ITALIANO
DECADENTISMO
Il Decadentismo ebbe origine in Francia e si sviluppò in Europa tra gli anni ottanta
dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento. Il Decadentismo rappresenta una reazione
decisa degli aspetti ideologici, morali, e letterari del Positivismo. Il termine “ decadente” ebbe, in
origine, un senso negativo; fu rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle
coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, dal decade dei più nobili ideali romantici. Questi
poeti avvertirono il fallimento del sogno più ambizioso del Positivismo. Il Decadentismo fu, prima
di tutto, uno stato d’animo di perplessità smarrita, un sentimento di crisi esistenziale, travagliata
da tragiche esperienze di guerre, rivoluzioni e anche da scoperte scientifiche sconvolgenti. Due
sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero
e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè dell’inconscio.
Le figure ricorrenti del Decadentismo sono:
L’artista maledetto che rifiuta i valori e le convenzioni sociali (rifiutavano la vita
borghese). Vive una vita senza regole fin quasi ad annientarsi e rinuncia a
comunicare qualsiasi contenuto razziale.
L’esteta che considera con orrore la vita quotidiana e la borghesia. È sempre alla
ricerca del bello, di sensazioni squisite e piaceri raffinati. Trasformare la vita in
un’opera d’arte.
L’inetto a vivere (escluso/incapace alla vita) che a causa di una sottile malattia della
volontà, tende a rifugiarsi nelle sue fantasie. La modalità è una condizione
privilegiata, un segno di nobiltà e distinzione dalla massa.
Le tecniche espressive attraverso le quali l’artista cerca di cogliere il mistero che è dietro la realtà
per esprimere l’ignoto sono: la musicalità delle parole, il linguaggio metaforico, il simbolo, la sinestesia e
l’analogia.
Il Decadentismo ha alcune differenze con il Romanticismo. A prima vista può sembrare che
il Decadentismo sia la ripresa del soggettivismo romantico, in fatti alcuni definiscono il
Decadentismo terzo Romanticismo. Ma tra il Romanticismo e il Decadentismo è passata
l’esperienza del Positivismo e del Realismo: fu il loro fallimento a spingere il Decadentismo
all’estremo soggettivismo e all’irrazionalismo assoluto.
Ed è proprio in questo che consistono le differenze dal Romanticismo.
Anzitutto mentre l’individuo romantico tendeva all’affermazione dell’“io”, l’individuo
decadente si fonda sull’analisi compiaciuto delle proprie sensazioni. L’uomo romantico
contrappone alla ragione il sentimento, l’uomo decadente contrappone ad essa qualcosa di ancora
più profondo e misterioso l’inconscio e il subcosciente, il decadente non parla di sentimento che
considera qualcosa di comune, di mediocre, di banale ma di “sensazioni”. Inoltre l’individuo
romantico si accompagna sempre ad un senso di solidarietà, l’individuo decadente taglia ogni
legame con gli altri uomini, cioè si chiude in se stesso estraneo e indifferente agli altri.
La poetica del Decadentismo è strettamente connessa con la visone della vita intesa come
mistero: la poesia è concepita come strumento di conoscenza del mistero che ci avvolge. Il poeta
non è più il maestro di umanità, di equilibrio e di moderazione, come era considerato nell’antichità
classica. Il Decadente vede nel poeta il veggente cioè l’esploratore del mistero dell’inconscio e
dell’assoluto. Il poeta-veggente fa della poesia una specie di dialogo con gli altri la riduce ad un
monologo. Il Decadente rifiuta inoltre le forme metriche chiuse, rigide, i versi e le strofe
tradizionali, retti da norme precise di accenti e di strutture e preferisce le forme aperte, ossia le
sfere e i versi liberi, perché la poesia essendo illuminazione e rivelazione del mistero deve essere
immune da ogni interferenza razionale ed esterna.
Per la complessità stessa del movimento, i temi della poesia decadente sono assai vari, e
cambiano non solo tra poeta e poeta, ma spesso anche nell’opera di uno stesso poeta. Il tema di
fondo è l’angoscia esistenziale, un angoscia amara, senza consolazione e senza speranza, perché
non è sorretta da nessuna fede. Fra gli altri temi più comuni ricordiamo il senso del mistero, la
noia, corrispondenza e analogia tra le cose.
Il Decadentismo penetra e si sviluppa in Italia molto lentamente. Il Decadentismo non
assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia. Diversa è soprattutto la
concezione della figura del poeta, il quale mantiene una funzione di guida culturale della società,
al contrario avviene in Francia, dove si riconosce nell’isolamento la condizione del poeta costretto
ai margini di una società che non gli permette di vivere. Il Decadentismo lo troviamo più o meno
mescolato nelle opere di Pascoli e D’Annunzio e si avverte più chiaramente in Pirandello. Nel
Pascoli assume l’aspetto simbolistico e vittimistico; in D’Annunzio l’aspetto estetizzante,
superomistico e sensualistico; in Pirandello l’aspetto dialettico, polemico, demolitore delle ipocrisie
e dei luoghi comuni; Esemplare è la figura di D’Annunzio, poeta e letterato ma anche uomo
pubblicitario di se stesso straordinario precursore della moderna società dello spettacolo.
D’Annunzio crea il mito di se stesso, l’intellettuale più celebre e chiacchierato dell’epoca in Italia.
La sua poesia divenne in breve il modello di riferimento della generazione di poeti contemporanea
e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della
natura e quello dell’arte. Il Decadentismo rappresentò senza dubbio un totale rivolgimento della
sensibilità. La nuova mappa dell’uomo contemporaneo non è più padrone di se stesso e del mondo
ma condizionato da quel insieme di elementi che Freud definiva come inconscio.
