1° Giornata di Ittiologia e Gestione Ittiofaunistica
Il lago di Montedoglio,
situazione ambientale e prospettive per lo sviluppo dell'ittiofauna.
Una ricerca sul campo.
PROF. MARIO MEARELLI
Università di Perugia
1° Giornata di Ittiologia e Gestione Ittiofaunistica
Il lago di Montedoglio
Anche sulla base di quello che è stato detto fino ad ora credo
che i punti da sottolineare siano diversi: il primo è che non si
può gestire in maniera corretta se non si conosce; quindi le
conoscenze del territorio e dei sistemi acquatici in questo
caso, diventa fondamentale ai fini della redazione dei piani di
gestione, poi queste conoscenze devono essere
opportunamente trasformate in scelte, in piani, che andranno
sottoposti alla divulgazione dei risultati. L’ultimo passaggio
rispetto alle scelte gestionali, sono i controlli, credo che
qualsiasi piano venga fatto, se non viene opportunamente
controllato per quanto riguarda gli esiti, alla fine divenga
sostanzialmente inefficace se non inutile.
Nell’ambito di questo approccio vi racconto l’esperienza di
Montedoglio. Essa rappresenta uno studio partito da molto
lontano, stiamo lavorando da dieci anni nella rete idrografica
del Tevere toscano in collaborazione con l’Amministrazione
Provinciale di Arezzo.
Credo che valga la pena sottolineare come è stato portato avanti questo studio: ricordo la sala qui, alla sua
presentazione, piena di persone, partecipava ovviamente la Provincia di Arezzo anche con le sue guardie, ma c’erano
anche i Comuni, il Consorzio Umbro Aretino, l’ARPAT (allora era il Presidio Multizonale); quindi abbiamo visto
lavorare in sinergia forze e competenze diverse.
Lo studio si configura come intervento di Carta Ittica di secondo livello, in quanto successivamente, nei primi mesi
del 2000, abbiamo consegnato all’Amministrazione un Protocollo di Gestione, redatto non in maniera asettica, ma
discusso con le associazioni di pesca.
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Per quanto riguarda gli interventi di studio e di controllo sono stati
fatti in più riprese; il primo è del 1992, il secondo è del 1994,
l’ultimo è del 1998/99, quindi tre passaggi sulla rete dei corsi
d’acqua e sul bacino.
Credo di poter dire che per Montedoglio le prospettive siano molto
interessanti perché ci sono interessi d’uso diversi. A partire dal
1992 sono stati fatti una serie di studi esemplari, perché è stata
analizzata l’area idrografica, le caratteristiche ambientali a partire
da quelle geologiche, sono state prodotte delle carte tematiche
vere e proprie, ricordo soltanto l’analisi delle opere in alveo,
qualcosa come 600/700 opere in alveo, traverse di vario tipo e di
varia altezza che rappresentano un grosso problema e sono state
tutte cartografate.
A parte la caratterizzazione della rete idrografica vera e propria si è
puntato anche a considerare gli effetti dell’antropizzazione, c’è
stato un censimento delle reti degli acquedotti delle fognature, e
naturalmente la stessa attenzione è stata destinata alla
caratterizzazione delle acque e dei corsi d’acqua e del lago
compresa la fauna ittica. Credo che non esista uno studio così
articolato e particolareggiato condotto da vari specialisti come
quello di Montedoglio.
Lo studio è stato fatto sia sul lago che sulla rete idrografica. La
diga che ha interrotto il deflusso delle acque del Tevere e dei
Torrenti Vignana e Singerna ha determinato la realizzazione di un
invaso, che a regime avrà una capacità da 153 milioni di metri cubi
d’acqua, interessando un’area di circa 240 chilometri quadrati.
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Credo sia interessante verificare la situazione ittica. Nell’ultimo aggiornamento 98/98 sono state censite 15
specie cinque indigene e dieci introdotte. Interessante è anche il confronto dei censimenti ‘92/’94/’99. Nel ‘92
alcune specie non erano presenti; nel ‘94 se ne sono aggiunte di nuove e ne sono scomparse altre. Inizialmente
il lago era popolato da specie aerofite, cioè tutte le specie che venivano dal Tevere dal Singerna e dal Tignana,
poi andando avanti negli anni queste specie sono gradualmente scomparse, in un processo d’evoluzione
continua, tanto che ritengo la situazione di oggi diversa da quella censita dallo studio, perché ogni giorno
assistiamo alla comparsa di una specie nuova.
