SCHEMA DI RELAZIONE SCIENTIFICA INTERMEDIA Ente DIPARTIMENTO DI FISICA DELL’UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA Titolo del Piano PIANI DI POTENZIAMENTO DELLA RETE SCIENTIFICA E TECNOLOGICA Titolo del progetto SVILUPPO DI MATERIALI INNOVATIVI PER OTTICA ED ELETTROOTTICA PER APPLICAZIONI CIVILI ED INDUSTRIALI Identificativo progetto Cluster 026 /Progetto P4 Stato di avanzamento dal 13/02/2001 al 12/02 /2002 1 - NOTIZIE SULL'ANDAMENTO DEL PROGETTO 1.1 Obiettivi realizzativi • stato d'avanzamento dei singoli obiettivi indicati nel progetto esecutivo allegato al contratto ed alle sue eventuali successive modifiche e/o integrazioni • cenni sui risultati conseguiti e sul raggiungimento delle soglie minime di accettabilità degli indicatori definiti nel progetto esecutivo allegato al contratto ed alle sue eventuali successive modifiche e/o integrazioni P4W1 Materiali polimerici 1 P4W1a1: Sviluppo, caratterizzazione ed impiego di elettroliti solidi polimerici nella tecnologia industriale di elettro devices Gli obiettivi indicati nel progetto esecutivo, allegato al contratto, sono i seguenti: ¾ messa a punto e la caratterizzazione chimico-fisica di nuovi materiali (polimeri elettrolitici gel-type); ¾ preparazione di miscele e di films polimerici che coniughino buone proprietà di conducibilità ionica e meccaniche, necessari per la produzione tecnologica di elettro-devices; ¾ realizzazione di semplici prototipi da applicare nel campo dell'immagazzinamento di energia. I risultati conseguiti nel corso del secondo anno, in merito agli obiettivi realizzativi previsti, si basano sulla preparazione di nuovi materiali in fase gel e la loro caratterizzazione strutturale, definendone le loro proprietà di trasporto. L'idea base è stata quella di sviluppare materiali che combinano l'alta conducibilità degli elettroliti liquidi con le proprietà meccaniche dei solidi. Questo è stato realizzato immobilizzando una soluzione liquida in una matrice polimerica con la formazione di membrane "gel-type". Tali sistemi hanno mostrato promettenti caratteristiche concernenti conduttività ionica e stabilità meccanica unite ad un aumento del numero di possibili cicli di carica-scarica delle celle elettrochimiche. Sebbene questi polimeri elettrolitici nello stato gel siano noti da alcuni anni, il meccanismo di trasporto di carica non è ancora ben chiaro e comunque non si è ancora riusciti a mettere a punto un sistema "gel-type" ottimale. Tali materiali polimerici nello stato di gel, potrebbero costituire dei reali sistemi alternativi, più ecologici e più efficienti, alle batterie litio-ione attualmente in uso ed inoltre permettere di realizzare un sistema elettrolitico gel, in grado di evitare il flusso del polimero (grazie alla reticolazione del gel) e capace di conformarsi ai cambiamenti di volume dell’elettrodo durante il processo di carica e scarica di una batteria, ma non eccessivamente rigido (come un solido) da ostacolare la mobilità ionica e quindi la conducibilità. I sistemi elettrolitici "gel-type", oggetto di studio nel corso del secondo anno di questo progetto, sono basati sul poliacrilonitrile (PAN) ad alto peso molecolare. Questo polimero si è mostrato essere in grado di formare buoni gel termoreversibili quando viene “plasticizzato” con piccole molecole organiche come il carbonato di etilene (EC) o il carbonato di propilene (PC). I sistemi gel sono stati quindi ottenuti sciogliendo un sale ionico, nel nostro caso il perclorato di litio (LiClO4), in carbonato di etilene (EC) a questa soluzione viene poi aggiunto il polimero e infine si fa reticolare la soluzione ottenuta su una piastra preriscaldata a circa 80°C. Sono stati preparati gel a diverse concentrazioni di sale e quindi sono stati caratterizzati mediante misure di conducibilità, misure di diffusione NMR, e infine sono state testate le loro proprietà meccaniche attraverso misure di reologia. P4W1a2: Membrane avanzate per la separazione L’obiettivo del Work Package n.1 attività 2 è quello di preparare, caratterizzare ed ottimizzare membrane avanzate per separazione di gas e di liquidi. Nell’ambito di questo progetto, nel primo anno, è stato condotto uno studio sui materiali organici ed inorganici più adatti per la preparazione di membrane termicamente e chimicamente resistenti. I materiali più interessanti sono qui di seguito riportati: polifosfazeni, polisolfoni, polietereterchetoni, polimeri reticolabili (alginati), zeoliti e materiali ibridi (organicoinorganico). In questo anno di attività è stato ultimato lo studio relativo alla caratterizzazione dei materiali inorganici (membrane zeolitiche), ed avviata la preparazione di materiali ibridi. 2 • Risultati conseguiti: Le membrane zeolitiche sintetizzate per tutti i gas esaminati presentano un flusso di permeato (J) che cresce all’aumentare della forza spingente, mentre la permeanza risulta essere pressoché indipendente dalla forza spingente. Inoltre, per tutti i gas considerati si è registrata una diminuzione della permeanza con la temperatura. Le prime membrane ibride (PEEK-WC-silicalite-1) preparate in questo studio presentano un alto numero di spazi vuoti interfacciali tra polimero e cristalli e conseguentemente risultano altamente permeabili e non selettive. Al fine di diminuire oppure eliminare i vuoti interfacciali presenti nel materiale ibrido è stata aggiunta alla sospensione una molecola capace di interagire simultaneamente con polimero e cristalli. Le membrane così preparate presentano valori di permeabilità più bassi rispetto alle membrane PEEK-WC-silicalite-1, ma ancora significativamente più alti di quelli misurati attraverso il polimero denso. Le selettività calcolate per le membrane ibride addizionate con il legante risultano prossime a quelle prevedibili secondo un meccanismo tipo Knudsen con scostamenti variabili a seconda delle coppie di gas considerate. L’attività di ricerca rispetta pertanto gli indicatori definiti nel progetto esecutivo allegato al contratto. P4W2 Cristalli liquidi dispersi in matrice polimerica (PDLC) P4W2a1: Costituzione di un laboratorio per la preparazione e la caratterizzazione di film elettroottici P4W 2a2 Ottimizzazione delle proprietà di film solidi “reverse mode” a trasmissione variabile ed eventuale realizzazione di un prototipo. Non perdendo di vista il nostro obiettivo, cioè quello di ottenere films compositi "reverse mode" a basso haze per semplice polimerizzazione di miscele liquido cristalline su appositi supporti conduttivi, abbiamo continuato la ricerca con l’intento di trovare dei monomeri liquido cristallini che possedessero le stesse, o anche migliori, proprietà di quello di Hikmet in modo da poter ottimizzare al meglio il nostro film. A tal fine sono state investigate le proprietà chimico-fisiche di una serie di monomeri, allo scopo di valutare il carattere liquido cristallino, l’allineamento e il grado di polimerizzazione per un eventuale loro impiego nella realizzazione dei films elettroottici a trasmissione variabile operanti in maniera “reverse-mode”. Gli studi effettuati su tali monomeri hanno riguardato, in particolare, una prima caratterizzazione delle loro proprietà liquido cristalline; a tale scopo sono state misurate, tramite microscopio ottico fornito di “hot stage”, le temperature relative alle loro transizioni di fase. Non tutti i monomeri sono risultati essere liquido cristallini, questi ovviamente non possono essere adatti al nostro scopo. Una seconda caratterizzazione è stata finalizzata a verificare le proprietà di polimerizzazione dei monomeri, abbiamo in tal modo scoperto che pochi monomeri polimerizzano con luce UV e per quelli che lo fanno la polimerizzazione si verifica in condizioni molto drastiche (a 100°C per 1 ora a distanza di 2 cm dalla lampada!). . 3 P4W 2a3 Ottimizzazione delle proprietà di film liquidi a trasmissione variabile ed eventuale realizzazione di un prototipo. Le emulsioni nematiche possono essere impiegate per il controllo della trasmissione ottica attraverso grandi superfici o per la produzione di display a basso costo. Inoltre la risposta elettroottica di emulsioni fluide contenenti cristalli liquidi si ottiene per voltaggi operazionali di almeno un ordine di grandezza inferiori rispetto a quelli utilizzati per film PDLC. Tuttavia tali sistemi devono risultare stabili con la temperatura per poter essere utilizzati per la produzione di dispositivi elettroottici. Per questo motivo abbiamo studiato le proprietà elettroottiche in funzione della temperatura e dei tensioattivi aggiunti ai sistemi da noi caratterizzati da un punto di vista elettroottico e morfologico nella prima annualità del progetto. P4W 2a4 - Messa a punto di un processo industrializzabile per la fabbricazione di film elettroottici Obiettivo di questo punto del progetto era la messa a punto di un processo industriale di fabbricazione di film elettroottici. La scelta dopo la sperimentazione condotta nei precedenti trimestri è ricaduta sulla preparazione di film elettroottici fluidi formati da emulsioni nematiche, ossia film costituiti da un cristallo liquido nematico disperso in un solvente monomerico organico fluido. P4W 2a5 - Valutazione delle proprietà di materiali alternativi e di possibili applicazioni alternative. L'elettrocromismo è il cambiamento persistente e reversibile della trasparenza di un materiale mediante la simultanea iniezione o estrazione di piccoli ioni (in genere H+, Li+) ed elettroni (e-) con un impulso di tensione o con tecniche equivalenti. 4 Fig.1 (a) elettrocromico di tipo catodico (la colorazione avviene per iniezione), (b) elettrocromico di tipo anodico (la colorazione avviene per estrazione) Nei materiali elettrocromici il cambiamento delle proprietà è da attribuirsi quindi all'inserimento o all'estrazione di ioni mobili: quando il campo elettrico è attivato, gli ioni introdotti reagiscono generando dei composti colorati che modificano lo spettro cromatico del materiale. Il fenomeno è stato rilevato in numerose sostanze organiche (che usano anche reazioni di ossidazione o riduzione e che possono essere esposte a problemi come l'alterazione alla luce del sole) e inorganiche; tra questi i più interessanti sono gli ossidi, usati sotto forma di sottili pellicole trasparenti. I materiali elettrocromici possono essere impiegati per la realizzazione di finestre intelligenti per regolare il flusso di luce e di calore degli edifici in entrata ed uscita. Essi possono venire utilizzati anche (oltre che per occhiali da sole e vetrate intelligenti) in displays per orologi, computer portatili, insegne informative (aeroportuali, ferroviarie, pubblicitarie, ecc...) e specchietti retrovisori antiabbagliamento per automobile. In questo caso le proprietà elettrocromiche che offrono maggiore attrattiva per l’applicazione tecnologica sono: l’alto contrasto, l’angolo di visuale non ristretto, il fatto che, interrompendo l’alimentazione elettrica, questi materiali mantengono il loro stato per lunghi tempi (effetto memoria a circuito aperto). Questi vantaggi, però, devono essere messi a confronto con la relativa lentezza nella risposta alle sollecitazioni; in alcuni casi, la possibilità di effetti degradativi dovuti alle decine di milioni di operazioni ON/OFF che un display deve subire durante la sua vita; la necessità di portare la connessione elettrica ad ogni pixel (elemento attivo unitario) del display per l’estrema difficoltà di ottenere sistemi elettrocromici ai quali possa essere applicata la comune tecnica del "multiplexing". Il fenomeno dell’elettrocromismo si manifesta in parecchi composti inorganici e organici (compresi alcuni polimeri). Ci sono due categorie principali di materiali elettrocromici: ossidi dei metalli di transizione e composti organici. Alcuni dei più comuni vengono elencati in Tabella I. Materiali elettrocromici inorganici Materiali elettrocromici organici a) Catodici: (colorazione per riduzione; reazione Tipo Colore acquisito Viologeni Trasparente ↔ blu, tipo WO3+xH++xe- ↔HxWO3) Materiale Colore acquisito viola, rosso Ossido di tungsteno Trasparente ↔ blu Polimeri: polianilina (WO3) Trasparente ↔ verde, blu, porpora Ossido di molibdeno Giallo ↔ Polimeri: polipirrolo Giallo ↔ Marrone (MoO3) grigio,porpora Ossido di titano (TiO2) Trasparente↔ blu Polimeri: politiofene Rosso ↔ blu Ossido di Trasparente↔ bronzo Polimeri: Nero ↔ trasparente niobio(Nb2O5) poliisotianofene 5 Ossido di Vanadio Giallo ↔ blu, verde, (V2O5) nero b) anodici (colorazione per ossidazione; reazione Antraquinoni Rosso ↔ blu, verde Diftalocianine Verde ↔ rosso, viola, tipo: Ni(OH)2 ↔NiOOH+H++eOssido di nichel (NiO) blu, giallo Trasparente↔ bronzo Tetraflafulvalene Giallo ↔ verde, porpora Ossido di iridio (IrOx) Pirazoline Trasparente↔ nero Giallo ↔ giallo, blu, verde Ossido di rodio Giallo ↔ verde, (Rh2O3) marrone, porpora Ossido di cobalto Rosso ↔porpora, (CoOx) grigio, nero Tabella I - Alcuni più comuni materiali elettrocromici L’effetto elettrocromico avviene nei composti inorganici per effetto della contemporanea iniezione o estrazione di ioni (M+) e elettroni (e-). Il cambiamento della densità di elettroni nello strato elettrocromico (necessario a mantenere la neutralità elettrica e provocato