RICORSI COLLETTIVI AL TAR E AL CONSIGLIO DI STATO ATTENZIONE ALLE OFFERTE DI CERTI SINDACATI: ANCHE IL RICORSO PROPOSTO GRATIS PUO’ COSTARE CARO COL NUOVO CODICE AMMINISTRATIVO ANCHE PER I RICORSI AL TAR E’ PREVISTO IL PAGAMENTO DELLE SPESE DI GIUSTIZIA ED IL RISARCIMENTO DANNI PER CHI PERDE. Da qualche tempo a questa parte alcuni sindacati della Polizia Penitenziaria si sono concentrati quasi a tempo pieno sui ricorsi giurisdizionali al TAR che, puntualmente, propongono a tutti i colleghi a costi agevolati e, talvolta, a costo zero con il solo vincolo del patto di lite che consiste nel cedere una percentuale delle eventuali provvisionali all’avvocato che ha patrocinato la causa (il tutto, ovviamente, a condizione dell’immediata iscrizione al sindacato). Ovviamente, considerata la strumentalità dei ricorsi finalizzata all’iscrizione al sindacato, l’offerta di ricorsi al Tar aumenta smisuratamente nel periodo settembre/ottobre per evidenti esigenze di tesseramento. In altre parole, l’autunno è ill periodo dei saldi per i ricorsi al Tar che vengono proposti per ogni sciocchezza plausibile che sia possibile argomentare in un ricorso giurisdizionale. In tal modo, a fianco di ricorsi amministrativi legittimi e sacrosanti, si materializzano alcune pretese improbabili (e talvolta assurde),, che promettono il raddoppio o la triplicazione di varie indennità, fisse o accessorie, oppure l’estensione di retribuzioni speciali di alcuni comparti, previste in altri contratti collettivi collettivi, che abili avvocati riescono no a sostenere con argomenti improbabili e paradossali. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla promessa di retroattività decennale, decennale comprensiva della previsione di arretrati, anche nell’ordine di decine di migliaia di euro. A dire il vero, il fenomeno dell contenzioso amministrativo non è certamente una novità nel panorama della Polizia Penitenziaria e non è una sorpresa nemmeno il fatto che alcuni sindacati del Corpo strumentalizzino i ricorsi al TAR per racimolare qualche tessera. Fino ad ora, tuttavia, non avevamo voluto affrontare l’argomento onde evitare inutili polemiche con chi chi, per ovvi motivi di convenienza, avrebbe sostenuto in ogni modo le proprie ragioni ragioni, con il rischio di sconcertare ancor di più i colleghi. Oggi, però, con l’entrata in vigoree del Nuovo Codice del Processo Amministrativo (D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104), il Sappe sente ancora più pressante il dovere di informare tutti i colleghi di alcuni rischi che si correranno, d’ora in poi, nell’intraprendere ricorsi amministrativi che si dovessero, d , poi, rivelare infondati. Innanzitutto, è opportuno precisare che dal 16 settembre non sarà più possibile presentare tutti i ricorsi amministrativi al TAR del Lazio ma andrà in vigore il principio della territorialità secondo il quale ciascun ricorrente orrente potrà adire solamente il TAR laddove si trova la sede di lavoro. Ma la novità più importante e che maggiormente ci riguarda è quella relativa alle Spese di Giudizio. La nuova disciplina in tema di spese è stata mutuata dal codice di procedura civile con l’espresso richiamo agli artt. 91 – 97 del c.p.c. E’ stata confermata, cioè, la regola secondo cui le spese seguono la soccombenza (cioè chi perde paga) a discapito dell’abitudine di compensazione delle spese che tornerà ad essere l’eccezione alla regola. Come è facile intuire, l’intento della nuova disciplina in tema di spese è quello di evitare istanze manifestamente infondate o inutili aggravi procedimentali. Tra l’altro, diventano applicabili al processo amministrativo anche le ipotesi di responsabilità aggravata che prevedono la condanna al risarcimento del danno, oltre che delle spese, qualora la parte abbia agito o resistito in giudizio in malafede o colpa grave o nel caso in cui la parte che abbia ottenuto un provvedimento cautelare risulti soccombente per l’inesistenza del diritto e non abbia agito con la normale prudenza. Chi propone un’istanza cautelare deve, quindi, mettere in conto diversi rischi: 1) di essere condannato alle spese della fase cautelare; 2) di dover prestare cauzione in caso di accoglimento da cui derivino effetti irreversibili; 3) di dover risarcire il danno se non ha agito con la normale prudenza. Oltremodo, il Giudice Amministrativo può condannare, anche d’ufficio, la parte soccombente al pagamento di una somma equitativamente determinata a favore della parte vincitrice qualora la decisione sia fondata su ragioni manifeste o su orientamenti giurisprudenziali consolidati. Per questi motivi, IL SAPPE RITIENE INDISPENSABILE INFORMARE TUTTI I COLLEGHI (A QUALSIASI SIGLA ISCRITTI) DEL RISCHIO DI DOVER PAGARE DI TASCA PROPRIA MIGLIAIA DI EURO, TRA RIMBORSI DELLE SPESE DI GIUSTIZIA, RISARCIMENTO DEL DANNO E PROVVISIONALI, IN CASO DI PERDITA DEL RICORSO. Attenzione quindi ai ricorsi al TAR in saldo che vengono proposti gratis da certi sindacalisti (in cambio della tessera sindacale) perché potrebbero ritorcersi contro il proponente con notevole esborso economico (per il quale non potrà subentrare ne il Sindacato che lo ha proposto ne l’Avvocato che lo ha preparato). In conclusione, si invitano tutti i colleghi a valutare bene i contenuti dei ricorsi prima di firmare il mandato ad un avvocato, perché una volta presentato il ricorso, il ricorrente si assume tutte le responsabilità processuali a titolo personale. I ricorsi amministrativi sono una cosa seria, un diritto costituzionale posto a tutela dei diritti soggettivi dei cittadini e per questo vanno usati e proposti con serietà, attenzione e competenza professionale. Da parte sua, il Sappe continuerà (come ha sempre fatto) a valutare attentamente, caso per caso, la materia del contendere e proporrà ai propri iscritti soltanto quei ricorsi giurisdizionali manifestamente fondati o, comunque, con una ragionevole percentuale di possibilità di successo.