PASCOLI
Giovanni Pascoli, quarto di ben dieci figli, nacque a San
Mauro di Romagna nel 1855, da Ruggero, amministratore di una
tenuta e da Caterina Vincenti Allocatelli. Dai sette ai quattordici
anni il poeta studiò nel collegio “ Raffaello” a Urbino, che dovette
lasciare dopo al morte del padre, ucciso da sconosciuti, mentre
tornava a casa. Colpito da altri lutti familiari, come la morte della
madre e della sorella maggiore, la morte della madre viene
considerata dall’autore la tragedia maggiore, perchè viene meno il
nucleo familiare, il “nido”. Continuò tra molti stenti gli studi,
s’iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna. Durante gli anni d’Università aderì alle
idee socialistiche ed anarchiche e partecipò alle dimostrazioni in favore di Passanante, dopo un
attentato al re Umberto I. Inseguito fu arrestato e trascorse tre mesi in carcere. Assolto e liberato,
riprese gli studi, si laureò nel 1882 discutendo una tesi lirica greca di Alceo e subito dopo cominciò
la carriera d’insegnante di latino, greco, prima nel liceo di Matera e poi in quelli di Massa e
Livorno. Visse con le sorelle Ida e Maria ricostruendo idealmente quel nido familiare che i tanti
lutti avevano disgregato. Questa sorta di attaccamento morboso alle sorelle accentuò il suo
isolamento sentimentale rivelando una struttura psicologica assai fragile quella di chi fissato ad
una condizione di eterno fanciullo, cerca dentro le pareti del nido la protezione dal mondo esterno,
dagli adulti. L’ambiguità di questo rapporto si rivelò in modo acuto nel 1895, quando Ida si sposò.
Dopo aver ottenuto la titolarità di Letteratura latina nell’Università di Messina, che insegnò fino al
1903, Mori a Bologna nel 1912 per un tumore allo stomaco.
Pascoli si inserisce nel panorama della poesia decadente europeo con tratti personalissimi. I
dolorosi avvenimenti della sua infanzia sono la causa di un carattere introverso, timoroso verso
l’esterno, un carattere totalmente opposto a quello del D’Annunzio sempre pronto ad essere al
centro dell’attenzione. Pascoli conduce un’esistenza appartata con lo scopo di ricostruire quel nido
familiare che gli è stato precocemente distrutto. Nel completo affetto delle sorelle, Pascoli elimina
dalla sua vita una prospettiva di matrimonio, il poeta appartiene a quella categoria tipica
dell’intellettuale dell’Italia post-risorgimentale cioè quella di professore-scrittore consapevole degli
sforzi che hanno fatto gli italiani per riunirsi. Oltre alla formazione culturale ricevuta dal Carducci
(suo professore), Pascoli ha anche una formazione classica, infatti ama il Virgilio ma dei poeti a lui
più recenti predilige il Leopardi, un concetto in particolare lo lega al poeta di Recanati,
precisamente quello della “Ginestra” dove è espressa la necessità per tutti gli uomini di essere
solidali tra di loro per fronteggiare un comune destino di dolore.
Questo concetto porta Pascoli ad unirsi alle idee socialiste, abbandonate però ideologie
rivoluzionari e accostandosi ad una fratellanza tra gli esseri umani. La solidarietà tra gli uomini si
propone dunque come unica possibilità per l’individuo che è calato in una realtà imperscrutabile e
dolorosa. Quindi per Pascoli la vita è un mistero indissolubile. Dopo aver affermato ciò, Pascoli
appare ben più vicino alle istanze irrazionalistiche e mette in discussione ogni certezza del
Positivismo. In questo mistero che è la vita, la poesia può entrare nel profondo delle cose dando
voce al “FANCIULLINO”, che vive all’interno di ogni persona e guarda la realtà con gli occhi di
un bambino e non di un adulto. Il fanciullino è quindi capace di cogliere cose che sfuggono ai
nostri sensi e può infondere nel cuore degli uomini bontà e altruismo. La poetica pascoliana è
quindi per eccellenza decadente ma non esteta, che considera il poeta un uomo superiore ed
eccezionale. In gran parte delle sue produzioni troviamo la contemplazione della natura dove non
viene rappresentata in maniera idilliaca ma ogni aspetto del paesaggio viene caricato con valenze
simboliche e mistiche. Pascoli appare proteso a crearsi una dimensione tutta sua dove lui trova
pace e serenità (il nido) ed un confine che separa il mondo interno da quello esterno (la siepe).
La prima raccolta di poesie del Pascoli, fu Myricae pubblicato nel 1891, dedicata al padre. Il titolo
vuole evidenziare anzitutto il motivo georgico dell’ispirazione, ma è anche una dichiarazione di
umiltà da parte del poeta nei confronti della grande poesia epico-storica del Carducci. Il tema
dominante è quello della campagna, contemplata e colta nei suoi vari aspetti e momenti,
specialmente in quelli più suggestivi e malinconici dall’autunno quando è ancora vivo il ricordo
dell’estate trascorsa e si avverte il triste presagio dell’inverno imminente, che richiama l’idea della
morte. La raccolta successiva pubblicata nel 1897 è costituita dai Poemetti in cui si narra la storia di
una famiglia di contadini della Garfagnana, che ha un ciclo di vita parallelo a quello delle quattro
stagioni.
STORIA
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
I CONTRASTI EUROPEI ALLA VIGILIA DELLA GUERRA
Alla vigilia della prima guerra mondiale l’Europa era stata scossa da una serie di crisi e numerosi contrasti. Il
contrasto anglo – tedesco, vede l’Inghilterra come la maggiore potenza navale che non sopportava la
concorrenza commerciale della Germania; il contrasto russo-austriaco, dove la Russia concentrò la sua
attenzione sulla penisola balcanica ed infine il contrasto franco-tedesco, dove la Francia aveva il desiderio
di riprendersi l’Alsazia e la Lorena.
LO SCOPPIO DEL CONFLITTO
Ma lo scoppio del conflitto si ebbe a Sarajevo, il 28 giugno 1914, dove l’arciduca Francesco Ferdinando
d’Asburgo e sua moglie Sofia, furono assassinati da un attentato compiuto da uno studente bosniaco per
ottenere l’indipendenza. Per Vienna la responsabilità dell’attentato era della Serbia e le inviò un ultimatum
che la Serbia non accettò. Il 30 luglio la Russia entrò in guerra in aiuto della Serbia. In questo modo scatta il
sistema delle alleanze: la triplice alleanza (Germania, Italia ed Austria) ed la triplice intesa (Francia, gran
Bretagna e Russia). La Francia entrò in aiuto della Russia e quindi interviene la Germania che dichiarò
guerra alla Russia e alla Francia. In seguito l’Inghilterra entrò nel conflitto, dichiarando guerra Germania.
Neutrali rimasero l’Italia e la Romania.