dall’inserzione/estrazione di ioni) è il fattore che modula il comportamento ottico. Nei composti elettrocromici organici la colorazione o il cambio di colorazione si raggiunge per effetto di una reazione di ossido-riduzione che può essere anche accoppiata ad un’altra reazione chimica. I materiali elettrocromici sono presenti generalmente allo stato liquido (più o meno viscoso) o solido. P4W3 Cristalli liquidi innovativi P4W3a1 - Individuazione dei materiali aventi caratteristiche utili ai fini del progetto ed individuazione ed acquisto della strumentazione e delle attrezzature necessarie per la loro preparazione e il loro studio. P4W3a2 - Allestimento delle tecniche sperimentali atte alla determinazione delle proprietà fisiche e fisico-chimiche dei materiali rilevanti ai fini del progetto 6 Si è continuato l’allestimento di differenti tecniche sperimentali atte a caratterizzare le proprietà fisiche di materiali liquido cristallino, materiali compositi polimero-cristallo liquido e dei films di varia natura utilizzati per confinare i materiali mesomorfici. P4W3a3 - Progettazione e realizzazione dell’apparato sperimentale per produrre reticoli olografici P4W3a4 Preparazione di sistemi liquido-cristallini per la realizzazione di memorie ottiche, generazione e caratterizzazione di reticoli permanenti in sistemi liquido-cristallini. Realizzazione di un dimostratore per la memorizzazione e la lettura ottica dei dati. Sono stati realizzati gli apparati sperimentali per la realizzazione di reticoli olografici. Costruzione di un interferometro di tipo Mach Zender , realizzazione di una tecnica “pumpprobe” con l’utilizzo di un laser di sonda He-Ne per monitorare la crescita dei reticoli in fase di scrittura. Realizzazione di varie configurazioni di scrittura variando lo stato di polarizzazione dei fasci che interferiscono: tecniche olografiche di intensità e di polarizzazione. Allestimento esperimento “time of flight” per studiare la fotorifrattività in alcuni dei materiali selezionati. P4W3a5 - Studio e caratterizzazione fisica di sistemi cristallino-liquidi. Realizzazione di un dimostratore per la rivelazione di radiazione elettromagnetica a cristallo liquidi chirale. Si è studiato il comportamento della viscosità superficiale dei cristalli liquidi. Ancora sono iniziate le caratterizzazione termiche di diversi materiali liquido cristallini con fase smettica utilizzando la tecnica fotopiroelettrica. Si stanno studiando le proprietà dei materiali liquido cristallini non-polari. Sono in corso di caratterizzazione le proprietà di materiali compositi cristallo liquido-fotopolimero con gradiente di polimerizzazione per la risposta elettroottica asimmetrica. Lo studio di materiali compositi cristallo liquido ferroelettrico-polimero per evidenziarne le proprietà fotopiroelettriche hanno mostrano che in questo caso l’indice di merito piroelettrico realizzabile (1 nC/cm2K) è confrontabile con quello dei convenzionali elementi piroelettrici (0.1 – 2 nC/cm2K) mentre le proprietà meccaniche sono decisamente migliori. Le celle a cristallo liquido contenenti film di ossidi elettrocromici hanno evidenziato l’asimmetrizzazione della risposta elettroottica,. Inoltre si è dimostrato sperimentalmente che l’inserzione di ossidi elettrocromici in cella a cristallo liquido riesce a modulare esternamente l’energia di ancoraggio tra il cristallo liquido e le superfici di contenimento. P4W4 Materiali elettrocromici P4W4a1 - Analisi dello stato dell’arte nel campo dei materiali elettrocromici. Individuazione dei materiali con funzione di conduttore ionico e ion-storage o di conduttori ionici a funzionalità redox. Le attività di individuazione e messa a punto apparati per la preparazione dei materiali e di campioni modello saranno essenzialmente affidate a terzi, con già consolidate esperienze di preparazione. 7 P4W4a2 - Sistemazione strumenti di misura: Individuazione e messa a punto degli apparati per caratterizzazione elettrochimica. Messa a punto e calibrazione dell’apparato spettrofotometrico e implementazione di eventuali accessori necessari. Individuazione e messa a punto e calibrazione degli apparati polarimetrici ed ellissometrici. Messa a punto apparato micro Raman confocale, implementazione degli accessori (cella a temperatura variabile, cella spettroelettrochimica, tavole di traslazione per mapping, etc.) P4W4a3 - Studio delle caratteristiche strutturali ed ottiche dispositvi dei vari componenti i elettrocromici, e dei dispositivi stessi, tramite analisi comparativa dei vari campioni modello, secondo le varie tecniche. Determinazione di metodiche precise e riproducibili, per ogni tecnica, su campioni modello, per la loro caratterizzazione. Determinazione delle caratteristiche strutturali ed ottiche osservate, e loro dipendenza dai parametri della sintesi. Determinazione dei trattamenti sui campioni che simulano le condizioni di funzionamento dei dispositivi e implementazione degli apparati necessari per tali trattamenti. P4W4a4 - Sviluppo di prototipi dimostratori, e loro caratterizzazione - Dispositivi multicompartment con elettrodo di lavoro composito Definizione di una architettura del dispositivo - Costruzione dei dispositivi (primi dimostratori) - Caratterizzazione elettrochimica ed ottica del dispositivo -Cronoamperometria e spettrofotometria -Produzione dei dimostratori di seconda generazione Nel campo della individuazione dei materiali per dispositivi elettrocromici, l’analisi della corrente letteratura e delle attività nei vari laboratori a livello internazionale, portano a mantenere come elettrodo attivo il tungsteno triossido, con una attenzione particolare alle specifiche caratteristiche strutturali, che possono dipendere criticamente dalla tecnica di deposizione (evaporazione, sputtering, sol-gel etc.). Una idea da sviluppare è la combinazione o il drogaggio di questo ossido con quantità da determinare di altri metalli, tipo Iridio, Rutenio, Titanio. Dal punto di vista delle tecniche di crescita, si è provveduto alla implementazione della apparecchiatura di sputtering e caratterizzazione spettroscopica dei primi film di WO3 cresciuti 8 con tale tecnica. Inoltre sono state effettuate le prime prove di intercalazione chimica di protoni in tali film e la loro caratterizzazione spettroscopica. Si è osservato come la cristallizzazione del WO3 sia spesso correlata con la presenza di impurità di carbonio. Tale fenomenologia è stata altresì osservata in film di tungsteno triossido cresciuti per evaporazione presso il Centro ENEA di Portici, con cui è stata avviata una collaborazione. Per i controelettrodi abbiamo pensato di esplorare materiali misti di TiO2-V2O5 , per trovare il miglior compromesso tra la trasparenza , la reversibilità e la resistenza chimica del titanio ossido e la capacità di intercalazione del vanadio pentossido. Le tecniche spettroscopiche previste nel progetto sono state fondamentalmente implementate, come pure alcuni necessari accessori, e si è raggiunta una certa competenza nell’uso degli apparati, micro Raman e FT-IR. Altri accessori sono pure stati acquistati e si sono stabiliti rapporti di collaborazione con altri gruppi attivi sulle stesse tematiche. Le tecniche spettroscopiche implementate sono state testate su molti sistemi, rivelando una notevole utilità nella preliminare caratterizzazione dei campioni. In particolare sono state fatte misure preliminari e sono in progetto studi sistematici su film misti con Cerio vanadato, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica della università della Basilicata, e su polveri e film misti di Bi/V ossido e Sb/V ossido. Lo studio dei film di WO3 (tungsteno triossido) con la spettroscopia micro-Raman, ha permesso di stabilire una diversa suscettibilità alla cristallizzazione indotta dal fascio laser dell’apparato micro-Raman, indice di una diversa conformazione strutturale tra le zone al centro dei film depositati per r.f. sputtering e quelle vicine ai bordi. Inoltre si è visto come la presenza di impurezze di carbonio aiuti la cristallizzazione dei film sotto illuminazione del laser, e sembra risultare comunque abbastanza correlata con la cristallizzazione nei film amorfi di tungsteno. L’uso del micro-Raman mapping si è rivelato una tecnica molto potente per caratterizzare la effettiva omogeneità strutturale dei film, cresciuti con vari metodi, sputtering, evaporazione, solgel. Per esempio, nei film misti di TiO2-V2O5 si è visto come la diversa composizione e il diverso pH durante l’idrolisi del gel modifica grandemente la omogeneità strutturale a livello microscopico. Nel caso dei film studiati come controelettrodi nei dispositivi elettrocromici, si è studiata la loro utilità in relazione anche allo sviluppo di nuovi dispositivi a cristallo liquido. Infatti lo scarso contrasto di trasmissività tra lo stato intercalato ed il non-intercalato risulta opportuno per inserire tali film in celle asimmetriche con cristalli liquidi nematici. In collaborazione con il Workpackage 3 di questo progetto, sono stati studiati film misti Ti/V ossido, con crescente contenuto di vanadio, e si è scoperto come la miglior risposte elottroottica rettificata si ottenga per film cresciuti per sol-gel, con rapporto atomico Ti/V=1/1 e sottoposti ad annealing a 400 °C. Per quanto riguarda lo studio dei materiali polimerici, si è effettuato uno studio spettroscopico, combinato con misure calorimetriche e di conduttività ionica, su miscele contenenti un polimero, Polietilene ossido (PEO), un elettrolita (Litio triflato) ed un filler (ossido di alluminio). Sono in progetto studi comparati per accertare la variazioni al meccanismo di trasporto indotte dal filler. P4W5 Organizzazione e gestione del progetto 9 P4W5a1 – Messa in opera e gestione di un sito WWW per il libero accesso (a vari livelli di riservatezza) dello stato di avanzamento del progetto Il sito WEB relativo al progetto P4 è stato realizzato ed è possibile visitarlo all’indirizzo: WWW.FIS.UNICAL.IT all’interno della sezione PROGETTI P4W5a2 – Organizzazione di meetings e reports, monitoraggio degli stati di avanzamento Sono stati organizzati meetings con cadenza semestrali relativi al progetto 1.2 Attività svolte • descrizione delle attività svolte nel periodo sopraindicato, evidenziando le soluzioni adottate per conseguire gli obiettivi realizzativi previsti P4W1 Materiali polimerici P4W1a1 Una considerevole parte della ricerca è stata dedicata all'obiettivo di comprendere a pieno le coordinazioni tra solvente, ioni e polimero, nonché formazione di cluster ionici che inevitabilmente vanno a decrementare la conducibilità. E’ stato pertanto utile studiare parallelamente ai gel anche le corrispondenti soluzioni. Infatti, uno dei parametri fondamentali per la conduttività dei polimeri elettrolitici e dei sistemi più complessi come gel ionici è il grado di associazione degli ioni mobili. E’ stato affrontato un complesso studio con le spettroscopie vibrazionali Raman e FT-IR, attraverso le quali è stato possibile dedurre, in maniera qualitativa sui gel e quantitativa sulle soluzioni, i gradi di associazione di ioni molecolari in quanto le loro frequenze vibrazionali risentono in maniera apprezzabile delle interazioni con gli altri ioni. Si possono quindi distinguere dall’analisi degli spettri vibrazionali gli stati di ione libero, coppia ionica ed aggregazioni più complesse. E’ stato inoltre possibile rilevare il grado di solvatazione di ioni mobili semplici dallo spostamento delle frequenze vibrazionali di molecole del solvente. I dati Raman sono stati confermati dalle misure di diffusione NMR effettuate sia sui gel che sulle soluzioni. Infine, le proprietà reologiche dei gel elettrolitici, sono state studiate attraverso misure viscoelastiche dinamiche (determinazioni dei moduli elastici e viscosi al variare della frequenza di deformazione e della temperatura, a frequenza prefissata), hanno permesso, attraverso la determinazione del numero di coordinazione tra le unità reologiche e l'intensità di interazione tra queste, di valutare le proprietà gelogeniche, dipendenti dalla conformazione del polimero, dei sistemi esaminati. Attraverso un’analisi reologica è, infatti, possibile accertare la presenza di una fase gel ed il suo intervallo di stabilità; è, inoltre, possibile valutare la forza del reticolo gel e la reversibilità di un’eventuale transizione sol-gel. Queste misure hanno evidenziato un sistema gel molto stabile in temperatura, con una transizione gel-sol a circa 95°C: transizione assolutamente reversibile. I risultati ottenuti verranno presentati in due articoli, uno sui gel e uno sulle soluzioni, in fase di stesura, mentre risulta già pubblicato un articolo sullo studio dei polimeri elettrolitici solidi a base di ossido di polietilene (PEO): 10 Nicotera, G. A. Ranieri, M. Terenzi, A. V. Chadwick and M. I. Webster, A Study Of Stability Of Plasticized Peo Electrolytes Solid State Ionics, 146 (2002) 143-150. P4W1a2 Le attività svolte in questo anno di ricerca hanno riguardato: • Preparazione e caratterizzazione di membrane zeolitiche • Preparazione e caratterizzazione di membrane ibride (PEEK-WC –silicalite-1). Le zeoliti sono sostanze cristalline che presentano pori