi lampi di luce in atmosfere allusive e sfuggenti nell’affascinante mondo di incontri
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intensi e costruttivi? Io credo che ad essi non sia stato consentito, per un’educazione sbagliata da parte delle famiglie e
della scuola, di usare il mezzo televisivo con consapevolezza
e distacco. Infatti il dilagare di una TV deficiente è divenuta
una palude infida da cui non si possono tirar fuori coloro che
non hanno i mezzi per scegliere, per valutare. Il buon gusto si
educa certamente in famiglia sin dalla più tenera età, ma
nella scuola, dove chi è preposto all’insegnamento deve poter
disporre dei mezzi idonei per compiere il suo mandato, non
può mancare un esercizio costante di mediazione fra i richiami prepotenti che tendono scientemente a far divenire i giovani fruitori succubi di mode e un’opera decisa perché i
ragazzi divengano agenti della loro crescita. Non basta una
grande capacità di affabulazione per far vibrare le più alte
voci della prosa e della poesia al fine di educare al gusto
estetico, è necessario adoperare anche quel linguaggio persuasivo e potente che proviene da un palcoscenico e da uno
schermo. Quest’ultimo così persuasivo e potente (eppur disconosciuto dalla scuola se non in obsolete cineteche) da aver
cambiato le nostre vite e i nostri desideri. Il messaggio del
cinema ha infatti inventato il divismo trasformando le persone comuni in divi cioè dèi, esseri unici, ognuno espressione
di inimitabile bellezza che emanano erotismo mistero seduzione sogno. Il cinema come arte dunque, ma anche cinema
come insostituibile sussidio alla conoscenza di una realtà
sociale e storica come quella attuale in continuo evolversi, in
inarrestabile fermento. Quella realtà a cui la scuola deve
aprirsi per permeare l’aria che i ragazzi respirano e assolvere il suo compito di scuola del presente per il futuro. Al festival di Venezia (settembre 2006) sono stati presentati due
films “La stella che non c’è” e “Nuovo mondo”, a quest’ultimo è stato attribuito il premio speciale “Opera prima”. Essi,
al di là degli eccellenti mezzi scenici di cui si avvale la narrazione, dimostrano essere ambedue validi mezzi didattici. Il
primo sulla conoscenza della Cina, non solo come colosso
industriale che si è affacciato prepotente al nostro orizzonte,
ma come terra di uomini e di sentimenti (come tutte le terre);
il secondo sulla emigrazione verso l’America di una famiglia
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DALL’AGGREGAZIONE DELLE SCUOLE SUPERIORI DI
MANCIANO ALLO “ZUCCARELLI” DI PITIGLIANO
Angelo Biondi
Il prof. Angelo Biondi, per lunghi anni Dirigente Scolastico
dell’Istituto “Zuccarelli” di Pitigliano, comprendente le
sezioni associate del Liceo Scientifico e dell’ITIS di
Manciano, dal 1 settembre del 2006 è andato in pensione,
cogliendoci un po’ di sorpresa. A lui abbiamo chiesto di
tracciare un quadro delle Scuole Superiori mancianesi
negli anni della sua Presidenza, che ha visto la riorganizzazione scolastica e il passaggio delle due Sezioni mancianesi, prima dipendenti da Scuole diverse, all’Istituto
Statale d’Istruzione Superiore (ISIS) “Francesco
Zuccarelli”, sotto un’unica Presidenza, compreso l’ITCG di
Pitigliano.
Nel 1998 con la riforma che modificò profondamente l’assetto della Scuola Superiore, riordinandola su base territoriale, l’Istituto Commerciale e per Geometri “Zuccarelli” di
Pitigliano lasciò la sua consistente sezione staccata del
Commerciale di Albinia per aggregare le due più piccole
sezioni del Liceo Scientifico e dell’ITIS per Chimici di
Manciano, prendendo un nome dalla sigla impossibile:
ISICSMT “Francesco Zuccarelli” (meglio perciò usare la più
sbrigativa sigla generale ISIS). Ricordo ancora le assemblee
e le vivaci discussioni intorno alla nuova organizzazione scolastica, dalle quali emergevano in loco due distinte posizioni: mentre l’ITIS era ben lieto di aggregarsi allo “Zuccarelli”
nella speranza di scongiurare la sua chiusura, auspicata
proprio dall’ITIS di Grosseto da cui allora dipendeva, notevoli erano i dubbi e le perplessità del Liceo Scientifico, perché
non era facile passare dal Liceo Classico di Orbetello della
PASCUCCI
JOSEPH BEUYS
proveniente dal più arcaico entroterra della Sicilia agli inizi
del ‘900 dunque quanto mai efficace per farci capire che ogni
migrazione ieri e oggi è sinonimo di sofferenza. Rare sono le
voci narranti nella letteratura e nella storia atte a penetrare,
come quelle immagini e quei dialoghi, il nostro animo e liberarlo dalla significazione di “diverso” che si dà ad un altro
uomo. Credo infatti che le espressioni di razzismo dilagante
negli stadi e sui muri delle città, di cui finalmente si sta prendendo coscienza, siano originate dalla ignoranza di chi non
ha recepito culturalmente le immani tragedie della storia e di
quelle espressioni molti giovani, sia che disegnino una svastica sia che si avvolgano il volto con un kefia, si fanno scudo
per nascondere la loro ignoranza, per poter avere quella visibilità culturale che nessuno li ha aiutati a raggiungere.
Cinema e teatro non come artefatti della vita, ma vita stessa
che pulsa da un telo bianco o sulle tavole di un palcoscenico, mezzi per approfondire notizie, ma soprattutto per affinare la nostra percezione, la nostra memoria, l’immaginazione
e l’emozione. Infatti là dove l’immaginario diviene simbolo e
metafora non mettono le loro radici la noia e l’afasia sentimentale che sono le peggiori artefici di quei comportamenti
giovanili che ci sconcertano, talvolta ci sconvolgono, ma che
io valuto essere frutto di sofferenza e solitudine.
stessa area umanistica alla coesistenza con un Istituto di
area tecnica, ma anche perché, sotto sotto, non era vista di
buon occhio una aggregazione a Pitigliano (per di più con un
Preside ritenuto “pitiglianese”). Il sottoscritto, che non
mancò di chiarire che le sezioni mancianesi sarebbero state
trattate alla pari, si sforzò subito di creare condizioni valide
di coesistenza tra i vari indirizzi del nuovo Istituto, pur nella
necessaria impostazione di un conduzione unitaria; nel contempo ereditò una situazione molto difficile per la sede del
Liceo Scientifico, mentre quella dell’ITIS era passabile, benché bisognosa di aggiornamento soprattutto nelle attrezzature. I locali del Liceo Scientifico erano posti nell’ala bassa
della Scuola Media, su via dell’Imposto (ora Largo
D’Antona); soffrivano di umidità (le aule erano sotto un terrapieno), erano privi di alcuni essenziali requisiti per essere in linea con le norme di sicurezza e soprattutto si allagavano periodicamente, quando le piogge si facevano più insistenti. Dotare il Liceo Scientifico di Manciano di una sede
idonea fu il primo significativo banco di prova della collaborazione tra la Presidenza della Scuola e gli Enti Locali:
Comune e Amministrazione Provinciale. Dopo aver rintuzzato con decisione il tentativo di qualche funzionario della
Provincia di risolvere il problema con alcuni adeguamenti,
che sarebbero stati un inutile palliativo, insieme
all’Amministrazione Comunale identificammo nel fatiscente
edificio delle ex Scuole Elementari di piazza Garibaldi (già
sede USL) la soluzione, che aveva bisogno di essere ben
supportata perché i tempi fossero brevi. I problemi più gravi
si presentarono, al solito, sotto il profilo finanziario: la
Provincia poteva mettere a disposizione le somme per l’adeguamento della vecchia sede, ma insufficienti per la nuova,
il Comune aveva uno stanziamento soprattutto per il tetto.