L’azione tedesca fu molto rapida ed attaccò
la Francia non dal confine occidentale, ma
attraversando l’olanda e quindi passando
dal Belgio nonostante fosse neutrale. Il
Belgio rispose allagando i campi in modo da
rallentare l’avanzata tedesca e per far si che
i francesi si posizionassero alla frontiera
franco-belga. In questo modo la difesa del
generale Joffre resistette all’attacco tedesco
e con l’arrivo dell’inverno iniziò la lunga
guerra di trincea con la linea fortificata
Maginot. Sul mare il controllo della
situazione venne preso dall’Inghilterra che istituì il blocco continentale, per impedire i rifornimenti via mare
agli imperi centrali. I tedeschi risposero con la guerra sottomarina. Lo scoppio della guerra colse l’Italia
impreparata e incerta. L’Italia fece richiesta all’Austria di ottenere senza guerra il trentino e Venezia Giulia.
Ma l’Austria non accettò. Cosi dopo lunghe e trattative con l’intesa, il 26 aprile 1915 firmò con la triplice
intesa il patto di Londra, con cui l’Italia s’impegnava ad entrare in guerra, e in caso di vittoria, avrebbe
ottenuto il trentino alto Adige, Trieste e l’Istria.
IL FRONTE ITALIANO NEI PRIMI 2 ANNI DI GUERRA
Nella prima fase della guerra gli italiani riuscirono a conquistare importanti posizioni e raggiunsero l’Isonzo
e davanti a Gorizia incontrarono la resistenza austriaca. Si ebbero 4 battaglie con molte perdite date dal
peso della guerra sostenuto dai soldati, in gran parte contadini, che non sentivano la guerra e non ne
capivano il significato. Le offensive di Cadorna bloccarono sull’Isonzo le forze austriache. L’Austria progettò
una grande offensiva contro il tradimento dell’Italia e infine la controffensiva italiana portò alla conquista di
Gorizia.
LA RITIRATA DI CAPORETTO
Il 1917 fu un anno decisivo per la guerra. Le forze austro-tedesche attaccarono l’Italia e si ebbe la ritirata di
caporetto, la quale fu necessaria, in quanto gli italiani persero 400.000 uomini. L’esercito italiano riuscì a
ricomporsi e a creare una linea difensiva sul Piave e gli austro-tedeschi vennero frenati. Il comando fu
affidato al generale armando Diaz che promise ai soldati che al termine della guerra avrebbe avuto la terra
e migliori condizioni di vita.
IL CROLLO DEGLI IMPERI CENTRALI
Il 1918 fu l’anno decisivo per la fine della guerra. I tedeschi scatenarono la loro offensiva a Parigi, ma il
generale Foch passò al contrattacco e costrinse i tedeschi a ritirarsi dal Belgio. In Italia gli austriaci
attaccarono sul Piave. La l’Italia aiutata dalla Francia e dall’Inghilterra, li respinse costringendoli a ritirarsi.
Germania e Austria avanzarono proposte di pace. Diaz cominciò un’offensiva che si concluse con la disfatta
austriaca. Vienna chiese l’armistizio, il 4 novembre Diaz annunciò la vittoria e l’impero austriaco-ungarico
scomparve. In Germania l’imperatore fuggì e fu proclamata la repubblica. Il nuovo governo l’11/11/1918
firmo l’armistizio con gli alleati e in questo modo la guerra terminò con circa 9 milioni di morti, tra cui oltre
600 mila italiani.
LA CONFERENZA DI PARIGI E I CINQUE TRATTATI
Nel 1919 a Parigi si ebbe la conferenza di pace e vi parteciparono solo i paesi vincitori.
Si conclusero 5 trattati di pace:
-
Il trattato di Versailles, che riguardava le condizioni imposte alla Germania ed alla Francia dovevano
essere restituite l’Alsazia e la Lorena;
Il trattato di saint-germain, che riguardava le condizioni imposte all’Austria. Essa doveva cedere
all’Italia il trentino alto Adige, Trieste e l’Istria.
Il trattato di neuilly, che riguardava la Bulgaria.
Il trattato di sevres, dove l’impero turco subiva gravi amputazioni.
Il trattato di trianan, che stabiliva la separazione dell’Austria dall’Ungheria e segnava la nascita del
regno d’Ungheria.
Infine le condizioni della pace suscitarono numerosi contrasti e dalla conferenza di pace nacquero le
società delle nazioni.
Economia Aziendale
La contabilità gestionale
IL SISTEMA INFORMATIVO DIREZIONALE
Il sistema informativo direzionale è l’insieme dei processi, delle tecniche e degli strumenti con cui
si raccolgono, rappresentano, analizzano i dati e si
interpretano le informazioni derivanti dalla loro
elaborazione, al fine di supportare le decisioni degli
organi direzionali.
Il sistema informativo direzionale dà luogo alla
contabilità direzionale; esso si avvale:
- del budget;
- della contabilità gestionale;
- della contabilità generale;
- della valutazione delle performance;
- del reporting.
LA CONTABILITÀ GESTIONALE
La contabilità gestionale è quella parte del sistema informativo che consente di attuare il controllo
della gestione nell’aspetto economico, attraverso la misurazione, la rilevazione, la destinazione,
l’analisi dei costi e dei ricavi.
La contabilità gestionale, detta anche contabilità industriale, ha per oggetto i fatti interni di
gestione; in altre parole, si occupa delle varie fasi con cui si attua il processo produttivo all’interno
dell’impresa.
La contabilità gestionale misura i costi di prodotto, individua la struttura dei costi di prodotto,
calcola i risultati economici parziali.
A tal fine essa rileva i costi dei fattori produttivi nel momento in cui vengono utilizzati per la
produzione e in base alla loro destinazione a un oggetto (prodotto, commessa – prodotto
spazialmente precisato che si distingue per caratteristiche fisiche, tecniche e qualitative; è l’output
delle imprese a produzioni singole e si può distinguere in commessa pluriennale, se richiede tempi
di produzione superiori all’anno, e commessa corrente, in caso contrari – , lotto – insieme di
prodotti fabbricati in serie che, rispetto a un modello base, presentano alcune caratteristiche
comuni e alcune differenze –, segmento di mercato ecc.).
Il costo dei prodotti fabbricati è una variabile cruciale del vantaggio competitivo (leadership di
costo e differenziazione), ma per raggiungere e mantenere una posizione di eccellenza sul mercato
occorre considerare anche altre variabili, quali la qualità e la tempestività nel soddisfare le esigenze
del cliente.
Per gestire i costi bisogna conoscere quali fattori li originano e quali relazioni li legano agli output
dell’impresa; pertanto è anzitutto necessario procedere a:
- definire gli oggetti di cui si vogliono misurare costi, ricavi e risultati;
- classificare i costi aziendali;
- scegliere le modalità di calcolo e di ripartizione;
- individuare il momento di effettuazione del calcolo.