di dimensioni molecolari e ammettono una strettissima distribuzione della dimensione dei pori. Pertanto, le membrane zeolitiche trovano potenziale applicazione nelle separazioni liquide (pervaporazione) e gassose. Comunque, le membrane zeolitiche autosupportate sono difficili da sintetizzare e le risultanti strutture sono fragili. Pertanto, si preferisce far crescere le zeoliti su supporti (α-Al2O3, acciaio inox, ecc.) per ottenere membrane più resistenti da un punto di vista meccanico. Va detto che risulta molto difficile preparare membrane zeolitiche supportate sottili e prive di difetti necessarie per avere rispettivamente alte permeabilità e selettività; pertanto il loro utilizzo su scala industriale è molto limitato. Infatti, solo recentemente sono diventati disponibili in commercio moduli di membrane zeolitiche (zeolite A) utilizzati per disidratare solventi (pervaporazione). Nell’ambito di questo progetto membrane zeolitiche a topologia MFI (ZSM-5 e silicalite-1) su supporti tubolari in αAl2O3, la cui procedura di sintesi e caratterizzazione mediante microscopia a scansione elettronica e permeabilità a gas puri a temperatura ambiente è stata descritta nella relazione annuale precedente, sono state caratterizzate mediante prove di permeazione con i seguenti gas puri: N2, H2, CO2, e CH4. Le misure sperimentali delle proprietà delle velocità di permeazione sono state eseguite facendo variare la temperatura dal valore ambiente fino a 280°C e per valori della pressione trans membrana (∆P) fino a 0.4 bar. La permeanza di un gas puro in funzione della temperatura per una membrana priva di difetti e microporosa presenta un andamento, che nel caso più generale possibile, è descritto nella figura 1. Π D B A C T Questo andamento si spiega come combinazione di due diversi meccanismi di trasporto(1): la diffusione superficiale e la diffusione gassosa attivata. A basse temperature la quantità di gas adsorbita nei pori zeolitici è molto alta (parte AB della curva). In questa zona all’aumentare della temperatura la permeanza, definita come il flusso molare normalizzato sulla pressione applicata, aumenta poiché la mobilità delle molecole adsorbite aumenta, anche se la copertura della superficie diminuisce. Nel tratto BC l’aumento della mobilità non riesce a compensare la diminuzione nel grado di copertura determinando una diminuzione della permeanza ( con la 11 temperatura. Nel tratto CD il trasporto è controllato dal meccanismo gassoso “attivato” e si registra un aumento della permeanza con la temperatura. I dati sperimentali, ottenuti per i gas N2, CO2, e CH4 mostrano che il flusso di permeato, J, cresce all'aumentare della forza spingente ∆P trans membrana (figure 2-4). Lo stesso flusso mostra una diminuzione all'aumentare della temperatura di esercizio. In particolare, i dati sperimentali del flusso di permeato mostrano sempre un andamento lineare con ∆P. Questi andamenti sono in accordo con quelli trovati da diversi autori relativamente alle condizioni operative considerate (∆P fino a 0.4 bar). Per tutti i gas considerati, relativamente al campo di temperatura investigato nelle prove (Tamb280°C), si è registrata una diminuzione della permeanza, con la temperatura. In particolare, i dati sperimentali della permeanza consentono di individuare due tendenze distinte: alle alte temperature (in genere per T>100°C) si ha una debole diminuzione della permeanza, mentre alle basse temperature tale andamento è più accentuato (figure 2-4). La diminuzione della pendenza della curva che rappresenta la permeanza in funzione della temperatura induce a pensare che ci si trovi in prossimità di un minimo, condizione per cui non si può trascurare l’effetto dell’adsorbimento. Infatti, è stato verificato sperimentalmente che per cristalli di silicalite-1 gli effetti di adsorbimento divengono trascurabili a temperature >380°C(2); questi valori di temperatura risultano, comunque, più alti rispetto a quelli considerati in questo studio. Gli andamenti della permeanza per CH4 e CO2 (figure 3-4) risultano coerenti con quelli ottenuti da altri autori su membrane di silicalite-1.(3-4) Un confronto con i valori di permeanza per H2 e CH4 su membrane zeolitiche è riportato in tabella 1. È importante sottolineare che i valori di flusso misurati attraverso membrane preparate nell’ambito di questo progetto sono piuttosto elevati poiché la membrana presenta uno strato zeolitico molto sottile (spessore: 2 µm). Questo si traduce in permeanze che risultano di un ordine di grandezza superiori a quelle riportate in letteratura per membrane zeolitiche. La tabella 2 mostra che per tutti i gas considerati, tranne l’H2, la selettività riferita all’azoto aumenta alle basse temperature e ciò si può attribuire all’effetto di diffusione superficiale, poiché la concentrazione di gas in fase adsorbita e quindi la diffusione superficiale aumentano al diminuire della temperatura. Per un gas poco adsorbito come l’H2 la diffusione superficiale è poco significativa, pertanto il trasporto di questa specie migliora alle alte temperature. Tabella 1 – Confronto tra dati di permeazione di gas singoli su differenti membrane MFI (T=25°C) Zeolite/supporto ZSM-5/α-Al2O3 Silicalite-1/SS Silicalite-1/α-Al2O3 geometria Piana Tubolare Piana Silicalite-1/γ-Al2O3 Tubolare Silicalite-1/α-Al2O3 Tubolare 10 50 <5 Π , µmol m-2 s-1 Pa-1 H2 CH4 0.01 0.15 0.3 0.1 riferimento Yan et al.,1995 b** Bakker et al. 1997** Vroon et al. 1996** 5 3.4 - Bai et al., 1995** <2 7.9 6.4 Questo lavoro*** δ, µm ** Prove effettuate con il metodo Wicke-Kallenbach a P=101 kPa. *** Valori ottenuti come media sui dati misurati per i diversi P. 12 Tabella 2: Selettività ideali per diverse coppie di gas ( P = 0.4 bar) T, (°C) α (CO2/N2) α (H2/N2) α (CH4/N2) 25 1,23 2,26 1,72 280 0,97 3,05 1,47 Knudsen 0,80 3,74 1,32 50 N2 J, SCCM/cm 2 40 Tamb 100°C 180°C 200°C 220°C 280°C 30 20 10 0 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 ∆ P, bar 10 N2 2 , mol/m s Pa 8 0,1 bar 0,2 bar 0,3 bar 6 0,4 bar 4 2 0 0 50 100 150 T, °C Fig. 2 – Silicalite-1. Permeazione di N2. 13 200 250 300 50 2 40 J, SCCM/cm CO2 Tamb 100°C 180°C 200°C 220°C 280°C 30 20 10 0 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 ∆ P, bar 10 8 6 2 , mol/s m Pa 0,1 bar 0,2 bar 0,3 bar 0,4 bar CO2 4 2 0 0 50 100 150 T, °C Fig. 3 – Silicalite-1. Permeazione di CO2. 14 200 250 300 50 CH4 40 J, SCCM/cm 2 Tamb 100°C 180°C 200°C 220°C 280°C 30 20 10 0 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 ∆ P, bar 10 CH4 6 2 , mol/s m Pa 8 4 0,1 bar 0,2 bar 2 0,3 bar 0,4 bar 0 0 50 100 150 T, °C Fig. 4 – Silicalite-1. Permeazione di CH4 15 200 250 300 Membrane ibride costituite da una matrice organica contenente una fase inorganica dispersa, rappresentano la frontiera più avanzata nel campo dei materiali innovativi. Sulla base del lavoro svolto con le membrane zeolitiche, si è ritenuto opportuno studiare sistemi ibridi per poter sfruttare le caratteristiche positive distintive proprie dei sistemi organici e di quelli inorganici. Al fine di superare le limitazioni delle membrane organiche ed inorganiche, circa dieci anni fa, sono state preparate membrane ibride, a partire da matrici polimeriche gommose contenenti cristalli di zeolite; queste hanno mostrato aumento dei valori di permeabilità e di selettività relativi alle separazioni di composti organici dall’acqua (pervaporazione) (5-6). Jia e collaboratori(7) hanno studiato le proprietà di permeazione di vari gas attraverso membrane di polidimetilsilossano contenenti cristalli di silicalite-1. In particolare, essi hanno osservato che la permeabilità di He, H2, O2 e CO2 aumenta, mentre quella di N2 e CH4 diminuisce. Tali risultati si spiegano considerando sia il meccanismo di setacciamento molecolare tipico delle zeoliti, sia i fenomeni di adsorbimento e diffusione tipici delle matrici polimeriche dense. In questi ultimi tempi, sono comparsi anche lavori su membrane in polimeri vetrosi (acetato di cellulosa, polisolfone, polieterimmide ed altri) contenenti cristalli di zeolite (silicalite-1, 4A, 13X). Tali membrane hanno mostrato in alcuni casi permeabilità più elevate e selettività uguali oppure più basse rispetto a quelle misurate nel solo polimero. Questo si spiega considerando la formazione di spazi vuoti tra matrice polimerica e cristalli, il che conferma la difficile adesione dei cristalli col materiale polimerico vetroso a differenza di quanto osservato con materiali polimerici gommosi. In questo lavoro sono state preparate membrane ibride di PEEK-WC e silicalite-1 ed il solvente utilizzato è stato il CHCl3. Alle soluzioni preparate sono stati aggiunti cristalli di silicalite-1 a diversa concentrazione (tabella 3). Le membrane, inizialmente, sono state preparate per stesura su vetro utilizzando un coltello ( altezza di 150 µm) e successiva evaporazione del solvente. Il solvente residuo è stato allontanato ponendo le membrane in stufa per due giorni sotto vuoto alla temperatura di 60°C. La morfologia della membrana è stata studiata mediante microscopia a scansione elettronica (SEM). La permeabilità a diversi gas è stata misurata a temperatura ambiente con un metodo volumetrico utilizzando un flussometro a bolla. Le immagini SEM, qui di seguito riportate, mostrano la sezione e la superficie di un campione di membrana ibrida (PEEK-WC-silicalite-1) contenente il 40% di cristalli. 16 Fig. 5– Membrana ibrida PEEK-WC-Silicalite-1 (concentrazione dei cristalli 40%) a) superficie (lato aria; ); b) sezione L’immagine della superficie mostra la presenza dei cristalli all’interno del polimero. Inoltre, la sezione mostra la presenza di spazi vuoti interfacciali tra cristalli e polimero che aumentano all’aumentare della concentrazione dei cristalli presenti nella sospensione. La permeabilità a diversi gas (O2, N2) è stata misurata a temperatura ambiente e dalle prove risulta che le membrane sono altamente permeabili ma non selettive. Con la finalità di ridurre l’incidenza dei vuoti all’interno della matrice polimerica si è pensato di utilizzare una sostanza che agisse da legante tra le particelle disperse e la matrice polimerica. La scelta è ricaduta sulla fenolftaleina, molecola a basso peso molecolare che è anche uno dei reagenti utilizzati per sintetizzare il polimero. In particolare, questa molecola dovrebbe dare origine a legami ad idrogeno sia con la silicalite-1, poiché presenta gruppi ossidrilici, sia con il polimero poiché presenta gruppi ossidrilici e carbonilici. Queste ipotesi sembrano trovare conferma nel fatto che la sospensione di PEEK-WC e cristalli zeolitici in cloroformio si colora di fucsia in seguito all’aggiunta della fenolftaleina, dal momento che questa è inizialmente presente in forma libera nella sospensione. Comunque, questa colorazione scompare nel tempo per l’instaurarsi di interazioni ad idrogeno con i componenti della sospensione. Preparando le membrane ad alto contenuto di cristalli per stesura con un coltello, si verifica che i cristalli di zeolite tendono ad accumularsi sulla lama del coltello, rovinando di conseguenza la superficie della membrana. Si è scelto, quindi, di preparare le membrane per evaporazione da capsule di Petri. La membrana ottenuta è mostrata nelle figure 6 e 7. L’immagine della sezione mostra che con la fenolftaleina i vuoti interfacciali diminuiscono anche se non scompaiono del tutto. L’ordine di permeabilità per membrane isotropiche in PEEK-WC è il seguente: CO2>O2>N2. Comunque, per membrane ibride PEEK-WC-silicalite-1-fenoftaleina l’andamento non segue il comportamento tipico del meccanismo solubilità-diffusione, ma piuttosto quello tipo Knudsen. Questo andamento si può spiegare prendendo in considerazione la presenza di micro-difetti nella matrice ibrida (figura 6). I valori di selettività ottenuti (tabella 4), comunque, esibiscono un andamento non totalmente spiegabile soltanto con un meccanismo di tipo Knudsen. In particolare, per le coppie O2/N2 e CO2/ N2 i valori di selettività sono leggermente inferiori del limite imposto a Knudsen. Uno scostamento più marcato si verifica per il CH4, ossia i valori di selettività per le coppie CH4/ N2 e CO2/ CH4 risultano rispettivamente del 60 % più basso e del 17 70% più alto rispetto a quanto prevede un andamento di tipo Knudsen per le coppie suddette. L’andamento del CH4 può essere spiegato ipotizzando che nelle zone dense e prive di difetti al trasporto contribuiscono sia il materiale polimerico sia quello zeolitico. Fig. 6– Membrana ibrida PEEK-WC-Silicalite-1 (concentrazione (concentrazione 10%); a) Sezione; b)Particolare della sezione 18 30%)-fenolftaleina Fig. 7– Membrana ibrida PEEK-WC-Silicalite-1 fenolftaleina(concentrazione 10%); a) superficie (lato aria) (concentrazione 30%)- Tabella 3: Composizione percentuale delle sospensioni utilizzate per la preparazione delle membrane MEMBRANE PEEK-WC/Sil-1 PEEK-WC/Sil-1 PEEK-WC/Sil-1 PEEK-WC/Sil1/Fenol. PEEK-WC/Sil-1 PEEK-WC/Sil1/Fenol. PEEK-WC (g) PEEK-WC (%) Sil-1 (g) Sil-1 (%) CHCl3 Fenolf. (%) 1.50 0.96 1.44 4.08 12 12 12 12 0.37 0.16 0.96 2.72 20 14 40 40 11.37 7.06 10.62 33.11 / / / 13% 0.69 2.97 12 10.3 0.51 1.30 20 30 / 28.68 / 10% Tabella 4: Selettività ideali per diverse coppie di gas (T= 25 °C) ∆p (atm) αO2/N2 αCO2/N2 αCH4/N2 αCO2/CH4 0.5 0.82 0.71 0.77 0.93 1.0 0.86 0.77 0.81 0.95 1.5 / / / 0.91 Knudsen 0.93 0.80 1.32 0.60 Bibliografia J. Coronas and J. Santamaria, Sep. Purif. Meth. 28, 127 (1999). (2) W. J. W. Bakker, F. Kapteijn, J. Poppe, J. A: Moulijn, J. Mem. Science, 117, 57 (1996). (1) 19 (3) J. M. van de Graaf, F. Kapteijn, J. A. Moulijn, Chem. Eng. Science, 54, 1081 (1999). J. C. Poshusta, R. D. Noble, J. L. Falconer, , J. Mem. Science, 160, 115 (1996). (5) J. P. B. Boom, I. G. M. Punt, H. Zeijnenberg, R. D. Boer, D. Bargeman, C. A. Smolders, H. Strathmann, J. Mem. Science, 138, 237 (1996). (6) M. V. Chandak, Y. S. Lin, W. Ji, R. J. Higgins, J. Mem. Science, 133, 231 (1997). (7) M. Jia, K. V. Peinemann, R. D. Behling, J. Mem. Science, 57, 289 (1991). (4) P4W2 Cristalli liquidi dispersi in matrice polimerica (PDLC) P4W 2a1 P4W 2a2 Di seguito sono schematizzati i risultati ottenuti dai nostri studi: Acrilato 1 (metacrilato) NC O O O CH 3 TC-I = 98-104°C Questo monomero non presenta carattere liquido cristallino pertanto non soddisfa i requisiti necessari per un eventuale suo utilizzo per l’ottenimento di films reverse-mode. Acrilato 2 NC O O O TC-I = 104-110°C Anche questo monomero non ha la fase liquido cristallina pertanto non attira il nostro interesse per la realizzazione del progetto. Cristallo liquido 3 20 NC O O TC-L.C. = 71-72°C TL.C.