Mettendoci insieme riuscimmo in un’impresa apparentemente semplice, in realtà piuttosto difficile per gli ostacoli
burocratici sempre in agguato: creare le opportune sinergie,
utilizzando fondi di amministrazioni diverse per lo stesso
fine, facendo combaciare progetti diversi in relazione alle
esigenze presentate dalla scuola, escogitando idonee soluzioni. In questo caso fu notevole la collaborazione di Comune
e Provincia tra loro e con la Scuola e si arrivò così all’inaugurazione della nuova sede agli inizi dell’anno scolastico
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2002-2003, ottenendo tra l’altro un duplice obiettivo: una
sede finalmente idonea per il Liceo Scientifico e il recupero
di un edificio storico di una certa dignità architettonica,
avviato al degrado. La Scuola otteneva anche un altro risultato; la vicinanza delle due sezioni dell’ITIS e del Liceo
Scientifico consentiva nell’immediato l’uso della palestra
comunale senza perdite di tempo nei trasferimenti, in prospettiva la possibilità di un uso integrato dei laboratori. Si
deve ricordare che anche la palestra è stata poi oggetto di un
intervento dell’Ente Locale per recuperare i requisiti fondamentali di agibilità. Nel frattempo si operava a tappe uno
svecchiamento graduale delle dotazioni dell’ITIS, a cominciare dal Laboratorio di Informatica, mentre la Presidenza
coglieva al volo la possibilità di farsi assegnare dal Ministero
un posto di Ufficio Tecnico per la piccola sezione dell’ITIS,
che poi si è rivelato utile per tutta la Scuola. Il Laboratorio di
Chimica, basilare nella formazione degli alunni di tale indirizzo, è stato migliorato un po’ alla volta nelle dotazioni,
compreso l’oneroso acquisto di armadi blindati, dotati di
dispositivi di sicurezza per lo stoccaggio di reagenti e materiali chimici; in quest’ultimo periodo lo stesso Laboratorio e
l’edificio dell’ITIS sono oggetto di intervento da parte della
Provincia per l’adeguamento alle norme antincendio. Sotto il
profilo didattico molteplici sono state le iniziative che hanno
trovato regolare collocazione nel POF anno per anno e che
sarebbe qui troppo lungo elencare. Vanno però ricordate
alcune attività per il loro particolare rilievo: il Corso per l’educazione all’autoimprenditorialità, su cui il sottoscritto ha
insistito molto, mancando nella zona qualunque iniziativa
che fornisse ai nostri giovani cognizioni e pratiche per il possibile esercizio futuro di attività imprenditoriali; questo
Corso ha investito le classi quarte e quinte di tutta la Scuola
sia a Pitigliano che a Manciano, differenziandosi opportunamente a seconda dei diversi indirizzi (Commerciale,
Geometri, Chimici, Liceo Scientifico). Importante è stata
anche l’iniziativa del Corso di Inglese in Gran Bretagna, iniziato dalla prof.ssa Querci e continuato con impegno dalla
prof.ssa Liuzzi (e dalle prof.sse Giannelli e Giocasta a
Pitigliano). Il Corso, effettuato per vari anni ai primi di settembre, ha aiutato molti ragazzi a rafforzare la loro conoscenza dell’inglese, oggi così indispensabile. Non sono mancati, nei limiti del possibile, corsi di approfondimento della
ABSALON
PASCUCCI
lingua italiana per alunni stranieri iscritti alla Scuola, una
necessità sempre più impellente, considerando l’aumento
evidente di studenti stranieri nella nostra Scuola negli ultimi due-tre anni (da paesi di lingua spagnola, rumeni,
marocchini); in proposito va tenuta in considerazione l’adesione all’iniziativa “Scrittori di pace”, curata soprattutto
dalla prof.ssa Modesti. Negli ultimi due anni si è realizzata
una specifica progettazione per un alunno disabile (o diversamente abile, come ora si usa dire) iscritto all’ITIS, con un
“Progetto Diogene”, evolutosi poi in un “Progetto Ambrosia”,
che può diventare un buon modello per l’attività del sostegno non solo per altri casi nella nostra Scuola, ma anche per
altre Scuole della Provincia. Infatti il Progetto Diogene prevedeva un particolare percorso per l’alunno disabile, che coinvolgeva anche il Centro Impiego di Manciano e operava una
stretta collaborazione con la Scuola Media di provenienza
per il miglior inserimento possibile all’ITIS (di particolare
aiuto è stato il prof. Lenzo, valido docente di sostegno dell’alunno nella Scuola dell’obbligo). L’esperienza si è evoluta
quest’anno nel “Progetto Ambrosia”, che prevede una collaborazione con l’Istituto Professionale Alberghiero di Grosseto
atta ad avviare una qualificazione dell’alunno disabile, che
lo possa portare anche a sbocchi futuri di lavoro. Progetti
simili sono ancora pochi a livello nazionale e il nostro è il
primo del genere in Provincia di Grosseto. Riguardo ad attività dirette verso l’esterno si deve senz’altro ricordare l’IFTS
per formare “tecnici del termalismo”, realizzato dal 2001 al
2003 in collaborazione con l’Associazione Industriali, le
Università di Pisa e di Siena, le Terme di Saturnia, la
Provincia di Grosseto e vari altri Enti ed Associazioni. L’IFTS,
realizzato presso l’ITIS, utilizzandone aule, laboratori e strutture, ha avuto un buon riscontro e i corsisti che si sono
seriamente impegnati hanno poi trovato uno sbocco di lavoro. Nelle sezioni associate di Manciano dell’ISIS “Zuccarelli”
si è riscontrata una discreta collaborazione con la maggior
parte degli insegnanti e del personale ATA e si deve sottolineare il valido e costante aiuto e cooperazione forniti dai
Collaboratori del Dirigente Scolastico: il prof. Enzo Sbrolli
prima e poi la prof.ssa Diana Giacobini per il Liceo
Scientifico, il prof. Lodovico Musiari per l’ITIS, a cui si deve
di Mancian
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di Manciano
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aggiungere la grande disponibilità dell’assistente Fiamma
Detti e dell’ITP Claudio Paganucci, responsabile dell’Ufficio
Tecnico. Il lavoro svolto in questi anni ha ottenuto un buon
riscontro con il consolidamento e la crescita delle sezioni di
Manciano; l’ITIS, ereditato a rischio di chiusura e con una
classe in meno, ha recuperato nel tempo le sue cinque classi e vive in tranquillità con tutte le condizioni per mantenerle; il Liceo Scientifico non solo ha recuperato una classe che
un anno non si era formata, ma negli ultimi tre anni ha registrato un consistente incremento, tanto che quest’anno si
sono formate per la prima volta due classi prime, portando
il numero degli alunni iscritti al picco di 115, ben oltre la
fatidica soglia di 100, mai superata prima. Si pone già il problema di trovare altri spazi per il Liceo Scientifico, che
comincia a diventare insufficiente, essendo stato necessario
già quest’anno razionalizzare al massimo quelli esistenti,
con qualche sacrificio. Su queste basi auguro al mio successore nella Presidenza dell’ISIS “Zuccarelli”: prof. Enzo
Sbrolli, che ben conosce la nostra Scuola, di poter proseguire nell’ambito dei buoni risultati finora raggiunti.