LA CLASSIFICAZIONE DEI COSTI
A seconda dei dati in base ai quali si calcolano, i costi si distinguono in:
- costi effettivi: si determinano con riferimento a una specifica produzione già effettuata (costi
consuntivi) o da effettuare in futuro (costi previsti);
- costi standard: si determinano in base a un’ipotetica produzione, in funzione di condizioni poste
alla base di calcoli; in altre parole, rappresentano i costi che l’impresa sosterrebbe se operasse nelle
condizioni ipotizzate.
A seconda dell’oggetto per il quale sono stati impiegati i fattori produttivi consumati, i costi si
distinguono in:
- costi specifici: sono i costi dei fattori produttivi e delle attività impiegati specificamente ed
esclusivamente per ottenere un oggetto;
- costi comuni: riguardano i fattori e le attività impiegati per svolgere più produzioni nello spazio
o nel tempo, ossia si riferiscono a più oggetti;
- costi generali: sono sostenuti per l’impresa nel suo complesso; possono riguardare l’attività
produttiva, commerciale o amministrativa. Ne sono esempi i costi degli organi sociali e le imprese
dirette.
A seconda del modo con cui i costi dei fattori impiegati sono riferiti all’oggetto del calcolo, i costi si
distinguono in:
- costi diretti: sono quei costi specifici che vengono riferiti a un dato oggetto in modo immediato, in
base ai consumi dei fattori produttivi e delle attività specificamente assorbiti dall’oggetto;
- costi indiretti: vengono suddivisi tra vari oggetti di calcolo in base a criteri soggettivi di
ripartizione; corrispondono ai costi comuni e generali e a
LA VARIABILITÀ DEI COSTI
Quando si osserva la relazione esistente tra livello dei costi e volumi di produzione, i costi si
distinguono in variabili, fissi, semivariabili o semifissi.
Costi variabili: al variare delle quantità prodotte variano proporzionalmente (costi proporzionali) o
più che proporzionalmente o meno che proporzionalmente. Si sostengono solo se si produce e in
una misura che dipende dalle quantità prodotte. Incidono sul costo unitario in misura costante.
Sono tipicamente costi variabili il costo delle materie prime, delle parti componenti, della
manodopera diretta.
Cosi fissi: entro i limiti della capacità produttiva data, non variano al variare del volume di
produzione. Il loro ammontare dipende dalla struttura tecnico-organizzativa e dalla conseguente
capacità produttiva. Si sostengono anche in assenza di produzione perché sono costi di struttura (o
di capacità) sostenuti per mantenere in vita l’impresa e poter disporre di una certa capacità
produttiva, indipendentemente dal fatto che essa sia sfruttata o dal suo grado di sfruttamento.
Poiché un’impresa ha una determinata struttura che cambia solo in base a decisioni di
medio/lungo periodo, nel breve periodo si ha una unico livello di costi fissi. Incidono sul costo
unitario del prodotto in misura decrescente rispetto alla quantità fabbricata. Sono tipicamente costi
fissi le quote di ammortamento, i canoni di locazione e leasing finanziario, i premi di
assicurazione.
Costi semilavorabili o semifissi: sono formati da una parte fissa, che si sostiene anche in assenza di
produzione, e da una parte variabile, che si sostiene in funzione delle quantità prodotte. Se prevale
la componente fissa sono detti semifissi, se prevale quella variabile sono detti semivariabili.
Rispetto all’impresa nel suo complesso, i costi del personale possono essere considerati
prevalentemente come costi fissi.
DIAGRAMMA DI REDDITIVITÀ E BREAK EVEN ANALYSIS
Il diagramma di redditività mette in evidenza le relazioni tra costi variabili, costi fissi, ricavi e
volumi di produzione e consente di determinare a quale grado di sfruttamento della capacità
produttiva, o in corrispondenza a quale volume di vendita, o a quale ammortamento di fatturato
dell’impresa si realizza l’equilibrio economico.
Il punto di equilibrio corrisponde al punto di intersezione della retta che rappresenta i costi totali
con la retta che rappresenta i ricavi. A sinistra del punto di equilibrio i costi totali superano i ricavi
e l’impresa sopporta perdite; a destra del punto di equilibrio i ricavi superano i costi e l’impresa
consegue utili. Nel punto di equilibrio, costi e ricavi si equivalgono e il risultato economico è
uguale a zero (pareggio)
la differenza tra prezzo di vendita e costi unitari variabili (p – cv) costituisce il margine di
contribuzione con il quale ogni prodotto partecipa alla copertura dei costi fissi.
Dal diagramma di redditività si possono trarre le seguenti osservazioni:
a) per coprire i costi è necessario raggiungere un volume di attività pari a quello indicato dal punto
di equilibrio; solo con un volume superiore a quello corrispondente al punto di equilibrio si
realizza un utile;
b) le imprese che hanno elevati costi fissi presentano un punto di equilibrio molto alto e una
gestione rigida: se si manifestano consistenti contrazioni dei ricavi, non potendo ridurre i costi
fissi, possono facilmente cadere in area di perdita.
L’analisi costi-volumi-risultati (break even analysis) consente di stabilire come si modifica il
risultato aziendale se varia l’importo dei costi variabili unitari, la quantità prodotta e venduta, il
livello dei prezzi di vendita, la struttura organizzativa e produttiva. Con essa si è in grado di
determinare quale ammontare dei ricavi deve essere raggiunto perché l’impresa ottenga un
prefissato risultato economico, o di quanto è possibile subire la compressione dei ricavi, prima che
l’impresa operi in perdita. La break even analysis consente cioè di indagare la compatibilità tra
potenzialità del mercato e struttura produttiva. L’individuazione del pareggio è inoltre molto utile
se collegata alla dimensione temporale della gestione poiché consente di individuare l’epoca
idonea per attenuare operazioni di incentivazione, sconti, promozioni: quando, nel corso
dell’anno, si è certi di aver raggiunto il punto di pareggio si possono attuare politiche commerciali
aggressive.
LA CONTABILITÀ GESTIONALE A COSTI DIRETTI
A seconda del metodo con cui si calcola il costo di un oggetto, la contabilità generale può essere
tenuta:
- a costi diretti (direct costing);
- a costi pieni (full costing).