-I = 73-79°C TI-L.C. = 79°C TL.C.-C = 57°C Questo composto è liquido cristallino inoltre tende ad orientarsi omeotropico rispetto alle superfici di vetro conduttivo; tuttavia il range in cui è cristallo liquido è molto piccolo ciò lo rende di difficile utilizzo per i nostri scopi. Cristallo liquido 4 NC O TC-L.C. = 119°C TL.C.-I = 120-123°C TI-L.C. = 120°C TL.C.-C = 105°C Anche questo composto è dunque un cristallo liquido inoltre tende ad orientarsi omeotropico rispetto ai supporti di vetro, tuttavia non è un acrilato per cui non presenta funzioni polimerizzabili. Non possiamo, quindi, usarlo in sostituzione del monomero di Hikmet. Cristallo liquido 5 NC O OH TC-L.C. = 140°C TL.C.-I = 152-162°C TI-C.L. = 160-153°C TL.C.-C = 130°C Anche questo cristallo liquido tende ad orientarsi omeotropico rispetto ai supporti di vetro ma, come quello precedente, non presenta funzioni polimerizzabili. 21 Cristallo liquido 6 NC O O TC-L.C. = 59-65°C TL.C.-I = 68-71°C TI-L.C. = 71-65°C TL.C.-C = 39°C Questo cristallo liquido, sebbene abbia un buon range di liquido cristallinità, non si adatta ai nostri scopi perché non si orienta spontaneamente in maniera omeotropica sui supporti di vetro. Acrilato 7 NC O O TC-I = 120°C Questo monomero acrilato non ha la fase liquido cristallina pertanto non risulta adatto al nostro intento. Cristallo liquido 8 NC O OH TC-L.C, e TL.C.-I= 170°C TI-L.C. = 170°-154°C TL.C.-C = 150°C Con questo composto si è riscontrata molta difficoltà a misurare le temperature di transizione perché quella cristallo-L.C. e L.C.-isotropa sono quasi coincidenti, così come quelle isotropoL.C. e L.C.-cristallo. Sembra, inoltre, che si orienti omeotropico rispetto ai supporti vetrosi ma non possiede funzioni polimerizzabili. Cristallo liquido 9 22 NC O OH TC-L.C. = 97-99°C TL.C.-I = 124°C TI-L.C. = 126°C TL.C.-C = 70°C Questo cristallo liquido presenta una buona orientazione omeotropica Ha inoltre un largo range di liquido-cristallinità, per cui può essere adoperato senza problemi dovuti a transizioni troppo vicine, tuttavia non è adoperabile come monomero perché non possiede funzioni polimerizzabili. P4W 2a3 Misure morfologiche in funzione della temperatura. Le emulsioni sono state osservate al microscopio ottico in luce polarizzata a differenti temperature (Fig.1). (a) (b) 23 (c) Fig.1-Foto al microscopio ottico in luce polarizzata di emulsioni al 30% di TL202 a differenti temperature: (a) 50°C, (b) 60°, (c) 64°C. Dalle foto si osserva che la configurazione assunta dal direttore all’interno delle gocce è bipolare, inoltre il raggio aumenta con la temperatura. E’ evidente dalla figura che la densità delle gocce diminuisce con l'aumento della temperatura. Tale comportamento può essere spiegato considerando che all’aumentare della temperatura aumenta anche la solubilità del cristallo liquido nella matrice monomerica, determinando così la scomparsa di alcune gocce. I raggi medi delle gocce aumentano le loro dimensioni al crescere della temperatura come è meglio evidenziato nella figura 2. Durante l’osservazione al microscopio delle dimensioni delle gocce al variare della temperatura non abbiamo osservato alcun fenomeno di coalescenza. Raggi delle gocce / µm 12 10 8 Emulsione Nematica 6 4 Emulsione Isotropa 2 0 20 40 60 80 100 Temperatura / °C Fig.2-Raggi medi delle gocce in funzione della temperatura di un’emulsione al 30% di TL202. Tale comportamento sperimentale può essere spiegato assumendo che il raggio della gocce ad ogni temperatura è determinato dalla competizione tra l’energia elastica di Frank e l’energia di superficie. Nell’approssimazione di una sola costante elastica è noto che il raggio della goccia, R, segue la seguente legge[1]: 24 R≈ k (1) Σ lc / m dove k è la costante del cristallo liquido e Σlc/m è l’energia libera interfacciale del cristallo liquido in contatto con la matrice monomerica ai bordi delle gocce. Si sa che k mostra una diminuzione lineare con la temperatura[2], mentre l’energia libera interfacciale delle gocce nematiche è stata calcolata solo in casi particolari (gocce in equilibrio con le loro fasi isotropiche o in matrici con viscosità bassa)[3,4]. Si può, tuttavia, stimare l’energia all’interfaccia monomero-cristallo liquido in funzione della temperatura considerando il lavoro di adesione wAB tra due fasi A e B. wAB è il lavoro necessario per separare una interfaccia AB in due interfacce liquido-vapore A e B ed è definito come: wAB=ΣA + ΣB -ΣA/B (2) dove ΣA e ΣB sono rispettivamente l’energia libera di superficie della fase A e B, e ΣA/B è l’energia libera all’interfaccia della fase A a contatto con la fase B. Girifalco e Good hanno proposto la seguente equazione per il lavoro di adesione[5]: wAB=2ρ (ΣAΣB)½ (3) in cui ρ è funzione del volume molare delle due sostanze. Empiricamente il suo valore varia tra 0.5 e 1.15. Sperimentalmente si osserva che l’energia superficiale libera del cristallo liquido puro e della matrice monomerica, Σlc e Σm, rispettivamente, mostrano una decrescita in funzione della temperatura. Il loro comportamento è mostrato in figura 3 (a). Di conseguenza, utilizzando le equazioni (2) e la (3), l’energia libera all’interfaccia monomero-cristallo liquido, Σlc/m, può essere scritta in funzione dell’energia libera del cristallo liquido e del monomero nel seguente modo: Σlc/m=Σlc + Σm -2ρ (ΣlcΣm)½ (4) L’andamento di Σlc/m, in funzione della temperatura ottenuto dall’equazione (4) utilizzando le misure di figura 3 (a) e ponendo per semplicità ρ=1, è riportato in figura 3 (b). Tale curva risulta ben espressa mediante un fit esponenziale. 25 65 -3 Σlc , Σm / 10 N m -1 60 55 50 Matrice Monomerica 45 (a) 40 Cristallo Liquido 35 20 40 60 80 100 Temperatura / °C 6 -1 3 Σlc/m / 10 N m 4 -3 5 (b) 2 1 0 20 40 60 80 100 Temperatura / °C Fig.3-Comportamento in funzione della temperatura dell’energia libera superficiale del cristallo liquido TL202, Σlc, e della matrice monomerica,Σm (a). L’energia libera all’interfaccia cristallo liquido TL202 in contatto con la matrice monomerica, Σlc/m è stata ricavata applicando la formula di Girifalco e Good ponendo ρ=1 (b). La funzione di fitting è: Σ lc / m = Σ 0 + Σ1 exp( − ( t − t0 ) / τ ) con Σ0=0.73 x 10-3 N m-1, t0=31.79°C, Σ1=4.09x 10-3 N m-1, τ=9.53°C. L’energia libera all’interfaccia decresce da un valore iniziale Σ0 +Σ1 a Σ0 (per t→∞). Di conseguenza ci si aspetta che R decresca come prodotto di una funzione esponenziale con una funzione lineare. Tali attese sono in accordo con i dati sperimentali di figura 2. I valori di energia libera calcolati sono più grandi di quelli riportati da Smith et al.[4]. Ciò può essere attribuito alla diversa matrice monomerica utilizzata, che nel nostro caso è particolarmente viscosa. Effetti della temperatura sulle proprietà elettroottiche. Nelle applicazioni pratiche le emulsioni nematiche come dispositivi sono soggetti ad ambienti di temperatura variabile. Le proprietà elettroottiche sono sicuramente dipendenti dalla temperatura a causa dei diversi parametri coinvolti quali l’anisotropia ottica, la dimensione delle gocce, la densità, l’anisotropia dielettrica, la viscosità rotazionale del cristallo liquido, l’energia libera di superficie e la solubilità cristallo liquido-monomero. Abbiamo quindi studiato come variano le proprietà elettroottiche al variare della temperatura. 26 E’ stato studiato il comportamento elettroottico dell’emulsione con 30% di TL202 misurando la trasmittanza ottica in funzione del campo elettrico applicato in funzione della temperatura. e il tempo di risposta. In figura 4 osserviamo l’andamento della risposta elettroottica di una emulsione al 30% di TL202 in funzione della temperatura 100 20°C 50°C 60°C 64°C Trasmittanza / % 80 60 66°C 40 20 0 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 -1 Campo Elettrico / Volts µm Fig.4-Trasmittamza in funzione del campo elettrico applicato di una emulsione nematica al 30% di TL202 a differenti temperature. Le misure in funzione della temperatura sono state fatte inserendo il campione in un termostato montato sulla linea ottica[6]. La trasmittanza nello stato ON è più alta del 70% nell’intero range di temperatura mentre aumenta nello stato OFF. Tale comportamento è mostrato anche dall’emulsione al 30% di E49. Entrambi le trasmittanze degli stati ON e OFF cambiano in modo considerevole per temperature più alte di 50°C. Per una emulsione al 30 % di TL202 esse si incontrano alla temperatura di soluzione (Fig. 5). 100 stato ON Trasmittanza / % 80 60 40 20 stato OFF 0 20 40 60 Temperatura / °C 27 80 100 Fig.5-Stati di trasmittanza OFF e ON in funzione della temperatura per una emulsione nematica al 30% di TL202. Il comportamento in funzione della temperatura è lo stesso che mostrano i comuni PDLC[7]. In aggiunta alle variazioni cui sono soggetti i comuni PDLC (variazione dell’indice di rifrazione[7], espansione termica della matrice[8]), l’emulsione nematica presenta una variazione della dimensione e della densità delle gocce. Sappiamo che la luce trasmessa attraverso una dispersione nematica può essere espressa dall’equazione: T = e − βσd (5) ove β è la densità delle gocce, d è lo spessore del campione, e σ è la sezione d’urto delle gocce. In accordo con l’approssimazione di diffrazione anomala, che vale nel limite 2πR (in cui λ è la lunghezza d’onda della luce), la sezione d’urto può essere espressa come: λ >> 1 2 2 2 πR n gocce − 1 σ=2σ0 λ n matrice (6) dove σ0 = πR 2 è la sezione d’urto geometrica, nmatrice e ngocce sono gli indici di rifrazione del monomero e delle gocce di cristallo liquido. ngocce per il cristallo liquido puro nelle gocce è uguale all’indice di rifrazione ordinario, n0, nello stato ON ed una media degli indici di n + 2n o rifrazione nello stato OFF, cioè ngocce = e , in cui ne è l’indice di rifrazione straordinario 3 del cristallo liquido. Gli indici di rifrazione della matrice e del cristallo liquido nelle gocce sono influenzati dalla variazione termica della solubilità. In aggiunta ngocce è influenzato dalla variazione del parametro d’ordine del cristallo liquido con la temperatura. L’equazione (6) può quindi essere riscritta come: 2 n gocce − n matrice Tr = exp − constΦ R n matrice (7) 4 in cui Φ = β πR 3 è la frazione di volume del cristallo liquido che è separata in gocce. 