UN’INIZIATIVA DI
INTEGRAZIONE
S O C I A L E
La riabilitazione psicosociale rappresenta un percorso che
accompagna la persona da una situazione di malattia e di
carenza in vari ambiti della vita verso il maggior grado possibile di espressione individuale, offrendo al soggetto la possibilità di confrontarsi gradualmente con le proprie necessità e con le richieste dell’ambiente.
Nell’ambito di questo panorama il Gruppo Sportivo “Lo
Scandilo”, sorto nel marzo del 2001, si dimostra un valido
strumento per il raggiungimento dei fini riabilitativi dei quali
si occupa l’Unità Funzionale di Salute Mentale Adulti del
Distretto Zona 2 di Orbetello.
I risultati che il Gruppo Sportivo persegue consistono nel:
- consolidamento delle capacità relazionali tramite l’attività
ABSALON
PASCUCCI
GIANNI ROCCA 2000
sportiva di gruppo, che presuppone la condivisione delle difficoltà, recuperando schemi di comportamento adeguati,
nonché la fiducia in se stessi e nei propri mezzi.
- sperimentazione di rapporti spontanei e nuovi in una situazione parzialmente protetta.
- ampliamento della rete sociale attraverso la sensibilizzazione e la collaborazione dei vari Enti presenti nel territorio
locale.
In linea con gli obiettivi in questione il 9 gennaio scorso è
stato disputato a Capalbio, sul campo sportivo “Silvio
Tronchetti Provera” di Borgo Carige, il quadrangolare di calcetto che ha visto come protagonisti l’Associazione Sportiva
“Lo Scandilo”, la NIV (Nazionale Italiana Velisti), il CRO
(Circolo Ricreativo Ospedaliero) di Orbetello e la Seleçao
Sacerdoti Italia.
La manifestazione, chiamata “Sportivamente in Maremma”
dagli organizzatori del Distretto “Colline dell’Albegna”, è
stata caratterizzata da un’ottica solidale assolutamente
innovativa in relazione all’integrazione sociale di persone
con problemi di salute mentale.
Il primo posto è stato conquistato dallo Scandilo ai rigori 6 a
5 sulla Nazionale Velisti, alla quale è stato assegnato il
secondo premio. La terza posizione è andata alla Nazionale
Sacerdoti e il quarto premio è stato ritirato dal Circolo
Ricreativo Ospedaliero di Orbetello.
Tutti i Comuni del Distretto “Colline dell’Albegna” hanno dato
il patrocinio per la realizzazione di questa manifestazione e
il Comune di Capalbio e di Monte Argentario hanno anche
offerto un contributo per l’organizzazione.
Diversi enti privati si sono uniti per offrire un contribuito
materiale finalizzato alla realizzazione di questo momento di
solidarietà.
Il quadrangolare di calcetto ha visto la partecipazione delle
seguenti personalità: Assessore al Sociale di Orbetello
Erasmo Scotto, Assessore allo Sport di Orbetello Pietro
Carotti, Direttore del Distretto D.ssa Paola Bonini, Dott.ssa
Renza Capaccioli e Piergiorgio Pierfederici, Assessore Sanità
DIFFERENZIARE,
U N I N U T I L E
E S E R C I Z I O ?
del Comune di Monte Argentario Dott. Giuseppe Di Santi,
Presidente Lega Calcio UISP Dott. Luzzetti, Sindaco di
Capalbio Lucia Biagi, ViceSindaco di Capalbio Luigi
Bellumori, Nadia Burlandi e Sergio Innocenti del Comune di
Capalbio, Comincio Migliorino e Andrea Giani del C.R.O.,
Dott. Enrico Agosti del Centro Diurno dell’ASL ROMA/E, Dott.
Filippo Brogi del Distretto “Colline dell’Albegna”, Dott.
Rodolfo Amati come tecnico impianto audio e Luca Terrosi
della Cooperativa “Uscita di Sicurezza”.
Al termine della partita si è svolta la premiazione presso la
sala polifunzionale dell’Impianto Sportivo e alle h. 18 un
dibattito coordinato dal ViceSindaco di Capalbio con il saluto iniziale del Sindaco. Sono intervenuti il Dott. Filippo Brogi,
medico psichiatra del Distretto Zona 2, che ha illustrato l’esperienza del calcio come terapia riabilitativa attuata in
Maremma, il Dott. Enrico Agosti, psicologo della ASL E di
Roma, che ha parlato della terapia con la barca a vela realizzata presso il Centro Diurno di Via Montesanto, 71 grazie
anche alla stretta collaborazione con la NIV.
Infine c’è stata la testimonianza di Giovanni Costanzo, una
persona che ha raccontato i grandi benefici ottenuti con l’esperienza del calcetto.
Questa manifestazione ha dimostrato che grazie alla collaborazione di vari soggetti ed Enti della rete sociale, che si
attivano e si mettono in relazione, è possibile concretizzare
un’opera di integrazione sociale, sensibilizzazione ed informazione, stimolando la nascita di nuovi progetti da condividere e realizzare, nonché la riconquista di una dimensione
sociale da parte dei singoli, che hanno la possibilità di rivalutare la propria esistenza integrandosi sempre più con
l’ambiente e il contesto di appartenenza.
PASCUCCI
S. RICKETT
JOSEPH BEUYS
RIFIUTI URBANI
E …
A L T R I
RACCOLTA DIFFERENZIATA
Gileo Galli
Sono argomenti che scottano. Smaltimento e distruzione dei
rifiuti. Grandi problemi degli esperti, degli scienziati, ma
soprattutto dei pubblici amministratori, i quali spesso si trovano in serie difficoltà. Come è noto, nessuno vorrebbe discariche nelle vicinanze della propria città, né inceneritori o cogeneratori , di cui oggi tanto si parla. Di questi ultimi c’è chi dice
che sono indispensabili, che arrecano meno danno possibile
all’ambiente, vi sono invece comitati di protesta che asseriscono il contrario. Indovinala grillo! Ognuno sente giusta la propria verità, spesso senza volerla confrontare con quella di altri.
Dicono gli studiosi in materia che sarebbe bene produrre il
meno possibile rifiuti di qualsiasi genere e questa indubbiamente è la migliore ricetta. Ed un altro rimedio esiste per rendere più snello ed anche meno costoso il problema, tramite la
raccolta differenziata e quindi il riciclo di materiale recuperato.
Da una recente trasmissione televisiva di Corrado Augias risulta che detta raccolta viene effettuata nel Nord Italia al 35%, al
Centro il 18%, al Sud l’8%. Da questi dati si evidenzia quanto
sia poco sentita una cosa tanto pubblicizzata e raccomandata,
per quanto utile.