La contabilità gestionale a costi diretti attribuisce all’oggetto di costo sia i costi variabili sia i costi
fissi specifici (costi diretti).
La differenza tra ricavi netti di vendita dei prodotti e costi diretti ai prodotti determina il margine
di contribuzione.
Nella contabilità a direct costing vengono calcolati due margini di contribuzione:
1) il margine di contribuzione di primo livello, o margine lordo di contribuzione: evidenzia in
quale misura le vendite sono in grado di coprire tutti i costi fissi; esso è dato da:
ricavi netti di vendita – costo variabile industriale del venduto;
2) il margine di contribuzione di secondo livello, o margine netto di contribuzione: misura il
contributo delle diverse produzioni alla copertura dei costi fissi comuni e generali; esso è dato da:
margine di contribuzione di primo livello – costi fissi specifici.
In sede di calcolo dei costi di prodotto la metodologia del direct costing ha il pregio di essere
semplice e oggettiva. Tuttavia è poco significativa in quelle imprese dove la complessità operativa
(mix di prodotti, ingenti investimenti in ricerca, sviluppo e qualità, impiego dell’automazione, ecc.)
aumenta i costi comuni e generali a scapito dei costi specifici variabili e fissi.
LA CONTABILITA GESTIONALE A COSTI PIENI
La contabilità generale a costi pieni (full costing) attribuisce all’oggetto di calcolo sia i costi
variabili sia i costi fissi.
I costi sostenuti possono essere riferiti all’oggetto del calcolo:
a) con imputazione diretta, se si tratta di costi sostenuti specificamente per l’oggetto di cui si vuole
determinare il costo; detti costi sono riferiti all’oggetto di calcolo con misurazioni oggettive;
b) con imputazione indiretta, se si tratta di costi comuni e generali, o anche di costi specifici che
non si ritiene opportuno imputare direttamente; i costi indiretti sono ripartiti tra più oggetti di
calcolo con criteri soggettivi che possono basarsi sui volumi (quantità prodotte, quantità di materie
prime consumate, ore di lavoro impiegate, ecc.) o sulle attività necessarie alla produzione (numero
prelievi da magazzino, numero attrezzagli, numero di controlli di qualità, ecc.).
Nelle imprese industriali si hanno le seguenti configurazioni di costo:
- costo primo: è dato dalla somma dei costi specifici imputati direttamente;
- costo industriale o costo di produzione: si ottiene aggiungendo al costo primo una quota di costi
generali di produzione imputati indirettamente secondo vari possibili criteri comuni;
- costo complessivo: si ottiene aggiungendo al costo industriale una quota di costi generali di
amministrazione e di vendita, una quota di oneri finanziari e una quota di oneri tributari;
- costo economico-tecnico: si ottiene aggiungendo al costo complessivo quote riferibili agli oneri
figurativi.
IL CALCOLO DEI COSTI BASATO SUI VOLUMI
Quando il processo produttivo è semplice ed è possibile individuare una proporzionalità tra livello
dei costi e quantità prodotte, l’imputazione dei costi indiretti avviene proporzionalmente ai volumi
di produzione. In tal caso il calcolo dei costi pieni si esegue attraverso le seguenti fasi:
1) la contabilità generale rileva i costi classificati per natura (materie prime, personale, servizi,
ecc.);
2) si riclassificano i costi per funzione aziendale (costi di produzione, commerciali, amministrativi,
ecc.);
3) si riferiscono i costi diretti immediatamente all’oggetto di calcolo;
4) si procede all’imputazione indiretta per destinazione dei costi comuni e generali supponendo
l’esistenza di una relazione di proporzionalità tra un dato tecnico e i costi da ripartire.
L’imputazione indiretta dei costi può essere effettuata su base aziendale (a sua volta attuata su
base unica o su base multipla) o con riferimento ai centri di costo (in cui il calcolo è più accurato).
L’IMPUTAZIONE SU BASE AZIENDALE
Con l’imputazione su base unica aziendale si sommano tutti i costi indiretti da ripartire in modo
da ottenere un unico importo che viene successivamente suddiviso tra i vari oggetti di calcolo
scegliendo una sola base di riparto.
Con l’imputazione su base multipla aziendale si classificano i costi da ripartire in gruppi omogenei
e per ciascun gruppo si sceglie la base di riparto ritenuta più razionale e opportuna.
L’ACTIVITY BASED COSTING
Con l’activity based costing il costo pieno dell’oggetto di calcolo è dato dalla somma dei costi
diretti e dei costi indiretti della attività svolte per realizzarlo e collocarlo sul mercato.
L’adozione dell’activity based costing richiede che l’impresa proceda a:
1) individuare le attività svolte per realizzare l’oggetto di misurazione;
2) individuare gli elementi che generano il costo di tali attività (cost driver).
I cost driver (o generatori di costo) sono gli elementi nei quali si manifesta l’attività produttiva;
rappresentano quindi la causa del sostenimento dei costi.
L’activity based costing è il metodo del full costing su base multipla aziendale nel quale i
tradizionali centri di costo sono sostituiti dalle attività e le basi di imputazione dei costi indiretti
sono costituite dai cost driver.
La metodologia ABC richiedendo la scomposizione dei processi gestionali in attività elementari,
consente di migliorare la conoscenza dei fenomeni aziendali e quindi ottimizzare la gestione.
LA CONTABILITA GESTIONALE E LE VALUTAZIONI DI MAGAZZINO
Le materie prime, sussidiarie e di consumo, le parti componenti, ecc. acquistate all’esterno
vengono caricate a magazzino al costo d’acquisto.
Gli output dell’impresa vengono caricati nel magazzino prodotti al costo di produzione.
A seconda che l’impresa adotti un sistema a direct costing o a full costing, i valori di carico sono
diversi a causa dell’esclusione o dell’inclusione dei costi indiretti nel costo di produzione.
Le rimanenze devono essere iscritte al costo d’acquisto o di produzione, che comprende tutti i costi
direttamente imputabili al prodotto e può comprendere anche altri costi, per la quota imputabile al
prodotto, relativi al periodo di fabbricazione.
Se la valutazione è effettuata con la metodologia del direct costing, il risultato economico dipende
dal volume delle vendite e non dalla quantità prodotta; i costi di struttura incidono totalmente
sull’esercizio, essendo considerati costi di periodo, da far gravare sullo stesso.
Se la valutazione è effettuata con la metodologia del full costing, il valore attribuito alle rimanenze
include una parte dei costi di struttura che viene così trasferita all’esercizio successivo.