3 Dall’equazione (7) vediamo che la trasmittanza è condizionata dalle variazioni con la temperatura di Φ, R, ngocce, e nmatrice. Inoltre risulta evidente dalla figura 4 che entrambi i campi elettrici E90% e di saturazione, decrescono con l’aumentare della temperatura, come[9]: E≈ 1 k 1/ 2 R ∆ε (8) ove abbiamo assunto, per semplicità, che le proprietà elettriche della matrice e delle gocce hanno la stessa dipendenza dalla temperatura. Entrambi i campi decrescono perché i rapporti k 1/ 2 1 e decrescono. ∆ε R 28 Le emulsioni nematiche hanno dei tempi di salita molto piccoli (minori di 10 ms) essi non sono influenzati dalla temperatura mentre lo sono dal campo elettrico applicato[9,10]: τ rise ≈ γ ( ∆ε E 2appl − E 290% (9) ) Al contrario invece il tempo di discesa è fortemente influenzato dalla temperatura come si vede dalla figura 6. Il tempo di discesa da alcuni minuti scende a pochi millisecondi alla temperatura di circa 65°C. 1000 τdecay / sec 800 600 400 (b) 200 (a) 0 20 40 60 80 100 Temperatura / °C Fig.6-Tempi di discesa in funzione della temperatura di una emulsione nematica: (a) 30% di TL202 (b) 30% di E49. Ciò si può spiegare considerando che il tempo di discesa espresso come[9,10]: τ decay ≈ γ ∆εE290% (10) può essere riscritto, considerando l’equazione (8), nel seguente modo: τ decay ≈ γ K R 2 (11) La decrescita di τdecay può essere associata alla competizione tra la diminuzione esponenziale di γ K ( come nei comuni PDLC[11]) e l’aumento di R2 con la temperatura. Effetti di tensioattivi sulle proprietà elettroottiche. I film ottenuti con le emulsioni nematiche presentano bassi voltaggi operazionali ma tempi di rilassamento molto alti, per riuscire ad ottenere il giusto compromesso tra queste due grandezze si è pensato di aggiungere dei tensioattivi (lecitina) alle nostre emulsioni. Parametri importanti per le emulsioni sono la tensione superficiale e la viscosità; matrici con basse viscosità danno emulsioni instabili; cambiando la tensione superficiale si può avere 29 un allineamento tangenziale o normale delle molecole di cristallo liquido all’interno delle gocce, dando luogo ad un differente allineamento del direttore (configurazione bipolare o radiale)[12-14]. Come già detto in precedenza, la configurazione del campo del direttore all’interno delle gocce delle emulsioni nematiche è di tipo bipolare. Applicando il campo elettrico esterno si ha la riorientazione dell’asse bipolare lungo la direzione del campo, senza avere deformazioni di tipo elastico, con valori di campo bassi, ma tempi di decadimento molto alti[10]. Nel caso di configurazione radiale, l’applicazione del campo elettrico esterno induce la riorientazione delle molecole di cristallo liquido e la transizione alla configurazione assiale. Ciò comporta un aumento della deformazione elastica, quindi l’intensità del campo elettrico sarà maggiore, ma la risposta elettroottica sarà più veloce. Abbiamo aggiunto differenti quantità di lecitina per indurre la transizione del campo del direttore all’interno delle gocce dalla configurazione bipolare verso quella radiale[15-17]. In figura 7 è mostrato la trasmittanza in funzione del campo elettrico applicato per una emulsione nematica al 30% di TL202 addizionata con differenti percentuali di lecitina. 100 Trasmittanza / % 80 60 0% 0.1 % 1% 3% 5% 40 20 0 0 1 2 3 4 5 -1 Campo Elettrico / Volt µm Fig.7- Trasmittamza ottica di una emulsione nematica al 30% di cristallo liquido con differenti percentuali di lecitina. Come si può notare abbiamo un incremento della trasmittanza nello stato OFF. I campi di soglia e di saturazione aumentano, come si vede dalla figura 8. 30 3 Campo Elettrico / Volt µm -1 Esat 2 1 Ethr 0 0 2 4 6 8 10 12 Tensioattivo / % Fig. 8-Campi elettrici di soglia e di saturazione, Ethr and Esat, in funzione della percentuale di tensioattivo. I risultati riguardanti Ethr and Esat sono in accordo con le teorie, la lecitina induce una configurazione radiale con una deformazione elastica di splay che risulta maggiormante energetica (Esat=2.5 Vµm-1 invece di 1.0 Vµm-1). L’aggiunta della lecitina provoca una drastica decrescita dei contrasti (da 90 a 10) ciò può essere spiegato considerando che le gocce radiali diffondono meno di quelle bipolari nello stato OFF. Contrasti 20 15 10 0 2 4 6 8 Tensioattivo / % 31 10 12 Fig.9- Contrasti in funzione della percentuale di tensiottaivo. La figura 10 mostra il comportamento elettrottico di una emulsione addizionata al 5% di lecitina. Fig. 10-Risposta elettroottica di una emulsione nematica al 30% di TL202 con 5% di lecitina. Come si vede dalla figura 11 il tempo di risposta decresce notevolmente rispetto ad una emulsione pura. (τdecay< 50 ms rispetto a 15 minuti). 20 τdecay / min 15 10 5 0 0 2 4 6 8 10 Tensioattivo / % Fig. 11-Tempi di risposta in funzione della percentuale di tensioattivo. Realizzazione di un prototipo Uno dei principali fattori di limitazione nel campo delle tecnologie dei displays a cristalli liquidi è costituita dalla lentezza della risposta elettroottica di tali sistemi. Il controllo della trasmissività ottica viene generalmente effettuato attraverso la riorientazione di molecole 32 mesogene sottoposte da una parte ad effetti di superficie e dall'altra all'azione di campi elettrici. I tempi di risposta elettroottica sono determinati dall'entità della forza di richiamo che le interazioni di superficie esercitano nelle molecole del cristallo liquido. Dato che gli spessori delle celle sono generalmente dell'ordine di 10µm e che l'effetto delle superfici decade molto lentamente rispetto alle distanze, i tempi di risposta sono dell'ordine di decine e qualche volta di centinaia di millisecondi. Tempi più rapidi si ottengono nei sistemi a film PDLC proprio per il fatto che la superficie esercita un effetto più intenso in sistemi dove le molecole nematogene sono diffusamente disperse in gocce del diametro dell'ordine del micron. Tuttavia i sistemi del tipo PDLC presentano voltaggi operazionali usualmente elevati (20-30 Volts). Inoltre i costi di realizzazione di diplays con gli attuali PDLC è abbastanza elevato a causa dell'alta percentuale di cristallo liquido presente. Al contrario le emulsioni da noi realizzate, presentano bassi voltaggi operazionali, e basse percentuali di cristallo liquido. L’obiettivo finale del progetto è la realizzazione di un prototipo di cella elettroottica che dovrà avere le seguenti caratteristiche: Dimensioni >200 cm2 Contrasto Ottico >2:70 Voltaggio Operazionale < 2 V/µm. Sulla base della sperimentazione condotta nel corso degli ultimi anni abbiamo potuto osservare che i problemi più ricorrenti nella realizzazione delle cellette campione era la presenza di aloni dovuti alla tecnica di riempimento della cella (per capillarità), la presenza di lunghi tempi di rilassamento, un contrasto che si andava riducendo con la temperatura. Tutte queste considerazioni portano alla formulazione di una miscela monomero-cristallo liquido arricchita con sostanze (quali la lecitina) in grado di ridurre la tensione superficiale ed indurre un allineamento radiale. Una tale configurazione consente di avere tempi di risposta rapidi al prezzo di un lieve aumento del campo di switching. Abbiamo iniziato a realizzare un campione di dimensioni maggiori utilizzando l’emulsione con il 30% di TL202 e 70 % di miscela monomerica con aggiunta del 5% di lecitina che come si può vedere dai grafici della sezione P4W2a3 risulta essere la quantità ottimale di additivo. Tuttavia il prototipo da noi realizzato presenta molti difetti (infatti il loro numero è proporzionale alla superficie) dovuti principalmente alla poca opacità del campione, alla presenza di aloni e bolle d'aria. Per ottimizzare il prototipo stiamo procedendo alla formulazione di nuove miscele che contengono additivi che possano dare un maggiore contrasto, mantenendo però tempi di risposta brevi e voltaggi operazionali relativamente bassi. Inoltre una maggiore cura nella pulizia delle superfici conduttrici e la preparazione delle celle in condizioni controllate potranno sicuramente ridurre gli inconvenienti riscontrati in questo primo trimestre di prototipizzazione del sistema e di estensione di un fattore 100 nell'area del device Riferimenti [1] G. Casagrande, P. Fabre, M. A. Guedeau e M. Veyssie, Europhys. Lett. 3, 73 (1987). [2] J.D. Bunning,, T. E. Faber e P. L. Sherrel, J. Phys. (France) 42, 1175 (1981); [3] G. W. Smith, Mol. Cryst. Liq. Cryst. 102, 65 (1984). [4] G. W. Smith, N. A. Vaz e T. H. Vansteenkiste, Mol. Cryst. Liq. Cryst. 174, 49 (1989). [5] L. A. Girifalco e R. S. Good, J. Phys. Chem. 61, 904 (1957). [6] G. Chidichimo, Z. Huang, C. Caruso, G. De Filpo e F. P. Nicoletta, Mol. Cryst. Liq. Cryst. 299, 379 (1997). [7] G. P. Jr. Montgomery, N. A. Vaz e G.W. Smith, Proc. SPIE 958, 104 (1988). [8] Y. W. Jim, S. J. Im, J. H. Sung, C. H. Noh e D. S. Sakong, Liq. Crystals 19, 755 (1995). [9] B. G. Wu, J. H. Erdmann e J. W. Doane, Liq. Crystals 5, 1453 (1989). 33 [10] P. S. Drzaic, Liquid Crystal Dispersions (World Scientific, Singapore, 1995). [11] P. Pieranski, F. Brochard e E. Guyon, J. Phys. (France) 34, 35 (1973). [12] E. Dubois-Violette e O.Parodi, J. Phys. (France) 30, C4-57 (1969). [13] P. Le Roy, S. Candau e F. Debeauvais, C. R. Acad. Sci., B 274, 419 (1972) [14] S. Candau, P. Le Roy, P., F. Debeauvais, Mol. Cryst. Liq. Cryst., 23, 283 (1973). [15] G. E. Volovik, O. D. Lavrentovich, Sov. Phys. JETP. 58, 1159 (1983). [16] G. E. Volovik, Sov. Phys. JETP.Lett. 28, 59 (1979). [17] O. D. Lavrentovich, E. M. Tarent’ev Sov. Phys. JETP. 64, 1237 (1986). P4W 2a4 Abbiamo messo a punto durante la fase preparatoria miscele di componenti in grado di fornire film di emulsioni nei quali le dimensioni delle gocce liquido cristalline sono dell’ordine di grandezza della lunghezza d’onda della luce e presentano pertanto una elevata opacità. Inoltre l’applicazione di un campo elettrico relativamente basso comporta l’orientazione delle molecole di cristallo liquido e una conseguente forte diminuzione dello scattering della luce che rende il film trasparente nel caso in cui l’indice di rifrazione ordinario, n0, del cristallo liquido viene accordato con quello della fase disperdente. Per al realizzazione delle miscele possono essere utilizzati diversi cristalli liquidi (TL202 e E49 della Merck), le cui proprietà chimico fisiche sono riportate nella tabella 2 e i monomeri Bisfenolo A Glicerolato Diacrilato (Aldrich), CN945B85 (un uretano alifatico triacrilato, 85 % in esandioldiacrilato della Cray Valley-Total), CN965 (un uretano alifatico diacrilato, della Cray Valley-Total), e una miscela di essi. Componenti Indice di rifrazione η/cSt @ 20 °C BAGD n=1.5570 ≈15×105 CN945B85 CN965 E49 TL202 27.5 ×103 n=1.5001 @ 50 °C 25×103 n=1.4825 @ 50 °C no=1.527 0 47 ne=1.7880 no=1.523 37 0 ne=1.7081 TN-I/°C Costante Anisotropia elastica dielettrica -12 10 N 100 22 17 83.4 19.6 6 Tab.1-Parametri chimico-fisici dei componenti dell’emulsione. Le caratteristiche chimico-fisiche dei cristalli liquidi sono elencate nella seguente tabella: 34 Cristallo Liquido TL202 1.4°C S-N 83.4°C N-I 6.0 ∆ε (1 kHz, 20°C) 9.6 ε(1 kHz, ±20°C) 3.6 ε⊥ (1 kHz, ±20°C) 0.1851 ∆n (+20°C, 589 nm) n0 (+20°C, 589 nm) 1.5230 ne (+20°C, 589 nm) 1.7081 37 Viscosità (cSt,20°C) 19.10 K1 (20°C, 10-12N) 20.10 K3(20°C, 10-12N) E49 <-20°C 100°C 17 22.4 5.4 0.2610 1.2660 1.5270 47 15.80 28.20 Tab.2-Proprietà chimico-fisiche di cristalli liquidi TL202, e E49. Preparazione delle emulsioni liquido-cristalline. Il processo di preparazione delle emulsioni liquido-cristalline può essere suddiviso nelle seguenti fasi: Omogenizzazione delle giuste percentuali di componenti, ad una temperatura 1. superiore a quella di transizione nematico-isotropa; Introduzione a caldo della miscela omogenea, per capillarità o spalmatura tra 2. un sandwich di vetri conduttori con spessore di ≈ 25 µm. La superficie interna dei vetri deve esser resa conduttiva grazie ad uno strato di ossido di indio e stagno (ITO). Le celle devono essere preparate sovrapponendo i vetri conduttivi separati da spaziatori sferici di raggio ≈ 25 µm ed incollando gli stessi sui bordi con colle fluide U.V. indurenti. Raffreddamento del device a velocità controllata ed elevata in modo da 1. consentire una discesa in breve tempo della temperatura fino a quella ambiente (T≈ 20°C) al fine di poter ottenere una emulsione con una distribuzione dei raggi delle gocce intorno ad 1.5 µm. Sigillatura dei bordi laterali della cella al fine di evitare accidentali 4. fuoriuscite della emulsione con conseguente svuotamento della stessa. In modo schematico il processo di preparazione può essere rappresentato nel modo seguente: 35 Processo di preparazione di film elettroottici basati su emulsioni nematiche Omogeneizzazione dei componenti a T≈100°C Inserimento a caldo della miscela fra due lastre conduttrici Raffredamento della cella in modo controllato Chiusura dei bordi della cella con una resina epossidica Test di funzionamento del device mediante applicazione di un opportuno campo elettrico Il primo punto del processo non è particolarmente delicato in quanto è stato verificato sperimentalmente che le proprietà elettroottiche delle emulsioni nematiche non sono particolarmente sensibili agli errori accidentali che possono colpire le operazioni di pesatura dei componenti, lo stesso vale per la temperatura a cui viene omogeneizzata la miscela purché questa sia superiore alla temperatura di soluzione critica, Tcs. Delicato è invece l’inserimento a caldo della miscela fra le due lastre conduttrici. Tale operazione che, potrà essere effettuata per capillarità o per spalmatura, può comportare la formazione di bolle d’aria, di difetti e di altri effetti indesiderati che potrebbero comportare la perdita del device. 