Eppure non è un lavoro difficile e nemmeno sacrificato, mettere negli appositi cassonetti adibiti a materiale diverso, basta
un po’ di buona volontà! C’è invece gente che getta tutto nei
contenitori dei rifiuti non riciclabili. Alcuni dicendo che sono
stati rimossi i cassonetti e rimangono troppo distanti, e non
considerano che tali rimozioni sono a volte di natura tecnica
per facilitare la raccolta o perché l’Ente pubblico deve stare in
regola con il C.d.S.. Ci sono automobilisti che transitando sulle
strade extraurbane lasciano immondizia sulle banchine. E pensare che a causa della mancata volontà o per la negligenza,
oltre al degrado dell’ambiente corre un costo maggiore a carico di tutta la collettività.
A ragione c’è da domandarsi quale cultura civile si sta vivendo!
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A parte la impossibile dislocazione, che più infelice non si
può, di alcuni cassonetti che sono di serio intralcio al traffico e che, se non svuotati quotidianamente, diventano un
“suggestivo immondezzaio”, alcuni cittadini di Saturnia
si chiedono e ci chiedono se è vero che il loro impegno
di differenziare la raccolta dei rifiuti, diventi un’ozioso ed
inutile esercizio. Avanzano cioè il dubbio che tutto, vetro,
carta, plastica ed organici, finisca in un unico grande calderone, insieme ai rifiuti indifferenziati, con buona pace
del loro senso civico, e in barba agli inviti che ormai provengono da tutto il mondo. Noi crediamo che si tratti di
cattivi pensieri di soliti malpensanti verso le pubbliche
amministrazioni. Ma se i malinformati avessero ragione?
Sarebbe davvero uno scherzo di cattivo gusto. Sarà meglio
chiedere conferme a chi ne sa più di noi: l’assessore
all’Ambiente e il COSECA.
UN CONTRIBUTO DI
C I V I L T À
Marcello Santarelli, Governatore della Confraternita di Misericordia
La Confraternita di Misericordia di Manciano, è un’associazione storica di volontariato sorta nel 1591. Per iniziativa
principale del sig. Benedetto Meloni, il 3 maggio 1890, si ha
la trasformazione della secolare “Compagnia del SS.
Sacramento” in “Compagnia del SS. Sacramento e
Misericordia” con il fine di assistere gli ammalati e trasportarli agli ospedali, e per dare decorosa sepoltura ai defunti.
Questa iniziativa nacque dall’esempio delle Confraternite
delle Misericordie, che, soprattutto in Toscana, avevano da
secoli una notevole diffusione. Iniziò la sua attività con una
barella a spalla e dal 1890 al 1899 riuscì a compiere 443
servizi. Nel 1901 si provvide a sostituire la barella con un
carro-lettiga trainato da cavalli in grado di compiere viaggi
anche di 70 km. Nel 1921 per volere del Magistrato e con il
PASCUCCI
ADRIAN PACI
contributo della popolazione venne acquistata la prima autolettiga che rendeva i servizi più comodi, ma soprattutto più
veloci. Nel 1929 inizia la costruzione del palazzo come sede
propria dell’Associazione. Nel 1974 il corpo sociale
dell’Associazione approva il nuovo statuto e varia il nome da
“Compagnia del SS. Sacramento e Misericordia” a
“Fraternita di Misericordia di Manciano”. Nel 1979 con l’avvento della riforma sanitaria l’Associazione dovette far fronte a sempre maggiori richieste di intervento acquistando
nuovi e più moderni mezzi di soccorso. Nel 1982 istituisce il
servizio di distribuzione delle casse funebri ai soli soci, e
quindi non per fini di lucro, ma con ulteriore contributo agli
interventi di carattere sociale. La chiusura dell’Ospedale Aldi
Mai e l’istituzione del 118 obbligarono la Fraternita in un
gravoso impegno dimostrando capacità di intervento e
attenzione ai problemi sociali. Furono organizzati corsi di
pronto soccorso per i cinquanta volontari e acquistati nuovi
mezzi per le emergenze. Attualmente la Misericordia di
Manciano garantisce il servizio di 118 per il Comune di
Manciano, e la postazione di 118 presso l’Ospedale di
Pitigliano per i Comuni di Sorano e Pitigliano. Il nostro parco
macchine è costituito da 7 ambulanze, 6 autovetture e 2
autofunebri. Effettuiamo trasporti sanitari, sociali e funebri
su tutto il territorio nazionale. Un’ambulanza con nostri
volontari è sempre presente alle partite di calcio delle squadre di Manciano, Montemerano e Marsiliana. Siamo presenti durante le corse ciclistiche e le varie manifestazioni organizzate dalle diverse Pro Loco e dalle sezioni AVIS di
Manciano e Sorano. Spesso vengono organizzati corsi di
aggiornamento di primo e secondo livello, tenuti generalmente dai medici del 118 della postazione di Manciano.
L’Associazione è finanziata dal contributo di circa 3.500
soci, dai viaggi sanitari che effettuiamo per conto della ASL
e di privati cittadini. Un notevole sostegno economico ci
viene dato dalla Banca di Credito Cooperativo di Saturnia,
dal Comune di Manciano, dalle Terme di Saturnia, dal
Caseificio Sociale di Manciano, dalla pro loco dei Poderi,
dall’ARCI di Manciano e da tanti soci che ci lasciano una
piccola offerta, segno del loro attaccamento
all’Associazione. Abbiamo personale volontario che si cura
degli ammalati e degli anziani, personale addetto alla cernita del vestiario ed altri che operano per attività caritative.
Siamo un’Associazione di ispirazione cristiana, che opera
per il bene degli altri. Il nostro personale e i nostri mezzi sono
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a disposizione per gravi calamità naturali come terremoti e
alluvioni. Svolgiamo una gran mole di lavoro sul territorio,
nell’anno 2006 abbiamo effettuato qualcosa come 4.556
interventi. Per il terzo anno consecutivo gestiamo un progetto di Servizio Civile per “Assistenza domiciliare leggera” alla
popolazione. Durante le ore diurne il personale è in grado di
rispondere a varie esigenze della popolazione di Manciano
come: spesa assistita, servizio pronto farmaco, disbrigo pratiche burocratiche, sostegno psicologico, ecc… Durante il
2005 sono stati effettuati 2.350 interventi. Siamo lontani dai
grandi ospedali con una popolazione in prevalenza in età
avanzata o anziana. Per dare un’assistenza adeguata ci servono mezzi efficienti e tanti volontari. Per questo, invito tutti,
senza distinzione di sesso o età, ma soprattutto i giovani,
che sono il nostro futuro, ad avvicinarsi alla Misericordia per
dare il loro contributo di volontariato. Sarete bene accolti,
imparerete cosa significa fare del bene agli altri, a persone
che stanno male e spesso non sanno a chi rivolgersi, ma che
vi ripagheranno con un grazie o con un semplice sorriso.
Si informa che dal 2 ottobre 2006 è attivo presso la
Fraternita di Misericordia di Manciano un servizio civile di assistenza “domiciliare leggera” alla popolazione.