IL GOVERNO - COMPOSIZIONE E POTERI
Il Governo è a capo del potere esecutivo e svolge
attività amministrativa, rivolta a eseguire le leggi e a
soddisfare concretamente i bisogni collettivi, e
attività di indirizzo politico, diretta a realizzare un
determinato programma politico nei rapporti interni
e internazionali. L'articolo 92 della Costituzione
dispone che il Governo è composto dal Presidente
del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono
insieme il Consiglio dei Ministri; questi sono quindi
organi necessari del Governo, perché previsti
obbligatoriamente dalla Costituzione. Il Consiglio dei Ministri si riunisce a palazzo Chigi su
convocazione del Presidente del Consiglio e le sue riunioni non sono pubbliche, a differenza delle
sedute del Parlamento. Il Presidente del Consiglio ha il compito di dirigere la politica generale del
Governo e di promuovere e coordinare l'attività dei singoli Ministri al fine di mantenere l'unità
dell'indirizzo politico e amministrativo del Governo. Il Presidente del consiglio deve svolgere una
funzione di timoniere dell'attività dell'intero Governo e di propulsione delle azioni dei singoli
Ministri; questa funzione è particolarmente delicata soprattutto nei governi di coalizione, nei quali
gli interessi dei singoli partiti rischiano di prevalere rispetto alle esigenze di omogeneità e di
solidarietà dell'azione del Governo nel suo complesso. Il Presidente del consiglio non può dare
ordine ai ministri riguardo alla gestione del loro ministero, di cui sono responsabili personalmente,
e non può revocare i ministri o obbligarli a dimettersi ma, se il loro comportamento è
incompatibile con gli obbiettivi del Governo, può egli stesso dimettersi o minacciare di presentare
le dimissioni dell'intero consiglio. L'eventuale cessazione della carica di Presidente del Consiglio
per qualsiasi causa (morte, dimissione, sfiducia ecc.) comporta anche necessariamente le dimissioni
dell'intero consiglio dei Ministri, mentre se riguarda soltanto uno o più Ministri può provocare un
semplice "rimpasto" all'interno del governo, cioè la sostituzione del Ministro o dei Ministri cessati
dalla carica. I Ministri hanno il compito di partecipare alle riunioni e alle deliberazioni del
Consiglio dei Ministri e di dirigere il Ministero al quale sono preposti. Accanto agli organi
necessari (Presidente del Consiglio, Ministri, Consiglio dei Ministri), in un governo vi possono
essere anche alcuni organi non necessari o eventuali, non previsti quindi dalla Costituzione. Tali
organi sono: Il Vice Presidente del Consiglio svolge funzioni di supplente del Presidente,
sostituendolo in caso di assenza o impedimento temporaneo. I Ministri senza portafoglio non sono
a capo di un vero e proprio ministero e non dispongono di un autonomo apparato amministrativo,
non hanno stanziamenti specifici nel bilancio statale e dipendono, dal punto di vista funzionale,
dalla presidenza del consiglio. Partecipano alle riunioni del consiglio dei Ministri. Es. Ministro per
i diritti e pari opportunità; ministro per i rapporti con il parlamento; ministro per le politiche
europee ecc.. I Sottosegretari sono organi ausiliari o di fiducia di un ministro, sono quindi
assegnati a un singolo ministero e collaborano con il ministro, esercitando i compiti stabiliti dalla
legge o delegati con un decreto ministeriale. I Commissari straordinari sono incaricati di realizzare
alcuni obbiettivi specifici o di assicurare il coordinamento tra diverse amministrazioni statali.
L'incarico deve essere conferito a tempo determinato, ma può essere prorogato anche più volte.
PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE E CRISI DI GOVERNO
La formazione di un nuovo governo comincia con le dimissioni del precedente da parte del P.d.C..
Il Governo dimissionario rimane in carica fino all'insediamento di quello successivo, ma
occupandosi solo di atti urgenti o di ordinaria amministrazione. Dopo le dimissioni del Governo il
Presidente della Repubblica procede alle consultazioni convocando gli ex Presidenti della
repubblica, i Presidenti delle due Camere e i principali esponenti politici. Le consultazioni hanno
lo scopo di individuare una nuova possibile maggioranza all'interno del parlamento per formare
un nuovo Governo. Al termine delle consultazioni il P.d.R., in base alle indicazioni avute dai
partiti, decide di conferire l'incarico di formare un Governo a una determinata persona. Il
presidente incaricato di formare il governo decide di solito di accettare con riserva, procede a
incontri con le forze politiche ed economiche per concordare la politica da attuare e la lista dei
ministri. Questo torna poi dal P.d.R. scioglie la riserva accettando o rinunciando all'incarico, nel
caso di rinuncia il P.d.R. ricomincia con le consultazioni e se ritiene che non ci siano le condizioni
di formare un nuovo Governo, con un parlamento che lo sostenga, può decidere di sciogliere
anticipatamente le camere e fissare la data per nuove elezioni. Se accetta l'incarico, il P.d.R. nomina
il P.d.C. e su proposta di questo i Ministri. Dopo essere stato nominato e avere prestato il
giuramento, il Governo si presenta alle camere entro 10 giorni dalla sua formazione, e chiede la
fiducia dopo avere esposto il suo programma politico. Le Camere votano a scrutinio palese e con
maggioranza semplice. Di solito il parlamento concede la fiducia, ma nel caso in cui una delle
camere o tutte e due non diano la fiducia il Governo è obbligato a dimettersi aprendo una nuova
crisi di Governo. In caso di fiducia il Governo resta in carica finché questa fiducia é presente. La
mozione di sfiducia é un atto parlamentare, di solito presentato dall'opposizione, questa deve
essere sottoscritta da almeno un decimo dei membri di una camera, deve essere motivata e votata
per appello nominale. La questione di fiducia avviene nel momento in cui il Governo presenta un
provvedimento importante per la sua attività politica e vi collega la sua permanenza in carica. La
crisi di governo che inizia con le dimissioni dello stesso per una mozione di sfiducia è detta
parlamentare, nel caso in cui il governo si dimetta senza una sfiducia, si dice extraparlamentare.