36 Relativamente al terzo passo del processo di preparazione occorrerà prestare molta cura alla velocità di raffreddamento che potrebbe eventualmente portare, se non opportunamente controllata, a device con trasmittanze nello stato OFF elevate (T>2%) e come tali non accettabili sul mercato. Rimane tuttavia la possibilità di recuperare il sistema attraverso un suo ulteriore riscaldamento al di sopra della Tcs e successivo raffreddamento. Gli ultimi due step del processo, chiusura dei bordi e verifica del perfetto funzionamento, non presentano ovviamente alcun problema di processo. P4W 2a5 Nuovo approccio per la realizzazione di device elettrocromici Lo scopo del presente studio è quello di realizzare film elettrocromici autoconsistenti e autosostenuti caratterizzati da bassi tempi di risposta agli stimoli dei campi elettrici. Per ottenere queste caratteristiche si è cercato di realizzare film caratterizzati da una “morfologia a struttura inversa”, come quella rappresentata nella figura 1, in cui è presente una separazione di fase tra una parte polimerica e una parte che rimane fluida (solvente e molecole elettrocromiche). In dispositivi di questo tipo sono mutuamente disperse parti polimeriche, in grado di assicurare solidità ed alta adesione ai supporti elettrodici, con parti fluide contenenti le molecole elettrocromicamente attive. Fig. 1 Fotografia al microscopio elettronico a scansione di un film con “morfologia a struttura inversa” Sono state quindi preparate diverse soluzioni contenente uno o più monomeri organici in grado di essere polimerizzati mediante luce ultravioletta e in grado di dare una morfologia a struttura inversa, un opportuno solvente non polimerizzabile, e le sostanze elettrocromiche catodiche ed anodiche. Sono stati ottenuti film autoconsistenti con la miscela monomerica 1,4-fenilenebis(4-[6-(acriloilossi) esilossi] benzoato)/Bisfenolo A glicerolato diacrilato a cui è stata aggiunto il 2% di fotoiniziatore Irgacure 651. La soluzione elettrocromica utilizzata è invece costituita dall’Etilviologen-diperclorato (sostanza catodica) il butil-ferrocene (sostanza anodica) e propilencarbonato come solvente. La soluzione ottenuta è stata adeguatamente agitata per qualche minuto e posta successivamente sul lato conduttivo di un vetro ricoperto di ITO. Su tale film liquido si distribuiscono spaziatori da 50 µm e successivamente vi si adagia sopra un secondo vetro, avendo cura di rivolgere la parte conduttiva verso la soluzione. Il campione così preparato viene irradiato con luce U.V. generata da un lampada Philips HPK 125 37 per 15 minuti a 80°C. Indicazioni preliminari mostrano risultati incoraggianti della celletta come device elettrocromico. Nel prosieguo dello studio abbiamo cercato di individuare nuovi materiali e metodologie per la realizzazione di sistemi a colorazioni variabili. In particolare, è stato osservato che è possibile ottenere film autoconsistenti anche con la miscela monomerica 2,2,3,3 Tetrafluoropropilacrilato)/Bisfenolo A glicerolato diacrilato con il 2% di inziatore U.V. Irgacure 651, utilizzando sempre la stessa soluzione elettrocromica. La miscela finale ottenuta dal mescolamento delle soluzioni suddette deve essere agitata per qualche minuto al fine di garantire una adeguata omogeneità. Essa viene poi introdotta per capillarità in celle conduttive preparate utilizzando spaziatori da 25 µm. I campioni così preparati vengono irradiati con luce U.V. generata da una lampada Philips HPK 125 per almeno 2 h. Il voltaggio da applicare per osservare una netta variazione cromatica dal giallo al blu è di 0.1 Volt con una corrente di 1 A. Rimuovendo il campo elettrico esterno occorre attendere circa 4/5 secondi per osservare una decolorazione della cella; tuttavia, invertendo la polarità agli elettrodi il processo di decolorazione e successiva colorazione avviene in circa 1 secondo. È possibile anche ottenere campioni con variazioni cromatiche giallo/blu scuro più nette semplicemente utilizzando celle con spessore maggiore; tuttavia questo comporta tempi di polimerizzazione della miscela introdotta maggiori (≈ 5, 6 h). L’obiettivo successivo è stato quello di cercare nuove miscele monomeriche per ottenere film elettrocromici autoconsistenti e autosostenuti, cioè capaci di essere staccati dai supporti elettrodici e caratterizzati da bassi voltaggi operazionali. Varie prove sono state effettuate utilizzando la stessa miscela elettrocromica di cui si è discusso precedentemente e il Bisfenolo A glicerolato diacrilato, come unico componente monomerico. I risultati ottenuti sono schematizzati nella tabella seguente: Bisfenolo A glicerolato diacrilato (%) Miscela Elettrocromica (%) 40 60 Non è presente alcun film solido 50 50 È presente un film anche se fluido 60 40 È presente un film anche se fluido 70 30 Caratteristiche film È presente un film autoconsistente e autosostenente Note Appare variazione cromatica anche se il colore non è uniformemente distribuito Appare variazione cromatica anche se il colore non è uniformemente distribuito Appare variazione cromatica anche se il colore non è uniformemente distribuito Variazione cromatica dal giallo al blu in1s e dal blu al giallo in 15 s Come si può rilevare dalla tabella i risultati migliori sono stati ottenuti con la miscela costituita dal 70% di Bisfenolo A glicerolato diacrilato ed il 30 % di miscela elettrocromica. Lo step successivo della nostra ricerca è quello di sostituire gradualmente il monomero utilizzato con altri monomeri tale che la percentuale relativa in peso miscela monomerica/miscela elettrocromica sia quella ottimale per ottenere film autoconsistenti e autosostenuti caratterizzati da bassi voltaggi operazionali. 38 P4W3 Cristalli liquidi innovativi P4W3a1 P4W3a2 Sono state messe in opera le seguenti tecniche sperimentali: spettroscopia di Ia e IIa armonica; spettrofotometria UV-VIS-NIR ad alta risoluzione con labshere per misure di riflettanza; ellissometria spettroscopica nel visibile, tecnica fotopiroelettrica per la determinazione simultanea del calore specifico, diffusività termica e conduttività termica di materiali liquido cristallino; realizzazione e messa in opera di un sistema di riflettometria ottica con accoppiamento a prisma per lo studio delle interfacce e dei materiali stratificati (half leaky guided mode); tecnica fotopiroelettrica per la determinazione delle proprietà piroelettriche di materiali liquido cristallini ferroelettrici; AFM contact e no contact per lo studio morfologico dei substrati usati nella realizzazione delle celle a cristallo liquido. Il buon funzionamento degli apparati sperimentali è stato verificato mediante misure su celle standard di cristallo liquido nematico. Ancora, ci si è dedicati alla progettazione della serie di misure previste ed alla preparazione dei campioni di films sottili di WO3. Al termine di tale procedura di preparazione sono state eseguite le prime misure di caratterizzazione dei campioni e di test del sistema di misura. In particolare si Ë provveduto ad acquisire gli spettri di elettroni Auger degli elementi costituenti il film ed al confronto degli stessi con le forme di riga riscontrabili in letteratura. Si Ë provveduto, inoltre, alla caratterizzazione delle impurezze di superficie estraendo dagli spettri misurati le informazioni sulle concentrazioni delle specie e sullo spessore dello strato alterato dal contatto con l’aria. Questa caratterizzazione preliminare del sistema in esame ha permesso di mettere a punto la strategia di misura che risulta la seguente: 1) caratterizzazione con spettroscopia Auger delle specie chimiche di superficie; 2) caratterizzazione in dipendenza della profondità delle specie attraverso lo studio della dipendenza dall’angolo di emissione delle intensità delle righe spettrali; 3) sostituzione del campione (variazione di un parametro di crescita e (pre-)trattamento del film) e ripetizione dei punti 1 e 2; 4) studio comparato dei risultati su diversi film. P4W3a3 e P4W3a4 L’attività di ricerca svolta nel II anno del progetto ha seguito sostanzialmente le fasi temporali del lavoro previste nel programma, anche se, in seguito ai risultati ottenuti in corso d’opera è stata data maggiore rilevanza allo studio dei reticoli olografici scritti in PDLC mediante tecniche olografiche di polarizzazione, argomento assolutamente nuovo e sicuramente ricco di stimoli per l’attività di ricerca. E’ stata iniziata anche un’attività riguardante la ricerca di nuovi materiali fotosensibili per applicazioni olografiche, in particolare sono stati selezionati alcuni azocoloranti che possono essere depositati su vetro mediante tecnica di Langmuir-Blodgett. Reticoli olografici scritti su questi materiali mostrano interessanti proprietà utilizzabili in molte applicazioni, soprattutto polarimetria ed ellissometria. 39 Nell’ambito delle due categorie di materiali liquido cristallini polidispersi individuati per la realizzazione di reticoli olografici permanenti riprogrammabili, sono state realizzate le seguenti attività: A1) Per PDLC costruiti con la tecnica PIPS ma utilizzando fotopolimeri, cioè materiali per i quali la polimerizzazione e la conseguente separazione di fase è indotta dalla luce, è stata verificata la possibilità di scrivere reticoli di diffrazione mediante tecniche olografiche di polarizzazione. Per la scrittura dei reticoli olografici è stata utilizzato un interferometro di tipo Mach Zender, insieme con una tecnica “pump-probe” per monitorare la crescita e l’evoluzione temporale dei reticoli durante la fase di scrittura. Gli apparati sperimentali costruiti prevedono la possibilità di introdurre nei bracci dell’interferometro lamine λ\4 o λ\2 che consentano di utilizzare diverse configurazioni di scrittura per reticoli di polarizzazione. In particolare sono state utilizzate tre configurazioni diverse; sovrapposizione di due fasci polarizzati circolarmente opposti, e lineari ortogonali in due geometrie. In ambedue i casi la distribuzione d’intensità risulta uniforme e si ha modulazione spaziale dello stato di polarizzazione della luce. Si osserva formazione di reticoli per ognuna delle configurazioni usate con efficienza differente. I reticoli realizzati mostrano una lunga stabilità temporale ed un evidente miglioramento dell’efficienza di “switching elettrico” rispetto ai reticoli scritti negli stessi materiali usando la tecnica standard di olografia d’intensità. E’ stata realizzata un’ampia caratterizzazione ottica dei reticoli (per ogni configurazione di scrittura) e a diversi valori dell’intensità luminosa. Oltre ad una caratterizzazione ottica dei reticoli è stata fatta anche un’analisi della morfologia dei reticoli. Un modello teorico che riproduca i risultati sperimentali è sotto studio, per una delle tre configurazioni usate sembra ben riprodurre i risultati ottenuti dagli esperimenti. A2)Per l’altra categoria di materiali (PDLC colorati, costruiti con resine epossidiche e termoplastici) in cui la tecnica olografica usata per la scrittura di reticoli è quella d’intensità su PDLC già costruiti, l’attività ha riguardato principalmente lo studio dei processi di generazione, trasporto ed intrappolamento della carica fotoindotta. E’ stata messa in opera la tecnica di “ time of flight”, misure preliminari sui campioni di PDLC hanno evidenziato alcune difficoltà interpretative dei risultati. A questo scopo, sono stati programmati esperimenti in soli polimeri colorati o cristalli liquidi colorati (riproducendo esperimenti riportati in letteratura) per verificare la validità del funzionamento dell’apparato sperimentale e reperire informazioni utili all’interpretazione delle osservazioni fatte. Il sistema di riflettometria ottica con accoppiamento a prisma per lo studio delle interfacce e dei materiali stratificati (half leaky guided mode)è stato utilizzato per misurare le energie di ancoraggio e per studiare l’effetto flessoelettrico e la polarizzazione di superficie in una cella di nematico ad allineamento ibrido. I valori dei coefficienti flessoelettrici e della polarizzazione di superficie ricavati dalle misure sono in accordo con quelli noti per i materiali usati 1. G. Cipparrone, A. Mazzulla P. Pagliusi A.V. Sukhov R.F.Ushakov “Transient photoinduced current in dye-doped polymer and PDLC” J.O.S.A. B 18, 182 (2001) 2. G. Cipparrone, A. Mazzulla, G. Russo ”Diffraction grating in PDLC recorded by means of polarization holographic technique” Appl. Phys.Lett.78,1186 (2001). 40 3. G. Cipparrone, A. Mazzulla, P. Pagliusi, F. Simoni, A.V. Sukhov “Investigation of photorefractive effect in dye doped PDLC: TBC experiments and photoinduced current measurements” MCLC, 359, 119 (2001). 4. G. Cipparrone, A. Mazzulla, G. Russo ”Diffraction from holographic gratings in PDLC recorded by means of polarization light patterns” J.O.S.A. B 18, 1821 (2001). 5. L.M. Blinov, R. Barberi, G. Cipparrone, N. Scaramuzza, M.V. Kozlovsky, V.V. Lazarev, M. De Santo, M. Ozaki, K. Yoshino “Reversible UV image recording on a photochromic side chain liquid crystalline polymer” MCLC 355, 359 (2001). 6. A. Mazzulla, F. Ciuchi, J.R. Sambles “Optical determination of flexoelectric coefficients and surface polarization in a hybrid aligned nematic cell” Phys. Rev. E, 64, 021708 (2001). 