In particolare, nelle ore diurne, il personale messo a
disposizione dall’Associazione sarà in grado di rispondere a varie esigenze della popolazione di Manciano,
come ad esempio:
accompagnamento e trasporto sociale;
spesa assistita;
supporto alle attività domiciliari alla persona;
disbrigo di pratiche burocratiche;
sostegno psicologico
Per usufruire di tale servizio sarà sufficiente telefonare
presso la sede della Fraternita ai seguenti numeri telefonici: 0564 620123 / 629751
4 0 O P E R E D I
GIULIANO CIOLFI
ESPOSTE NEL
PALAZZO COMUNALE
Il Comune di Manciano ha voluto celebrare l’opera e la
memoria dello scultore mancianese Giuliano Ciolfi con
una esposizione, all’interno del Palazzo Comunale, di
circa 40 opere, fra sculture e bassorilievi, tra le quali
alcune statue in marmo di ispirazione religiosa –
Profeta Elia, Giosuè a Gerico – e mitologica – Nausicaa,
Helena, Eolo.
Giuliano Ciolfi, scomparso il 29 maggio dello scorso
anno, era, infatti, nato a Manciano nel 1931 e si era
trasferito giovane a Torino, dove ha lavorato come insegnante, trovando il tempo per dedicarsi, da autodidatta, alla sua vera grande passione, la scultura. Ha iniziato con il legno per passare negli anni successivi
all’uso di materiali più nobili, soprattutto il marmo, fino
alla scoperta di pietre particolari, come l’arenaria con
la quale ha realizzato la splendida scultura informale
Primus Homo, esposta a Manciano di fronte all’ingresso delle scuole elementari. “Giuliano Ciolfi – come scrive la professoressa Sandra Lucarelli – ha sempre avuto
un rapporto di assimilazione con la materia scolpita,
per lui il marmo o la pietra è stata l’espressione della
sua stessa vita, una costante del proprio essere. La
polivalenza delle tematiche scandisce un ritmo sui
passi della classicità, figure che rappresentano un
messaggio nel tempo che si dipana come il gomitolo
della storia … Tutto ha un magnetismo calamitante
attorno al suo Autore, i personaggi non se ne discostano mai, lo rappresentano e lo interpretano in ogni
momento. E’ una pirandelliana reversibilità in cui
Autore e personaggio non possono fare a meno l’uno
dell’altro. La forma è finalmente liberata e rappresenta
l’equivalente dell’anima”.
Scultore “di salda e inattesa omogeneità”, come è stato
definito, capace di produrre immagini semplici dotate di
“un alto grado di comunicabilità”, Ciolfi aveva scelto di
trascorrere gli ultimi anni di vita a Manciano, cui era
rimasto lontano per oltre cinquant’anni, pur rimanendo
sempre profondamente legato al ricordo della sua
infanzia, della gente, del paesaggio, dell’ambiente e
della cultura. Ricordi che, come lui stesso diceva, gli
apparivano come sogni, i sogni che infine ha trasposto
nelle sue opere. “Abbiamo voluto dedicare questo
omaggio a Ciolfi – spiega l’assessore alla Cultura,
Daniele Pratesi – per celebrare la memoria di uno degli
artisti più illustri espressi dalla nostra comunità, benché vissuto per la maggior parte della propria vita fuori
Toscana. Il nostro impegno è quello della memoria, ma
anche della valorizzazione dell’opera di Ciolfi, sia nel
suo comune di origine che fuori. In questo modo abbiamo anche dato una risposta alla volontà della famiglia,
che ha più volte espresso il desiderio di poter lasciare
le opere di Ciolfi a Manciano, che poi è il luogo fisico e
spirituale dal quale l’artista ha tratto gran parte della
sua ispirazione”.
IL COMUNE DEDICA
UNA STRADA A
MARCO PANTANI
Si è tenuta sabato 17 febbraio, a Poggio Murella, la cerimonia con la quale il Comune ha intitolato una strada a Marco
Pantani, “per i suoi meriti sportivi e per la sua vicenda
umana, senza elevare giudizi, ma semplicemente celebrandolo per le emozioni che ci ha dato” come ha sottolineato il
sindaco, Rossano Galli.
Il Pirata, infatti, era di casa a Manciano. Molti lo ricordano a
caccia con gli amici, in bici con Massimiliano Lelli, allegro
nei momenti migliori della sua vita, taciturno quando le cose
hanno cominciato a girare male. Qui, nella piccola frazione
di Poggio Murella, Marco Pantani era soprattutto l’amico che
veniva in vacanza protetto dall’affetto e dalla discrezione
della gente. La sua tragica scomparsa, il 14 febbraio del
2004, ha lasciato un vuoto che si sente ancora tra la gente.
E infatti c’era tutto il paese a celebrare questo momento “di
grande emozione e, finalmente, poca retorica – ha commentato il padre, Paolo Fernando Pantani -. Ho vissuto tante iniziative di commemorazione da quando Marco ci ha lasciato,
ma mai come qui ho sentito l’affetto della gente”. C’erano
anche tanti amici del mondo della bici, insieme ad amministratori e giornalisti. La strada Pantani, manco a dirlo, è in
salita e passa vicino alla casa nella quale il pirata trascor-
nuova esperienza “con la volontà di dare un contributo
costruttivo di idee e iniziative affinché le pari opportunità in
senso lato siano davvero per tutti. Intendendo con questa
formula lo sforzo congiunto di istituzioni, cittadini, organi
preposti, ad affermare il diritto alle categorie più deboli,
quindi non solo le donne, ma anche le classi sociali più disagiate, gli immigrati, i più giovani, i disabili, gli anziani, ad
avere le stesse opportunità di accesso ad ogni manifestazione della vita sociale”.
A Mara Redi gli auguri di buon lavoro dalla redazione de “Lo
Strillone”
FIORA E ELSA
IN VIGORE IL DIVIETO
D I
P E S C A
A.P.S. Manciano 2000
L’A.P.S. Manciano 2000, società di pesca sportiva, rende
noto, a tutti i pescatori, l’attuazione di due progetti per la
salvaguardia dell’ittiofauna e del mantenimento dell’ambiente in due corsi d’acqua della zona. Da una collaborazione dei pescatori locali con l’Ente Provinciale (Sig.ra Ilaria
Caponi) ed il Comune di Manciano (Sig. Roberto Bulgarini),
è nata appunto l’idea della reintroduzione delle specie
acquatiche autoctone, con l’immissione di avannotti e la
regolamentazione specifica delle suddette zone. Le zone
interessate riguardano due tratti, rispettivamente del fiume
Fiora e del torrente Elsa. Nel Fiora sono stati immessi in
quantità sostanziosa esemplari di Barbo Canino, specie
autoctona ed in via di estinzione, nel tratto che va da “Fosso
bianco” fino al “Ponte di ferro” in località Scarcera. Nel torrente Elsa, invece, acqua classificata di categoria A, ovvero
a salmonoidi, si è provveduto ad immettere avannotti e piccoli esemplari di trota Fario nel tratto che va dal ponte sulla
strada provinciale 67 Campigliola, alla diga del “Vecchio
mulino Vignali”. Nei suddetti tratti, ovviamente, per un
periodo di due anni, è vietata la pesca, e sono state apposte
le tabelle, fornite dall’Ente Provinciale, che ne segnalano lo
stato e delimitano i confini.
M A R E M M A
CONVIVENZA DI PIÙ
MODI DI GODERSI
LA VITA
Andrea Arrighi
LETIZIA CARIELLO 2003
PASCUCCI
reva le vacanze. Una salita, spiega il padre, che a Marco
piacque fin da subito, tanto che decise di provarla in bici e
la faceva ogni vota che veniva qui. A segnalarla una targa in
marmo, su un palo al quale è appoggiata una bicicletta in
ferro battuto, lasciata come se Pantani avesse appena finito la “scalata” della salita. E anche questo “monumento” ha
una storia tutta sua: la bici è stata realizzata dalle Officine
Ragnini di Pitigliano, disegnata da Federico Ragnini, grande
appassionato di ciclismo, come il padre e il fratello, grande
ammiratore di Pantani.