FUNZIONE NORMATIVA DEL GOVERNO
Il Governo può, a certe condizioni, emanare delle norme ma tassativamente previste dalla
Costituzione e dalla legge, atti normativi primari (Decreti Legislativi e Decreti Legge) e secondari
(Regolamenti). DECRETI LEGISLATIVI Accade a volte, per snellire il lavoro parlamentare e le sue
lungaggini, su una materia di solito complessa, che il Parlamento, tramite l'art.76 della
Costituzione, possa delegare il Governo affinché emani norme aventi forza di legge per
disciplinare una determinata materia.
La legge, detta anche Delega, è una legge ordinaria con cui il parlamento attribuisce al governo il
potere, temporaneamente, legislativo; in qualsiasi momento la delega può essere ritirata dal
parlamento. La delega di solito riguarda materie ampie e articolate, per esempio i codici e deve
indicare al suo interno: 1) la materia delegata; 2) I principi generali cui il Governo si deve attenere;
3) Il termine entro il quale la norma deve essere emanata. Il Governo seguendo queste indicazioni
prepara il decreto legislativo che è emanato sottoforma di Decreto del Presidente della Repubblica,
si sottopone alla firma del P.d.R. poi alla controfirma del P.d.C. e del Ministro proponente; è
pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore 15 giorni dopo la sua pubblicazione.
DECRETI LEGGE
Il Decreto Legge è un atto avente forza di legge, emanato dal Governo in casi di straordinaria,
necessità e urgenza sotto la propria responsabilità. Questo è presentato immediatamente in
Parlamento é convertito in legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. In mancanza della sua
conversione il Decreto Legge diventa inefficace retroattivamente, come se non fosse mai stato
emanato. In questi casi il Parlamento può decidere di disciplinare con una legge i rapporti giuridici
venuti a sorgere. Il decreto legge che è emanato sottoforma di Decreto del Presidente della
Repubblica, si sottopone alla firma del P.d.R. poi alla controfirma del P.d.C. e del Ministro
proponente; è pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore immediatamente dopo la
pubblicazione, se non sia stabilito diversamente.
REGOLAMENTI
Sono atti normativi secondari emanati dal Governo, dal Ministro o dalla gerarchia ministeriale,
questi ha una forza o un'efficacia minore rispetto a una legge ordinaria. I Regolamenti servono a
spiegare meglio una legge nello specifico. Non possono essere in contrasto con leggi ordinarie o
con un altro atto avente forza di legge. I Regolamenti possono essere emanati solo se e nella misura
in cui la legge riconosce a una determinata autorità amministrativa una specifica Potestà
Regolamentare, cioè il potere di emettere Regolamenti.
FINANZE
GLI EFFETTI ECONOMICI DELL’IMPOSIZIONE
gli effetti della pressione tributaria sul sistema economico possono essere negativi quando la
pressione diviene eccessiva, in quanto incide sulla produzione, sul risparmio, sugli investimenti,
sui consumi e sulla distribuzione della ricchezza; pertanto, un'aumento della pressione tributaria
provoca una contrazione dei consumi e degli investimenti e, quindi, una riduzione della domanda
globale. Se il prelievo diventa troppo accentuato però, può avere effetto inflazionistico: i lavoratori
premono per ottenere aumenti salariali, in modo da ricostituire la disponibilità di reddito che
avevano in precedenza; le imprese, a loro volta, tendono a scaricare sui prezzi di vendita sia il
maggior costo del lavoro, sia il peso delle imposte. il rischio è, dunque, quello di un'inflazione da
costi.
IL COMPORTAMENTO DEL CONTRIBUENTE:
il comportamento del contribuente di fronte all'applicazione
delle imposte è basato su due tipi di reazione: cercare di
sottrarsi al pagamento del tributo (evasione, elusione)
oppure modificare la propria attività di produzione e di
scambio (traslazione, ammortamento, diffusione)
L'EVASIONE
l'evasione consiste nel ridurre o eliminare il prelievo fiscale attraverso la violazione di specifiche
norme fiscali. Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita effettuate senza emissione di
fattura o di ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite "in nero"), con conseguente mancata
dichiarazione fiscale e versamento d'imposta.
L'ELUSIONE
l'elusione consiste nel compiere atti privi di giustificazione economica, diretti esclusivamente ad
aggirare le norme fiscali; produce gli stessi effetti negativi dell'evasione ma si svolge con modalità
che no violano formalmente la legge.
TRASLAZIONE DELL'IMPOSTA
la traslazione è il processo economico mediante il quale il contribuente riesce a riversare l'onere
dell'imposta su un'altro soggetto. la traslazione può avvenire il 3 direzioni: avanti, in dietro e
lateralmente.
La traslazione in avanti si ha quando il produttore di un bene o di un servizio riesce a trasferire
l’onere dell’imposta direttamente sugli acquirenti attraverso l’aumento del bene o del servizio.
La traslazione all’indietro si ha quando l’imposta viene applicata direttamente sul consumatore
finale, il quale reagisce riducendo il consumo del bene o del servizio tassato.
La traslazione laterale si verifica quando un tributo comporta l’uscita di determinati produttori da
un determinato settore produttivo; lo spostamento degli imprenditori in settori meno oberati dal
carico tributario fa si che si realizzi una concorrenza maggiore nel settore che ottiene i nuovi
ingressi.
TRASLAZIONE IN REGIME DI CONCORRENZA
nel regime di libera concorrenza il prezzo si forma automaticamente in base alla domanda e
all'offerta; le possibilità di traslazione, in regime di concorrenza, sono diverse a seconda che
l'imposta sia generale o speciale, l'imposta generale colpisce nella stessa misura tutti i redditi
mentre l'imposta speciale, si applica in modo differenziato a specifiche categorie di redditi o di
beni. la traslazione avviene più facilmente quando l'imposta ha carattere speciale, e le condizioni
che posso rendere più o meno agevole il trasferimento dell'imposta sono: la mobilità dei capitali,
l'elasticità della domanda e l'andamento dei costi di produzione.
MOBILITà DEI CAPITALI
per modalità dei capitali si intende la maggiore o minore rapidità con la quale essi possono essere
disinvestiti da un ramo di produzione per essere reinvestiti in un altro.
ELASTICITà DELLA DOMANDA
Perché avvenga la traslazione, è necessario che il prezzo del bene colpito aumenti in seguito
all'applicazione dell'imposta. Ne consegue che la traslazione è tanto più ostacolata quanto più è
elastica la domanda del bene colpito dall'imposta.