Le caratteristiche dei popolamenti ittici. Ci sono diversi parametri analizzati per valutare lo stato delle
popolazioni ittiche; credo che questo sia un dato interessante per il lago di Montedoglio. La situazione del lago è
abbastanza buona, come per tutti i laghi però va incontro ad un rischio che è rappresentato dalla stratificazione,
si tratta di un fenomeno di riscaldamento delle acque superficiali che si verifica in estate e determina una
separazione degli strati superficiali rispetto agli strati di fondo, che possono non circolare più e alla fine
possono presentare un problema di ossigenazione, per cui in alcuni mesi si manifesta una carenza di ossigeno.
Per desumere le caratteristiche dell’ambiente analizzando le popolazioni ittiche si è operato su vari parametri, ad
esempio si è analizzato le abitudini alimentari dei pesci, ci sono indicazioni in letteratura che dimostrano che se
gli onnivori superano una certa percentuale la situazione ambientale stia in qualche modo degradando, questa
percentuale di riferimento è del 20 % e in questo caso la percentuale di onnivori è il 55 %. C’è però un dato
significativo per Montedoglio di cui tener conto, infatti anche se la popolazione di onnivori è abbastanza alta ci
sono almeno due popolazioni di carnivori che in qualche modo rappresentano un elemento di controllo dei
primi.
Altri parametri: la densità per settore, il lago certamente non è un lago omogeneo, il Tevere in alto, a destra il
Tignana a sinistra il Singerna, al centro il corpo del lago vero e proprio più profondo, allora questo spiega come
mai la densità il numero di pesci per metro quadrato cambi nei diversi punti del lago; la densità maggiore si
riscontra dove entra il Tevere e in altri settori tipo il settore 3, il settore 7 e il settore 2.
Ovviamente più o meno una situazione di questo tipo si riscontra per la biomassa.
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L’abbondanza per specie: questo credo sia un dato estremamente significativo. Rispetto al censimento che avete
visto, la popolazione che presenta il numero di individui più elevato è rappresentato dall’Alborella, dalla Scardola, il
Persico Reale, poi Anguilla, Cavedano, Luccio Cobite, Pesce gatto e Tinca.
Più o meno una situazione di questo tipo, anche se leggermente cambiata, si riscontra per la biomassa, in questo
caso le specie più abbondanti sono il Carassio dorato e la Carpa che, in virtù delle dimensioni che possono
raggiungere, pesano maggiormente.
I risultati generali: il quadro d’insieme delle conoscenze porta la alla proposta di gestione. Per questo abbiamo
considerato vari parametri: specie dominanti, densità, standing grop, relazione lunghezza-peso (valori ottimali al
proposito li troviamo nel Luccio, nel Persico reale, il Persico trota). Purtroppo, come evoluzione attuale, rispetto alla
situazione iniziale il Persico Reale ha subito un forte decremento. Per l’accrescimento teorico, la struttura di
popolazione (che indica lo stato di una popolazione), l’assortimento degli individui, è risultata buona soprattutto la
situazione della Scardola, tanto è vero che oggi il lago di Montedoglio potremmo classificarlo tranquillamente come
un “lago a Scardola”.
Questa non è una specie nobile o d’interesse per la pesca, in ogni modo la sua prevalenza, unitamente ad altre
specie, sottolinea la validità di quello che avevo detto all’inizio, cioè la preoccupazione che il lago di Montedoglio
possa evolvere verso una situazione di tipo eutrofico.
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Il piano di gestione ittica è il risultato di lunghissime discussioni che abbiamo fatto qui ad Arezzo, a Sansepolcro e
a Pieve Santo Stefano, per cui tenendo conto dello sforzo che abbiamo fatto, abbiamo puntualizzato tutti gli
elementi che potevano o dovrebbero caratterizzare il Piano di Gestione; naturalmente lo abbiamo fatto ragionando
sugli interessi di quest’area.