All’organizzazione della manifestazione hanno collaborato,
con l’Amministrazione Comunale, la locale Pro Loco e la Soc.
Filarmonica “P. Mascagni”.
U N A N U O V A
PRESIDENTE PER LA
COMMISSIONE PARI
OPPORTUNITÀ
La Commissione Comunale per le Pari opportunità di
Manciano ha una nuova presidente. Si tratta di Mara Redi,
che subentra a Serena Bergamaschi, recentemente nominata assessore al Commercio e al Turismo dal sindaco
Rossano Galli. Resta invariata la composizione della
Commissione, che prevede 14 commissarie tra cui, di diritto, le consigliere comunali. Alla vicepresidenza è confermata Seila Bandiera.
Mara Redi, mancianese, imprenditrice agricola, gestisce un
agriturismo. Da tempo impegnata in politica affronta questa
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Sono ormai tre anni che faccio il pendolare tra Milano e quella che per me è un’altra grande “metropoli” formata da
Grosseto, Orbetello, Manciano, Saturnia, Capalbio, gli altri
paesi limitrofi fino ad arrivare nel viterbese. Ora ho deciso,
anche grazie alla nascita di un figlio, di far si che la mia base
sia soprattutto la Maremma. E’ qui che mi sembra di aver
trovato la convivenza di modi differenti di … godersi la vita.
Se può essere molto limitante pensare di vivere in un solo
piccolo paese come Manciano è invece molto stimolante
credere di vivere in un grande luogo dove ogni giorno, a
seconda del tempo libero a disposizione, si può scegliere di
star bene, godersi la vita o anche di lavorare. Recentemente
ho iniziato a esercitare la mia professione sia a Grosseto che
a Manciano, ma ho anche passato giornate a scrivere vicino
alla spiaggia della Feniglia o sul Monte Argentario. Forse è
grazie a queste possibilità che mi è venuto in mente che la
Maremma stessa, almeno per come la vivo io e le persone
che più frequento, mi è apparsa come una “convivenza pacifica del buon vivere”, simile ad un luogo dove più culture
possono dialogare tra loro nel rispetto delle reciproche differenze. Anche le “antipatie” avvertibili tra gli abitanti dei vari
paesi mi sembra siano espresse in un modo amichevolmente violento: è come una conflittualità fatta di simpatia, una
sorta di competizione goliardica analoga a quella tra pisani
e livornesi descritta dagli esilaranti titoloni del
“Vernacoliere”. Credo che sia quindi un insieme di possibilità a rendere così piacevole questo luogo o insieme di luoghi:
se una persona abita a Manciano o a Pitigliano, ma anche a
Poggio Murella, può decidere di passare i giorni festivi, ma
anche il dopo-lavoro, o la serata, a seconda della stagione,
a farsi un bagno nelle calde acque di Saturnia, sulle spiagge
dell’Osa, al lago di Bolsena, o sulla montagna, raggiungendo
in breve tempo l’Amiata. Anche il cibo riesce ad essere
abbondante ed economico, quasi dovunque, ed i ristoranti
da segnalare sarebbero diversi. Le occasioni culturali non
di Mancian
lo strillone manciano.qxp
di Manciano
21 04 2007
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mancano: a parte i tanti paesini maremmani e della Tuscia
ricchi di storia e di centri storici incantevoli, trovo spesso
dibattiti, iniziative, feste e festival teatrali che non mi lasciano tempo per rimpiangere le grandi città in cui ho vissuto,
Milano ed anche New York. E se a volte l’atmosfera della
metropoli mi manca, arrivo a comprendere, in questa
“metropoli maremmana” perfino Roma vista come capolinea
di una ipotetica rete di luoghi collegati tra loro. Una sera
siamo andati addirittura al cinema nella capitale; non è così
comodo, ma si può fare.
A QUANDO LE
QUOTE AZZURRE?
Licia Bianchini Lucchini
Il 4 novembre dello scorso anno sono stata invitata ad un
incontro di donne. A parte i primi sguardi curiosi ed io, come
sempre in queste occasioni, dubbiosa di poter trasmettere le
emozioni del mio cuore. Dunque si inizia con la esposizione
di analisi e cronache delle conquiste delle Donne. Si sono
alternate sul palco quattro Donne intelligenti e persuasive
nonché la Presidente della Commissione per le Pari
Opportunità, e recentemente promossa all’importante incarico di assessore al Commercio e al Turismo, signora Serena
Bergamaschi. Conosco da tempo questa piccola Donna volitiva che è assurta a traguardi preziosi nonostante l’impegno
diuturno di lavoro e della famiglia. Le Donne non dovrebbero mai arrendersi e, ammirata da tanto coraggio, auguro a
Serena i migliori anni avvenire. Dunque “Le Donne” protagoniste nei secoli di dedizione, coraggio e altruismo. Anch’io, a
soli 16 anni provai questo, scegliendo di donare impegno e
amore nella collaborazione con i due Tenenti che, interrompendo i miei sogni di fanciulla, mi presero per mano, facendomi toccare i toni più alti dell’amore patrio. Alle Donne di
oggi, dal piccolo esempio della mia esperienza, vorrei dire di
non sentirsi sole; loro hanno creato da sempre la vita e per
sempre porteranno in grembo il futuro. Troppe poche tra noi,
sono chiamate “Le quote rosa”. Cercate di superare quelle
maschili che, non ho capito perché, siedono sempre sugli
scranni più alti. Sono stata e con orgoglio mi vanto d’essere
stata una “partigiana combattente”. Se, poi, il combattimento si veste di rosa, è più dolce e il sogno rimane per tutta
la vita.
Donna
Donna come grembo
del mondo
come sorriso del sole
come lucente stella.
Donna come
pace misericordiosa
tra gli smarriti,
conforto
madre nell’indifferenza.
Donna come amore
come sofferta maternità.
Donna amata, disprezzata,
dolcezza di donna
carezze di donna
nata da un progetto Divino
luce del mondo.
WWW.LASPIADELLAMAREMMA.COM
Spett.le Redazione de “Lo Strillone”, un po’ per gioco un po’
per curiosità ho messo online un forum di discussione, gratuito e senza scopo di lucro, dedicato al paese di Manciano
(www.laspiadellamaremma.com): mi piacerebbe, attraverso
il vostro spazio, poter dare un po’ di visibilità a questo mio
piccolo progetto e perché no “reclutare” moderatori e utenti
attivi.
Grazie per l’attenzione, Paolo Bergamaschi
LO SCOGLIO DI
MACCHIATONDA
Antonio Masotti
SENTIRTI PIÙ DONNA
Sante Garosi
Ti dipingerò
con la fantasia
donna,
ma sei bambina.
Piangi per un bacio
sulle labbra,
quando c’è chi soffre
una vita
per la sua libertà.
Apri le braccia,
accogli l’amore
senza paura.
Difendi il tuo pudore,
ma lasciati accarezzare
dalla fantasia.
Abbandonati al piacere
di sentirti più donna.