ANDAMENTO DEI COSTI
La produzione può avvenire a costi costanti, crescenti o decrescenti.
si ha la produzione a costi costanti quando, aumentando la quantità prodotta, il costo totale
aumenta in misura proporzionale.
si ha la produzione a costi decrescenti quando, aumentando la quantità prodotta, il costo totale
aumenta in misura meno che proporzionale.
si ha la produzione a costi crescenti quando, aumentando la quantità prodotta, il costo totale
aumenta in misura più che proporzionale.
TRASLAZIONE IN REGIME DI MONOPOLIO
La traslazione in regime di monopolio Nel monopolio, il monopolista è l'unico ad avere la
possibilità di offrire un determinato bene o servizio. Egli tende a raggiungere il punto di
COURNOP cioè mira a stabilire quel prezzo che gli assicura il massimo profitto, normalmente
quest'ultimo è dato dall'uguaglianza tra costo marginale e ricavo marginale. Una volta introdotta
l'imposta, il monopolista deve decidere se trasferirla o meno, tale decisone dipenderà dal tipo di
imposta: 1) se l'imposta è fissa il monopolista non la trasferisce perché l'aumento di prezzo gli
farebbe vendere una minore quantità di beni e quindi si vedrebbe ridurre il profitto; 2) se l'imposta
è proporzionale al profitto, il monopolista non ha convenienza a traslare l'imposta perché
venderebbe di meno e, dunque, realizzerebbe minor profitto, ma si troverebbe a pagare l'imposta
nella stessa misura, posto che l'aliquota è costante; 3) se invece l'imposta è proporzionale alla
quantità prodotta e venduta il monopolista, riducendo la produzione, paga meno imposta e
quand'anche vendesse di meno a causa di un prezzo più elevato dovuto a trasferimento
dell'imposta, comunque risparmierà sull'entità dell'imposta.
INGLESE
WHAT IS GLOBALISATION?
Globalisation is a process of interaction and integration among the people,
companies and governments of different nations. This process, has had
profound effects on societies around the world. Globalisation is a not a
new phenomenon, for thousands of years, people have been buying from
and selling to each other in lands at great distances. For centuries, people
and companies have invested in enterprises in other countries. Since the
second world war, many governments have adopted free-market economic
systems, creating new opportunities for international trade and
investment. Governments have also reduces barriers to commerce and established international
agreements to promote trade in goods, service and investment.
ADVANTAGES AND DISADVANTAGES OF GLOBALISATION
Some advantages of globalisation for example:
Increased free trade between nations; greater ease of transportation for goods and people
companies have great flexibility to operate across borders.
But globalisation may have very negative conseguences for example:
Increased probability of economic problems in one nation effecting all nations; globalisation
represent the threat to the world’s cultural diversity.
Economic globalization:
economic globalisation takes many forms. it may involve trade between individuals or businesses
in one country with those of another. businesses may decide to produce their goods not only home
but also in other countries, either to avoid the tariffs or quotas of the countries where they wish to
sell their products, or to cut their costs of production by, for example, hiring cheaper labour. in this
case, globalisation involves the transfer of financial capital and technology to another country as
direct foreign investment. the activities of multinational companies are another form of
globalisation. these companies coordinate their activities with many entities throughout the world,
producing in many places with complex networks of production and finance. this form of
globalisation has recently been named alliance capitalism. governments also compete for global
economic advantage. when governments decide it is their interest to cooperate rather than
compete, they may form supranational organisations.
OUTSOURCING AND OFFSHORING
Outsourcing and offshoring are 2 terms associated with globalisation. Outsourcing can be defined
as the sub-contracting of activities it includes marketing, accounting and finance. Offshoring is the
process of outsourcing to a foreign country.
The benefits of offshoring are:
-
Lower wages
Production can be concentrated in the most efficient location
Improvements in internet and communication
The problems of offshoring are:
-
Standards may be different
Exploration of local environment
Exploration of workers
FRANCESE
La Région
C’est en regroupant de deux à huit départements que l’on a constitué en 1960 les régions actuelles.
On compte 22 régions administratives dans l’Hexagone, elles sont gérées par un conseil régional,
élu pour six ans au suffrage universel. Les conseils régionaux ont à leur tête un président, élu par
les conseillers. Les régions de la France sont caractérisées par une grande diversité de paysages, de
population et de niveau économique.
LE LIMOUSIN
Le Limousin est une région française composée des trois départements: la Corrèze, la Creuse et la
Haute-Vienne. Elle est située presque en totalité dans le massif central. Le Limousin est bordé au
nord par la région Centre, à l'ouest par le Poitou-Charentes et l'Aquitaine, au sud par le MidiPyrénées, et à l'est par l'Auvergne. les plateaux connaissent un climat tempéré malgré des hivers
froids, les printemps sont doux et les étés chauds. Son économie est essentiellement basée sur
l'élevage des moutons, des porcs, des chevaux, et surtout des
bovins. Les industrie sont concentrées à limoges, qui, en plus des
porcelaines de luxe qui ont fait sa célébrité, fabrique des
chaussures, et a des industries mécaniques et électriques. le
tourisme se base sur le tourisme vert, fondé sur les sports de
plein-air, les randonnées, la découverte des espaces naturels. ce
secteur d'activité touristique a pris naissance autour de la
promotion des gites ruraux et des espaces de baignade, et est
particulièrement actif sur le plateau de Millevaches, le sud de la
Haute-Vienne et le bassin de Brive. le tourisme culturel et
patrimonial se base sur les sites historiques, les sites de mémoire,
le patrimoine industriel et artisanal, qui est concentré dans
divers sites particuliers et dans les villes.
MATEMATICA
FUNZIONE DELL’OFFERTA
Si dice offerta la quantità di bene che un produttore può mettere sul mercato. L’offerta è una
funzione non decrescente del prezzo, ossia all’aumentare del prezzo di mercato non decresce la
quantità di beni offerti. Anche per le funzioni dell’offerta si possono fare rappresentazioni grafiche
ottenendo le curve di offerta e il loro grafico risulterà sempre non decrescente.
EQUILIBRIO FRA DOMANDA E OFFERTA
Si dice prezzo di equilibrio quel prezzo che rende la quantità domandata pari alla quantità offerta.
L’equilibrio del mercato si ottiene con successive variazioni del prezzo, poiché esiste un solo
prezzo che rende uguali domanda e offerta; se l’una supera l’altra, viene fissato un nuovo prezzo
che le rendi equivalenti. Analiticamente il prezzo di equilibrio si determina risolvendo
un’equazione.
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Tesina di Maturità – Decadentismo (Ragioneria)