7. L.M. Blinov, S. P. Palto, S.G. Yudin, M.P. De Santo, G. Cipparrone A. Mazzulla, R. Barberi “Polar diffraction gratings made by spatially periodic phoyopoling Langmuir-Blodgett films” Appl. Phys.Lett. 80, 16 (2002) P4W3a5 Fig. 1 Apparato sperimentale per la spettroscopia di Ia e IIa armonica 41 La flessoelettricità dell’AZPAC (un complesso HOAB-palladio) è stata studiata in strati di nematici planari sotto campo elettrico perpendicolare alla direzione iniziale del direttore molecolare. Sono stati osservati domini longitudinali il cui periodo era inversamente proporzionale al campo elettrico d.c. applicato. Questi domini sono la prima evidenza sperimentale della predizione teorica fatta da R.B. Meyer nel 1969 ed il loro studio permette la valutazione della differenza e1z-e3x dei coefficienti flessoelettrici. Miscele di MBBA contenente sino al 10% di AZPAC sono state preparate ed orientate omeotropicamente. In queste miscele, le deformazioni flessoelettriche di bend sono state osservate sotto l’azione di campi elettrici (sia d.c. che a.c. nell’intervallo 1-1000Hz) applicati perpendicolarmente al direttore. La dinamica della riorientazione del direttore è stata studiata tramite il metodo della modulazione della luce flessoelettrica mediante la spettroscopia di Ia e IIa armonica da noi sviluppata operando in scansione di frequenza. La frequenza a cui si ha un cambiamento della pendenza degli spettri viscoelastici indica il crossover della dissipazione dell’energia dal volume alla superficie. L’analisi di questa frequenza di crossover ha permesso, per la prima volta, la misura sperimentale della viscosità superficiale di un cristallo liquido (MBBA) orientato omeotropicamente su di una superficie di vetro coated con DMOAP. In concentrazioni superiori al 2.5%, l’AZPAC annulla il coefficiente flessoelettrico dell’MBBA. A concentrazioni maggiori il coefficiente flessoelettrico ritorna ad essere diverso da zero ma con segno opposto. Questo indica che materiali tipo l’AZPAC possono essere usati per modificare sia il valore che il segno dei flessocoefficienti nei displays flessoelettroottici o nei modulatori ottici. FIG. 2 Dipendenza della frequenza della Ia armonica a differenti concentrazioni di AZPAC La tecnica fotopiroelettrica è stata adottata per studiare il comportamento critico associato con i parametri termici nella transizione di fase smettica A-nematica in due diversi tipi di materiali liquido cristallini [4-n-nonyl-4’-cyanobiphenyl (9CB) and 4-n-pentylphenylthiol-4’-n42 octyloxythiolbenzoate ( 8 S5 )] mediante la simultanea determinazione del calore specifico (c), della diffusività termica (D) e della conduttività termica (k). OWEN CELL ω LIGHT HE-NE LASER ω FROM THERMISTOR LOCK-IN I R CURRENT GENERATOR I COMPUTER (V,φ) DATA Fig. 3 Tecnica fotopiroelettrica. Geometria sperimentale Nel caso del 9CB, l’esponente critico del calore specifico è in accordo con il valore aspettato di 0.5 dalla teoria del “mean field tricritical behaviour”. D’altro canto, per il secondo materiale 43 testato, il valore dell’esponente critico ha un valore prossimo a quello della transizione di fase del secondo ordine 3D XY-like, in accordo a esperimenti precedentemente condotti. Il tutti i casi, la conduttività termica non mostra nessuna anomalia. Fig. 4 Ampiezza e fase del segnale fotopiroelettrico in funzione della temperatura per il cristallo 14 60 12 40 10 20 phase (°) amp (a.u.) liquido 9CB 8 6 0 -20 -40 4 I N SA 2 SA -60 N I -80 30 35 40 45 50 55 30 60 35 40 T (°C) 45 50 55 60 T (°C) 10 9 DS fit 8 2 6 -4 DS (10 cm / s) 7 5 4 3 2 1 -0,004 -0,003 -0,002 -0,001 0,000 0,001 0,002 0,003 t Fig. 5a comportamento della diffusività termica in funzione della temperatura ridotta per il 9CB alla transizione di fase smettica A- nematica 44 4,0 ks fit ks (10 W/ cm K) 3,5 -3 3,0 2,5 2,0 1,5 -0,004 -0,002 0,000 t 0,002 Fig. 5b comportamento della conduttività termica in funzione della temperatura ridotta per il 9CB alla transizione di fase smettica A- nematica 12 cs fit cs (J / g K) 10 8 6 4 2 -0,004 -0,003 -0,002 -0,001 0,000 0,001 0,002 0,003 t Fig. 5c comportamento del calore specifico in funzione della temperatura ridotta per il 9CB alla transizione di fase smettica A- nematica Si sono studiate le proprietà dei cristalli liquidi nematici non-polari e delle miscele di essi con un cristallo liquido usuale (MBBA). Il materiale non polare e le sue miscele con basse percentuali di MBBA mostrano un comportamento elettroidrodinamico in cui il regime conduttivo è assente mentre il regime dielettrico si estende alle basse frequenze del campo elettrico esterno applicato. Inoltre ad alte frequenze del campo elettrico applicato, è stato osservato per la prima volta un regime la cui soglia di instaurazione è lineare con la frequenza (high-frequency inertia anisotropic mode). Tale regime era stato ipotizzato da S. A. Pikin nel 1980 ma sinora mai osservato sperimentalmente. Infine, per miscele al 50% di materiale non polare e MBBA, si 45 osserva a basse frequenze l’usuale comportamento conduttivo, seguito dal regime dielettrico ma sempre presente, ad alte frequenze, il regime lineare 4 1.4x10 4 1.2x10 4 -1 Eth /(Vcm ) 1.0x10 3 8.0x10 3 6.0x10 3 4.0x10 3 2.0x10 0.0 0 2000 4000 6000 8000 ω/(s) 10000 12000 14000 16000 −1 5 1.4x10 5 1.2x10 5 -1 Eth /(Vcm ) 1.0x10 4 8.0x10 4 6.0x10 4 4.0x10 4 2.0x10 0.0 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 -1 ω/(s ) Fig. 6 Comportamento del campo di soglia delle instabilità elettroidrodinamiche in funzione della frequenza angolare del campo elettrico sinusoidale applicato. La prima figura si riferisce ad una miscela al 90% di materiale non polare mentre la seconda è relativa ad una miscela al 50%. I “polymer dispersed ferroelectric liquid crystal (PDFLC)” sono dei nuovi materiali che combinano le proprietà di un polimero (flessibilità, elasticità) e quelle di un cristallo liquido 46 ferroelettrico (bassi voltaggi di eccitazione, switching elettroottico veloce). Un altro campo molto interessante di applicazione dei PDFLC è quello della rilevazione di radiazione di bassa intensità mediante l’uso della risposta piroelettrica di tali materiali. Abbiamo preparato un PDFLC contenente un cristallo liquido ferroelettrico FLC453 con una polarizzazione spontanea molto alta (circa 200 nC/cm2) mentre la matrice polimerica era del poly-butadiene-styrene (PBS).La risposta piroelettrica e la polarizzazione spontanea sono state misurate e confrontate con quelle del cristallo liquido ferroelettrico puro. Le figure di merito del nostro PDFLC sono state valutate e confrontate con quelle dei convenzionali ferroelettrici FLC453, d=10 µm, Um(70Hz)=100 mV, RL=1 kΩ 160 140 0V 120 100 ε 80 60 5V 40 20 0 Ubias=100 V 20 30 40 50 60 o T ( C) Fig. 7 Costante dielettrica del cristallo liquido ferroelettrico FLC453 alla frequenza di 70 Hz e per tre differenti voltaggi di bias PDFLC, d=13µm, f=70Hz, Uac=100mV 25 0V 20 5V ε 15 10 Ubias=100V 5 0 20 30 40 50 60 o T ( C) Fig. 8 Costante dielettrica del PDFLC alla frequenza di 70 Hz e per tre differenti voltaggi di bias 47 2 FLC453, d=8µm, A=0.24cm 200 100V Ps (sw) 2 Ps (nC/cm ) 150 100 Ubias = 5V 50 0 20 25 30 35 40 45 50 55 60 o T ( C) Fig. 9 Valore assoluto della polarizzazione spontanea del materiale puro FL453 per due differenti voltaggi di bias 2 PDFLC, d=13µm, A=0.35cm 60 2 Ps (nC/cm ) 50 40 30 20 10 0 20 25 30 35 40 45 50 55 60 o T ( C) Fig. 10 Valore assoluto della polarizzazione spontanea del PDFLC per due differenti voltaggi di bias 48 2 FLC453, d=8µm, A=0.24cm 3,0 2,0 2 Q (nC/cm K) 2,5 100V 1,5 1,0 0,5 0,0 20 Ubias =5V 25 30 35 40 45 50 55 60 o T ( C) Fig. 11 Figura di merito del materiale puro FL453 per due differenti voltaggi di bias 2 PDFLC, d=13µm, A=0.35cm 1,0 2 Q (nC/cm K) 0,8 0,6 100V 0,4 0,2 Ubias=5V 0,0 20 25 30 35 40 45 50 55 60 T (°C) Fig. 12 Figura di merito del PDFLC per due differenti voltaggi di bias Lo scopo raggiunto, utilizzando come elemento sensibile una miscela di cristallo liquido ferroelettrico che presenta un elevato valore di polarizzazione spontanea con un polimero avente elevate proprietà dielettriche ed elastiche, è quello di costruire elementi ferroelettrici in materiale polimerico per applicazioni piroelettriche e piezoelettriche.. In questo caso l’indice di merito piroelettrico realizzabile (1 nC/cm2K) è confrontabile con quello dei convenzionali elementi piroelettrici (0.1 – 2 nC/cm2K) mentre le proprietà meccaniche sono decisamente migliori. Tali elementi a PDFLC possono essere utilizzati come rivelatori piroelettrici di radiazioni, matrici lineari o bidimensionali di rivelatori, elementi sensibili vidicon, trasduttori piezoelettrici. 49 Una nuova ed interessante applicazione delle proprietà di trasporto ionico veloce del triossido di tungsteno si ha quando esso viene inserito come elettrodo nelle celle a cristallo liquido nematico (NLC). In questo caso la risposta elettroottica della cella diventa sensibile alla polarità del campo elettrico applicato. Infatti, i NLC possono essere commutati su ON mediante una tensione, ma devono essere riportati allo stato OFF senza campo applicato: il fenomeno di rilassamento che ne consegue è piuttosto lento. Un importante vantaggio di qualsiasi materiale sensibile alla polarità del campo applicato è la possibilità di commutarlo tra i due stadi aggirando un procedimento di rilassamento libero. Quando si controlla sia lo stato ON che lo stato OFF con un campo elettrico esterno E (di polarità opposta) il tempo di risposta risulta considerevolmente ridotto (τ ~ 1/E o 1/E2 rispettivamente per gli effetti lineare e quadratico). L’analisi della risposta elettroottica delle celle di NLC con l’inserimento di triossido di tungsteno come elettrodo, suggerisce l’instaurarsi di un campo elettrico interno inverso associato al processo di diffusione ionica dei protoni, provenienti da acqua fisoassorbita, sempre presente nei films di triossido di tungsteno. Misure di impedenziometria e voltammetria ciclica fatte su materiali “as deposited” e “annealed” hanno confermato l’idea dell’instaurarsi del campo elettrico interno inverso associato al processo di diffusione ionica dei protoni e che modifica la risposta elettroottica delle celle a NLC. Glass plate WO3 film ~V N.L.C. Fig. 13 Schema di una cella a NLC con l’inserimento di un film di triossido di tungsteno. 50 (a) 2.0 2 1 1.5 0 1.0 -1 Optical response -2 Optical response (arb.units) Applied voltage (Volts) 3 0.5 -3 -4 -2 0 2 4 Time (sec) 4 Optical response 0.70 2 0.68 0 0.66 -2 0.64 Optical response (arb.units) Applied voltage (Volts) (b) 0.62 -4 -2 -1 0 Time (sec) 1 2 Fig. 14 La risposta elettroottica sensibile alla polarità del campo esterno applicato in celle a NLC contenenti films di triossido di tungsteno confrontata con l’usuale risposta quadratica di celle a NLC 51 2.0M (a) X(Ω ) 1.5M 1.0M 500.0k Freq.= 0.6 Hz 0.0 0.0 500.0k 1.0M 1.5M 2.0M R(Ω) 140.0M (b) 120.0M X(Ω) 100.0M 80.0M 60.0M Freq. = 6 mHz 40.0M 20.0M 0.0 0.0 20.0M 40.0M 60.0M 80.0M 100.0M 120.0M 140.0M R(Ω) Fig. 15 Diagrammi di Nyquist relativi alla misura impedenziometriaca per campioni “as deposited” e “annealed” 52 150.0n (a) 100.0n Current (A) 50.0n 0.0 -50.0n -100.0n -150.0n -2 -1 0 1 2 Applied voltage(Volts) 100.0n (b) Current (A) 50.0n 0.0 -50.0n -100.0n -2 -1 0 1 2 Applied voltage (Volts) Fig. 16 Voltammetria ciclica relativa ai campioni “as deposited” e “annealed” I films di triossido di tungsteno usati come elettrodi in celle di NLC sono stati utilizzati anche per determinare la dipendenza dell’energia d’ancoraggio dei cristalli liquidi dalla carica superficiale. Dai nostri dati è risultato che la diffusione ionica dei protoni, provenienti da acqua fisoassorbita, sempre presente nei films di triossido di tungsteno, ed iniettati all’interfaccia triossido di tungsteno-NLC gioca un ruolo fondamentale nel rendere più piccola l’energia superficiale di ancoraggio. La stima qualitativa piccola dell’energia superficiale di ancoraggio, durante il processo di iniezione di carica controllata, è stata da noi fatta tramite una nuova tecnica fotopolarimetrica (FDP – four detector photopolarimeter) messa a punto nel nostro 53 laboratorio e misurando, per estrapolazione, il voltaggio di saturazione (valore limite del voltaggio applicato per cui anche le molecole di NLC all’interfaccia con l’ossido subiscono la riorientazione molecolare).Tale voltaggio di saturazione è legato all’energia di ancoraggio dalla relazione contenente i parametri fisici del NLC in esame: A= Vs K 22 ε 0 ∆εK 33 lK 11 V tanh s 2 ε 0 ∆ε K 33 L L Fig. 17 FDP – four detector photopolarimeter 0.30 0.25 ellipticity 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 0.00 Vs saturation voltage 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 -1 Inverse of the applied voltage V Fig. 18 L’elletticità in funzione dell’inverso del voltaggio applicato nel “high field regime”. La misura è stata effettuata ad una temperatura costante di 300 K 54 -3 1,1x10 -3 1,0x10 -3 9,0x10 -4 8,0x10 -4 7,0x10 -4 6,0x10 -4 5,0x10 -4 WO3 Polyimmide 2 Anchoring energy ( J/m ) 1,2x10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Bias voltage (v) Fig. 19 L’energia di ancoraggio in funzione del voltaggio d.c. di bias. I cerchi neri mostrano l’andamento utilizzando il triossido di tungsteno. I triangoli rossi indicano l’andamento per una cella in cui si è utilizzato come agente allineante del NLC l’usuale polyimide. Pubblicazioni: 1) N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace: “Electro-Optic Behavior of a Non Polar Nematic Liquid Crystal and Its Mixture”; Liquid Crystals 28(2) (2001) 307. 2) L. M. Blinov, R. Barberi, G. Cipparrone, M. V. Kozlovsky, V. V. Lazarev, M. Ozaki , M. P. De Santo, N. Scaramuzza, K. Yoshino: “Reversible UV Image Recording on a Photochromic Side Chain Liquid Crystalline Polymer”. Mol. Cryst. Liq. Cryst. 355 (2001) 359 3) G. Strangi, C.Versace, N. Scaramuzza: “ Surface Anchoring Energy Modulation in Liquid Crystal Cells With Mixed Conductor Boundary Layers.”. Applied Physics Letters 72(17) (2001) 2455. 