PASCUCCI
PIA STADTBÄUMER
TRAMONTO A MANCIANO
Sante Garosi
Quando il tramonto
illumina il mio paese,
come d’incanto,
baciate dal sole
s’accendono mille fiammelle
che rivolte verso l’Argentario
dominano quel colle
a me tanto caro.
All’imbrunire
l’aria calda dei tetti
evapora... col mio dolore.
Poi a tarda ora
tutto tace.
7
Nel frugare tra vecchi documenti mi è capitato di vedere una
“cartografia” del 1815, relativa allo stato delle Province e
dei Comuni del Granducato di Toscana, dopo la
Restaurazione dell’Impero napoleonico. Ho notato che in
quel periodo, il territorio di Manciano si estendeva sino al
mare, e comprendeva proprio quel tratto di spiaggia che
adesso è compreso nel Comune di Capalbio. Quindi,
Manciano è stato un comune rivierasco.
Premesso questo, e considerato che nel tratto di mare fra
Giannutri e la spiaggia di Capalbio c’è un isolotto chiamato
“Formica di Burano”, la domanda che mi assilla da qualche
tempo è questa: a chi appartiene quell’isolotto (i capalbiesi
lo chiamano familiarmente “lo Scoglio”), adesso che
Capalbio non è sotto Manciano (e neanche più frazione
d’Orbetello) ed è Comune per conto proprio dal 1960?
Capalbio pare che non ne sappia nulla. Orbetello dice che
non ha competenze territoriali su isole di alcun genere. A
Monte Argentario sembra che appartengano soltanto le isole
sottocosta. Ho provato e riprovato a telefonare al Comune di
Isola del Giglio, ma pare che non abbiano ancora appreso
l’arte di rispondere al telefono – almeno entro due minuti. Mi
sono interessato presso la Capitaneria di Porto e presso la
Marina Militare: qualcuno mi ha risposto che quell’isola non
ha un’appartenenza specifica, che potrebbe appartenere al
demanio marittimo e che “scogli affioranti non edificabili
non sono trasmessi in gestione ad Enti territoriali locali”.
Con maggior certezza, ho saputo che si tratta di “uno Scoglio
che siede sopra un banco a fior d’acqua situato circa due
miglia discosto dal tombolo che chiude il Lago di Burano e
dal fortino di Macchiatonda, che gli resta di fronte. E’ l’isolotto più meridionale dell’Arcipelago toscano spettante al
Granducato. La sua posizione geografica sta nel grado 28°
59’ longitudine e 49° 23’ latitudine”. Poi sono venuto a
sapere che ha una superficie di circa 7.200 metri quadrati;
il suo fondale è subito profondo verso l’Argentario, mentre è
molto più piano e uniforme verso Civitavecchia. Quindi, una
persona bene informata – e anche di una certa elevatura
culturale – mi ha riferito che negli anni 1938-39-40-41,
questo scoglio fungeva da bersaglio alle esercitazioni di
bombardamento della Aeronautica militare, che usava finte
bombe di cemento, della lunghezza di circa 35 centimetri:
alcuni pescatori sub confermano l’esistenza di tali ordigni,
ancora presenti sul fondale.
Per ora non so altro, ma se qualcuno sapesse informarmi di
più e meglio, ciò servirebbe a farmi svanire un bel punto
interrogativo dalla testa e – perché no? – qualche ente territoriale locale potrebbe scoprire di “possedere” un isolotto
che a nessuno serve. Capalbio, Orbetello o Manciano? Chi?
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21 04 2007
11:13
Pagina 8
GORELLO MON AMOUR
ECCO ALCUNE CONSIDERAZIONI DELL’INCHIESTA
ARRIVATE ALLA REDAZIONE
DELLO STRILLONE
(N.B.: DALLA FRAZIONE DI SATURNIA NON È PERVENUTA NESSUNA NOTAZIONE SU UN PROBLEMA CHE RIGUARDA DIRETTAMENTE IL SUO TERRITORIO)
Cari amici de “LO STRILLONE” concordo pienamente
con Voi sulla considerazione del Gorello come “luogo
speciale di primordiale e irripetibile bellezza” e come
“biglietto da visita per eccellenza del Comune di
Manciano”. Certo è anche vero che col passare degli
anni aumenta il degrado e questo comporta un tanto
necessario quanto immediato intervento. Ovviamente
non è facile trovare la giusta soluzione ad un problema
così delicato, ma si può comunque provare a buttare
giù qualche idea rischiando anche di dire qualche
sfondone, ma in fondo...è per una buona causa!
D’altronde, la perdita del Gorello comporterebbe uno
sgravio economico, storico e culturale incalcolabile. La
mia idea è questa: è possibile, secondo Voi, vista l’irripetibilità della sua “essenza”, riuscire a renderlo un
bene archeologico? O meglio, è possibile fare in modo
che sia considerato un bene dello Stato a tutti gli effetti e quindi godere anche della tutela (economica e non
solo...) del Ministero dei Beni Culturali? ...In fondo il
Gorello è un bene culturale! Se lo Stato Italiano lo considerasse un Bene di tutti e incentivasse i vari interventi necessari per la sua conservazione futura, se lo
trasformasse insomma in una sorta di “museo”, il
Gorello sarebbe salvo e protetto per sempre, godrebbe
di vari “diritti” ed in più accrescerebbe il turismo mancianese. Magari, chissà, un giorno qualche noto regista
chiederà di utilizzare questa nostra ricchezza come
sfondo per qualche film..... Forse questa è un’ambizione un po’ grossa, ma...mai dire mai! RingraziandoVi
per la Vostra sempre puntuale e gentile spedizione de
“LO STRILLONE” alla mia attuale residenza fuori
Comune, e girandovi i complimenti da parte di tutti i
colleghi di lavoro che incuriositi dalla simpatica copertina si soffermano a leggere qualche articolo dimostrando vivo apprezzamento e compiacimenti vari, Vi
mando i miei più cari saluti.
Enrico Fontecchi
La cosa importante da prendere in considerazione è
secondo me anche la qualità dell’acqua che non è più
quella, dovuto dalla nuova fonte trovata dalle terme.
Infatti è da tenere presente i vari casi di problemi cutanei, avvenuti da quando l’acqua è stata mischiata con
la nuova. L’altro problema è la pulizia. Soprattutto vi
prego di far tornare il mio amato Gorello o “le cascate
del mulino” come prima che le “mani dell’uomo” lo
violentassero, come è successo, distruggento la sua
naturale bellezza e perfezione.
Laura Casciani
Noi non abbiamo proposte precise per il mantenimento
del Gorello, ma vi invitiamo a ricordare che esso non
deve essere considerato solo un “biglietto da visita”, ma
che deve rimanere accessibile soprattutto a chi a
Manciano vive tutto l’anno. Riteniamo che sia più rispettoso considerarlo un luogo di incontro libero (nei limiti
del possibile) com’è stato finora, piuttosto che trasformarlo in una “cascata di guadagni”.
Un gruppo di giovani mancianesi
Non avendo letto gli articoli citati, è da confermare il
degrado del Gorello. Si può creare una piccola
Gardaland. Un’aiuto per disabili che non possono
accedere alle pozze della Stellata se non aiutati dagli
assistenti. Recintare il percorso dalle Terme al vecchio
molino, si vedono cose indescrivibili, e sfruttare infine
il vapore per una grande serra per i fiori.