I requisiti fondamentali di un piano di gestione la fauna ittica sono la regolamentazione, il prelievo, il controllo.
Per quanto riguarda la classificazione, tenendo conto della situazione complessiva della comunità ittica, abbiamo
definito Montedoglio come un lago con una comunità mista Ciprinidi e predatori, i Ciprinidi caratterizzati soprattutto
da Alborella, Scardola e Triotto, i predatori da Persico reale, Persico trota, Luccio e Anguilla. Qui già si cominciano
a dare delle indicazioni su ripopolamenti, divieti di pesca, taglia minima, limitazione alla pesca, limitazione
all’attrezzatura, miglioramento dell’habitat, per esempio in alcuni casi s’indica la necessità di vegetazione perché il
lago di Montedoglio è completamente privo di vegetazione, oppure letti di frega per il Persico Reale. Poi abbiamo
dato le indicazioni di gestione, la frequenza dei controlli, ecc.
Questa alla fine a portato ad individuare un’ipotesi che è quella che è stata discussa dall’Amministrazione
provinciale con le associazioni di pesca, la proposta, su cui in qualche modo tutti quanti abbiamo convenuto, è
quella di individuare un’area a regolamentazione specifica. Un punto su cui abbiamo discusso lungamente è
rappresentato dal fatto che noi abbiamo ritenuto parlare di pesci e parlare della gestione dei pesci soprattutto in
termini di valorizzazione socio economica complessiva, perché riteniamo che la pesca possa indurre dei risultati
pratici positivi anche per il resto dell’economia dell’area. Garantire la continuità di pesca. Potenziare il processo
riproduttivo delle specie, raggiungere un grado d’accrescimento soddisfacente, avere popolazioni con una struttura
soddisfacente, razionalizzare la gestione ittica e infine arrivare al risultato di poter eliminare i ripopolamenti. Sono
tutti obiettivi da perseguire.
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Gli adempimenti. Controllo degli accessi dell’area, monitoraggio delle popolazioni, dello sforzo pesca e del pescato,
regolamentazione delle attrezzature. Si parte dall’inquadramento generale dell’area fino ad arrivare a risolvere
problemi che sono rappresentasti dalla mitigazione o dalla eliminazione delle opere in alveo. Le caratteristiche
dell’area a regolamentazione specifica, i corsi d’acqua esclusi, i corsi d’acqua proposti, la scelta dell’area a
regolamentazione specifica e del tipo di pesca (es. no – kill), sono aspetti discussi. Quindi si sono definite le
caratteristiche essenziali della regolamentazione che interviene su quella classificazione che abbiamo fatto
precedentemente.
A questo punto credo di poter rispondere al quesito che è stato fatto nell’invito, ossia quali sono le prospettive. Le
prospettive sono veramente interessanti per quest’area, il problema che abbiamo riscontrato rispetto a tutto il lavoro
fatto da più operatori, è rappresentato dal fatto che il rapporto con le associazioni, per lo meno con le associazioni
che erano state individuate all’inizio, associazioni locali di pesca a Pieve Santo Stefano, sostanzialmente non è
proseguito rispetto ad una situazione di stallo. I pescatori si aspettano che l’Amministrazione garantisca alcuni diritti
o favorisca quelli che sono gli interessi della pesca, un modello di gestione di questo tipo richiede che tutti quanti
facciano un passo avanti. Quindi io direi che probabilmente c’è ancora bisogno che si diffonda fra tutte le
associazioni una disponibilità ad impegnarsi direttamente nella gestione, per esempio per il problema del controllo.
Spero che questo dibattito, che abbiamo aperto da oltre un anno con le associazioni, maturi progressivamente e mi
auguro che un convegno di questo tipo serva a dare un’ulteriore spinta.
Questo lavoro che è stato fatto contiene tutti gli elementi per ottenere una valorizzazione dell’ambiente e socio
economica complessiva. I pesci sono qualcosa che va al di la degli interessi dei pescatori, rappresentano una risorsa
comune che dovrebbe comportare un impegno da parte di tutti.
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