4) A.L. Alexe-Ionescu, A. Th. Ionescu, N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, G. Barbero and R. Bartolino: “Liquid-crystal/electrochromic interface: A p/n-like electro-optic junction”.Physical Review E 64, (2001) 011708-1 5) V. Bruno, N. Scaramuzza, U. Zammit: “Study of Critical Behavior of the Thermal Parameters in the Phase Transition in Mesogenic Materials”. Mol. Cryst. Liq. Cryst. 372 (2001) 201 6) A.L. Alexe-Ionescu, A. Th. Ionescu, N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, G. Barbero and R. Bartolino: “ Effects Of Charge Asymmetry In A Nematic Liquid Crystal In Contact With An Amorphous Tungsten Trioxide Layer ”. Mol. Cryst. Liq. Cryst. 372 (2001) 321 7) E.Cazzanelli, N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, R. Ceccato and G. Carturan: “SolGel Synthesis And Characterization Of TiO2 And TiO2-V2O5 Films For Electrode In Asymmetric Liquid Crystal Cells”. in stampa su Mol. Cryst. Liq. Cryst. 372 (2001) 305 Comunicazioni a congressi: 1) 6th European Conference On Liquid Crystals , HALLE (GERMANIA) 2001 - V. Bruno, N. Scaramuzza, U. Zammit “Study Of Critical Behaviour Of The Thermal Parameters In The Phase Transition In Mesogenic Materials” 2) 6th European Conference On Liquid Crystals , HALLE (GERMANIA) 2001 - E. Cazzanelli, N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, R. Ceccato And G. Carturan “SOL-Gel Synthesis And Characterization of TIO2 and TIO2-V2O5 Films For Electrode In Asymmetric Liquid Crystal Cells.” 55 3) 6th European Conference On Liquid Crystals , HALLE (GERMANIA) 2001 – G. Strangi, C. Versace, N. Scaramuzza “Surface Anchoring Energy Modulation in Liquid Crystal Cells with Mixed Conductor Boundary Layers. 4) 6th European Conference On Liquid Crystals, HALLE (GERMANIA) 2001 – V. Bruno, N. Scaramuzza, G. Strangi And C. Versace “Electro-Optic Behaviour Of A Non-Polar Nematic Liquid Crystal And Its Mixtures” 5) 6th European Conference On Liquid Crystals , HALLE (GERMANIA) 2001 – A. L. AlexeIonescu, A. Th. Ionescu, N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, G. Barbero And R. Bartolino “The Liquid Crystal - Electrochromic Interface: a P-N Like Electro-Optic Junction” P4W4 Materiali elettrocromici Dal febbraio 2001 sono stati montati, testati e messi in funzione, alcuni apparati spettroscopici o importanti accessori, previsti nel progetto: mapping XY, z-scan e autofocus per spettrometro micro-Raman criostato-forno, a coprire il range di temperatura –190/600 °C accessori per ellissometro spettroscopico, a integrazione di spese compiute su altro workpackage del medesimo progetto, per l’acquisto della macchina in configurazione base Accessori per controllo del flusso di gas in apparecchiatura per sputtering DC di film sottili, acquistata su altri fondi. Forno a muffola per trattamenti termici di film elettrocromici. In generale è stata curata la dotazione di materiale di consumo necessario per le misure spettroscopiche e per il trattamento chimico dei campioni. Oltre a questa attività di installazione del laboratorio, sono stati analizzati molti campioni di film sottili, in particolare di materiale elettrocromico attivo, tungsteno triossido, proveniente da diversi laboratori, ed anche film di materiali finalizzati al controelettrodo, costituiti da ossidi e idrossidi di Nichel, e da ossidi misti di Titanio e Vanadio, cresciuti con tecnica sol-gel. In particolare sono stati confrontati film di tungsteno triossido, cresciuti per r.f. magnetron sputtering a Catania, con film cresciuti con la tecnica DC sputtering a Riga, e prodotti per evaporazioni dal centro Enea di Portici. Inoltre sono stati studiati, in collaborazione con il centro Enea della Casaccia, strati di conduttori elettrolitici a base polimerica, compositi con materiale ceramico, al fine di misurare dallo spettro vibrazionale degli anioni nell’elettrolita il grado di dissociazione ionica, ed inoltre per testare come l’opzione z-scan del micro-Raman permette di rivelare la presenza di trasformazioni dell’elettrolita e la creazione di stati di passivazione. Infine si è iniziato lo studio a temperature variabili e con tecniche combinate, misure reologiche, conduttività ionica, NMR per studio dei coefficienti di diffusione e spettroscopia Raman, di gel polimerici a base di poliacrilonitrile, etilene carbonato e litio perclorato, tutto in collaborazione con i ricercatori del workpackage 1 del presente progetto. tematiche scientifiche aperte, completare la installazione di tutte le apparecchiature previste e tentare di realizzare gli obbiettivi tecnologici finali. Una più attendibile valutazione sarà possibile solo dopo espletata anche questa fase. Molte di queste ricerche sono state presentate a congressi italiani e internazionali. VIII Intern. Workshop on Disordered Systems, Andalo (Trento), Italy 12-15 March 2001 VIII Euroconference on Solid State Ionics, Corvoeiro (Portugal) 16-22 September 2001 Congressi nazionali: 56 XII Convegno del Gruppo Nazionale di Discussione per le Spettroscopie Raman e gli Effetti Non-Lineari, Reggio Calabria, 14 - 16 Maggio 2001 III Convegno Nazionale sulla Scienza e Tecnologia dei Materiali (Trento), 18-20 Giugno 2001 Pubblicazioni: 1) E.Cazzanelli, L.Papalino, A.Pennisi, F. Simone "Spatial variation of structural order in sputtered WO3 films" Electrochimica Acta, 46, pp 1937-1944 (2001) 2) E.Cazzanelli , N. Scaramuzza, G. Strangi, C. Versace, R. Ceccato and G. Carturan "Sol-gel synthesis and characterization of TiO2 and TiO2-V2O5 films for electrode in asymmetric liquid crystal cells." , Molecular Crystals and Liquid Crystals 372, pp. 305-320 (2001) 3) E.Cazzanelli, S. Capoleoni, L.Papalino “Space variation of the crystallization kinetics in pure and mixed oxide films: a micro-Raman determination” , Philosophical Magazine B 82, pp. 453-465 ( 2002) 4) E.Cazzanelli, L.Papalino, S. Capoleoni, R. Ceccato and G. Carturan “Spectroscopic characterization of the mixed film TiO2-V2O5, used as counterelectrode in electrochromic devices and in liquid crystal cells.” Ionics, da pubblicare 5) E. Cazzanelli, S. Capoleoni, L. Papalino, R. Ceccato and G. Carturan “Micro-Raman investigation in mixed oxide films TiO2-V2O5 grown by sol-gel method”, Meeting GNSR, Reggio Calabria, maggio 2001, da pubblicare presso IB Books 6) T.Caruso, S.Capoleoni, E.Cazzanelli, R. Agostino, P.Villano and S.Passerini “Characterization of peo-lithium triflate polymer electrolytes: conductivity, DSC and Raman investigations.” Ionics 8 , pp.36-43 (2002) 7) S.Capoleoni, T. Caruso, E.Cazzanelli, S.Passerini , P.Villano “Raman and impedance spectroscopic investigation of PEO – lithium triflate films” Meeting GNSR, Reggio Calabria, maggio 2001, da pubblicare presso IB Books P4W5 Organizzazione e gestione del progetto P4W5a1 Il sito WEB relativo al progetto P4 è stato realizzato ed è possibile visitarlo all’indirizzo: WWW.FIS.UNICAL.IT all’interno della sezione PROGETTI 57 58 Fig. 1 Due esempi di pagine relativo al sito WEB del progetto P4W5a2 Sono stati organizzati meetings con cadenza semestrali relativi al progetto. 59 • sintesi quantitativa dell'impegno complessivo di personale (compreso quello con contratto di collaborazione coordinata e continuativa) come da tabella seguente: Tab.1 Impegno di personale OBIETTIVI ATTIVITÀ (denominaz.) Coordinamento Elaborazione dati Sintesi Misure Preparazione Membrane Organizzazione Preparazione Campioni Coordinamento Laboratorio (Misure) Sintesi Ricerca OB3 OB4 OB1 OB2 OB5 Ea 190 2573 Ec ORE DI PERSONALE E2,5b NE Ext Totale 190 2573 975 618 560 975 618 560 602 745 602 745 630 1445 630 1445 854 496 854 496 Progettazione 800 800 Ricerca Organizzazione Misure Catalogazione Elaborazione dati Supporto Tecnico Preparazione Campioni Studio di fattibilità Progettazione 4000 200 90 160 900 4000 200 90 160 900 1000 1000 128 128 930 930 350 350 Ricerca Studio di fattibilità Consulenza Tecnica Organizzazione Elaborazione dati Supporto Tecnico Ricerca Bibliografica Allestimento Laboratorio Coordinamento Consulenza Informatica TOTALE 1825 80 1825 80 72 72 80 347 80 347 680 680 145 145 100 100 260 170 260 170 22005 22005 60 1.3 Scostamenti • analisi e motivazioni degli eventuali scostamenti, negli obiettivi realizzativi e nelle attività, rispetto alle previsioni di progett Nonostante i ritardi (oramai superiori di un anno) nell’erogazione delle quota di finanziamento, gli obiettivi previsti sono stati fin qui quasi completamente realizzati. Inoltre, nel lasso di tempo intercorso tra l’approvazione del progetto ed il suo effettivo inizio, sono stati intrapresi ulteriori linee di ricerca sempre nell’ottica dello sviluppo di materiali innovativi per ottica ed elettroottica per applicazioni civili ed industriali. 1.4 Valutazione critica dell'iniziativa 1.4.1 Prospettive di successo scientifico – tecnologico Nonostante i problemi presentatisi, ed il notevole ritardo nella erogazione dei fondi rispetto alle previsioni, fatte nel 1997, il progetto conserva sempre ottime possibilità di successo scientifico, dimostrato dai numerosi lavori pubblicati su riviste di altissimo prestigio internazionale e le numerose comunicazioni a congressi sia nazionali che internazionali. Inoltre, il progetto ha permesso l’instaurarsi di collaborazioni ad altissimo livello scientifico con gruppi di lavoro sia nazionali che internazionali a tutto beneficio dei gruppi di ricerca dell’Università della Calabria coinvolti. 1.4.2 Giudizio sull'opportunità di continuare il progetto Sulla base della sperimentazione fin qui realizzata le prospettive di successo scientifico e tecnologico sono più che positive, pertanto si ritiene opportuno continuare il progetto al fine di raggiungere gli obbiettivi previsti. Inoltre, la realizzazione di Laboratori di prototipazione previsti saranno sicuramente dei poli di aggregazione scientifica per tutti i gruppi del Sud Italia che si occupano dello studio e delle applicazioni della materia molle 2__-STATO DI AVANZAMENTO ECONOMICO DEL PROGETTO 61 ♦ E’ stata completamente utilizzata, entro il termine previsto del 15/08/2000, l’intera quota di finanziamento erogata come prima trance all’unità P4W2. ♦ Non sono stati effettuati scostamenti rispetto all’articolazione per voci di spesa prevista in progetto ♦ Non sono stati effettuati scostamenti rispetto all’articolazione economico-temporale di progetto 3__-AGGIORNAMENTO DELLE PREVISIONI DI PROGRAMMA E DI COSTO DEL PROGETTO 3.1 Aggiornamento schematico delle previsioni di programma P4W1 5° trim. 6° trim. 7° trim. 8° trim. 5° trim. 6° trim. 7° trim. 8° trim. A1 previsto A1 realizzato A2 previsto A2 realizzato P4W2 A1 previsto A1 realizzato A2 previsto A2 realizzato A3 previsto A3 realizzato A4 previsto A4 realizzato A5 previsto A5 realizzato 62 P4W3 5° trim. 6° trim. 7° trim. 8° trim. 5° trim. 6° trim. 7° trim. 8° trim. 5° trim. 6° trim. 7° trim. 8° trim. A1 previsto A1 realizzato A2 previsto A2 realizzato A3 previsto A3 realizzato A4 previsto A4 realizzato A5 previsto A5 realizzato P4W4 A1 previsto A1 realizzato A2 previsto A2 realizzato A3 previsto A3 realizzato A4 previsto A4 realizzato P4W5 A1 previsto A1 realizzato A2 previsto A2 realizzato 63 33.2 Aggiornamento delle previsioni di costo Voce di spesa Preconsuntivo dal 13/2/00 al 12/2/01 Personale dipendente Personale non dipend. Personale distaccato Attrezzature Materiali durevoli Materiali consumo Viaggi e missioni Commesse interne Commesse esterne Consulenze Prestazioni di terzi Opere edili e imp. Acquis. immobili Costi specifici Spese generali Totale Preconsuntivo dal 13/2/01 al 12/2/02 850.550 18.784 0 603.721 0 113.350 9.770 648.237 65.838 5.425 0 0 0 0 217.078 2.532.753 1.172.779 90.262 0 75.254 0 33.644 11.545 380.719 47.426 0 0 0 0 0 410.761 2.222.390 Preventivo a finire Totale aggiornato 1.093.077 274.738 0 724.746 69.279 310.006 110.685 1.004.894 177.286 100.000 0 0 0 0 444.591 4.309.302 3.116.406 383.784 0 1.403.721 69.279 457.000 132.000 2.033.850 290.550 105.425 0 0 0 0 1.072.430 9.064.445 Motivare le eventuali variazioni di costo significative rispetto alla previsione di progetto Le variazioni significative riportate rispetto alle previsioni di progetto riguardano l’incremento della voce relativa alle “attrezzature” con la conseguente diminuzione della voce “materiale durevole”. Questa variazione è motivata dal fatto che in corso d’opera si è reso necessario l’ampliamento dell’attrezzatura scientifica. Infatti, sono state intraprese ulteriori linee di ricerca, sempre nell’ottica dello sviluppo e dello studio di nuovi dispositivi innovativi a cristalli liquidi, come ad esempio l’utilizzo di materiali elettrocromici che permettono di “rettificare” la risposta elettroottica. Una ulteriore variazione riguarda la voce “Consulenze e prestazioni di terzi” che è stata ridotta in quanto è comparsa la voce “Personale non dipendente” verso la quale è stata stornata la differenza. (1) Nella tabella riassuntiva dei costi per voci di spesa del progetto approvato dal Ministero, il personale dipendente (co-finanziamento) era suddiviso anche sulle voci “Commesse interne” (personale dipendente afferente al Dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria) e “Commesse esterne” (personale dipendente afferente all’Istituto CNR di ricerca su membrane e modellistica dei reattori chimici) 64 (FIRMA DEL RESPONSABILE DEL PROGETTO) Prof. Roberto Bartolino 65