Adriano Rossi
Una proposta del Trust Interterritoriale
PALLA AVVELENATA
PAESAGGIO-MONDO-CULTURA
Tra conservazione ed espansione
Un’idea per spro-gettare
PRE(SENZA)VISIONI
VENTI: deboli da nord-est
MARI: agitati
TEMPERATURE: stazionarie
ACQUE: tiepide
GUSTO: assente
MATERIA GRIGIA: in forte ribasso
OBIETTIVO: scaricare
ONESTA’ INTELLETTUALE: non pervenuta
UNA MODESTA PROPOSTA
SEGUITA DA UNA POST-PROPOSTA
Questa proposta, che ben volentieri divulghiamo, e formuliamo in chiave sintetico-schematica, per i lettori dello
Strillone, fa parte di un’idea, di un frammento di progetto più
ampio, che sosteniamo già da diversi anni.
PREMESSA
a) Le Cascate del Gorello, sono state, sono e probabilmente
lo saranno anche in futuro il simbolo del Comune di
Manciano, un punto di riferimento, d’identificazione e di
immaginazione collettiva, inderogabile.
b) Negli ultimi anni esse hanno subito un continuo e progressivo aumento di frequentazione da parte delle più svariate categorie di turisti e di frequentatori casuali e abituali,
con conseguenze, per le cascate e per l’area adiacente, di
innumerevoli disagi, (affollamento eccessivo e pericoloso
per il sito, situazione igienico-ambientale in continuo deterioramento) ferendo così, non solo l’immagine-simbolo del
posto ma anche la natura ad esso collegata. La causa di ciò
è in gran parte iscrivibile all’assoluta mancanza di un minimo di regolamentazione e sensibilizzazione da trasmettere ai
frequentatori lasciati (lascivi) liberi di agire indisturbati, in
un’area di così fragile bellezza.
c) La balneazione nelle acque termali di Saturnia è un diritto di uso pubblico maturatosi per possesso da tempo immemorabile da parte della collettività.
d) Osservando e meditando sulle parole d’ordine sancite dal
congresso mondiale del turismo che sono: cultura e educazione come investimento e obbiettivo comune da raggiungere entro il 2020 rivolto a tutti gli operatori e interessati al settore, penso che sia giunto anche per questo territorio il
momento di prendere una posizione chiara e netta per poter
so-reggere, computare e competere con le sfide che il futuro, sempre più in-certo, ci riserva.
PROPOSTA
1) Acquisizione da parte del Comune di Manciano del controllo dell’area in questione con eventuale e auspicabile consorzio di gestione che lavori parallelamente con l’amministrazione. Questo per responsabilizzare, valorizzare, creare
vere opportunità culturali ed economiche, atte al raggiungimento di uno sviluppo locale (lo zolfo della terra) che nasce
e cresce, una volta per tutte, da una fonte diretta e sincera
che parte dal territorio per arrivare al territorio che gli appartiene di diritto. Un’occasione da non perdere visti i continui
tagli economici a enti locali e simili che ormai sono consolidati: qualunque sia la sfumatura-sfinimento della politica, i
Comuni devono “fare cassa”, devono investire per poter
garantire continuità e servizi alla comunità. Si potrebbe pensare ad un Partner Stabile e Sensibile che contribuisca alla
messa in opera del progetto, per esempio ad un istituto bancario o ad una fondazione che graviti possibilmente sul territorio. La Provincia, con il suo entusiasmo, e la Regione con
ragione, dovrebbero garantire e sostenere questa operazione
di tutela, cura e riqualificazione dell’area interessata. Un’
occasione dove far incontrare creatività e nuove politiche di
investimento verso un auspicabile innovazione territoriale
per un autentico sviluppo sostenibile.
2) Sistemazione dell’area naturale tramite un concorso di
idee con interventi minimi ma mirati in armonia con il contesto circostante. Senza nulla togliere alla magia e alla naturalezza del luogo.
3) Adeguamento igenico-sanitario in relazione alla frequentazione umana.
4) Frequentazione adeguata e rispettosa del luogo, e perciò
limitata nei termini stabiliti da tecnici del settore e da leggi
vigenti, ma continuativa nell’arco del giorno e della notte.
5) Opportunità di prenotazione per dare possibilità a tutti i
frequentatori di accedere in un ambiente adeguatamente
preservato e curato. Questo permetterà, inoltre, una continuità di flusso turistico evitando superflui ingorghi e superaffollamenti transitori.
6) Accesso a pagamento, equo e solidale, in cambio di servizi, di spazi vivibili-visibili, di sicurezza ed igiene. Piccola
segnaletica di rispetto e educazione ambientale.
7) Affiancare allo splendore del luogo una programmazione
culturale di eventi di alto profilo estetico e etico, con cadenza regolare (tre o quattro all’anno) per stimolare, creare tensione e un’ aspettativa continua per una fluida, interessata
ed adeguata fruizione.
8) Info point con parcheggio situato ad una ragionevole
distanza dal sito. Raggiungimento tramite percorso ciclabile
e pedonabile protetto e sicuro ed esteticamente congruo
(evitando orrende staccionate, e non solo, in falso stile
country-alpestre-coloniale)
9) Tutto ciò con la consapevolezza che, il Comune non sono
“Loro” ma siamo “Noi”, di realizzare un progetto che ha tutte
le caratteristiche di essere ben finanziato dalla Comunità
Europea molto sensibile alle azioni innovative e conservative territoriali. Collaborando attivamente, ove possibile, con
associazioni o persone di collaudata esperienza ambientale
come Greenpace Legambiente, Italia Nostra…Gli ideatori
del Parco dell’Uccellina, Vincenzo Savelli del Parco di
Pietra... Non verso un territorio mummificato... Ma verso
una nuova ed inedita gestione della sensibilità, della cura, e
protezione responsabile di un’ intera area e un’ intera comunità come inizio di una autentica educazione permanente e
costante (continuativa!) delle risorse, culturali ed economiche, distribuite equamente tra tutti gli indigeni. Potrebbe
essere, un’ipotesi, un’opportunità di armonizzazione tra
amministrazione pubblica e imprenditoria privata, lontana
da ogni tentazione di inquinamento tossico da peste politica,
per un futuro ricco di argute sfide e fluttuanti nuove occasioni di gioia, per tutti.
POST-PROPOSTA
La natura ama nascondersi
Eraclito
Se la proposta sopra citata dovesse, caso strano, essere
presa in considerazione ma non attuabile per ragioni criptoburocratiche si potrebbe promuovere un referendum. Nel
frattempo si attuerà un piano di conservazione forzata, che
consiste nell’estrarre l’intera area delle cascate e ricavarne
un enorme cubo che verrà trasferito per essere ibernato in
un luogo segreto della Groenlandia in attesa di tempi migliori. Nel frattempo l’enorme buco potrebbe essere liberamente utilizzato come diciannovesimo buco per il campo sorto di
fronte, sulle nuove e ridenti colline, di nuovo vestite.
Coloro che vogliono intervenire su questo giornale, possono farlo facendo pervenire un proprio scritto, firmato in originale,
all’ufficio Cultura del Comune di Manciano, entro il giorno 30 Maggio p.v. Considerato lo spazio a disposizione, si raccomanda di inviare testi brevi.
Per eventuali comunicazioni: Tel. 0564 625342 - Fax 0564 620496 - E-mail: [email protected]
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